Sorvolando sulle allusioni al doping, c'è anche da dire che la fisiologia non è uguale per tutti e che Valverde, per quanto agonisticamente anziano, non ha i 46 anni di Rebellin o i 43 di Horner quando ha vinto la Vuelta (o i 75 di Ballotta alla sua ultima stagione in A
). Inoltre per quanto riguarda le classiche dal chilometraggio superiore ai 200 km e le grandi gare a tappe, contano quelle doti di fondo e resistenza che è più naturale avere a 35 anni piuttosto che a 22-23: per il tipo di corridore che è, è più anziano Cavendish (e dire questo mi fa sanguinare, dato che Cav ha la bellezza di 9 giorni più di me
) e per questo mi ha molto stupito il suo clamoroso ritorno ai vertici al Tour dell'anno scorso, molto più di quanto non mi sorprenda il ritrovato strapotere di Valverde nelle corse di un giorno.
Se a tutto questo ci aggiungiamo la mancanza di infortuni particolarmente gravi nel corso della carriera (mi viene in mente solo quello al ginocchio al Tour 2005 dopo aver vinto a Courchevel: infortunio per altro mai chiarito del tutto), l'anno e mezzo di stop forzato che può avere avuto l'effetto collaterale positivo di limitarne il logoramento e l'esperienza che oggi Valverde può vantare, e magari anche la serenità con cui oggi può permettersi di correre rispetto agli anni in cui era stato al centro dell'Operacion Puerto (e per questo messo al bando dal Coni, tanto per dirne una, con tanto di esposizione al pubblico ludibrio sulle strade di alcuni paesi), ecco che i suoi risultati degli ultimi 2-3 anni diventano più che comprensibili.
Che poi Valverde è uno che ha sempre vinto tantissimo; solo che fino a qualche anno fa facevano più rumore le sconfitte sul filo di lana che le vittorie: gli davamo tutti del succhiaruote e non del tutto a torto (il mondiale di Firenze, Purito, l'ha perso per colpa sua), ci sta anche che a suon di perdere male corse che aveva in pugno (e pensiamo anche a come ha lasciato andare un altro mondiale italiano, quello di Varese), dentro di lui sia scattato quel qualcosa che oggi gli permette di essere più lucido nei momenti decisivi di una corsa.
Tornando agli anni dell'Operacion Puerto, Valverde non ha voluto (giustamente, data la considerazione che di lui si aveva da noi) e successivamente nemmeno potuto (dopo il bando Coni) correre in Italia in anni in cui era ancora possibile per un corridore con le sue caratteristiche fare un minimo di selezione alla Sanremo, e nei quali probabilmente almeno un Lombardia se lo sarebbe potuto portare a casa (diciamo gli anni in cui prima Bettini e poi Gilbert li vincevano praticamente senza rivali). Sempre per il bando Coni non ha potuto correre il Tour del 2009 (a causa del semplice transito della corsa in Italia nella tappa di Grande e Piccolo San Bernardo), nell'unica stagione in cui sarebbe poi riuscito a vincere un GT: intendiamoci, contro quel Contador avrebbe perso quasi sicuramente, ma magari sarebbe salito sul podio del Tour 6 anni prima del tempo, e sarebbe stato così incentivato a provarsi al Giro senza aspettare il 2015, con la possibilità magari di vincerlo (e penso soprattutto ad un'edizione low profile come quella del 2012, in termini di valore dei pretendenti: l'ottimo Purito a cui mancarono pochi secondi per battere Hesjedal, in fondo, non è stato mai superiore a Valverde nel corso della propria carriera, o almeno mai così superiore da mettere in dubbio il fatto che Alejandro avrebbe potuto cavarsela meglio di lui in quel frangente).
Ecco, l'unico buco nella carriera di Valverde che imputo esclusivamente a lui e non alle vicende contingenti, è il fatto di non essersi mai provato al Fiandre: eppure 2-3 anni fa se ne era pure parlato. Spero che negli ultimissimi anni di carriera, accantonata qualsiasi velleità nei GT (e secondo me un pensierino alla Vuelta di quest'anno, ancora, ce lo fa), ci possa pensare, anche se a questo punto credo che i suoi veri obiettivi prima di smettere saranno il record di Merckx alla Liegi e, soprattutto, il mondiale.