il ciclismo in Italia è finito

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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sceriffo
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il ciclismo in Italia è finito

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Tristemente, dopo il Lombardia di ieri, non resta più nulla. Sto parlando del grande palcoscenico. Ora che anche la Liquigas cede il passo, la Lampre, come ricorda Camoscio non ha certo la levatura (e budget) di una WorldTour, chi e come rappresenterà il movimento italiano nel mondo?
Poi, per amor di carità, tanto di cappello ai Savio, Scinto etc che con poco fanno molto. Ma non basta un Giro d'Italia per ridare lustro al movimento, che, paradossalmente, non perde interesse di pubblico ma lo perde per gli investitori.
Di chi è la colpa?
Della crisi economica? Di una federazione masochista? Di manager che non sono stati in grado di coinvolgere i grandi gruppi industriali?


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TIC
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da TIC »

sceriffo ha scritto:Tristemente, dopo il Lombardia di ieri, non resta più nulla. Sto parlando del grande palcoscenico. Ora che anche la Liquigas cede il passo, la Lampre, come ricorda Camoscio non ha certo la levatura (e budget) di una WorldTour, chi e come rappresenterà il movimento italiano nel mondo?
Poi, per amor di carità, tanto di cappello ai Savio, Scinto etc che con poco fanno molto. Ma non basta un Giro d'Italia per ridare lustro al movimento, che, paradossalmente, non perde interesse di pubblico ma lo perde per gli investitori.
Di chi è la colpa?
Della crisi economica? Di una federazione masochista? Di manager che non sono stati in grado di coinvolgere i grandi gruppi industriali?
Tu investiresti in un paese che esporta sempre meno, con il consumo interno a picco, paralizzato dalle corporazioni ? Dove gli aerei ponte non si alzano non appena c'e' qualche difficolta' (era morto 10 gg prima il pilota ? E allora ? Ci voleva tanto a rivolgersi a un esterno ? Con tutte i soldi che gli enti pubblici spendono per le consulenze, RAI compresa...).


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Maìno della Spinetta
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

il ciclismo e' fatica,
in Italia vige la mentalita' borbonica: industria e fatica son da pezzenti,
la burocrazia regnante e' cio' che conta.
Il ciclismo e' fatica, passione, mani sporche di grasso, gusto per sistemare un cuscinetto, levatacce mattutine pur di fare dei chilometri nel silenzio, insomma, tutte cose che son state bandite in Italia.


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
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Emit Flesti
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Caro Sceriffo,
ti ringrazio per aver aperto questo topic con un titolo iperbolico…o, almeno, io lo voglio interpretare così: un titolo esagerato, ma utile a orientare la riflessione individuale e collettiva verso una direzione precisa. E problematica.
Pertanto spero che questo topic non si risolva in un de profundis o in una contrapposizione dialettica tra pessimisti totali e cauti ottimisti (mi sembra che in questo momento storico manchino elementi e argomenti per poter essere pienamente ottimisti).
Insomma, sarebbe bello se questo topic potesse avere un connotato di proposta progettuale per il futuro. Tale auspicio finirebbe col risultare, probabilmente, velleitario e patetico in altri spazi di discussione sul web, ma può non essere così in questo forum di Cicloweb che, a quanto ho avuto modo di verificare, è frequentato (o almeno letto) non solo da semplici appassionati, ma anche da persone che, per la propria attività professionale, potrebbero eventualmente recepire qualche buona proposta o idea qui formulata e riproporla nei contesti in cui davvero è possibile incidere e decidere (ammesso che noi utenti si riesca davvero a formulare proposte non banali, ma questa è la sfida).
Mi riprometto, appena avrò tempo, di alimentare questo topic; per il momento mi limito a esprimere una opinione molto sintetica: il ciclismo italiano su strada, a mio modesto parere, si sta addentrando (lo è già e proseguirà) in una fase non breve di “necessaria sopravvivenza” al termine della quale, a seconda delle scelte fatte, delle strategie definite, dei progetti attuati e anche, diciamolo, delle condizioni al contorno (contesto socio-economico, per intenderci), potrà verificarsi una ripresa o il tracollo strutturale che il titolo da te dato a questo topic sembra evocare.
I fattori di “sopravvivenza” durante questa fase saranno molteplici, ma due sono quelli più evidenti e importanti, a mio avviso: un patrimonio storicizzato di corse “classiche” che da sempre si svolgono sul territorio italiano, radicate nella memoria e nell’immaginario degli appassionati stranieri, e l’esistenza di un drappello di giovani neoprofessionisti validi e di qualche prospettiva (la generazione dei Moser, degli Aru, etc. per intenderci). Questi due fattori dovrebbero riuscire a garantire qualche anno di tempo per lavorare alla “ripresa”, a patto che si inizi subito e bene e che non ci si limiti, come spesso accade in molti settori, a salvaguardare o consolidare rendite di posizione “personali”…


"Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone. Il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo e gli assassini del tempo [...] Il tempo è senza tempo..."
(Willem Dafoe/Wim Wenders, 1993)
Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Winter »

Maìno della Spinetta ha scritto:il ciclismo e' fatica,
in Italia vige la mentalita' borbonica: industria e fatica son da pezzenti,
la burocrazia regnante e' cio' che conta.
Il ciclismo e' fatica, passione, mani sporche di grasso, gusto per sistemare un cuscinetto, levatacce mattutine pur di fare dei chilometri nel silenzio, insomma, tutte cose che son state bandite in Italia.
Stra d'accordo
Il Ciclismo rispecchia il sistema Italia
I Lavori di fatica (magari anche meglio pagati..) vengon essenzialmente svolti dagli stranieri
Gli Italiani preferiscon i lavori da burocrati ecc
Quali son gli sport di fatica ? Ciclismo , Pugilato (quello vero , non quello da 3 round , con stipendio assicurato) , Sci di Fondo , Maratona ecc
Italiani assenti
I numeri dei tesserati , delle gare , delle squadre son calati di brutto , idem l'interesse (se il mondiale in Italia fa gli stessi telespettatori di un ciclocross d'inizio stagione nelle Fiandre c'e' qualcosa che non quadra..)
Per me è solo l'inizio , purtroppo


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galliano
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da galliano »

Spero si tratti solo di un ritardo evolutivo.
Come ci accade da qualche secolo noi italisni siamo perennemente in ritardo rispetto ai paesi più civili.
Magari tra cinquant'anni la percentuale di italiani che useranno la bici sarà la più alta d'europa, per ora siamo in coda alla classifica.


Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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galliano ha scritto: Magari tra cinquant'anni la percentuale di italiani che useranno la bici sarà la più alta d'europa, per ora siamo in coda alla classifica.
Ma cosa centra con il ciclismo (inteso come sport) ?
L'Olanda ha il piu' alto tasso di bici d'europa (idem di persone che usano la bici) pero' nel ciclismo ormai è un ex grande
Ultimo Mondiale ? Zoetemelk.. Ultimo Tour ?
Ultima vittoria di tappa al Tour ?
Bisogna vedere i tesserati per le gare (e allenamenti) , non quelli che usano la bici per moda (o per far 5 km)


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Emit Flesti
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Winter ha scritto:
galliano ha scritto: Magari tra cinquant'anni la percentuale di italiani che useranno la bici sarà la più alta d'europa, per ora siamo in coda alla classifica.
Ma cosa centra con il ciclismo (inteso come sport) ?
L'Olanda ha il piu' alto tasso di bici d'europa (idem di persone che usano la bici) pero' nel ciclismo ormai è un ex grande
Ultimo Mondiale ? Zoetemelk.. Ultimo Tour ?
Ultima vittoria di tappa al Tour ?
Bisogna vedere i tesserati per le gare (e allenamenti) , non quelli che usano la bici per moda (o per far 5 km)

In effetti, bisogna intendersi: di cosa parliamo quando parliamo di "ciclismo italiano"?
Soprattutto, quali sono i parametri che vogliamo assumere come indicativi e rappresentativi della salute o del declino di un movimento?
- il numero di agonisti tesserati (dai bimbi ai pro), che ovviamente va valutato dal punto di vista del peso % sulla popolazione nazionale e sulla popolazione dei tesserati sportivi in genere?
- il numero di società sportive attive, a tutti i livelli, nel nostro paese?
- il numero di vittorie in gare pro conseguite da ciclisti italiani?
- il numero di pro-rider italiani attivi sul globo terracqueo?
- lo share televisivo delle corse trasmesse in italia?
-il numero di spettatori presenti lungo le strade in occasione delle varie competizioni?
ecc. ecc.
Probabilmente facciamo riferimento a un insieme e una combinazione di questi indicatori, ma dobbiamo anche decidere quali di essi hanno maggior perso per la nostra riflessione...


"Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone. Il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo e gli assassini del tempo [...] Il tempo è senza tempo..."
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lemond
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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sceriffo ha scritto: Di chi è la colpa?
Della crisi economica? Di una federazione masochista? Di manager che non sono stati in grado di coinvolgere i grandi gruppi industriali?
E' difficile essere sicuri, ma credo che le due prime cause siano determinanti. Poi, come ha scritto il nuovo "bellissimo" acquisto di c.w.
Emit Flesti (per curiosità qual è l'origine di questo nome?) occorre distinguere, per poter approfondire ed io mi aspetto di leggere cose molto interessanti. :)


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
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Emit Flesti
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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lemond ha scritto:E' difficile essere sicuri, ma credo che le due prime cause siano determinanti. Poi, come ha scritto il nuovo "bellissimo" acquisto di c.w.
Emit Flesti (per curiosità qual è l'origine di questo nome?) occorre distinguere, per poter approfondire ed io mi aspetto di leggere cose molto interessanti. :)
Ciao Lemond, grazie per l’apprezzamento "forumistico", che ricambio.
Rispondo molto volentieri alla tua domanda: Emit Flesti è il nome del singolare personaggio interpretato da Willem Dafoe nel film di Wim Wenders “Così lontano, così vicino!” (1993). Se letto al contrario, il nome del personaggio diventa “time itself”…cioè: il tempo in persona.
Ho scelto questo nick perché amo quel film e perché è autoironico: sono sempre in lotta con il tempo, soprattutto con/per il “tempo libero”, prova ne sia il fatto che oggi è domenica e sono a casa, davanti al PC, a lavorare (per fortuna c’è il forum che mi offre un po’ di svago nelle pause) :D


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lemond
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da lemond »

Emit Flesti ha scritto:
lemond ha scritto:E' difficile essere sicuri, ma credo che le due prime cause siano determinanti. Poi, come ha scritto il nuovo "bellissimo" acquisto di c.w.
Emit Flesti (per curiosità qual è l'origine di questo nome?) occorre distinguere, per poter approfondire ed io mi aspetto di leggere cose molto interessanti. :)
Ciao Lemond, grazie per l’apprezzamento "forumistico", che ricambio.
Rispondo molto volentieri alla tua domanda: Emit Flesti è il nome del singolare personaggio interpretato da Willem Dafoe nel film di Wim Wenders “Così lontano, così vicino!” (1993). Se letto al contrario, il nome del personaggio diventa “time itself”…cioè: il tempo in persona.
Ho scelto questo nick perché amo quel film e perché è autoironico: sono sempre in lotta con il tempo, soprattutto con/per il “tempo libero”, prova ne sia il fatto che oggi è domenica e sono a casa, davanti al PC, a lavorare (per fortuna c’è il forum che mi offre un po’ di svago nelle pause) :D
E' un film di "fantascienza" o simile? Perché se è così lo dovrò vedere da solo, perché mia moglie se le cose non son vere ... non le guarda. Ma io, a differenza di te, ho tempo libero a disposizione e quindi posso vederlo quando non c'è lei.

P.S.

Come dice il mio amico che cito
Bitossi ha scritto:79 anni portati benissimo. Complimenti!

Ciao e a risentirci

Lorenz
essere in pensione dà anche certi vantaggi.


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Non credo che in Italia manchino dei corridori, più semplicemente credo che sia il sistema italiano che non si sia adeguato ai tempi. Spremiamo i bambini, magari costringendoli a fare km su km su salite che non gli servono, al momento, un bel tubo e poi magari ci lamentiamo che fanno le curve quadrate, che non stanno a ruota e che non passano in uno spazio largo due biciclette. Sono finiti i tempi in cui un Adorni inizia a 20 anni, le gare non sono più lunghe cavalcate solitarie o di piccoli gruppetti. Ormai, lo vedo per esperienza, già a 13 anni è tardi per iniziare. Anche perché chi inizia a quell'età sono coloro che sono i panchinari degli altri sport.Devo dare ragione a Fiorin quando dice che i bimbi vanno messi una BMX a fare delle capacità coordinative di qualità. A tal proposito, stato guardando giovedì la replica della trasmissione settimanale di Bicibg.it, dove in una gara di allievi ha ottenuto il suo primo successo un piemontese che viene dal trial, uno che sicuramente sa come restare in piedi su un mezzo a due ruote. ;)
Non si può parlare ai ragazzi di oggi tirando sempre in ballo la fatica. I Francesi hanno visto il buio e si sono rimboccati le maniche cambiando le loro metodiche di allenamento e tra poco raccoglieranno i risultati. E non tiriamo in ballo doping e affini perchè non mi pare esista un doping che ti fa diventare coraggioso in volata, che ti faccia diventare un novello Savoldelli in discesa o scaltro a livello tattico in gara.


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Emit Flesti
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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lemond ha scritto:
Emit Flesti ha scritto:
lemond ha scritto:E' difficile essere sicuri, ma credo che le due prime cause siano determinanti. Poi, come ha scritto il nuovo "bellissimo" acquisto di c.w.
Emit Flesti (per curiosità qual è l'origine di questo nome?) occorre distinguere, per poter approfondire ed io mi aspetto di leggere cose molto interessanti. :)
Ciao Lemond, grazie per l’apprezzamento "forumistico", che ricambio.
Rispondo molto volentieri alla tua domanda: Emit Flesti è il nome del singolare personaggio interpretato da Willem Dafoe nel film di Wim Wenders “Così lontano, così vicino!” (1993). Se letto al contrario, il nome del personaggio diventa “time itself”…cioè: il tempo in persona.
Ho scelto questo nick perché amo quel film e perché è autoironico: sono sempre in lotta con il tempo, soprattutto con/per il “tempo libero”, prova ne sia il fatto che oggi è domenica e sono a casa, davanti al PC, a lavorare (per fortuna c’è il forum che mi offre un po’ di svago nelle pause) :D
E' un film di "fantascienza" o simile? Perché se è così lo dovrò vedere da solo, perché mia moglie se le cose non son vere ... non le guarda. Ma io, a differenza di te, ho tempo libero a disposizione e quindi posso vederlo quando non c'è lei.

P.S.

Come dice il mio amico che cito
Bitossi ha scritto:79 anni portati benissimo. Complimenti!

Ciao e a risentirci

Lorenz
essere in pensione dà anche certi vantaggi.

Stiamo usando il forum per comunicazioni personali, ma ci perdoneranno :aureola:
Miiitico Lemond, complimenti!
La pensione è un traguardo lontanissimo e nemmeno sicuro per me, visto come vanne le cose del sistema-paese…Per il momento non penso al traguardo e mi accontento di stare in corsa: “keep the pace, hold the race”, per citare gli Iron Maiden che, a loro volta, citavano un vecchio e celebre racconto di Alan Sillitoe :D
Il film di Wenders, da cui deriva il mio nick, è singolare: sicuramente non è fantascienza, credo che nelle “catalogazioni” ufficiali sia riportato come “fantastico” ( e forse ciò non coincide con le propensioni della tua signora). In realtà è un film che parla di angeli, uomini, della fatica del vivere e del concetto di “soglia”… insomma, è un film metafisico per il quale si potrebbero usare anche aggettivi scivolosi (nel senso che spesso generano pregiudizi) come “mistico”,”spirituale”, ecc.
Molti direbbero anche “noioso”, ma io, con ogni evidenza, la penso diversamente :D :D


"Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone. Il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo e gli assassini del tempo [...] Il tempo è senza tempo..."
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Mad ha scritto:Non credo che in Italia manchino dei corridori, più semplicemente credo che sia il sistema italiano che non si sia adeguato ai tempi. Spremiamo i bambini, magari costringendoli a fare km su km su salite che non gli servono, al momento, un bel tubo e poi magari ci lamentiamo che fanno le curve quadrate, che non stanno a ruota e che non passano in uno spazio largo due biciclette. Sono finiti i tempi in cui un Adorni inizia a 20 anni, le gare non sono più lunghe cavalcate solitarie o di piccoli gruppetti. Ormai, lo vedo per esperienza, già a 13 anni è tardi per iniziare. Anche perché chi inizia a quell'età sono coloro che sono i panchinari degli altri sport.Devo dare ragione a Fiorin quando dice che i bimbi vanno messi una BMX a fare delle capacità coordinative di qualità. A tal proposito, stato guardando giovedì la replica della trasmissione settimanale di Bicibg.it, dove in una gara di allievi ha ottenuto il suo primo successo un piemontese che viene dal trial, uno che sicuramente sa come restare in piedi su un mezzo a due ruote. ;)
Non si può parlare ai ragazzi di oggi tirando sempre in ballo la fatica. I Francesi hanno visto il buio e si sono rimboccati le maniche cambiando le loro metodiche di allenamento e tra poco raccoglieranno i risultati. E non tiriamo in ballo doping e affini perchè non mi pare esista un doping che ti fa diventare coraggioso in volata, che ti faccia diventare un novello Savoldelli in discesa o scaltro a livello tattico in gara.
1) Ma i francesi han quasi 3 volte il nostro numero di Juniores.. Per la legge dei grandi numeri è piu' facile trovare talenti se la base è piu' elevata
2) Chris Froome ha iniziato l'agonismo in Sudafrica a quasi 17 anni , Gerrans a 15 idem Cunego
D'accordo invece sulla tua frase sulle BMX (idem mtb o pista)


alfiso

Re: il ciclismo in Italia è finito

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Per mia natura detesto, odio e rifiuto :D il titolo di questo 3D.
Ma se serve a dare una scossa ed a far scrivere (e leggere) i pezzi sopra BEN VENGA ;)
Però eliminiamo la negatività e lo scoramento. :P


Mad
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Mad »

Winter ha scritto: 1) Ma i francesi han quasi 3 volte il nostro numero di Juniores.. Per la legge dei grandi numeri è piu' facile trovare talenti se la base è piu' elevata
Il problema è arrivare a fare lo Juniores. E' facile allenarsi quando alla domenica arriva il risultato, ma quando questo non arriva più e magari ricevi anche le lamentele dei genitori / parenti vari/ allenatori, diventa difficile andare avanti. Non dimentichiamo poi che è una categoria con un livello altissimo dove l'impegno è quasi professionale.

Winter ha scritto: 2) Chris Froome ha iniziato l'agonismo in Sudafrica a quasi 17 anni , Gerrans a 15 idem Cunego
D'accordo invece sulla tua frase sulle BMX (idem mtb o pista)
Froome e Gerrans vengono da paesi dove si fa sport in maniera diversa. Da noi si passa subito alla specializzazione, mentre da loro prima si lavora sulle capacità generali. Inoltre bisogna ricordare che il ciclismo non è quasi più la prima scelta del bambino, per questo quelli che cominciano tardi molto spesso sono gli scarti del calcio ( o di qualunque sport di gruppo in genere) o bambini al primo sport e abituati a una vita sedentaria. Di Cunego non conosco la storia nei dettagli, ma ci può sempre essere un'eccezzione alla regola ( peccato che sino ad oggi però, non mi sia mai capitata).


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Frieden
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Frieden »

Di Cunego non conosco la storia nei dettagli.
il suo percorso è stato pressappoco Calcio - Corsa campestre - Ciclismo.


"In a time of universal deceit - telling the truth is a revolutionary act." - George Orwell
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sceriffo
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Altra considerazione: in Italia i grandi gruppi industriali non hanno mai investito nel ciclismo. Non è mai successo che grandi banche, compagnie telefoniche, o assicurative, sponsorizzassero in modo sostanzioso un team. Laddove c'è stato intervento, è stato più per passione delle proprietà (Mapei, Liquigas etc), che per una strategia di gruppo al netto dell'interesse personale verso questo sport. E questo in tempi in cui la crisi economica era ben lontana.
Domanda: perchè a differenza degli altri stati, non si è mai riusciti a coinvolgere grandi/grandissimi finanziatori?


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galliano
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Winter ha scritto:
galliano ha scritto: Magari tra cinquant'anni la percentuale di italiani che useranno la bici sarà la più alta d'europa, per ora siamo in coda alla classifica.
Ma cosa centra con il ciclismo (inteso come sport) ?
L'Olanda ha il piu' alto tasso di bici d'europa (idem di persone che usano la bici) pero' nel ciclismo ormai è un ex grande
Ultimo Mondiale ? Zoetemelk.. Ultimo Tour ?
Ultima vittoria di tappa al Tour ?
Bisogna vedere i tesserati per le gare (e allenamenti) , non quelli che usano la bici per moda (o per far 5 km)
In verità mi era sfuggita la frase di sceriffo che limitava l'affermazione "al grande palcoscenico", comunque mi pare difficile pensare che non ci sia una qualche correlazione tra l'uso quotidiano della bici, come strumento per muoversi, e il numero di coloro che fanno agonismo. Vedendo il caso Olanda potrei pensare che si tratta della classica eccezione, anche perché non mi sembra di assistere (in Olanda) ad un travaso dal ciclismo in altri sport. Il caso Olandese per me resta un po' un mistero anche se ammetto di non avere competenza alcuna.
Su due piedi mi pare che l'Olanda non abbia nello sport professionista delle punte di eccellenza, se si esclude la nicchia del pattinaggio di velocità, quindi il ciclismo olandese è allineato al resto del paese.

Tornando in tema, anch'io come sceriffo mi sono sempre stupito della mancanza di grossi sponsor, anche ai tempi d'oro di Pantani, Bugno, Chiappucci.
Ma se escludiamo il calcio e quelle porcherie motoristiche, in quale altro sport troviamo nomi di grandi aziende?
Se guardiamo il tennis, ad esempio, in ITALIA i tornei ATP sono praticamente scomparsi sono rimasti solo Roma e Palermo, che comunque nel ranking ATP è proprio in fondo alla scala.
In ogni caso, leggevo questo articolo http://www.tennisbest.com/archivio/781-tornei-atp ove si dice che organizzare un torneo ATP 250 series implica un esborso da due a tre milioni di euro. Sto parlando di tornei del calibro di Montpellier, Marsiglia, Casablanca, Stoccolma, Vienna, Metz, Umago, ecc. Praticamente sconosciuti al grande pubblico. Nei 2/3 milioni di euro non sono compresi gli ingaggi dei top player e, riporto testualmente: "«Nei tornei ATP per portare un Federer devi sborsare un altro milione. E lo stesso vale per Nadal o Djokovic”." Infatti nel 2012 tra i vincitori di questi tornei troverete solo tennisti di secondo piano.

Leggevo poi quanto scritto da Basso (il forumista) qui: viewtopic.php?f=2&t=541&start=200#p96754
ovvero che il budget di squadre come Liquigas e Saxò è di 9 milioni di euro, per non parlare dell'europcar che sta a 6,7m€
Ciò premesso mi chiedo: ad una azienda conviene di più investire quei 9 milioni di euro in una squadra che schiera contador o sagan+nibali oppure spenderli per 3 tornei ATP di quarta schiera (letteralmente)?
Io non avrei dubbi, ma mi piacerebbe sentire la vostra opinione, compreso Alf è addentro a questo mondo.

Per farla breve, credo ci sia molto da lavorare sulle professionalità che devono attirare i grandi sponsor, ragionando in un ottica globale senza stare a guardare troppo l'orticello di casa.


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Emit Flesti
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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galliano ha scritto:Leggevo poi quanto scritto da Basso (il forumista) qui: viewtopic.php?f=2&t=541&start=200#p96754
ovvero che il budget di squadre come Liquigas e Saxò è di 9 milioni di euro, per non parlare dell'europcar che sta a 6,7m€
Ciò premesso mi chiedo: ad una azienda conviene di più investire quei 9 milioni di euro in una squadra che schiera contador o sagan+nibali oppure spenderli per 3 tornei ATP di quarta schiera (letteralmente)?
Io non avrei dubbi, ma mi piacerebbe sentire la vostra opinione, compreso Alf è addentro a questo mondo.

Per farla breve, credo ci sia molto da lavorare sulle professionalità che devono attirare i grandi sponsor, ragionando in un ottica globale senza stare a guardare troppo l'orticello di casa.
Credo che la riflessione su questo tema sia davvero complessa e che le evocate competenze di Alfiso potrebbero essere di grande aiuto. In termini generali la questione che poni è centrale (indipendentemente dal raffronto con il mondo del tennis) e per la sua trattazione bisogna considerare, come variabile rilevante, l'ottimo lavoro svolto dalla banda Bulbarelli con RAIsport2, in termini di qualità del servizio, ma anche solo dal punto di vista "bruto" del numero di ore di trasmissione. Il futuro del ciclismo pro, in Italia, passerà anche dal consolidamento o (speriamo di no) dal depotenziamento dell'offerta RAI... :stretta:


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galliano ha scritto: Su due piedi mi pare che l'Olanda non abbia nello sport professionista delle punte di eccellenza, se si esclude la nicchia del pattinaggio di velocità, quindi il ciclismo olandese è allineato al resto del paese.
mai sentita nominare marianne vos? :)
a parte il succitato fenomeno, e il fatto che comunque a livello giovanile gli olandesi mi paiono ben superiori agli italiani negli ultimi anni, specie in considerazione con il numero di corridori... sulla correlazione ciclabilità - sport sono pienamente d'accordo con te, già l'ho scritto piu' volte. quanti genitori sono tranquilli nel lasciare i propri figli pedalare per strada in italia oggi?


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Belluschi M.
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Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2011, 17:47

Re: il ciclismo in Italia è finito

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Frieden ha scritto:
Di Cunego non conosco la storia nei dettagli.
il suo percorso è stato pressappoco Calcio - Corsa campestre - Ciclismo.
Se non sbaglio però la corsa a piedi l'ha sempre praticata a livello scolastico con i campionati studenteschi, senza che fosse tesserato per una società.
E nonostante ciò nella corsa campestre si piazzava tra i primi, in anni in cui la concorrenza era molto elevata.
Ciò mi fa pensare che se avesse intrapreso una carriera da corridore a piedi, avrebbe ottenuto anche qui risultati da vertice (nazionale ed eventualmente europeo, perchè con gli africani..........)


alfiso

Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da alfiso »

Tutte le cose scritte sono assolutamente vere ma, credetemi, non è necessario essere del settore per maturare sensibilità al riguardo.
La pubblicità è per sua natura "pubblica" e talvolta chi ci lavora all'interno ha più occhiali, meno senso critico e in generale minore capacità di osservazione.
Lo dico perché, nonostante l'apparenza frizzante, il mondo pubblicitario italiano e le logiche che lo animano sono di un totale becero conservatorismo.
Le logiche pianificatorie sono ancora le stesse di 25 anni fa, più o meno. Solo il web ha soppiantato un poco le cose in alcuni settori merceologici e soprattutto la comunicazione della piccola e media industria (il vecchio mercato delle directory: pagine gialle, guide di settore, ecc.).
I big spender, coloro che fanno i prodotti per la "casalinga di Voghera", si affidano sempre ai soliti centri media che pianificano nello stesso modo da lustri.
Quindi, se posso fare un appunto ai post precedenti è solo per dire che, se il ciclismo rimane fuori dai grandi investimenti, non è perché ci siano delle grandi strategie e dei grandi studi che lo rendono meno appealing di altro.
E' vero che esistono due sport, oltre ai motoristici, che vivono in una sorta di nuvoletta: il tennis ed il golf; con il golf che davvero è al 100% fuffa di piccolo mondo e per nulla un investimento pubblicitario in senso lato ma pur sempre comunicazionale.
I soldi che girano in quei mondi non si basano su un effettivo mercato pubblicitario, bensì sulla necessità di essere presenti e visibili in un piccolo mondo dorato ed esclusivo; un po' come la differenza che passa fra il plebeo Facebook dove chiunque può iscriversi e l'esclusivo A Small World dove invece bisogna essere invitati.
In qualche mondo c'è differenza fra essere sponsor per tutti ed essere sponsor "invitato".
Diciamo che la gran parte della fetta mondiale dei soldi veri della torta delle sponsorizzazioni finisce al calcio, al trio (o poker con NHL) degli sport americani e ai motoristici (con l'off-shore che è declinato parecchio a seguito dell'eccessiva arabizzazione; solo lì fa indici d'ascolto pazzeschi attorno al 50%).
Il resto del mondo sportivo si divide le briciole ed in queste briciole, nonostante tutto, il ciclismo fa la parte del leone.
A tutt'oggi il ciclismo permane uno degli sport che forniscono la maggior resa in proporzione agli investimenti ed alle loro entità (anche purtroppo per il suo complesso di inferiorità, anglosassoni esclusi).
Insomma, ciò che mi sento di dire è che non è tutto oro quello che luccica e non è tutta m... quella che è rimasta al ciclismo.
Non dimentichiamo che è stato il ciclismo ad inventare la sponsorizzazione sportiva di massa ed anche la sponsorizzazione extra-settoriale (muovendosi quasi in parallelo con le attività motoristiche).
L'assenza di una forte anima anglosassone lo ha reso debole nella comunicazione pubblicitaria per decenni in quanto ben sappiamo come il timone mondiale della pubblicità si trovi negli Usa. Però la parte francese del mondo media pubblicitario (Havas, Carat) hanno sempre avuto una ottima collaborazione col mondo del ciclismo ed il successo del Tour è anche una conseguenza di ciò.
Personaggi come Vincent Bolloré e Jacques Seguela hanno spesso intrecciato le loro attività con il fenomeno ciclistico ed il Tour de France, la sua carovana pubblicitaria ed a ciò si deve anche il maggior potere politico e la grandeur del Tour.
Anche in Italia il Giro è stato (ma si parla al passato), oltre che un fenomeno sociale, anche un fenomeno politico-mediatico, ma solo sino agli anni 70.
L'inconsistenza del mercato pubblicitario italiano in ambito mondiale ed in particolare rispetto ad anglosassoni e francesi ne ha risotto drasticamente le ambizioni, tanto più che i colossi esteri hanno col tempo acquisito le strutture pubblicitarie italiane. Oggi il mercato pubblicitario è gestito quasi interamente da gruppi esteri ed i beneficiari italiani (editori) sono i soliti noti (pochi e molto datati). Insomma, ad un panorama editoriale e di comunicazione vecchio e stantio, abbiamo affiancato un settore di produzione pubblicitaria diretto e controllato dall'estero (insomma siamo in un vicolo cieco).
La speranza per svincolarci da queste catene è tutta riposta nella rete che certamente metterà un po' in crisi anche qua il sistema della filiera pubblicitaria eliminando alcuni lucrosi e parassitari sistemi intermediari. Credo anche nello sport e nelle sue sponsorizzazioni.
Ciò che mi sento di dire è che è sbagliato considerare di serie B la sponsorizzazione Lampre e di serie A una eventuale presenza pubblicitaria di Intesa o di Unicredit (tanto per fare il parallelo Rabobank). Credo che il ciclismo odierno non abbia le spalle abbastanza forti per accogliere grossi sponsor, il cui potere va compensato da una struttura forte, altrimenti la loro dipartita eventuale creerebbe scompensi.
In ogni caso non c'è nulla di male ad avere sponsorizzazione di aziende medie che fanno il loro porco lavoro. L'importante semmai è la solidità del sistema.
Il problema oggi è il sistema. La assurda politica fiscale italiana sportiva favorisce e, oserei dire giustifica, l'artificio. Oggi abbiamo il paradosso di una lega ciclismo costituita da entità affiliate all'estero, anche peraltro in violazione dei regolamenti sportivi vigenti. Lì sarà necessario intervenire, ma la Lega Prof neo-costituita è già una entità fantasma.
Il ciclismo ha comunque avuto sino agli anni 70 delle grandi sponsorizzazioni industriali, non è vero che non le ha mai avute. Quando il ciclismo era uno "sport per poveri" il potere di acquisto dei suoi campioni era immensamente maggiore di quello odierno (ok, direte che non ci sono più i campioni :D).
A parte questo, vi prego che non si scriva più che Mapei è entrata nel ciclismo per la sola passione sportiva del suo presidente. Nessuno mette in dubbio la passione (forse anche esagerata in certi casi), ma certamente Mapei ha fatto un ottimo investimento pubblicitario e di immagine (la sua brand awareness è esplosa grazie al ciclismo).Diamoci un taglio con i benefattori nel ciclismo. E' muffa! Ed è bene che sia così, perché lo sport è professionistico come le sue sponsorizzazioni.
Le imprese entrano nello sport perché conviene loro per fare business, per legittime convenienze fiscali e per fare comunicazione virale emotiva ed è bene così.
Perché dico questo? Perché ciò che passa con il messaggio che avalla i benefattori e svilendo il prodotto, è un sostanziale depotenziamento del prodotto ciclistico che si va a proporre. Se ringrazio chi mi sponsorizza è perché colui che sottoscrive il contratto mi dà un contributo e non una sponsorizzazione. E il contributo si dà "gratuito", a perdere, in cambio di poco o nulla. E questa è una vera follia. Nel contempo chi gestisce la macchina ciclismo non fa nulla per valorizzare il prodotto e per salvaguardare gli investimenti e pertanto garantire gli investitori.
Anzi oggi, e possiamo ormai dirlo, abbiamo dirigenti che probabilmente hanno lucrato sull'antidoping e/o creato artificiosi campionifici, con la scusa del doping.
Insomma non solo non hanno combattuto una piaga che ne ha demolito la visibilità e la credibilità ma hanno pure lucrato sul male di questo sport.
Ai vecchi dirigenti, al limite, si sarebbe potuto accusare un eccessivo disinteresse o lassismo, ma di certo la passione impediva anche solo di pensare certe degenerazioni.
Il mondo anglosassone però è corso ai ripari in questo ambito con le proclamazioni di pulizia e le ostentazioni di novità per rafforzare e proteggere l'ingresso delle sue big firm, e per far ciò ha spesso additato irresponsabilmente e in modo intellettualmente disonesto il movimento latino o continentale. Nel sud Europa non abbiamo avuto purtroppo la capacità politica di affermare la forza del nostro movimento, per via di una base anziana nell'immaginario collettivo (non so quanto anziana, ma certamente silenziosa e apaticamente passiva nel suo complesso).
Se si tiene conto che il cosiddetto target commerciale nella pubblicità è 15-54 (anni di età) possiamo comprendere come ci si sia messi sul binario morto; e così finisco ad avvalorare il titolo del 3d, molto controvoglia. A ciò si aggiunga l'operato dirigenziale, per il quale non è il caso di spendere ulteriori parole.
Cosa fare? Costruire la linea del Piave direi.
1) C'è la necessità di trasformare un apparato burocratico in un apparato dirigenziale e manageriale svincolandolo dalle spire assassine e velenose di un vetusto, parassita e discutile Coni, specchio della peggiore politica romana (la Fci è stata la dimostrazione di come la politica possa distruggere un gioiellino ben gestito ed in armonia con le società componevano in un mostro burocratico e irrispettoso del suo patrimonio principale, gli atleti).
2) C'è la necessità di individuare, e mettere a punto da parte del movimento, la comunicazione per il prodotto "ciclismo", stabilendo un forte legame di responsabilizzazione e corresponsabilizzazione con l'industria del settore, che è ancora forte e vitale (piccolo e medio fa ancora bene), ma spesso un po' egoista e profittatrice in Italia, mentre di converso aperta e relazionale nei suoi branch esteri (nemmeno la Francia possiede questo plus).
3) C'è la necessità di formare le dirigenze societarie dando loro strumenti e conoscenze basilari di marketing e comunicazione oltre a nozioni di gestione manageriale e fiscale.
4) C'è la necessità di consorziare tutto il consorziabile perché la numerosità delle community determina il loro valore commerciale e pubblicitario. E se ritenete questa frase troppo markettara, diciamo allora che "l'unione fa la forza". La sostanza è la stessa.
Quando una generazione di manager societari avrà assorbito e metabolizzato questa formazione potremo certamente ripartire con un antico vigore.
Tornando al discorso Fci, invece, direi che il valore potenziale pubblicitario della Fci è di gran lunga superiore alle miserie raccolte ad oggi.
E nonostante i risultati miseri dell'ultimo quadriennio in progressivo e preoccupante peggioramento, il valore della maglia azzurra permane immutato ed il movimento che lo sostiene numeroso, certamente superiore all'indotto di una squadra di serie B, perchè di questo stiamo parlando e tanto ci basterebbe per ridare un bell'ossigeno.
Invece il movimento continua incredibilmente ad annegare o soffocare fra le proprie feci ed escrementi (è colorita ma è realistica).
Qualcuno dirà: cosa c'entra la Federciclismo con le squadre professionistiche private?
Vero, verissimo, ma Sky è nata in seno a British Cycling, Rabobank viaggia a braccetto con la Koninklijke Nederlandsche Wielren Unie ed il presidente della FFC francese è il fulcro molto proattivo di Team, Tour e Coupe de France.

Rispetto al calcio un investitore italiano odierno non riconosce nelle entità del ciclismo soggetti forti, radicati a cui abbinarsi. Una squadra di calcio resta nel tempo (non è legata ad un solo calciatore) ed è radicata e riconoscibile (non è legata ad un atleta ed ha una sede fisica identificabile in uno stadio di una città).
Una entità ciclistica è in balia di mille tempeste, qualcuna (la peggiore) creata al suo stesso interno.
Cominciamo dal basso e dal nostro "piccolo", che poi tanto piccolo non è. :D

Ps. Tutti quanti spesso veneriamo le operazioni di globalizzazione ciclistica. Pensiamo ad esempio al Qatar.
Bene, il Qatar riassume la globalizzazione odierna. Spesso pensiamo ai petrodollari, ma gli interessi francesi là vanno oltre.
Il Qatar, a differenza di Arabia Saudita ed altri emirati, è un paese sotto protezione politica francese.
Le operazioni che hanno riguardato i mondiali di calcio sono ad uso e consumo di interessi incrociati che riguardano anche l'industria aeronautica e bellica francese.
Il gruppo Lagardere in Francia controlla France Football ed ha una quota considerevole nel gruppo Amaury.
Il califfo Al Thani del Qatar è stato ed è una sorta di commesso viaggiatore di Aeds e Matra nel mondo mediorientale. Oggi possiede quote rilevanti di Lagardere e di Aeds.
E' il proprietario del PSG multimilionario e scialacquone. Sarkozy lo considerava uno dei suoi principali supporter e la nuova politica francese lo ha adottato a sua volta senza problemi. Oggi in Francia le società qatariote godono per legge di un regime fiscale speciale. Per questa ragione la politica francese ha affidato ai qatarioti le politiche pubbliche per recuperare la banlieu parigina. Le immobiliare qatariote acquistano i quartieri, li rimodernano e li rivendono ai tanti cittadini musulmani godendo degli utili che il regime fiscale privilegiato consente. Ma alla religione musulmana il benefattore qatariota aggiunge anche un'altra religione "oppio dei popoli": il Paris Saint Germain.
Nel suo piccolo il ciclismo all'altare della religione vera :dollar: porterà i ciclisti ad arrossire ed arrostire sulle sabbie del Catarro :(
Non so perchè ma preferisco tenermi stretta le "povere" Lampre e Liquigas.


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galliano
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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alfiso ha scritto:Tutte le cose scritte sono assolutamente vere ma, credetemi, non è necessario essere del settore per maturare sensibilità al riguardo.
La pubblicità è per sua natura "pubblica" e talvolta chi ci lavora all'interno ha più occhiali, meno senso critico e in generale minore capacità di osservazione.
Lo dico perché, nonostante l'apparenza frizzante, il mondo pubblicitario italiano e le logiche che lo animano sono di un totale becero conservatorismo.
Le logiche pianificatorie sono ancora le stesse di 25 anni fa, più o meno.
Per ora ho letto solo questo, ma chissà perché mi aspettavo questo incipit e da esterno confermo che la tua sensazione.


Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Mad ha scritto:
Winter ha scritto: 1) Ma i francesi han quasi 3 volte il nostro numero di Juniores.. Per la legge dei grandi numeri è piu' facile trovare talenti se la base è piu' elevata
Il problema è arrivare a fare lo Juniores. E' facile allenarsi quando alla domenica arriva il risultato, ma quando questo non arriva più e magari ricevi anche le lamentele dei genitori / parenti vari/ allenatori, diventa difficile andare avanti. Non dimentichiamo poi che è una categoria con un livello altissimo dove l'impegno è quasi professionale.

Ho detto Juniores perche' conosco i dati per raffrontare i due paesi , ma potevo dire Allievi o Esordienti
Il rapporto è quasi 3 Francesi x un Italiano..


Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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cauz. ha scritto:
galliano ha scritto: Su due piedi mi pare che l'Olanda non abbia nello sport professionista delle punte di eccellenza, se si esclude la nicchia del pattinaggio di velocità, quindi il ciclismo olandese è allineato al resto del paese.
mai sentita nominare marianne vos? :)
a parte il succitato fenomeno, e il fatto che comunque a livello giovanile gli olandesi mi paiono ben superiori agli italiani negli ultimi anni, specie in considerazione con il numero di corridori... sulla correlazione ciclabilità - sport sono pienamente d'accordo con te, già l'ho scritto piu' volte. quanti genitori sono tranquilli nel lasciare i propri figli pedalare per strada in italia oggi?
350/400 Juniores per un paese di 15ml di abitanti , sembrano un po' pochini
La Media è simile all'Italia. Avranno le piste ciclabili , le bici per tutti pero' il ciclismo tira poco (al contrario delle Fiandre..)


prof
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da prof »

Ho letto d'un fiato il post di alfiso, che rivela una conoscenza profonda del settore comunicazione/pubblicità e che non si può che condividere. Mi ha colpito in particolare laddove cita la totale sinergia tutta francese tra apparato militare/industriale e stato, costante nella politica di quel paese. Piu' che mai attiva anche quando si trattava di sostenere un privato come Dassault, figuriamoci oggi con EADS. Il bello di quel paese è che gli effetti di quella sinergia, in un settore tecnologicamente avanzatissimo ed oggi interamente di stato, si sono ampiamente riflessi anche su tutti i settori privati: formaggi, vini, acque minerali, moda e, logicamente, Tour.

Si badi che le aziende italiane della difesa, storicamente, hanno sempre goduto di un vantaggio tecnologico rilevantissimo rispetto ai concorrenti franzosi: questo vantaggio non si è mai rivelato tale anche sul piano commerciale. La differenza è sempre stata fatta dalla scarsa caratura del ns. personale di stato.
La faida perenne nella vita politica italiana non si è mai arrestata di fronte agli interessi della ns. industria e dei ns. cittadini: i socialisti che dovevano prevalere sui democristiani non esitarono un attimo nello sputtanare la maggiore azienda aeronautica italiana rivelando i "risvolti segreti" di certi successi commerciali. Nè esitarono i comunisti e il pd dopo, quando si trattò di prendere il posto dei socialisti. Pensate alla credibilità internazionale che ne è derivata agli uffici commerciali di quelle aziende. Tutto ciò ha prodotto un personale diplomatico di infimo ordine e totalmente succube del potere politico pro tempore. Chi ha frequentato le ambasciate italiane ne è ben comsapevole.
Questo clima di faida ha pervaso tutte le istituzioni del ns. stato: si pensi alla magistratura che chiude Taranto con motivazioni che lasciano attoniti, pensate al livello astronomico di tassazione cui sono sottoposte le aziende italiane rispetto ai concorrenti esteri, con corollario di inversione dell'onere della prova in materia fiscale (il contribuente è compevole ammenochè non provi la propria innocenza). Pensate alle responsabilità civili e penali in capo ad un presidente di una sociatà sportiva giovanile: quando mi fu chiesto di dare una mano in una vecchia storica società ciclistica, mi scappò da ridere.
Solo un pazzo potrebbe investire nello sport in Italia: dopo averci messo 10 milioncini, il minimo che gli possa capitare è ricevere un accertamento della AdE che gli chiede dove ha nascosto gli altri 10 che ha "senz'altro" riciclato all'estero.

Certo, all'uomo dei collanti per edilizia nelle cui squadre hanno sempre militato i corridori piu' puliti del ciclismo universale non accadrà mai. Chi è Confindustria e quali interessi difende ? Chiedetevelo e scoprirete che a fronte di piccoli e medi imprenditori che versano poche decine di migliaia di euri di quota, stanno i grandi gruppi pubblici e le grandi banche che vi riversano milioni: chi è il perfetto re travicello, garante dei secondi con i voti dei primi ? Anche Confindustria ha i suoi dipendenti con i salari da difendere ...

Togliamoci dalla testa che in Italia qualcuno investa nel ciclismo ... ammenochè ... ammenochè non si costringano, con atto politico d'imperio, ENI, FINMECCANICA, UNICREDIT o MPS, questi ultimi con i soldi ricevuti per salvarsi dal fallimento. In altre parole, fino a che il ciclismo, sport oggi largamente in camuffa, non si rivelerà, nelle mani di una dirigenza capace non pensabile al momento, quella macchina pubblicitaria formidabile che è in potenza e fino a quando non esisteranno le condizioni economiche e fiscali che lo consentano, non ci sarà piu' trippa per gatti. La RAI ci ha scommesso e sembra averci perso un bel po' di quattrini, difficile che continui.

Nella lista di Emit vedo una sola voce in attivo: l'enorme pubblico dei praticanti. In passato non è mai stato cosi': negli anni '60 nella mia città, i praticanti attivi erano poche decine. Oggi sono centinaia, ma molte centinaia, forse migliaia ed è proprio questo il motivo per cui, almeno secondo me, si potrebbe ancora sperare.
Resterebbe da parlare delle possibili strategie.


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Emit Flesti
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Emit Flesti »

Winter ha scritto: 350/400 Juniores per un paese di 15ml di abitanti , sembrano un po' pochini
La Media è simile all'Italia. Avranno le piste ciclabili , le bici per tutti pero' il ciclismo tira poco (al contrario delle Fiandre..)

Spero mi perdonerete la deformazione professionale...
Trovo questi dati molto interessanti ma, inserendoli così random nel topic, tra una riflessione sul mercato pubblicitario/marketing (Alfiso, sei un idolo delle folle forumisitche: in 5 minuti scrivi messaggi kilometrici e di una densità concettuale notevole), una riflessione sulla copertura televisiva, uno sfogo giustamente preoccupato e il solito godibile ca**eggio da forum, si finisce col perderli di vista. Rischiano di divenire inutili al fine del ragionamento e del confronto.
Se concordate, potremmo aprire un topic dedicato, intitolandolo "i numeri del ciclismo italiano", che ovviamente potrebbe ospitare qualunque dato riferito a contesti stranieri utile per operare una comparzione.
Unica regola ferrea (e qui arriva la deformazione professionale): citate la FONTE da cui avete tratto i dati che riportate!!!!
Thanks! :cincin:


"Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone. Il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo e gli assassini del tempo [...] Il tempo è senza tempo..."
(Willem Dafoe/Wim Wenders, 1993)
Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

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Per l'Olanda La fonte è mia
Vai su Wielerland (prima che fosse ha pagamento) è ti metti a vedere tutte le gare olandesi Juniores , fai copia e incolla , e poi elimini i doppioni (non cosi semplice.. pero' ero curioso)
Per il Belgio tutte le squadre hanno un sito internet con i nomi dei corridori (basta sommarli) , i due siti nazionali ti danno le squadre
Per Francia e Italia son dell'Utente Alfiso
Sulla Francia se vuoi conferma , sul sito della FFC.fr ci son tutti , basta di buona volonta' andar squadra per squadra (te lo lascio volentieri)
Per la Germania il sito
http://www.rad-net.de/
classifica ogni corsa (e ogni corridore), basta andar sulla classifica
http://www.rad-net.de/modules.php?name= ... 012&rlid=4
e hai il numero dei corridori (302) , puoi raffrontarlo agli anni precedenti (in costante diminuzione)
Sulla Spagna bisognerebbe far lo stesso sistema dell'Olanda (ma i ciclisti juniores sono il doppio.. e le gare le trovi sui siti regionali delle federazioni)


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matteo.conz
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da matteo.conz »

galliano ha scritto:
alfiso ha scritto:Tutte le cose scritte sono assolutamente vere ma, credetemi, non è necessario essere del settore per maturare sensibilità al riguardo.
La pubblicità è per sua natura "pubblica" e talvolta chi ci lavora all'interno ha più occhiali, meno senso critico e in generale minore capacità di osservazione.
Lo dico perché, nonostante l'apparenza frizzante, il mondo pubblicitario italiano e le logiche che lo animano sono di un totale becero conservatorismo.
Le logiche pianificatorie sono ancora le stesse di 25 anni fa, più o meno.
Per ora ho letto solo questo, ma chissà perché mi aspettavo questo incipit e da esterno confermo che la tua sensazione.
Anch'io m'aspettavo questo tenore,basta tener conto che molte multinazionali fanno gli spot uguali in vari paesi e per l'italia lo fanno su misura.Altro esempio è la censura (spesso sessuale) su diverse pubblicità di ikea che girano tranquillamente nel resto d'europa. Secondo me sanno che razza di popolo nazional-commercial-popolare siamo (hanno creato).


Mondiale 2019: 1 matteo.conz 53 :champion:
Svalorizzando gli altri non ti rendi superiore.
C'è sempre una soluzione semplice ad un problema complesso. Ed è quella sbagliata. A. Einstein
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Maìno della Spinetta
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

Ieri ho visto Sfide su Villeneuve.
A parte che vedere in pista la Ferrari 27, le Lotus e le Renault mi ha messo una nostalgia pazzesca addosso, ma ho notato che ovunque c'erano marchi italiani: Candy, Ferrari, Agip, Fiat, Parmalat, Smeg, Brooklyn.... Rispetto ad adesso 1000 volte di più.


Sulle pubblicità ad-hoc, negli USA sono molto più puritani in TV che in Italia, incredibilmente di più. E hanno uno stile di pubblicità assurdo, sensazionalistico... Fare le pubblicità ad-hoc non significa essere più o meno arretrati socialmente, significa conoscere il mercato di riferimento.


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
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Emit Flesti
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Emit Flesti »

Maìno della Spinetta ha scritto:Sulle pubblicità ad-hoc, negli USA sono molto più puritani in TV che in Italia, incredibilmente di più. E hanno uno stile di pubblicità assurdo, sensazionalistico... Fare le pubblicità ad-hoc non significa essere più o meno arretrati socialmente, significa conoscere il mercato di riferimento.
A mio modesto parere (non sono un esperto del settore) per valutare le pubblicità devi analizzare soprattutto i tòpoi cui fanno ricorso. Questo dice molto del ruolo e del contesto di riferimento della pubblicità sulle televisioni italiane (in particolare quelle "generaliste"). Mi ricordo che, nemmeno tanto tempo addietro, un alto prelato parlò, sostanzialmente a ragione, di "disastro antropologico" :D


"Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone. Il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo e gli assassini del tempo [...] Il tempo è senza tempo..."
(Willem Dafoe/Wim Wenders, 1993)
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francesco31
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da francesco31 »

sceriffo ha scritto:Tristemente, dopo il Lombardia di ieri, non resta più nulla. Sto parlando del grande palcoscenico. Ora che anche la Liquigas cede il passo, la Lampre, come ricorda Camoscio non ha certo la levatura (e budget) di una WorldTour, chi e come rappresenterà il movimento italiano nel mondo?
Poi, per amor di carità, tanto di cappello ai Savio, Scinto etc che con poco fanno molto. Ma non basta un Giro d'Italia per ridare lustro al movimento, che, paradossalmente, non perde interesse di pubblico ma lo perde per gli investitori.
Della crisi economica? Di una federazione masochista? Di manager che non sono stati in grado di coinvolgere i grandi gruppi industriali?
Di chi è la colpa?



Credo che i continui scandali sul Doping non abbiano aiutato


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tetzuo
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da tetzuo »

non abbiam vinto nemmeno oggi

non riusciamo a vincere nemmeno le classiche del nostro calendario :gluglu:


Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Winter »

Con la chiusura dell'Acqua e Sapone , il numero dei ciclisti pro italiani scenderanno sotto i 140..
Livello piu' basso dal 1992 a oggi , solo che allora c'erano dieci squadre non sei (sperando che Utensilnord continui..)!
Vuol dire che i cento partenti saranno un sogno per le corse italiane


herbie
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da herbie »

Emit Flesti ha scritto:
Maìno della Spinetta ha scritto:Sulle pubblicità ad-hoc, negli USA sono molto più puritani in TV che in Italia, incredibilmente di più. E hanno uno stile di pubblicità assurdo, sensazionalistico... Fare le pubblicità ad-hoc non significa essere più o meno arretrati socialmente, significa conoscere il mercato di riferimento.
A mio modesto parere (non sono un esperto del settore) per valutare le pubblicità devi analizzare soprattutto i tòpoi cui fanno ricorso. Questo dice molto del ruolo e del contesto di riferimento della pubblicità sulle televisioni italiane (in particolare quelle "generaliste"). Mi ricordo che, nemmeno tanto tempo addietro, un alto prelato parlò, sostanzialmente a ragione, di "disastro antropologico" :D
più che di tòpoi, per quanto riguarda gli stilemi ricorrenti, parlarei di tòpoe....
a parte gli scherzi, potresti esplicitare meglio questo post? Perchè con il ciclismo questa storia ad oggi potrebbe essere tranquillamente ribeltata. Eppure l'atleta ciclista avrebbe da dare qualcosa sul piano dell'immagine anche più del calciatore....


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Bazzia
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Bazzia »

Winter ha scritto:Con la chiusura dell'Acqua e Sapone , il numero dei ciclisti pro italiani scenderanno sotto i 140..
Livello piu' basso dal 1992 a oggi , solo che allora c'erano dieci squadre non sei (sperando che Utensilnord continui..)!
Vuol dire che i cento partenti saranno un sogno per le corse italiane
Bordonali difficile a livello Professional, ad oggi i suoi corridori sono tutti liberi, se riesce a fare qualcosa è con una Continental.


Donne, Cavalli e Corridori non c'ha mai capito niente nessuno!
Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Winter »

Bazzia ha scritto:
Winter ha scritto:Con la chiusura dell'Acqua e Sapone , il numero dei ciclisti pro italiani scenderanno sotto i 140..
Livello piu' basso dal 1992 a oggi , solo che allora c'erano dieci squadre non sei (sperando che Utensilnord continui..)!
Vuol dire che i cento partenti saranno un sogno per le corse italiane
Bordonali difficile a livello Professional, ad oggi i suoi corridori sono tutti liberi, se riesce a fare qualcosa è con una Continental.
Io le Continental non le considero pro.. visto che , tranne in Francia , non c'e' l'obbligo di pagar gli stipendi..
Quindi sotto i 130.. (la Francia potrebbe superarci..)
Situazione drammatica
Dovrebbero fare un monumento ad uno sponsor come Lampre che nonostante tutto (e le tantissime critiche) continua ad investire nel ciclismo
5 squadre pro.. saran contenti i tanti che criticavan le troppe squadre italiane!


Winter
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Winter »

Con 5 squadre , non ci son nemmeno problemi d'inviti per il giro.. (speriamo che la 4 wild card sia per Coldeportes!)


Andrew
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Iscritto il: venerdì 6 maggio 2011, 14:42

Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Andrew »

Winter ha scritto:Con 5 squadre , non ci son nemmeno problemi d'inviti per il giro.. (speriamo che la 4 wild card sia per Coldeportes!)
Se l'Euskadi diventerà Professional e Sanchez punterò sul Giro d'Italia una wild card a loro non la toglie nessuno.
Di conseguenza una tra Androni, Farnese, Colnago e Coldeportes rimarrà fuori!


Andrew
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Iscritto il: venerdì 6 maggio 2011, 14:42

Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Andrew »

Winter ha scritto: Io le Continental non le considero pro.. visto che , tranne in Francia , non c'e' l'obbligo di pagar gli stipendi..
Il tuo discorso non mi sembra corretto.
Tra le Continental c'è di tutto, e di sicuro molte squadre sono di gran lunga sotto il livello dilettantistico.
Ma sicuramente ci sono anche molti casi di squadre ben organizzate, magari non di alto livello, ma che sicuramente si possono considerare squadre professionistiche.
Il Team Idea, per esempio, sembra una buona squadra, che mi da ottime speranze per una futura nuova Professional italiana! :)


lupo1971
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da lupo1971 »

androni giocattolo entra di diritto al giro d'italia ha vinto lo scudetto come miglior squadra italiana invece dispiace per
acqua e sapone che chiude poveri corridori rimasti a piedi comunque forse tutto questo è dipeso dal mancato invito
al giro d'italia ?


Winter
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Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 19:33

Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Winter »

Andrew ha scritto:
Winter ha scritto: Io le Continental non le considero pro.. visto che , tranne in Francia , non c'e' l'obbligo di pagar gli stipendi..
Il tuo discorso non mi sembra corretto.
Tra le Continental c'è di tutto, e di sicuro molte squadre sono di gran lunga sotto il livello dilettantistico.
Ma sicuramente ci sono anche molti casi di squadre ben organizzate, magari non di alto livello, ma che sicuramente si possono considerare squadre professionistiche.
Il Team Idea, per esempio, sembra una buona squadra, che mi da ottime speranze per una futura nuova Professional italiana! :)
Ma se non pagan contributi e stipendi come le puoi considerare professioniste ?
Anche le squadre dilettanti son ben organizzate ecc ma non pagano ne contributi ne stipendi , solo rimborsi spese
Il Team Idea che budget ha ?


Frank VDB
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Frank VDB »

Pur non avendo letto per brevità tutti i messaggi precedenti (mi scuso per eventuali ripetizioni), sono anch'io dell'opinione che il ciclismo italiano sia finito.
Il punto non è il rifiuto di uno sport di fatica: altrove il ciclismo è diventato sport molto trendy, associato anche alla promozione dell'uso urbano della bici e alla promozione della sua valenza ambientale tra le classi agiate. A Londra a vedere la prova olimpica c'erano un milione e passa di spettatori! E parliamo di un paese senza alcuna tradizione di ciclismo agonistico. A vedere le prove della pista c'era la famiglia Reale e Chris Hoy è diventato un eroe della delegazione inglese.
Da noi? Beh, da noi:
1) non si è mai fatta una seria politica di promozione giovanile, di tutela della bici e di veicolo per la mobilità;
2) non si è mai fatta azione di lobbing rispetto alle problematiche relative al traffico e alle strade: i genitori sono terrorizzati dal mandare un figlio alla scuola di ciclismo per i pericoli che subisce in strada! E hanno ragione.

E con questi due punti abbiamo spiegato già un buon 70% del perchè il ciclismo italiano è alla frutta: manca una seria azione di base di promozione della bici.

A cascata, poi, le conseguenze si vedono nel mondo professionistico: meno bambini allevati nelle squadre, meno professionisti, meno probabilità di trovare un fuoriclasse. Meno "appeal" del ciclismo e della bici sui potenziali spettatori, meno sponsor, meno investimenti, meno soldi per i grandi team o per i campioni, che scappano a correre all'estero.

Poi il ciclismo italiano soffre di eccesso di "parrocchialismo": gli amichetti della parrocchietta prima corrono, poi diventano direttori sportivi, o tecnici, o opinionisti, si autocelebrano nelle cene invernali, il tutto contribuendo a creare un ambiente da conventicola autoreferenziale. Da quella dei mostri sacri degli anni '60 e '70 intervistati tutti gli anni dalla Rai nelle tappe da sbadiglio del Tour, a quella dei pedalatori degli anni '80 e '90 diventati subito Ds, team manager o collaboratori di Rcs Sport. Gestiscono squadre ricorrendo alle cerchie della conventicola, senza un briciolo di preparazione manageriale, senza sapere cosa è la comunicazione, come si gestisce un campione... ricordatevi sempre che ai tempi in cui Pantani era il massimo sportivo italiano, aveva un portavoce personale (un disastro) mentre la squadra (che qualcuno lodava perchè i corridori potevano trovare famigliarità nel dialetto!!!) non era in grado di gestire mediaticamente un patrimonio di quel calibro.

Non voglio andare fuori tema e torno a bomba: ma voi dareste soldi a squadre così?! Cioè, con la crisi economica che c'è, voi daresti in mano 1,2 o 3 milioni di preziosissimi euro (pochi nel ciclismo di oggi) ad un ciclista ritiratosi qualche anno fa, con la pancia e la barba incolta che mette su una squadra in cui ognuno si allena a casa sua, con il suo massaggiatore e il suo medico, col rischio che poi venga travolto da qualche scandalo? No, non li daresti: li dareste magari ad una struttura magari eticamente più compromessa, ma con uno staff manageriale che curi al millimetro il profilo sportivo, la comunicazione, il merchandising, il business, il rapporto con la politica... in altre parole, gli stessi soldi, anzichè darli ad una squadra di ciclismo, li date ad una squadra di calcio di serie B, perchè vi sentite di avere fatto un migliore investimento.

E senza soldi, il ciclismo muore. Anche se è il maggior veicolo pubblicitario attualmente in circolazione, quanto meno in termini di rapporto tra investimento e visibilità.
Senza soldi non si allestiscono grandi squadre, non si allevano giovani, non si aprono squadre giovanili... non arrivano i successi e i nostri corridori migliori (quei pochi...) scappano all'estero.

Paradosso: da sport popolare il ciclismo è diventato sport di élite. Lo praticano banchieri, manager pubblici, presidenti della Rai, industriali di successo internazionale. Ma le loro aziende? Non scuciono una lira... un euro... niente. Ci sarà un perchè?

Forse perchè a sentire un vecchio trombone del passato che in tv, il giorno del trionfo di Wiggins a cronometro al Tour, non ha altro da dire che sui calzini neri dell'inglese che non erano il massimo... forse perchè andare in un raduno di partenza e sentire Ds che si esprimono in dialetto e che reclutano massaggiatori e meccanici un tanto al chilo, mentre Sky investe 20 milioni di euro ed ha una struttura aziendale di supporto ai corridori... forse perchè quando vedono che il mondo del ciclismo non fa nulla per togliersi di dosso la sua patina contadinotta (con rispetto parlando) e ama presentarsi con il volto del vecchio corridore semi analfabeta che fa ridere tutti... forse perchè quando hanno messo insieme questi elementi e quelli che non ho detto, al massimo organizzano una granfondo e lasciano lo sport della bici morire lentamente...


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prof
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da prof »

Potevi farti vivo anche prima ! :P
Ma la cosa piu' paradossale è che il ciclismo italiano muore nel momento in cui le strade italiane sono frequentate da appassionati in bicicletta come non mai e la tv gli dedica spazi e tempi come non mai. E' fin troppo chiaro che si tratta di un problema di persone, di conventicole, di riciclaggio. Ma quale messaggio hanno veicolato tutti 'sti tizi qui ?. A partire dai vari presindegni (copyright by Alfiso) per arrivare a Mr. 64% e a quello che correva nell'Ariostea e che sputtanava per tv chi gli stava antipatico (Ricordate Rasmussen e l'altro R, quello che era persino innominabile?). Quale insegnamento hanno passato alle generazioni che li hanno seguiti ? Un insegnamento molto semplice ed efficace: l'ipocrisia e la paraculaggine pagano piu' di ogni altra cosa.

Se faccio il commentatore tv, ho il dovere di dirla la verità, tutta quanta, anche la piu' scomoda. Se si fa largo un ciclismo dove vi sono corridori che fanno una corsa all'anno e la vincono per 7 anni consecutivi, ho il dovere morale e professionale di dire che quel ciclismo è malato, che sta morendo lasciando macerie di una storia che pur è inimitabile e da preservare. Queste cose le dicevamo qui 8 anni fa e, in ogni caso, facevano parte del bagaglio culturale di tanti fin da prima che nascesse il forum. L'ignoranza in chi riveste certe posizioni non è semplicemente ammessa: o sei competente o non lo sei e, se non lo sei, te ne stai a casa a fare un altro mestiere.

Costoro si sono tappati gli occhi ed hanno fatto finta di non vedere. Non è questione di essere eroi o kamikaze ma di possedere un minimo di dignità e deontologia professionale.
Questo forum, volenti o nolenti, ha sempre fatto il suo onesto lavoro: siamo stati sempre aperti alle critiche e, purtuttavia, non abbiamo mai taciuto nè fatto dietrologie. Si è sempre ragionato per dati e sul filo di discussioni razionali e ben argomentate. Ci si è, a volte, mangiati la faccia ma una linea, un filo, seppur confusamente è emerso. La passione, la piu' disinteressata e pulita è quella che fa emergere professionalità e competenza. Nello sport come in politica e le vicende di questi anni sono li' a testimoniarlo: nulla nasce senza sacrificio personale e passione.


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cauz.
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da cauz. »

Frank VDB ha scritto:Pur non avendo letto per brevità tutti i messaggi precedenti (mi scuso per eventuali ripetizioni), sono anch'io dell'opinione che il ciclismo italiano sia finito.
:clap: :clap: :clap:
post spessissimo e perfettamente riassuntivo dello stato attuale delle cose. non lo quoto tutto per risparmio di spazi e di banda, ma trovo che sia l'esatta fotografia del momento attuale.

grazie frank VDB... un intervento degno della grandezza del tuo nickname :)


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sceriffo
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da sceriffo »

Grazie FDV. Analisi precisa, circostanziata e ben scritta (che non fa mai male!) :clap:


mestatore
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da mestatore »

franck vdb, come back of the year.
grandissimo

e grandissimo prof.

tutto troppo chiaro e troppo vero
gia' detto escritto ( mai così bene) altre volte in questo e nel vecchio forum.

purtroppo non vedo come se ne esce


non sono ciclisti, la fatuita' delle loro vite mi sciocca- T. Krabbe', la corsa.
Frank VDB
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da Frank VDB »

per una ventata di ottimismo che contrasti la desolazione descritta negli ultimi post, vi consiglio la lettura della rubrica graffiante Cristiano Gatti nell'ultima pagina di Tuttobici di ottobre. Ottimismo perchè i segnali di vita del ciclismo che lui evidenzia vengono tutti dall'estero, nemmeno mezzo dall'Italia, patria invece di quelle figure tipo che lui descrive così bene.

Però alla fine sgorga dal cuore l'auspicio che ciò che prende piede nel resto d'Europa, prima o poi si diffonde anche da noi...


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KELLY1
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Re: il ciclismo in Italia è finito

Messaggio da leggere da KELLY1 »

per uscire dalla crisi, il cambiamento passerà tra il mix della passione ed il mix del lavoro/denaro .
la base delle squadre ha prevalentemente lavorato con la passione,pochi soldi tanto impegno , poi nelle categorie junior e under sono arrivati sponsor con troppi soldi concentrati in poche squadre rispetto alla quantità dell 'offerta , provocando a livello giovanile e manageriale delle stesse un doppio binario che ha portato alla chiusura delle piccole squadre perchè senza i soldi non potevi mantenere i migliori , ottenere quei risultati portatori dell'entusiasmo che fanno trascinare e scordare i grandi sacrifici .
affondando la quantità poi manca anche la qualità .
la federazione futura dovrà saper dialogare maggiormente con la società civile , in grande trasformazione nei confronti della bici ,sia come mezzo di trasporto che svago.questo gli permetterà di anticipare i tempi nel recupero dei numeri e dei risultati .
se consideriamo i 100mila circa tesserati praticanti fra la fci ed enti vari,sono poca cosa ripetto ai 6-7 milioni di ciclisti
italiani .


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