Ciao "Bartòn"!

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Morris

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È morto Alberto Assirelli.

Il ciclismo forlivese è in lutto per la scomparsa, avvenuta venerdì scorso dopo una lunga malattia, di Alberto Assirelli, il popolare “Bartòn”. Nato a San Varano di Forlì il 31 agosto 1936, era stato corridore professionista dal luglio 1960 a tutto il 1964, ovvero in un periodo che continuava a mantenersi aureo per il pedale di queste zone. Non è mai divenuto un evidente primario del panorama nazionale, ma il suo ruolo di nota nel ciclismo se l'è ritagliato con merito e, per la Romagna del pedale, è stato senza scossoni e clamori, un palpabile riferimento nella sua epoca. Chiuso per fama dai suoi capitani Ercole Baldini e Arnaldo Pambianco, nonché dallo spazio che s'era conquistato il fratello maggiore Nino (un ciclista che ebbe giornate di grande valore), Alberto si distinse per doti, simpatia, dedizione e per quella forza di cui era dotato in abbondanza gladiatoria. Un esempio con le tinte della leggenda, ci viene dai ricordi delle uscite in allenamento coi compagni, quando ogni collega cercava di non farlo avvicinare alla propria bicicletta, per timore di sentirsi dire di avere i tubolari a terra o quasi. Certo, perché le mani di "Bartòn", trasmettevano alle dita una forza erculea, ed ogni tubolare bestemmiava esquimese nel sentirsi strozzato fin sull'orlo dell'esplosione da quelle autentiche tenaglie. "T'han vì che te la ròda poca gonfa"- era solito dire il formidabile Bartòn e di lì autentici e spesso superflui sforzi con la pompa, a quei tempi sempre presente nel corredo della bicicletta di ogni corridore. Se t'allenavi con Alberto Assirelli, il rischio di quella seduta suppletiva di fatica era pressoché sicuro. Ma questo giovanottone era anche bravo sulla bici. Cominciò tardi, nel 1955, a 19 anni, direttamente fra i dilettanti nelle file del Pedale Ravennate distinguendosi in salita. Vinse fra le altre corse la Predappio-Rocca delle Camminate, a quei tempi una classica della zona. Nel '57 passò alla Forti e Liberi di Forlì e fu uno scudiero di Pambianco proprio nell'anno in cui il bertinorese vinse il campionato italiano e sfiorò il mondiale. A livello personale, Bartòn s'aggiudicò il Gran Premio Cooperative Forlì, un'altra classica della Romagna. Nel '58, emigrò in Toscana, alla Brooklin di Empoli, dove vinse ben sette corse, prima di passare ad un'altra squadra empolese, la Salco. Con la nuova maglia, in poche settimane s'aggiudicò due importanti prove: il G.P. Monsumano Terme e la celeberrima Bologna Raticosa. Quanto bastava per guadagnarsi, a poco più di metà stagione, il contratto professionistico con la Legnano dell'Avvocat Eberardo Pavesi. E da neofita o quasi, fra i prof., si piazzò secondo nella Coppa Bernocchi. Nel 1961, passò alla Fides e fu una preziosa spalla per l'amico e già capitano fra i dilettanti Pambianco, nella di questi cavalcata vincente, al Giro d'Italia del Centenario. Nel '62, corse con la Moschettieri Ignis assieme al “Treno di Forlì” Baldini e Gabanì e vinse, con una condotta che fece clamore, da autentico campione, la durissima e fascinosa tappa delle Balconate Valdostane al Giro d'Italia, staccando nel finale due corridori di nome, quali Carlesi e De Rosso. Partecipò poi al Tour de France, con discreto atteggiamento fino alla quattordicesima tappa quando fu costretto al ritiro. Gli ultimi due anni fra i professionisti li passò nella neonata e già blasonata Salvarani, dimostrandosi gregario di valore. Alla fine del '64, pur avendo la possibilità di continuare, preferì abbandonare l'attività agonistica e curare, assieme al fratello Nino e alla famiglia, il negozio di prodotti per la caccia e la pesca in corso Garibaldi a Forlì. E lo ha fatto fino ai suoi ultimi giorni.

Maurizio Ricci detto Morris


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Walter_White
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Re: Ciao "Bartòn"!

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Riposi in pace


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FCC 2018/19: 1°; Superprestige; Gran Combinata
FCC 2017/18: 3°; Trofeo dei titoli; Campionato Europeo Donne Elite, Campionato del Mondo Donne Elite, ROTY
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