GIRO 100

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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Maìno della Spinetta
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GIRO 100

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

Manca poco meno di un mese al Giro 100,
cosa ci ricordiamo di grande dei giri precedenti?

Più di 20 anni fa non conoscevo ancora cosa fosse il ciclismo. Papà e mamma non lo amavano. Non amavano lo sport un gran che, diciamo.
Non avevo nessuno zio o parente invasato.
C'era solo il calcio a scuola, e da un paio d'anni ero diventato un terzino tutto polmoni, sfruttando la grande resistenza, l'essere ambidestro, e coltivando l'ammirazione per la tenacia e il sinistro di De Agostini. Era la Juve di Platini quella che mi portò a tifare la Madama, e poi c'era Gigi là a sinistra. Si chiamava come me (l'altro Gigi famoso doveva ancora arrivare a Torino), e aveva grandi polmoni come me (devo avere ancora la sua foto e il suo autografo da qualche parte). Non sapevo ancora che esisteva uno sport che avrebbe fatto più al caso mio, non solo per i polmoni e per il cuore lentissimo, ma per l'amore al silenzio e alla natura che consente di sviluppare, e per il fatto che unico, in un mondo di calcoli e pragmatismo, rendeva gloria all'epica.
A casa era d'obbligo stare fuori, giocare con gli amici. TV e videogames erano tabù (oltre che, questi ultimi, pionieristici). A parte i cartoni di BimBumBam gli altri fotogrammi consentiti appartenevano al TG di papà. Ed ecco l'esotico farsi largo, ecco comparire la fatica, ecco che qualcosa brilla sullo schermo. Una maglia rosa, un volto anziano e tirato. Una giornata buia (lo era? Così mi apparve). Era un servizio sulla Maglia Rosa, che aveva staccato tutti, che aveva attaccato, "come Coppi", altro nome esotico, sentito solo nelle storie, mai usato a proposito del presente. Era il Santa Cristina? Era la neve del Pordoi? Non lo so, direi il Santa Cristina a naso, quel giorno non sapevo ancora niente di Fedaia e Mortirolo. Solo alcuni anni dopo li avrei battezzati con le mie di ruote - solo pochi anni, wow! All'epoca sembravano un'enormità - Franco Chioccioli vinse due tappe di fila in montagna, in rosa, domando mostri sacri del ciclismo, ma all'epoca non lo sapevo ancora, me lo avrebbe insegnato l'analisi dei file di xoomer.virgilio e di youtube. In me rimase una nostalgia infinita per quel corpo allungato sulla bici (ricordate come si correva allora?), il rapporto lungo su per le salite, la fatica in quel volto affilato e lungo.

L'amore per il ciclismo nacque così, in un Giro che non vidi, in una corsa di cui non sapevo nulla, in tappe di cui ignoravo l'altimetria, le pendenze medie e le analisi streetview di alfiso.

Sapevo cosa chiedere in regalo al compleanno. Una bici da corsa, di quelle vere. E mi arrivò. Una Girardengo dedicata a Jean Stablinski. I miei probabilmente si chiedevano dove nacque tale viscerale amore per le due ruote. Anche io me lo chiedevo. Poi mi tornò alla mente coppino, un ciclista che nemmeno ho poi amato. Mi è toccato ripescare quel frammento di memoria 26 anni dopo, nel 2017, nella noia di una revisione casalinga, mentre penso "ed io, come ci sono arrivato ad amare il Giro?"

Poi certo, ci furono le eco estive di un Chiappucci stratosferico a Sestriere, Bugno che domava campionati del mondo con le sue lunghe elegantissime gambe, poi ci fu la passione maniacale del dopo Aprica '94. Ma tutto ciò venne dopo: quello là fu il fotogramma che colpì i sogni di un bambino di 10 anni, ed è ancora lì, ben fisso nella mia memoria.


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Camoscio madonita
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Camoscio madonita »

mamma mia Maino mi hai fatto venire la pelle d'oca:sarà che siamo coetanei, mi è sembrato di rivivere quei momenti.
A casa mia si guardava essenzialmente calcio, poi un pomeriggio vidi un ragazzo in maglia Rosa, era da solo, era Gianni Bugno. Da lì in poi fu amore a prima vista, ma mi innamorai del suo rivale, mi innamorai del Diablo e della sua Carrera. Seguivo le fughe di Chiesa e Ghirotto, mi piaceva tanto quella maglia bianco azzurra. Ricordo gli anni del giro in Mediaset, col Navarro che spadroneggiava e le poche speranze riposte nel giovane Lelli ed in Chiappucci. Poi ci fu Merano, ed il giorno dopo Aprica.
Da quell'anno non mancavo mia di comprare la Gazzetta del primo giorno per vedere quante stelline davano alle tappe, dal '97 ci fu l'inserto Sportweek (o come si chiamava allora) con le altimetrie e la descrizione di Cassani. Li conservo ancora tutti nella mia vecchia casa in Sicilia.
Il Giro poi è diventata una lunga attesa dal giorno della presentazione a quelle tre settimane, le più belle dell'anno!
La prima volta dal vivo arrivò solo nel 2008 con la partenza da Palermo: conservo gelosamente la foto con Nibali, allora solo una promessa, come ricordo di quel giorno. Non c'era traccia di nervosismo allora, solo un siciliano sorridente mio coetaneo che si ferma a scambiare due battute senza tirarsela.
tanti giorni difficili: il tappone di Aprica del 1999, Sant'Anna di Vinadio nel 2001, tutte le volte che Marco perdeva le ruote del gruppo accompagnato da tutta la Mercatone. Tante giornate epiche e memorabili: talmente tante che ad elencarle ci vorrebbe un giorno: Montecampione nel '98, Risoul e Sant'anna nel 2016, giusto per citare quelle che mi hanno fatto urlare come un matto di gioia.

I momenti più assurdi nel '97: tappa di Verona, con il circuito delle Torricelle. Avevo la febbre a 40 e rotti per via del morbillo. nonostante fossi in condizioni semi-deliranti chiesi a mia madre di accendermi la tv per vedere la tappa, tutt'altro che memorabile 8arrivò una fuga con Mirko Gualdi vincitore). Nel '99 non partiii in gita a Napoli con i miei compagni per non perdermi le tappe di Monte Sirino e Gran Sasso. Nel 2000 festa di classe con sbronza colossale: registro la tappa, quel giorno arrivavano a Prato nevoso, per rivederla la sera; torno in condizioni a dir poco pietose, non mi reggo in piedi ma schiaccio play e guardo, mentre la stanza mi gira intorno, la vittoria di Garzelli.

Da piccolo pensavo: qualsiasi cosa succeda, anche quando sarò vecchio vorrò/dovrò vedere sempre il Giro. E finora così è stato, anche nel 2010 mentre mi trovavo in spagna per il dottorato: ricordo che il giorno di Montalcino, mi trovavo ad Ibiza per la vacanza di primavera degli studenti Erasmus, abbandonai senza spiegazioni una ragazza francese che frequentavo quel periodo e corsi a chiudermi nella stanza d'albergo per vedere la tappa (questo potrebbe essere messo tra i momenti più assurdi in realtà).

Viva il Giro d'Italia!


Quando ero piccolo mi innamoravo di tutto, ma il primo vero amore non si scorda mai: Merano-Aprica, 5 giugno 1994.
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skawise
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da skawise »

Camoscio madonita ha scritto: Il Giro poi è diventata una lunga attesa dal giorno della presentazione a quelle tre settimane, le più belle dell'anno!
Bingo, idem per me!


giorgio ricci
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da giorgio ricci »

Questo thread scava nei ricordi e nelle emozioni.
Il mio primo evento ciclistico di cui abbia memoria è la Sanremo del 77 . Mio nonno la guardava , e io rimasi fermo a guardare Raas che scendeva a rotta di collo dal Poggio . Furono 10 minuti ma li ricordo vivamente tutt'ora. Poi mi riavvcinai sentendo parlare di Moser nell'80 , ricordo il Giro , che non seguivo perché intanto Moser si era ritirato e il Mondiale , dove nella mia testa risuonarono 2 nomi. GB Baronchelli e Bernard Hinault.
Ma la vera coscienza ciclistica arrivò nell'82. Comprai il mio primo numero di BS, il 9 , settembre 82.
Da allora é amore eterno. Nel 83 comprai da un privato via posta tutti i bs dall'1 , giugno 76 e non ho mai perso un numero. Conservo tutt'ora tutto gelosamente.
Il mio primo contatto fu la tappa di Omegna del Giro 83 che passava dalla mia città ,e la mia prima visita ufficiale fu la tappa di Alessandria al Giro 84 vinta da Santimaria.
Allora di ciclismo in TV ne vedevi poco e spesso male.
Il Tour non pervenuto, anche se ricordo che veniva trasmessa l'ultima settimana nel 84 e 85.
Comunque da allora non ho più perso una corsa importante. Aspettavo il Giro come l'evento dell'anno, non studiavo durante le tappe, che seguivo in trance. Da ragazzo non ho mai messo un appuntamento durante Giro e Tour, ne di studio ne personali . Mi sono raffreddato per un lustro da quel maledetto 5 giugno. Mi sono ri innamorato con la tappa delle Finestre del 2005. Li ho fatto pace con il ciclismo , ma credo che i primi anni 2000 erano tristi, classiche a parte.
E poi , da quando di ciclismo se ne vede tantissimo e bene (Eurosport , ecc.) , alcune corse han perso un po' di fascino, ma quando posso le guardo , per rispetto al ragazzino che avrebbe dato chissà cosa per poter vedere la Pa.Ni . o il Romandia in TV.


Admin
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Re: GIRO 100

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giorgio ricci ha scritto:per rispetto al ragazzino che avrebbe dato chissà cosa per poter vedere la Pa.Ni . o il Romandia in TV.
Che frase bellissima!!! :cincin: :gruppo:

Restando al Giro, il primo per me fu quello del 1983, ero il più bravo della classe (ex aequo con un'amichetta) e la maestra (eravamo in prima elementare) diede a entrambi il compito di spiegare quotidianamente la corsa rosa ai compagni. Quindi ogni mattina per cinque minuti andavamo alla cattedra a spiegare la tappa del giorno prima... il problema è che a quell'età non potevo veramente capire nulla di ciclismo, e infatti mi limitavo a rimasticare qualche cosa sentita da DeZan il pomeriggio precedente... solo però che mi basavo su un collegamento che facevano credo dopo il TG1, quindi verso le 14, con la tappa ancora ben lungi dall'essere finita... :D
Quindi l'amichetta Giovanna era molto più brava di me, anche se devo dire che la cara maestra (mancata pochi mesi fa :( ) aveva clamorosamente colto nel segno riguardo al mio futuro!!!
Ricordo comunque che c'era questa lotta tra Saronni e Visentini e noi si tifava per Saronni, avendolo identificato come il buono della situazione. :D (O forse semplicemente era il più famoso).

Poi per anni ho solo guardato i risultati sul Corriere dello Sport il lunedì o il giovedì (erano quelli i giorni in cui mia madre me lo comprava, post partite di calcio), ma seguivo comunque abbastanza in questo modo, conoscevo bene diversi corridori e i Mondiali li guardavo sempre. Il Giro tornò sulle mie frequenze nel... 1991! Ricordo Chioccioli che fendeva due ali di folla e qualcuno dopo la tappa (quella del Pordoi credo) gli chiedeva se non avesse paura di tutta quella gente in mezzo alla strada, e lui molto serenamente disse solo "ma no, so che tanto poi si spostano..."... e lì iniziai a capire che i ciclisti sono qualcosa di fuori dal normale, di diverso da tutti gli altri sportivi.
Avevo iniziato quel Giro tifando per Chiappucci, dopo le imprese del precedente Tour, alla prima tappa in Sardegna il futuro Diablo conquistò degli abbuoni e questa cosa fece abbastanza scalpore, ma io manco sapevo cos'erano gli abbuoni... :D
E non avevo nessuno che mi spiegasse le cose, è stato un lungo autotraining quello per cui sono passato. Ah, inevitabilmente i miei amici dell'epoca mi prendevano in giro per la mia nascente passione per il ciclismo, per loro era cosa da vecchi o proprio da alieni.
Comunque è vero che sulla Rai si seguiva male, fu forse proprio in quell'occasione che diedero la linea alla rete prima di un arrivo di tappa, e la rete mandò in onda le comiche di Stanlio e Ollio. Altri tempi. Mi fa ridere chi è sempre convinto che prima si stesse meglio, maddeché... :D

Dal 1992 non ho praticamente più perso una tappa del Giro. Forse un paio in totale in 25 anni, ma per cause di straforzamaggiore.
(Invece il Tour lo bypassai interamente nel 1999, per esempio, e potete immaginare il motivo. Non so nulla della prima vittoria di Lance).
Per dire del mio amore per il Giro d'Italia, io decisi che avrei fatto il giornalista sportivo già da quando avevo 16-17 anni, perché mi era semplicemente insopportabile l'idea di dover fare un lavoro che mi impedisse di seguire integralmente il Giro. (Sì, insomma, un lavoro vero... tutto sommato avrei fatto meglio ad andare in fabbrica, probabilmente :D ). Ci sono riuscito, ho ricevuto tanto da questa professione, anche la vicinanza alla corsa rosa, l'averla vissuta dal di dentro in alcune edizioni... emozioni indelebili. La mia lotteria l'ho vinta. Soprattutto, ho ricevuto la possibilità di poter seguire tutte le tappe del Giro nei pomeriggi di maggio. Il resto conta meno. :D


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Admin
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Iscritto il: domenica 21 giugno 2009, 22:48

Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Admin »

PS: La prima volta dal vivo invece fu nel 1995, patentato da pochi mesi convinsi tre amici e andammo a Taranto (tappa da velocisti, vinse Minali su Cipollini).

(Sulla via dell'andata rischiammo di ammazzarci su uno svincolo, tra l'altro)...

Poi dopo la tappa assistemmo allo StudioTappa, e srotolammo uno striscione che avevo preparato da qualche giorno, dedicato a Francesco Casagrande (il Pirata purtroppo non era della partita, altrimenti il tifo se lo sarebbe ovviamente avocato lui), "Vai Casagrande"... sul palco si presentò però Filippo Casagrande, il fratellino che aveva vinto il giorno prima a Tortoreto Lido... lo striscione venne comunque buono, perché il suo ds Leali lo vide, glielo indicò e lui, convinto forse che fosse dedicato a lui, ci salutò tutto contento... :D


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galliano
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da galliano »

Mi piacciono questi topic e mi ritrovo molto in quello che scrive Giorgio Ricci.
Anche nel topic blasfemia...
Su e giù saremo quasi coetanei.
Purtroppo non riesco a focalizzare bene i miei ricordi degli anni settanta.
Il primo ricordo sportivo che ho è la figura della mascotte dei mondiali di calcio del 74 per via di una figurina attaccata sul comodino della casa di montagna, casa da cui non sarei mai andato via.
Il secondo ricordo è audio. Ricordo la voce di De Zan che parla di un Moser all'attacco e di Merckx uscito all'inseguimento nella discesa.
Credo che mio papà stesse seguendo la Sanremo del 75 oppure del 76, non saprei.
Non so nemmeno se le cose andarono esattamente così visto che de zan spesso lavorava di fantasia.

Poi il Giro. Non so che anno fosse, probabilmente il 78, ma ricordo di aver preso la funivia che da Trento porta a Sardagna, primo paese lunga la salita del Bondone. Poi a piedi abbiamo proseguito per qualche chilometro fino ad un tornante ove un muro portava la scritta forza Merckx. Fino a qualche anno fa la scritta c'era ancora (niente male le vernici degli anni 70), adesso non saprei. Dovrei passare a controllare e semmai ripassarla. ;)
Di San Cristobal non ricordo nulla, non so se seguii la corsa in tv, credo di no.
Poi arrivarono i mondiali di calcio del 78 e di quelli ho ricordi stranamente nitidi.
Col le Roubaix di Moser l'interesse per il ciclismo si consolidò ma andò avanti in parallelo con altri sport, calcio, tennis, atleltica e sci.
Fu con l'arrivo di Fondriest che ci fu il sorpasso e il ciclismo passò in vetta ai miei interessi sportivi, così come scemò completamente o quasi l'interesse per il tennis con il ritiro di John McEnroe.
Ultima modifica di galliano il martedì 11 aprile 2017, 9:21, modificato 1 volta in totale.


Fabruz
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Fabruz »

La prima volta che intercettai il ciclismo in tv fu al Tour de France del 1990, con Chiappucci in maglia gialla ero dai miei nonni e mio zio mi spiegò come funzionavano le corse a tappe e le maglie di leader, perché non mi capacitavo che potesse avere la maglia gialla senza aver vinto neanche una tappa. Quella tappa la vinse Marino Lejarreta mi pare. Qualche tempo dopo ricordo di avergli chiesto se poi il tipo in maglia gialla aveva poi vinto. La risposta la sapete
Ricordo anche, sempre da mio zio, il mondiale di Oslo vinto da Lance Armstrong, ma il vero scoppio d'amore fun il giro del 1994. All'epoca i ragazzini comenme guardavano solo mediaset, e il giro divenne un must, e coincise con l'esplosione di Pantani. E da quel momento Giro e Tour erano imprescindibili, ma anche il mondiale (la delusione di Chiappucci ad Agrigento, la squalifica di Bugno per caffeina, all'epoca avevo la maglia del team polti)
Le classiche arrivarono dopo, un innamoramento più recente, anche se ricordo le Roubaix di Ballerini e dei tre Mapei radiocomandati.
La prima dal vivo fu la tappa al lido di venezia del 1997, ricordo che ero sulla linea del traguardo (letteralmente) e non capii niente, se non uno che urlò Cipollini. Erano passati ovviamente a velocità folle.
Altre epoche, altra poesia.
I tempi di Pantani, Cipollini, ma per estensione di Alberto Tomba e di tanti sportivi che erano personaggi, che rubavano la scena al calcio.


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Eddie88
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Eddie88 »

Io invece vengo da una famiglia che ha sempre seguito molto il ciclismo. Ricordo che da bambino avevo le palline da spiaggia con le foto di Indurain, Chiappucci, Bugno e tanti altri. Spiaggia che per molti anni è stata romagnola, quindi potete ben immaginare il clima di quel periodo. La prima tappa che vidi dal vivo fu nel 1995, si arrivava a Cento, vicino a casa mia. Vinse Svorada, mentre Cipollini mi pare cadde e si ritirò il giorno dopo...

Il Giro (e il ciclismo) comunque entrò prepotentemente nella mia vita però solo i primi anni 2000, quando cominciai il liceo. Un vecchio adagio dice "maggio, studente fatti coraggio", perché è il periodo di compiti in classe o esami che decidono spesso un'annata e il Giro diventò una specie di compagno di viaggio in quelle giornate passate sui libri. Ricordo che registrai la tappa del Colle delle Finestre, nel 2005, perché mi pare fosse un sabato e il lunedì dopo avevo un compito in classe difficilissimo di matematica e non riuscì a vederla. Ancora conservo quella videocassetta e non so il perché subito dopo c'è anche registrato l'arrivo a Courchevel di Valverde con Armstrong al tour dello stesso anno :boh:

Tanti anni sono passati, ma il Giro continua ad accompagnarmi


Pazzi_per_pirazzi
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Iscritto il: mercoledì 5 aprile 2017, 14:32

Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Pazzi_per_pirazzi »

Il ricordo più bello è indubbiamente legato alle prime corse che vedevo e di cui non capivo nulla. Mio nonno accendeva la tv in quei pomeriggi di Maggio. Mi siedevo a fianco a lui e guardavo il giro. Ricordo qualche nome, Roche, Hampsten, Giupponi e la voce di De Zan che risuonava (Giuuuuppponi). Ancora oggi, quando penso a mio nonno e alle cose belle che mi ha lasciato, ricordo per prima cosa il giro.

Nel 93 vidi la mia prima tappa dal vivo, crono di Senigallia con un mio amico e suo padre. Uscimmo prima da scuola, tutto era speciale. Dalla curva in fondo spuntavano i ciclisti. Sapevo che Chiappucci avrebbe messo parecchio tempo a sbucare. Ma ricordo meglio la faccia del mio amico, tifosissimo di Bugno, che aspettò tanto,tantissimo l'arrivo del suo idolo. Fu una debacle. Ma ricordo quello come un giorno stupendo, ho ancora le immagini in testa. Poi per una quidicina di anni abbiamo visto dal vivo almeno una tappa. Avevamo 14, 16, 18 anni. Poco abituati ad andare in giro...allora ogni tappa era una festa. Prendevamo un treno (fino agli anni dell'università fu un'eccezione prendere il treno), un autobus, facevamo camminate che solo a pensarci...

Le tappe a San Marino, una crono e l'anno dopo una tappa in linea, furono le più belle. La prima volta ci accompagnò mio nonno. Incontrammo una coppia di tedeschi che erano in viaggio di nozze: seguivano tutte le tappe e lo facevano per Gianni Bugno. Non vi dico il mio amico, li guardava con tale ammirazione (io già pensavo che erano 2 pazzi). Ci spiegavano come pronunciare il nome di Steinhauser (lì ho capito che no, il tedesco non l'avrei mai imparato).
Nell'altra, beh, a fine tappa ci fu un grande scroscio di pioggia. La gente se ne andò. Io e il mio amico siamo rimasti, completamente zuppi. Prima incontrammo Gotti. Poi, da studio tappa, uscì Pantani. La foto con Marco. Era il 1998.


lumacher
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da lumacher »

Prima di tutto: brividi e "magone" nel leggere questi racconti che, purtroppo (purtroppo perchè temo significhe che ho qualche annetto in più...) ricordo bene, ma quanto è bello ricordarli!
Si dice che il ciclismo sia sport di famiglia, trasmesso da genitori, zio, parenti.... le grandi dinastie, i Moser, i Plankaert. Ecco, per me niente di tutto questo. In casa mia, nessuno seguiva il ciclismo; anzi, poco sport in generale, famiglia di contadini che avevano nell'anima solo il desiderio ed il piacere di lavorare, con amore e dignità.
Erano poche anche le possibilità di viaggiare. Ma il mio animo aveva un fondo di "viaggiatore errante", con sullo sfondo paesaggi che cambiano e cieli che si alternano tra sole e vento, freddo e neve.
E così, non è difficile capire quali travolgenti fantasie poteva innescare un'immagine in bianco e nero di un ciclista che scalava una montagna, accompagnato da una voce piena ed appassionata a farne telecronaca. Il ricordo più lontano è proprio una voce, che scandiva più volte un nome: Perletto, Perletto, Perletto.... credo fosse il Giro del 77, quello di Pollentier. Da lì altri ricordi sfumati qua e là, per poi arrivare al Giro 79 con la grande sfida Saronni Moser. Ma il primo corridore che mi ha fatto innamorare del ciclsimo, della salita, e che mi ha fatto esplodere la voglia di provarci fu Giovanni Battaglin da Marostica, con quello stupendo volo sul Passo Duran nel Giro 1980. Da lì fu tutto un crescendo, anche per il mio idolo che l'anno dopo vinse Vuelta e Giro nello spazio di nemmeno 2 mesi. Riguardo a me, sono stato onesto pedalatore turistico, con la soddisfazione di aver partecipato ad una Otztaler Radmarathon nel lontano 1988; arrivai che era quasi buio, sotto la grandine.... ma in quel giorno se non ero l'unico italiano poco ci manca!
E poi come non ricordare il fascino del Tour, di cui a volte si vedeva qualche immagine su Tele Montecarlo; e le grandi classiche del nord, con quella sintesi di pochi minuti a celebrare uno straordinario Silvano Contin ia Liegi nel 1982. E nel frattempo, leggere e rileggere le cronache delle corse su BS, con articoli che quasi ancora ricordo a memoria.
Uno sport, un avventura, una sfida con se stessi e con il mondo: ciclismo come compagno di vita, per pedalare e per guardare altri che pedalano. E ancora adesso, il giorno del Fiandre ed il giorno della Roubaix, godo come un bambino che sta giocando al suo gioco preferito!


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UribeZubia
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Re: GIRO 100

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Il mio primo ricordo nitido del Giro risale al 1971, ultima tappa, cronometro individuale da Lainate a Milano. Ricordo il passaggio di Gianni Motta, che aveva numerosissimi tifosi sulle strade, e poi Gimondi, Galdos, fino al vincitore Gosta Pettersson che passò dal mio paese proprio mentre infuriava un violento temporale e c'era quasi buio. Raccolsi il volantino tutto bagnato con i nomi dei corridori (oggi si direbbe la startlist) che avevano lanciato dalle macchine al seguito, lo feci asciugare e ci giocai per settimane (immedesimandomi nei corridori) mentre giravo per il cortile con la mia biciclettina.

Poi ricordo gli anni seguenti, Merckx imbattibile, e noi che si tifava per lo scalatore Manuel Fuente, e ovviamente per GB Baronchelli, e anche per Battaglin. In questi anni non sempre c'era la diretta Rai e si aspettava impazienti la registrata che andava in onda verso le 18.

La fuga di oltre 180 km di Maurizio Osler nella tappa da Potenza a Sorrento nel 1975, ricordo che quando si collegò la diretta aveva un vantaggio di 14 minuti sul gruppo.

E il Giro del 1976, vinto da Gimondi a 34 anni e il suo duello nella crono ad Arcore con De Muynck nel penultimo giorno di corsa.
Sempre in questa edizione ci fu la fuga più lunga della storia del Giro, (almeno così dicevano) dello spagnolo Antonio Menendez,scattato subito dopo il via e in fuga per 220 km. Vinse la tappa che andava da Terni a Gabicce Mare e disse che voleva così ricordare e onorare l'amico Juan Manuel Santisteban, morto a seguito di una caduta nella prima tappa di quel Giro a Catania.

E ancora la crono dell'ultima tappa del 1993, dove non riuscii a fotografare Miguelon Indurain perchè arrivò troppo a ridosso di Chiappucci (qualche centinaio di metri dopo lo avrebbe sorpassato) e mi colse di sorpresa. :hammer:


PALESTINA LIBERA !
nibali-san baronto
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da nibali-san baronto »

Io sono giovane... diciamo che il mio amore per il ciclismo è iniziato all'Abetone nel 2000... in pancia di mia mamma ho visto Casagrande vincere in solitaria e prendere la maglia rosa. Tra l'altro io mi chiamo Francesco.

Il mio primo ricordo indelebile è aver visto dal vivo la partenza della Mezzocorona-Ortisei nel 2005. Poi il flash di Basso che arriva in solitaria all'Aprica, l'agguato del sottopassaggio al mondiale di Salisburgo l'attacco di
Nibali-Schleck-Contador sul Mont Ventoux nel 2009 e poi una memoria indelebile di tutte le corse fino ad oggi. In particolare non scorderò mai la tappa di Montalcino: io ero a bordo strada sulla salita più dura (sterrata) ed era bellissimo vederli passare tutti ala spicciolata... quasi irriconoscibili. Penso sia stato il giorno in cui i corridori sono passati più lentamente davanti a me di tutte le volte che sono stato a vedere il Giro (ovvero almeno una tappa all'anno).

E poi Nibali è stato il tema principale di tutta la mia adolescenza e lo è ancora oggi.

Vedere Nibali lottare per la vittoria del Giro 100 non potrà che essere una grande emozione.


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Slegar
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Iscritto il: venerdì 10 dicembre 2010, 16:49

Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Slegar »

Giro d'Italia e il ciclismo, amore ....... a seconda vista.

1972, 20ª tappa del Giro che arriva ad Asiago, invece che andare al traguardo i miei genitori decidono di approfittare della giornata di festa per una scampagnata verso Lavarone ed aspettare la corsa che proviene dalla Fricca. Macchine che strombazzano, sirene, casino; per un bambino appassionato di sci, hockey, calcio e rally quelle sono inutili vanità: le macchine che rombano di notte al San Martino non hanno bisogno di strombazzare, vuoi mettere. Ad un certo punto passa come una furia un ciclista con una maglia rosa, tale Eddi Mercs (a quell'età per me era improponibile qualcosa di diverso dalle ventuno lettere dell'alfabeto), e mio papà mi spiega che la maglia rosa viene indossata da quello che è in primo in classifica ed io che penso: ah .... ma quando viene superato da un altro si fermano e si cambiano maglietta? Sport strano questo ciclismo, molto meglio Gustavo Thoeni, Mike Hubert, Gianni Rivera, Nereo Rocco e le Alpine Renault.

1975, pic-nic domenicale con famiglie, al pomeriggio si gioca al margine del bosco con la radiolina accesa per seguire il calcio, pubblicità con il motivetto martellante delle Ceramiche Jolly (me lo ricordo ancora: "Jolly Ceramica sport, corri corri per il mondo, vai"), collegamenti dal Ciocco per il Giro d'Italia con papà e zio che commentano la tappa tifando Battaglin, Bertoglio che vince la tappa e conquista la maglia rosa, il crollo di Battaglin e al pomeriggio inoltrato a casa dei nonni con papà che guardava alla TV la tappa. Domenica successiva, pic-nic al solito posto, radiolina se possibile ancora più accesa e con volume ancora più alto, solito motivetto ancora più martellante e le cronache dallo Stelvio con Bertoglio nel mio immaginario dipinto come una specie di Ettore Fieramosca, la vittoria finale e le immagini nella TV dei nonni dell'eroe Fausto Bertogio che resiste al cattivo Galdos. Bello sport il ciclismo. Luglio, Televisione della Svizzera Italiana, Tour de France e la folgorazione di Francesco Moser; da quel momento è sbocciata una passione per il ciclismo in generale (pur tra alti e bassi) e per il Giro in particolare (viscerale è riduttivo) che mi accompagna ancora adesso. Che anno quel 1975: la Ferrari, Niki Lauda, la Lancia Stratos Alitalia, il ciclismo, Francesco Moser.

Da quel momento è stata un'emozione continua: Moser campione del Mondo in pista a Ostuni e la settimana dopo battuto da Maertens su strada, la maglia della Sanson, Pollentier, San Cristobal, la Roubaix, De Muynck, il Nürburgring, Saronni, la maglia a Pois di Battaglin, la maglia bianco-rossa Inoxpran (tuttora la mia preferita), Hinault, la cavalcata solitaria di Raymond Martin a Bagnères-de-Luchon, la doppietta Vuelta-Giro di Battaglin, la Bianchi-Piaggio di Ferretti, la Ti-Raleigh di Peter Post, Beat Breu, Lucho Herrera, Goodwood, Saronni in maglia iridata a Sanremo, il record dell'ora in diretta TV di Francesco Moser, la Sanremo, la crono di Verona, la bicicletta da crono "spaziale" di Visentini (che fino a poco tempo fa si poteva ammirare in negozio da Battaglin), il Giro dell'86, il sogno spezzato e la rinascita di LeMond, il Gavia, l'epopea di Moreno Argentin, l'epopea di Gianni Bugno, il mai domato Chiappucci, Miguelon Indurain, Mario Cipollini, Leblanc che si stampa nella discesa di Sover, la favola di Marco Pantani, Michele Bartoli, Cunego, il colle delle Finestre, Tom Boonen, Pippo Gilbert, Vincenzo Nibali, la nouvelle vague colombiana, il Giro delle Fiandre 2017, Gianni Moscon.

E poi c'è il Giro d'Italia visto dal vivo, una passione che va oltre al ciclismo stesso, momenti intensi di festa genuina e di condivisione della fatica con i ciclisti. Il Pordoi del 1984 salito in 500 (in cinque) marinando la scuola e lo striscione "Dio perdona, Checco bastona", "Dima" Konishev che sfreccia per primo sul traguardo di Asiago nel 1993 davanti a Fondriest, il giorno dopo nella folla accalcati davanti all'albergo della Banesto e della Carrera ad aspettare Indurain e Chiappucci e cercare di vedere quel Marco Pantani di cui si sente un gran parlare.
E poi il 1998 con le mie amiche sbavanti che aspettavano Cipollini in fuga nella tappa di Asiago, la faccia sconsolata di Bettini uccellato da Fontanelli lo stesso giorno, la fotografia scattata da un mio amico di Marco Pantani in maglia verde che parte da Asiago con lo sguardo di chi sa che quel giorno ha un appuntamento col destino, la pausa al bar di Primolano davanti al punto dove Fausto Coppi cadde e si ruppe il bacino, il Fedaia fatto di corsa per ingannare l'attesa, il rettilineo di Capanna Bill, la sera nello stesso albergo della RAI a Stava con Adriano De Zan che cena assieme e ci prova con le miss, uno scrupoloso Cassani che prova la tappa in bici, uno scazzatissimo Argentin che proprio non ne ha voglia, e la folla enorme sulla strada dell'Alpe di Pampeago.
E poi la Mercatone Uno che mette in fila il gruppo in cima al Manghen, le bestemmie dei ciclisti che chiudono il gruppo alla ricerca di una spinta, le maglie inzuppate di sudore dei ciclisti, il boato dei tifosi di Savoldelli a Passo Coe, Cadel Evans che non saliva neanche a spingerlo, la Rosina a quasi 200 km dall'arrivo nel Giro del 2009 stracolma di gente che come me si ritrovava come a salutare un amico, Cunego sul Grappa attaccato con gli occhi alla sella di cadel Evans, la festa di Verona nel 2010, la faccia felice di un bambino sulla salita di Panarotta dopo che Moreno Moser gli ha lanciato la borraccia, i piani di battaglia per oranizzare le uscite al prossimo Giro.

Un mio amico geometra, dichiaratamente ateo, il giorno della tappa che arrivò ad Asiago nel 1993 disse al parroco: "io credo in Dio a patto che anche in paradiso ci sia il Giro d'Italia".

A proposito della tappa del 1972. Negli anni, anche di recente, parlando di ciclismo c'è sempre qualcuno di nuovo che ricorda, da bambino, di aver assistito all'attacco in salita di Eddy Merckx e molti di loro sono ancora convinti che la tappa l'abbia vinta lui per distacco (per la cronaca: vittoria allo sprint di De Vlaeminck su Lasa e Swerts).


Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità

Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
matter1985
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Re: GIRO 100

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Maggio-Giugno 1998-Famiglia con competenze ciclistiche pari a zero,mai visto una corsa,manco so che esiste il Giro,giusto una mountain bike scassona per girellare con gli amici o con mio fratello.Lo sport per me non va oltre la Fiorentina,Batistuta,la Ferrari,Schumacher.Un pomeriggio durante un' attività pomeridiana alle medie,nello scazzo generale,il professore accende la televisione sul giro,la tappa è quella di San Marino,Andrea Noè in maglia Asics vince la tappa.Ah carino,ma niente di che.Due o tre giorni dopo,girando per i canali tv ritrovo il Giro,la tappa è quella di Piancavallo.Mi fermo a guardare,memore della tappa di qualche giorno prima.Vince un pelato,Noè arranca vestito in rosa,ci sono anche uno svizzero e un russo.La cosa inizia a prendermi,il giorno dopo mi risintonizzo,c'e la crono,lo svizzero va come un treno,il pelato in maglia verde è umiliato e sorpassato a velocità doppia.Ah però,quindi non corrono sempre tutti assieme.La cosa finisce li,c'é scuola il pomeriggio,e non posso guardare le tappe(e non c'è sempre lo scazzo generale :D ).La sera del ribaltone pantaniano,girando per i canali,trovo la differita della tappa di Selva di Val Gardena su un canale minore.Cavolo! il pelato si è ripreso la rivincita,vince Guerini e lui si veste di rosa.Ok,la cosa mi ha preso,la sera dopo mi riguardo la differita,cavolo non è finita,lo svizzero è saltato ma c'è ancora il russo :o Poi c'è Montecampione,differita pure qui(poi dicono che i vecchi tempi non sono migliori,trovala la differita adesso la sera,se non registri :( ) e la cosa mi ha preso di brutto.Parlano di un' altra crono dove il russo può strappare la rosa al Pelato,che attacca come un forsennato e quell' altro non molla.Gli altri sono già spariti alla prima accelerazione.Questo non molla,non molla,poi alla fine molla,ed è trionfo,e scocca la scintilla.Il sabato non ho il rientro,mi posso godere la crono in diretta,con De Zan,il pelato invece di difendersi fa meglio del Russo e vince il Giro.Parlano anche di un Tour,che cos'è?Inizio a leggere la gazzetta,non mi più fermo alle pagine calcistiche,cerco il ciclismo,mi informo su questo Tour,si corre in Francia.Il Pelato ci va...


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Visconte85
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Visconte85 »

Slegar ha scritto: la maglia bianco-rossa Inoxpran (tuttora la mia preferita),
questa?

http://www.ebay.it/itm/MAGLIA-BICI-SHIR ... Sw2xRYWShB


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skawise
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da skawise »

Anche io provengo da una famiglia poco "sportiva". Si vedeva qualcosa ogni tanto ma non con costanza.

Primi ricordi, Giro 1994. Le tappe del Pirata, lui in fuga. Sono questi i primi ricordi che ho in mente pensando al Ciclismo.
Da lì c'è stato un periodo di buio (avevo 10 anni circa) poi ricordo la tappa di Cava dei Tirreni del 1997 e Giro-Tour 1998. E il 1999...
Dopo il 1999 ho avuto un down sul ciclismo, continuando però a vedere il Giro. Il Giro non l'ho mai abbandonato del tutto, e l'ho sempre seguito. Avevo abbandonato un po' il Tour.
Negli ultimi anni, poi, l'amore per il ciclismo è esploso totalmente e non mi perdo più nulla. Mi sono abbonato a ES solo per poter vedere le tappe in differita. :D

Un ricordo legato al ciclismo, ce l'ho nitido, è di un sabato pomeriggio in cui i miei amici mi chiedono all'uscita da scuola se sarei andato con loro a giocare a calcetto dopo pranzo. E io, inorridito: "Ma c'è il tappone di montagna al Giro!! Non mi muovo da casa!". La rivincita c'è stata in questi anni con l'avvento di Fabio Aru e i miei amici che hanno iniziato a seguire le gare a cui partecipa :D

Dal vivo, solo Cagliari 2007 e Milano 2015.


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Bitossi
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Bitossi »

Immagini sfocate nella memoria, di sicuro metà degli anni '60, reminiscenze dei Giri vinti da Adorni, Motta, Gimondi, ma nessun "fotogramma" stampato. Forse anche perché a maggio, nel pomeriggio dopo i compiti, si andava giù a giocare interminabili partite di calcio.

La prima immagine nitida è del Giro 1968: la telecamera fissa all'arrivo delle Tre Cime... Merckx che nelle scarne notizie che arrivavano, aveva un vantaggio sempre più grande... fantozzianamente prima minuti... poi ore... secoli... :diavoletto:
Al punto che all'arrivo Bitossi, per cui già tifavo, mi sembrava avesse un quarto d'ora, mentre erano "solo" 1'57". De Zan: "...arriva Bitossi, macinando un rapportino..." :D (mi sembra ieri, chissà se le parole erano proprio quelle)

Paradossalmente, ho ricordi più datati del Tour. In estate si andava al mare dai nonni: spiaggia alla mattina, poi di pomeriggio, complice anche il fatto che non conoscevo ancora bene i bambini del luogo, c'era tanto tempo da impiegare.
Ho sempre pensato che il mio tifo per Cuore Matto possa venire da qualche visione del Tour 1966, di cui però non ho memorie precise, forse solo qualcosa della tappa con arrivo a Torino.
Però ricordo bene episodi del Tour di Gimondi, e a tal proposito mi chiedo: quelle immagini erano in diretta o c'era solo una sintesi serale? :dubbio:


Immagine
Ringrazio la mia mamma per avermi fatto studiare da ciclista
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Nievole
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Nievole »

I ricordi dei miei primi giri d'Italia sono frammentati, per certo so che nella prima metà degli anni '90 lo seguivo perché mi permetteva di imparare al meglio la geografia italiana, e perché nelle pause a scuola giocavo con gli amici a "Trovala" -cercavamo paesini pressoché invisibili e sconosciuti- sulla grande mappa dell'Italia appesa al muro della classe.
C'è però un ricordo molto particolare e nitido che considero come il punto d'inizio della mia passione per la bici, e dico questo perché effettivamente dopo aver visto quei pochi istanti di corsa mi sono letteralmente fiondato sulla mia MTB, presa dai miei come contorno ad un'offerta televisiva, per andare a scalare una breve ma molto ripida salita sterrata che si trovava a poche centinaia di metri da casa mia, che dai racconti di mio zio ciclista era "praticamente insuperabile".
Si trattava di un collegamento tra l'edizione del TG sportivo di Italia1 e De Zan figlio, con il telecronista che descriveva la fuga solitaria di Giuseppe Citterio, velocista dell'Aki Gipiemme, verso le montagne, tutto solo e con oltre 10' di vantaggio sul gruppo: non indossava il casco, era raro osservare ciclisti che lo mettessero, bensì un cappellino con la tesa ruotata sul collo, in posizione aerodinamica. Giuro che 10 minuti dopo stavo fendendo l'aria verso il bosco, con il cappellino girato indietro, urlando che andavo a vincere il Giro d'Italia con una grande fuga solitaria. Ero Citterio, e ne ero felicissimo.

La prima grande emozione però è stata un'altra, ovvero la vittoria di Ivan Gotti a Cervinia nel '97: Pantani non c'era perché era caduto nella discesa del Chiunzi, e quanto fui triste quel giorno, però Ivan Gotti attaccò sul colle di San Pantaleon e staccò tutti, andando a prendere i fuggitivi e poi arrivando da solo per indossare la prima maglia rosa della sua carriera. Non sarebbe stata l'ultima, ma quella che poi si rivelò l'ultima sarebbe stata, purtroppo, macchiata dalla vergogna.

Una vergogna che non toccò colui che In quell'anno maledetto divenne il mio primo amore a due ruote: Paolo Savoldelli. La discesa del Fauniera, che ansia che avevo! Il falco nacque allora, con i camion di minuti lasciati tra lui e gli altri, per la sua prima vittoria al Giro d'Italia. Fu molto sfortunato, Paolo, tra il 2003 ed il 2004, quando alla Telekom subì due gravi infortuni che gli impedirono di partecipare alla sua corsa. Il 2005 invece fu anno di grazia: il secondo giro, l'epica tappa con lo sterrato del Finestre e la vittoria al Tour con quell'infinita volata da seduto -che a modo mio copiai alla mia prima apparizione al ritrovo del forum di Massaciuccoli, per superare Abajia, che diamine di fine ha fatto quel ragazzo?- su Arvesen.

Sto ancora aspettando di innamorarmi di nuovo in quel modo: Pierre Rolland al Giro 2014 mi ha fatto quasi cadere, con i suoi attacchi coraggiosi e la quasi ossessiva indifferenza verso il risultato finale, oltre a quella magnifica frase, “Vincenzo Nibali aveva detto che il Tour de France è la corsa più grande ma il Giro d’Italia la più bella, ed ora ne sono convinto anche io”, che detta dal beniamino dei tifosi francesi aveva il più bel suono che orecchio potesse udire.

L'ultimo pensiero lo dedico al 2007: grazie ad alcuni sacrifici, mi ero ritagliato una settimana di ferie a maggio e ne approfittai per seguire le tappe dolomitiche di quel giro. Alloggiavo accanto all'hotel che ospitava il giorno di riposo -post 3 cime, Riccò-Piepoli- di quella edizione, ho potuto scambiare qualche battuta con di Luca -pochi secondi-, Nibali -un po' di più, lui era messo da parte ma riconobbe il mio accento toscano- e persino Andy Schleck, che andò a scalare il Fedaia come uscita scarico, mentre io lo stavo facendo come primo colle di un giro che mi avrebbe portato via mezza giornata.

"Come si fa a non essere romantici col baseball?" ;)


:bici:
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Visconte85
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Re: GIRO 100

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Il ciclismo l'ho scoperto grazie a mio zio
erano i primissimi anni '90, venne con la moglie a farci una visita, parlò del più e del meno fino a chiedermi di spostare la tv (non ricordo il canale) che c'era in diretta una tappa del Giro d'Italia, uno dei protagonisti era Gianni Bugno. Zio era un grande tifoso di Bugno, era quasi un ultras. Di conseguenza divenni anch'io un suo tifoso, anche se non capivo nulla di ciclismo (vabbé che anche ora :D )

Erano gli anni di Indurain, con gli amici sulle bici sgangherate, c'era sempre qualcuno che si autoproclamava nuovo Miguelone....

Il primo Giro dal vivo fu la tappa Amantea > Monte Sirino del Giro '96,
coi compagni di scuola sulla statale 18 tutti a tifare..... Coppolillo :D
era l'idolo di casa
mi ricordo il vicino negoziante che scrisse sulla strada incoraggiamenti per lui con la vernice bianca.

Poi venne il Pirata,
il primo vero amore ciclistico, colui che mi fece innamorare e poi scottare,
dappertutto si parlava di lui
a scuola, all'oratorio
il calcio era affiancato da Pantani e da Schumacher (F1), erano gli anni degli altri sport
nel '99 nella tappa Vibo-Terme Luigiane, nel gruppo sparato sulla statale fu l'unico che riuscii a riconoscere, l'unico con la bandana. Quello che successe giorni dopo fu una mazzata tremenda, a 14 anni mandai il ciclismo a quel paese.

Seguivo il Giro con distacco, nel 2003 la carovana rosa passò sotto casa ma non andai nemmeno a vederla.
Nel 2005, ricominciai a seguire il ciclismo in pianta stabile, e fu un bel Giro quell'anno. Vidi la vittoria di McEwen a Santa Maria del Cedro e seguivo col tifo il falco fino alla vittoria finale. La discesa di Savoldelli mi lasciò a bocca aperta. Ma era un tifo superficiale, come lo è tutt'ora per tutti i ciclisti. Non sono un ultras, chi vince vince, mi godo il ciclismo e stop.

Una tappa epica, fu quella dello Zoncolan 2010, quel giro tifai tantissimo Basso !!!
Come ho penato non vederlo vincere mai al Tour.

Il resto è attualità

Da notare come quando ero piccino si sentiva qualche ragazzo/bimbo dire Indurain, Bugno e soprattutto Pantani, anni dopo Cipollini! Oggi invece?

i miei 5 giri preferiti:
1998
2005
2010
2015
2016

EDIT: Nel 2008 tifavo Visconti per la vittoria finale, nelle prime settimane aveva parecchi minuti di vantaggio nella generale sui big, speravo inconsciamente a qualcosa di irrealizzabile :D :dunce:


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Dr. Solma Di Cormano
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Dr. Solma Di Cormano »

Leggere questi intimi ricordi non può che aprirmi il cuore e strapparmi un sorriso al pensiero di non essere proprio una rarità quanto a folle dipendenza dall'epica della narrazione a pedali.
La mia solitaria passione prende forma e colore un giorno di maggio di un anno non casuale in maniera viceversa casuale. Per la precisione fu il tedio di un pomeriggio solitario a casa della nonna, in attesa del rientro da lavoro dei miei, a guidare il mio zapping post-cartoni animati del primo pomeriggio. Non ricordo cosa successe esattamente, avevo solo 8 anni, tutto quel che ricordo è un gruppo di bici, concitazione, l'immagine di un uomo chino a bordo strada ad armeggiare con il proprio destriero accanto ad un cassonetto verde. Era pelato e vestiva di rosa e giallo, e capivo dal tono del telecronista che qualcosa di grave gli era successo. Incuriosito, assistetti così inconsapevolmente a caduta e rinascita di uno degli ultimi eroi italiani (inteso come capacità di un singolo di catalizzare e plasmare gli animi di un popolo intero), e di lì a pochi minuti mi ritrovai con lui a braccia alzate sul traguardo di Oropa. Ognuno di noi da piccolo ha avuto bisogno di un eroe, e io in quella rimonta, in quella vittoria oltre ogni ostacolo trovai il mio. Da quel giorno riorganizzai i miei pomeriggi per dedicare una fetta di tempo a quel mondo per me totalmente oscuro, fagocitato dalla potenza ammaliatrice di quel piccolo grande uomo calvo che ondeggiando muoveva un'intera nazione. La luna di miele fu invero molto breve, poichè presto mi scontrai con quello che le fiabe ci tengono nascosto della vita, ossia la vanità del lieto fine. Nella fattispecie essa si materializzò come umido sgomento alla notizia che il mio eroe era stato cancellato dal presente di quello schermo, squalificato. Fu forse l'ultima volta in cui non credetti a quanto sentivo e vedevo, annebbiato dalle certezze che solo l'ingenuità di bambino può alimentare: il mio eroe doveva essere lì fuori, sui pedali come sempre, davanti a tutti come sempre, altrimenti il mondo stesso non aveva ragione di essere. Da quella sciocca tragedia infantile non so come nacque una fiammella, alimentata dai reflui venti di un monte calvo e di Courchevel. Morzine non la vidi allora perchè ero in piscina, nè più la volli vedere una volta informato da mio padre di quanto fosse successo. Eppure in mezzo a tutte quelle macerie il mio rapporto con il ciclismo sopravvisse e pure si fortificò, anche grazie ad alcune fortunate amicizie che hanno saputo nel tempo fondere un amore intimo con momenti di piacevole condivisione.
La prima volta che il Giro passò vicino casa ero in seconda superiore: il passaggio era ad inizio tappa, per cui c'era giusto il tempo di uscire da scuola, rientrare ed inforcare la bici. I tempi erano stretti, bisognava scendere una ripida discesa a tornanti, attraversare una vecchia ferrovia ed un ponticello su un torrente per arrivare nel punto più vicino per incrociare la carovana rosa. E non sarebbe stata certo una lieve pioggerella a fermarci. Purtroppo il ponticello in legno non fu d'accordo con il nostro giudizio. Bastò una minima pinzata di freno e finimmo in terra come salami. Ripartimmo incuranti dei dolori, ma questo ci consentì soltanto di vedere da lontano la coda del gruppo scomparire dietro la curva. Di quel Giro mi restò il favoloso dominio di Ivan Basso (ormai in procinto di assurgere al ruolo di mio nuovo idolo), cui fece puntuale seguito la celeberrima Operacion Puerto. Una persona sana di mente avrebbe probabilmente dedotto che il suo amore per il mondo del pedale non fosse un sentimento corrisposto: bisogna tuttavia ammettere che un innamorato è di rado contestualmente sano di mente. Così di lì a fine anno fui di nuovo a celebrare la mia tormentata passione sulle strade del Giro di Lombardia. Un grande giorno di sport e di vita, bagnato questa volta dalle lacrime di Bettini che proprio passandomi di fronte portava le mani al volto nel ricordare il fratello Sauro.
Per fortuna da lì in avanti ho avuto modo di godere dal vivo solo di momenti di gioia come il Lombardia di Cunego, il mondiale di Ballan e quello di Evans, fino ad arrivare alla Colma di Sormano del Lombardia 2015: giornate in cui ho potuto tastare con mano il polso della mia passione, ma che rappresentano soltanto una ciliegina sulla torta. Torta che mi ha costretto (e sono certo mi costringerà anche in futuro) ad ingoiare bocconi amari, torta che mi pone costantemente sull'orlo del diabete, ma alla quale non rinuncerei mai, come accade per poche altre cose al mondo.

Buon Giro 2017 a tutti :cincin:


In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. La società dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia. Invece accetta la follia come parte della ragione, la fa diventare ragione attraverso una scienza che si incarica di eliminarla.
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GregLemond
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da GregLemond »

La curiosità per un compaesano di mia mamma che stava vincendo il giro d' italia.
"Franco è in maglia rosa".

Dal 1991, 6 anni scarsi... il giro d' italia.

Prima, da bambino ignorante, ero solo affascinato da quel ragazzo in maglia gialla con degli occhiali improbabili... quello che ho nel nick...


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Maìno della Spinetta
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

era una domenica pomeriggio, l'amico tredicenne ha una casa a Gattinara, Piemonte. Fa caldo. ci invita, finalmentel, ce ne aveva sempre parlato. Però che palle, quel giorno si scala il Mortirolo, devo proprio andarci? Non fosse che son sempre io a tirare in mezzo la gente, per una volta che è lui che invita, non posso proprio paccare.

La casa non è nulla di speciale, una villetta incassata tra qualche pendio e altre villette. Il cemento di spiazzo e garage riflette un sole cocente. Il tavolo da ping pong è fuori e il vento fa fare strane traiettoie alla pallina. "Posso accendere la TV col volume alto, che staranno arrivando sullo Stelvio?" Ripartiamo a giocare fuori, tramezzini e poi partono i gavettoni. Il collegamento non c'è più, la linea alla rete, si scappa dalle bombe d'acqua girando attorno alla casa. "Guarda che è tornato il Giro, Pantani, quello di ieri, sta attaccando!" Mi ributto in sala, mezzo fradicio, il sole cocente là fuori. Un omino saltella allegro sui pedali, dietro tutti annaspano. Ma Indurain è ancora lì, rienmtrerà, oh sì che rientrerà, non lascia scampo quel passistone demoniaco in montagna...". Fuori ancora il ping pong, scatto dentro e vedo che ormai son tutti uno per uno, non c'è scampo, il piccolo scalatore ce l'ha fatta, li ha messi nell'angolo, la corsa è esplosa. Mi accorgo che sta succedendo qualcosa di grande, resto ipnotizzato, non si contano i secondi, ma i minuti. Da quanto non accadeva più?


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
White Mamba
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da White Mamba »

ma che belli questi ricordi, continuate!


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Fabian von Paterberg
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Fabian von Paterberg »

Il mio rapporto con il ciclismo è sempre stato in perenne mutamento: amore viscerale oggi, odio profondo domani. Questa particolare relazione ha una spiegazione logica, amavo Pantani più del ciclismo ed ogni volta che me lo portavano via le gare in bicicletta perdevano tutto il loro senso.
Ho cominciato a seguirlo fin da piccolissimo, la prima volta fu il tour del 94 ed avevo 5 anni. Sapevo dai racconti di mio nonno che Miguelon era il padrone indiscusso di quello sport e questo mi portava per mia natura ad odiarlo: uno sport si deve conquistare, non potrà mai appartenerti di diritto.
Casa nostra ed il nostro ristorante distano 4 chilometri buoni da ogni altra abitazione del paese pertanto da solo non potevo raggiungere gli amici all'oratorio per la partita di pallone, i miei lavoravano e quel giorno il nonno era tutto preso a vedere la tv sotto al gazebo vicino all'orto dei pomodori: "Vieni a vedere il Giro e poi ti ci porto al campo."
Era il 4 giugno del 1994 ed il motivo per cui era incollato allo schermo si chiamava Marco Pantani, anche lui come me, non amava Miguelon. Terminata la tappa decisi di non andare al campo ma mi misi a leggere le pagine sportivi dei giornali dei giorni precedenti e il giorno dopo vidi tutta la tappa del Mortirolo, ancora non potevo sapere che il legame creatosi quel giorno tra me, pantani e il mortirolo si sarebbe potuto spezzare in modo così netto e doloroso. Nel '98 avevo 9 anni e dopo aver odiato il ciclismo senza pantani avevo così tanta voglia di viverlo che riuscii a vederlo dal vivo: a montecampione vidi in lontananza marco nell'azione decisiva in cuì staccò Pavel e poche decine di secondi dopo mi passò davanti, in tutta la sua potenza. Potete immaginare l'emozione di un bambino che aspetta per un anno intero l'occasione di vedere nuovamente quel campione sfrecciargli davanti veloce come il vento e così arriviamo al 5 giugno 1999. Pantani viene svegliato alle 7.45 per il prelievo, io a quell'ora sono già sul Mortirolo, partito alle 3 di notte da casa con mio nonno e mio zio e quando vidi passare Heras, Simoni e Gotti davanti a me chiusi una saracinesca sul ciclismo che riuscìii con grande fatica, a riaprire soltanto quando un altro giovane ragazzo mi fece far pace con questo sport: si chiama Andy Schleck e ora vende bici in un villaggio di 2000 anime.


Questa è stata la battaglia più grande della mia carriera. C.Froome, May 26th, 2018
2016 argento ITT Doha
2017 Tour de France a tempo
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Maìno della Spinetta
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Re: GIRO 100

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Il Giro 2010 ha troppi ricordi belli, fu una corsa eccezionale. Fu la corsa che ufficialmente riannodo' il filo tra Maino e il ciclismo interrotto a Campiglio. Lascio ad altri i ricordi, io ero da poco rientrato dagli USA e mi godevo l-Italia e la mia bici. Nella giornata di oggi voglio pero' ricordare la tappa di Aprica. Mancavano due tappe dure alla fine del Giro. Un Giro zomegnanesco, col finale a vedere Gavia e Mortirolo come penultime salite. Cose mai piu' viste poi... Arroyo, in rosa dopo L'Aquila, aveva gia' mostrato i suoi limiti, ed il Basso stratosferico dello Zoncolan, sostenuto da un grande gregario di lusso di Messina, sapeva che la Rosa era solo questione di tempo. Aprica? Tonale il giorno dopo? Intanto si arrivava al Mortirolo. La tappa e' presa di petto dai Liquigas, e sul Mortirolo Basso se ne va con Nibali, compagno di squadra, e Scarponi. Arroyo si stacca, ma gestisce, compie soprattutto una discesa pazzesca, che lo mette ancora sulla carta in Rosa. Il corridore marchigiano ha smaltito una squalifica strana, che ha colpito sospettosamente in modo selettivo, e finalmente lo si ritrova davanti, dove gli spetta, in maglia Androni, zeppo di sponsor. Arroyo e' impiccato, ma tiene. Dopo Edolo si svolta verso la destra orografica e si imbocca la strada per Santicolo. Boom. La corsa su quel dente riesplode. Potere del Mortirolo, tutto quello che vien dopo diventa insormontabile. Basso e' a testa bassa. Arroyo rimbalza lontano. Nibali arranca. Solo Michele Scarponi, da Filottrano, resta avvinghiato sul manubrio in scia al varesino.

Mi guardo la tappa da solo, come ormai e' spesso il caso, quando ormai la vita mi ha portato lontano da tanti amici appassionati, e mi ritrovo a rientrare presto dal lavoro per vedermi in pace le tappone.

Basso e' scatenato, e' furia cieca, ci fosse stato Armstrong avrebbe penato a tenere le ruote del capitano Liquigas quel giorno. Michele tiene duro, accenna a un cambio, Basso non e' tentato da attendere il compagno Nibali per portare a casa una tappa - troppo importante la Rosa, dopo una tale e lunga rincorsa durata 10 giorni non e' il tempo per i calcoli. Giu' a testa bassa, cambi regolari "a te la tappa, a me la maglia", l-accordo piu' antico del ciclismo non va nemmeno spiegato. La strada spiana, lontano compaiono le case del valico/paese piu' famoso del ciclismo. La spianata che ricorda il Lautaret e' un finale gia' scritto. Scarponi, quello che infila abitualmente fior fior di avversari alla Tirreno e che alla Liegi ha fatto vedere gambe esplosive, si pappa in un boccone Ivan Basso. Braccia alzate, e' una grande vittoria.

Ciao Michele, manchera' la tua qualita', la tua forza, il tuo sorriso.


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Bitossi
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Re: GIRO 100

Messaggio da leggere da Bitossi »

Ricordi male, Maìno. Fu "volata" a tre, Nibali c'era eccome. Volata per modo di dire, perché era forte la sensazione che i Liquigas fossero più che appagati. È una sequenza andata in onda diverse volte da ieri, purtroppo...

Giusto così, fu comunque vittoria meritatissima da parte di Michele, protagonista assoluto in uno dei Giri più belli degli ultimi anni.


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Maìno della Spinetta
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Re: GIRO 100

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Bitossi ha scritto:Ricordi male, Maìno. Fu "volata" a tre, Nibali c'era eccome. Volata per modo di dire, perché era forte la sensazione che i Liquigas fossero più che appagati. È una sequenza andata in onda diverse volte da ieri, purtroppo...

Giusto così, fu comunque vittoria meritatissima da parte di Michele, protagonista assoluto in uno dei Giri più belli degli ultimi anni.
hai ragione, mi son rivisto anche io quelle immagini dopo aver scritto il post - non so perche' ricordavo che sul Santicolo Nibali avesse mollato un po' la presa.


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Re: GIRO 100

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Maìno della Spinetta ha scritto:
Bitossi ha scritto:Ricordi male, Maìno. Fu "volata" a tre, Nibali c'era eccome. Volata per modo di dire, perché era forte la sensazione che i Liquigas fossero più che appagati. È una sequenza andata in onda diverse volte da ieri, purtroppo...

Giusto così, fu comunque vittoria meritatissima da parte di Michele, protagonista assoluto in uno dei Giri più belli degli ultimi anni.
hai ragione, mi son rivisto anche io quelle immagini dopo aver scritto il post - non so perche' ricordavo che sul Santicolo Nibali avesse mollato un po' la presa.
no nibali non mollò mai, anzi diede dei cambi e nella discesa del Mortirolo fu fondamentale per Basso...


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