La crisi del ciclismo statunitense
La crisi del ciclismo statunitense
Apro una discussione su un tema che, a mio avviso, non viene discusso abbastanza. Perché gli Stati Uniti nel ciclismo attuale valgono meno o come, con tutto il rispetto parlando, l'Estonia o l'Ecuador?
Nell'articolo si è provato ad analizzare le cause; ogni considerazione è ben accetta
http://www.cicloweb.it/2019/11/15/non-e ... -ciclisti/
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11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Per me l errore di base è il non seguire il modello americano
tutto il sistema sportivo si basa sul sistema scolastico
prima le high school poi i college
il successo della mls non viene certo da Ibra e co
ma dal fatto che alle hs il soccer è il primo sport
il ciclismo americano s ispira a quello europeo
Squadre o team
È un po come il soccorso nasl anni 70
Avevi pele beckenbauer cruyff ecc
I 70 mila dei Cosmos
ma non avevi la base
idem lemond e lance
se costruisci i mattoni con le hs
La casa l avrai finita tra venti anni
ma durerà per cento
tutto il sistema sportivo si basa sul sistema scolastico
prima le high school poi i college
il successo della mls non viene certo da Ibra e co
ma dal fatto che alle hs il soccer è il primo sport
il ciclismo americano s ispira a quello europeo
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È un po come il soccorso nasl anni 70
Avevi pele beckenbauer cruyff ecc
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ma non avevi la base
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ma durerà per cento
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Dieci tours de France, me pare che ne potemo parlà..
claro que si
Il cowboy texano è stato, nel suo momento di splendore, un personaggio di notorietà simile alle stelle degli sport di squadra piuttosto che agli attori o ai cantanti – di certo la sua vicenda personale di risalita dopo la malattia ben rappresentava il filone della narrativa statunitense legata allo sport.
ce stà
Lance e del sistema a lui riferibile
ner sistema ce stavano in morti, in morti ce magnavano
pure il dogma della verginità de maria, qqua sur forume
braccioforte fu il più intelligente, etimologicamente
L’obiezione della poca attrattività mediatica e televisiva del ciclismo vale fino a un certo punto
Vale invece quasi tutto per quanto mi riguarda.
Quel popolo semplice (in senso bibblico) se vole riempì er colon mentre guarda azioni rapide, veloci, addrenaliche
l antitesi der ciclismo
Un problema molto serio, invece, e che separa in maniera netta il ciclismo statunitense da quello europeo (e mondiale) riguarda l’impossibilità per le comunità locali o statali, in base alle normative vigenti, di impegnarsi a livello economico nell’organizzazione degli eventi sportivi. I fondi, infatti, devono essere raccolti dai privati; senza un contributo pubblico, dunque, per chi organizza le gare l’unica logica che vige è quella di avere un ritorno dall’investimento – a meno di essere un benefattore, ma ci torniamo fra poco.
e tornamoce
io sò darwinista
ciò che no soppravvive ha da morì
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Può essere il caso, ma se sostieni questo, spiegami perché, fino a 10 anni fa, il calcio negli Stati Uniti nei grandi media aveva grossomodo lo spazio del dodgeball (la estremizzo volutamente, non ci vado troppo lontano). (per altro, sui numeri, ho trovato fonti discordanti: la maggior parte indica il calcio come quarto sport nelle high school dopo football, atletica e basket)
Ecco, qui mi trovi d'accordo: come mai non sono stati capaci di costruire una casa?
Ultima modifica di Basso il venerdì 15 novembre 2019, 22:20, modificato 1 volta in totale.
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16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
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- Beppugrillo
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Non vorrei essere banale, ma credo che il punto sia che il ciclismo non compare nella lista degli sport di questa pagina: https://www.ncaa.com/
Re: La crisi del ciclismo statunitense
"Attuale", stando alla Treccani, significa "momento presente". Il momento presente, quindi 2019, parla di 21 vittorie negli Stati Uniti in gare UCI di cui 2 nel World Tour. L'Estonia vanta 20 vittorie di cui 0 nel World Tour. L'Ecuador vanta 9 vittorie di cui 3 nel World Tour. I numeri mi paiono chiari.
L'amore, per quanto in forte calo, per il baseball come si pone in tema di azioni "rapide, veloci, addrenaliche"?
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
perchè il ciclismo nelle acccaesse no se lo caganoBasso ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 21:56Può essere il caso, ma se sostieni questo, spiegami perché, fino a 10 anni fa, il calcio negli Stati Uniti aveva grossomodo lo spazio del dodgeball (la estremizzo volutamente, non ci vado troppo lontano). (per altro, sui numeri, ho trovato fonti discordanti: la maggior parte indica il calcio come quarto sport nelle high school dopo football, atletica e basket)
Ecco, qui mi trovi d'accordo: come mai non sono stati capaci di costruire una casa?
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Non è che risulti banale, semplicemente stai parlando di un qualcosa di impreciso per l'analisi Il ciclismo non compariva neppure 10, 20 e 30 anni fa, eppure la situazione del ciclismo su strada (ripeto, su strada, come scritto il ciclocross è in forte crescita - e ovviamente non è uno sport NCAA) non era grigia come oggi.Beppugrillo ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 22:03 Non vorrei essere banale, ma credo che il punto sia che il ciclismo non compare nella lista degli sport di questa pagina: https://www.ncaa.com/
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Mi stai parlando di 10 Tour de France vinti (7 dei quali * - proprio tu non mi fare come i gobbi, suvvia ) rispettivamente trent'anni fa e ormai quindici anni fa. Sarà mica attuale, suvvia Attuale facciamo al massimo un lustro, non di più.
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Relativamente lente, ma risolte comunque in tempi non lunghi, con un vincitore; e intanto te riempi er colon*
*fuor di metafora. sport complementare a ingozzarsi, però ci vuole competizione risolta in tempi brevi
e no eh
comunque Lance non lo possiamo cancellare, infatti lo citi nell' articolo... e fu il più grande.... in quei tempi memorabili...
Re: La crisi del ciclismo statunitense
bè, ma negli stati uniti è molto popolare il golf, che certo non ha tempi più veloci del ciclismo.
uno degli aspetti del problema secondo me può essere il fatto che mentre in europa il ciclismo è, almeno storicamente, uno sport popolare (intendendo il senso letterale, del popolo), negli usa è praticato e seguito non dico dalle elite, ma in maggior parte da chi economicamente sta bene, quindi rimane uno sport di nicchia (per quanto relativa in un paese di 300 milioni di abitanti).
poi, come sta avvenendo nell'ultimo periodo pure da noi, tanti vanno in bici, spendono un sacco di soldi per mezzi e abbigliamento, ma seguono poco e niente le gare prof (quelle master e granfondo invece sì).
gli unici momenti in cui il ciclismo usa si è allargato è stato in contemporanea con i grandi exploit di lemond e armstrong. gli americani sono molto legati al successo a stelle e strisce (ad esempio sono convinto che il vero merito dell'espansione del soccer sia dovuto ai successi e alla conseguente superesposizione mediatica della nazionale femminile negli anni 90, nazionale che è ancora oggi la più forte al mondo e le giocatrici delle star mediatiche, bel al di sopra dei colleghi maschi che poco hanno combinato). e certo i risultati deludenti della generazione post lance non hanno aiutato. venisse fuori una nuova maglia gialla sono sicuro che tornerebbero, più che in qualsiasi altra nazione, sponsor e corse e tifosi.
- Beppugrillo
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Aggiungo una cosa a cui pensavo qualche mese fa: le avete mai viste le strade americane? A qualcuno (a parte gente fuori di testa alla Omar Di Felice) fanno venire una vaga voglia di pedalare? Per me la crescita del settore gravel rispetto al settore strada sta tutta (e intendo 100%) lì e sicuramente sta lì anche una parte del problema del ciclismo professionistico. Sono strade estremamente sicure rispetto alle nostre e probabilmente sono anche "allenanti" ma ti fanno passare la voglia di pedalare. Anche la distanza tra una città e un'altra. Io esco dalla mia città e in 40 chilometri attraverso 15 paesini (e almeno due baretti per paesino), negli Stati Uniti hai la città da venti milioni di abitanti e magari intorno un raggio di 50 chilometri di nulla. Può non essere un problema per un ragazzino che inizia ma lo è sicuramente quando uno cresce e comincia a mettere chilometraggi importanti (oltre ad essere un limite enorme per il movimento amatoriale, che per quanto possa essere bistrattato il ciclismo professionistico lo traina eccome)
- Beppugrillo
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Beh non era grigia come oggi, chissà, io su questo ho seri dubbi. Negli Stati Uniti quando un movimento funziona compete alla pari con l'Europa intesa come continente. Io negli anni 80 non c'ero, conosco Lemond, Hampsten e qualche nome sparso a cui non associo nulla, quindi non posso giudicare completamente, ma dubito che tra il 1980 e il 1990 dagli Stati Uniti siano usciti più potenziali campioni di quelli che sono usciti tra il 2010 e il 2020. Facendo una piccola lista magari dimenticando o sopravvalutando qualcuno direi che sono 5 negli ultimi 10 anni: Tejay, Talansky, Phinney, Costa e McNulty. Se da questi 5 fossero usciti un Lemond e un Hampsten (cosa che poteva tranquillamente essere) non staremmo a parlare di crisi del ciclismo americano ma sempre 5 sarebbero rimasti. Poi magari statisticamente è strana la serie di "fallimenti" delle promesse americane ma è anche molto più strano ad esempio che il Lussemburgo abbia avuto Schleck 1, Schleck 2, Kirchen e Jungels in 10 anni, le statistiche sballate capitano. Quindi per me siamo ancora decisamente nel campo delle oscillazioni fisiologiche di un movimento piccolo.Basso ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 22:08Non è che risulti banale, semplicemente stai parlando di un qualcosa di impreciso per l'analisi Il ciclismo non compariva neppure 10, 20 e 30 anni fa, eppure la situazione del ciclismo su strada (ripeto, su strada, come scritto il ciclocross è in forte crescita - e ovviamente non è uno sport NCAA) non era grigia come oggi.Beppugrillo ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 22:03 Non vorrei essere banale, ma credo che il punto sia che il ciclismo non compare nella lista degli sport di questa pagina: https://www.ncaa.com/
Un altro fattore possono essere i baffi di Zabriskie, materiale per gli esperti di costume. Ho l'impressione che di là il ciclismo sia finito in un terrificante filone hipster-bizzarro che rende impossibile prenderlo davvero sul serio. Quante volte nelle corse americane vediamo scene da puro freak show? Ashton Lambie magari viene un po' complicato non prenderlo sul serio (anche se ci si impegna davvero tanto), però se non ci sono quei risultati l'immagine della baracconata è difficile da togliere
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Hai dimenticato la promessa più fulgida del ciclismo stelle e strisce: nonno Horner....Beppugrillo ha scritto: ↑sabato 16 novembre 2019, 11:44Beh non era grigia come oggi, chissà, io su questo ho seri dubbi. Negli Stati Uniti quando un movimento funziona compete alla pari con l'Europa intesa come continente. Io negli anni 80 non c'ero, conosco Lemond, Hampsten e qualche nome sparso a cui non associo nulla, quindi non posso giudicare completamente, ma dubito che tra il 1980 e il 1990 dagli Stati Uniti siano usciti più potenziali campioni di quelli che sono usciti tra il 2010 e il 2020. Facendo una piccola lista magari dimenticando o sopravvalutando qualcuno direi che sono 5 negli ultimi 10 anni: Tejay, Talansky, Phinney, Costa e McNulty. Se da questi 5 fossero usciti un Lemond e un Hampsten (cosa che poteva tranquillamente essere) non staremmo a parlare di crisi del ciclismo americano ma sempre 5 sarebbero rimasti. Poi magari statisticamente è strana la serie di "fallimenti" delle promesse americane ma è anche molto più strano ad esempio che il Lussemburgo abbia avuto Schleck 1, Schleck 2, Kirchen e Jungels in 10 anni, le statistiche sballate capitano. Quindi per me siamo ancora decisamente nel campo delle oscillazioni fisiologiche di un movimento piccolo.Basso ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 22:08Non è che risulti banale, semplicemente stai parlando di un qualcosa di impreciso per l'analisi Il ciclismo non compariva neppure 10, 20 e 30 anni fa, eppure la situazione del ciclismo su strada (ripeto, su strada, come scritto il ciclocross è in forte crescita - e ovviamente non è uno sport NCAA) non era grigia come oggi.Beppugrillo ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 22:03 Non vorrei essere banale, ma credo che il punto sia che il ciclismo non compare nella lista degli sport di questa pagina: https://www.ncaa.com/
Un altro fattore possono essere i baffi di Zabriskie, materiale per gli esperti di costume. Ho l'impressione che di là il ciclismo sia finito in un terrificante filone hipster-bizzarro che rende impossibile prenderlo davvero sul serio. Quante volte nelle corse americane vediamo scene da puro freak show? Ashton Lambie magari viene un po' complicato non prenderlo sul serio (anche se ci si impegna davvero tanto), però se non ci sono quei risultati l'immagine della baracconata è difficile da togliere
- GregLemond
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Mi pare tutto condivisibile.
Però, vista la gara Juniores ad Harrogate.... qualche speranza la possono avere.
Però, vista la gara Juniores ad Harrogate.... qualche speranza la possono avere.
-
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Secondo me ci si dimentica il dettaglio fondamentale: il ciclismo come sport è in crisi. È normale che a macchia d'olio la crisi si espanda in tutti gli stati e colpisca quelli dove il sistema è più debole. Ad oggi a parte il Belgio e un po'Olanda e Francia ovunque è il periodo più buio dello sport. Chiudono ogni anno decine e decine di Continental e Professional, gli iscritti calano, le strade non sono sicure, il rapporto stipendi fatica è il più basso tra tutti gli sport, ma io padre di un ragazzino devo essere ubriaco per far fargli fare uno sport così!!
Altro concetto è che il target dei corridori top gli Stati Uniti ( ottimi cronoman che reggevano bene in salita) secondo me in questo momento è astorico. Oggi, prima con Cookson che ha prediletto percorsi pro Ineos, e ora con Lappartient che fa i Tour senza crono per i francesi, quel tipo di corridori, un po' come i nostri velocisti che vincono tutte le volate della Val Padana per prendere sonore batoste nel ciclismo che conta ( e ogni riferimento a Modolo, Mareczko e Guardini è casuale), non va più bene. Cioè alla fine se vedi gli Usa, come la Spagna per altro, non hanno mai offerto corridori da classiche, ma solo da Gt. Se il movimento non inizia a rinnovarsi e a creare un nuovo target, con Lappartient sono finiti. E sarà un caso ma il risultato più alto in questo decennio di uni statunitense a un Tour fu quel 5 di TJay nel 2012 con 100km di crono.
Ultimo concetto, purtroppo più che in Europa è visto come buisness. Se in Europa non è raro trovare gruppi sportivi con sponsor che vanno avanti da decenni (Ag2r, Fdj, Lotto, Androni, Qs), in Usa no. Guradate Garmin quanti sponsor ne ha cambiati prima di arrivare a EF. Per me questo significa che non c'è da parte delle società la volontà di creare un progetto a lungo raggio, ma solo la volontà di speculare.
Ditemi se le mie osservazioni sono cogenti o no.
Altro concetto è che il target dei corridori top gli Stati Uniti ( ottimi cronoman che reggevano bene in salita) secondo me in questo momento è astorico. Oggi, prima con Cookson che ha prediletto percorsi pro Ineos, e ora con Lappartient che fa i Tour senza crono per i francesi, quel tipo di corridori, un po' come i nostri velocisti che vincono tutte le volate della Val Padana per prendere sonore batoste nel ciclismo che conta ( e ogni riferimento a Modolo, Mareczko e Guardini è casuale), non va più bene. Cioè alla fine se vedi gli Usa, come la Spagna per altro, non hanno mai offerto corridori da classiche, ma solo da Gt. Se il movimento non inizia a rinnovarsi e a creare un nuovo target, con Lappartient sono finiti. E sarà un caso ma il risultato più alto in questo decennio di uni statunitense a un Tour fu quel 5 di TJay nel 2012 con 100km di crono.
Ultimo concetto, purtroppo più che in Europa è visto come buisness. Se in Europa non è raro trovare gruppi sportivi con sponsor che vanno avanti da decenni (Ag2r, Fdj, Lotto, Androni, Qs), in Usa no. Guradate Garmin quanti sponsor ne ha cambiati prima di arrivare a EF. Per me questo significa che non c'è da parte delle società la volontà di creare un progetto a lungo raggio, ma solo la volontà di speculare.
Ditemi se le mie osservazioni sono cogenti o no.
Sparo una sentenza su Remco per me lui è un Benoot che ci crede di più. Cioè non sarà lui il futuro dei belgi nei GT ma mi da sempre più la sensazione di essere quelli che per me sono i "classici mezzi corridori belga". Sono forti, però la salita non è roba per loro.
Io, 4 febbraio 2022
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
George Hincapie, Tyler Farrar, Taylor Phinney. Frankie Andreu.
Dall'altra parte ci sarebbe Juan Antonio Flecha.
Poi occorrerebbe chiarire cosa si deve intendere per "classiche". Senza tirar fuori Valverde o Rodriguez, c'è una Liegi 2003 che avrebbe i primi due gradini del podio occupati da uno statunitense e uno spagnolo (mi pare).
Dall'altra parte ci sarebbe Juan Antonio Flecha.
Poi occorrerebbe chiarire cosa si deve intendere per "classiche". Senza tirar fuori Valverde o Rodriguez, c'è una Liegi 2003 che avrebbe i primi due gradini del podio occupati da uno statunitense e uno spagnolo (mi pare).
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Intendo pietre. Sarà un caso ma gli Usa sono a 0 Fiadre e Roubaix, così come la Spagna. Cioè alla fine per gli uomini da GT è abbastanza frequente vincere una Liegi o un Lombardia. A queste nazioni, che comunque hanno una grande tradizione ciclistica, manca completamente il settore pietre che, seppur io -essendo di parte- considero come il più affascinante, è indubbiamente uno dei più prestigiosi.Primo86 ha scritto: ↑domenica 17 novembre 2019, 12:38 George Hincapie, Tyler Farrar, Taylor Phinney. Frankie Andreu.
Dall'altra parte ci sarebbe Juan Antonio Flecha.
Poi occorrerebbe chiarire cosa si deve intendere per "classiche". Senza tirar fuori Valverde o Rodriguez, c'è una Liegi 2003 che avrebbe i primi due gradini del podio occupati da uno statunitense e uno spagnolo (mi pare).
Sparo una sentenza su Remco per me lui è un Benoot che ci crede di più. Cioè non sarà lui il futuro dei belgi nei GT ma mi da sempre più la sensazione di essere quelli che per me sono i "classici mezzi corridori belga". Sono forti, però la salita non è roba per loro.
Io, 4 febbraio 2022
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
1 perché il boom è iniziato dopo i mondiali 94Basso ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 21:56Può essere il caso, ma se sostieni questo, spiegami perché, fino a 10 anni fa, il calcio negli Stati Uniti nei grandi media aveva grossomodo lo spazio del dodgeball (la estremizzo volutamente, non ci vado troppo lontano). (per altro, sui numeri, ho trovato fonti discordanti: la maggior parte indica il calcio come quarto sport nelle high school dopo football, atletica e basket)
Ecco, qui mi trovi d'accordo: come mai non sono stati capaci di costruire una casa?
adesso son passati più di vent'anni , una generazione
sulle stat delle hs , hai ragione tu (mi sa che io avevo letto per le scuole primarie e medie)
Uomini
https://www.statista.com/statistics/267 ... -football/
football 1000000 persi 100000
https://www.statista.com/statistics/267 ... -baseball/
Baseball 482000..in dieci anni salito di diecimila
https://www.statista.com/statistics/267 ... asketball/
Basket 540000 stabile
https://www.statista.com/statistics/267 ... ol-soccer/
calcio 459000 ..salito di 68 mila
Ed nel decennio precedente era già raddoppiato
il ciclismo..meno di ventimila (che sarebbe un numero comunque notevole)
poi però se guardi il ranking delle gare su us cycling..
junior intorno a 400 (cinque anni fa erano 500)
https://legacy.usacycling.org/rankings/ ... e=get_rank
per un paese di 300 ml di abitanti un numero ridicolo
Evidentemente c è poca correlazione tra le hs e us cycling
2) per lo stesso motivo che la nasl non aveva funzionato
Non aveva basi
perso pele (lemond o armstrong) dopo pochi anni , ha chiuso tutto
perché gli usa esser pro , che sia organizzazioni, squadre o atleti , lo si fa per business
se non rende si chiude (o si cercano alternative per far cambiare la situazione )
il soldo pubblico non esiste
avrai notato l arrivo in salita al California
i primi anni sembrava il tour
ultimo anno..molti meno
- Maìno della Spinetta
- Messaggi: 10525
- Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 15:53
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Negli USA il ciclismo non è uno sport UNIVERSITARIO oltre che professionistico. C'è davvero poco.Winter ha scritto: ↑domenica 17 novembre 2019, 17:361 perché il boom è iniziato dopo i mondiali 94Basso ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 21:56Può essere il caso, ma se sostieni questo, spiegami perché, fino a 10 anni fa, il calcio negli Stati Uniti nei grandi media aveva grossomodo lo spazio del dodgeball (la estremizzo volutamente, non ci vado troppo lontano). (per altro, sui numeri, ho trovato fonti discordanti: la maggior parte indica il calcio come quarto sport nelle high school dopo football, atletica e basket)
Ecco, qui mi trovi d'accordo: come mai non sono stati capaci di costruire una casa?
adesso son passati più di vent'anni , una generazione
sulle stat delle hs , hai ragione tu (mi sa che io avevo letto per le scuole primarie e medie)
Uomini
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Baseball 482000..in dieci anni salito di diecimila
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Basket 540000 stabile
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Ed nel decennio precedente era già raddoppiato
il ciclismo..meno di ventimila (che sarebbe un numero comunque notevole)
poi però se guardi il ranking delle gare su us cycling..
junior intorno a 400 (cinque anni fa erano 500)
https://legacy.usacycling.org/rankings/ ... e=get_rank
per un paese di 300 ml di abitanti un numero ridicolo
Evidentemente c è poca correlazione tra le hs e us cycling
2) per lo stesso motivo che la nasl non aveva funzionato
Non aveva basi
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perché gli usa esser pro , che sia organizzazioni, squadre o atleti , lo si fa per business
se non rende si chiude (o si cercano alternative per far cambiare la situazione )
il soldo pubblico non esiste
avrai notato l arrivo in salita al California
i primi anni sembrava il tour
ultimo anno..molti meno
Soffre molto l'estensione pazzesca delle città da una parte e l'immensità delle campagne dall'altra.
Sul lato fitness soffre la concorrenza del triathlon.
Manca completamente di un circuito professionistico all'altezza (corse random qua e là), nelle università poi c'è un'esperienza diversa dal dilettantismo europeo: il grosso delle squadre universitarie è composto da persone che non sognano di andare avanti, mentre per altri sport non è così (per dire, in piena stagione, a 35 anni, facevo uscite stando con gente della squadra, quando avrebbero dovuto darmi una gran paga. Quando incontro gente in Italia durante la stagione devo vomitare per stargli dietro, e dopo 40 km lascio le ruote...).
L'unico sport dove gli USA eccellono nonostante tutte le cose di cui sopra è la pallavolo, e tutti fanno il salto di qualità venendo in Europa (Italia, Russia, Polonia...). I paralleli analogici secondo me sono utili solo con il volleyball; basket, nfl, ML, sono motori troppo potenti e condizionanti la vita universitaria per usare le loro cifre.
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Secondo me il problema fondamentale è l'assenza di gare di livello.
Ok, Lemond, Armstrong e figli, ma si tratta di gente che ha scelto di mettere le tende in Europa e che negli States ci tornava ogni anno a fare passerella, punto e basta. Non è mai esistita gara USA che abbia un obiettivo anche solo secondario per un americano di vertice (figuriamoci dunque per i non americani).
Anche negli anni di massimo splendore delle gare USA (diciamo nel periodo in cui stavano togliendo le maglie gialle a Lance) erano dei criterium di lusso, in cui bazzicavano reduci da Tour de France che diversamente avrebbero chiuso l'annata.
Se le ragioni sono quelle espresse nell'articolo o c'è altro non saprei, fatto sta che in questo modo, esaurita l'onda del campione si torna attorno allo zero o quasi.
Caso opposto è la Croazia nello sci alpino: ai tempi dei Kostelic ha piazzato una tappa di Cdm, che mantiene e probabilmente serve come blando supporto ad un movimento che naturalmente è assai più modesto. Non so se come esempio è pertinente, ma se negli USA qualcuno avesse organizzato una gara in grado di attrarre Lance e qualche altro corridore da Tour, magari inventandosi la menata del cow-boy che concede una rivincita, chissà... Avrebbe potuto nascere un appuntamento oltreoceano. Invece l'evento più importante (forse l'unico) che vedeva Lance in sella a casa sua era quello a favore della sua fondazione
Ok, Lemond, Armstrong e figli, ma si tratta di gente che ha scelto di mettere le tende in Europa e che negli States ci tornava ogni anno a fare passerella, punto e basta. Non è mai esistita gara USA che abbia un obiettivo anche solo secondario per un americano di vertice (figuriamoci dunque per i non americani).
Anche negli anni di massimo splendore delle gare USA (diciamo nel periodo in cui stavano togliendo le maglie gialle a Lance) erano dei criterium di lusso, in cui bazzicavano reduci da Tour de France che diversamente avrebbero chiuso l'annata.
Se le ragioni sono quelle espresse nell'articolo o c'è altro non saprei, fatto sta che in questo modo, esaurita l'onda del campione si torna attorno allo zero o quasi.
Caso opposto è la Croazia nello sci alpino: ai tempi dei Kostelic ha piazzato una tappa di Cdm, che mantiene e probabilmente serve come blando supporto ad un movimento che naturalmente è assai più modesto. Non so se come esempio è pertinente, ma se negli USA qualcuno avesse organizzato una gara in grado di attrarre Lance e qualche altro corridore da Tour, magari inventandosi la menata del cow-boy che concede una rivincita, chissà... Avrebbe potuto nascere un appuntamento oltreoceano. Invece l'evento più importante (forse l'unico) che vedeva Lance in sella a casa sua era quello a favore della sua fondazione
Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)
'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Ma è un male questa crisi?
Gli americani hanno la tendenza a amplificare l'aspetto "spettacolare" degli eventi sportivi, un modello che sicuramente ha successo e porta soldi ma a me non piace molto questa piega.
Tendono a creare star mediatiche anche a discapito del contenuto sportivo.
E hanno contagiato mezzo mondo con questo andazzo.
Basta vedere Tiger Woods o la Vonn.
Io preferivo i Bill Laimbeer, i Vinnie Johnson, al limite anche Kareem Abdul Jabbar o Larry Bird, campionissimi sul campo, ma di certo non personaggi da copertina.
Gli americani hanno la tendenza a amplificare l'aspetto "spettacolare" degli eventi sportivi, un modello che sicuramente ha successo e porta soldi ma a me non piace molto questa piega.
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Per me non è né bene né male, mi pare peraltro che nessuno abbia espresso giudizi particolari.galliano ha scritto: ↑lunedì 18 novembre 2019, 8:48 Ma è un male questa crisi?
Gli americani hanno la tendenza a amplificare l'aspetto "spettacolare" degli eventi sportivi, un modello che sicuramente ha successo e porta soldi ma a me non piace molto questa piega.
Tendono a creare star mediatiche anche a discapito del contenuto sportivo.
E hanno contagiato mezzo mondo con questo andazzo.
Basta vedere Tiger Woods o la Vonn.
Io preferivo i Bill Laimbeer, i Vinnie Johnson, al limite anche Kareem Abdul Jabbar o Larry Bird, campionissimi sul campo, ma di certo non personaggi da copertina.
Comunque Vonn star mediatica ma il contenuto sportivo c'è stato eccome, una carriera quasi ventennale che la pone in cima o comunque sul podio di tutte le classifiche all time. Sul golfista non saprei dire dato che non seguo.
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Assolutamente entrambi i citati hanno avuto carriere di primo livello, questo è indubbio.
Soltanto che da un certo momento in poi prevale nettamente l'aspetto mediatico rispetto a quello sportivo. Vale per loro ma ormai anche per tanti altri.
E' un modello che gli americani hanno esportato in tutto il mondo.
Questo aumenta a dismisura gli introiti degli sportivi perché avvicina il pubblico generalista.
Dal punto di vista prettamente sportivo mi pare si sia perso molto fascino.
Soltanto che da un certo momento in poi prevale nettamente l'aspetto mediatico rispetto a quello sportivo. Vale per loro ma ormai anche per tanti altri.
E' un modello che gli americani hanno esportato in tutto il mondo.
Questo aumenta a dismisura gli introiti degli sportivi perché avvicina il pubblico generalista.
Dal punto di vista prettamente sportivo mi pare si sia perso molto fascino.
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Certo, ma il pubblico generalista tanto comunque c'è. Poi può vedere i talent, le trasmissioni di cucina o lo sport.
Al 95% il pubblico generalista italiano guarda il pallone, poi a ondate, se esce il personaggio, può vedere altri sport. A me non sembra male se gli altri sport riescono a spot a sfruttare questo effetto dopante per far crescere i propri numeri (non tutti gli sport ci riescono in realtà).
Al 95% il pubblico generalista italiano guarda il pallone, poi a ondate, se esce il personaggio, può vedere altri sport. A me non sembra male se gli altri sport riescono a spot a sfruttare questo effetto dopante per far crescere i propri numeri (non tutti gli sport ci riescono in realtà).
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Perchè no un "Tour of America" ? ? ?
10 gg di gare ; una settimana + un weekend
si parte da New York con una 3 giorni riservato alle ruote veloci e cronomen;
ad esempio;
un prologo a crono individuale da 10 km il venerdi (1° giorno di gara)
tappa in circuito tutta in pianura a Manhattan per velocisti il sabato
crono-squadra sempre a NYC la domenica
lunedi riposo
martedi si riprende da Chicago in direzione delle Montagne Rocciose
tappe a S.Louise, Kansas city, Denver
finale a Salt lake City
10 gg di gare ; una settimana + un weekend
si parte da New York con una 3 giorni riservato alle ruote veloci e cronomen;
ad esempio;
un prologo a crono individuale da 10 km il venerdi (1° giorno di gara)
tappa in circuito tutta in pianura a Manhattan per velocisti il sabato
crono-squadra sempre a NYC la domenica
lunedi riposo
martedi si riprende da Chicago in direzione delle Montagne Rocciose
tappe a S.Louise, Kansas city, Denver
finale a Salt lake City
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Perchè le squadre non si possono permettere 10 meccanici e 10 massaggiatori
Soffrire, cadere, rialzarsi, vincere. Questo è il vocabolario del ciclismo e della vita
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Penso che sia una domanda mal posta, nel senso che non possiamo valutare il ciclismo a stelle e strisce con i nostri parametri. Come scritto nell'articolo le gare professionistiche non possono accedere a fondi pubblici (il grande motore di molti sport pseudo-professionistici, Formula 1 in testa); questo vale anche per le federazioni sportive. USA Cycling vive sostanzialmente della raccolta fondi della propria fondazione (USA Cycling Foundation) e, come ogni disciplina sportiva a stelle e strisce, punta allo sviluppo dei migliori giovani e a conquistare medaglie olimpiche, mentre dello sport professionistico non interessa nulla o quasi.
Con questa impostazione si crea un'elite di ciclisti già a livello juniores in cui i numeri sono già limitati in questa categoria e se poi si dirigono verso il professionismo "cotti", come ad esempio Dombrowski o Costa, non è un problema di USA Cycling.
Dal articolo in home: Una disciplina in cui c’è da registrare fermento è il ciclocross, con la Coppa del Mondo che nelle ultime tre edizioni ha sempre fatto doppia tappa fra Las Vegas, Iowa City e Waterloo, oltre alla rassegna iridata nel 2013 a Louisville che verrà replicata nel 2022 a Fayetteville. Anche in questo caso è il privato a metterci i fondi (valga il caso di Trek, che organizza la prova di Waterloo all’interno della sua sede); ma complice un posizionamento infelice nel calendario, che porta la maggior parte dei big a rinunciarvi, e la nuova riforma del ciclocross che penalizzerà gli atleti locali, il timore è che anche questo bel trend possa intraprendere una pericolosa parabola discendente. Una sezione di USA Cycling Foundation si chiama MudFund ed è specifica proprio per lo sviluppo dei giovani ciclocrossisti statunitensi.
Consiglio di farsi un giro sul sito della federciclo statunitense:
https://www.usacycling.org
A mio avviso, in generale il ciclismo negli stati uniti non è in crisi, ma è in ribasso il movimento professionistico, per ora, soggetto agli alti e bassi dei finanziatori e mecenati.
Con questa impostazione si crea un'elite di ciclisti già a livello juniores in cui i numeri sono già limitati in questa categoria e se poi si dirigono verso il professionismo "cotti", come ad esempio Dombrowski o Costa, non è un problema di USA Cycling.
Dal articolo in home: Una disciplina in cui c’è da registrare fermento è il ciclocross, con la Coppa del Mondo che nelle ultime tre edizioni ha sempre fatto doppia tappa fra Las Vegas, Iowa City e Waterloo, oltre alla rassegna iridata nel 2013 a Louisville che verrà replicata nel 2022 a Fayetteville. Anche in questo caso è il privato a metterci i fondi (valga il caso di Trek, che organizza la prova di Waterloo all’interno della sua sede); ma complice un posizionamento infelice nel calendario, che porta la maggior parte dei big a rinunciarvi, e la nuova riforma del ciclocross che penalizzerà gli atleti locali, il timore è che anche questo bel trend possa intraprendere una pericolosa parabola discendente. Una sezione di USA Cycling Foundation si chiama MudFund ed è specifica proprio per lo sviluppo dei giovani ciclocrossisti statunitensi.
Consiglio di farsi un giro sul sito della federciclo statunitense:
https://www.usacycling.org
Come ho scritto sopra, per me no. Il ciclismo statunitense è impostato come tutti gli altri sport, per cui anche il ciclismo è nei college e per gli atleti meritevoli ci sono le borse di studio che permettono di poter proseguire negli studi universitari; Kelly Catlin, ad esempio, usufruiva di una borsa di studio che gli permetteva gli studi universitari, ma non poteva disimpegnarsi con il ciclismo dopo l'incidente, perché rimaneva senza finanziamenti per proseguire la carriera universitaria.Winter ha scritto: ↑venerdì 15 novembre 2019, 21:37 Per me l errore di base è il non seguire il modello americano
tutto il sistema sportivo si basa sul sistema scolastico
prima le high school poi i college
il successo della mls non viene certo da Ibra e co
ma dal fatto che alle hs il soccer è il primo sport
il ciclismo americano s ispira a quello europeo
A mio avviso, in generale il ciclismo negli stati uniti non è in crisi, ma è in ribasso il movimento professionistico, per ora, soggetto agli alti e bassi dei finanziatori e mecenati.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Sì ma con numeri bassissimi
http://www.collegesportsamerica.com/col ... ca/cycling
Solamente 15 college e circa 400 borse di studio , tra uomini e donne..
la scherma , per dire ne ha numeri più che tripli
http://www.collegesportsamerica.com/col ... ca/fencing
http://www.collegesportsamerica.com/col ... ca/cycling
Solamente 15 college e circa 400 borse di studio , tra uomini e donne..
la scherma , per dire ne ha numeri più che tripli
http://www.collegesportsamerica.com/col ... ca/fencing
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Visti i numeri. La domanda giusta da fare sarebbe: come ha fatto il ciclismo statunitense con una base limitata a produrre tanti buoni corridori?
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
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Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Leggo con attenzione le vostre osservazioni e alcune le trovo molto pertinenti e interessanti, vorrei solo mettervi in guardia dal non cadere nello stesso equivoco nato nel thread della crisi del ciclismo italiano e su cui è caduto anche il nostro ct Cassani in un intervento su facebook.
I risultati possono essere un segnale della crisi o della salute di un movimento ciclistico ma non può essere esaustivo (perché per esempio, pochi talenti possono ottenere grandi risultati, l'Ecuador è un movimento in salute solo perché Carapaz ha vinto il Giro? la Slovacchia lo è stato per anni grazie a Sagan?), la bontà di un movimento si valuta invece dal numero di praticanti, di strutture, di squadre e di accessibilità allo sport a livello agonistico, il tutto nel confronto con dati di 10-20-30 anni fa. I risultati sono anzi poco rilevanti nella mia idea, per questo a mio avviso il ciclismo in Italia è uno sport in crisi rispetto agli anni 80, pure se oggi possiamo vantare un atleta in attività tra i più vincenti nella storia dei GT.
I risultati possono essere un segnale della crisi o della salute di un movimento ciclistico ma non può essere esaustivo (perché per esempio, pochi talenti possono ottenere grandi risultati, l'Ecuador è un movimento in salute solo perché Carapaz ha vinto il Giro? la Slovacchia lo è stato per anni grazie a Sagan?), la bontà di un movimento si valuta invece dal numero di praticanti, di strutture, di squadre e di accessibilità allo sport a livello agonistico, il tutto nel confronto con dati di 10-20-30 anni fa. I risultati sono anzi poco rilevanti nella mia idea, per questo a mio avviso il ciclismo in Italia è uno sport in crisi rispetto agli anni 80, pure se oggi possiamo vantare un atleta in attività tra i più vincenti nella storia dei GT.
Re: La crisi del ciclismo statunitense
Purtroppo i numeri del ciclismo agonista son piccolissimi
La Slovenia ha 40 junior.. la svizzera 70..
non è così complicato passare pro.
Concordo con quello che hai scritto.
gruppo d elite , s investe tutto in quello
in altri sport..non avresti speranze , nel ciclismo invece si
Re: La crisi del ciclismo statunitense
grosso modo i numeri son in diminuzione ovunque (parlo di nazioni di vertice)Stylus ha scritto: ↑giovedì 21 novembre 2019, 14:05 Leggo con attenzione le vostre osservazioni e alcune le trovo molto pertinenti e interessanti, vorrei solo mettervi in guardia dal non cadere nello stesso equivoco nato nel thread della crisi del ciclismo italiano e su cui è caduto anche il nostro ct Cassani in un intervento su facebook.
I risultati possono essere un segnale della crisi o della salute di un movimento ciclistico ma non può essere esaustivo (perché per esempio, pochi talenti possono ottenere grandi risultati, l'Ecuador è un movimento in salute solo perché Carapaz ha vinto il Giro? la Slovacchia lo è stato per anni grazie a Sagan?), la bontà di un movimento si valuta invece dal numero di praticanti, di strutture, di squadre e di accessibilità allo sport a livello agonistico, il tutto nel confronto con dati di 10-20-30 anni fa. I risultati sono anzi poco rilevanti nella mia idea, per questo a mio avviso il ciclismo in Italia è uno sport in crisi rispetto agli anni 80, pure se oggi possiamo vantare un atleta in attività tra i più vincenti nella storia dei GT.
tranne in colombia
Re: La crisi del ciclismo statunitense
stamattina ho letto questo tweet di ellen noble che mi ha fatto ripensare a questo thread
una ciclista professionista come lei in un anno arriva a spendere come minimo 10'000 dollari in spese mediche.
la trek paga un ricco stipendio ai corridori, ma restano pur sempre lavoratori autonomi e non dipendenti della squadra, quindi le spese mediche sono a loro carico. in uno sport che richiede un supporto medico costante, talvolta intenso, come il ciclismo, questa è una cosa che può stroncare sul nascere parecchie carriere per chi non se lo può permettere.
una ciclista professionista come lei in un anno arriva a spendere come minimo 10'000 dollari in spese mediche.
la trek paga un ricco stipendio ai corridori, ma restano pur sempre lavoratori autonomi e non dipendenti della squadra, quindi le spese mediche sono a loro carico. in uno sport che richiede un supporto medico costante, talvolta intenso, come il ciclismo, questa è una cosa che può stroncare sul nascere parecchie carriere per chi non se lo può permettere.
"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Io ho congetturato un' altra ipotesi che si somma a quelle già qui scritte sul problema. Ovvero, ho notato che molti ciclisti professionisti statunitensi ( e questo lo si potrebbe estendere anche a quelli canadesi) non rientrano, o almeno così mi sembra, nel modello di sportivo a tempo pieno concentratissimo sul risultato e che predilige la sua disciplina rispetto al resto. Potrei fare diversi esempi, come Haga, Phinney ,oppure sconfinando anche Tuft, ma anche altri, dai quali mi sembra di aver notato uno spirito diverso rispetto a quello di molti che per raggiungere determinati traguardi magari devono rinunciare a coltivare altre passioni. Può quindi essere anche un problema di mentalità differente a far sì che il movimento americano non riesca ad ottenere particolari risultati?
- Maìno della Spinetta
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
https://www.cyclingweekly.com/news/late ... ash-445863cauz. ha scritto: ↑venerdì 3 gennaio 2020, 13:20 stamattina ho letto questo tweet di ellen noble che mi ha fatto ripensare a questo thread
una ciclista professionista come lei in un anno arriva a spendere come minimo 10'000 dollari in spese mediche.
la trek paga un ricco stipendio ai corridori, ma restano pur sempre lavoratori autonomi e non dipendenti della squadra, quindi le spese mediche sono a loro carico. in uno sport che richiede un supporto medico costante, talvolta intenso, come il ciclismo, questa è una cosa che può stroncare sul nascere parecchie carriere per chi non se lo può permettere.
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Re: La crisi del ciclismo statunitense
Minchia che paese di merda.
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