Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Ho già espresso ampi pareri in diretta, motivo per cui non mi dilungherò. Anzi, vista la situazione delicata ed imprevedibile mi concedo di astenermi a tempo indeterminato da pronostici, se non le previsioni tattiche che faccio tutti i giorni.

GIRO - 16a TAPPA
Non è una tappa di montagna, ma sarà ugualmente tremenda. 229 km (!) e dislivello superiore a 3000 metri. Tre salite con pendenze importanti e seguite da discese decisamente insidiose, anticipano il tremendo circuito finale. Le numerose rampe in doppia cifra richiederanno ai big di restare in testa al gruppo, sia per evitare rischi, sia per evitare di subire frustate e dover inseguire. Il punto centrale sarà il Monte di Ragogna: 2,8 km; 10,4%; max 16%. La salita sarà anticipata dalla rampa verso il Castello di Susans (max 14\16%, entrambi i numeri sono riportati in contraddizione sul sito del Giro) e seguita dalle tre rampe per superare San Daniele; citando testualmente dal sito del Giro d'Italia:
A 3 km dall’arrivo si entra nell’abitato di San Daniele per affrontare alcuni strappi che portano all’ultimo km al muro di via Sottomonte (max 20%) seguito da una brevissima discesa per affrontare il rettilineo finale in asfalto di 200 m al 10%.
All'ultimo scollinamento sul GPM mancheranno soltanto 13 km di cui 4 sono di discesa tecnica.
I velocisti dovranno fare molta attenzione al tempo massimo, soprattutto se si staccassero sulla Madonnina del Domm.

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VUELTA - 1a TAPPA
Si parte col botto. Tappa nemmeno orribile tutto sommato, con due salite ravvicinate nel finale. La tappa (considerando anche che è la prima) si deciderà sicuramente sull'ultima salita. Probabilmente ci sarà una battaglia inaudita per la vittoria di tappa visto che verrà assegnata anche la prima maglia. Il rischio è che questo si trasformi in attendismo. Complessivamente sono 173 km con oltre 2000 metri di dislivello.

P.S. Abbastanza stupidamente (probabilmente questione di "vaini") il 2° e il 3° GPM sono posti prima dello scollinamento. Alto de Kanzapar è in verità la prima parte dell'alto de Asentzio: dopo il GPM di circa 5,5 km al 5% (i dati ufficiali calcolano un inutile falsopiano) sono seguiti da 4 km di salita irregolare che porta allo scollinamento. Allo stesso modo l'Alto de Elgeta è in verita una porzione dell'Alto de Karabieta: il GPM (non fate caso ai dati formali) è dopo 3 km al 9% e sarà seguito 2 km scarsi di salita al 6%; complessivamente sono 4.7 km al 7.8%. Da notare che il tratto dal GPM allo scollinamento sarà anche affrontato scendendo dall'Alto de Asentzio fino ad Eibar.

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Brakko
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Faccio solo notare che la pendenza media dei primi 8 km (circa) della Madonnina del Dom e' sbagliata: 7.8%, non 8.8%.
Cambia tutto :crazy:


nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Brakko ha scritto: martedì 20 ottobre 2020, 10:48 Faccio solo notare che la pendenza media dei primi 8 km (circa) della Madonnina del Dom e' sbagliata: 7.8%, non 8.8%.
Cambia tutto :crazy:
Hai ragione... :diavoletto: Grazie della segnalazione. RCS ogni tanto padella qualche cifra (per esempio davano Passo Lanciano al 4% di media sul Garibaldi). Diciamo che cambierebbe tutto se fosse una salita decisiva, mentre con questa collocazione tatticamente cambia poco.


nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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La presentazione viene anticipata a stasera perché domani sarò in auto per la trasferta da Castelfiorentino a Madonna di Campiglio.

Relativa calma tra i big oggi a San Daniele... peccato che Velon non desse in diretta i dati di Nibali, mi sarei voluto togliere una curiosità...
In ogni caso bisogna che li guardi più spesso perché potrebbero dare delle informazioni utilissime.
Alla Vuelta come volevasi dimostrare ci son state subito le prime scintille. Froome non si è ripreso... e ahimé nemmeno Pinot che è lontanissimo parente di quello degli ultimi due anni.

GIRO - 17a TAPPA
Si va in crescendo, con una tappa che somiglia molto ad un tappone, seppur dal finale un po' moscio, che nella peggiore delle ipotesi rimarrà nelle gambe e renderà più selettivo lo Stelvio di giovedì. Nella migliore delle ipotesi si inizia a fare corsa dura da lontano e sulla salita finale volano minuti. 203 km e quasi 5000 metri di dislivello non possono essere superati indenni. Soltanto 30 km pianeggianti per entrare in una prima fase vallonata e tortuosa. Ad Arsiero (dopo un primo km di salita non conteggiato) comincia la lunga ascesa di Forcella Valbona, quasi 1500 metri di dislivello in un solo boccone per una difficoltà di quasi 1000 punti. Le pendenze non sono impossibili, ma proprio per questo può essere particolarmente efficace sfruttare la squadra per tenere un passo elevato e scollinare in testa al GPM. A questo punto attenzione alla discesa che soprattutto dopo Folgaria si fa piuttosto tecnica. Soltanto una decina di km permettono di rifiatare prima del Bondone affrontato dal suo versante più ripido: non inganni la media del 6,8% che nasconde due tronconi separati con pendenze accentuate. Questo sarò lo spartiacque: qui si può creare grandissima selezione, tuttavia gli 85 km che mancano per andare al traguardo non agevolano attacchi in prima persona. Certo è che se ci fosse da ribaltare la classifica qui si possono dividere i maschi dalle femmine e cercare di cogliere qualcuno in castagna per poi tirare dritto. Se i big avranno ancora con loro alcuni compagni di squadra il ritmo rimarrà alto e gli eventuali corridori andati in crisi sul Bondone potrebbero andare letteralmente alla deriva nei km successivi fatti di falsopiani e salite pedalabili. Ad ogni modo c'è da dire che il finale per quanto non sia esaltante presenta pochissima pianura: al termine della lunga discesa dal Bondone (veloce e poco tecnica) si risale verso la Gola del Limarò con pendenze non indifferenti, per poi arrivare a Ponte Arche con pochissimi km di altopiano; da qui comincia subito il Passo Durone, non durissimo, ma comunque salita vera con gli ultimi 5 km costantemente al 7%; non va sottovalutata la seguente discesa, piuttosto tecnica, con passaggi stretti sui sampietrini attraverso alcuni centri abitati. In fondo mancheranno soltanto 32 km. Qui comincia il momento più critico e tatticamente più difficile da interpretare: i 20 km scarsi di falsopiano che portano ai piedi della salita finale. Qui potrebbero esserci rimescolamenti un po' come è successo ai piedi della salita finale di Lago Serrù l'anno scorso. Rimangono gli ultimi 12 km di salita sicuramente non impossibili, ma al termine di una tappa così dura conta la freschezza rimasta nelle gambe e magari proprio le pendenze blande possono consentire di scavare distacchi più ampi. Il rischio rimane quello del greggismo, che però sembra scongiurato dalla grande bagarre che abbiamo visto sul'Etna e a Piancavallo (senza dimenticare il forcing NTT a Cesenatico).

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VUELTA - 2a TAPPA
Tutto sommato è subito salita, con una tappa ben disegnata ed una salita interessante.
Peccato come di consueto per il chilometraggio scarso. Non escluderei bagarre sull'ultima ascesa, per due ragioni:
1) 18 tappe fanno meno paura di 21
2) L'ultima settimana è un sostanziale no-contest
Per cui anche una giornata come domani potrebbe decidere la classifica, o sicuramente iniziare a dare dei segnali decisi.
Dopo la salita di San Miguel de Aralar (9.4 km; 7.9%; max 15%; 587 punti) mancheranno soltanto 17 km di discesa intervallati da brevissimi strappetti. In particolare uno zampellotto termina ai -2 e potrebbe essere il trampolino di lancio per la vittoria di tappa.

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IlLince
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Per quanto riguarda la Vuelta sono d´accordissimo (come al solito :D ) con te. I favoriti devono sfruttare queste tappe iniziali, poiché le tappe buone sono nelle prime settimane e la Vuelta si chiude praticamente con la crono.


nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Dico solo una parola... Greggismo.
E nemmeno alla Vuelta hanno brillato, seppur la tappa sia stata piacevole.


GIRO - 18a TAPPA
Terzo giorno di questo trittico progressivamente più duro. 207 km con altri 5000 metri di dislivello e soprattutto il mostro dello Stelvio altoatesino. Si totalizzano in tre giorni 639 km e 13000 metri di dislivello (in media 213 km e 4300 metri di dislivello!) motivo per cui lo Stelvio farà non male ma malissimo. La sagra dell'acido lattico.
Tanto per gradire si parte in salita con il Campo Carlo Magno, dopo la discesa si giunge con 15 km favorevoli ai piedi del Passo Castrin, preceduto dall'ascesa verso Rumo. Attenzione al Castrin (quasi 9 km costantemente tra 8% e 12%) che sicuramente non deciderà la corsa ma creerà ulteriore selezione in questo avvio di tappa intensissimo. Al termine della lunga discesa si risalirà tutta la Val Venosta con i successi 50 km che alternano tratti di falsopiano e salite vere e proprie (Marlengo, Rablà, Castelbello, Silandro): ovviamente non è salita, ma sono ugualmente metri di dislivello che non prevedono discesa e dunque vanno ad indurire ulteriormente lo Stelvio; in pratica la strada sale quasi ininterrottamente dal km 92 (ad occhio) al km 169,4. Inutile presentare lo Stelvio da Prato, una delle salite più dure in assoluto: oltre 1800 metri di dislivello tutti di un fiato, 24,7 km, 7,5%, 1390 punti. Ovviamente compare anche il fattore altitudine: gli ultimi 9 km di salita (ad una media che sfiora il 9%) si svolgono oltre quota 2000. Ribadisco il concetto: sarà la sagra dell'acido lattico. In vetta mancheranno 38 km scarsi, di cui quasi 20 di discesa tecnica e circa 7 di pianura. Poi inizia l'ultima salita con pendenze non scontate, ma qui se anche ci fosse il Lautaret cambierebbe poco. Tatticamente le possibilità sono infinite e non escludo nemmeno un'azione solitaria sullo Stelvio.

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VUELTA - 3a TAPPA
Una tappa abbastanza del cavolo (scusatemi ma oggi mi è presa così)
166 km e due salite piuttosto semplici.
Sarà volata in salita, oppure fuga.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Ogni commento sull'intensa giornata di ieri è rimandato di almeno qualche ora, anche perché oggi ci sono due tappe per velocisti.
Se Domenica ho tenuto razionalmente delle riserve su Nibali, ieri nella tappa che avrebbe dovuto esaltarlo è arrivata la resa finale. E siccome il mio nickname è e resterà per sempre questo è doveroso riassumere un attimo che cosa è stato Nibali e di conseguenza tirar fuori la mia infanzia è che ieri ha perso l'ultimo appiglio a cui era aggrappata con orgoglio per tenermi lontano dal tempo che scorre. Adesso scorrerà maledettamente anche per me senza che ci siano più scorciatoie.

Quando Nibali è passato professionista io avevo appena compiuto 4 anni (sono di dicembre) e ancora non sapevo esattamente cosa guardavo in televisione. Nel maggio del 2000, dentro la pancia di mamma, ero già all'Abetone per "assistere" all'assolo di Casagrande. Non è troppo casuale che io mi chiami Francesco, ma certo non è questa la ragione principale. In ogni caso il destino era segnato: nel 2002 ero sulle spalle di babbo ai piedi del Mont Ventoux per vedere il Tour, nel 2004 ero nel passeggino dietro le transenne nella Foresta di Arenberg e nel 2005 ho visto il Giro per tre volte: passaggio a Castelfiorentino, partenza della crono da Lamporecchio e partenza della Mezzocorona-Ortisei. Qui inizio ad avere i primi ricordi molto labili. All'inizio sono proprio dei flash, dei nomi: Perez Cuapio, Parra Pinto, Petacchi vs McEwen, ovviamente Bettini. Poi si fanno più distinti: Basso con la foto del figlio sull'Aprica, la successiva squalifica; Di Luca che urla a Gasparotto nella cronosquadre del Giro 2007 (dove peraltro esordì Nibali vincendola con loro) e l'arrivo della nuova generazione; la prima tappa che ricordo quasi nitidamente è Monte Pora 2008 dove Savoldelli e Di Luca provarono a ribaltare il Giro in discesa (e Nibali nonostante non me ne rendessi conto era con loro), poi la crisi di Di Luca il giorno dopo; Ballan a Varese e poi molto nitido è il Giro del 2009. E qui si creano i presupposti.

A Luglio inizia il Tour, Bulbarelli si lamenta che Nibali non venga inquadrato dalla regia francese durante la 1a tappa a crono, dove (ho ricontrollato adesso) è arrivato 9°. Io ancora non so esattamente chi sia, quanto vada forte, anche perché fino all'anno prima i media si erano concentrati su Riccò che però non mi ispirava simpatia nemmeno allora. Nocentini tiene la maglia gialla per una settimana e distoglie l'attenzione. Poi arriva la mazzata: in diretta Bulbarelli è costretto ad annunciare la positività al Giro di Di Luca. Non posso non negare che vedersi crollare il corridore di riferimento (parlo a livello personale) degli ultimi 3 anni è stato a suo modo un lutto: Simoni era vecchio, Basso era appena tornato dalla squalifica, su Cunego non c'è bisogno di dire niente e nemmeno io stavo tanto bene (tifosisticamente parlando). Intanto Nibali sta ancora lì, un po' nascosto che aspetta di essere visto, scovato. Sapevo che era 2° nella classifica dei giovani, sapevo che era in top10 ma se oggi dovessi ripensare a quel Tour non ricordo niente di Nibali, nemmeno il 3° posto a Verbier. Ricordo la situazione in stile Movistar dei fratelli Schleck, ricordo Armstrong, ma non ricordo Nibali. Mi si è palesato soltanto alla 20a tappa, sul Mont Ventoux. Prima di Chalet Reynard parte Schleck. Come un'ombra arriva subito Contador. Poi arriva Nibali. Mi si sono illuminati gli occhi e tuttora ho i brividi e le lacrime se ripenso a quel fugace istante di puro ciclismo. Avevo 8 anni e mezzo e nessuna competenza tecnica, soltanto una passione sfrenata, Cycling Manager 4 e gli atlanti per disegnare i percorsi del Giro d'Italia sulle agende (che conservo ancora).

Schleck si volta, vede che non c'è il fratello Frank e si ferma. Nibali arrivò 9°, 7° tra i big. E sarà 7° pure in classifica a Parigi. Da quel momento non sono più stato lo stesso. Il ritorno di Basso e Scarponi che si concretizza nel 2010 è una nuova certezza e vedere Nibali in mezzo a loro due fu l'apoteosi. E poi il modo in cui si svolsero le ultime tappe: il lungo ribaltone su Arroyo, l'attacco in discesa del Grappa in cui Savoldelli sembra consegnare lo scettro mentre commenta dalla moto ricordando proprio quella giornata del 2008 giù dal Vivione, di cui io ricordavo Savoldelli e Di Luca ma non Nibali; e poi l'Aprica, tappa che porto nel cuore con altri brividi ed altre lacrime di nostalgia; poi il fatto che alle spalle non c'erano solo italiani, ma c'erano pure Evans in maglia iridata, Sastre vincitore del Tour del 2008 e Vinokourov. Per la prima volta mi sono detto che forse un Tour lo avrei visto vincere a un italiano. Poi Nibali vinse la Vuelta, la prima Vuelta che io ricordo nitidamente. Da lì ricordo tutto per filo e per segno, tutte le chiacchere con gli amici, tutti gli istanti. I mille attacchi sul Poggio, il Ghisallo del 2011 quando poi fu ripreso. Quindi il 2012 con la vittoria in Oman, la Tirreno, lo scatto alla Sanremo, la tragedia della Liegi e poi il Tour. E soprattutto mi ricordo di quando in fondo alla discesa del Menté Nibali era entrato nella fuga del mattino per ribaltare il Tour ma fu costretto a fermarsi, soprattutto da Valverde che poi quella tappa la vinse, a Peyragudes. E poi il 2013. La Tirreno più bella di sempre (almeno per me). Si scontrano Froome e Contador... e il vincitore uscente. Terzo a Prati di Tivo dietro Froome, ma davanti a Contador. Poi la piccola crisi di Chieti. (Procedo per frasi minime per riprodurre la concitazione dell'epoca) Quindi, torno da scuola, c'è la tappa dei muri, ma c'è anche l'allenamento. Torno dall'allenamento e mi ritrovo Nibali con Sagan in fondo alla discesa di Sant'Elpidio a Mare. Ribaltare la Tirreno in quel modo fu l'innamoramento definitivo. Froome e Contador dovettero arrendersi e per me quella rimane una sentenza incontrovertibile, non me ne voglia qualcuno del forum. Inutile ricordare il Giro, inutile parlare dell'indignazione per la Vuelta, inutile ricordare la disperazione per Nibali che per la prima volta in vita sua andò piano in discesa, al mondiale, nella mia Firenze. Poi arrivò il 2014. Prima del Tour dissi ai miei compagni di squadra che se Nibali voleva vincere il Tour avrebbe dovuto attaccare nella tappa di Sheffield e sul pavè. Arrivò quella domenica di luglio. Per tutta la diretta aspettai quel maledetto attacco seduto sul letto di camera mia: volevo vederla da solo quella tappa, concentrato senza che nessuno mi distraesse dall'unica priorità di quel pomeriggio. In cima all'ultimo muro mi arresi all'idea e mi sdraiai sul letto in attesa della volata... poi invece il colpo di mano mi fece alzare in piedi, sul letto. E dopo 2 km Nibali era in maglia gialla e la coperta del letto era sgualcita. Il resto non importa nemmeno raccontarlo. Sono stati anni intensi di cui bastano pochi fondamentali frammenti.

Il Tour 2015 fu un piccolo dramma, ma fu anche emozionante la rimonta degli ultimi giorni. Il Nibali del Tour 2015 ci ha regalato quella che per me è stata la più bella tappa del Tour del nuovo millennio, a La Toussuire, quando lui attaccò con Scarponi già sulla prima salita ad oltre 100 km dal traguardo per poi farne 60 in solitaria. E poi ci fu il finale di stagione incredibile, con il primo Lombardia che lo consacrò come il corridore più completo di questa generazione.

Il Giro del 2016 fu travagliato. Il venerdì c'era da fare dietromacchina, tornai in casa che praticamente era già buio. Mia mamma uscendo di casa per andare a lavoro fece in tempo a dirmi frasi offensive nei confronti di alcuni opinionisti RAI e in quel momento già avevo capito come era andata la tappa. Così per evitare di farmi spoilerare tutto mi guardai subito la tappa registrata a partire dall'Agnello. E anche qui direi che non c'è niente da dire che non sia già stato detto. E poi Rio, una tragedia.

Il Giro del 2017 non mi ha coinvolto. Tutta colpa del Foza.
Molto meglio la Vuelta dove finalmente si è avverato il duello Froome-Nibali che è stato decisamente poco scontato e credo che abbia rafforzato il valore atletico di entrambi. Sicuramente la Vuelta che mi ha coinvolto di più negli ultimi anni. E poi il secondo Lombardia.

A marzo 2018 in ritiro con la squadra un accompagnatore se ne uscì dichiarando che Nibali era finito. Fu smentito clamorosamente per la gioia mia e del mio infarto. E poi il Tour, la prima corsa che ho commentato qui sul forum. Anche in quel caso eravamo in ritiro con la squadra. La tappa dell'Alpe è stato un lutto e credo che la mia reazione sia sufficiente per dimostrare il mio attaccamento a Vincenzo.
Quello di oggi è stato un trauma. Di gran lunga peggiore di Firenze 2013 o Rio 2016.
Se c'è ancora giustizia nelle dinamiche metafisiche dell'universo, spero che Lui (non serve fare nomi) sia capace di reggere ad alti livelli almeno un altro anno due. La sfida gialla Froome-Nibali è stata rimandata fin troppe volte. Li voglio vedere faccia a faccia.
Oggi mi sono esaltato come poche volte. Quando ho visto partire Froome con Nibali a ruota, mi sono venuti i brividi. Finalmente lo scontro tanto atteso. Poi è scomparso e con l'occhio del corridore avevo già visto che qualcosa era andato storto. Se fossi una persona più sensibile mi sarei messo a piangere.
Purtroppo quello scontro non ci sarà mai più. Rimarrà un sogno infranto. L'ultima consolazione è stata la bellissima vittoria di Val-Thorens, un ultima zampata sul Tour per vendicarsi dell'anno prima. Adesso siamo alla fine. Da tifoso rimane l'ultima piccola illusione che quest'annata compressa non abbia aiutato un Nibali che aveva fatto vedere ottime cose alla Parigi-Nizza. Ma comunque vada Nibali è ormai consacrato alla storia del ciclismo e qualunque debacle dovesse verificarsi sarà una briciola di fronte ai successi che ci ha regalato. Ti avrò sempre nel cuore!


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Divanista
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Ecco la mia presentazione. :carta:
rododendro
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Una volata e una fuga. Poco da dire obiettivamente. È già stato ampiamente sviscerato tutto.

GIRO - 20a TAPPA
La nuova tappa non è sicuramente la stessa cosa, ma ha comunque una dignità. Sono 190 km con circa 3500 metri di dislivello, concentrati quasi tutti negli ultimi 100 km. La salita inizia più seriamente dopo Perosa Argentina, quando mancano 36 km al GPM. Da qui la media è del 3.9%. Qui c'è il terreno per tenere il ritmo molto alto e creare una sorta di corsa a eliminazione. Allo scollinamento inizia la fase più intensa di questa tappa con due ascese da Sauze di Cesana. Dalla fine della discesa all'inizio della salita ci sono 8 km al 2.5%. Poi la salita non troppo scontata (pur non essendo l'Agnello) di 6.5 km al 7.7%, quindi una difficoltà di 385 punti. La stanchezza è tanta e potrebbe venir fuori ugualmente selezione.

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VUELTA - 5a TAPPA
Tappa strana, da fuga o volata ristretta.
185 km (dunque una lunghezza decente) con circa 2500 metri di dislivello. Salite lunghe e pedalabili caratterizzanonil finale di tappa.
Ultimo GPM a 18 km dal traguardo di cui gli ultimi due saranno in salita.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Una bella tappa, selettiva, con un bel duello in salita. E' la dimostrazione che dopo un Giro duro, con tanto dislivello e distanze notevoli, anche il Sestriere basta a fare la differenza. Siamo alla fine di un Giro in cui le tappe di montagna sono state tutte molto godibili (a parte Madonna di Campiglio) e questo è l'essenza del ciclismo.

GIRO - 21a TAPPA
16 km completamente piatti e quasi completamente rettilinei. Inutile dire che è ancora tutto in gioco. Teniamo sempre conto che dopo un Giro così duro influenzerà molto sulla prestazione il livello di freschezza dei pretendenti alla maglia rosa.

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VUELTA - 6a TAPPA
La nuova tappa della Vuelta risulta decisamente più insulsa, ma stavolta non è colpa loro. Hanno comunque ricavato un finale interessante con le salite tra loro abbastanza vicine. Sono 146 km con circa 3000 metri di dislivello. Pendenze molto dolci, dunque scarse possibilità di vedere una tappa interessante. Solo il miglior Contador potrebbe inventarsi un'azione a sorpresa sulla salitella non classificata dopo 15 km e portar via la fuga bidone.
La speranza è l'ultima a morire.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Il Giro è finito e la Vuelta entra nelle giornate decisive.
E' stato un Giro secondo me molto bello. Unica pecca la tappa di Madonna di Campiglio, dove non credo si debba incolpare il disegno. Quel giorno sono stati corridori che si sono guardati, da un lato perché nessuno aveva l'interesse di attaccare da lontano (o chi lo aveva, come Nibali, non aveva né le gambe né la squadra per farlo) dall'altro per risparmiarsi in vista dello Stelvio. Infatti la selezione che c'è stata sullo Stelvio e addirittura sul Sestriere ci dimostra facilmente che:
1) Quella tappa ha sicuramente favorito (insieme ad altre come San Daniele o Roccaraso) la selezione nelle tappe conclusive nonostante sia stata corsa a ritmo relativamente blando.
2) A Madonna di Campiglio la salita finale si poteva prestare a qualche attacco che non c'è stato, a maggior ragione se teniamo di conto del punto 1. Se anche ci fosse stato il Daone sarebbe stata corsa ugualmente piano.

Detto ciò credo che Vegni abbia avuto ragione nel disegnare (come di consueto) un percorso che esaltasse le doti di fondo. Non importa che ripeta discorsi già fatti. Finalmente lo Stelvio... e che spicinìo! Un veglionissimo del tritellissimo che forse si sarebbe visto soltanto al Tour 2019 sull'Iseran (che guarda caso è l'unico passo più alto dello Stelvio) se la tappa fosse proseguita fino a Tignes. Quello è il vero ciclismo ed è il ciclismo che voglio.

VUELTA - 6a TAPPA
Evidentemente stanno emergendo adesso le fatiche del Tour, per cui anche Aramon Formigal è bastata a fare danni. E non è un caso che Carapaz (sicuramente meno logorato, soprattutto mentalmente, dal Tour dove non aveva il ruolo di capitano ed ha comunque potuto correre in libertà durante l'ultima settimana) sia tra i più pimpanti. Oggi una tappa strana, probabilmente da fuga (ma occhio comunque ai big), con doppio passaggio sul Puerto de Orduna, una salita piuttosto impegnativa, teoricamente selettiva. Dal GPM mancheranno 19 km, inframezzati da uno zampellotto che termine a circa 6\7 km dal traguardo. 160 km e 2500 mt scarsi di dislivello

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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La tappa di ieri è stata discreta, soprattutto perché Valverde è andato in fuga. L'elemento da segnalare è che ieri sono andati fortissimo e oggi qualcuno potrebbe pagare sull'ultima salita. La tappa è di semplice interpretazione, visto che obiettivamente la Rasa è troppo lontana e troppo pedalabile.

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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Grande testa a testa, esaltante Carapaz che scatta ripetutamente, più banale (ma evidentemente più efficace) la sparata calcolata di Roglic che oggi dimostra di essere ancora a galla per la vittoria finale. Oggi una tappa per velocisti, pure corta, senza GPM. Che cosa dovrei dire?

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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Ho padellato una tappa, ma in questi giorni ho poco tempo. Roglic continua a fare il mattatore di questi strappetti. Oggi l'unica tappa che ha sembianze di tappone, ma ahinoi è piazzata prima dell'Angliru... E l'Angliru fa paura (se non sbaglio lo aveva fatto notare Bomby in diretta).
170 km (bisogna accontentarsi) con circa 4500 metri di dislivello. Cobertoria-SanLorenzo-Farrapona sono una bella inforcata, magari non per attacchi da lontano, ma sicuramente per fare selezione. L'anno scorso in una giornata simile Roglic si salvò proprio perché il ritmo calò quando stava andando in difficoltà, proprio sul San Lorenzo.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Se da un lato era prevedibile l'attendismo per timore dell'Angliru, dall'altro non si capisce se c'è qualcun altro oltre a Roglic che vuole vincere questa Vuelta. Con l'unica tappa veramente ben fatta di questa Vuelta già alle spalle, ci dobbiamo accontentare di una tappina cortissima. Sicuramente è ben disegnata, ma l'Angliru è un po' come lo Zoncolan: la tappa si decide sicuramente negli ultimi km.
110 km e circa 3000 metri di dislivello.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Ed ecco che l'Angliru giungendo a metà di una Vuelta con chilometraggi ridicoli finisce per essere un fuoco di paglia. L'unica vera notizia è Carthy sale alla ribalta per la lotta per la Roja. Oggi cronometro, su cui c'è poco da pronosticare. L'anomalia è la rampa finale di 2 km al 15%. Di fatto non favorirà gli scalatori per due motivi:
1) Arrivando dopo un biliardo di 32 km verrà affrontato con più freschezza (soprattutto mentale) dai passisti
2) È una rampa ripidissima ma anche molto breve; richiede dunque di esprimere elevati wattaggi e non uno sforzo prolungato che possa effettivamente favorire il rapporto peso/potenza.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Ieri è stata una di quelle giornate che mi sgomentano,per le mosse incomprensibili di cui si possono intuire le ragioni ma sicuramente non condividendole. Prima hanno tirato diverse squadre. Poi si sono fatte da parte ed è apparsa la Total in blocco. Poi quando finalmente sono arrivati a 1 minuto dalla fuga, tutti fermi. È ovvio che sia più complicato di così, ma non so se ridere o piangere. Merito ai fuggitivi!

Tappa lunghissima e con tanto dislivello che potrebbe restare nelle gambe se venisse fuori una corsa spedita. Peccato solo che manchino salite serie altrimenti sarebbe stata la tappa che mancava a questo Vuelta.
Che succederà? Altra fuga?

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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Alla fine volata... non me l'aspettavo, sicuramente non così numerosa. Oggi le salite sono più dure, ma sono più lontane e la tappa è più corta quindi non cambia la sostanza.

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Approfitto per annunciare una grande puntata di Smartcycling prevista domani. Insieme a me (e ovviamente Marco Grassi) ci saranno Kristian Sbaragli e Federico Fioravanti!


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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Molto positivo che la INEOS abbia provato qualcosa ieri... la domanda però è: perché non farlo alla Farrapona? Che magari Roglic arrivava in croce sull'Angliru il giorno dopo e perdeva più terreno (e magari, aggiungo, andava pure più piano nella crono).

Oggi è l'ultima per ribaltare. I numeri sono importanti: in 178 km si scalano circa 4000 metri di dislivello. Peccato che manchino salite serie eccetto quella finale. O meglio... se si fossero affrontate in ripetizione salite simili alla prima, anziché affrontare un percorso vallonato sarebbe sembrato quasi un tappone. Così siamo ai limiti dell'unipuerto. Ad ogni modo lo scollinamento ad inizio tappa del non scontato Puerto del Portillo (che ieri era stato affrontato da questo versante in discesa) potrebbe stuzzicare un'azione da lontano, logicamente di squadra e non un attacco individuale. Il resto del percorso permette di fare grande selezione se davanti si tiene un ritmo sostenuto. L'elemento da non sottovalutare è la pochissima discesa tra l'Alto de la Garganta e l'inizio della Covatilla che dunque lascia poco tempo per recuperare e porta rapidamente alle rampe finali con le gambe già in croce. Arrivare con un ritmo sostenuto ai piedi della Garganta e tirare dritto pancia a terra fino al traguardo significherebbe fare a fuoco una sorta di macrosalita di 38 km. E dopottutto anche se non campia molto a livello di ossigeno, l'altitudine finale che sfiora i 2000 metri ci dimostra che si sale davvero. Per il resto contano le gambe, come sempre e oggi più che mai.

Ci vediamo stasera per commentare il risultato... in buona compagnia!

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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E' giunto il periodo in cui di solito rispolvo il mio thread, luogo in cui tradizionalmente mi sfogo liberamente e provoco, a volte senza risultati, a volte accendendo accese (bellissima allitterazione devo dire) conversazioni. Mentre ascolto Storia di un impiegato, faccio il punto della situazione. Che sarà breve per non essere troppo lungo. Già l'avvio di stagione è stato bello denso con una straordinaria rinascita del calendario europeo (la ribalta di Larciano inizia finalmente a portare in fondo al tunnel, mentre è iniziata quella del Laigueglia) e una Tirreno Adriatico da strapparsi i capelli. Sembra di essere tornati al 2013. E non vado tifosisticamente parlando oltre.
Se la Parigi-Nizza partiva con il sapore della banalità (intesa come startlist) è diventata completamente scontata con il ritiro di Porte e la caduta di Gheoghegan Hart. Ma già c'è stata la clamorosa smentita nella crono, in cui Cavagna e soprattutto Bisseger (inutile dire che chiunque la ritenga una vittoria inaspettata evidentemente dormiva durante la crono negli emirati) hanno sopravanzato il suddetto Roglic. E visto che la tappa finale di Nizza regala sempre sorprese, occhio ad una seconda smentita. Ma la cosa che già si notava ai nastri di partenza è che probabilmente la Jumbo è l'unica ad essere venuta con squadrone delle grandi occasioni; è il classico caso in cui bisogna farsi la domanda e darsi la risposta: Van Aert deve essere capitano unico a Prati di Tivo. Lo aveva annunciato in inverno ed è bastato un arrivo in volata per mandare tutti nel panico. C'è da dire che la tappa di Prati di Tivo non ha niente da invidiare a certe tappine di montagna degli ultimi Tour, con tre salite in successione e poca pianura. La Strade Bianche è stata insolitamente poco selettiva (distacchi ridotti ed oltre 100 corridori in classifica): qualcuno dice che è dovuto allo sterrato particolarmente ben messo, qualcuno che è dovuto all'altissimo livello che dovuto alla relativa freschezza conservata al termine della stagione dimezzata del 2020. Sono tutt'e due ottime ragioni ma sono troppo deboli per determinare una tale differenza rispetto agli anni passati (e non ditemi che nel 2020 c'erano 45°, perché anche nel 2019 i distacchi furono nettamente superiori). C'è un dato tattico rilevantissimo: di solito nei primi 20 km già c'è nervosismo, scatti, fughe corpose, cadute e forature; quest'anno al primo sterro il gruppo è arrivato compatto e dopo i primi due settori il gruppo aveva perso solo un paio i corridori. Il motivo non lo so, ma il terrore è che si stia imborghesendo pure l'atteggiamento a questa corsa. Mi auguro che sia stato solo un brutto incubo. Non prendetemi per catastrofista: so benissimo che la corsa è stata tremendamente spettacolare, ma per chi la conosce come la sue tasche è sembrata un filino meno eroica.
Prima di tornare a presentare le tappe e dare qualche pronostico (quelli secchi non mi riescono, ma vi consiglio di riascoltare le due puntate di Smartcycling fatte dopo la tappa di Palermo e quella di Piancavallo... sono stato immodestamente profetico), evidenziandovi tutti i cavalcavia ed illudendovi con possibili tattiche spettacolari, voglio fare un appello: Vincenzo deciditi! Se insisti a farmi questi scherzi io rischio l'infarto, poi ci credo e al momento della smentita mi sparo. Quindi se devi andar piano al Giro meglio che tu inizi subito ad andare piano.

TIRRENO - 2a TAPPA
Tappa molto ben fatta nel cuore della Toscana. Elevato chilometraggio ed oltre 2000 mt di dislivello concentrati in 110 km. L'arrivo pedalabile lascia suppore una volata, ma il numero dei pretendenti può variare molto in base al ritmo con cui si salirà a Casciano (praticamente si affronta il tratto più duro del Passo del Rospatoio e si volta a sinistra poco prima del valico) e al GPM di Poggio alla Croce (composto di 3 strappi in doppia cifra). L'altopiano ondulato è una straordinaria occasione per tenere alto il ritmo e spezzare il gruppo con la classica frustata. Tuttavia dal GPM mancano 30 km che spengono i miei sogni erotici. Però considerando che non si sa quanto possa reggere Van Aert a Prati di Tivo, magari rendere dura la tappa di oggi sarebbe un vantaggio per gli uomini da GT.

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Concludo con un rapido accenno alla Parigi-Nizza dove nonostante il finale nervoso si preannuncia un'altra volata. Dal mio punto di vista l'interesse principale è il transito dai luoghi del filone di ispirazione anticca dell'arte romanica provenzale: in particolare St.Restitut (dov'è posto l'unico GPM) con la torre funeraria e il portale. Scusate la parentesi storico-artistica, ma ogni tanto mi scappa.

A voi!


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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Tappa spettacolare alla Tirreno, che mi è toccato guardare col muto fino a Monticiano perché avevo lezione...
E non dite che non ve lo avevo detto :diavoletto:
Van Aert era in effetti con le micce bruciate, dimostrazione che la condizione continua (com'era prevedibile) ad essere leggermente inferiore a quella degli altri due fenomeni e che facendo corsa dura si può mettere in difficoltà. Il volatone della Parigi-Nizza ci dice poco o niente e potrei pure concedermi una battuta: vista la velocità, i primi 100 km li avrei tranquillamenti retti pure io da junior :diavoletto: . Ora no, anche perché son giù dalla bici da non so quanti mesi.

TIRRENO - 3a TAPPA
Tappa insidiosa, ufficialmente vallonata pure questa. Inutile dire che RCS ha sparato i dislivelli a caso pure qui: sommando tutte le posibili asperità il dislivello sale ben oltre i 2000 mt, sfiorando pure i 2500 a seconda di quanto si è sensibili. La tappa è anche questa piuttosto lunga. Però a differenza di ieri il dislivello si concentra maggiormente nei primi chilometri (che ripercorrono le strade di ieri) e nell'unico GPM posto a 80 km dal traguardo. Vale la pena di evidenziare la difficoltà della salita, lunga circa 4.5 km con una media superiore al 7%. Logicamente è troppo distante, ma evidenzia bene come questa non sia una semplice tappa per velocisti. L'elemento decisivo saranno però gli ultimi 5 km, quasi tutti in leggera salita. Il tratto più ripido è posto ai -1500 mt con alcune centinaia di metri tra il 5 e il 7%, un breve strappo che renderà difficilissimo lanciare la volata e agevolerà lo scatto di un eventuale finisseur. La strada spiana e torna a salire al 4% negli ultimi 300mt. Se ieri a chiunque mi avesse detto che Ballerini poteva ambire al successo gli avrei dato un no secco, mi auguro che oggi sia lui l'uomo di punta. D'altronde proprio a Manosque poche settimane fa vinse su un arrivo abbastanza simile. Per il resto sarà una lotta tra i velocisti più puri di Ballerini e quelli meno puri, con l'eccezione di Alaphilippe, forse libero di fare la sua volata, oppure gregario di eccezione.

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PARIGI-NIZZA - 6a TAPPA
Dislivello di circa 3000 mt su oltre 200 km di corsa per un classico della Parigi-Nizza: l'arrivo a Biot dopo aver fatto una scampagnata sulle ultime propaggini alpine. La strana conformazione di tappa non esclude nemmeno un azione di seconde punte a lunga gittata, altrimenti sarà bagarre negli ultimi km vallonati per scongiurare la volatina. I nomi sono gli stessi che abbiamo visto a Chiroubles, ma aggiungerei un Matthews come punta visto il particolare stato di forma.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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La Deceuninck sembra tatticamente ardita in questa Tirreno. Erano messi talmente bene che se avessero tirato una normale volata a Ballerini nella peggiore delle ipotesi arrivava secondo. Invece il povero Davide a questa Tirreno viene bistrattato e non solo se la rischiano con Stybar (che ci poteva stare), ma Alaphilippe in preda ad un improvviso rincoglionimento fa le curve peggiori della sua vita e Ballerini deve fare la rimonta del secolo pur di salire sul podio. In tutto questo continua la legge secondo cui deve per fora vincere uno di quei tre. Oggi il più adatto tra i tre è Alphilippe... vincerà il quarto in comodo? E la generale? Tutto sarà più chiaro tra qualche ora. Intanto alla Parigi-Nizza si divertono ad accorciare e rendere più facili le tappe (e non ho ben capito perché non si potevano lasciare i percorsi originari spostando solo le sedi di tappa...) e Roglic che già era straripante a questo punto è praticamente imbattibile.

TIRRENO - 4a TAPPA
Praticamente un tappone, soprattutto considerando che è collocato a metà marzo. Sulla breve distanza di 148 km si concentrano con 4 passi: Forca d'Arrone (5.4km; 4.7%), Sella di Corno (14.1km; 3.7%), Passo delle Capannelle (13.8km; 4.5%) e Prati di Tivo (14.6km; 7%; 715 punti di difficoltà).
Dislivello finale di 3000 mt, per una tappa disegnata meglio di certe del Tour, con un arrivo in salita più impegnativo di quanto certi commentatori tecnici lo facciano sembrare, liquidandolo con l'odiosa etichetta di salita pedalabile. 15km al 7% non sono pedalabili, sono perfetti per fare distacchi, anche perché siamo a Marzo e una salita così lunga\dura è stata fatta solo negli UAE e in Provenza. Inoltre la media è falsati da brevi tratti di falsopiano che rompono il ritmo e favoriscono frustrate e cambi di ritmo. Proprio nel tratto di pendenza massima è posto l'ormai tradizionale traguardo "rampicante" di Pietracamela: chi si assumerà il rischio di un fuorigiri per i secondi di abbuono?
Per il resto niente pronostici: la corsa si deciderà sull'ultima salita con un parterre degno del miglior Tour de France, ergo sarà questo arrivo ad indicarci i pronostici futuri e non il contrario.

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PARIGI-NIZZA - 7a TAPPA
E' rimasta una tappina, che però sarà intensissima con partenza e arrivo entrambi in salita. Pendenze lievi su tutte le ascese, leggermente più sostenute sulla salita finale di La Colmiane (ormai un classico degli ultimi anni) di 16.3km al 6.3% per 647 punti di difficoltà. Come spesso succede in queste tappe si è sganciata una fuga con nomi importanti che logicamente viene tenuta sotto controllo dal gruppo. Il vantaggio è di circa 2 minuti e mezzo in fondo all'ultima discesa, alle porte del lungo fondovalle verso l'ascesa conclusiva. Cattaneo (partito con un ritardo di 2'01") è virtuale maglia gialla.
Il dettaglio della salita è scomparso dal sito della corsa, per cui rimedio con Cyclingcols che è pure più affidabile.

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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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nibali-san baronto ha scritto: sabato 13 marzo 2021, 13:18 La corsa si deciderà sull'ultima salita con un parterre degno del miglior Tour de France, ergo sarà questo arrivo ad indicarci i pronostici futuri e non il contrario.
Mi sa che non ho capito... Il contrario di questa cosa sarebbe che i pronostici futuri avrebbero dovuto indicare il vincitore di questa tappa :dubbio:


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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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cycling_chrnicles ha scritto: domenica 14 marzo 2021, 7:20
nibali-san baronto ha scritto: sabato 13 marzo 2021, 13:18 La corsa si deciderà sull'ultima salita con un parterre degno del miglior Tour de France, ergo sarà questo arrivo ad indicarci i pronostici futuri e non il contrario.
Mi sa che non ho capito... Il contrario di questa cosa sarebbe che i pronostici futuri avrebbero dovuto indicare il vincitore di questa tappa :dubbio:
Preso in senso stretto effettivamente sarebbe così :diavoletto:
Faccio riferimento al modo di immaginarci i corridori basandoci troppo pedissequamente sul loro palmares. L'esempio più lampante è Van Aert: non si poteva basare il suo pronostico sul fatto di aver vinto o fatto podio nelle classiche, immaginandotelo già come favorito per le classiche venture; dovevi azzerare il conteggio sommarci le dichiarazioni in cui ci aveva detto di voler fare classifica ed attendere questo test per capire cosa poteva fare in occasioni simili nei prossimi mesi, o nei GT tra qualche anno. E questo ragionamento vale un po' per tutti, qualcuno in modo più evidente qualcuno meno. È lo stesso motivo per cui non faccio pronostici per la Strade Bianche: non ci sono elementi a sufficienza e si rischia di basarsi su preconcetti e proiezioni. La mia frase era un po' sensazionalistica... Ma era quello che volevo :diavoletto:


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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Voglio evitare i soliti commenti sulle singole prestazioni e fare un discorso più ampio: la giornata di ieri ha segnato una volta di più dei confini marcatissimi tra passato e futuro. Da una parte abbiamo un dominatore che si diverte con scattini all'ultimo km (la prima vittoria a onor del vero l'ha ottenuta con un'azione ai -3km) mentre gli avversari forse troppo inferiori (detto in termini di prestazione non certo con tono offensivo) sono confusi e incapaci di tentare un minimo assalto (rimarrà un mistero la brevissima accelerazione dell'Astana o Schachmann che dà il cambio a Roglic anziché rimanergli a ruota o, ipoteticamente, scattargli in contropiede). Dall'altra c'è il meglio del ciclismo mondiale (tolto Roglic) che si scanna per oltre metà salita con scatti, controscatti, ribaltamenti.
Si è ovviamente aperto un gigantesco dibattito sulla correttezza o meno del gesto di Roglic. I fondamentalismi non hanno mai aiutato in queste situazioni. Siamo tutti d'accordo che la corsa è corsa e che ognuno è libero di fare quello che gli pare, è legittimo. Ma da qui ad esaltarlo come cannibale ce ne corre. Roglic non ha fatto il cannibale, ma il paraculo. Ieri Roglic poteva tranquillamente scattare a 2 o 3 km dal traguardo in solitaria e andar via. Mader sarebbe stato ripreso e pace. Invece ha tenuto Mader con quei 30\40 secondi fino all'ultimo km, è scattato una prima volta avvicinandosi poi dopo che si è spostato Schachmann non ha ridato il cambio. E' volutamente rimasto a ruota facendosi riassorbire. Poi è ripartito violentemente per rientrare sul disgraziato Mader che ormai ci credeva. Roglic ha preso tutti per il sedere, non ha fatto il cannibale. E correre così quando sai perfettamente che i tuoi avversari più temibili sono altrove a scannarsi è da vigliacchi non da cannibali. Mi sembra che l'articolo scritto su questo sito ieri sera sintetizzi perfettamente il mio modo di vedere la cosa:
Non è che si esca pazzi per una tappa come la più dura della Parigi-Nizza 2021, arrivo in salita in cui la lotta tra gli uomini di classifica si è ridotta a un chilometro di scattini, distanza sulla quale ovviamente poi Primoz Roglic può fare e disfare a piacimento, e infatti fa e disfa, vince e allunga in classifica, alla faccia dell’esile tentativo di Schachmann di fare non si sa bene cosa alla flamme rouge. Nel mezzo di questa sfida minima, ci lascia le penne (sportivamente parlando) Gino Mäder, ripreso ingloriosamente e impietosamente da Roglic a 25 metri dal traguardo, dopo una bella fuga di cui era rimasto l’ultimo superstite. Data la reazione dello svizzero, ci aspettiamo che da qui in avanti l’obiettivo della sua giovane carriera sia trovare il modo di vendicarsi quanto prima con lo sloveno, sempre più padrone della corsa, anche più di quanto i tutto sommato risicati distacchi in classifica dicano.
[...]
Poi, il ciclismo di Primoz. Massimo rispetto, sia chiaro, per il fortissimo Roglic. Ma il ciclismo della volata di un chilometro in salita è un qualcosa che è lontanissimo dall’esaurire le meravigliose possibilità offerte da questo sport, ne siamo tutti consapevoli. Dirà lo sloveno che fino a quel momento nessuno l’aveva sfruculiato, e in effetti lui s’è mosso in risposta a una punturina di spillo di Maximilian Schachmann, il macaroni della situazione destinato a essere magnato: “Tu m’hai provocato?”.
[...]
Roglic ha reagito all’accenno del tedesco della Bora-Hansgrohe, mancava praticamente un 900 metri al traguardo, Mäder si era davvero convinto di poter vincere la tappa, e di colpo la maglia gialla lo mette nel mirino, avendo staccato gli altri con irrisoria facilità. A quel punto tutti abbiamo avuto l’impressione che Roglic, mosso a pietà, lasciasse perdere il fuggitivo e si accontentasse di gestire il confronto coi rivali di classifica. Ma Schachmann gli è tornato sotto, e allora Primoz ha sentito l’insopprimibile necessità di staccarlo un’altra volta, e a quel punto tanto valeva andare a prendersi pure la tappa. Detto fatto, ai 300 metri il leader della corsa è ripartito, e con quattro lunghe pedalate si è riportato sul battistrada, affiancandolo e smontandogli giornata e umore: mancavano appena 25 metri alla meta quando Gino è stato bellamente doppiato dalla maglia gialla, e una volta realizzato che Roglic aveva margine sui suoi primi avversari ha avuto anche un cenno di stizza, come a dire: “Ma avevi proprio bisogno di venire a togliermi questa gioia?”. A volte si fa voler bene Primoz, va detto. Però va anche detto che aveva tutto il diritto e tutte le ragioni per fare ciò che ha fatto.


Detto questo, cos'è Roglic? E' l'incubo del vecchio ciclismo (inteso come il ciclismo che ho fin troppe volte vissuto dal 2000 a oggi, date citate solo per motivi anagrafici del sottoscritto) che cerca di adattarsi in versione falsamente cannibalesca, mascherando i soliti tatticismi e i soliti scattini. E qual è l'alternativa? La Tirreno, dove si profila un nuovo duello tra scalatori e veri cannibali, in questo caso incarnato da Van Aert e Pogacar, attorniati da una foltissima schiera di outsider. Un ciclismo dove veramente Van Aert ci riporta in un'altra epoca in cui volate, discese, strappi e salitoni hanno tutti pari dignità ed importanza e vedono scontrarsi gli stessi corridori. Il ciclismo che già la Strade Bianche ci ha consegnato da un po' di anni, contornandolo pure con la magia del polverone che si alza dallo sterro. E' il ciclismo del vero tutti contro tutti, su tutti i terreni.
E davanti abbiamo ancora i muri e una tappa per velocisti non scontatissima: Van Aert è in tempo a mangiucchiarsi qualche secondo e rimandare tutto ad un clamoroso testa a testa nella crono finale. La Tirreno di quest'anno è il manifesto del nuovo ciclismo: ci resta solo da sperare che non sia stata un'oasi in mezzo al deserto e che presto diventi la consuetudine. E quale miglior scenario per questo tipo di ciclismo se non i percorsi vegneschi del Giro? Quale miglior scenario se non il Giro di quest'anno, con pochissime tappe per velocisti puri, tantissime tappe intermedie, Appennini in quantità, sterrato e tappone dolomitico? Peccato che Van Aert e Pogacar vadano al Tour... Peccato davvero.

TIRRENO - 5a TAPPA
Tremenda tappa che si sviluppa su un lungo circuito a Castelfidardo con tre diverse ascese verso il centro. Sulla bellezza di 205 km si sommano circa 2500 metri dislivello concentrati in metà corsa: un frullatore, fatto di molteplici rampe in doppia cifra: la più dura apre il circuito con una tremenda rampa di 1 km al 15% e massima del 19%; segue un'altra ascesa a Castelfidardo con due rampe (1 km al 7% e 600mt al 8%); lo stappo di Crocetta (1 km al 5%) e il tratto palpitante verso il traguardo con altri due tratti al 12%. Può succedere di tutto, inseguire è difficile, attaccare da lontano non è follia.

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PARIGI-NIZZA - 8a TAPPA
Perdonatemi ma mi risulta difficile parlare di una corsa già di per sé monopolizzata e definitivamente narcotizzato dai tagli sul percorso. Cosa dire su una tappa di 90 km a malapena vallonata? Forse che anche qui le strade tortuose non consentono grandi inseguimenti e che un'azione azzardata si può tentare. E vista la non-lunghezza potrebbe esserci una certa anarchia. Speriamo. Il dislivello oscilla comunque tra i 1500 e i 2000 mt (non pochi per un chilometraggio così ridotto). Il tratto più impegnativo è lo strappo posto ai -4, di circa 1 km al 7%.

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nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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Ieri giornata straordinaria ciclisticamente parlando. Sulla Tirreno posso solo confermare quanto detto ieri: è un nuovo ciclismo che si combatte su ogni terreno fino alla morte. Però se sabato lo mettevo in contrasto con Roglic, inguaribile romantico dello scattino, adesso mi viene da dire che simbolicamente quel tipo di ciclismo è stato definitivamente sconfitto nella giornata di ieri. Non sappiamo come abbia fatto a cadere due volte, ma statisticamente cadere tre volte in 4 tappe, di cui due nel giro di poche decine di km, non può essere solo sfortuna, almeno che qualcuno non ti abbia fatto il malocchio. Ad ogni modo è stata la dimostrazione di come quello scattino ipocrita ai 400 mt fosse la mossa più sbagliata in assoluto e che, come già ho scritto nel post precedente, se veramente voleva assicurarsi la generale per scongiurare rischi, allora doveva partire prima e fare un assolo coi fiocchi. Se ha preso 18 secondi nella salitella dell'altro giorno, figuriamoci se sabato, ormai a fine gara, in una tappa ben più dura, non poteva prendersi un minutino. Allora in quel modo non c'era niente da dirgli e magari ieri lo scoraggiamento sarebbe stato tale da lasciar perdere. Invece è avvenuto che tutte le squadre abbiano tirato fuori i rancori, covati nei mesi precedenti per tutti gli scatti e scattini a tradimento, e presentato il conto a Roglic. NEl frattempo coloro che sui social dichiaravano a gran voce che la corsa è corsa, hanno dovuto assistere ammutoliti: se la corsa è corsa, pietà l'è morta, anche quando ti farebbe comodo.

TIRRENO - 6a TAPPA
Non si può dire che sia una tappa facile. Oltre 1500 metri di dislivello in 170 km. Nonostante l'assenza di rampe veramente consistenti, si alternano molteplici salite e salitelle: in chiusura lo strappo da ripetere 4 volte di 2 km al 4%, con un primo tratto leggermente più ripido (su La Flamme segnano 600 mt al 6.4%). La stanchezza è tanta e quindi non si può escludere che un azione (sia da lontano, sia da finisseur) possa giungere sul traguardo. E attenzione: forse chiedo troppo, ma a questo punto non mi stupirei di nulla, a voler vedere Van Aert tentare qualcosa? Altrimenti può puntare al successo di tappa giocandosela coi velocisti più puri di lui.

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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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nibali-san baronto ha scritto: lunedì 15 marzo 2021, 14:07 Nel frattempo coloro che sui social dichiaravano a gran voce che la corsa è corsa, hanno dovuto assistere ammutoliti: se la corsa è corsa, pietà l'è morta, anche quando ti farebbe comodo.
Strategicamente quella di Roglic non è stata una gran mossa e la tappa di ieri ne è la prova. Da un punto di vista di "etica del ciclismo" ci siamo divisi anche su questo forum: per quanto mi riguarda, Gino Mader ripreso così mi ha spezzato il cuore, ma un'altra parte di me dice che nello sport deve vincere il migliore e che Roglic ha fatto bene. La cosa importante però è che Roglic sia coerente con se stesso, e che finita la tappa sia andato da Schachmann a dargli mano e a congratularsi. Nessun pianto, nessuna lamentela. La corsa è corsa, quando si vince e quando si perde. Roglic può non piacere, ma ha mostrato per l'ennesima volta la sua sportività e la sua correttezza come uomo. Sul valore dello sportivo non c'è neanche da discutere.
Il valore di eventuali persone sui social che il sabato difendevano Roglic e la domenica attaccavano il comportamento dei suoi rivali è un altro punto su cui c'è poco da discutere.


2019 (1°): Giro d'Italia tp 4, 5, 20; Giro d'Italia classifica generale; Tour de France tp 1, 10; Tour of Britain;
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

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il_panta ha scritto: lunedì 15 marzo 2021, 14:38
nibali-san baronto ha scritto: lunedì 15 marzo 2021, 14:07 Nel frattempo coloro che sui social dichiaravano a gran voce che la corsa è corsa, hanno dovuto assistere ammutoliti: se la corsa è corsa, pietà l'è morta, anche quando ti farebbe comodo.
Strategicamente quella di Roglic non è stata una gran mossa e la tappa di ieri ne è la prova. Da un punto di vista di "etica del ciclismo" ci siamo divisi anche su questo forum: per quanto mi riguarda, Gino Mader ripreso così mi ha spezzato il cuore, ma un'altra parte di me dice che nello sport deve vincere il migliore e che Roglic ha fatto bene. La cosa importante però è che Roglic sia coerente con se stesso, e che finita la tappa sia andato da Schachmann a dargli mano e a congratularsi. Nessun pianto, nessuna lamentela. La corsa è corsa, quando si vince e quando si perde. Roglic può non piacere, ma ha mostrato per l'ennesima volta la sua sportività e la sua correttezza come uomo. Sul valore dello sportivo non c'è neanche da discutere.
Il valore di eventuali persone sui social che il sabato difendevano Roglic e la domenica attaccavano il comportamento dei suoi rivali è un altro punto su cui c'è poco da discutere.
Mi trovi sostanzialmente d'accordo. Di certo non dico che ci sia una cattiveria intrinseca e io per primo ho sostenuto che l'azione di Roglic, per quanto orribile su tutti i fronti (tattica, spettacolo, morale, ecc.), fosse legittima. Volente o nolente l'atteggiamento di sabato (e non solo) era quello di un bullo che gioca con gli avversari a suon di scattini, sguardi e rallentamenti, che può fare e disfare a suo piacimento. Ieri gli hanno presentato il conto. Logicamente non è così stupido da non capirlo e si è giustamente complimentato col vincitore. Anche perché se no sarebbe stato dalla parte del torto.


nibali-san baronto
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Re: Il ciclismo visto con gli occhi di un ciclista

Messaggio da leggere da nibali-san baronto »

Rispolvero il mio vecchio thread - è come tornare a casa dopo tanto tempo - per pubblicare un filmato, una sorta di vlog muto. E' una rapida sequenza di immagini e suoni dalla mia prima esperienza come giornalista accreditato per la Corsa Rosa. Non ci sono commenti di alcun genere, ma solo materiale autentico (con un minimo di sottofondo musicale) per farvi immergere nell'esperienza. Perché il fatto è che in quel contesto, non stai andando a vedere il Giro; tu SEI il Giro.

P.S. Vi ricordo che questo thread, anche se i miei pensieri si sono spostati direttamente in redazione, è sempre aperto per dibattere degli argomenti per cui era nato. Se avete domande da rivolgere al sottoscritto in quanto direttore sportivo ed ex atleta, sono sempre disponibile.

P.P.S. Lo so, i filmati delle interviste sono tutti torti, ma ragazzi... vorrei veder voi dopo che senza preavviso vi dicono "che corridori vuoi che ti porti?"



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