La crisi del ciclismo italiano

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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skawise
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Visconte85 ha scritto: Minali, l'impatto tra i pro non è stato positivo.....
A me non è sembrato sia andato così male.
Non ricordo in che gare (forse all'Abu Dhabi) era spesso a lottare coi primi e ha fatto diversi buoni piazzamenti.
Poi forse dipende dalle aspettative in effetti.


herbie
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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TIC ha scritto: Sempre piu studi dimostrano che la bici e' dannosa alla schiena, alla prostata, al sesso (soprattutto x le donne dicono...), si respira un sacco di smog, inoltre e' uno degli sport piu a rischio per il doping. Porta ad uno sviluppo muscolare incompeto, a un certo livello e' a rischio magrezza estrema , insomma e' uno dei peggiori sport che si possa fare. E' un bene che i giovani se ne stiano alla larga.
La bici fa male, la bici e' il male (per questo mi piace)
in quanto sport NON TRAUMATICO visto che non ci sono impatti con il terreno come in tutti gli sport di corsa, al pari del nuoto alle volte viene consigliato per il recupero fisico da problemi alle articolazioni, tanto è dannoso fisicamente il ciclismo... :bll:


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Visconte85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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skawise ha scritto:
Visconte85 ha scritto: Minali, l'impatto tra i pro non è stato positivo.....
A me non è sembrato sia andato così male.
Non ricordo in che gare (forse all'Abu Dhabi) era spesso a lottare coi primi e ha fatto diversi buoni piazzamenti.
Poi forse dipende dalle aspettative in effetti.
Si, è un mio pupillo :D
Diciamo che le aspettative son alte

Stesso discorso per Bagioli, anche se corridore diverso e team molto diverso


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bartoli
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Kuba ha 22 anni. Deve migliorare in salita ma ha dimostrato anche in sprint di livello di poter dire la sua


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bartoli
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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TURCHIA 2016

1 Jakub Mareczko (Ita) Southeast - Venezuela 4:20:28
2 André Greipel (Ger) Lotto Soudal
3 Manuel Belletti (Ita) Southeast - Venezuela
4 Matteo Malucelli (Ita) Unieuro Wilier
5 Daniele Colli (Ita) Nippo - Vini Fantini
6 Christophe Laborie (Fra) Delko Marseille Provence KTM
7 Grzegorz Stepniak (Pol) CCC Sprandi Polkowice
8 Sacha Modolo (Ita) Lampre - Merida
9 Alberto Cecchin (Ita) Team Roth
10 Vadim Galeyev (Kaz) Astana City


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Mister K
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Mister K »

Secondo voi quali sono i migliori prospetti su cui il ciclismo italiano potrà puntare in futuro?


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Visconte85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Visconte85 »

Mister K ha scritto:Secondo voi quali sono i migliori prospetti su cui il ciclismo italiano potrà puntare in futuro?
Fra un paio d'anni, Moscon, Ganna
Fra 4-5, Ravasi e Consonni

Spero di non portargli male :D


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Subsonico
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Subsonico »

bartoli ha scritto:Kuba ha 22 anni. Deve migliorare in salita ma ha dimostrato anche in sprint di livello di poter dire la sua
Marceczko ha sbagliato nazionalita' e disciplina. Fosse cresciuto in Polonia adesso sarebbe uno dei migliori velocisti al mondo e potrebbe ambire una medaglia olimpica.
La sua carriera e' gia' segnata. Il meglio che possa capitargli e' riuscire a ritagliarsi spazio al nord come ha fatto Danilo Napolitano.


VINCITORE DEL FANTATOUR 2016 SUL CAMPO: certe fantaclassifiche verranno riscritte...

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sceriffo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Subsonico ha scritto:
bartoli ha scritto:Kuba ha 22 anni. Deve migliorare in salita ma ha dimostrato anche in sprint di livello di poter dire la sua
Marceczko ha sbagliato nazionalita' e disciplina. Fosse cresciuto in Polonia adesso sarebbe uno dei migliori velocisti al mondo e potrebbe ambire una medaglia olimpica.
La sua carriera e' gia' segnata. Il meglio che possa capitargli e' riuscire a ritagliarsi spazio al nord come ha fatto Danilo Napolitano.
Beh, Napolitano sta correndo ancora nonostante siano anni annorum che non vince una corsa seria :D
Quindi lunga vita ad entrambi


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Subsonico
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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sceriffo ha scritto:
Subsonico ha scritto:
bartoli ha scritto:Kuba ha 22 anni. Deve migliorare in salita ma ha dimostrato anche in sprint di livello di poter dire la sua
Marceczko ha sbagliato nazionalita' e disciplina. Fosse cresciuto in Polonia adesso sarebbe uno dei migliori velocisti al mondo e potrebbe ambire una medaglia olimpica.
La sua carriera e' gia' segnata. Il meglio che possa capitargli e' riuscire a ritagliarsi spazio al nord come ha fatto Danilo Napolitano.
Beh, Napolitano sta correndo ancora nonostante siano anni annorum che non vince una corsa seria :D
Quindi lunga vita ad entrambi
Ma infatti io ho una grande stima di Danilo perchè nonostante i suoi limiti è riuscito a mettersi in gioco e costruirsi una bella e duratura carriera da underdog.
Altri suoi coetanei non hanno avuto la stessa umiltà e a 28 anni erano già corridori finiti


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simociclo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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bartoli ha scritto:Kuba ha 22 anni. Deve migliorare in salita ma ha dimostrato anche in sprint di livello di poter dire la sua
una curioistà: sabato scorso ho visto che ha chiuso a 1o minuti abbondanti, A che punto della corsa si è staccato?


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bartoli
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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simociclo ha scritto:
bartoli ha scritto:Kuba ha 22 anni. Deve migliorare in salita ma ha dimostrato anche in sprint di livello di poter dire la sua
una curioistà: sabato scorso ho visto che ha chiuso a 1o minuti abbondanti, A che punto della corsa si è staccato?
All'inizio della Cipressa


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simociclo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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bartoli ha scritto:
simociclo ha scritto:
bartoli ha scritto:Kuba ha 22 anni. Deve migliorare in salita ma ha dimostrato anche in sprint di livello di poter dire la sua
una curioistà: sabato scorso ho visto che ha chiuso a 1o minuti abbondanti, A che punto della corsa si è staccato?
All'inizio della Cipressa
grazie


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tetzuo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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bartoli ha scritto:Ci sarebbe un 94 che qualche corsa la vince da due anni a questa parte e che l'anno scorso si è preso un bel bronzo a Doha
Mah, carissimo Bartoli chissà spero possa avere ragione tu, ma al momento non è che tra i PRO abbia rubato l'occhio (almeno a me che lo guardo in tv) certo se ne parla da tanti anni e sicuramente è un ragazzo che cresce e matura, però lo si attende a ben altri risultati più avanti.Vediamo l'importante è crescere gradualmente e continuare a correre e fare il più possibile gare importanti (lo vedremo al Giro?).

Curioso il fatto che gli ultimi 3 citati siano tutti della provincia di Brescia: Mareczko, Martinelli e Sonny Colbrelli


Merlozoro
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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tetzuo ha scritto:
Salvatore77 ha scritto:
tetzuo ha scritto:Anche oggi dopo Strade Bianche e Tirreno, poco da segnalare. Viviani a fatica in top ten, Felline, Moscon e Trentin relegati a gregari (poi staccati), Colbrelli ha giocato le sue carte, ha rischiato ed è andata male. Quelli in fuga sono stati i primi a staccarsi, si è visto Cattaneo (con un attacco velleitario, percorso di certo non per lui). Poco altro.
In effetti si percepisce la sensazione che gli italiani sono diventati comparse.
Colbrelli a mio avviso ha fatto bene a tentare di seguire Sagan. Un eventuale scontro diretto con gli altri velocisti lo avrebbe relegato ad un piazzamento anonimo.
Moscon gregario ci può stare alla Sanremo, dove in squadra aveva uno dei superfavoriti e un velocista da usare come piano B. Vediamo che succede al nord.
Comunque poca roba.
Concordo. Su Moscon non voleva essere una critica (lo dico per evitare che merlozoro mi azzanni :P ), ma constato che al momento e con pazienza si sta spendendo per gli altri.

Dimenticavo un altro classe '93: Martinelli. I numeri interessanti su alcuni terreni ce li ha, vedremo.
Gianni dovrà dare segnali positivi nella campagna del Nord; va bene lavorare per i capitani, ma un piazzamento nei primi 20 è d'obbligo.

Un nome per il futuro? Resto nel Trentino e dico Conci :D ;)


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Visconte85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Bonifazio alla Sanremo ha lanciato un bruttissimo segnale, deve dare una svolta alla sua carriera sportiva che ha preso una brutta piega.


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White Mamba
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Visconte85 ha scritto:Bonifazio alla Sanremo ha lanciato un bruttissimo segnale, deve dare una svolta alla sua carriera sportiva che ha preso una brutta piega.
tra l'altro pre-Sanremo avevo letto su un giornale una sua intervista in cui affermava che non fa allenamenti specifici da velocista ma sta cercando di lavorare sulla resistenza.
di avere sagan come modello di ciclista da avvicinare. e che stava bene e in forma.


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galliano
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Merlozoro ha scritto:
Gianni dovrà dare segnali positivi nella campagna del Nord; va bene lavorare per i capitani, ma un piazzamento nei primi 20 è d'obbligo.

Un nome per il futuro? Resto nel Trentino e dico Conci :D ;)
Merlo tu sei sempre ottimista. Se saliamo in bici io e te, mi sa che ci metti tra i favoriti al prossimo Giro delle Alpi :D
A parte le battute, come vedi il vivaio della nostra provincia? Negli ultimi trent'anni abbiamo vissuto all'insegna dei pochi ma buoni.

A sensazione mi pare che tengano bene le zone a nord di trento; piana rotaliana, val di cembra, val di non. In passato mi aggiravo in bici molto spesso (ora quasi mai) e quindi avevo modo di vedere squadre giovanili che si allenavano. Adesso vedo tante mtb e poche bici da corsa.


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skawise
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Che belle zone quelle... :hippy:


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tetzuo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da tetzuo »

Merlozoro ha scritto:
Gianni dovrà dare segnali positivi nella campagna del Nord; va bene lavorare per i capitani, ma un piazzamento nei primi 20 è d'obbligo.

Un nome per il futuro? Resto nel Trentino e dico Conci :D ;)
Eh magari, ma BS ha già iniziato la solita campagna da menagrami anche con lui, vediamo :diavoletto:

Moscon nei 20 tra Fiandre e Roubaix sarebbe un risultato super altro che ;)


Stylus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Stylus »

Quasi a voler dire la loro nel thread ecco l'articolo di OAsport
A meno di un anno dalle Olimpiadi invernali di PyeongChang 2018 ed a tre e mezzo da quelle estive di Tokyo 2020, senza trascurare gli eventi motoristici: come sta davvero lo sport italiano? Lo scopriremo in una serie di puntate di ‘Italia, come stai?’ dove analizzeremo lo stato di salute di ciascuna disciplina, focalizzandoci non solo sull’attualità, ma anche sulle prospettive future a lungo termine.

Questo nostro viaggio comincia oggi con il ciclismo.

In uno sport dove, tradizionalmente, ha recitato quasi sempre la parte del leone (69 edizioni del Giro d’Italia vinte, 10 del Tour de France, 19 titoli iridati individuali su strada, seconda solo al Belgio), ora l’Italia annaspa. E non poco.

Correva l’anno 2014. Vincenzo Nibali, all’apice della sua straordinaria carriera, festeggiava in maglia gialla a Parigi, riportando nel Bel Paese un successo che mancava da 16 anni. Contemporaneamente un ragazzo di 24 anni, Fabio Aru, lasciava intravedere numeri da fenomeno, come testimoniava il terzo posto al Giro. Il fuoriclasse già affermato e l’erede già pronto a rilevarne il testimone, si pensava.

3 anni dopo, qualcosa è cambiato, ma in peggio. Nibali resta il faro del movimento, tuttavia il fardello dell’età comincia a pesare sul siciliano, che a novembre compirà 33 anni. La classe dello Squalo resta indiscutibile, ma è altrettanto vero che non è più lo stesso corridore del 2014. Lo scorso anno vinse il Giro d’Italia con una rimonta epica nelle tappe conclusive, al cospetto di avversari non irresistibili. Nell’edizione del centenario dovrà vedersela con un Nairo Quintana difficilmente battibile. Nibali, in passato, era uno dei pochi corridori a brillare per buona parte dell’anno. Ora l’età gli impone di finalizzare la preparazione per pochi obiettivi mirati.

La Vuelta di Spagna conquistata da Fabio Aru nel 2015 sembrava il trampolino di lancio verso una bacheca zeppa di trionfi. Nel 2016, tuttavia, il sardo pare aver imboccato una pericolosa parabola regressiva. Dopo non aver mai davvero brillato, l’italiano è andato in crisi nell’ultimo tappone alpino del Tour de France 2016, chiuso con una modesta tredicesima piazza finale. Una batosta mentale forse non ancora superata del tutto. L’avvio di stagione di Aru, infatti, si è rivelato tutt’altro che incoraggiante, culminato con il ritiro alla Tirreno-Adriatico per una bronchite.

Con Nibali giunto ormai nella seconda fase della carriera ed Aru alla disperata ricerca di se stesso, l’Italia al momento non offre altri corridori da corse a tappe. Il rischio, concreto, è che non spunti neppure una bandiera tricolore nelle prime dieci posizioni dei Grandi Giri qualora Nibali e Aru non siano presenti o, per qualsiasi motivo, il loro rendimento non rispetti le attese. Chi avrebbe le qualità per imporsi sarebbe Diego Rosa, tuttavia il quasi 28enne piemontese ha scelto di approdare nel Team Sky, dovrà sarà al servizio di altri capitani.

E qui veniamo al primo nodo della crisi: la scomparsa di squadre italiane nel World Tour, di fatto, ha penalizzato fortemente i corridori nostrani. I tempi di inizio secolo con Saeco, Mapei e Mercatone Uno sono ormai un ricordo lontanissimo. All’epoca il movimento era ricco, supportato da investitori competenti ed appassionati. Ora i capitali si sono sposati nei Paesi anglosassoni e mediorientali. In un ciclismo ormai completamente globalizzato, sovente i corridori italiani di buone prospettive vivono in squadre estere il medesimo destino di gregariato. Pensiamo, solo per citare alcuni casi, a Matteo Trentin, Salvatore Puccio ed ora lo stesso Rosa.

Ad oggi il ciclismo italiano vive una delle situazioni più difficili della sua storia. Degli uomini da corse a tappe abbiamo già parlato, ma a mancare terribilmente sono anche corridori da classiche e velocisti. Tanti, troppi i talenti che promettevano bene, prima di smarrirsi del limbo delle eterne promesse. Pensiamo a Moreno Moser, Diego Ulissi, Enrico Battaglin, Andrea Guardini.

La speranza è che possa andare diversamente per altri tre giovani, considerati dei predestinati: Gianni Moscon, Simone Consonni e Filippo Ganna. Anche Moscon, come altri italiani, ha scelto la strada (ed il lauto ingaggio…) del Team Sky: l’auspicio è che riesca a farsi strada, senza perdersi nei meandri del gregariato. Consonni e Ganna, invece, sono dei ciclisti moderni, formidabili su pista ed ora chiamati ad emergere anche su strada. Due ragazzi che ci consentono di aprire proprio il capitolo del ciclismo su pista. Qui, negli ultimi anni, i passi avanti sono stati evidenti, come testimoniano l’oro olimpico nell’omnium di Elia Viviani, il titolo iridato di Ganna nell’inseguimento individuale e la crescita complessiva della squadra, anche se continua a permanere il vuoto nella velocità pura. Il coordinatore delle Nazionali, Davide Cassani, si è battuto con tutte le sue forze per garantire una stretta intercambiabilità tra pista e strada, come avviene sistematicamente nei Paesi anglosassoni. I primi frutti iniziano a vedersi.

Nei prossimi anni esistono concrete possibilità che le maggiori soddisfazioni dal ciclismo arrivino dalle donne. Elisa Longo Borghini rappresenta il faro del movimento e, a 25 anni, sta per raggiungere l’apice del suo processo di maturazione, con margini di miglioramento notevoli anche a cronometro. Una certezza assoluta per le corse di un giorno ed in grado di fare classifica anche al Giro Rosa. Manca solamente l’ultimo step ad Elena Cecchini, classe 1992, per trasformarsi da ottima atleta a campionessa: la friulana ha già mostrato a più riprese di valere le migliori al mondo.

A far ben sperare, inoltre, è un vivaio che continua a sfornare talenti a raffica. Il nome da segnarsi con la matita rossa sul taccuino è quello di Elisa Balsamo, campionessa del mondo juniores nel 2016. La 19enne cuneese eccelle sia su pista (soprattutto nell’omnium olimpico) sia su strada, dove è brava a tenere anche su percorsi duri, per poi far valere le sue doti di sprinter. Una ragazza che ha le qualità per sfondare. Altra giovanissima, peraltro già affermata, è Rachele Barbieri, già capace di salire sul podio nella Coppa del Mondo di ciclismo su pista nell’omnium.

Proprio su pista stanno arrivando dei risultati interessantissimi. Le azzurre, in crescita esponenziale, hanno vinto la Coppa del Mondo nell’inseguimento a squadre e da dietro il ricambio è già assicurato, con Elisa Balsamo, Chiara Consonni, Martina Stefani e Letizia Paternoster capaci lo scorso anno di vincere l’oro iridato juniores con tanto di record del mondo di categoria.

LO STATO DI SALUTE DEL CICLISMO ITALIANO

Uomini: preoccupante

Donne: decisamente buono

LE STELLE

Uomini: Vincenzo Nibali, Fabio Aru

Donne: Elisa Longo Borghini

Le promesse: Filippo Ganna, Gianni Moscon, Simone Consonni, Elisa Balsamo, Rachele Barbieri, Letizia Paternoster

[email protected]
E oggi pare sia stata fatta un intervista a Cipollini su Il Giornale per i suoi 50 anni e pare non sia stato per niente tenero a riguardo. Solo che ho trovato stralci riportati da siti web in rete e sul sito de Il Giornale non ce n'è traccia :muro:


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Spartacus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Spartacus »

ecco le parole di Cipollini
http://www.ilgiornale.it/news/sport/i-m ... 77612.html
Il ciclismo italiano?

«Non c'è più. Siamo il quarto mondo. Abbiamo solo Vincenzo Nibali, l'unico vero talento di cui possiamo disporre. Per il resto sono solo comparse».

Anche Fabio Aru?

«Ci dia un segno. Siamo qui, lo aspettiamo».
piccola polemica personale in chiusura
La prossima sfida che ti piacerebbe vincere?

«Ne ho due: con le Cipollini, le mie biciclette, mi piacerebbe un giorno equipaggiare un team di World Tour. E poi ho da sistemare una cosa con La Gazzetta dello Sport. È una sfida in tribunale: e la voglio vincere».


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sceriffo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da sceriffo »

Spartacus ha scritto:ecco le parole di Cipollini

«Ne ho due: con le Cipollini, le mie biciclette, mi piacerebbe un giorno equipaggiare un team di World Tour. E poi ho da sistemare una cosa con La Gazzetta dello Sport. È una sfida in tribunale: e la voglio vincere».
L'oggetto del contenzioso con Gazzetta?


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Spartacus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Spartacus »

sceriffo ha scritto:
Spartacus ha scritto:ecco le parole di Cipollini

«Ne ho due: con le Cipollini, le mie biciclette, mi piacerebbe un giorno equipaggiare un team di World Tour. E poi ho da sistemare una cosa con La Gazzetta dello Sport. È una sfida in tribunale: e la voglio vincere».
L'oggetto del contenzioso con Gazzetta?
mi verrebbe in mente questo

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marco_graz
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da marco_graz »

Dopo le ultime corse: questa Coppi e Bartali l'abbiamo corsa davvero scandalosdamente, a parte qualche fuoco di paglia..ormai non vinciamo piu' nemmeno a casa nostra.

E i primi della classifica world tour sono Ulissi Felline Colbrelli 34esimo, 35esimo e 36esimo. E poi di questi 3:
- Ulissi sparito dopo la prima vittoria, si hanno notizie? Se non va bene nelle ardenne praticamente ha buttato tutta la prima parte visto che lo rivedremo ai campionati italiani e al tour. Almeno vedi sopra se avesse fatto Coppi e Bartali o Volta a Catalunya qualcosa si poteva raccogliere.
- Felline con Degenkolb che tiene anche certe salite rischia di fare il gregario sempre sempre
- Colbrelli fa quel che puo' e la gamba sembra buona, ma ha ancora poca esperienza in queste corse, buono che ne stia facendo.
Aggiungiamo:
- Moscon e' caduto ma vedo che e' arrivato (115esimo), sta bene? Forse l'unico con potenziale, e specialmente ora che Rowe non sta andando granche' (ieri non so se era caduto ma si era staccato in un tratto non proprio difficile) avrebbe qualche possibilita'
- Trentin che pure sta decisamente bene ormai e' semplicemente un gregario in queste gare

Mi sono sempre ritenuto positivo, ma questi ultimi risultati non sono proprio incoraggianti.


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nino58
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nino58 »

Scandalosamente riferito alla Coppi e Bartali è il minimo.
Coppi e Bartali, per intenderci, mica Lillo e Greg.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
CicloSprint
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da CicloSprint »

Al Giro vinceremo solo con corridori in fuga....


Basso
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Basso »

marco_graz ha scritto:...
Numeri alla mano la Coppi & Bartali 2017 è stata la peggiore edizione per gli italiani nei 32 anni di storia: nessuna vittoria di tappa (mai accaduto) con due terzi posti come migliori piazzamenti e nessun uomo a podio (verificatosi solo nel 2015).

Un anno fa a questo punto dell'anno l'Italia era la nazione con il maggior numero di vittorie, ben 34 di cui 1 nel WT (Cimolai al Catalunya), 11 HC (6 al Langkawi, 2 in Oman, Viviani a Dubai, Fedi a Laigueglia, Colbrelli a Lugano), 10 in gare .1 (3 alla Coppi&Bartali, 2 in Andalucía, 2 in Gabon, Mareczko al San Luis, Brambilla a Mallorca e Martinelli in Provenza) e 12 in prove .2 (8 di Wackermann in Algeria, 3 al Táchira e Ganna al Gp Laguna).

Se non ho fatto male i calcoli nel 2017 siamo quarti (dietro a Francia, Australia e Belgio) a quota 15 di cui 2 nel WT (Colbrelli a Nizza e Cimolai al Catalunya), 4 HC (3 al Langkawi e Felline a Laigueglia), 4 in gare .1 (Ulissi agli Etruschi, Cattaneo a La Provence, Nocentini all'Alentejo, Finetto alla Sud Ardèche) e 5 in prove .2 (Bonusi al Táchira, Marengo in Marocco, Toniatti al Gp Laguna, Fortin al Gp Izola, Calderaro alla Popolarissima). Numeri chiaramente negativi (anche togliendo le otto vittorie algerine ora non più in calendario, così come Lugano - a fronte dell'ingresso della Popolarissima) soprattutto a livello medio alto, quello delle HC dove, tralasciando l'agevole gara malese, passiamo da 5 a 1.

----

Sulle altre domande nulla da aggiungere se non un paio di precisazioni:
Ulissi ha corso più che discretamente la seconda parte della Paris-Nice. Questo perché, nelle due frazioni con ventagli, ha perso la bellezza di 37' da Henao. Il suo programma prevede il País Vasco (dove potrà fare bene), le classiche delle Ardenne e forse il Romandia.
Moscon non dovrebbe essersi fatto nulla. Dissento su Rowe (non solo perché è un mio beniamino): ieri è andato male, in quella che è la prova sul pavé in cui ha sempre faticato, ma le sue attenzioni in questo periodo sono concentrate quasi esclusivamente sulla prossima settimana.


11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
marco_graz
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da marco_graz »

Basso ha scritto:.....
Grazie per le statistiche, in pratica confermano il nostro stato attuale.

Che dire, speriamo che qualcuno tiri fuori il numero prima del Giro d'Italia senno' andiamo male.

Su Rowe, ieri si e' staccato un po' presto, poi se sia parte del suo programma e non volesse forzare ci sta, certo se Moscon va a prendere i gradi di capitano per una classica non mi dispiace certo :)


Stylus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Stylus »

Smanettando con Excel ho cercato di analizzare i dati delle vittorie World Tour delle ultime 5 stagioni (esclusa questa) per darmi ragione sulla crisi del ciclismo italiano, in realtà ho trovato statistiche che non mi hanno proprio dato ragione :D , ho però prodotto questo.



Ho preso in esame come dati tutte le vittorie nelle corse World Tour dal 2012 al 2016 divise per nazioni. Ho considerato le vittorie di tappa e le vittorie di classifica generale finale, non ho considerato invece i traguardi parziali (maglie a punti, montagna etc) e le cronosquadre.
Lo scopo era capire se negli ultimi cinque anni la percezione di un ciclismo italiano in crisi di vittorie che contano è una percezione reale, è un impressione o oppure è semplicemente fisiologica dettata dall'aumentare delle fette divise nella torta (più nazioni emergenti).

Ho poi preso in esame il numero di vittorie totali annuali per nazioni e ho fatto un paio di statistiche per capire se veramente le nazioni di lunga tradizione del ciclismo sono in crisi, raggruppando le nazioni in "
-G3" (Belgio,Francia, Italia) ovvero le nazioni fondanti della storia del ciclismo.
-G5 (Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna) ovvero quelle che invece hanno maggiormente contribuito a creare la tradizione nella storia intera del ciclismo.
-G11 (Australia,Belgio,Colombia,Francia,Germania,Italia,Regno Unito,Spagna,Stati Uniti, Svizzera) quelle nazioni che formano un gruppetto ormai stabile di nazioni dominanti del ciclismo da almeno quarant'anni e che dunque ormai non si possono più considerare nazioni emergenti. Perchè è chiaro che oggi il ciclismo è molto più globalizzato rispetto a quarant'anni fa, ma quello che voglio capire (e credo che poi andrò piu a fondo, sino agli anni 2000 anche se è più complicato poi dover considerare ciclisti sospesi e non. Per esempio, per il 2011 conto le vittorie di Contador o di Scarponi? O non considero tutte le corse dalle classifiche riscritte? Io sarei piu propenso per considerare il vincitore originale) è se davvero le nazioni "forti" hanno perso terreno per colpa di nazioni emergenti oppure hanno anch'esse la loro parte di colpa.
Inoltre ho tenuto conto anche di:
-un gruppo di nazionali anglofone (Australia, Canada, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica) per confermare se è vero che esiste ad oggi una lobby anglosassone nel ciclismo che comanda :D

Innanzitutto, dati alla mano l'Italia è quella che ha ottenuto più vittorie dal 2012, 93, il boom stagionale è coinciso con l'anno della vittoria di Nibali al TDF, il 2014 con 23. Questo valore è sceso all'ultima stagione a 15, come nel 2013. Salvo però il 2013 l'Italia è stabilmente sul podio delle tre nazioni più vincenti a fine stagione. La seconda nazione che ha ottenuto più vittorie è la Spagna, 90 che ha avuto però un incredibile boom nel 2012, ben 33, era l'anno in cui oltre a Valverde e Contador anche Rodriguez e Moreno erano al loro top, salvo fare incredibilmente flop nel 2013 (appena 7 e vivere poi di alti e bassi. Nell'ultimo anno la Spagna è stata però appena la sesta nazione per numero di vittorie. Al terzo posto c'è la Germania con 82 vittorie. La Germania ha soprattutto beneficiato dei propri velocisti di punta restando sempre tra le prime 4 nazioni per numero di vittorie, eccetto l'ultima stagione complice i guai fisici di Kittel e Degenkolb, crollata a 10. Chi invece, inaspettatamente o no, fa la parte del leone innalzandosi tra le grande potenze ciclistiche di questo sport è il Regno Unito. Sono 79 le vittorie totali e nell'ultimo hanno è stata anche la nazione con più vittorie (19). Restando alle nazioni fondanti: Belgio e Francia hanno ottenuto [/b]53[/b] e 59 vittorie dal 2012, e a dispetto dei molti ciclisti emergenti (specialmente la Francia) crescuti negli ultimi anni e che noi dovremmo invidiare, hanno sempre ottenuto una quantità stabile di vittorie non superiore a 15. Solo il Belgio ha ottenuto tante vittorie quante l'Italia nell'ultima stagione (seconda nazione più vincitrice dopo Regno Unito): da vedere se è stato un caso oppure una tendenza, anche se, a vedere questo inizio stagione, pare confermarsi. Ovviamente prevedibile la crescita di vittorie WT della Colombia che dalle sole 3 del 2012 è passata alle 14 vittorie della stagione 2016.

Ma i dati più interessanti per capire se il ciclismo di oggi è più globalizzato rispetto a 5 anni fa è attraverso la lettura delle percentuali di vittoria dei gruppo elencati precedentemente rispetto al numero di vittorie totali.

Iniziando dall'Italia ho fatto un calcolo in percentuale delle vittorie italiane sul totale e rispetto al 2012 (11,04%) abbiamo perso circa un punto e mezzo, anche se in mezzo c'è un bienno d'oro (2014-2015) in cui la percentuale era superiore al 14.
Nel 2012, le vittorie dei G3 erano il 23,31% rispetto al totale, un valore che è sceso la stagione successiva a 22.78% ma è poi ridecollato stabilendosi, nell'ultima stagione al 27,63% del totale delle vittorie. Poco più di una vittoria su quattro nel WT è o belga, o francese, o italiana.
Allargando invece il gruppo a Spagna e Paesi Bassi, G5 il dato risulta un po' instabile. Si parte dal 45,40% in gran parte arricchito dalle 33 vittorie spagnole del 2012, si scende invece addirittura al 31% del 2013 orfano delle vittorie spagnole crollate a 7. Tocca addirittura il 50% con il nuovo boom spagnolo (22 vittorie) e ridiscende al 42,11% nell'ultima stagione quando il numero di vittorie spagnole è quasi dimezzato. Se in realtà posso capire una cosa da queste statisiche è che il vero movimento in crisi (ma lo si era capito da tempo, anche con il taglio delle squadre spagnole) è quello spagnolo, tuttavia secondo me da questa stagione otterremo dati nuovamente interessanti, perchè a fronte di un movimento italiano che ha perso le sue squadre ho visto invece molte cose interessanti da giovani spagnoli come Soler. Anche il movimento dei Paesi Bassi è cresciuto dal 2012 ma non abbastanza da incidere significativamente.
Ampliando il numero di vittorie al G11 si legge un valore sostanzialmente stabile attorno all'82%: in particolare rispetto al 2012 è cambiato di appena 0,07 punti in percentuale. Quindi non si può certo dire che il ciclismo sia diventato più globalizzato rispetto a 5 anni fa: anzi, se c'è una stagione dove avuto un crollo è il 2013, soprattutto motivato dal crollo delle vittorie spagnole (per dire quanto è comunque importante che le nazioni guida del ciclismo mantengano un alto livello).
Per quanto riguarda, per concludere, il numero di vittorie percentuali del ciclismo anglosassone credo avrei più risposte andando indietro nel tempo. Il 2012 è infatti l'anno del Tour di Wiggins e della vittoria olimpica, anno in cui il ciclismo britannico è esploso, e le vittorie anglosassoni sono il 22%. Resta comunque un valore che è rimasto praticamente immutato rispetto a cinque anni fa, a conferma del fatto che il ciclismo britannico non è una moda del momento, un movimento passeggero ma una nuova realtà. specialmente considerando che negli ultimi anni sono praticamente scomparse le vittorie americane. Dunque il ciclismo britannico vale "quasi" come quello tradizionale, trovando l'eccezione della stagione 2013 quando, le vittorie anglosassoni avevano persino superato quelle dei G3 (41 a 36).

Risolto l'equivoco (come considero le vittorie che sono state riassegnate?) vorrei aggiungere elementi alla mia statistica considerando anche le annate precedenti.
E' vero che la salute di un movimento non si valuta leggendo solamente le vittorie del World Tour, ma tra alti è bassi il World Tour si è definitivamente affermato come la vera serie A del ciclismo. Abbiamo sempre detto che i nostri corridori si fanno valere molto nelle piccole corse e poco in quelle contano e questo, quello delle vittorie è un dato secondo me molto interessante, per quanto banale, da valutare, soprattutto perché quando iniziano a passare gli anni dall'ultima vittoria da questa o quella corsa non si può dire "eh però negli ultimi anni siamo andati spesso a podio" specie perchè dopo l'assenza di vittorie spesso poi segue, come sta succedendo in queste prime corse stagionali, anche l'assenza dalle top 10.

Edit: per curiosità ho anche aggiunto i dati della stagione fino adesso (che con l'allargamento del WT è quasi un "anno zero") ovviamente i dati non sono molto attendibili secondo me, piuttosto dopati dalle vittorie in terra aussie :D


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Stylus ha scritto:Smanettando con Excel ho cercato di analizzare i dati delle vittorie World Tour delle ultime 5 stagioni (esclusa questa) per darmi ragione sulla crisi del ciclismo italiano, in realtà ho trovato statistiche che non mi hanno proprio dato ragione :D , ho però prodotto questo.



Ho preso in esame come dati tutte le vittorie nelle corse World Tour dal 2012 al 2016 divise per nazioni. Ho considerato le vittorie di tappa e le vittorie di classifica generale finale, non ho considerato invece i traguardi parziali (maglie a punti, montagna etc) e le cronosquadre.
Lo scopo era capire se negli ultimi cinque anni la percezione di un ciclismo italiano in crisi di vittorie che contano è una percezione reale, è un impressione o oppure è semplicemente fisiologica dettata dall'aumentare delle fette divise nella torta (più nazioni emergenti).

Ho poi preso in esame il numero di vittorie totali annuali per nazioni e ho fatto un paio di statistiche per capire se veramente le nazioni di lunga tradizione del ciclismo sono in crisi, raggruppando le nazioni in "
-G3" (Belgio,Francia, Italia) ovvero le nazioni fondanti della storia del ciclismo.
-G5 (Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna) ovvero quelle che invece hanno maggiormente contribuito a creare la tradizione nella storia intera del ciclismo.
-G11 (Australia,Belgio,Colombia,Francia,Germania,Italia,Regno Unito,Spagna,Stati Uniti, Svizzera) quelle nazioni che formano un gruppetto ormai stabile di nazioni dominanti del ciclismo da almeno quarant'anni e che dunque ormai non si possono più considerare nazioni emergenti. Perchè è chiaro che oggi il ciclismo è molto più globalizzato rispetto a quarant'anni fa, ma quello che voglio capire (e credo che poi andrò piu a fondo, sino agli anni 2000 anche se è più complicato poi dover considerare ciclisti sospesi e non. Per esempio, per il 2011 conto le vittorie di Contador o di Scarponi? O non considero tutte le corse dalle classifiche riscritte? Io sarei piu propenso per considerare il vincitore originale) è se davvero le nazioni "forti" hanno perso terreno per colpa di nazioni emergenti oppure hanno anch'esse la loro parte di colpa.
Inoltre ho tenuto conto anche di:
-un gruppo di nazionali anglofone (Australia, Canada, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica) per confermare se è vero che esiste ad oggi una lobby anglosassone nel ciclismo che comanda :D

Innanzitutto, dati alla mano l'Italia è quella che ha ottenuto più vittorie dal 2012, 93, il boom stagionale è coinciso con l'anno della vittoria di Nibali al TDF, il 2014 con 23. Questo valore è sceso all'ultima stagione a 15, come nel 2013. Salvo però il 2013 l'Italia è stabilmente sul podio delle tre nazioni più vincenti a fine stagione. La seconda nazione che ha ottenuto più vittorie è la Spagna, 90 che ha avuto però un incredibile boom nel 2012, ben 33, era l'anno in cui oltre a Valverde e Contador anche Rodriguez e Moreno erano al loro top, salvo fare incredibilmente flop nel 2013 (appena 7 e vivere poi di alti e bassi. Nell'ultimo anno la Spagna è stata però appena la sesta nazione per numero di vittorie. Al terzo posto c'è la Germania con 82 vittorie. La Germania ha soprattutto beneficiato dei propri velocisti di punta restando sempre tra le prime 4 nazioni per numero di vittorie, eccetto l'ultima stagione complice i guai fisici di Kittel e Degenkolb, crollata a 10. Chi invece, inaspettatamente o no, fa la parte del leone innalzandosi tra le grande potenze ciclistiche di questo sport è il Regno Unito. Sono 79 le vittorie totali e nell'ultimo hanno è stata anche la nazione con più vittorie (19). Restando alle nazioni fondanti: Belgio e Francia hanno ottenuto [/b]53[/b] e 59 vittorie dal 2012, e a dispetto dei molti ciclisti emergenti (specialmente la Francia) crescuti negli ultimi anni e che noi dovremmo invidiare, hanno sempre ottenuto una quantità stabile di vittorie non superiore a 15. Solo il Belgio ha ottenuto tante vittorie quante l'Italia nell'ultima stagione (seconda nazione più vincitrice dopo Regno Unito): da vedere se è stato un caso oppure una tendenza, anche se, a vedere questo inizio stagione, pare confermarsi. Ovviamente prevedibile la crescita di vittorie WT della Colombia che dalle sole 3 del 2012 è passata alle 14 vittorie della stagione 2016.

Ma i dati più interessanti per capire se il ciclismo di oggi è più globalizzato rispetto a 5 anni fa è attraverso la lettura delle percentuali di vittoria dei gruppo elencati precedentemente rispetto al numero di vittorie totali.

Iniziando dall'Italia ho fatto un calcolo in percentuale delle vittorie italiane sul totale e rispetto al 2012 (11,04%) abbiamo perso circa un punto e mezzo, anche se in mezzo c'è un bienno d'oro (2014-2015) in cui la percentuale era superiore al 14.
Nel 2012, le vittorie dei G3 erano il 23,31% rispetto al totale, un valore che è sceso la stagione successiva a 22.78% ma è poi ridecollato stabilendosi, nell'ultima stagione al 27,63% del totale delle vittorie. Poco più di una vittoria su quattro nel WT è o belga, o francese, o italiana.
Allargando invece il gruppo a Spagna e Paesi Bassi, G5 il dato risulta un po' instabile. Si parte dal 45,40% in gran parte arricchito dalle 33 vittorie spagnole del 2012, si scende invece addirittura al 31% del 2013 orfano delle vittorie spagnole crollate a 7. Tocca addirittura il 50% con il nuovo boom spagnolo (22 vittorie) e ridiscende al 42,11% nell'ultima stagione quando il numero di vittorie spagnole è quasi dimezzato. Se in realtà posso capire una cosa da queste statisiche è che il vero movimento in crisi (ma lo si era capito da tempo, anche con il taglio delle squadre spagnole) è quello spagnolo, tuttavia secondo me da questa stagione otterremo dati nuovamente interessanti, perchè a fronte di un movimento italiano che ha perso le sue squadre ho visto invece molte cose interessanti da giovani spagnoli come Soler. Anche il movimento dei Paesi Bassi è cresciuto dal 2012 ma non abbastanza da incidere significativamente.
Ampliando il numero di vittorie al G11 si legge un valore sostanzialmente stabile attorno all'82%: in particolare rispetto al 2012 è cambiato di appena 0,07 punti in percentuale. Quindi non si può certo dire che il ciclismo sia diventato più globalizzato rispetto a 5 anni fa: anzi, se c'è una stagione dove avuto un crollo è il 2013, soprattutto motivato dal crollo delle vittorie spagnole (per dire quanto è comunque importante che le nazioni guida del ciclismo mantengano un alto livello).
Per quanto riguarda, per concludere, il numero di vittorie percentuali del ciclismo anglosassone credo avrei più risposte andando indietro nel tempo. Il 2012 è infatti l'anno del Tour di Wiggins e della vittoria olimpica, anno in cui il ciclismo britannico è esploso, e le vittorie anglosassoni sono il 22%. Resta comunque un valore che è rimasto praticamente immutato rispetto a cinque anni fa, a conferma del fatto che il ciclismo britannico non è una moda del momento, un movimento passeggero ma una nuova realtà. specialmente considerando che negli ultimi anni sono praticamente scomparse le vittorie americane. Dunque il ciclismo britannico vale "quasi" come quello tradizionale, trovando l'eccezione della stagione 2013 quando, le vittorie anglosassoni avevano persino superato quelle dei G3 (41 a 36).

Risolto l'equivoco (come considero le vittorie che sono state riassegnate?) vorrei aggiungere elementi alla mia statistica considerando anche le annate precedenti.
E' vero che la salute di un movimento non si valuta leggendo solamente le vittorie del World Tour, ma tra alti è bassi il World Tour si è definitivamente affermato come la vera serie A del ciclismo. Abbiamo sempre detto che i nostri corridori si fanno valere molto nelle piccole corse e poco in quelle contano e questo, quello delle vittorie è un dato secondo me molto interessante, per quanto banale, da valutare, soprattutto perché quando iniziano a passare gli anni dall'ultima vittoria da questa o quella corsa non si può dire "eh però negli ultimi anni siamo andati spesso a podio" specie perchè dopo l'assenza di vittorie spesso poi segue, come sta succedendo in queste prime corse stagionali, anche l'assenza dalle top 10.

Edit: per curiosità ho anche aggiunto i dati della stagione fino adesso (che con l'allargamento del WT è quasi un "anno zero") ovviamente i dati non sono molto attendibili secondo me, piuttosto dopati dalle vittorie in terra aussie :D
Complimenti, molto interessante!!! :cincin:


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
peek
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Iscritto il: sabato 8 gennaio 2011, 10:08

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da peek »

Una cosa che non avevo notato, ma che risulta dalla classifica qui sotto. L'Italia è di gran lunga il paese con maggiori presenze di corridori nel WT. Ci stiamo specializzando nel gregariato di alto livello. Fa impressione che i colombiani, con soli 13 corridori nel WT, siano al secondo posto nella classifica generale dell'Uci (l'Italia è al quinto).

1. Italia 61
2. Belgio 51
3. Francia 49
4. Spagna 41
5. Olanda 39
6. Germania 29
7. Australia 26
8. Gran Bretagna 17
9. Stati Uniti 17
10. Colombia 13
11. Slovenia 13
12. Svizzera 13
13. Danimarca 11
14. Kazakistan 10
15. Norvegia 10


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nemecsek.
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Iscritto il: mercoledì 6 gennaio 2016, 22:35

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nemecsek. »

peek ha scritto:Una cosa che non avevo notato, ma che risulta dalla classifica qui sotto. L'Italia è di gran lunga il paese con maggiori presenze di corridori nel WT. Ci stiamo specializzando nel gregariato di alto livello.
Si potrebbe tentare una lettura in chiave... no, gnente...... :|


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pereiro2982
Messaggi: 3581
Iscritto il: lunedì 16 maggio 2016, 15:18

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da pereiro2982 »

quest'anno luci in fondo al tunnel....


forse si è come al solito troppo disfattisti quando si è stati abituati troppo bene ...

Colbrelli credo che a fine stagione ha un mondiale cucito su di lui...


Serafino
Messaggi: 198
Iscritto il: venerdì 6 gennaio 2017, 15:28

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Serafino »

Si comincia a vedere qualcosa
Colbrelli dimostra che correre nelle grandi corse al fianco dei big mondiali è fondamentale rispetto al correre al fianco di zardini e pirazzi
Lui e moscon (altra luce di quest anno) credo e spero saranno i capitani al mondiale
Immagino che cassani abbia già parlucchiato con loro per programmare la stagione specie del Trentino
E cmq andare con loro due è già un super passo in avanti rispetto agli ultimi 2 anni in cui il capitano al mondiale è stato Giacomo nizzolo, nizzolo eddai

E dietro si vede del positivo
Bettiol consonni e ganna ( oggi stratosferico in pista)


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Lambohbk
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Iscritto il: giovedì 13 ottobre 2016, 23:27

Re: La crisi del ciclismo italiano

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Serafino ha scritto:Si comincia a vedere qualcosa
Colbrelli dimostra che correre nelle grandi corse al fianco dei big mondiali è fondamentale rispetto al correre al fianco di zardini e pirazzi
Lui e moscon (altra luce di quest anno) credo e spero saranno i capitani al mondiale
Immagino che cassani abbia già parlucchiato con loro per programmare la stagione specie del Trentino
E cmq andare con loro due è già un super passo in avanti rispetto agli ultimi 2 anni in cui il capitano al mondiale è stato Giacomo nizzolo, nizzolo eddai

E dietro si vede del positivo
Bettiol consonni e ganna ( oggi stratosferico in pista)
In teoria Moscon dovrebbe fare la Vuelta (ne ha parlato tempo fa) quindi andrebbe benissimo in ottica mondiale


FC 2017: Dwars, La Panne, Itzulia, Vuelta - Comb., Japan Cup, "L'Altro Lombardia"
FC 2018: 3° GC, Tour of the Alps, , "L'Altro Mondiale"
FC 2019: 4° GC, Limburg, California
FC 2020: 3° GC, 1° FC a Squadre, Delfinato, Tour a Squadre, Vuelta Tempo, 1° Obb. Zero Punti
FC 2021: 2° GC, Slovenia, Camp. Ita, Sett. Ita, Norvegia, Plouay
FC 2022: Kuurne, Tappa 14 Tour
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tetzuo
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Iscritto il: venerdì 10 dicembre 2010, 10:08

Re: La crisi del ciclismo italiano

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Stylus ha scritto:Smanettando con Excel ho cercato di analizzare i dati delle vittorie World Tour delle ultime 5 stagioni (esclusa questa) per darmi ragione sulla crisi del ciclismo italiano, in realtà ho trovato statistiche che non mi hanno proprio dato ragione :D , ho però prodotto questo.



Ho preso in esame come dati tutte le vittorie nelle corse World Tour dal 2012 al 2016 divise per nazioni. Ho considerato le vittorie di tappa e le vittorie di classifica generale finale, non ho considerato invece i traguardi parziali (maglie a punti, montagna etc) e le cronosquadre.
Lo scopo era capire se negli ultimi cinque anni la percezione di un ciclismo italiano in crisi di vittorie che contano è una percezione reale, è un impressione o oppure è semplicemente fisiologica dettata dall'aumentare delle fette divise nella torta (più nazioni emergenti).

Ho poi preso in esame il numero di vittorie totali annuali per nazioni e ho fatto un paio di statistiche per capire se veramente le nazioni di lunga tradizione del ciclismo sono in crisi, raggruppando le nazioni in "
-G3" (Belgio,Francia, Italia) ovvero le nazioni fondanti della storia del ciclismo.
-G5 (Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi e Spagna) ovvero quelle che invece hanno maggiormente contribuito a creare la tradizione nella storia intera del ciclismo.
-G11 (Australia,Belgio,Colombia,Francia,Germania,Italia,Regno Unito,Spagna,Stati Uniti, Svizzera) quelle nazioni che formano un gruppetto ormai stabile di nazioni dominanti del ciclismo da almeno quarant'anni e che dunque ormai non si possono più considerare nazioni emergenti. Perchè è chiaro che oggi il ciclismo è molto più globalizzato rispetto a quarant'anni fa, ma quello che voglio capire (e credo che poi andrò piu a fondo, sino agli anni 2000 anche se è più complicato poi dover considerare ciclisti sospesi e non. Per esempio, per il 2011 conto le vittorie di Contador o di Scarponi? O non considero tutte le corse dalle classifiche riscritte? Io sarei piu propenso per considerare il vincitore originale) è se davvero le nazioni "forti" hanno perso terreno per colpa di nazioni emergenti oppure hanno anch'esse la loro parte di colpa.
Inoltre ho tenuto conto anche di:
-un gruppo di nazionali anglofone (Australia, Canada, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica) per confermare se è vero che esiste ad oggi una lobby anglosassone nel ciclismo che comanda :D

Innanzitutto, dati alla mano l'Italia è quella che ha ottenuto più vittorie dal 2012, 93, il boom stagionale è coinciso con l'anno della vittoria di Nibali al TDF, il 2014 con 23. Questo valore è sceso all'ultima stagione a 15, come nel 2013. Salvo però il 2013 l'Italia è stabilmente sul podio delle tre nazioni più vincenti a fine stagione. La seconda nazione che ha ottenuto più vittorie è la Spagna, 90 che ha avuto però un incredibile boom nel 2012, ben 33, era l'anno in cui oltre a Valverde e Contador anche Rodriguez e Moreno erano al loro top, salvo fare incredibilmente flop nel 2013 (appena 7 e vivere poi di alti e bassi. Nell'ultimo anno la Spagna è stata però appena la sesta nazione per numero di vittorie. Al terzo posto c'è la Germania con 82 vittorie. La Germania ha soprattutto beneficiato dei propri velocisti di punta restando sempre tra le prime 4 nazioni per numero di vittorie, eccetto l'ultima stagione complice i guai fisici di Kittel e Degenkolb, crollata a 10. Chi invece, inaspettatamente o no, fa la parte del leone innalzandosi tra le grande potenze ciclistiche di questo sport è il Regno Unito. Sono 79 le vittorie totali e nell'ultimo hanno è stata anche la nazione con più vittorie (19). Restando alle nazioni fondanti: Belgio e Francia hanno ottenuto [/b]53[/b] e 59 vittorie dal 2012, e a dispetto dei molti ciclisti emergenti (specialmente la Francia) crescuti negli ultimi anni e che noi dovremmo invidiare, hanno sempre ottenuto una quantità stabile di vittorie non superiore a 15. Solo il Belgio ha ottenuto tante vittorie quante l'Italia nell'ultima stagione (seconda nazione più vincitrice dopo Regno Unito): da vedere se è stato un caso oppure una tendenza, anche se, a vedere questo inizio stagione, pare confermarsi. Ovviamente prevedibile la crescita di vittorie WT della Colombia che dalle sole 3 del 2012 è passata alle 14 vittorie della stagione 2016.

Ma i dati più interessanti per capire se il ciclismo di oggi è più globalizzato rispetto a 5 anni fa è attraverso la lettura delle percentuali di vittoria dei gruppo elencati precedentemente rispetto al numero di vittorie totali.

Iniziando dall'Italia ho fatto un calcolo in percentuale delle vittorie italiane sul totale e rispetto al 2012 (11,04%) abbiamo perso circa un punto e mezzo, anche se in mezzo c'è un bienno d'oro (2014-2015) in cui la percentuale era superiore al 14.
Nel 2012, le vittorie dei G3 erano il 23,31% rispetto al totale, un valore che è sceso la stagione successiva a 22.78% ma è poi ridecollato stabilendosi, nell'ultima stagione al 27,63% del totale delle vittorie. Poco più di una vittoria su quattro nel WT è o belga, o francese, o italiana.
Allargando invece il gruppo a Spagna e Paesi Bassi, G5 il dato risulta un po' instabile. Si parte dal 45,40% in gran parte arricchito dalle 33 vittorie spagnole del 2012, si scende invece addirittura al 31% del 2013 orfano delle vittorie spagnole crollate a 7. Tocca addirittura il 50% con il nuovo boom spagnolo (22 vittorie) e ridiscende al 42,11% nell'ultima stagione quando il numero di vittorie spagnole è quasi dimezzato. Se in realtà posso capire una cosa da queste statisiche è che il vero movimento in crisi (ma lo si era capito da tempo, anche con il taglio delle squadre spagnole) è quello spagnolo, tuttavia secondo me da questa stagione otterremo dati nuovamente interessanti, perchè a fronte di un movimento italiano che ha perso le sue squadre ho visto invece molte cose interessanti da giovani spagnoli come Soler. Anche il movimento dei Paesi Bassi è cresciuto dal 2012 ma non abbastanza da incidere significativamente.
Ampliando il numero di vittorie al G11 si legge un valore sostanzialmente stabile attorno all'82%: in particolare rispetto al 2012 è cambiato di appena 0,07 punti in percentuale. Quindi non si può certo dire che il ciclismo sia diventato più globalizzato rispetto a 5 anni fa: anzi, se c'è una stagione dove avuto un crollo è il 2013, soprattutto motivato dal crollo delle vittorie spagnole (per dire quanto è comunque importante che le nazioni guida del ciclismo mantengano un alto livello).
Per quanto riguarda, per concludere, il numero di vittorie percentuali del ciclismo anglosassone credo avrei più risposte andando indietro nel tempo. Il 2012 è infatti l'anno del Tour di Wiggins e della vittoria olimpica, anno in cui il ciclismo britannico è esploso, e le vittorie anglosassoni sono il 22%. Resta comunque un valore che è rimasto praticamente immutato rispetto a cinque anni fa, a conferma del fatto che il ciclismo britannico non è una moda del momento, un movimento passeggero ma una nuova realtà. specialmente considerando che negli ultimi anni sono praticamente scomparse le vittorie americane. Dunque il ciclismo britannico vale "quasi" come quello tradizionale, trovando l'eccezione della stagione 2013 quando, le vittorie anglosassoni avevano persino superato quelle dei G3 (41 a 36).

Risolto l'equivoco (come considero le vittorie che sono state riassegnate?) vorrei aggiungere elementi alla mia statistica considerando anche le annate precedenti.
E' vero che la salute di un movimento non si valuta leggendo solamente le vittorie del World Tour, ma tra alti è bassi il World Tour si è definitivamente affermato come la vera serie A del ciclismo. Abbiamo sempre detto che i nostri corridori si fanno valere molto nelle piccole corse e poco in quelle contano e questo, quello delle vittorie è un dato secondo me molto interessante, per quanto banale, da valutare, soprattutto perché quando iniziano a passare gli anni dall'ultima vittoria da questa o quella corsa non si può dire "eh però negli ultimi anni siamo andati spesso a podio" specie perchè dopo l'assenza di vittorie spesso poi segue, come sta succedendo in queste prime corse stagionali, anche l'assenza dalle top 10.

Edit: per curiosità ho anche aggiunto i dati della stagione fino adesso (che con l'allargamento del WT è quasi un "anno zero") ovviamente i dati non sono molto attendibili secondo me, piuttosto dopati dalle vittorie in terra aussie :D
bel lavoro, complimenti :clap: e grazie per averlo condiviso con noi :)


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tetzuo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Serafino ha scritto:Si comincia a vedere qualcosa
Colbrelli dimostra che correre nelle grandi corse al fianco dei big mondiali è fondamentale rispetto al correre al fianco di zardini e pirazzi
Lui e moscon (altra luce di quest anno) credo e spero saranno i capitani al mondiale
Immagino che cassani abbia già parlucchiato con loro per programmare la stagione specie del Trentino
E cmq andare con loro due è già un super passo in avanti rispetto agli ultimi 2 anni in cui il capitano al mondiale è stato Giacomo nizzolo, nizzolo eddai

E dietro si vede del positivo
Bettiol consonni e ganna ( oggi stratosferico in pista)
E quale sarebbe il problema di Nizzolo non ho capito, a parte il fattoche è fermo per un brutto infortunio fermo da dicembre e lo sarà ancora per qualche giorno? Il corridore della Trek sta(va) crescendo di stagione in stagione e secondo me si sarebbe messo in evidenza anche lui in quel gruppetto di italiani che tanto bene ha fatto al nord in questo scorcio di stagione. Non capisco questo vizio di dover denigrare qualcuno per esaltare una altro.

Per il resto concordo, lo scorso anno dissi che per il mondiale in Norvegia, Moscon e Rosa (ahimè invece deludentissimo fino ad oggi) sarebbero dovuti essere i capitani, ad oggi lo sarebbero sicuramente Sonny e Moscon.


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nino58
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nino58 »

Rosa, dal punto di vista sportivo/tecnico, all'Astana stava molto meglio.
Lo vediamo anche dalle scelte di "calendario".
Però credo che il contratto Sky fosse più vantaggioso.
Speriamo torni a mettere fuori il naso in qualche corsa importante (intendo qualcosa di diverso dal vagone del treno Froome).


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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tetzuo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da tetzuo »

dall'intervista che ho letto è proprio lui ad aver scelto di saltare le ardenne, nonostante gli avessero dato carta bianca, è questo che mi perplime.

Poi va beh al Giro partirà dietro (giustamente) Landa e Thomas. Vediamo se almeno riuscirà a fare il Nieve della situazione.


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Lambohbk
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Lambohbk »

tetzuo ha scritto:dall'intervista che ho letto è proprio lui ad aver scelto di saltare le ardenne, nonostante gli avessero dato carta bianca, è questo che mi perplime.

Poi va beh al Giro partirà dietro (giustamente) Landa e Thomas. Vediamo se almeno riuscirà a fare il Nieve della situazione.
L'assenza di Poels ha riportato Rosa sulla strada di Freccia e Liegi, che correrà anche quest'anno


FC 2017: Dwars, La Panne, Itzulia, Vuelta - Comb., Japan Cup, "L'Altro Lombardia"
FC 2018: 3° GC, Tour of the Alps, , "L'Altro Mondiale"
FC 2019: 4° GC, Limburg, California
FC 2020: 3° GC, 1° FC a Squadre, Delfinato, Tour a Squadre, Vuelta Tempo, 1° Obb. Zero Punti
FC 2021: 2° GC, Slovenia, Camp. Ita, Sett. Ita, Norvegia, Plouay
FC 2022: Kuurne, Tappa 14 Tour
Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

tetzuo ha scritto:dall'intervista che ho letto è proprio lui ad aver scelto di saltare le ardenne, nonostante gli avessero dato carta bianca, è questo che mi perplime.

Poi va beh al Giro partirà dietro (giustamente) Landa e Thomas. Vediamo se almeno riuscirà a fare il Nieve della situazione.
Ho letto anch io l intervista
punta molto al giro , soprattutto come test x la sua carriera
un spartiacque , se va bene punterà ai gt
se no Arrivederci

Se ero sky , io gli imponevo di far la liegi
e x fortuna , in qualche modo c son riusciti


Admin
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Admin »

Non è che Rosa, con questo pallino dei GT, ha scelto Sky anche nella speranza che lo aiutassero a evolversi in uomo da grandi giri, come fatto con altri corridori? Magari potremmo approfondire nel suo thread, se qualcuno lo tira su. ;)


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
herbie
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da herbie »

Winter ha scritto: punta molto al giro , soprattutto come test x la sua carriera
un spartiacque , se va bene punterà ai gt
se no Arrivederci
sulla Liegi hai ragione, come tutti gli altri che l'hanno fatto notare.
Riguardo questa frase, non capisco come possa trarre conclusioni sulle sue possibilità nei GT facendo il gregario, più di quelle che può aver già tratto facendo la stessa cosa negli anni scorsi.
Fosse stato all'Astana, sarebbe stato il "secondo" di Aru (FORSE) ed ora sarebbe il capitano per il Giro, oltre che probabilmente per buona parte delle classiche.
Allora sì che potrebbe pensare di cominciare a capirci qualcosa di più chiaro rispetto a quello che potrebbe fare nei GT...ma così....
Il giorno dopo lo scorso Lombardia pensai subito che andando alla Sky quella sarebbe probabilmente rimasta l'occasione più grande, persa, della sua carriera.
Comincio a temere di averci preso, anche se spero sempre di no....


xwait
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da xwait »

peek ha scritto:L'Italia è di gran lunga il paese con maggiori presenze di corridori nel WT. Ci stiamo specializzando nel gregariato di alto livello.
Inevitabile, non avendo squadre italiane WT :boh:


Confidando che RaiPlay non mostri più il vincitore di corsa nell'immagine di anteprima... :yoga:
herbie
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Iscritto il: sabato 26 febbraio 2011, 17:19

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da herbie »

xwait ha scritto:
peek ha scritto:L'Italia è di gran lunga il paese con maggiori presenze di corridori nel WT. Ci stiamo specializzando nel gregariato di alto livello.
Inevitabile, non avendo squadre italiane WT :boh:
Momento.
Rosa rimamendo all''Astana sarebbe capitano. Stessa cosa per Moscon in una UAE comunque una ex Lampre. Oss e Trentin in una Ag2r, ma anche una Movistar, per dire, nelle loro corse sarebbero capitani.

Ci sono scelte, e scelte. Altro che. Alcuni corridori di andare a fare i gregari lo scelgono. E qui forse un CT della nazionale potrebbe tentare di metterci una parola.


Salvatore77
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Salvatore77 »

herbie ha scritto: Momento.
Rosa rimamendo all''Astana sarebbe capitano. Stessa cosa per Moscon in una UAE comunque una ex Lampre. Oss e Trentin in una Ag2r, ma anche una Movistar, per dire, nelle loro corse sarebbero capitani.

Ci sono scelte, e scelte. Altro che. Alcuni corridori di andare a fare i gregari lo scelgono. E qui forse un CT della nazionale potrebbe tentare di metterci una parola.
Di fronte ai soldi però si può fare poco.
Io fino in fondo credo che ogni corridore sa quali sono i propri limiti per cui fa scelte pensando a cosa è meglio per sè.


1° Tour de France 2018
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Seb
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Seb »

herbie ha scritto: Fosse stato all'Astana, sarebbe stato il "secondo" di Aru (FORSE) ed ora sarebbe il capitano per il Giro, oltre che probabilmente per buona parte delle classiche.
Allora sì che potrebbe pensare di cominciare a capirci qualcosa di più chiaro rispetto a quello che potrebbe fare nei GT...ma così....
Il giorno dopo lo scorso Lombardia pensai subito che andando alla Sky quella sarebbe probabilmente rimasta l'occasione più grande, persa, della sua carriera.
Comincio a temere di averci preso, anche se spero sempre di no....
Credo che all'Astana i tecnici non ritenessero Rosa un corridore da grandi giri, ma da gare di un giorno e al massimo da corse di una settimana: se lui in cuor suo sente di voler/poter essere protagonista al Giro allora capisco la scelta del cambio di squadra a rischio di ritrovarsi a fare il gregario all'inizio (tenendo da parte l'aspetto economico).


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

herbie ha scritto:
xwait ha scritto:
peek ha scritto:L'Italia è di gran lunga il paese con maggiori presenze di corridori nel WT. Ci stiamo specializzando nel gregariato di alto livello.
Inevitabile, non avendo squadre italiane WT :boh:
Momento.
Rosa rimamendo all''Astana sarebbe capitano. Stessa cosa per Moscon in una UAE comunque una ex Lampre. Oss e Trentin in una Ag2r, ma anche una Movistar, per dire, nelle loro corse sarebbero capitani.

Ci sono scelte, e scelte. Altro che. Alcuni corridori di andare a fare i gregari lo scelgono. E qui forse un CT della nazionale potrebbe tentare di metterci una parola.
Non so
con astana l anno scorso ha quasi sempre fatto il gregario
Pochissimo spazio
Visto che pare gli dessero il doppio
ha fatto bene ad andarsene


herbie
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Seb ha scritto:
herbie ha scritto: Fosse stato all'Astana, sarebbe stato il "secondo" di Aru (FORSE) ed ora sarebbe il capitano per il Giro, oltre che probabilmente per buona parte delle classiche.
Allora sì che potrebbe pensare di cominciare a capirci qualcosa di più chiaro rispetto a quello che potrebbe fare nei GT...ma così....
Il giorno dopo lo scorso Lombardia pensai subito che andando alla Sky quella sarebbe probabilmente rimasta l'occasione più grande, persa, della sua carriera.
Comincio a temere di averci preso, anche se spero sempre di no....
Credo che all'Astana i tecnici non ritenessero Rosa un corridore da grandi giri, ma da gare di un giorno e al massimo da corse di una settimana: se lui in cuor suo sente di voler/poter essere protagonista al Giro allora capisco la scelta del cambio di squadra a rischio di ritrovarsi a fare il gregario all'inizio (tenendo da parte l'aspetto economico).
:) il ragionamento non farebbe una piega...se non fosse finito in una squadra dove per i GT davanti ha almeno 4 corridori...e di squadre che fanno il World Tour senza corridori che gli avrebbero tolto spazio ce ne sono a iosa, eh....
Detto tra parentesi una squadra che sta chiudendo la carriera anche di Landa, altro che rilancio.


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