Laura Grazioli ha scritto:Il Guardia è il numero uno!
dev'essere per via dei nonni lussemburghesi emigrati in Australia
Laura Grazioli ha scritto:Il Guardia è il numero uno!
Siamo tutti d'accordo sul tasso del livello tecnico, ma lo sport è oggi prima di tutto un business e come tale va accettato, senza per questo accettare tout court le "innovazioni" Uci. La globalizzazione avviene anche nello sport e pur salvaguardando la tradizione, non possiamo che prendere atto della necessità di avere un valido calendario mondiale per gli elite di tutto il mondo. Qualche anno addietro avevo postato nel forum i link di video della Amissa Bongo ed alcuni avevano visto la cosa con il vezzo dell'europeo emancipato. Oggi le gare africane sono tecnicamente molto più valide e anche tra gli africani etnicamente indigeni (ovvero escludendo i bianchi sudafricani) cominciano ad emergere atleti di interesse assoluto (fra Eritrea, Marocco, Camerun, ecc.).Tranchée d'Arenberg ha scritto:questo perchè l'UCI regala lo status .HC alle corse "esotiche" senza fottersi minimamente del contenuto tecnico della gara, del livello di partecipazione e del blasone della competizione. In Turchia molti vanno per conquistare qualche tappa, tanti altri per prepararsi al Giro. I corridori Turchi che invece vorrebbero ben figurare in quella che è l'unica corsa che gli rende una certa visibilità sono molto meno forti e fanno quel poco che possono. La generale non importa praticamente a nessuno, altrimenti fughe come quella di oggi non potrebbero prendere tutto quel margine e arrivare al traguardo. Ed è lo stesso andazzo che la corsa ha seguito anche nelle precedenti edizioni.Bradipone ha scritto:è tremendo vedere come una corsa di horse categorie abbia il sesto nella generale a più di 11 minuti di ritardo! e per di più con tappe in cui la selezione dovuta alle salite è stata veramente bassa
Per un neo-pro è importante iniziare bene, non c'è nulla da dire. E' ovvio che le vittorie cominceranno a crescere oltre che di numero anche di spessore un po' per volta. C'è tempo e c'è anche la materia prima.nino58 ha scritto:Bene Guardini, alla faccia di chi torce il naso per un neopro che, in quattro mesi, ha vinto dieci volte (più o meno).
Lascia parlare e vinci appena puoi, avendone le doti.
Tappe corte, meno corte, con i cavalcavia, senza i cavalcavia, va bene così.
Ragionamento legittimo, il tuo. Ma non è dando ad una gara lo status PT o HC che i movimenti asiatici e africani crescono. La crescita non può essere che graduale e naturale, non può mica essere forzata dai vertici di AIgle.alfiso ha scritto:Siamo tutti d'accordo sul tasso del livello tecnico, ma lo sport è oggi prima di tutto un business e come tale va accettato, senza per questo accettare tout court le "innovazioni" Uci. La globalizzazione avviene anche nello sport e pur salvaguardando la tradizione, non possiamo che prendere atto della necessità di avere un valido calendario mondiale per gli elite di tutto il mondo. Qualche anno addietro avevo postato nel forum i link di video della Amissa Bongo ed alcuni avevano visto la cosa con il vezzo dell'europeo emancipato. Oggi le gare africane sono tecnicamente molto più valide e anche tra gli africani etnicamente indigeni (ovvero escludendo i bianchi sudafricani) cominciano ad emergere atleti di interesse assoluto (fra Eritrea, Marocco, Camerun, ecc.).Tranchée d'Arenberg ha scritto:questo perchè l'UCI regala lo status .HC alle corse "esotiche" senza fottersi minimamente del contenuto tecnico della gara, del livello di partecipazione e del blasone della competizione. In Turchia molti vanno per conquistare qualche tappa, tanti altri per prepararsi al Giro. I corridori Turchi che invece vorrebbero ben figurare in quella che è l'unica corsa che gli rende una certa visibilità sono molto meno forti e fanno quel poco che possono. La generale non importa praticamente a nessuno, altrimenti fughe come quella di oggi non potrebbero prendere tutto quel margine e arrivare al traguardo. Ed è lo stesso andazzo che la corsa ha seguito anche nelle precedenti edizioni.Bradipone ha scritto:è tremendo vedere come una corsa di horse categorie abbia il sesto nella generale a più di 11 minuti di ritardo! e per di più con tappe in cui la selezione dovuta alle salite è stata veramente bassa
In Asia e Medio Oriente lo sviluppo, anche supportato dall'industria di settore locale è ancor di più evidente. Molti atleti fanno il solo calendario asiatico e grazie alle gare cinesi, giapponesi, turche, coreane, turche e balcaniche, iraniane, malesi e thailandesi hanno la possibilità di confrontarsi con corridori europei ed americani, non senza qualche sorpresa, come è il caso degli iraniani che negli ultimi anni hanno fatto vedere cose egregie in salita al Malesia ed al Qinhai Lake. Spesso poi commettiamo l'errore nel nostro vezzo di emancipati di dimenticare che le gare non sono uguali in tutto il mondo, perchè cambia il microclima e ciò le rende imparagonabili con le nostre europee. Mi riferisco ai caldi tropicali di Malesia e Giappone, all'altitudine ed all'arsura delle Qinhai Lake corso mediamente ai 3000 metri con punte a sfiorare i 5000. In Turchia si corre in quella zona perennemente in presenza di vento con strade in asfalto molto granuloso e brecciolino che aumenta considerevolmente la polvere (troppo catrame non reggerebbe la calura estiva). Se avete modo di parlare a qualche corridore che ha avuto esperienze in queste gare ve lo confermerà. Un conto è correre su strade impegnative ma ben levigate e sicure, in assenza di vento, un altro è avere esperienza nelle differenti realtà mondiali. Il ciclismo sta cambiando e tra dieci anni sarà molto più mondiale (quasi come il calcio) e questo per tutti è un bene. Se poi gli arabi (i ricchi saudi e cugini vicini) metteranno sul piatto soldi per avere un mondiale nel piatto Bahrein costruendo una collina artificiale, o per far correre un mondiale sulle arse alture dell'Oman ce ne faremo una ragione.
Concludo con una provocazione. Leggete il palmares di questo corridore iraniano, Ghader Mizbani, vagamente somigliante a Sanchez:
http://en.wikipedia.org/wiki/Ghader_Mizbani
Secondo voi non vale una professional italiana? Ne siamo proprio certi?
Concordo al 100% e mi fa piacere vedere che segui profondamente anche le gare extraeuropee. Io sono un heavy user di video di ciclismo in tutto il mondo.Tranchée d'Arenberg ha scritto:Tranchée d'Arenberg ha scritto:Ragionamento legittimo, il tuo. Ma non è dando ad una gara lo status PT o HC che i movimenti asiatici e africani crescono. La crescita non può essere che graduale e naturale, non può mica essere forzata dai vertici di AIgle.Bradipone ha scritto:è tremendo vedere come una corsa di horse categorie abbia il sesto nella generale a più di 11 minuti di ritardo! e per di più con tappe in cui la selezione dovuta alle salite è stata veramente bassa
Vedi il ciclismo iraniano che tu prendi ad esempio: è di gran lunga il movimento asiatico più forte - la dimostrazione sta in quello che sta combinando quest'anno la Tabriz Petrochemical in giro per l'Asia. Eppure per quanto riguarda i movimento iraniano non c'è stata nessuna forzatura da parte dell'Uci, nessun team professional, nessuna corsa iraniana innalzata a livello .HC o .1. E' una crescita che sta avvendendo pian pian e che quanto prima porterà qualche corridore a correre anche in Europa. Forse non Ghader Mizbani, classe 75 e ormai a fine carriera; magari quel Mehdi Sohrabi, suo compagno alla Tabriz, che quest'anno ha già raccolto 10 vittorie nel calendario internazional.e
Ecco qua, per ora di più esteso c'è solo versione turca di Trt (3 Km):TornadoTom ha scritto:C'è un video con la volata di ieri in giro?
Tnx Peek,peek ha scritto:Sono d'accordo con Alfiso (che ringrazio per tutti i link che ci propone sempre sulle corse in giro per il mondo) sul giro di Turchia. E' una corsa che è cresciuta piano piano così come è cresciuto il movimento in Turchia che ora dispone di due continental e ha un'occasione all'anno per confrontarsi con le grandi squadre, cosa che manca invece al pur dignitosissimo movimento iraniano. Anche guardando la gente per la strada si capisce che lì il ciclismo ha un futuro (mentre se c'è una corsa che trovo spettrale è il giro del Qatar che sembra davvero un passatempo per miliardari, non c'è mai un cane che guardi la corsa per le strade). Alla fine credo che sia decisiva la copertura televisiva eccellente che ha questa corsa rispetto a molte corse europee che hanno più tradizione, ma che inevitabilmente si stanno provincializzando per l'assenza di un'adeguata copertura televisiva.
Se c'è una cosa che andrebbe migliorata secondo me sono i percorsi. Quelle strade sono potenzialmente molto spettacolari per una competizione ciclistica, tuttavia le salite sono sempre lontanissime dal traguardo. Forse dipende anche dalla morfologia del territorio, le città sono sulla costa e i valichi in queste grandi arterie di comunicazione nell'interno. E' vero poi che le grandi squadre puntano essenzialmente a vincere delle tappe perciò portano fior fiore di sprinter, ma non hanno né interesse né le forze necessarie per controllare una corsa che spesso viene lasciata un po' al caso.
E' vero che poi che alcune corse nostrane resteranno vittime di questa globalizzazione del ciclismo (e oggi ne abbiamo avuto un esempio in Toscana), ma non possiamo pensare che il ciclismo viva fuori dalla storia.
D'accordissimo sul marketing terrritoriale, il ciclismo da questo punto di vista rappresenta un veicolo straordinario, negli Usa i finanziamenti alle corse sono cresciuti negli ultimi anni proprio perché se ne è riconosciuta questa potenzialità. In Italia questa cosa si è capita poco.alfiso ha scritto: Vengo al caso della Turchia. Questo paese vuole promuovere la sua costa meridionale. Esigenze di calendario impongono un percorso misto ma non impossibile per fare da apripista al Giro. Quale migliore spot di 90 minuti al giorno su Eurosport per 7 gg.? Le salite ci sarebbero, eccome, con dislivelli che nel nord (Trebisonda, Trabzon) arrivano a 3500 metri e lunghezze anche di 60 kilometri. Ma che senso avrebbero?
Infine vengo al mio pallino, il Qinqhai Lake (da leggersi Cinhai). E' una corsa unica nel suo genere e destinata secondo me a prendere piede, perchè il percorso e l'ambiente sono unici nel loro genere. Vi invito a guardare i video disponibili online e le foto. Il Tibet Cinese (sottolineo, la parte cinese) d'altro canto è unico.
Ma, vedi, se un ciclista fa il muratore tutto il giorno e poi si fa qualche decina di km la sera oppure si prepara due settimane per fare un'unica gara all'anno, è difficile che emerga sul piano mondiale. Se si confronta su gare di 100 km con avversari di livello modesto, diventa un corridore forte per quel tipo di gare. I talenti secondo me ci sono, soprattutto in Africa, e da quando a Aigle hanno cominciato a dare spazio a questi ragazzi, si vede che stanno uscendo. Sarà un processo lungo, reso complicato dal fatto che, una volta superate le categorie giovanili, bisognerebbe trovare una squadra e una squadra in Africa non è facile trovarla. Sono d'accordo con te sul fatto che potrebbe essere la Cina la chiave di volta di questa trasformazione, lì c'è una forza commerciale che potrebbe permettere di trovare sponsor e una collocazione per i giovani ciclisti africani, cosa che sta già accadendo, se pensi che in un anno le continental cinesi sono passate da quattro a sette e alcune hanno già corridori africani al loro interno.Salvatore77 ha scritto: Il valore reale del ciclsmo oltre europa? Non so, se ci fossero fenomeni potrebbero emergere nelle gare come mondiali in linea e a cronometro, dove hanno posti garantiti. Alla fine se ci fossero fenomeni potrebbero essere ingaggiati da squadre europee e farli emergere, ma questo avviene molto lentamente.
Un'inversione di tendenza può avvenire in Cina dove c'è un bacino di utenza di un miliardo di persone che per cultura usano il mezzo a due ruote e che potrebbe essere appetibile per gli sponsors.
Sì in effetti sarebbe necessario avere delle soluzioni di strappi che ravvivino il percorso nel finale, però la morfologia e la rete stradale turca non offrono molte soluzioni del genere e certamente si preferisce insistere nelle inquadrature marine dall'elicottero. Potevano farlo a Bodrum. In ogni caso credetemi che i dislivelli (mangiaebevi) anche nel finale ci sono, però le strade ampie ed il vento non rendono ovviamente l'idea.peek ha scritto: D'accordissimo sul marketing terrritoriale, il ciclismo da questo punto di vista rappresenta un veicolo straordinario, negli Usa i finanziamenti alle corse sono cresciuti negli ultimi anni proprio perché se ne è riconosciuta questa potenzialità. In Italia questa cosa si è capita poco.
Sul giro di Turchia credo che le montagne attuali siano più che sufficienti, sono arrivati oltre 1.500 metri e spesso partono quasi dal livello del mare, insomma, non mi sembra proprio che una corsa del genere abbia bisogno di montagne più alte. Quello che mettevo in discussione è la collocazione che fa sì che Salvatore dica che sembra una corsa sempre in discesa. Il che è anche vero, nel senso che i collegamenti televisivi cominciano generalmente con lunghissime discese di qualche decina di km e poi con un ultimo tratto in pianura. Forse lo spettacolo ne guadagnerebbe se qualche volta le salite fossero più vicine al traguardo, cosa che forse non è così semplice dato che le tappe devono arrivare nelle città della costa.
Il mio scetticismo non riguarda tanto l'affermazione dei ciclismi di tali paesi oltre europa, anzi, io dicevo che è più facile prendere un ciclismo e farlo venire a correre in europa, cosa che spesso avviene. Non è che Lemond, Armstrong siano stati proprio figli di un ciclismo alternativo.alfiso ha scritto:
Non concordo con Salvatore riguardo i tempi per lo sviluppo del movimento nei nuovi paesi. Guardiamo l'esempio americano degli anni 80 con i dovuti distinguo. Investimenti pubblicitari enormi di Mr. Coors nella Coors Classic hanno contribuito a creare un movimento anglosassone enorme che oggi (purtroppo, direi anche) domina il ciclismo e quest'anno, pure in periodo di crisi, avremo una riedizione di questa gara a luglio con la Quiznos Pro Challenge.
viewtopic.php?f=2&t=222
Il tuo ragionamento è limpidissimo. Hai ragione su Lemond, ma non invece sulla generazione di Armstrong che è proprio figlia di quel movimento e di quegli investimenti nati attorno alle Olimpiadi vincenti (per gli Usa) di Los Angeles 84 ed alla Coors Classic. Armstrong come atleta è giunto in Europa già formato negli Usa, poi qui si è affermato. Oggi il calendario americano e centrosudamericano è molto più ricco rispetto a 20 anni fa, quando le gare erano pochissime. Il calendario asiatico era praticamente inesistente, oggi è una realtà, come pure quello africano. L'Oceania ha grossi calendari nazionali e limitato calendario internazionale. Questi sono comunque valori importanti. Dopo il calcio fra 10 anni potremmo avere il ciclismo come sport più diffuso capillarmente ed è l'unica opportunità per questo sport di riprendersi nonostante tutto. L'importante è non cadere nei limiti della maratona, grande movimento mondiale, ma dominato anzi monopolizzato da atleti di 2-3 nazioni (Kenya Etiopia Marocco). Eppoi per il marketing territoriale il ciclismo non ha rivali, solo noi italiani non lo capiamo.Salvatore77 ha scritto: Il mio scetticismo non riguarda tanto l'affermazione dei ciclismi di tali paesi oltre europa, anzi, io dicevo che è più facile prendere un ciclismo e farlo venire a correre in europa, cosa che spesso avviene. Non è che Lemond, Armstrong siano stati proprio figli di un ciclismo alternativo.
Io credo che non si è riusciti a creare corse di un'importanza tale da attirare le squadre, gli sponsors e l'opinione pubblica in generale. La Japan Cup è ancora una corsetta, ed è stata per alcuni anni in coppa del mondo. GP di Montreal / GP delle Americhe lo stesso. Senza andare oltre Europa, Wincanton Classics che fine ha fatto? Ma senza andare oltre manica: Francoforte di oggi pare abbia 7 squadre pro Tour, GP Zurigo è morto.
La mia opinione in sintesi è che il ciclismo è troppo legato alla storia ed il business difficilmente farà grossi passi avanti in altre direzioni.
Abajia ha scritto:Gianni Bugno, Lance Armstrong.....e adesso.... ? Guardini!Strong ha scritto: Riguardo a Guardini:
il problema sono le esaltazioni di molti di voi per le sue vittorie, per cui per bilanciare (far uscire la verità)
vanno messi dei contrappesi.