come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Krisper
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come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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L'intervento di Luca Gregorio a smartcycling mi ha suscitato questa domanda.

Come vorrei fosse raccontato il ciclismo e lo sport?

Senza ombra di dubbio abbiamo assistito ad una rivoluzione copernicana del racconto sportivo.
Sentire una telecronaca di De Zan o Pizzul oggi pare preistoria.
Senza scomodare Nicolò Carosio.

Viviamo l'epoca dei Caressa, dei Meda, possono piacere o no, ma hanno "imposto" uno stile con il quale ogni narratore sportivo deve confrontarsi.

La Rai viene criticata a volte per esser "vecchia", non adeguata ai tempi. A volte a prescindere.
Il suo ruolo di TV pubblica le impone un certo "grigiore", forse.

Altra domanda: una Tv pubblica deve necessariamente avere uno stile di racconto "vecchio", con meno iperboli, meno urla, meno tormentoni?

Torno al ciclismo, esprimendo qualche mio giudizio personale, sempre nel rispetto della professionalità altrui (io non sarei in grado di fare il loro lavoro).

RAI
Pancani.
Parto dal mio preferito, ottima padronanza della lingua italiana, racconto serio e leggero.
Un fuoriclasse nel valorizzare seconde voci e terze voci.
Con Martinello era un piacere ascoltarli.

(Martinello e Cassani le migliori seconde voci in assoluto. Poi salvo solo il commissario).

De Luca
Stile più "moderno": tormentoni (il gruppo balena), tono di voce alto.
Non di mio gusto.
Bravo nel preparare aneddoti storici e culturali, ma risultano scomposti e cozzano con un racconto "moderno"; spesso anche introdotti in momenti sbagliati della corsa. Difficoltà nell'integrare seconde e terze voci.
Come conduttore di Radiocorsa decisamente meglio, il suo piglio e le sue battute tengono accesa una trasmissione troppo piatta altrimenti.

De Stefano
Troppo criticata a mio parere. O forse, proprio perché fa discutere adatta al suo ruolo.
Il Processo alla tappa è il "Racconto del ciclismo", ciò che lo trasforma da uno sport qualsiasi e fenomeno culturale: vedi alla voce Zavoli.
Avere un predecessore come Zavoli, è come giocare con la numero 10 della Roma o del Napoli.
Nei servizi sfodera una lingua e capacità "letteraria" notevole, forse anche troppa. Comunque piacevole.
In studio una leonessa, come deve essere.
Ma al Processo alla Tappa manca il salto di qualità, da semplice approfondimento sportivo a Cultura.
Forse oggi non è più possibile farlo e il mio è solo un desiderio nostalgico.

Rizzato
La grande speranza per il futuro.
Lo notai la prima volta con i suoi interventi di cronaca durante il Giro. Allora suscitarono polemiche, parlare di eventi criminali durante il Giro è parso ad alcuni fuori-luogo.
Invece io le apprezzai molto. Sia nei contenuti, sia nello stile: rapido e tagliente.
Come telecronista di corsa ho l'impressione che sia alla ricerca del suo stile. Già bravo nel rapporto con la seconda voce.

Mecarozzi
Ottimo telecronista di nuoto in simbiosi con Sacchi. Anche se a tratti "moderrno".
Apprezzo molto la sua capacità di un racconto leggero, perfetto per il villaggio di partenza, con ritmo e tecnico quando serve.
Sarei curioso di sentirlo in telecronaca di una corsa ciclistica. (Forse l'ha già fatto e non lo sapevo).

ES-GCN
Gregorio
Il "moderno" per eccellenza.
Non di mio gusto.
Lingua e dizione perfetta. Eccesso di tormentoni.
Troppi toni alti e subisce troppo la seconda voce.
Forse proprio il protagonismo del Magro caratterizza troppo il suo racconto.
Capisco che è anche la ragione del loro successo.
Dal mio punto di vista toglie poesia al ciclismo.
Magrini è fonte di aneddoti e legge bene le corse, ma è troppo incentrato su se stesso.
Troppo protagonismo della seconda voce.

Panchetti
Racconto meno moderno, per questo più di mio gusto.
A tratti troppo personalizzato. Buona la relazione con la seconda voce.
Nel complesso ho la sensazione che oltre la cronaca ci sia poca narrazione.


Tornando al 3d.
Vorrei una narrazione alla Zavoli, adeguata ai tempi.
Una narrazione che attraverso lo sport, il ciclismo in particolare, racconti il presente.
Un racconto che guardato a distanza di anni, non mi dice solo la cronaca di una corsa, ma mi dia l'immagine di un momento storico.


La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
noel
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

Messaggio da leggere da noel »

A parte quelli di ES che non seguo, concordo quasi su tutto.
"Stronco" solo ADS il cui stile lo ritengo inadeguato alla diretta, che sia pre, durante o post corsa.
Sono gusti personali, probabilmente dettati anche da una certa antipatia personale che nutro verso il personaggio.
Aggiungo pure che de luca mi sembra un po' carente nella parte di cronaca nei momenti in questa meriterebbe maggior spazio rispetto al cazzeggio


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chinaski89
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

Messaggio da leggere da chinaski89 »

Pancani-Martinello i migliori in assoluto, Cassani più o meno sui livelli di Martinello. In mancanza dei due suddetti non c'è una seconda voce che sia su livelli simili.

Rai senza Pancani totalmente inascoltabile, di nuovi mi era piaciuta la tizia che commentava con Pancani non ricordo più che corsa. In assenza di Pancani ES tutta la vita pur coi molti difetti che hanno ai miei occhi. Belli non è male e lo preferisco a Magrini.


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eliacodogno
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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Krisper ha scritto: domenica 1 novembre 2020, 10:05 Mecarozzi
Ottimo telecronista di nuoto in simbiosi con Sacchi. Anche se a tratti "moderrno".
Apprezzo molto la sua capacità di un racconto leggero, perfetto per il villaggio di partenza, con ritmo e tecnico quando serve.
Sarei curioso di sentirlo in telecronaca di una corsa ciclistica. (Forse l'ha già fatto e non lo sapevo).
Concordo sulla curiosità relativa a Mecarozzi, penso che nel nuoto sia bravo perché ha accanto Sacchi, che ha occhio, è appassionato ed ha complessivamente uno stile molto piacevole.


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)

'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
Salvatore77
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

Messaggio da leggere da Salvatore77 »

Noi appassionati abbiamo bisogno di ben poco da una telecronaca. Conosciamo abbastanza bene i ciclisti e non dovendo badare alla conduzione del programma, siamo molto concentrati quindi il racconto di ciò che sta accadendo non credo ci possa essere di aiuto.
Al massimo ci mancano le informazioni di radio corsa.
È nella fase di corsa lontana dal traguardo che mi piacerebbe sentire vecchi episodi, interviste ai corridori, vecchi filmati e magari anche il racconto di Genovesi sul baco da seta e sui funghi champignon.
Sui telecronisti mi accontento di chiunque.
Ecco se devo proprio dirne una, quando c'è Fabio Panchetti cambio canale.


1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
qrier
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

Messaggio da leggere da qrier »

Parto dai commentatori tecnici, Magrini lo trovo fantastico, ma anche Belli mi piace molto. La Rai non doveva farsi scappare Martinello, tra gli ultimi testati non mi è dispiaciuto Ballan ma non è a livello di Silvio.

Come prima voce Pancani è il migliore in Rai, Gregorio non mi dispiace, ma esagera un po' ad urlare nel finale.
De Luca si impegna ma gli lascerei solo le corse minori.

La De Stefano ha troppo spazio, le lascerei un ruolo ma non di primo piano.
Nel Processo alla tappa parla sempre lei, io vorrei sentire di più i corridori. E poi va a simpatia, se vince la tappa uno che non conosce, intervista brevissima e ciao.

Rizzato deve assolutamente scalare le gerarchie, molto bravo e competente, per me può fare tutto, dalla cronaca al Processo alla tappa, intervistatore, sulla moto, ecc.

Tra quelli in studio non male Bennati.


edobs
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

Messaggio da leggere da edobs »

Capitolo Rai:
Come già detto, la coppia Pancani-Martinello era imbattibile, praticamente perfetta oserei dire. Tuttavia il netto miglioramento del commissario Saligari, espresso in particolare all'ultimo Tour mi sta facendo rimpiangere meno l'assenza di Martinello.
Per quanto riguarda ADL nel ruolo di telecronista davvero non ci siamo: conoscenze ciclistiche limitate all'Italia, parlantina poco fluida e scarsa capacità di seguire la corsa e mi fermo qui.(per non essere troppo cattivo) Da apprezzare invece la grande passione che mette nel racconto, lo vedrei bene come conduttore del processo alla tappa e di tutte le trasmissioni di ciclismo rai che NON prevedano una sua telecronaca in diretta(compresa radiocorsa che conduce molto bene)
Il nostro amico Rizz invece mi piace molto, interventi puntuali e non scontati dalle moto e interviste per nulla banali, mi piacerebbe iniziare a sentirlo in cronaca dei pro, può farlo molto bene.
Fabio Genovesi è una risorsa, secondo me, e può essere valorizzato, come fatto al tour, con racconti culturali per i momenti piatti della corsa, ricordandosi che anche lui di ciclismo qualcosa ne capisce.
Su ADS davvero non saprei, il processo fa per lei ma come già detto vedrei bene De Luca in quel ruolo.
Dimenticavo, Beppe Conti per me DEVE far parte di tutte le trasmissioni di commento e approfondimento, un pozzo senza fine di conoscenza e cultura ciclistica.
In linea generale, comunque, basterebbe "riposizionare" in modo intelligente gli uomini che si hanno a disposizione perchè credo siano validi, ed eliminare le troppe trasmissioni che, ad esempio, hanno preceduto ogni tappa del giro, poichè diventano ripetitive e tediose.

Capitolo Eurosport:
Ammetto che seguo poco e ci sono poco affezionato, ho avuto modo soprattutto di seguire la coppia Gregorio-Magrini e onestamente non mi piace molto, la cosa che mi dava più fastidio, oltre alle omelie di Magrini, erano i lunghi momenti di silenzio quando non sapevano cosa dire, contrapposti alle urla finali alla Piccinini


kreuziger80
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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Magrini è molto simpatico però lui e Gregorio tendono a essere troppo autoreferenziali e a dimenticarsi della corsa.
Ora va bene l'intrattenimento ma quando succede qualcosa di importante dovrebbero tornare a parlare della corsa mentre spesso continuano a parlare dei fatti loro.
A volte sempre più il Riccardo Magrini show che la telecronaca di una gara ciclistica.


Oudenaarde
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Iscritto il: lunedì 16 novembre 2015, 15:02

Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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Per me va bene qualsiasi stile nel racconto di una gara o di un evento.
Quello che personalmente mi infastidisce è la carenza di grammatica e di conoscenza dei nomi stranieri. Di fatto, le basi per qualcuno che vuole raccontare un evento, oltre alla competenza.
Non capisco perché chi commenta non cerchi di migliorare le proprie performance da questo punto di vista, e che non vengano richieti requisiti minimi in questo senso.
io, per il mio lavoro, ho dovuto migliorare le mie skill in inglese, che non ritenevo sufficienti, similmente ho preso lezioni di spagnolo, ho imparato excel. Possibile che certi commentatori non ne sentano la necessità?


Vélo
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Iscritto il: giovedì 17 settembre 2020, 14:03

Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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Chi era la tipa che commentava il Fiandre su RaiSport quest'anno? Mi piace, sembra molto competente


Bomby
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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Vélo ha scritto: domenica 1 novembre 2020, 15:02 Chi era la tipa che commentava il Fiandre su RaiSport quest'anno? Mi piace, sembra molto competente
Giada Borgato, già commentatrice per il ciclismo femminile al fianco di Rizz. Apprezzata da molti, e io l'avrei invitata come opinionista anche al giro una volta finito con le classiche del Nord.


Vélo
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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Bomby ha scritto: domenica 1 novembre 2020, 15:17
Vélo ha scritto: domenica 1 novembre 2020, 15:02 Chi era la tipa che commentava il Fiandre su RaiSport quest'anno? Mi piace, sembra molto competente
Giada Borgato, già commentatrice per il ciclismo femminile al fianco di Rizz. Apprezzata da molti, e io l'avrei invitata come opinionista anche al giro una volta finito con le classiche del Nord.
Ci avrei scommesso che era un ex-ciclista 8-) L'anno prossimo dovrebbero mettere lei al posto di Bugno.


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Seb
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

Messaggio da leggere da Seb »

Mi soffermo un attimo sul come e non sul da chi. Sarà che io sono cresciuto ciclisticamente con Cassani, ma a me pare che ora durante le telecronache (bene o male tutte, Rai ed Eurosport) si parli molto di ciclismo e di ciclisti. Mi pare che troppo spesso si dia come per scontato che tutti conoscano bene tutte le squadre, tutte le maglie e tutti i corridori, cosa che nelle gare "minori" può effettivamente essere così, ma nelle gare più prestigiose in cui si parla anche a molti spettatori occasionali a me piacerebbe sentire parlare un po' di più dei corridori, delle loro caratteristiche, dei risultati che hanno fatto in carriera, o magari identificarli meglio nel gruppo.

Corridori come Nibali, Froome o Sagan non hanno bisogno di molte presentazioni, ma se in fuga c'è un Kobe Gossens qualsiasi se lo citi non c'è nessun valore aggiunto nella telecronaca che magari potrebbe aiutare chi ti ascolta scoprire qualcosa di nuovo e ad appassionarsi anche a qualche corridore meno conosciuto. E lo stesso vale per le squadre. Poi oh, so che in questo Cassani era un fuoriclasse, ma anche senza avere la stessa preparazione e conoscenza, adesso in rete ci sono le possibile di trovare informazioni e palmarès di un corridore in pochi secondi...


Bomby
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Re: come vorrei fosse raccontato il ciclismo in tv (e non solo)

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Per prima cosa potrebbe essere utile chiarire come mi piacerebbe che fosse impostata la copertura televisiva del ciclismo. L'ottica da cui parto non è quella dell'appassionato esperto, ma quella dell'utente medio, quello che segue il ciclismo perchè gli piace, ma che conosce abbastanza bene solo i protagonisti più affermati, e che magari ha sentito nominare i ragazzi emergenti: insomma, corridori a cui noi diamo del tu, ma che per il mio appassionato-tipo sono "nomi nuovi".

Come evento tipo prendo una classica o la tappa di una corsa di una settimana, al Giro il contesto di sicuro è più ricco, ma i concetti espressi sono comunque validi.

Studio pre-tappa: introduce la corsa, presenta le località di partenza/arrivo, manda in onda le interviste alla partenza e le commenta, al limite può proporre un'ipotesi sull'andamento della corsa. Stile informale, conduzione leggera: poche chiacchiere inutili, commenti sufficientemente veloci (ma competenti). Ci può essere spazio anche agli aspetti storici, ma senza eccessiva pedanteria. Non appena sono disponibili le immagini in diretta, lo studio pre-corsa deve lasciare subito spazio alla telecronaca. Se proprio dal palco della telecronaca si chiede il parere dei componenti dello studio, questi non potranno mai oscurare le immagini in diretta, al più possono comparire in un riquadro che non copra più di 1/4 dello schermo. Quando uno accende la TV non vuole vedere un cazzo di studiolo in cui si fanno 4 chiacchiere, vuole vedere la corsa.

Telecronaca: Il telecronista deve avere una ottima padronanza della lingua italiana, non si deve impappinare e deve possibilmente pronunciare in modo corretto i nomi dei corridori. La voce non deve essere monocorde, ma deve dare risalto ai vari momenti della corsa: enfasi quando serve, anche molta nel caso, ma senza eccedere in urla o grida belluine (a meno che non accada l'impresa del secolo, nel caso...). Ovviamente una certa dose di cazzeggio, aneddotica e quant'altro è bene accetta durante le fasi di stanca o quando la situazione di corsa è stabile, ma è necessario che l'andamento della corsa sia ben seguito e che abbia la precedenza: se qualcuno attacca, si interrompe quanto si sta dicendo e si segue la corsa; quando le acque si sono calmate, si conclude il discorso. Durante la telecronaca si deve per quanto possibile ricordare spesso la composizione dei gruppetti, specificando corridore, squadra e di quando in quando la colorazione della maglia, senza ricorrere a giri di parole. Se in fuga ci sono Nibali, Aru e Ganna in fuga, non mi puoi tirare fuori il Siciliano, il Cavaliere dei Quattro Mori e l'alfiere del team Ineos: mi devi dire che intesta alla corsa per la Trek c'è Nibali, per la Gazprom Aru e per la Ineos Filippo Ganna, a 15' il gruppo in cui a tirare c'è la UAE di Davide Formolo, maglia rosa; del gruppo fanno parte tutti i favoriti tranne Roglic che s'è stampato su un muretto e insegue dolorante a 20' dal gruppo di testa. Questo me lo devi dire dopo ogni pausa pubblicitaria, magari specificando anche la distanza dal traguardo e ricordando le difficoltà che si andranno ad incontrare, e se la pausa pubblicitaria non c'è, ogni 15-20', anche meno se la situazione cambia di frequente. Il telecronista deve conoscere bene tutti i principali corridori che potrebbero rivelarsi protagonisti, sicuramente quelli delle squadre WT, sia italiani che esteri. In un GT deve preferibilmente conoscere tutti i ciclisti al via e vita morte e miracoli di tutti quelli che non siano gregari di quint'ordine. Sarebbe bene che il telecronista riesca a riconoscere bene tutti i principali protagonisti, anche al primo sguardo; in caso non sia possibile riconoscere qualcuno o se il riconoscimento non è certo, non deve avventurarsi in ipotesi, o se lo fa, deve ben specificare che è una ipotesi, altrimenti ci si limita a dire che si tratta di un atleta della tale squadra, che potrebbe essere Tizio o Caio. Il telecronista, se ne capisce di ciclismo, può anche avventurarsi in ipotesi, fare pronostici, anche dissentire rispetto all'opinione del commentatore tecnico, a cui deve essere lasciato uno spazio adeguato, non troppo, ma nemmeno poco: il giusto. Per quel che riguarda aneddoti e caratteristiche dei territori attraversati, la spiegazione deve essere chiara ma non banale: gli organizzatori principali mettono a disposizione un TV roadbook, limitarsi a leggerlo è un filo limitante, magari aggiungere qualcosa del proprio o fare qualche ricerchina per conto proprio male non fa. Se proprio a uno non frega una cippa del territorio attraversato, si tace che quando si svolge il compitino si sente e dà fastidio.
Il commentatore tecnico deve essere prima di tutto competente e leggere molto bene la corsa. Deve essere bravo a esaminare le tattiche, a dare una spiegazione a quello che accade, ad illustrare gli aspetti di tecnica ciclistica. Il commentatore tecnico deve conoscere benissimo i corridori e le loro caratteristiche, e deve anche saper spiegare bene come potrebbero essere impiegati nel corso della gara; va da sè che deve saperli riconoscere in diretta, magari accordandosi col telecronista per essere complementari nel riconoscimento dei corridori meno noti. Per lo stile, basta che si amalgami bene con il telecronista, anche se il commentatore è più ruspante a me non dà troppo fastidio. Certo deve sapersi esprimere, avere una voce gradevole e un eloquio decente, ma se ha anche un po' di accento, sol che non sia ultra-pesante, non dà troppo fastidio. Il commentatore tecnico sarebbe bene che sapesse anche fare un po' di telecronaca, in modo tale che se qualcosa succede mentre sta parlando, non debba necessariamente interrompersi per lasciare la parola al telecronista: cambio di tono, illustrazione di quel che succede, e poi cede la parola al collega.
Telecronista e commentatore tecnico devono collaborare, se uno si sta esprimendo in un concetto lungo, magari in una fase di stanca, l'altro deve tenere un occhio sulla corsa pronto ad interromperlo nel caso succedesse qualcosa di particolare. La foratura di un gregario di terza linea può anche essere rimandata alla fine del discorso, se attacca o cade uno dei favoriti o dei semi-favoriti, la notizia deve essere data subito. Ecco, i panegirici dovrebbero essere limitati: per esprimere concetti complessi è meglio ricorrere a un dialogo, più che a un monologo.
Nel caso in cui in corsa siano presenti dei commentatori in moto, prima di tutto deve essere lasciato loro adeguato spazio, dando loro l'occasione di condurre parte della telecronaca e non limitarsi solo a dare sparute informazioni di quando in quando. Ovviamente anche i cronisti in moto devono conoscere ciò che stanno raccontando, devono conoscere i corridori, le loro caratteristiche e le tattiche. Devono però essere utili a raccontare quanto succede ma non viene inquadrato, dare sensazioni che dallo schermo non traspaiono, dare un tocco di colore che faccia in modo che il telespettatore si possa sentire immerso nel gruppo. Devono anche sapere quando tacitarsi e lasciare la parola ai telecronisti: inutile che ci raccontino che davanti sta avvenendo un attacco se loro sono dietro...

Studio dopo-tappa: Vale grossomodo lo stesso discorso fatto per lo studio pre-tappa: si analizza lo svolgimento della corsa, si ascoltano le interviste dei protagonisti, si fanno vedere le premiazioni. Conduzione spigliata, leggera, anche se in questo caso c'è più spazio per analizzare in dettaglio quanto è successo, magari anche con più opinionisti (che però devono avere opinioni diverse, o comunque devono avere competenze diverse, come velocista-scalatore, perchè sennò...). Ecco, nel caso in cui si discuta lo svolgimento della tappa, può essere interessante anche coinvolgere il telecronista, il commentatore tecnico e i cronisti in moto, specie in caso di divergenza di opinioni. Nel dopo-corsa si può lasciare più spazio all'approfondimento di vari aspetti anche tecnici o tattici, o magari presentare meglio le nuove promesse o i corridori che via via si sono resi protagonisti, facendoli conoscere meglio al pubblico anche in ambito extra-ciclistico. Da abolire le domande "cosa rappresenta questa vittoria/maglia/prestazione per te" o "a chi dedichi questa vittoria/maglia/prestazione?" o "cosa provi?": non gliene frega una cippa a nessuno, se la vittoria o quel che è rappresenta qualcosa per il corridore o se è dedicata a qualcuno, sarà lui ad esternarlo se lo ritiene opportuno, altrimenti meglio rimanere sul tecnico. Ecco, il conduttore deve conoscere il ciclismo e le sue dinamiche, deve conoscere i corridori e deve saperci interagire. Gli intervistatori devono conoscere bene le lingue; la traduzione automatica va abolita: chi conosce la lingua deve poter ascoltare la viva voce del protagonista, poi si può procedere alla traduzione, eventualmente riassumendo (ma rimanendo fedeli e non inventando). Se si interrompe per tradurre, poi si deve lasciare il tempo all'intervistato di ultimare la risposta che stava dando.

Ovviamente l’impostazione generale non deve essere quella della sagra paesana: è triste e svilente. È un evento sportivo verosimilmente della massima serie, deve essere raccontato come merita. I ciclisti sono professionisti, non ci si va a fare i fattacci loro, a meno che loro per primi non li mettano in piazza, ma se la morosa li abbraccia al traguardo, se è una novità gli si chiede (meglio fuori onda) di chi si tratti, ma non si vanno a fare pettegolezzi o quant’altro. Giusto raccontare le bellezze paesaggistiche e culturali del territorio, meglio se avvalendosi della consulenza di esperti locali (consulenza, di solito i suddetti esperti non hanno tempi televisivi e fanno la figura della sagra della salsiccia, meglio farsi dare le imbeccate e riferirle in telecronaca/studio). Un po’ di colore non guasta, ma deve essere trattato con gusto e rispetto.

Poi, sugli uomini Rai o Eurosport si è parlato tanto, non sto a ripetermi. Mi permetto solo di ricordare un nome, Salvo Aiello per Eurosport (cacciato all’improvviso e senza spiegazioni più o meno come Martinello), che secondo me formava una coppia migliore e più affiatata con Magrini rispetto a Gregorio.

Ecco, Salvo Aiello, che fine ha fatto? Potrebbe essere interessante per una puntata di SmartCycling...


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