Torno a spaccare il capello in quattro
Per me la classifica continua ad avere un senso, a maggior ragione se consideriamo anche i podi. Mi spiego: mentre il talento spesso si riconosce presto nella carriera di un atleta, una classifica come quella che stiamo facendo è per definizione stilata a posteriori, tanto è vero che i primi hanno tutti concluso l'attività, tranne Valverde. E su 10-15 anni di carriera i colpi di fortuna e le sfighe, ma soprattutto gli exploit e i momenti d'ombra tendono a pareggiarsi.
Quindi, venendo al punto, se uno in carriera ha vinto una sola Milano-Torino sarà stata l'occasione di un momento; ma se uno di Milano-Torino o di San Sebastian (per citare due corse a caso tra quelle da 1 punto) ne ha vinte tre, vuol dire che in qualche modo si è fatto valere, e probabilmente (visto che in un anno le corse sono tante) sarà riuscito a ben figurare anche in corse più importanti, fino alle monumento, anche se magari non ne ha vinte neanche una.
Se ci limitiamo alla singola vittoria sembra un'ingiustizia paragonare una semiclassica a un mondiale, ma quando vittorie e piazzamenti si accumulano (come nella nostra classifica) si iniziano a notare i valori in campo.
L'esempio è Pedersen: fermandosi al mondiale per molti poteva essere un Carneade, poi con la Gand ha aggiunto un altro mattoncino, e così via.
In effetti per me il gusto della classifica, oltre a 'misurare' chi siano stati i più forti in assoluto, sta soprattutto nel capire quali corridori siano stati i più consistenti: quelli che magari rispetto ai nostri sacri hanno avuto solo due/tre acuti, ma che sono sempre stati lì a giocarsela.