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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*, Roma,

I puntata

*Dalla quarta di copertina*
"L'infallibilità è il problema. Non soltanto per la Chiesa. Un'istituzione
bimillenaria, carica di prescrizioni assolute e astoriche riguardanti la
vita di ciascuna persona, confligge con la modernità e con l'evolversi delle
relazioni umane. Specialmente da quando fece dell'infallibilità un dogma.
Mossa audace, certamente. Ma alla fin fine autolesionista. Promosse infatti
come "infallibili" non solo la Bibbia (dettata da dio in persona) e i
concili ecumenici, ma tutti i papi. Ognuno, singolarmente inteso, qualsiasi
cosa abbia detto. Papi che hanno legittimato la schiavitù e la guerra, la
tortura e la pena di morte, l'antisemitismo e l'omofobia, la subordinazione
delle donne, la repressione della sessualità, le diseguaglianze sociali e la
religione di stato, passando per l'Inquisizione e la caccia alle streghe.
Infallibilmente.
Ma queste "verità" tutte egualmente "infallibili" sono spesso palesemente in
contrasto fra loro. Insostenibili. E tradiscono inoltre lo scarto
insanabile, non tanto tra dottrina cattolica e comportamenti di chi la
pratica, quanto fra quel che si intende per "valori morali" (giustizia,
amore, rispetto della vita, eguaglianza), e la dottrina cattolica come
realmente è.

Si è detto che per criticare la società, basta descriverla. Ciò vale anche (e soprattutto) per la religione cattllica! Ed in quel che segue faremo descrivere alla massime autorità della chiesa quel che il cattolicesimo è stato ed *E' REALMENTE*, specie quanto a dottrina morale; in contrasto con i "cliché" della religione dell'uguaglianza, della gioia, dell'amore e della vita che si usa per rappresentarla.
La singolarità di quanto sarà scritto (a puntante, che credo saranno tante, tante) consiste nel fatto che non sono opera di un "anticlericale" ma delle massime gerarchie della chiesa di Roma. :D
Chi avrà la costanza e l'onestà intellettuale di leggerlo e capirlo, alla fine potrà rispondere/mi se è fondata o no la pretesa del vaticano di incarnare, in un mondo dominato dal relativismo, valori morali indiscutibili e perennamente validi per tutti. :D :D :D.


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Re: Religione e dintorni :)

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In questo thread non c'è il contraddittorio di un cattolico (cit.) :mrgreen:

no scherzi a parte, la proposta è interessante. Però la tua premessa è ingannevole.


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Subsonico ha scritto: Però la tua premessa è ingannevole.
Se lo è, io non mi sono reso conto del motivo. :?:


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beh da come hai scritto sembra che Walter Peruzzi sia un alto prelato, mentre in realtà è un saggista che mette a confronto testi dottrinali e commenta.


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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II puntata

Anche il "papa-boia" manifestava implicitamente che i cattolici "predicano bene, ma razzolano male" quando chiese perdono per le colpe commesse dai "figli della chiesa". Il presente saggio intende invece, proprio dimostrare il "quasi contrario" e cioè che esiste uno iato insanabile fra la dottrina cattolica e ogni idea di giustizia, amore, eguaglianza che noi intendiamo come valori morali dei laici (cioè del popolo non sacerdotale). I brani qui antologizzati mostrano che la chiesa cattolica ha predicato e continua a predicare *male*. In altre parole non sono ifigli che sbagliano, ma i padri stessi. :D


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lemond ha scritto:Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*, Roma,

II puntata

Il presente saggio intende invece, proprio dimostrare il "quasi contrario" e cioè che esiste uno iato insanabile fra la dottrina cattolica e ogni idea di giustizia, amore, eguaglianza che noi intendiamo come valori morali dei laici (cioè del popolo non sacerdotale):D
che la dottrina cattolica sia confusa per via degli avvicendamenti e delle correnti storiche (leggasi: troppe intemperanze sul potere temporale) te lo passo. Ma questo no.

Ci sono delle basi che sono fondamenta dei valori morali attuali, che tu ti professi ateo, credente o agnostico.


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Re: Religione e dintorni :)

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"Subsonico che la dottrina cattolica sia confusa per via degli avvicendamenti e delle correnti storiche (leggasi: troppe intemperanze sul potere temporale) te lo passo. Ma questo no.

Ci sono delle basi che sono fondamenta dei valori morali attuali, che tu ti professi ateo, credente o agnostico.
Il punto in discussione è proprio codesto e, secondo me, già Nera Luce (testo fondamentale per chi vuol capire) aveva dimostrato che "non fa male credere, ma ... fa molto male credere male" :x
Dal libro di Peruzzi vedremo che ... sortirà ;)


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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III puntata

Spesso l'apologetica cattolica lamenta che i fedeli leggano poco i testi dei loro pastori, ma sono lagnanze incaute, poiché niente, meglio di questi testi (come potrà verificare chi ...), senza nulla togliere alla loro importanza storica, mina la credibilità del cattolicesimo come portatore di verità e valori assoluti. Si prendano ad esempio molte teorie (che vedremo in dettaglio) di Agostino, Tommaso ed altri padri, che al giorno d'oggi ci sembrano tutt'altro che "perenni". :lol:
Ripeto, senza voler negare il ruolo storico che ha avuto in passato, la dottrina cattolica è oggi un insieme di norme anacronistiche ed immorali, tranne quando si limita a ripetere generiche esortazioni piuttosto banali (ormai luoghi comuni) o non fa propri princìpi mutuati dal pensiero laicista. Come possono (viene da chiedersi) questi signori vantarsi di essere maestri infallibili e pretendere obbedienza, quando intervengono su coppie di fatto, omosessualità, eutanasia, divorzio, procreazione assistita, contraccezione o aborto. Oppure in tema di rapporti fra chiesa e Stato, di concezione della donna, di schiavitù, guerre "giuste", libertà religiosa, tortura o pena di morte, antisemitismo e ... perfino atronomia. :evil:
Si potrà osservare che il cattolicesimo non si riduce alla gerarchia, ma è facile rispondere che:
a) non è vero, perché altrimenti siamo nell'eresia o nello scisma "Extra Ecclesiam nulla salus".
b) nella società e nella storia, per i governanti come per i loro popoli, il cattolicesimo continua ad essere quello predicato e rappresentato dal papa e dai vescovi. Ed è a questo cattolicesimo reale che è indirizzato il nostro discorso.


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IV puntata

La schiavitù

Secondo un luogo comune molto diffuso, il cristianesimo avrebbe affermato l'uguaglianza di tutti gli uomini (e le donne, dico io :-) ). A riprova, si cita la frase di Paolo nella "Lettera ai Galati" (AI), 3, 28. In realtà costui intende sì affermare tale eguaglianza, ma solo sul piano spirituale, davanti a dio nell'altra vita. Una parità che convive con l'accettazione delle disuguaglianze esistenti, come vedremo nei capitoli seguenti, parlando della questione sociale o del rapporto uomo-donna.
Quanto alla schiavitù, essa scomparve gradatamente nel corso del medioevo, venendo sostituita dalla servitù della gleba, ma per ragioni solo scarsamente collegabili alla comparsa del cristianesimo (cfr ad es. Agostino "... Cristo non preso i servi e ne ha fatto dei liberi, ma ha preso dei servi cattivi e ne ha fatto dei buoni. Quale debito non hanno i ricchi verso Cristo per il modo come ha loro sistemato la casa! ").
Lo storico M. Bloch nota che durante i regni romano-barbarici e fino all'epoca carolingia la schiavitù e il commercio di schiavi erano più fiorenti che alla fine dell'impero romano e il declino fu dovuto soprattutto ad un fattore economico: la maggiore redditività delle "corvées".
Chiesa, vescovi e papi riconobbero sempre ai padroni, anche a quelli cristiani, il diritto di possedere schiavi almeno dal V al XIX secolo e non è un caso, scrive A. Corvisieri che il termine "schiavo" provenga dal cristianissimo medioevo (in antico si usava "servus" e "mancipius" e come venissero trattati gli schiavi dai cristiani lo mette in rilievo lo studioso Ridolfo Livi: "cavalli con due gambe". :-(

(seguirà: la schiavitù è legittimata da dio)


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V puntata

La schiavitù è legittimata da dio

Naturalmente va considerato il contesto storico in cui si sviluppò la nuova religione, che era quello di una società schiavistica, inoltre veniva legittimata anche dalla Bibbia stessa: (1. 1a) 17 Non desiderare la casa del tuo prossimo, non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
Dio, dunque non vieta di possedere schiavi, come una casa o una moglie (a proposito della parità uomo-donna ci torneremo in seguito). Sono poi numerosi i punti dell'A.T. in cui dio legittima esplicitamente la schiavitù, fissando regole precise. In Levitico, 25, 39-46 (A1), ad esempio, nel momento in cui ricorda agli ebrei di averli liberati in Egitto, vieta loro di fare schiavi ebrei, autorizza invece a comprare ed usare come schiavi gli stranieri e i figli di stranieri. :mad:
E' una regola che farà scuola, perché spesso i papi vieteranno che siano fatti schiavi i cristiania, ma ...

(seguirà: Presso i cristiani. Schiavi, obbedite ai vostri padroni.


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VI puntata

Presso i cristiani. Schiavi, obbedite ai vostri padroni

Nella vita terrena vale il principio che gli schiavi devono essere ubbidienti e che i padroni hanno l'obbligo di trattare le loro "cose" con benevolenza; lo dicono le lettere degli apostoli, in particolare Paolo nella "Lettera agli efesini 6, 5-9 (1.2a), nella prima lettera a Timoteo 6, 1-2 (1.2b) o Pietro nella sua Prima lettera 2, 18-19 (1.2c)

Schiavi, obbedite con timore e tremore e con semplicità di spirito, come a Cristo ... compiendo la volontà di dio di cuore ...

Quelli che si trovano sotto il gioco della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni ... quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo, perché sono fratelli (in Cristo), ma li servano ancora meglio ...

E' una grazia, per chi conosce dio, subire afflizioni, soffrendo ingiustamente ...

Concludendo, tali lettere, "ispirate da dio", sanciscono che per i credenti, l'essere proprietari è un diritto e non un peccato, meritevole dell'inferno, come vedremo sarà commettere un "atto impuro". :D :oops:


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VII puntata

L'atteggiamento conservatore, secondo Troeltsch, fu proprio del cristianesimo fin dalle origini (nota mia: e continua tutt'ora), ma si impose soprattutto con Paolo, traducendosi nell'ideologia del "patriarcalismo cristiano" : I grandi, in qualità di amministratori di dio, pensano ai piccoli e questi ultimi, come servi di dio, si subordinano ai grandi. (nota mia: è un concetto che si trova molto ben illustrato nel film Agorà che ho visto proprio in questi giorni, nella versione francese, trasmessa da Canal+).
Anche Pio XI si farà portatore di tale idea (vedremo in seguito), ma nei primi secoli, è ne permeato soprattutto il vescovo di Ippona, tal Agostino. Da "I costumi della Chiesa cattolica e i costumi dei Manichei", (2.1e) Tu [Chiesa] istruisci ed educhi i fanciulli nell'ingenuità, i giovani nella forza, i vecchi nella serenità ... Sottometti le mogli ai loro mariti in una obbedienza casta e fedele ... Sottometti i figli ai genitori in una sorta di libera servitù ... Insegni ai servi ad essere devoti ai padroni non tanto per la necessità della loro condizione, quanto per il piacere del dovere ... Insegni ai re a vegliare sui loro popoli, ammonisci i popoli a sottostare ai loro re.

(Seguirà ancora Agostino sul dovere della schiavitù) :mad:


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Robero Vecchioni



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VIII puntata

Agostino "Esposizione sui salmi", salmo 124,7 (2.1f) Finché sei in vita, finché vivi la vita presente, Cristo non vuole renderti superbo. Ti è capitato di diventare cristiano mentre continui ad avere un padrone uomo. Ebbene, non sei diventato cristiano perché ti rifiutassi di servire. Se infatti presti servizio a un uomo per adeguarti a un ordine di Cristo, non servi all'uomo, ma a chi ti ha ordinato di servire... Continua a servire. E per infondere forza a quel servo Cristo aggiunge: "Servi come io ti ho dato l'esempio quando mi resi servo degli empi."
Agostino non si limita a questo, perché nella "Città di Dio", uno dei suoi testi più famosi, così spiega le cause della schiavitù:
"(2,1g) A buon diritto la condizione servile è stata imposta all'uomo peccatore. Perciò in nessun testo della Bibbia leggiamo il termine schiavo prima che il giusto Noè tacciasse con questo titolo il peccato del figlio.Quindi la colpa e non la natura ha meritato simile appellativo... Dunque prima causa della schiavitù è il peccato per cui l'uomo viene sottomesso all'uomo con un legame di soggezione, ma questo non avviene senza il giudizio di Dio... Perciò l'Apostolo consiglia che gli schiavi siano sottomessi ai loro padroni e prestino servizio in coscienza e con buona volontà."
In questo passo è chiaro del perché sia comparsa la schiavitù "a buon diritto", :mad: non è invece troppo perpiscuo perché venga imposta solo ad alcuni, visto che peccatori lo sono tutti, né perché si faccia riferimento al peccato del figlio di Noè e non al "peccato originale" da cui si è soliti far derivare tutte le sciagure di questa valle di lacrimnme. :evil:


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IX puntata

La schiavitù era legittimata dai sovrani-cattolici, dai papi e dai concilii. La legislazione civile, in epoca cristiana, evidenzia un disprezzo totale per la vita dello schiavo, ben superiore a quello esistente negli ultimi secoli dell'impero romano, beneficamente influenzato dallo stoicismo. Così si esprime il codice todosiano (libro IX, tit. XII, 2 (C!36) :

(2.2a) Nel caso in cui alle percosse dei padroni degli schiavi faccia seguito la morte, essi sono senza colpa, perché correggendo il male hanno voluto ottenere dai loro schiavi il meglio.

E quasi due secoli più tardi, nelle Istituzioni del cristianissimo imperatore Giustiniano si leggeva:

(2.2b) In base al diritto delle genti, si può stabilire che i padroni abbiano diritto di vita e di morte sugli schiavi.

Ed il III canone del concilio di Granges (B31) stabiliva:

(2.2c) Se qualcuno, sotto il pretesto della pietà, insegna ad uno schiavo a disprezzare il padrone e a rifiutare di servirlo, invece che restare un servo pieno di buona volontà e di rispetto, sia scomunicato.


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X puntata

La chiesa inoltre si spinse ad escludere gli schiavi e i liberti dagli ordini sacri. A favore di tale discriminazione si esprimeva in tono ancora più duro Leone I Magno nella Epistola 4 (C88, vol III) del 443:
"Certi individui che non sono riusciti ad ottenere la libertà dai loro padroni, vengono promossi all'alto ufficio di sacerdote, come se un miserabile schiavo fosse degno di tale onore."
Particolare cura ponevano inoltre chiese e monasteri per evitare la liberazione degli schiavi di loro proprietà, con la solo eccezione di quelli indocili, che cercavano di fuggire, come si vede dai canoni VII e XLVI del Concilio di Adge (C136):
"I vescovi che possiedono, così come comanda l'antica autorità dei canoni, case, schiavi etc. non presumano vendere, né, per qualsiasi contratto, alienare ciò di cui i poveri si nutrono ...
Quelli [schiavi] che fuggono, quando anche vengano ripresi, non sono da tenersi, per tale ragione dal vescovo, se lo riterrà e quelli lo avranno meritato, vengano venduti."


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XI puntata

Anche nei secoli seguenti i concilii, che si preoccupano di impedire l'alienazione dei mancipi (schiavi) si susseguono, come si può vedere in Corvisieri e in Bloch (C139). Quest'ultimo ricorda in particolare il concilio di Altheim del 916 che "assimila lo schiavo fuggitivo al chierico che abbandona la propria chiesa, colpendo entrambi con l'anatema" (p. 238)
In compenso assai scarsa è l'attenzione per le condizioni in cui versano gli schiavi, se Reginone di Prum invita i vescovi a preoccuparsi, nelle loro visite pastorali, della condotta dei possessori di schiavi; soltanto però per invitarli ad escludere dalla comunione, per due anni, quelli che avessero ucciso senza giudizio; i cattivi trattamenti che si praticavano costantemente (e cristianamente) gli sembravano (verosimilmente) non degni di attenzione! :D (C139, p. 239)


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XII puntata

Già a partire dal V secolo e per un lungo periodo di tempo, la schiavitù venne usata come pena da infliggere a chi (sacerdote) violava l'obbligo del celibato. In questo modo la chiesa si trovò a disporre di un'enorme manodopera gratuita, perché ad essere ridotti in schiavitù perpetua erano anche le amanti dei preti ed i figli nati dal rapporto. :-(
Come esempio, riportiamo le delibere del III e del IX concilio nazionale spagnolo di Toledo (V e VII secolo) e quelle del concilio tedesco di Goslar (1019); ma i documenti più autorevoli sono i canoni del concilio di Pavia del 1022, presieduto da Benedetto VIII, che colpiscono chiunque sia servo o figlio di servo della chiesa. "Chi dichiara liberi, in quanto nati da donne libere, i figli di quei chierici che sono schiavi della Chiesa, sarà passabile di anatema, in quanto depreda la chiesa ..." :-(


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RELIGIONI E LAICISMO

Di Paolo Bonetti

Nello stesso giorno in cui Benedetto XVI ha lanciato, in occasione della strage dei cristiani copti ad Alessandria d'Egitto, il suo appello contro il fondamentalismo religioso che sfocia nel fanatismo omicida, il papa ha anche proposto uno strano parallelismo fra fondamentalismo e laicismo, quasi che i due atteggiamenti spirituali siano le facce opposte ma convergenti di una medesima offesa alla libertà e alla razionalità. Diciamo subito che questo accostamento (una specie di inedita teoria degli opposti estremismi trapiantata dal terreno politico in quello religioso) è tanto falso sul piano fattuale quanto inconsistente su quello teorico. A meno che Benedetto XVI non intenda per laicismo il fenomeno delle religioni secolari (comunismo, fascismo, nazismo) che di laico non hanno avuto assolutamente nulla e sono state, piuttosto, il tentativo catastrofico di trasportare l'escatologismo religioso sul piano della storia mondana, vale a dire esattamente il contrario di quello che dobbiamo intendere per laicismo. Quest'ultimo, in realtà, è il rifiuto deciso di ogni filosofia della storia, trascendente o immanente che sia, non pretende di possedere una verità assoluta, non mira a liberare definitivamente l'umanità da ogni male e ingiustizia, si accontenta di affrontare, giorno dopo giorno, i mali che la affliggono e sa benissimo che ogni soluzione è provvisoria e parziale, destinata comunque a generare altri problemi che richiedono altre soluzioni altrettanto parziali.

Le religioni, invece, vogliono portare agli uomini la cosiddetta "salvezza", che significa poi la fuoruscita dalla condizione umana, il superamento definitivo del dolore e della morte, l'instaurazione, in questa vita (le secolari) o in un'altra (le trascendenti), di una giustizia che dovrebbe cancellare ogni conflitto e ogni angoscia. Queste promesse si fondano sulle parole di profeti o di ideologi che vengono incontro alle paure e alle speranze degli uomini per cercare di lenire le prime e di alimentare le seconde. E in questo forse non ci sarebbe nulla di male, anche se la pretesa di costoro di possedere una verità salvifica che peraltro esclude le altre, è già un avviamento sul terreno dell'intolleranza e del fanatismo. Ma ai profeti religiosi e ai costruttori di ideologie seguono ben presto le organizzazioni religiose e politiche, con i loro dogmi, le loro gerarchie, le loro ipocrisie e le loro violenze. Si tratta di un esito pressoché inevitabile, nonostante gli inviti all'amore e alla misericordia, alla pace e alla giustizia che quotidianamente ci capita di ascoltare da coloro che stanno a capo di queste organizzazioni. Nel mondo cristiano e occidentale, l'avanzata della secolarizzazione e del liberalismo politico ha costretto le chiese a venire a più miti consigli e ha tolto loro quegli strumenti di intervento con i quali si sono, per molti secoli, ferocemente combattute, perseguitando crudelmente coloro che non si riconoscevano nelle loro "verità". Eppure tutte si richiamavano al dio dell'amore, tutte dicevano di essere portatrici di pace. Ma evidentemente la loro pretesa di avere il possesso esclusivo della verità era assai più forte di quello spirito di carità che ostentavano nel momento stesso in cui lo smentivano con i loro comportamenti.

Oggi il cristianesimo, per merito dei tanto esecrati laicisti, è certamente una religione pacifica, ma la sua intolleranza (in particolare della Chiesa cattolica) non è del tutto scomparsa e si manifesta nella ricorrente pretesa di imporre coattivamente a tutti, attraverso la legge civile, i valori morali della casta ecclesiastica che si proclama depositaria di una verità trascendente e assoluta, che pretende, per di più, di far coincidere con una ragione umana dogmaticamente e autoritariamente definita. In altre civiltà e presso altre religioni, la secolarizzazione laicista non è ancora riuscita a corrodere il totalitarismo religioso, che si manifesta sempre più spesso in atteggiamenti di violenza verso chi professa una fede diversa da quella maggioritaria. I cristiani, un tempo persecutori e colonizzatori, diventano così, in quelle società, una minoranza emarginata e talora perseguitata a morte. In realtà, bisognerebbe sempre distinguere tra fede individuale, che può essere portatrice di libertà e di carità, e organizzazioni religiose che sono soprattutto interessate al mantenimento e all'estensione del loro potere. Queste organizzazioni sono, di volta in volta, spinte a cercare un accordo e a sperimentare una qualche forma di dialogo, finché la pretesa di esercitare la loro egemonia spirituale (che si associa spesso a corposi interessi materiali) su certe aree del mondo non le risospinge verso la lotta cruenta e l'intolleranza. La novità di questo terzo millennio sta nel fatto che le chiese cristiane (a cominciare da quella cattolica) sono ormai sulla difensiva di fronte all'impetuosa avanzata di religioni più aggressive e spregiudicate nel tentativo di scalzare il cristianesimo dalle aree di influenza conquistate nell'epoca della colonizzazione. Contro questo fondamentalismo nulla possono i patetici appelli a una specie di guerra santa cristiana che si sono sentiti in questi ultimi giorni. L'unica speranza sta nei processi di secolarizzazione che si spera possano avanzare anche nel mondo islamico e non solo in quello. La libertà religiosa non può essere concretamente salvaguardata se non da un più accentuato laicismo a livello mondiale.

(6-1-2011)
http://www.italialaica.it/cgi-bin/news/ ... ?id=011146


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*, Roma,

XIII puntata

Si deve arrivare al 1839, mezzo secolo dopo la Dichiarazione dei diritti dell'uomo, vent'anni dopo che le due maggiori nazioni europee hanno vietato la tratta (1807 G.B. e 1815 Fr.) e mentre è ormai scontro aperto anche negli S.U.A., perché un papa reazionario come Gregorio XVI, che definiva "delirio" la libertà di coscienza, sentisse tuttavia il dovere di condannare la schiavitù. Ma anche in quell'enciclica "In supremo" si continua a giustificare la schiavitù dei primi secoli cristiani, quando gli schiavi erano trattati "umanamente" e, al contempo, ci si preoccupa di falsificare la Storia, presentando la chiesa come se da sempre avesse condannato questo infame commercio, in atto, fino al giorno prima, nello Stato in cui il papa stesso era sovrano! :-(
Anticipando l'operazione che farà Giovanni Paolo II nel 2000, con la sua richiesta di perdono per le colpe passate dei cristiani, Gregorio cerca di presentare lo schiavismo come opera di alcuni che agirono accecati dalla bramosia personale e non come una pratica giustificata e seguita in primo luogo dai capi della chiesa stessa.
Ciliegina sulla torta: l'enciclica, pur condannando la riduzione in schiavitù, non comanda però che gli schiavi esistenti siano emancipati. :-(


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Monica Lanfranco

Lo spot, che dura circa tre minuti, inizia con l'inno nazionale, e sullo
schermo della tv passano gli articoli della Costituzione dove si ricorda che
tutti gli esseri umani hanno diritto a libertà, integrità del corpo,
uguaglianza e pari opportunità. Poi la scena cambia e, di seguito, una
giovane donna si presenta e dice di essere insegnante e lesbica, un giovane
uomo si presenta e dice di essere programmatore e gay, un altro si presenta
e dice di fare l'operaio e di essere eterosessuale, poi è la volta di una
barista transessuale e di una prostituta. Queste persone, in una stanza con
sullo sfondo la bandiera nazionale, dicono di avere una cosa importante in
comune: godere, tutte, degli stessi identici diritti. Cittadine e cittadini
di uno Stato laico che si basa sulla condivisione di diritti, e di doveri,
che prima di tutto è lo Stato stesso che salvaguarda e difende.
Ma non siamo in Italia. Siamo in Perù, paese cattolico dell'America latina
non privo di problemi sociali ed economici, eppure capace di pensare,
finanziare e diffondere via tv e internet un messaggio politico e culturale
così semplice, così forte e così laico.
L'Italia, invece, si è svegliata con le nuove inquietanti affermazioni del
Papa, che, sfruttando l'ondata di sdegno e di paura suscitata dall'attentato
terroristico in Egitto, sferra un attacco pesantissimo alla laicità, e
sceglie il terreno più scabroso per lanciare la sua crociata: la scuola e
l'educazione, in particolare quella sessuale. Benedetto XVI indica come una
«minaccia per la libertà religiosa» l'educazione sessuale e civile impartita
nel sistema scolastico di alcuni Paesi europei. Il messaggio, rivolto
durante l'udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede,
allude alla legge francese sui simboli religiosi nella scuola pubblica
(invisa anche alle frange più oltranziste del mondo islamico), e alle
recenti disposizioni di alcuni paesi latinoamericani, nei quali la società
civile sta premendo per modificare leggi arcaiche e liberticide su
contraccezione, aborto e omosessualità.
La scelta fondamentalista di urlare alla minaccia di persecuzione della
libertà dei credenti ha in sé un enorme pericolo: quello di inasprire lo
scontro in società dove è forte l'uso politico della religione, come in
Medio Oriente, e dare strumenti micidiali alle frange estremiste (come i Tea
Party negli Usa), per debilitare il percorso di apertura ai diritti civili
laici che la vittoria di Obama aveva timidamente intrapreso.
Non è una coincidenza fortuita che l'obiettivo della sparatoria a Tucson,
che ha lasciato sul terreno 5 vittime, fosse la parlamentare democratica
Gabrielle Giffords, uno dei primi nomi sulla lista nera di Sarah Palin per
il suo impegno a favore dell'aborto, della ricerca sulle cellule staminali
embrionali e contro i sussidi alle compagnie petrolifere.
Invece di puntare sulla versione nonviolenta e progressista della cultura
cristiana, [nota mia, che non è peraltro mai esistita, perché la chiesa con
i concilii, le encicliche etc. si è sempre dimostrata violenta e regressiva]
invocando al dialogo e alla condivisione, Ratzinger attacca dunque a tutto
tondo la laicità dello Stato e il processo di secolarizzazione della società
europea: «Non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà
religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la
partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono
concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà
riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione». E
prosegue, riferendosi al tema dell'obiezione di coscienza: «Si arriva a
pretendere che i cristiani agiscano nell'esercizio della loro professione
senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in
contraddizione con esse, come, per esempio, là dove sono in vigore leggi che
limitano il diritto all'obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di
certi operatori del diritto».
Un ragionamento perfettamente in asse con chi, sul fronte islamico, ha
chiesto e già ottenuto in Inghilterra e in Canada che alla legge laica sia
affiancata la sharia, che, come è facile immaginare, viene invocata nei casi
di controversie che riguardano i diritti riproduttivi e civili femminili,
l'orientamento sessuale, i temi della bioetica e la parità in famiglia e sul
lavoro.
Un ragionamento che porta con sé una precisa visione della società,
suddivisa in enclave nelle quali ogni gruppo religioso si costruisce le sue
istituzioni, le sue scuole, i suoi ospedali, i suoi circoli ricreativi, in
perfetta sincronia con il neoliberismo[ nota mia. che non c'entra un tubo,
tranne che per, forse, parafrasare Catone il censore:" Cartagho delenda est"
:-)))] : abolita la cittadinanza ecco rispuntare, mai sopite, le tentazioni
identitarie relativiste [nota mia, e questo aggettivo che significa? Non
bastava tentazioni identitatarie?] che declinano gli esseri umani in base al
portafoglio, alla geografia, alla fede. Una deriva inquietante.
Suonano lontanissime le parole vibranti e allo stesso tempo spiritose della
decana del femminismo internazionale, l'egiziana Nawal Al Saadawi,
intervenuta alla Global feminist Conference del Cairo, a metà dicembre del
2010: «Ogni religione è un luogo di schiavitù per le donne, e quindi anche
per gli uomini, nella storia antica come nell'oggi. Quando ero molto
piccola - ha raccontato Nawaal - mi fu insegnato che le donne per volere
divino si dovevano considerare diverse e ineguali rispetto agli uomini; così
scrissi una lettera a Dio, nella quale gli chiesi perchè a causa del mio
corpo dovessi avere meno diritti dei maschi. Non rispose, quindi diventai
femminista». [ota mia, questa ha compreso appieno il significato delle
religioni :clap: ]
Un'altra domanda viene spontanea: per quanto ancora il Vaticano continuerà a
provare a influenzare in modo sostanziale l'agenda politica e legislativa
non solo del nostro Paese, ma anche dell'intero pianeta? [nota mia, la
risposta in questo caso è semplice: finché non sarà ucciso l'ultimo papa
con le budella dell'ultimo imam" :-) ]


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*, Roma,

XIV puntata

Un radicale passo indietro fece Pio IX, proprio il papa che sancì il dogma dell'infallibilità. In una Istruzione del Santo Ufficio, scritta il 20 giugno 1866, l'anno dopo l'abolizione della schiavitù negli S.U.A., affermava: "La schiavitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina, possono esserci molti giusti diritti alla schiavitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento ..."
Insomma, per avere una totale "condanna" della schiavitù, occorre arrivare al Concilio vaticano II (1965) :-(
Però, se si vuole essere precisi, nel sito del Vaticano, una tavola sinottica all'inizio della "Terza parte, sezione seconda, i comandamenti" mette a fronte l'attuale catechismo e il testo biblico, per mostrare che il decalogo odierno deriva la propria legittimità da quell'antico testo in cui, fra le "robe" da non desiderare, ci sono l'asino e lo schiavo. :-(


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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XV puntata

La questione sociale

Leone XIII :" ... è secondo la ordinazione di Dio che vi siano prìncipi e sudditi, padroni e proletari, ricchi e poveri ... nobili e plebei ..."
Nello stesso Siracide (o Ecclesiastico) in cui si indica "pane, lavoro e castigo" come ricetta da usare con gli schiavi, si spiega anche che dio, nel suo imperscrutabile disegno, ha stabilito per gli uomini "diversi destini".
La bibbia non si limita a dichiarare le differenze sociali inevitabili o effetto del peccato originale, ma afferma trattarsi di differenze *giuste*, volute da dio; ritiene cioè che riservare alla maggior parte degli esseri umani, privazioni senza fine e a pochi opulenza, considerando alcuni di loro "giorni ordinari" e altri "giorni di festa", sia degno di grande sapienza. :-(



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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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XVI puntata

Contraddizioni fra l'elogio veterotestamentario delle disparità sociali e aspirazione evangelica all'eguaglianza.

L'esistenza di ricchi e poveri fu in genere considerata dalla chiesa conforme alla natura e il patriarcalismo cristiano propone l'esistenza di classi contrapposte, che devono collaborare ed esere solidali fra loro. Agostino diceva ad es. che:" ... al povero spetta di chiedere e al ricco di donare", per trarre dalla sua carità giovamento al fine della vita eterna.
A conclusioni, invece, molto diverse perviene Giovanni Crisostomo nel commentto alla "Prima lettera a Timoteo":"...la comunanza dei beni è per la nostra vita la forma più adeguata che non la proprietà privata, ed è conforme a natura." Però anche lui non va oltre un'inffiammata invettiva contro i ricchi, perché poi fa seguire in altri passi (Omelie 2 e 22 -C88) l'elogio della povertà e, soprattutto il riconoscimento che alla fin fine, essa è necessaria: "Se eliminassi la povertà, distruggeresti l'intera struttura della vita ... Se tutti fossero ricchi, tutti vivrebbero nell'inerzia ... e allora tutto ne uscirebbe a pezzi e andrebbe in rovina.



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Nel corso di una discussione su Pedestrian Infidel un commento paragonò Mein
Kampf, il manifesto di Hitler che risale a 85 anni anni fa, al "santo fra i
santi" Corano dei musulmani.

Nei commenti successivi si notavano le notevoli similitudini tre i due
scritti, a dire la verità le somiglianze non sono solo epidermiche ed i
valori sono stati esaminati con maggiore profondità.

Uno sguardo approfondito dei fatti rivela che l'Islam (non solo l'islamismo)
ed il nazismo sono ideologie affini con molti, molti punti in comune.

Cominciamo con i titoli. Il titolo stesso del tomo del Signor Hitler in
inglese significa "La mia battaglia".

Qualcuno potrebbe persino intitolare il libro "Il mio Jihad", questo termine
islamico avrebbe lo stesso identico significato.

"Kampf" nel contesto ideologico nazista; e "Jihad" in quello islamico sono
quasi identici.

Ciò che diventa invece più difficile spiegare è perché *ancor oggi "Mein
Kampf" è ancora, in termini di vendite, il miglior best seller in tutto il
mondo islamico, anche presso quei paesi islamici che si definiscono moderati
come la Turchia.*

Ma le similitudini tra Corano e Mein Kampf non si finiscono qui. Vanno
ben oltre.

Alcuni blogger e i Combattenti per la Libertà sul blog Joshua Pandit le ha
evidenziate attraverso una eccezionale,

illuminante lista di quanto Islam e Nazismo siano veramente simili:

Il *Mein Kampf* dichiara che i tedeschi sono la razza umana superiore e che
la Germania è destinata a governare il mondo, e dominare tutte le altre
razze e nazioni.
Il *Corano* dichiara che l'Islam e i musulmani sono superiori e che l'Islam
ha ricevuto il mandato divino di governare il mondo e dominare tutte le
altre razze, fedi e nazioni.

Il *Mein Kampf *afferma che la nazione tedesca deve avere il controllo su
ogni aspetto della vita. Dice che ogni individuo deve essere sottomesso allo
Stato.
Il *Corano *sostiene che l'Islam e la Sharia devono avere il controllo su
ogni aspetto della vita. Dice che tutti gli individui debbono sottomettersi
all'Islam.

Il *Mein Kampf* sostiene che i tedeschi hanno il dovere di reclamare con
qualsiasi mezzo il posto che Dio ha assegnato loro. Pone la lealtà verso il
Popolo (inteso come razza) al di sopra ogni considerazione etica.
Il *Corano* sostiene che i musulmani hanno il dovere di combattere la Jihad
e di far avanzare la dominazione dell'Islam sulla terra (Dar Islam e dar
Harb) con qualsiasi mezzo. Pone la lealtà nei confronti dei musulmani (Umma)
e dell'Islam al di sopra ogni considerazione etica.

Il *Mein Kampf *sostiene la superiorità dell'uomo sulla donna e che il ruolo
femminile dovrebbe limitarsi alla procreazione, la cucina e la casa.
Il *Corano *sostiene che gli uomini sono superiori alle donne e che il ruolo
delle donne dovrebbero limitarsi alla procreazione, la cucina e la casa. (.)

Il *Mein Kampf* dice che gli omosessuali sono una "razza di traditori" e che
dovrebbero essere condannati a morte

(Infatti molti furono ammazzati nei campi di concentramento)
Per il *Corano *gli omosessuali non sono graditi ad Allah e dovrebbero
essere condannati a morte.

Il *Mein Kampf* illustra in modo dettagliato il programma per la conquista
del mondo, senza dimenticare di spiegare come sopprimere e dominare i popoli
vinti dalla razza tedesca. Le ricchezze e le proprietà delle persone
appartengono di diritto ai tedeschi ed il diritto di vita di queste persone
dipende dai tedeschi. Gli stati non tedeschi non hanno alcun diritto legale
o civile.
Il *Corano* *spiega in modo dettagliato il programma per la conquista del
mondo, incluso il modo di sopprimere e dominare i popoli dominati dai
musulmani. Le ricchezze e le proprietà delle persone appartengono di diritto
ai musulmani ed il diritto di vita di queste persone dipende dai musulmani.
Gli stati e i popoli non islamici non hanno alcun diritto legale o civile.
(A dire il vero, molto di ciò trova fondamento nella Hadith e nella
Sunna,*ma entrambi derivano essenzialmente dal Corano, insieme con
tutti gli altri
aspetti della *Sharia*)

Il *Mein Kampf *divide il mondo in "terra tedesca" e territorio nemico. I
paesi in cui vivono i tedeschi o quelle terre che un tempo appartenevano ai
tedeschi appartengono a pieno diritto alla Germania e la Germania è
legittimata a riaverli, con qualsiasi mezzo necessario.
Il *Corano *divide il mondo in "Dar al Islam" (terre governate dai
musulmani) e territorio nemico (Dar al Harb) da depredare ed attaccare
obbligatoriamente di continuo quando cio' sia materialmente possibile.
Legale stabilire degli armistizi. illegale per Corano e Sharia fare pace
definitiva o amicizia con gli infedeli. I paesi in cui vivono musulmani o
quelle terre che un tempo appartenevano ai musulmani a pieno diritto
appartengono al Dar al Islam e i musulmani sono legittimati a riaverli, con
qualsiasi mezzo necessario.

(Spagna, Sicilia. Balcani, Ungheria prepararsi).

Il *Mein Kampf *accusa gli ebrei dei mali della società e sostiene che essi
debbono essere sterminati.
Il *Corano *accusa gli ebrei dei mali della società e sostiene che essi
debbono essere sterminati ("Nel giorno del giudizio le rocce e gli alberi
grideranno: musulmano! Dietro di me è nascosto un ebreo! Vieni e fallo
sparire!" In realta' questa frase precisa e' nella Sunna che comunque ha le
sue radici nel Corano).

Islam e Nazismo. Maometto ed Hitler. E' chiaro come il sole, sono della
stessa stoffa.



__._,_.___


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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XVII puntata

Un altro tassello alla difesa della disuguaglianza ed al diritto di sfruttare la "sventurata genia dei servi" lo mise nel XIII secolo Tommaso d'Aquini, affermando nella "Somma teologica": "... la distinzione della proprietà non dipende dal diritto naturale, bensì da una convenzione umana, la quale ... rientra nel diritto positovo ... il ricco non agisce in maniera illecita se, occupando un bene che prima era comune, ne fa partecipi gli altri; ma pecca se irragionevolmente impedisce ad altri l'uso di codesto bene." Comunque non si arriva ancora a proclamare lo sfruttamento da parte del proprietario, come farà Leone XIII, un fondamentale diritto di natura, senza il quale l'uomo sarebbe un bruto. Alla base della moderna dottrina sociale cristiana c'è sempre il vecchio solidarismo, ma senza la diffidenza o l'aperta critica ai ricchi presente in Crisostomo. Le encicliche dei papi otto-novecenteschi operano un superamento (in senso reazionario) da riuscire spesso involontariamente comiche nelle loro severe esortazioni a tutelare i diritti dei ricchi e a dare ai poveri quello che avanza. :-(


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*, Roma,

XVIII

Pio IX, preoccupato di fronteggiare la propaganda socialista e comunista, oltre che di salvare il vacillante potere temporale, proclama "apertis verbis" che ricchezza e proprietà sono diritti maturati dai ricchi, grazie alle loro doti fisiche o intellettuali e sono quindi da difendere (Enciclica Noscitis e Nobiscum del 1849) "contri i poverelli, gli operai e le altre persone di basso stato, che tentano di invadere, manomettere, dilapidare la proprietà, in prima della Chiesa e poscia di qualsivoglia altro legittimo posseditore."

P.S.

Ed oggi Repubblica elogia l'intervento del papa, se non è Pio IX, (a cui io da piccolo mandavo come intercalare, sempre accidenti, senza sapere che fosse un papa), è uno della stessa risma. :-(



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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*, Roma, XIX

Se non sorprendono le idee di un papa retrivo come Pio IX, può stupire invece trovare le stesse posizioni, esposte in modo ancor più supponente e perentorio, nell'enciclica "Quod Apostolici muneris" di un papa ritenuto "progressista" come Leone XIII.
"Socialisti e comunisti vogliono rubare ai ricchi (Berlusconi direbbe "l'invidia sociale) ... La chiesa tutela la proprietà ... ma promette ai poveri l'eterna beatitudine ... e promuove associazioni che li aiutano a contentarsi di quello che hanno.
Difficilmente si potrebbe trova un testo più calzante di questo per dimostrare che, come disse qualcuno: "La religione è l'oppio dei popoli". :-)


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*, Roma, XX

Nel 1891ci fu, sempre ad opera di Leone XIII, la c.d. enciclica della svolta, nel senso, secondo gi apologeti cattolici, di una più aperta e consapevole attenzione al sociale [nota mia, come sta il sociale? Sta bene, grazie :-) ] e ai problemi dei lavoratori. Stiamo riferendoci alla "Rerum Novarum" della quale riassumiamo alcuni titoli un po' diversi da quelli solitamente citati, ma che proprio per questo possono far comprendere in quale contesto si trovano quelli presentati come provvidenze da adottare a favore degli operai. (nota mia, meglio qualcosa che niente, ma stiamo attenti a non confondere ...)
(3.4a) Senza proprietà privata, l'uomo è un bruto ... Togliere la disparità è impossi bile ... Il lavoro, pena del peccato ...Tutelare la proprietà dei ricchi, frenare la cupidigia del popolo ... E i poveri ricordino che la povertà non è vergogna ... All'operaio garantire innanzitutto che possa pregare.
In fin dei conti si torna (senza mai essersene allontanati) all'idea delle disuguaglianze come qualcosa di giusto, voluto da dio e utile alla società, quanto la diversità delle membra giovano al corpo umano. [Menenio Agrippa chi era costui :-) ]


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i barbieri il lunedì :bll:

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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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Il Sillabo sociale di Pio X


Il "motu proprio" "Fin dalla prima" del 1903 ha il "pregio" di confermare con solenna pronunciamento gli insegnamenti contenuti nelle encicliche e nelle iistruzioni del papa precedente, conferendo ad essi, per così dire, un crisma di infallibilità al quadrato: "

a) Nessuno ardisca allontanarsi da quanto disse l'insigne Leone
b) Le disuguaglianze sono volute da dio
c) La proprietà non va mai lesa
d) Alla gerarchia si deve strettamente obbedire
e) Non ispirare nel popolo avversione alle classi superiori. "

Il testo si presta a poche chiose, tranne forse dire che le corporazioni di medioevale memoria sono particolarmente care ai papi (che loderanno più tardi il corporativismo fascista) e che è meglio parlare di carità, che di giustizia, e sempre comunque guardandosi da un linguaggio che possa ispirare nel popolo avversione alle classi superiori. :-)


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Benedetto XV contro il miraggio della felicità terrena

Non troviamo sostanziali novità in questo papa, che affrontala la questione sociale soprattutto nell'enciclica "Ab beatissimi ..." del 1914, ove troviamo una fiducia particolarmente ingenua nel fatto che tutti hanno la posizione sociale che si meritano [c'è da scusarlo, perché non ha potuto conoscere la Binetti :-) ] e l'invito a ricercare la felicità eterna, per la quale più che gli scioperi (si sa) servono le preghiere. :D

Pio XI, nell'enciclica del 1931, ordina di non tassare la proprietà,

o almeno non troppo e rifiuta "a priori" lo sciopero e ogni forma di sindacalismo che espone i lavoratori ai "conati socialisti". E' a favore, invece, della "pacifica collaborazione fra le classi" assicurata dalle corporazioni, che appunto organizzano operai e imprenditori sotto il controllo di dio e del regime. :-)


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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Ma più "divertente di tutte" è l'affermazione di un altro papa che nel 1991, commentando il centenario della "Rerum novarum", scrisse: "... non c'è vera soluzione della "questione sociale" fuori del vangelo ..." :-)
Naturalmente, essendo ormai caduto il sistema comunista, costui poteva permettersi di criticare anche il capitalismo, ma riaffermando con nettezza i due motivi conduttori dell'enciclica in oggetto: difesa della proprietà e critica del socialismo.
La "Centesimus annus" ci fornisce altresì un significativo esempio di malafede papale, la dove il tapino spiega che l'erronea concezione dei socialisti discende dal loro ateismo, a sua volta "strettamente connesso col razionalismo illuministico". (segue)


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(seguito) Poichè la "negazione di Dio" priva la persona del suo fondamento e di conseguenza induce a riorganizzare l'ordine sociale, prescindendo dalla dignità della persona" [Nota mia, se dio è morto ... :-) ] Come a dire che invece nel medioevo, quando l'ordine sociale si fondava sulla fede, schiavitù e servitù della gleba esaltavano la dignità della persona. :D
Sullo stesso registro è anche la chiusura dell'enciclica, dove il papa (boia) sostiene che la "Lotta di classe in senso marxista e il militarismo hanno le stesse radici: l'ateismo e il disprezzo dell'umanità, ma non accenna (chissà perché?) quali siano le radici delle crociate, delle guerre di religione, dell'evangelizzazione forzata, tutte cose ispirate dalla fede in dio e, ripeto per i sordi, al rispetto per la "trascendente dignità della persona umana". :-(


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Nella mia classifica personale, Francesco Guccini è sempre stato al secondo posto (dopo Gaber e insieme a Vecchioni), però "Dio è morto" secondo me grida vendetta, non è possibile che anche un grande come lui, sia potuto cadere così in basso!!! L''unica attenuante è che l'à scritta da giovane e allora, usando le sue parole, "... a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’ età"


>Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
e un dio che è morto,

Quindi, secondo lui, droga, fumo e quant'altro del genere, dipende dal non esserci, come si dice con frase fatta, più religione. Ma se è la religione una droga essa stessa, che ti spinge a pensare al di là, più che al di qua. !?

>ai bordi delle strade dio è morto,

Mandove,!? :-) se i preti e i papi (e non solo Papi :-) ) sono stati sempre assidui frequentatori di prostitute? :-)


>nelle auto prese a rate dio è morto,
nei miti dell' estate dio è morto...

Forse qui un po' di ragione ce l'à, perché è più popolare il *pauperismo" nelle religioni, che il "consumismo" e anche i miti dell'estate è vero non sono per loro, perché ormai hanno da qualche secolo il "copyright" sui miti invernali. :-)

>Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell' eroe
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,

Ma se si toglie questo alla *fede* che rimane? Purtroppo proprio per questo il dio è vivo e non, come dovrebbe essere in una società ragionevole, defunto da secoli.

>una politica che è solo far carriera,

Questo ce l'ànno insegnato "in primis" i democristiani d'antan e quelli di ora, con i loro accoliti berlusconiani.


>il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto

Questo è proprio lo specchio (al contrario di quel che si vuole) della religione nostrana e dei monoteismi in genere. Avete presente i principii non negoziabili? :-(

>e un dio che è morto,

E' esattamente il contrario: un dio che è vivo e ben presente nelle menti di molti. :-(

>nei campi di sterminio dio è morto,

Infatti il motto del nazismo era "Gott mit uns" e le nazioni islamiche mi pare fossero alleate con i tedeschi ! :-( Inoltre è nota a tutti la polemica dei cristiani contro gli ebrei "assassini del Messia!"

>coi miti della razza dio è morto

Ma se è stato lui, sotto forma di Jahweh e Allah ad introdurre il concetto di "popolo eletto" :-(


>con gli odi di partito dio è morto...

Qui mi pare che tutto il mondo sia paese, però mi rammento bene che fra democristiani ... (vedi "Todo modo")



>Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi,

Codesto va bene. a condizione che non ci sia un dio, altrimenti un futuro senza armi te lo puoi scordare. :-( Confrontare, per chi non crede, le parole del legato pontificio Arnauld Amauri al quale venne chiesto da un ufficiale, prima dell’inizio dell’assedio di una delle roccaforti catare, come avrebbero fatto a distinguere gli eretici dalle persone “normali”, il legato rispose: "Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi!




>perchè noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,


Se fosse una barzelletta, sarebbe carina, ma purtroppo non è così :-(



>in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto

Purtroppo non c'è ironia, né (ancora meglio sarebbe) sarcasmo. :-)


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Anche "il pastore tedesco", in un suo recente libro su Gesù, scrive che oggi "E' in gioco il primato di Dio. Si tratta di riconoscerlo come realtà, una realtà senza la quale nient'altro può essere buono. Non si può governare la storia con mere strutture materiali, prescindendo da Dio." In questo modo "ipse dixit" mostrando un'arrogante smemoratezza per i crimini commessi da sovrani e papi che non prescindevano da dio, anzi uccidevano e schiavizzavano in suo nome. :-(
(nota mia, riconfrontare, per credere le parole del legato pontificio Arnauld Amauri al quale venne chiesto da un ufficiale, prima dell’inizio dell’assedio di una delle roccaforti catare, come avrebbero fatto a distinguere gli eretici dalle persone “normali”, il legato rispose: "Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi!)

(seguirà: Le donne)


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Le Donne

Alberto Magno :"La donna rispetto ... all'uomo ha una natura difettosa e imperfetta."

Pio XI :" [L'ordine dell'amore ...] richiede da una parte la superiorità del marito sopra la moglie ed i figli, e dall'altra la pronta sottomissione e ubbidienza della moglie ..."

Gesù era amico delle donne, scrive Uta Heinemann nel suo fondamentale saggio "Eunuchi per il regno dei cieli", ma aggiunge anche che:" E' stato il primo e al tempo stesso quasi l'ultimo amico delle donne nella Chiesa." Il suo comportamento è stato nel cristianesimo un'eccezione, non la regola! Così come eccezionale, rispetto alla morbosa loquacità dei suo "seguaci", fu il riserbo di Gesù sulla sessualità.
(Nota mia, d'altra parte tutti sanno che il fondatore del cristianesimo non è stato certo il c.d. nazareno, bensì Saulo di Tarso.)

E' comunque del tutto fuorviante l'affermazione di tal Wojtyla secondo cui "non pochi figli della Chiesa" avrebbero ostacolato la liberazione della donna, perché invece il principale ostacolo non furono i singoli cristiani, ma proprio il "messaggio" della chiesa, vale a dire le sue dottrine e i precetti. :-(


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Parola di Dio: "Egli ti dominerà"

Nell'ordine della creazione primo fu il maschio, ed anche se nel primo capitolo si può intendere il termine *uomo* di genere neutro, nel secondo, sempre della Genesi, no. Inizialmente fu Adamo il solo ad essere stato creato e poi Dio decise di trarre dalla costola ... E la chiesa non si è fatto prendere da nessun dubbio ed ha sempre giustificato il proprio misoginismo (comune alle tre religioni monoteistiche). Tale racconto sarà, d'altra parte, rafforzato dal mito fondativo del *peccato originale*, attribuito in primo luogo ad Eva !? Questa colpa giustifica una serie di sofferenze in più, rispetto a quelle inflitte al maschio e la sottomissione a quest'ultimo, stabilita senza appello al momento della cacciata dall'Eden. :-(
Oltre la Genesi, la discriminazione contro le donne, si può trovare in Numeri "Il voto a Dio o il giuramento della donna valgono solo se "ratificati" dal maschio, che ha autorità su di lei" ; nel Deuteronomio " ... si stabilisce il diritto, ovviamente non reciproco, del marito di pretendere che la donna presa in sposa sia vergine. Non solo, in caso che l'accusa del marito alla moglie risulti falsa, egli sarà punito con una multa, mentre se ... lei sarà lapidata. :-(


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Inutile dire che questi testi riflettono una concezione maschilista diffusa in tutte le società patriarcali dell'epoca e su cui si potrebbe glissare, se non fosse che, al solito, la chiesa (come ha detto B.16) sostiene la verità assoluta dei fatti delle parti storiche delle "Scritture". Sicché bisognerà assumere come vero quanto disse Mosè ai capi tribù e far risalire a dio le disposizioni che sanciscono l'inferiorità della donna. Per quanto riguarda il Nuovo Testamento prevale la continuità con l'Antico. Nelle Lettere di Paolo in particolare la sudditanza femminile è affermata più volte (Prima lettera ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini etc.), ma è soprattutto nella Prima lettera a Timoteo che Saulo codifica l'atteggiamento di silenziosa sottomissione e il ruolo di "riproduttrice" che la chiesa imporrà sempre alla donna. " ... la donna impari in silenzio, con tutta sottomissione ... Essa potrà essere salvata portorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, con modestia."


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Presentazione del libro di Amato De Monte e Cinzia Gori "Gli ultimi giorni di Eluana" (Ed. Biblioteca dell'Immagine)

http://www.radioradicale.it/scheda/3211 ... e-sinistra


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La condizione di inferiorità, rispetto all'uomo, è spesso illustrata col paragone del "capo" e del "corpo" e giustificata con l'argomento usato da Paolo "della costola". :-( Un argomento, quindi, che sembrerebbe prescindere dal peccato di Eva e stabilire invece una inferiorità per "natura". Ancora più esplicito, fu il grande pensatore del III secolo Origene, che si era addirittura evirato per marcare la distanza da ogni dimensione corporea e che fra il maschile e il femminile vede la stessa differenza che passa fra la materia e lo spirito :-( Ad un'inferiorità riconducibile soprattutto al peccato, sembra pensare invece Agostino e conclude (insieme ad altri) con la domanda perché Dio abbia creato, come aiuto, un essere simile? Risponde Ambrogio, considerando la donna alla stregua di un garzone di bottega. Crisostomo invece una risposta non se la sa dare e, se non fosse perché quell'aiuto è scritto nella bibbia, se ne libererebbe decisamente e conclude che la donna può servire solo a procreare, tenendo fermo che anche qui, "il ruolo principale" è dell'uomo. :-(
Si può concludere il primo millennio con le parole di Gregorio I Magno: " ... io non parlo alle femmine ... perché chi è di mente instabile, non è assolutamente in grado di capire le mie parole." :evil:


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Circa sette secoli dopo, in piena rinascita comunale, l'opinione della chiesa sulla donna non è cambiata ed in questa materia è soprattutto Tommaso d'Aquino, il "lumen ecclesiae" a sistemizzare la dottrina cattolica, che è ritenute *perenne* da varie encicliche papali e il codice canonico del 1983 ordina ancora di insegnare la filosofia e la teologia "seguendo in tutto il metodo, la dottrina e i princìpi del dottor Angelico, tenendoli per sacrosanti".
Tommaso affermava nella Somma teologica: "Rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e manchevole. Rispetto invece alla natura nella sua universalità, è espressamente voluta in ordine alla generazione." e poi nel Super I ad Corinthios aggiunge: "[le donne] difettano della razionalità, che è indispensabile per governare: Per questo Aristotele dice, nella Politica, che vi è corruzione in un governo quando è tenuto da donne."
Ma Tommaso [Santo per chi non lo sappia :-) ] si spinge anche a dire che anche nella procreazione l'uomo è superiore in quanto principio attivo e quindi il padre deve essere amato più della madre e: "il marito, avendo nell'atto matrimoniale la parte più nobile, sente meno la vergogna della moglie a chiedere il debito coniugale".
Si deve notare (ancora) che si tratta di una dottrina che anche oggi è contenuta in atti formali ecclesiastici e che, in mancanza di una chiara eliminazione attraverso conformi (e divergenti) atti formali, deve essere ritenuta quale dottrina ufficiale della chiesa. :-( :evil:


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Donne, siate sottomesse ai vostri mariti

Il motivo ricorrente di ciò è che la moglie è in rapporto col marito, come la chiesa a Cristo (Basilio), oppure, come Ambrogio, lo mette in diretto rapporto con la punizione biblica, conseguente al peccato. Da notare anche la solita raccomandazione al marito, affinché tratti con "amore" la moglie (si rammenti che si proclamava ciò anche per gli schiavi). [Nota mia, il rapporto in oggetto è ben esplicitato in un film, peraltro non granché, che ho visto ieri: "Viola di mare" di D. Maiorca, padre e marito padrone, con il consenso del prete :evil: ] Ancora più in là si spinge Crisostomo, che in una Omelia (C245) parla della Creazione e Agostino è al solito il ... perché, per lui, tutto ciò è connesso alla natura femminile, resa ancor più grave a causa del peccato e la sottomissione va mantenuta, perché altrimenti "la natura si corromperebbe di più ed aumenterebbe il peccato". Ed egli elogia la madre che era sempre stata iaffatto obbediente ad un marito brutale. :evil: Ogni proposito di emancipazione è così condannato dal santo (nota mia, infame come quasi tutti, insieme ai beati) vescovo di Ippona, che B16 ha proposto anche recentemente, forse non a caso, come ... MODELLO :evil: E con questo si capisce che anche nei secoli seguenti la chiesa non è mai cambiata. :evil: :twisted:


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La verginità vi farà libere?

La donna sembra liberarsi dalla condizione di minorità solo se si nega come Eva e prende a modello Maria, ossia se si spoglia della sua femminilità e sessualità (Ambrogio). E Tommaso, a secoli di distanza, ha ribadito il concetto. Niente di meglio del culto della verginità, sintetizza il disprezzo cattolico per la donna. Maria non poté avere un figlio con un uomo, solo con lo Spirito Santo e assolutamente senza piacere: Maria è diventata un "monstrum" sia in senso etimologico che usuale, per essere usata contro tutte le altre donne (nota mia, ad eccezione di Rosy Bindi e ...)
Tutto ciò conferma l'emarginazione e l'oppressione riservata alle donne reali; e quanto più si innalza la celebrazione della Vergine, tanto più profondamente viene degradata ogni donna.
E poi e poi ... neppure la rinuncia ad essere se stesse permette alle donne di raggiungere la parità, se è vero, come è vero, che nessuna donna potrà mai accedere al sacerdozio (Tommaso, Paolo e quant'altri) :-(


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Altri epiteti con cui viene indicata la donna dai padri della chiesa (da Tertulliano ai giorni nostri) sono "Chi dice donna dice danno" "Tu sei la porta del diavolo" "Male di natura" "Rende femmineo l'animo virile e non permette di pensare ad altro che alla passione che nutre" "Non lo sai che sei donna e che attraverso le Donne, il Nemico combatte i santi?" "E' stata la donna autrice del peccato per l'uomo e non l'uomo per la donna." "In realtà se gli uomini potessero vedere ciò che è sotto la pelle, la vista delle donne darebbe loro nausea ... come possiamo desiderare di abbracciare questo sacco di escrementi?" "La donna è meno consona alla moralità ... Poiché ha in sé più *liquidità* (!?) dell'uomo, e caratteristica del liquido è quella di ricevere facilmente e poi di trattenere il male." "Fornicatori e fornicatrici possono tutti essere chiamati donne, a causa della corruzione della lussuria." "Sono viziose di comcupiscenza più le femmine che gli uomini." Concludo con "L'impurità della donna che sanguina rappresenta il peccato d'idolatria, a causa del sangue delle vittime. :-( , perché credo che possa bastare.

seguirà: Da donne a streghe il passo è breve


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Da donne a streghe il passo è breve

Uno dei dei fatti più gravidi di conseguenze tragiche per le donne fu il confluire della cultura e dei pregiudizi antifemministi in un'opera come il "Malleus maleficatum" dei due inquisitori H. Kramer e J. Sprenger, che ne trassero motivi per giustificare una feroce caccia alle streghe, durata quasi tre secoli. Esso fu scritto su mandato di Innocenzo VIII e fu approvato nel 1487 dall'Università di Colonia, che ne certificò la "conformità dottrinaria alla verità cattolica". Ne riportiamo alcuni brani.
Perché nel seso tanto fragile delle donne si trova un numero di streghe tanto maggiore che fra gli uomini? ... Il primo è che tendono ad essere credule e siccome il diavolo cerca soprattutto di corrompere la fede, le aggredisce di preferenza... Il secondo motivo è che le donne sono più facilmente impressionabili, il terzo è che hanno una lingua lubrica ... e si potrebbe aggiungere che, siccome sono volubili, si comportano di conseguenza. :oops: Nota mia: la donna è mobile qual piuma al vento, muta di accento e di pensier (è stato scritto nel 1851).
Infine la ragione naturale è che essa è più carnale dell'uomo, come risulta in molte sporcizie carnali ... perché essa è stata fatta con una costola curva ... :lol:


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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
dei papi, dei dottori della Chiesa, dei concili*. XXXV

La donna deve essere nascosta con ogni cura

Dal disprezzo verso la donna e dalla sua rappresentazione come sinonimo di lussuria e minaccia alla *morale* derivano le prescrizioni miranti a isolare, ghettizzare e neutralizzare tale pericolo pubblico e quindi da Paolo in poi si "invitano" le donne a coprirsi, a non mostrare il volto per non indurre al peccato.
Riporto una frase (per tutte) scritta da Crisostomo: "La donna ha il diritto di vestirsi solo a lutto."
L'altra faccia di simile repressione della femminilità è data dall'impegno del clero ad evitare ogni contatto con le donne.
Si dirà che il "pio distacco" riflette la c.d. società patriarcale, il che è vero, ma vedremo come si è comportata la chiesa nel XX secolo (segue)


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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Da Leone XIII a Pio XII

Si era un secolo dopo la rivoluzione francese, quando Leone ribadiva come dottrina cattolica sulla donna quella predicata da Paolo e cioè che la moglie deve essere soggetta al marito, "principe della famiglia". E, a dissipare eventuali dubbi sul fatto, interviene Pio XI con l'enciclica "Casti connubii". Il testo è singolarmente esplicito nello scegliere fra due concetti che non si lasciano armonizzare, quali la "pronta sottomissione" e la "libertà", naturalmente a favore del primo, dato che l'ordine gerarchico può essere addolcito a seconda dei tempi e dei luoghi, ma non mai eliminato in quanto struttura voluta da Dio. Viene così rifiutata ogni emancipazione della donna, ogni pretesa di eliminare quelle ineguaglianza che è richiesta dal bene stesso della famiglia e riaffermato il ruolo della donna come "angelo del focolare". Un'immagine gradita anche a quel regime fascista, che, a sua volta, non era sgradito al papa.
Sulla stessa linea di conferma si mosse il lungo pontificato di Pio XII che addirittura nel suo "Discorso agli sposi" denunciò come una minaccia una condizione sociale che attenuasse tale disuguaglianza! :-(


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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Nel 1968 l'allora cattolica femminista statunitense Mary Daly apriva con: "Soffia un vento nuovo" il capitolo su Giovanni XXIII e il Vaticano II, nel suo interessante saggio "La chiesa e il secondo sesso". Ma cinque anni dopo la Daly avrebbe preso definitivamente le distanze da cattolicesimo, dopo la lettura della "Gaudium et spes" ed ancor più a causa della "Dichiarazione sull'educazione cristiana" del Concilio, da cui riemergeva l'antica preoccupazione di distinguere i differenti ambiti assegnati ai due sessi dalla "divina Provvidenza" (in realtà da una plurimillenaria cultura patriarcale). In ogni caso, a gelare le speranze e mostrare il carattere illusorio del "vento nuovo", arrivò la c.d. enciclica della pillola "Humanae vitae", che prenderemo in esame in seguito, perché riguarda un tema più specifico, ma che tradiva la volontà dell'istituzione di tornare sui propri passi in tutti i campi.


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Walter Peruzzi, *Il cattolicesimo reale** attraverso i testi della Bibbia,
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La donna stia lontana dai santi altari

L'esclusione della donna dal sacerdozio è una costante che risale già alle Costituzioni apostoliche del 380 e si giustifica con Paolo: "La donna impari in silenzio ... Non concedo a nessuna donna d'insegnare." E nel 242 l'arcivescovo di Alessandria (Dionisio) aveva vietato alle donne anche solo di andare in chiesa nel periodo mestruale. In seguito le restrizioni aumentarono, come coprirsi capo e mani con un panno nel momento di ricevere la comunione. C'è poi tutta la polemica, durata secoli, sull'uso dei castrati (o no) per cantare in chiesa al posto delle donne e ... infine l'attuale disposizione che le donne devono stare sempre e comunque fuori dal presbitero e dai cancelli antistanti l'altare.

(seguirà: la democrazia o il regno? )


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Vecchioni "Giuda" (Se non hai capito ...)

È bello avere i tuoi trentatre anni
e accarezzare il capo di Giovanni
e dire a Pietro: "Queste son le chiavi
e ti perdono il monte degli Ulivi".
Manca soltanto lui e ben gli sta
come ci insegnano si impiccherà.
Ma il primo a uccidersi
per farti re è stato quello che non salverai
e ti serviva un uomo da usare e gettar via
appeso ai nostri buoni "Così sia".


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