La crisi del ciclismo italiano

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Non ha molto senso insistere sull'argomento. Alla Milank Sanremo non c'era nessun italiano papabile e più di una top ten non era lecito aspettarsi.

Ballerini è più adatto a certe classiche del nord e Ganna per ora godiamocelo come top cronomen.

Rispetto al passato abbiamo già vinto una corsa da un giorno di livello wt e al momento questo è il nostro livello. Il Fiandre di Bettiol è stato un bel episodio, ma non bisognava illudersi allora o disperarsi ora. Non possiamo chiedere a colbrelli di vincere la San Remo o a Trentin la Rubaix.

Bisogna recepire gli stimoli positivi anche in marzo. Fabbro quinto a una Tirreno con dei marziani. Nella tappa stupenda dei muri ho visto un gran Formolo, che dopo aver tirato un sacco ha chiuso con Bernal, ottimo segnale in vista di qualche fuga o di certe corse vallonate. Davvero qualcuno credeva che Ciccone potesse battere nell'unico arrivo di salita Pogacar? Non c'erano spazi per un ciclista come lui che per me potrà diventare un Nieve, cioè uno da grandi fughe nelle tappe più belle dei GT, più che un Nibali. Al momento possiamo ambire a creare dei Stuyven nostrani, sperando abbiano un giorno l'occasione d'oro, come l'ha avuta Bettiol.

Negli ultimi 5 anni abbiamo visto Nibali vincere Lombardia e San Remo, Bettiol il Fiandre, varie semi classiche wt a Viviani, vari titoli di campioni d'Europa e un secondo posto al mondiale. Per essere un movimento che al momento non ha ciclisti di primissima fascia non ci è andata male nelle corse da un giorno. Nibali a parte, 4 o 5 anni fa stavamo peggio.


Robdin2007
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Per me crisi significa che non c'e nessun italiano che parta tra i favoriti nei GT, e non c'e uno che parta tra o favoriti nelle grandi classiche... Non credo che ora c'e un'altra nazione top în questa situazione, e ci sono anni che per l'italia e cosi... Forsi ci mettevano nibali nei GT ma solo per il nome negli ultimi due anni


ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Robdin2007 ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 8:59 Per me crisi significa che non c'e nessun italiano che parta tra i favoriti nei GT, e non c'e uno che parta tra o favoriti nelle grandi classiche... Non credo che ora c'e un'altra nazione top în questa situazione, e ci sono anni che per l'italia e cosi... Forsi ci mettevano nibali nei GT ma solo per il nome negli ultimi due anni
La Spagna è più forte nei GT, Mas e Landa si giocano delle top 5 e forse un podio in qualche GT con strartlist più ridotta, ma nessuno dei due è un vero favorito. Cortina e Aramburu sono validi ciclisti, ma non mi vedo favoriti per un classica monumento.

Da tempo mancano all'Italia dei ciclisti di fascia top, ma è una cosa palese e di vecchia data. Se continuiamo a commentare solo quello la discussione non va avanti.

Ci sono fatti positivi, abbiamo molte continental (in passato siamo stati con zero o una continental), le corse in Italia sono in aumento (Sicilia, Adriatica, Sardegna, Romagna, quattro nuove corse a tappa). Non sono un esperto di corse giovanili, ma è rinato il Giro U23, dovrebbe partire l'altra corsa a tappe under 23 in Romagna, speriamo che il covid non infici Val d'Aosta e giro del Friuli. Chiedo agli esperti come siamo messi a squadre e calendario delle varie categoria giovanili.


mattia_95
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Winter ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 8:00 Il livello si è alzato
E i nostri son spariti
Forse l unico che poteva far di più era trentin
Colbrelli grosso modo naviga sempre in quella posizione
Bettiol si è addirittura staccato sulla cipressa
Poggio ancora troppo duro per Ballerini
Secondo me il corridore che è mancato è stato Nizzolo. Ma avevo già visto alla Parigi-Nizza che non era in formissima.

Se avesse raggiunto un pizzico in più di forma sarebbe potuto benissimo rientrare nel gruppo dei migliori che si è giocato la vittoria. In quel drappello sarebbe stato uno dei più veloci ed avrebbe potuto centrare una top 5 come un anno fa.

Alla fine è arrivato a soli 6'' dai primi regolando Bouhanni, Ackermann e Demare.


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Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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ciclistapazzo ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 9:28
Ci sono fatti positivi, abbiamo molte continental (in passato siamo stati con zero o una continental), le corse in Italia sono in aumento (Sicilia, Adriatica, Sardegna, Romagna, quattro nuove corse a tappa). Non sono un esperto di corse giovanili, ma è rinato il Giro U23, dovrebbe partire l'altra corsa a tappe under 23 in Romagna, speriamo che il covid non infici Val d'Aosta e giro del Friuli. Chiedo agli esperti come siamo messi a squadre e calendario delle varie categoria giovanili.
In cosa è positivo avere molte continental? :dubbio:


Manicomic
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Non abbiamo corridori al top, e quindi le corse di altissima fascia, con in startlist i migliori ciclisti al mondo ci vedono sfavoriti.


nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Eh sì, purtroppo quando il livello si alza, ancora non ci siamo. Infatti ci siamo comportati bene alla Noekere Coerse con Zoccarato e Mozzato ma con startlist importanti tutti spariscono. Mi aspetto qualcosa di buono da Ciccone e bagioli in Catalunya e Ballerini nelle classiche di seconda fascia di questa settimana.


Stylus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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La situazione nei GT è disastrosa, ad oggi Australia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Olanda, Stati Uniti, Slovenia, Irlanda, Colombia, Ecuador, Portogallo, Danimarca, Belgio, Russia hanno un nuovo in grado di fare classifica migliore e più affidabile dei nostri: 13 nazioni, siamo la 14esima nazionale senza contare che molte di queste nazioni hanno ben più di un corridore più competitivo dei nostri nei GT; in un ipoetico tour de france a squadre come ai vecchi tempi parteciperemmo solo per i traguardi parziali.


nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Vorrei riportare il tema della crisi su squadre e sponsor, oltre che sui corridori.
Nella fase Strade Bianche - Sanremo abbiamo avuto il miglior ciclismo del pianeta transitare sulle nostre strade, nel periodo "Mondiale" di settembre/ottobre è così da anni. Stanno tornando i Giri di Sicilia, Sardegna, Veneto, nasce la corsa dedicata a Martini e forse un'altra sempre con Pozzato....ma possibile che nessuno riesca a convincere un qualche caspita di sponsor ad entrare deciso nel ciclismo?! :muro: :muro:


Salvatore77
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Che poi in linea teorica la Sanremo dovrebbe essere una delle corse più adatta ai corridori italiani, visti anche i risultati degli azzurri negli europei facili.
Ad un certo punto, vedendo Colbrelli rientrare dopo il Poggio, ho sperato che potesse fare un'azione alla Stuyven, lui che anni fa si trovò in una situazione molto simile, però nel finale servivano gambe.


1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Winter ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 9:47
ciclistapazzo ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 9:28
Ci sono fatti positivi, abbiamo molte continental (in passato siamo stati con zero o una continental), le corse in Italia sono in aumento (Sicilia, Adriatica, Sardegna, Romagna, quattro nuove corse a tappa). Non sono un esperto di corse giovanili, ma è rinato il Giro U23, dovrebbe partire l'altra corsa a tappe under 23 in Romagna, speriamo che il covid non infici Val d'Aosta e giro del Friuli. Chiedo agli esperti come siamo messi a squadre e calendario delle varie categoria giovanili.
In cosa è positivo avere molte continental? :dubbio:
Di per sé nulla, ma se sono squadre under 23, come spesso accade, che impreziosiscono il loro calendario dando l'opportunità ai loro giovani di correre qualche corsa contro i professionisti non mi pare male per nulla.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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male no
Ma non credo farà la differenza


mattia_95
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Salvatore77 ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 11:47 Che poi in linea teorica la Sanremo dovrebbe essere una delle corse più adatta ai corridori italiani, visti anche i risultati degli azzurri negli europei facili.
Ad un certo punto, vedendo Colbrelli rientrare dopo il Poggio, ho sperato che potesse fare un'azione alla Stuyven, lui che anni fa si trovò in una situazione molto simile, però nel finale servivano gambe.
All'Europeo l'Italia riesce a fare bene perchè Cassani costruisce un'ottima squadra con l'obiettivo di vincere. Altre nazionali vengono solo per fare la comparsa e la startlist è dieci volte inferiore a quella della Sanremo.


FC 2018: Gp de Montreal, Giro di Turchia.
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FC 2022: Saudi Tour, Etoile de Bessèges, Tour de Pologne.
Fiandre
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Io sono molto preoccupato per Viviani
Omnium
Madison
Ma anche quartetto con un Viviani così perdono quotazione


qrier
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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nikybo85 ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 11:46 Vorrei riportare il tema della crisi su squadre e sponsor, oltre che sui corridori.
Nella fase Strade Bianche - Sanremo abbiamo avuto il miglior ciclismo del pianeta transitare sulle nostre strade, nel periodo "Mondiale" di settembre/ottobre è così da anni. Stanno tornando i Giri di Sicilia, Sardegna, Veneto, nasce la corsa dedicata a Martini e forse un'altra sempre con Pozzato....ma possibile che nessuno riesca a convincere un qualche caspita di sponsor ad entrare deciso nel ciclismo?! :muro: :muro:
Davvero non me ne capacito.


Bomby
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Mah, la nostra classe imprenditoriale è quella che è. Purtroppo i "grandi vecchi" quelli che durante il boom o poco dopo hanno creato le industrie del nostro paese pian piano hanno ceduto la mano (o stanno morendo) e non sono stati in grado di tirare su figli alla loro altezza. Parlo per esperienza diretta di chi in quelle aziende ci lavora. Se va bene ai figli non gliene frega un tubo e vivono di rendita, se va male sono pure deficienti e dilapidano quanto i loro padri hanno messo in piedi. Figurarsi se pensano anche di mettere in piedi una squadra WT!


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sceriffo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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mattia_95 ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 13:42
Salvatore77 ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 11:47 Che poi in linea teorica la Sanremo dovrebbe essere una delle corse più adatta ai corridori italiani, visti anche i risultati degli azzurri negli europei facili.
Ad un certo punto, vedendo Colbrelli rientrare dopo il Poggio, ho sperato che potesse fare un'azione alla Stuyven, lui che anni fa si trovò in una situazione molto simile, però nel finale servivano gambe.
Esattamente. In sostanza dell'Europeo frega nulla a nessuno, tranne a Cassani che riesce comunque a tenere in piedi la baracca
All'Europeo l'Italia riesce a fare bene perchè Cassani costruisce un'ottima squadra con l'obiettivo di vincere. Altre nazionali vengono solo per fare la comparsa e la startlist è dieci volte inferiore a quella della Sanremo.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Bomby ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 15:03 Mah, la nostra classe imprenditoriale è quella che è. Purtroppo i "grandi vecchi" quelli che durante il boom o poco dopo hanno creato le industrie del nostro paese pian piano hanno ceduto la mano (o stanno morendo) e non sono stati in grado di tirare su figli alla loro altezza. Parlo per esperienza diretta di chi in quelle aziende ci lavora. Se va bene ai figli non gliene frega un tubo e vivono di rendita, se va male sono pure deficienti e dilapidano quanto i loro padri hanno messo in piedi. Figurarsi se pensano anche di mettere in piedi una squadra WT!
Il problema è che la classe imprenditoriale under 40 non esiste o quasi
Non i figli di papà, chi parte da zero

Domani parte il giro di catalogna

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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Winter ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 18:45
Bomby ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 15:03 Mah, la nostra classe imprenditoriale è quella che è. Purtroppo i "grandi vecchi" quelli che durante il boom o poco dopo hanno creato le industrie del nostro paese pian piano hanno ceduto la mano (o stanno morendo) e non sono stati in grado di tirare su figli alla loro altezza. Parlo per esperienza diretta di chi in quelle aziende ci lavora. Se va bene ai figli non gliene frega un tubo e vivono di rendita, se va male sono pure deficienti e dilapidano quanto i loro padri hanno messo in piedi. Figurarsi se pensano anche di mettere in piedi una squadra WT!
Il problema è che la classe imprenditoriale under 40 non esiste o quasi
Non i figli di papà, chi parte da zero

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Già partire da 0 non è facile, ma se non ci sono imprenditori nemmeno in chi ha già l'attività avviata. Io parlo di ditte non piccole (una che produce famosi amari, un'altra che produce macchine per sbucciare qualsiasi tipo di frutta a livello industriale): i fondatori, ormai vicini alla fossa, dopo aver provato a coinvolgere i figli e aver visto i casini che combinavano, hanno preferito vendere e rimanere come consulenti.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Gli sponsor anni 90 entravano nel ciclismo per farsi conoscere
Erano di ditte partite da zero o quasi
Carrera
Mapei
Mercatone
Saeco
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Ecc


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Robdin2007 ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 8:59 Forsi ci mettevano nibali nei GT ma solo per il nome negli ultimi due anni
Ricordo che 2 anni fa Nibali è arrivato secondo al giro a un minuto dal vincitore Carapaz


Mad
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Bomby ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 19:28 Già partire da 0 non è facile, ma se non ci sono imprenditori nemmeno in chi ha già l'attività avviata. Io parlo di ditte non piccole (una che produce famosi amari, un'altra che produce macchine per sbucciare qualsiasi tipo di frutta a livello industriale): i fondatori, ormai vicini alla fossa, dopo aver provato a coinvolgere i figli e aver visto i casini che combinavano, hanno preferito vendere e rimanere come consulenti.
Che siano i figli o i nuovi proprietari, serve comunque che siano interessati al ciclismo: vero che un figlio magari si farebbe più condizionare dal padre, ma se non è appassionato a sua volta il giochino durerebbe comunque poco.


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Slegar
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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ciclistapazzo ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 11:59
Winter ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 9:47
ciclistapazzo ha scritto: domenica 21 marzo 2021, 9:28
Ci sono fatti positivi, abbiamo molte continental (in passato siamo stati con zero o una continental), le corse in Italia sono in aumento (Sicilia, Adriatica, Sardegna, Romagna, quattro nuove corse a tappa). Non sono un esperto di corse giovanili, ma è rinato il Giro U23, dovrebbe partire l'altra corsa a tappe under 23 in Romagna, speriamo che il covid non infici Val d'Aosta e giro del Friuli. Chiedo agli esperti come siamo messi a squadre e calendario delle varie categoria giovanili.
In cosa è positivo avere molte continental? :dubbio:
Di per sé nulla, ma se sono squadre under 23, come spesso accade, che impreziosiscono il loro calendario dando l'opportunità ai loro giovani di correre qualche corsa contro i professionisti non mi pare male per nulla.
E' un mio pallino, ma quello che ho sottolineato è a mio avviso uno dei gravi problemi del ciclismo italiano. Uno junior che prosegue la carriera in Italia si ritrova a gareggiare quasi sempre contro U23 e pochissimi elite, questi ultimi che non hanno quasi mai gareggiato contro atleti di squadre WT o professional. All'estero è diverso ed un neopro ha la possibilità di confrontarsi fin da subito con ciclisti d'esperienza, anche se di terza fascia, che diventano degli eccellenti sparring-partner.

Pogacar al primo anno da elite (al netto del Giro di Slovenia) tra Slovenia, Croazia e Ungheria ebbe la possibilità di confrontarsi con ciclisti come Mugerli, Kvasina, Golcer, Buts e altri, atleti già nella fase calante della carriera ma miniere d'esperienza per i giovani ciclisti. Quinn Simmons all'ultimo anno da junior partecipò alle gare del calendario nazionale statunitense confrontandosi con, ad esempio, Tvetcov e McCabe che non erano campioni, ma vale la stessa analisi fatta per Pogacar.

Non esistono solamente campioni o potenziali tali. Andreas Kron, vincitore della prima tappa al Catalunya, i primi due anni da elite li ha passati sostanzialmente a gareggiare nelle competizioni del calendario nazionale e di gare .2 in giro per l'Europa, affrontando elite che non erano campioni ma molto esperti. La seconda stagione da elite, anno 2018, si concluse con un ritiro al Giro della Valle d'Aosta U23.

Nella classifica finale di quel Giro della Valle d'Aosta 2018 mi sono fermato su due nomi: Alessandro Monaco (1998 - 8° classificato) e Mauri Vansevenant (1999 - 10° classificato). Se confrontiamo i calendari, e di conseguenza gli ordini d'arrivo, tra i due si vede che la carriera di Monaco, tolte le importanti partecipazioni alle gare .HC e .1, si è sempre svolta tra gare U23 e gare elite che di questa tipologia di corridori ne avevano pochi e con poca esperienza "importante". Se vediamo i partecipanti delle gare del calendario nazionale belga a cui partecipò Vansevenant si capisce perché i belgi continuino sfornare specialisti di classiche a getto continuo. Con chi si può confrontare un ciclista italiano che è appena passato dalla categoria junior?


fair play? No, Grazie!
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Slegar ha scritto: mercoledì 24 marzo 2021, 10:32

E' un mio pallino, ma quello che ho sottolineato è a mio avviso uno dei gravi problemi del ciclismo italiano. Uno junior che prosegue la carriera in Italia si ritrova a gareggiare quasi sempre contro U23 e pochissimi elite, questi ultimi che non hanno quasi mai gareggiato contro atleti di squadre WT o professional. All'estero è diverso ed un neopro ha la possibilità di confrontarsi fin da subito con ciclisti d'esperienza, anche se di terza fascia, che diventano degli eccellenti sparring-partner.

Pogacar al primo anno da elite (al netto del Giro di Slovenia) tra Slovenia, Croazia e Ungheria ebbe la possibilità di confrontarsi con ciclisti come Mugerli, Kvasina, Golcer, Buts e altri, atleti già nella fase calante della carriera ma miniere d'esperienza per i giovani ciclisti. Quinn Simmons all'ultimo anno da junior partecipò alle gare del calendario nazionale statunitense confrontandosi con, ad esempio, Tvetcov e McCabe che non erano campioni, ma vale la stessa analisi fatta per Pogacar.

Non esistono solamente campioni o potenziali tali. Andreas Kron, vincitore della prima tappa al Catalunya, i primi due anni da elite li ha passati sostanzialmente a gareggiare nelle competizioni del calendario nazionale e di gare .2 in giro per l'Europa, affrontando elite che non erano campioni ma molto esperti. La seconda stagione da elite, anno 2018, si concluse con un ritiro al Giro della Valle d'Aosta U23.

Nella classifica finale di quel Giro della Valle d'Aosta 2018 mi sono fermato su due nomi: Alessandro Monaco (1998 - 8° classificato) e Mauri Vansevenant (1999 - 10° classificato). Se confrontiamo i calendari, e di conseguenza gli ordini d'arrivo, tra i due si vede che la carriera di Monaco, tolte le importanti partecipazioni alle gare .HC e .1, si è sempre svolta tra gare U23 e gare elite che di questa tipologia di corridori ne avevano pochi e con poca esperienza "importante". Se vediamo i partecipanti delle gare del calendario nazionale belga a cui partecipò Vansevenant si capisce perché i belgi continuino sfornare specialisti di classiche a getto continuo. Con chi si può confrontare un ciclista italiano che è appena passato dalla categoria junior?
Bisognerebbe dunque creare un calendario 1.2 o 2.2 in cui possano partecipare anche le professional.


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Slegar
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Le professional possono partecipare anche adesso. Il problema è che gli over 23 sono scomparsi dalle formazioni continental ed Elite-2 italiane, perché si è preferito trasformare la categoria in una U23 di fatto e questa è una distorsione esclusivamente italiana. Lasciando perdere le prove di Nation Cup, in Europa sono in calendario 21 gare della categoria U23; di queste ben 14 si svolgono in Italia, 4 in Francia, 2 in Belgio ed una in Polonia.

In Italia, a mio avviso, non è prioritario sviluppare la cat. U23, ma potenziare la categoria Elite trovando il modo di assorbire parte di chi non trova più un contratto tra le WT o professional. Il ritorno di Rebellin in una continental italiana è un importantissimo termine di paragone per i baldi giovanotti dell'italico pedale, ma negli anni scorsi era importante non perdere ciclisti, restando negli ultimi anni, come Andreetta, Boem, Bonusi, Busato, Fonzi, Palini e Zurlo ad esempio.

Meritevole la rinascita del Giro ciclistico d'Italia (Giro baby) ma ritengo che il fu GiroBio destinato agli U27 era molto più probante per la crescita dei giovani ciclisti italiani.


fair play? No, Grazie!
ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Non tutti i ciclisti arrivano al professionismo a 19 anni, avere una categoria che ti permette di correre gare contro i grandi può essere utile. Siamo sicuri che per un Ballerini i 3 anni nelle continental non abbiano permesso uno sviluppo graduale in un ciclista che è esploso non giovanissimo? Chissà se sarebbe arrivato in Androni se non avesse trovato il Team Idea e poi Unieuro? in questo inizio di stagione tanti giovani italiani si stanno confrontando con ciclisti di alto livello proprio grazie anche a certe continental.

Io condivido del tutto la visione di Slegar.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Slegar ha scritto: mercoledì 24 marzo 2021, 10:32
E' un mio pallino, ma quello che ho sottolineato è a mio avviso uno dei gravi problemi del ciclismo italiano. Uno junior che prosegue la carriera in Italia si ritrova a gareggiare quasi sempre contro U23 e pochissimi elite, questi ultimi che non hanno quasi mai gareggiato contro atleti di squadre WT o professional. All'estero è diverso ed un neopro ha la possibilità di confrontarsi fin da subito con ciclisti d'esperienza, anche se di terza fascia, che diventano degli eccellenti sparring-partner.

Pogacar al primo anno da elite (al netto del Giro di Slovenia) tra Slovenia, Croazia e Ungheria ebbe la possibilità di confrontarsi con ciclisti come Mugerli, Kvasina, Golcer, Buts e altri, atleti già nella fase calante della carriera ma miniere d'esperienza per i giovani ciclisti. Quinn Simmons all'ultimo anno da junior partecipò alle gare del calendario nazionale statunitense confrontandosi con, ad esempio, Tvetcov e McCabe che non erano campioni, ma vale la stessa analisi fatta per Pogacar.

Non esistono solamente campioni o potenziali tali. Andreas Kron, vincitore della prima tappa al Catalunya, i primi due anni da elite li ha passati sostanzialmente a gareggiare nelle competizioni del calendario nazionale e di gare .2 in giro per l'Europa, affrontando elite che non erano campioni ma molto esperti. La seconda stagione da elite, anno 2018, si concluse con un ritiro al Giro della Valle d'Aosta U23.

Nella classifica finale di quel Giro della Valle d'Aosta 2018 mi sono fermato su due nomi: Alessandro Monaco (1998 - 8° classificato) e Mauri Vansevenant (1999 - 10° classificato). Se confrontiamo i calendari, e di conseguenza gli ordini d'arrivo, tra i due si vede che la carriera di Monaco, tolte le importanti partecipazioni alle gare .HC e .1, si è sempre svolta tra gare U23 e gare elite che di questa tipologia di corridori ne avevano pochi e con poca esperienza "importante". Se vediamo i partecipanti delle gare del calendario nazionale belga a cui partecipò Vansevenant si capisce perché i belgi continuino sfornare specialisti di classiche a getto continuo. Con chi si può confrontare un ciclista italiano che è appena passato dalla categoria junior?
Vero
Il problema grosso è che negli anni d'oro il livello elevato era nelle nostre gare elite under 23
c'era 14--15 squadroni piu' c'erano 3-4 nazionali straniere che era di casa (penso all'australia , alla russia , all'inghilterra ecc)
piu' c'erano 300 elite (nell'epoca dopo la riforma)
le internazionali avevano una start list fortissima
a volte le nostre squadre andavano all'estero e dominavano
sia come club che come nazionale
poi pian piano gli squadroni son spariti..
le corse pure
i percorsi delle gare si sono semplificati
tranne quelle di alto livello (recioto.. giro baby .. vda ecc) e in quelle non siamo quasi mai protagonisti
perche' abituati a percorsi piu' semplici e livello che purtroppo è sceso
l'assenza quasi totale di corse a tappe
prima del ritorno del giro baby.. ne erano restate due
fa il resto

a me il discorso continental dice poco (serve per gonfiare il numero di pro.. in modo fasullo)
si puo' fare un calendario internazionale anche con la squadra elite under 23
vedi la squadra di Pidcock l'anno scorso , la Lotto Soudal U23 , la Vendee u , lo chambery cf ecc


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Slegar ha scritto: mercoledì 24 marzo 2021, 11:08 In Italia, a mio avviso, non è prioritario sviluppare la cat. U23, ma potenziare la categoria Elite trovando il modo di assorbire parte di chi non trova più un contratto tra le WT o professional. Il ritorno di Rebellin in una continental italiana è un importantissimo termine di paragone per i baldi giovanotti dell'italico pedale, ma negli anni scorsi era importante non perdere ciclisti, restando negli ultimi anni, come Andreetta, Boem, Bonusi, Busato, Fonzi, Palini e Zurlo ad esempio.

Meritevole la rinascita del Giro ciclistico d'Italia (Giro baby) ma ritengo che il fu GiroBio destinato agli U27 era molto più probante per la crescita dei giovani ciclisti italiani.
Condivido tutto.
A 19 anni tanto vale iniziare, per gradi, a vedere quanto vali nel ciclismo vero, è inutile continuare a confrontarti solo con coetanei.

Secondo me in Italia siamo ossessionati dalle categorie giovanili.
Winter ha scritto: mercoledì 24 marzo 2021, 14:08 a me il discorso continental dice poco (serve per gonfiare il numero di pro.. in modo fasullo)
si puo' fare un calendario internazionale anche con la squadra elite under 23
vedi la squadra di Pidcock l'anno scorso , la Lotto Soudal U23 , la Vendee u , lo chambery cf ecc
I development team sono tutti Continental.
E chi corre nelle Continental non è un pro' sia ufficialmente che sostanzialmente: sbaglio o in una Continental non si riceve neanche un vero stipendio? Ma solo un rimborso spese.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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cassius ha scritto: mercoledì 24 marzo 2021, 14:32 I development team sono tutti Continental.
E chi corre nelle Continental non è un pro' sia ufficialmente che sostanzialmente: sbaglio o in una Continental non si riceve neanche un vero stipendio? Ma solo un rimborso spese.
No
la Lotto Soudal Under 23 non è continental
idem la AG2r - Citroen U23 , la Vendee U , il Lizarte , la Caja Rural ecc

In Francia son dei pro , con contributi e stipendio regolari. Grosso modo , un corridore costa 100mila euro (tra suo stipendio , contributi , ds , attrezzature ecc).. se una squadra ha 10 corridori.. il suo budget è 1.000.000 di euro , se ne ha 12 1.200.000 (l'ho visto dal budget di auber 93 e roubaix)
In Belgio , in parte , credo fino ad un certo numero di corridori (potrei sbagliarmi , la tarteletto mi pare ne avesse 4)
altrove nulla


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sceriffo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Una visione che non condivido..
Appena si alza il livello..i nostri spariscono


ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Winter ha scritto: mercoledì 7 aprile 2021, 21:01 Una visione che non condivido..
Appena si alza il livello..i nostri spariscono
Più che altro non mette a fuoco il problema, se per uomini di classiche o semiclassiche non abbiamo ciclisti di primissimo piano, ma validi corridori spesso piazzati e in grado di vincere corse di un certo livello, anche se difficilmente le più importanti, quando la strada sale non abbiamo nessuno. Attendendo di vedere se Ciccone riuscirà a fare classifica alla Vuelta, l'unico italiano delle relativamente nuove generazioni a aver fatto una top ten è stato Masnada in un Giro con startlist non di primo piano (poi ci sarebbe il decimo posto di Formolo l'anno di Dumulin ma a distanza siderale dai primi). Non solo mancano i Pogacar, manca chi possa fare una top 5 o vincere un tappone al Tour (con possibile eccezione Ciccone).


Cthulhu
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Winter ha scritto: mercoledì 7 aprile 2021, 21:01 Una visione che non condivido..
Appena si alza il livello..i nostri spariscono
Più che altro è ridicolo il paragone con il tennis che è uno sport molto più globalizzato con tornei in tutto il mondo e 50 nazioni che hanno un giocatore tra i primi 200. Dal 1973 36 nazioni hanno avuto un giocatore tra i top 10. e 78 tra i top 100. E' così più difficile primeggiare, almeno per noi, che nel tennis abbiamo vinto 3 tornei del grande slam in tutto, nel ciclismo 85 GT E 156 monumenti, Poi il Remco del tennis ce l'abbiamo noi, sperando diventi un Pogacar
E i 15 top 100 se li è inventati, sono 11, di cui 7 con più di 30 anni.
Va anche detto che Cassani nella sua posizione non può che difendere il movimento che comunque non è poi pessimo in assoluto, la Spagna non sta certo meglio di noi, ad esempio.
Ultima modifica di Cthulhu il giovedì 8 aprile 2021, 1:37, modificato 1 volta in totale.


Cthulhu
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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A pensarci bene molti di quelli che vincono oggi vengono da nazioni dove ci sono pochissime corse e/o squadre.
Sloveni, danesi, britannici ( che hanno le squadre ma pochissime corse )gli stessi olandesi, anzi neerlandesi come si dice ora, per non parlare degli extraeuropei che devono venire necessariamente in Europa a correre.
Non è più che di corse e di squadre ci sia necessità di giovani che si levino il ditino di c**o e abbiano le palle di andare in un altro paese a fronteggiare l'ignoto, imparare le lingue ed adattarsi invece di stare nella bambagia con la mamma che gli lava i pantaloncini ? Guarda caso il miglior ciclista italiano del decennio passato è uno che è emigrato dalla Sicilia alla Toscana da giovanissimo. Toscani e lombardi che hanno le squadre e le corse sotto casa poca roba...


Claudio84
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Provo a esporre un'idea generale che mi è venuta in mente in questi giorni pensando ai vari dibattiti di questo thread. Parlo di attitudine e inclinazione a praticare il ciclismo, più che di squadre, ecc.

La mia tesi è questa. All'opposto di quanto potrebbe sembrare a prima vista, paradossalmente il ciclismo agonistico è molto più lontano dal ciclismo praticato per puro diletto rispetto a quanto ciò non avvenga con molti altri sport, a partire dal calcio. Ovvero: tutti o quasi sanno andare in bicicletta e magari si divertono anche. Ma ciò è molto diverso dal fare allenamenti costanti, salite forza-resistenza, partecipare a una corsa ciclistica, ecc. Per dirla in modo brutto: uno gli schemi di una partita di calcio li può imparare già in oratorio, invece fare un record su Strava non corrisponde per forza ad essere un prof. Un paio d'anni fa un ragazzo mi raccontava degli allenamenti degli allievi (credo) della squadra di Masciarelli in Abruzzo. Già a quell'età massacranti.

Una prova di questo discorso potrebbe essere il fatto che molti ciclisti / atleti vengono da paesi (Slovenia ultimamente) o regioni (penso al Trentino) dove per una serie di motivi spesso lo sport è praticato dai giovani sì come svago ma spesso a livello quasi agonistico.

Tutto ciò si aggiunge ovviamente al discorso del passaggio generazionale, per cui il ciclismo come sport e passione popolare è sempre meno diffuso, quindi è sempre meno diffusa la conoscenza del suo ambiente e l'inclinazione ad avvicinarvisi. Questo però avviene in tutta Europa/Occidente.

Detto questo, sono d'accordo con quanto scritto da molti anche in questo thread sul far avvicinare al ciclismo anche attraverso il ciclocross, MTB, ecc., per privilegiare nei più piccoli l'aspetto del divertimento e non subito l'agonismo. Ma credo allo stesso tempo che in prospettiva l'utilità di queste iniziative - oltre ad aumentare l'attitudine verso l'attività sportiva in generale - sia proprio quella di mostrare a chi poi si appassiona e vorrà continuare che il ciclismo può essere uno sport a tutti gli effetti, con i suoi ritmi, tecniche, ecc., senza limitarsi alla biciclettata in città o all'uscita della domenica.

Un ultimo esempio. Al Parco Nord di Milano c'è un bel velodromo in asfalto, che è di fatto è concepito solo come luogo di allenamento 'serio', mentre - per dire - non vi è mai stata organizzata la 'cronometro del Parco Nord', neanche per i bambini. Insomma, manca la via di mezzo tra l'allenamento agonistico e chi si fa solo il suo giro in bici al parco.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Cthulhu ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 1:26 A pensarci bene molti di quelli che vincono oggi vengono da nazioni dove ci sono pochissime corse e/o squadre.
Sloveni, danesi, britannici ( che hanno le squadre ma pochissime corse )gli stessi olandesi, anzi neerlandesi come si dice ora, per non parlare degli extraeuropei che devono venire necessariamente in Europa a correre.
Non è più che di corse e di squadre ci sia necessità di giovani che si levino il ditino di c**o e abbiano le palle di andare in un altro paese a fronteggiare l'ignoto, imparare le lingue ed adattarsi invece di stare nella bambagia con la mamma che gli lava i pantaloncini ? Guarda caso il miglior ciclista italiano del decennio passato è uno che è emigrato dalla Sicilia alla Toscana da giovanissimo. Toscani e lombardi che hanno le squadre e le corse sotto casa poca roba...
per me dipende tantissimo dai numeri bassissimi di praticanti agonisti nel ciclismo
E' facile emergere anche da nazioni minori perchè i numeri di quelle grandi .. non son cosi grandi


ciclistapazzo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Gli esempi di Olanda e Gb non funzionano affatto per la teoria che bisogna emigrare e non potenziare le strutture locali. Sarà che pur essendo uno che è emigrato oer lavoro i discorsi su bambocci e mammoni non mi piacciono e mi sembrano banali. In GB quasi tutti i ciclisti oggi al top si sono formati in progetti spesso finanziati dalla stessa federazione locale o comunque sempre della GB. A parte gli Yates, mi sembra che tendano tutti a un medesimo cursus honorum che ha nella Ineos/Sky il suo vertice su strada, ma che inizia con progetti giovanili sostenuti dalla federazione locale. In Olanda vanno considerati anche coloro che praticano il ciclismo agonisticamente non su strada.

Verissimo chi fa notare che i praticanti sono pochi anche nelle grandi nazioni. Conosco un sacco di amatori adulti, ma quando ero insegnante non ho mai avuto un alunno in Italia che praticasse ciclismo e vengo dalle terre di Coppi...


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Slegar
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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ciclistapazzo ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 8:07 Gli esempi di Olanda e Gb non funzionano affatto per la teoria che bisogna emigrare e non potenziare le strutture locali. Sarà che pur essendo uno che è emigrato oer lavoro i discorsi su bambocci e mammoni non mi piacciono e mi sembrano banali. In GB quasi tutti i ciclisti oggi al top si sono formati in progetti spesso finanziati dalla stessa federazione locale o comunque sempre della GB. A parte gli Yates, mi sembra che tendano tutti a un medesimo cursus honorum che ha nella Ineos/Sky il suo vertice su strada, ma che inizia con progetti giovanili sostenuti dalla federazione locale. In Olanda vanno considerati anche coloro che praticano il ciclismo agonisticamente non su strada.

Verissimo chi fa notare che i praticanti sono pochi anche nelle grandi nazioni. Conosco un sacco di amatori adulti, ma quando ero insegnante non ho mai avuto un alunno in Italia che praticasse ciclismo e vengo dalle terre di Coppi...
Su quanto evidenziato non direi. Tralasciando Pidcock che ha una carriera tutta particolare, tutti i big del ciclismo britannico, dopo al massimo un paio di stagioni tra le continental, sono emigrati principalmente oltremanica (il classico percorso del passaggio al professionismo di britannici e irlandesi) o addirittura oltreoceano come Geoghegan Hart. Il percorso Junior->continental britannica->Sky/INEOS è stato fatto da pochi ciclisti, che hanno svolto principalmente azioni di gregariato (Kennaugh, Swift) o hanno cambiato aria presto (Dowsett); vedremo quale sarà il destino di Hayter.

Ritornando in tema, un grosso problema a monte di tutto è che a livello giovanile manca un indirizzo tecnico da parte della federazione, che di fatto delega alle società i percorsi di crescita dei giovani ciclisti; purtroppo gli obiettivi delle società non sono certamente quelli di una federazione.


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jerrydrake
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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sceriffo ha scritto: mercoledì 7 aprile 2021, 15:35 https://www.oasport.it/2021/04/davide-c ... -bretagna/
Per Cassani non è crisi
Dichiarazioni imbarazzanti. Per Cassani il ciclismo italiano è messo come il tennis italiano. Peccato che nel tennis abbiamo non solo l'Evenepoel azzurro, ma anche il Pidcock! Possiamo addirittura ipotizzare di dominare il post FAB4 (ora FAB3, forse FAB2) per 10 anni, nel ciclismo non possiamo nemmeno aspirare a una Top10 in una gara a tappe di secondo piano...


Claudio84
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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ciclistapazzo ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 8:07
Verissimo chi fa notare che i praticanti sono pochi anche nelle grandi nazioni. Conosco un sacco di amatori adulti, ma quando ero insegnante non ho mai avuto un alunno in Italia che praticasse ciclismo e vengo dalle terre di Coppi...
Ecco io volevo evidenziare proprio questo paradosso. Il boom della bicicletta che c'è ora (es. bonus bici, i vari magazine patinati di ciclismo/cicloturismo, ecc.) non ha niente a che vedere con l'agonismo.
Non mi addentro sul percorso che si dovrebbe fare per passare al professionismo perché non ne so nulla, ma mi sembra sia comunque importante cercare di allargare la base dei praticanti.

Intendiamoci. Io parlo da semplice appassionato spettatore. Non è scritto da nessuna parte che l'Italia debba avere un movimento forte, tanti prof, eccetera. Da questo punto di vista il ciclismo è sostanzialmente uno sport più o meno di nicchia. Restringendo di molto la base, però, alla lunga non si potrà più parlare di ciclismo come sport popolare - cioè parte del sentimento popolare - di Giro d'Italia come evento (nazional)popolare, ecc. E questo mi dispiacerebbe molto.


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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I genitori dei ragazzi che oggi "dovrebbero" fare ciclismo hanno visto il caso Festina, Madonna di Campiglio, l'epopea taroccata di Lance Armstrong...secondo voi quanta voglia hanno di far fare ciclismo agonistico ai loro pargoli?
Va già bene che la gente abbia capito che la gitarella di 50 km non richiede doping (e la puoi fare anche in zona rossa).
Io ci vedo anche un po' questo nella crisi del ciclismo italiano: uno sport che è stato bombardato dai media e che per qualche anno è andato avanti ancora con il pregresso. Per cui, come quando fai una riapertura o chiusura, l'effetto ti arriva un po' dopo...


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GregLemond
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 12:57 I genitori dei ragazzi che oggi "dovrebbero" fare ciclismo hanno visto il caso Festina, Madonna di Campiglio, l'epopea taroccata di Lance Armstrong...secondo voi quanta voglia hanno di far fare ciclismo agonistico ai loro pargoli?
Va già bene che la gente abbia capito che la gitarella di 50 km non richiede doping (e la puoi fare anche in zona rossa).
Io ci vedo anche un po' questo nella crisi del ciclismo italiano: uno sport che è stato bombardato dai media e che per qualche anno è andato avanti ancora con il pregresso. Per cui, come quando fai una riapertura o chiusura, l'effetto ti arriva un po' dopo...
Si, però...
Sono i genitori di Pikachu, Alaphilippe...
Non è sempre "colpa del destino"...

Tenendo presente che, uno dei piu grandi talenti attuali, è figlio e nipote "di"...


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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GregLemond ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:32
cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 12:57 I genitori dei ragazzi che oggi "dovrebbero" fare ciclismo hanno visto il caso Festina, Madonna di Campiglio, l'epopea taroccata di Lance Armstrong...secondo voi quanta voglia hanno di far fare ciclismo agonistico ai loro pargoli?
Va già bene che la gente abbia capito che la gitarella di 50 km non richiede doping (e la puoi fare anche in zona rossa).
Io ci vedo anche un po' questo nella crisi del ciclismo italiano: uno sport che è stato bombardato dai media e che per qualche anno è andato avanti ancora con il pregresso. Per cui, come quando fai una riapertura o chiusura, l'effetto ti arriva un po' dopo...
Si, però...
Sono i genitori di Pikachu, Alaphilippe...
Non è sempre "colpa del destino"...

Tenendo presente che, uno dei piu grandi talenti attuali, è figlio e nipote "di"...
No ma io ho parlato della visione italiana di quello che è avvenuto in quegli anni.
Sull'onda dell'indignazzzzzione popolare®, con la Francia siamo l'unico Paese che ha trasformato il doping in un reato per chi lo assume.


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GregLemond
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:55
GregLemond ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:32
cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 12:57 I genitori dei ragazzi che oggi "dovrebbero" fare ciclismo hanno visto il caso Festina, Madonna di Campiglio, l'epopea taroccata di Lance Armstrong...secondo voi quanta voglia hanno di far fare ciclismo agonistico ai loro pargoli?
Va già bene che la gente abbia capito che la gitarella di 50 km non richiede doping (e la puoi fare anche in zona rossa).
Io ci vedo anche un po' questo nella crisi del ciclismo italiano: uno sport che è stato bombardato dai media e che per qualche anno è andato avanti ancora con il pregresso. Per cui, come quando fai una riapertura o chiusura, l'effetto ti arriva un po' dopo...
Si, però...
Sono i genitori di Pikachu, Alaphilippe...
Non è sempre "colpa del destino"...

Tenendo presente che, uno dei piu grandi talenti attuali, è figlio e nipote "di"...
No ma io ho parlato della visione italiana di quello che è avvenuto in quegli anni.
Sull'onda dell'indignazzzzzione popolare®, con la Francia siamo l'unico Paese che ha trasformato il doping in un reato per chi lo assume.
Scusami, hai ragione


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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GregLemond ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:32 Pikachu, Alaphilippe...
Pikachu chi è? :D
Ogni tanto qualche soprannome me lo perdo


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il_panta
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 16:12
GregLemond ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:32 Pikachu, Alaphilippe...
Pikachu chi è? :D
Ogni tanto qualche soprannome me lo perdo
Magrini chiama così Pogacar.


2019 (1°): Giro d'Italia tp 4, 5, 20; Giro d'Italia classifica generale; Tour de France tp 1, 10; Tour of Britain;
cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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il_panta ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 16:14
cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 16:12
GregLemond ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:32 Pikachu, Alaphilippe...
Pikachu chi è? :D
Ogni tanto qualche soprannome me lo perdo
Magrini chiama così Pogacar.
aaaah ok! grazie dell'info
eh io guardo solo le gare trasmesse da mamma RAI...una volta qualche gara non coperta riuscivo a vedermela con degli streaming cecoslovacchi con sottotitoli in tedesco, ora manco più quello


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Re: La crisi del ciclismo italiano

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cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:55
GregLemond ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 13:32
cassius ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 12:57 I genitori dei ragazzi che oggi "dovrebbero" fare ciclismo hanno visto il caso Festina, Madonna di Campiglio, l'epopea taroccata di Lance Armstrong...secondo voi quanta voglia hanno di far fare ciclismo agonistico ai loro pargoli?
Va già bene che la gente abbia capito che la gitarella di 50 km non richiede doping (e la puoi fare anche in zona rossa).
Io ci vedo anche un po' questo nella crisi del ciclismo italiano: uno sport che è stato bombardato dai media e che per qualche anno è andato avanti ancora con il pregresso. Per cui, come quando fai una riapertura o chiusura, l'effetto ti arriva un po' dopo...
Si, però...
Sono i genitori di Pikachu, Alaphilippe...
Non è sempre "colpa del destino"...

Tenendo presente che, uno dei piu grandi talenti attuali, è figlio e nipote "di"...
No ma io ho parlato della visione italiana di quello che è avvenuto in quegli anni.
Sull'onda dell'indignazzzzzione popolare®, con la Francia siamo l'unico Paese che ha trasformato il doping in un reato per chi lo assume.
Mi sa che più che del doping è colpa degli incidenti stradali, i genitori sono più preoccupati di quelli, da questo punto di vista ha fatto più male la morte del povero Scarponi che mille squalifiche per doping.


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GiboSimoni
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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sceriffo ha scritto: mercoledì 7 aprile 2021, 15:35 https://www.oasport.it/2021/04/davide-c ... -bretagna/
Per Cassani non è crisi
stimo Cassani ma sta continuando a d arrampicarsi sugli specchi. Vuole salvare qualcosa che sta affondando senza sosta. Ci sono discreti corridori ma per il resto siamo PENOSI. nei primi anni 2000 eravamo il gotha del ciclismo con Pantani, Simoni, Casagrande, Bettini, Bartoli, Rebellin, Di Luca, Nibali e altri buoni corridori che hanno colto diversi risultati importanti.
Sono praticamente finiti, non ve ne è uno di quelli di ora che assomigli a uno di quelli che ho citato. Come si fa a non parlare di crisi? E' vergognoso! Ci son tanti motivi per questa debacle e per me è anche il fatto che i giovani ormai non sono più appassionati allo sport in generale men che meno al ciclismo che da essi viene visto come uno sport per "vecchi" e per "dopati".
Nella mia realtà al sud conosco pochissimi appassionati delle corse, si è vero tante persone le vedo andare in bici ma per puro divertimento, infatti la maggiorparte sono 50 enni e 50 enni con la pancia e tanta voglia di lasciare le paturnie delle mogli a casa :D .
Battute a parte vedo crisi anche solo come appassionati a parte questo forum il ciclismo non se lo caga nessuno almeno dalle mie parti. Sonr iuscito a trobvare amici, colleghi che seguono pallavolo, tennis ma non ho trovato un barese che segue il ciclismo come me. Questo è un altro problema grave, poi i giovani di oggi con la tecnologia che distrae parecchio figurati se si vogliono sacrificare su una bici? (discorsi da vecchi lo so, ma veritieri ahimè)


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Signori non ce ne sono più - Gilberto Simoni ad Aprica 2006

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Re: La crisi del ciclismo italiano

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GiboSimoni ha scritto: giovedì 8 aprile 2021, 18:20
sceriffo ha scritto: mercoledì 7 aprile 2021, 15:35 https://www.oasport.it/2021/04/davide-c ... -bretagna/
Per Cassani non è crisi
stimo Cassani ma sta continuando a d arrampicarsi sugli specchi. Vuole salvare qualcosa che sta affondando senza sosta. Ci sono discreti corridori ma per il resto siamo PENOSI. nei primi anni 2000 eravamo il gotha del ciclismo con Pantani, Simoni, Casagrande, Bettini, Bartoli, Rebellin, Di Luca, Nibali e altri buoni corridori che hanno colto diversi risultati importanti.
Sono praticamente finiti, non ve ne è uno di quelli di ora che assomigli a uno di quelli che ho citato. Come si fa a non parlare di crisi? E' vergognoso! Ci son tanti motivi per questa debacle e per me è anche il fatto che i giovani ormai non sono più appassionati allo sport in generale men che meno al ciclismo che da essi viene visto come uno sport per "vecchi" e per "dopati".
Nella mia realtà al sud conosco pochissimi appassionati delle corse, si è vero tante persone le vedo andare in bici ma per puro divertimento, infatti la maggiorparte sono 50 enni e 50 enni con la pancia e tanta voglia di lasciare le paturnie delle mogli a casa :D .
Battute a parte vedo crisi anche solo come appassionati a parte questo forum il ciclismo non se lo caga nessuno almeno dalle mie parti. Sonr iuscito a trobvare amici, colleghi che seguono pallavolo, tennis ma non ho trovato un barese che segue il ciclismo come me. Questo è un altro problema grave, poi i giovani di oggi con la tecnologia che distrae parecchio figurati se si vogliono sacrificare su una bici? (discor?si da vecchi lo so, ma veritieri ahimè)
Beh, il periodo in cui noi dominavamo insieme agli spagnoli era un po' additivato, diciamo, non lo prenderei come termine di paragone.
Per il resto di ciclismo si parla poco anche in Toscana ormai, immagino in Puglia dove c'è molta meno tradizione.
A proposito, quali sono stati i migliori ciclisti pugliesi di sempre ? A me vengono in mente Piepoli, Beccia ( " Il figlio di Troia " come lo definì il Guerin Sportivo quando vinse la Freccia...) , Bombini, e poi '?


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