galliano ha scritto:.
Giupponi aveva altre caratteristiche rispetto ad Aru, se non ricordo male. Me lo ricordo abbastanza composto in bici, ma meno capace di cambi di ritmo. Molto più elevate le aspettative e quindi le pressioni sul sardo.
Trovo invece l'accostamento Aru-Giupponi fatto da giorgio r. particolarmente azzeccato.
Si, Giupponi molto più composto (non che ci volesse tanto, Aru è uno dei più sgraziati mai visti, giusto un gradino sotto a Pollentier, ma se la gioca con Escartin e Botero), Aru d'altro canto può vantare una cilindrata notevolmente superiore rispetto a quella di cui disponeva il bergamasco, ma le caratteristiche sono molto simili: entrambi in grado di restare con i più forti in salita senza tuttavia avere la capacità e/o qualità di fare la selezione, provando unicamente azioni risolutive nel finale. Ad Aru il numero è riuscito più frequentemente (di Giupponi si ricorda unicamente la sparata di Corvara) proprio perché oggettivamente più forte. Ma le caratteristiche sono quelle.
Sarei invece più scettico nel sentenziare già a questo punto il declino di Aru. E qui il paragone con Giupponi regge meno.
Non ho mai nutrito particolare simpatia nei confronti di Aru, probabilmente è stato pure sopravvalutato pur riconoscendone gli ottimi risultati conseguiti, ma penso abbia ancora tempo e modo per raddrizzare la rotta senza andare alla deriva.
Quello di Giupponi, ragazzo squisito e garbato come pochi ma atleta discreto che mi son ritrovato a sostenere in quanto delfino di Saronni e alla luce della sconsolata desolazione di talenti nel ciclismo italiano di fine anni 80, non è stato un vero e proprio declino ma, a mio parere, un rientro nei ranghi nel momento in cui il livello e la qualità degli atleti è aumentata per esplodere del tutto dal 1990.
In quel triennio in cui si mise in luce, comunque quasi unicamente sulle strade del Giro d'Italia, giocarono a suo favore alcune circostanze favorevoli: poter disporre di una fortissima squadra in cui per svariati motivi venne a mancare l'uomo forte per la classifica (ma comunque una corazzata in quanto a gregari); la totale assenza di atleti italiani competitivi nei grandi giri; la perdita di appeal del Giro di fine anni 80 che veniva puntualmente snobbato dai big del ciclismo.
Una serie di elementi che Giupponi fu bravissimo a sfruttare.
Nel momento in cui sono esplosi i Bugno, Chiappucci, Chioccioli e qualche illustre campione straniero ha iniziato a ricordarsi dell'esistenza del Giro, è inevitabile che lo spazio per Giupponi si sia ridotto.
Aggiungiamo che nello stesso momento ci fu il disgregamento del gruppo di Saronni, prima che una squadra una vera e propria famiglia per Giupponi che si accasò in Carrera ritrovandosi in squadra al cospetto di personalità molto forti, adattandosi fin da subito a compiti di gargariato, lui che mai ha avuto una forte personalità. Sotto questo punto di vista la sua vicenda fu simile a quella di Lelli. Troppo garbati per imporsi in squadra.
La vicenda Aru mi pare ben diversa. I suoi risultati più importanti li ha comunque ottenuti al cospetto di avversari forti e può comunque sempre disporre di una squadra, anch'essa forte, tutta al suo servizio.
Ho difficoltà ad immaginarlo nuovamente vincitore in un GT, ancora oggi mi riesce difficile da capire come sia riuscito a portare a casa una Vuelta (meritatamente sia chiaro). Ma ciò non implica un suo futuro costante posizionamento nelle posizioni di rincalzo delle varie classifiche.
Qualche bella vittoria di tappa, con il suo solito scattino finale, magari dopo aver pure sofferto nel corso della gara, top five al Giro, top ten al Tour... Mi sembrerebbe uno scenario plausibile e più che dignitoso.
Poi certo, dipende sempre dalle aspettative che in passato ciascuno di noi ha riposto in lui.