Una cosa comunque non capisco: dove sta la grande maggioranza con cui avrebbe vinto?Admin ha scritto:Sono andato a ripescare la cronaca di quella memorabile ( ) giornata, http://www.cicloweb.it/articolo/2013/01 ... taggio-avvcortefranca ha scritto:A Slegar e ad Admin
Le regole sono molto chiare: non diamo i numeri come al lotto.
Non conta la differenza fra lui ed i suoi avversari.
Quello che contava era la percentuale che doveva ottenere LUI.
Se non avesse superato il 5O% del totale dei voti assembleari sarebbe andato a casa e se avesse superato il 50% dei voti, ma senza superare il 55% sarebbe andato al ballottaggio con il secondo arrivato.
Questa era ed é la regola (anche grazie ai taroccamenti posti in essere dal Segretario generale dell'ente che avrebbe dovuto garantire il rispetto delle leggi).
Quindi se fate i conti vedete che quello che ho scritto corrisponde alla verità: ha vinto per 7 voti. E quanto è costato in soldoni questo risultato: sono sotto gli occhi di tutti gli "impegni" che stanno scadendo ........
I votanti furono 258, quindi Di Rocco aveva bisogno di 129 voti per avere il 50%, e superati i 142 avrebbe vinto automaticamente. Ne ha presi 144, quindi 15 in più del limite per non andare a casa, e 2 in più di quello per vincere al primo turno.
Né 7 né 22, ma a metà strada, 15. Sbagliavamo entrambi
Ci dimentichiamo che la norma prevedeva una maggioranza per essere rieletto del 65%: tale norma è stata modificata grazie ad una benevola imposizione interpretativa (eufemismo) dell'ex Segretario generale del Coni. Quindi non parliamo di grande vittoria, per uno che otto anni orsono era stato eletto quasi in modo plebiscitario. Senza tale modifica (arbitraria come molte altre) sarebbe stata in vigore la percentuale del 65% che significava dover prendere per non andare al ballottaggio, sui 258 votanti di Levico, almeno 167 voti.
E comunque con due voti in meno, in base alla regola del 55% in vigore, a Levico sarebbe andato comunque al ballottaggio.