Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmosfera

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Subsonico
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Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmosfera

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INTRODUZIONE

Quando torno indietro con la mente agli anni '90, torno a quando ero bambino. Sono nato nell'88, quindi parliamo della fascia d'età che va dai 2 agli 11 anni. I primi ricordi affiorano nel 1993, quando facevo l'ultimo anno di asilo. Ricordo una nevicata notevole, 20 cm di neve nel mio paese di mare, tant è che riuscì a fare (e da allora è successo solo un'altra volta nel mio paese) un pupazzo di neve, con le mie sorelle e i loro amici. Non ne sono sicuro, ma forse stavamo ancora vivendo i rigurgiti dell'eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine del 1991, la più forte eruzione vulcanica del ventesimo secolo, atto in grado addirittura di condizionare il meteo globale. Fatto sta che gli anni '90 partirono sotto il segno del gelo e tutt'oggi, nonostante le memorabili estati da bambino, ricordo con più vividezza gli inverni di quegli anni '90, il cielo color ghisa che sembrava non perdonare nulla, le macchine in corsa su autostrade e statali, la frenesia di tutti i giorni. Ricordo come se fosse ieri l'alluvione del Po del '94, una cosa che mi impressionò tantissimo: vedere quelle case allagate fino al primo piano, in una zona, la mia, dove non c'erano neanche fiumi, mi trasmise una fobia della pioggia torrenziale che con gran fatica, qualche anno più tardi, sono riuscito a scrollarmi di dosso.
Quando son diventato grande, riascoltando la musica di quegli anni l'ho automaticamente associata a quei cieli, a quei colori, alle alluvioni nella pianura padana, ma anche alle atmosfere bucoliche delle gite fuori porta coi genitori quando spuntava un raggio di sole, la ricerca della serenità in mezzo a un marasma che sembrava ci avrebbe presto fagocitato.

UN RACCONTO A PUNTATE

Scrivo per percorrere a ritroso quello che furono gli anni '90 per la musica, e quello che sono adesso per me, cosa sono riusciti a trasmettermi, anche se non ho vissuto la loro esplosione nell'età giusta, quella dell'adolescenza. Sarà un racconto a puntate, per sottogeneri, 12 per l'esatezza, perchè gli anni '90 furono anche questo: l'inizio della diaspora della musica rock nei suoi sottogeneri più dsparati. La peculiarità di molti dei sottogeneri degli anni '90 è che rimarrano peculiari di quei 10 anni e non troveranno spazio altrove, altri (come il post-rock, o il rap e l' hip-hop, che pure a dire il vero sono figli della fine degli '80) sono tutt'oggi di riferimento o cmq ancora in evoluzione).


PUNTATA 1 - POST-ROCK

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Ondarock si riferisce a Spiderland degli SLINT come uno dei più efferati omicidi della storia della musica, quello del rock. Io non approvo questo linguaggio, per me un genere non muore mai si trasforma, il rock è figlio del blues, ma il blues non è mai morto e anzi continua a vivere come parte del rock. È innegabile come però il rock'n'roll, già colpito duramente da Punk, Hardcore e soprattutto quell'infamaccia della New Wave negli '80, viva un completo rinnegamento di sè stesso nei '90.
Un genere nato come ribelle, tirafiga, esibizionista, da urlatori diventa con quel disco degli Slint una musica per working class, poco tecnica, con canzoni al più sussurrate e rallentate, e soprattutto la sagra della salciccia. Alle volte le alchimie si vengono a creare da sole, come se una longa manus fosse dietro a tutto questo. Guardate la copertina: Una foto in bianco e nero e pure sfocata, di ragazzi dentro a un lago. Niente nome della band, niente titolo, anonimato completo. Quanto stona con le colorate copertine dei Grateful Dead o di Jimi Hendrix?
I portacolori di quell'epoca resteranno e sono tutt'oggi nell'anonimato (a parte una band, che dopo verrà citata), ma col tempo riscuoteranno un crescente successo perchè una massa sempre crescente di gente comincerà a identificarsi nel loro suono grigio.
Gli Slint sono figli, nella loro composizione, di un gruppo Post-Hardcore, gli Squirrel Bait: musica violenta a più di 200 bpm, più veloce della luce, come in "Kid Dynamite", sembrava il tentativo di rincorrere qualcosa che viaggia ad un'altra velocità. Ma andare più veloce non è sempre la risposta più azzeccata. "Breadcrumb Trail" è un comune pezzo hardcore che viene preso e rallentato alla metà della sua velocità originaria. L'effetto è totalmente straniante, qualcosa di mai sentito prima. Porta dentro la rabbia del punk, ma la trasforma in rassegnazione. E poi il testo. Cantare non è più indispensabile: si può anche recitare, declamare, sussurrare. Nel declamare gli Slint verranno seguiti dai VAN PELT e soprattutto per quanto riguarda il nostro paese dai MASSIMO VOLUME, massima espressione italica del Post-Rock, amplificato da quello che era il polo di riferimento degli anni '90 per gli studenti, Bologna, dalle sue storie di fuorisede che scoprivano un mondo, gli aghi, lo spleen, e tutto ciò che non appartiene alla mia generazione.

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Il post-rock venne fuori forte nel continente americano, (TORTOISE, GOODSPEED YOU BACK!EMPEROR) manifestando nuove venature, come la riscoperta di strumenti classici decisamente dimenticati o usati in modo improprio dalla musica rock (uno su tutti il violino, che ricorda fino ad allora pochi picchi, se non le violenze carnali subite dai Velvet Underground) ed il gusto per le accelerazioni, i cambi di tempo, le canzoni che per 8 minuti ripropongono in diverse salse lo stesso riff come una jam session con la propria anima. In Scozia, in particolare, un gruppo costruirà un impero sui feedback, costruendosi negli anni la nomea del gruppo numero 1 del Post-Rock, probabilmente l'unico giunto a un successo acclarato dai gruppi Post-Rock in senso stretto: stiamo parlando dei MOGWAI, e delle strumentali assassine di Young team, una su tutte la cavalcata finale di "Mogwai Fear Satan", quasi 20 minuti di musica fissi su 3 note (neanche accordi), in un crescendo spettacolare con persino l'intervento portante di un flauto. Tutt'oggi i Mogwai continuano a produrre grande musica del genere, incantando le folle con spettacoli di feedback che lasciano gli spettatori senza fiato.
Nell'ambito dei "gruppi dimenticati", due andrebbero citati: uno sono i BARK PSYCHOSIS, britannici, che meglio di tanti altri riuscirono a catturare nelle loro incisioni lo spleen di quell'epoca, come avviene in quell'elegia di malinconia che è "Absent Friend". Altro discorso meritano i JUNE OF '44, americani del Kentucky, che incorporano uno spirito più hardcore (più spinto di quello dello Splint) e lo accompagnano a contaminazioni di molti generi, dalla pura sperimentale con vene jazzy al desert rock. Una band non pienamente Post-Rock, ma che va ricordata per un pezzo spettacolare "Of information and Belief", pienamente inquadrabile nel genere.
Tanti gruppi meriterebbero di essere ricordati nel genere, non è il caso di ricordarli tutti. Una chicca però va ripresa: la svolta dei TALK TALK con Laughing Stock, album fuori dal loro percorso ma perfettamente azzeccato per l'anno nel quale uscì, 1992. Altro che "Such a shame".

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ASCOLTI MERITEVOLI

http://www.youtube.com/watch?v=sGHwWwQw3tc TALK TALK - Ascension Day
http://www.youtube.com/watch?v=j4OSxc9XYRc BARK PSYCHOSIS - Absent Friend
http://www.youtube.com/watch?v=S9rSaRVvQRA JUNE OF '44 - Of Information and Belief
http://www.youtube.com/watch?v=FEwnhjItTSs MOGWAI - Mogwai Fear Satan
http://www.youtube.com/watch?v=pqfiDQ7FmVY MASSIMO VOLUME - Inverno '85

La prossima puntata abbraccerà l'altra faccia degli anni '90 nel segno del rock più duro e puro, ovvero il grunge. A presto.

Fine Puntata 1.


VINCITORE DEL FANTATOUR 2016 SUL CAMPO: certe fantaclassifiche verranno riscritte...

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matteo.conz
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un atmos

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Bel post subsonico! cercherò di apportare il mio modesto contributo sulla musica che amo di più cioè quella degli anni 90. Purtroppo sono un po giovane e quindi sono arrivato in ritardo sui rage against the machine, jeff beck, alice in chains, jeff buckley, rem, smashing pumpkins e compagnia ma comunque è stata la musica della mia adolescenza.


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cauz.
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un atmos

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bello bello bello, grazie sub... (e non ti facevo così giovane, li porti male :bll: ).

avendo vissuto invece appieno quegli anni, nel bel mezzo della mia gioventù, e rimpiangendoli ogni giorno da maledetto nostalgico... bè, vedro' di dare il mio contributo, nei limiti possibili del tempo che mi resta per scrivere pure qua.
per fortuna sei partito da una delle pagine che meno mi hanno coinvolto (anche se un paio di titoli che ho letteralmente divorato li ho intravisti).


ps- se poi nel titolo del thread si potesse anche mettere l'accento tra un e atmosfera, sarebbe ancora più bello. :old:


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un atmos

Messaggio da leggere da Admin »

matteo.conz ha scritto:Purtroppo sono un po giovane
Che frase senza alcun senso! :D :pomodoro: :hippy:

Bravo Sub, continua così! :cincin:

Ps: Such a shame l'ho messa nel mio djset di ieri sera :crazy:


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matteo.conz
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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si admin ma sn qua mezzo adomentato,beh hai capito il senso


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Niи
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

Messaggio da leggere da Niи »

Ecco, missà che alla prossima puntata potrò calarmi decisamente di più nella parte :D
Il mio incontro col rock infatti è stato col grunge (qualsiasi cosa esso possa, anzi -non possa- voler dire).

Gran bel post cmq. :yes:


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Emit Flesti
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Rientro dopo mesi e la prima cosa che trovo è questo bellissimo topic di Subsonico...GRANDE! :clap:
E' davvero interessante rileggere quel periodo musicale attraverso il punto di vista di chi era "piccolo" anagraficamente,
per capire quale legacy ci abbia lasciato davvero, oltre a qualche superstar/mito globale.
Gli anni '90 li ho passati tutti, ma proprio tutti, mentre fingevo di studiare, a suonare sui palchi minori della scena underground italiana...insomma, questo topic quasi mi commuove :)
Forza SUB: aspettiamo nuove "puntate"! :cincin:


"Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone. Il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo e gli assassini del tempo [...] Il tempo è senza tempo..."
(Willem Dafoe/Wim Wenders, 1993)
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lemond
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Emit Flesti ha scritto:Rientro dopo mesi e la prima cosa che trovo è questo bellissimo topic di Subsonico...GRANDE! :clap:
E' davvero interessante rileggere quel periodo musicale attraverso il punto di vista di chi era "piccolo" anagraficamente,
per capire quale legacy ci abbia lasciato davvero, oltre a qualche superstar/mito globale.
Gli anni '90 li ho passati tutti, ma proprio tutti, mentre fingevo di studiare, a suonare sui palchi minori della scena underground italiana...insomma, questo topic quasi mi commuove :)
Dov'eri andato, infame che non sei altro!? :grr: E poi scrivi su di una discussione che ho visto solo perché era scritto che l'ultimo messaggio era il tuo. :D :cincin:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
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Emit Flesti
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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lemond ha scritto:
Emit Flesti ha scritto:Rientro dopo mesi e la prima cosa che trovo è questo bellissimo topic di Subsonico...GRANDE! :clap:
E' davvero interessante rileggere quel periodo musicale attraverso il punto di vista di chi era "piccolo" anagraficamente,
per capire quale legacy ci abbia lasciato davvero, oltre a qualche superstar/mito globale.
Gli anni '90 li ho passati tutti, ma proprio tutti, mentre fingevo di studiare, a suonare sui palchi minori della scena underground italiana...insomma, questo topic quasi mi commuove :)
Dov'eri andato, infame che non sei altro!? :grr: E poi scrivi su di una discussione che ho visto solo perché era scritto che l'ultimo messaggio era il tuo. :D :cincin:

Ciao LEMOND!
Mai passato mesi così intensi e faticosi sul fronte professionale...la mia filosofia è stare sul web solo se in grado di dare un contributo dignitoso e magari simpatico alle discussioni, altrimenti mi astengo :)
Poi io sono l'Armstrong del Fantaciclismo: 'corro' solo il Tour e qualche garetta di preparazione, quindi era il momento giusto per rientrare :) :D


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lemond
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Emit Flesti ha scritto: Ciao LEMOND!
Mai passato mesi così intensi e faticosi sul fronte professionale...la mia filosofia è stare sul web solo se in grado di dare un contributo dignitoso e magari simpatico alle discussioni, altrimenti mi astengo :)
Poi io sono l'Armstrong del Fantaciclismo: 'corro' solo il Tour e qualche garetta di preparazione, quindi era il momento giusto per rientrare :) :D
Beato te che devi affrontare momenti intensi sul fronte professionale, perché una crisi come questa in vita mia lavorativa (piuttosto lunga) non l'avevo mai passata. :( Quanto agli interventi non saprei proprio vederti scrivere qualcosa che non sia oltre (e di gran lunga) la media, quindi cerca di arrivare al più presto al meno ad un migliaio di messaggi. :)


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desmoblu
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Mi permetto un'incursione.
Grunge e dintorni /1

Grunge, prununciato grunge o grung o gràng, a seconda del grado di poliglottismo dell'interlocutore, è un termine che vuol dire tutto e niente: probabilmente è solo una catalogazione di comodo per case discografiche e per chi comprava- ai tempi- i cd o le cassette dei vari gruppi. Altro termine è Seattle Sound (Sound come suono o come corso/specchio d'acqua), e ci aiuta a inquadrare un po' meglio di cosa stiamo parlando: il grunge è quell'insieme musicale sviluppatosi a Seattle e dintorni tra la fine degli anni '80 e i primi '90, con influenze metal, punk-rock, post-punk, psichedeliche, funk e così via. Ancora, il grunge si sviluppa soprattutto attorno a un'etichetta- la Sub Pop- che all'inizio "raccoglieva" gran parte dei gruppi. Per citare alcuni nomi: Melvins, Tad, Screming Trees, Mother Love Bone, Mudhoney, L7, Stone Temple Pilots, Soundgarden, Pearl Jam, Nirvana, Alice in Chains, Gruntruck.
A chi conosca la storia del genere (o non- genere) quella appena elencata sembrerà un'accozzaglia che non tiene conto di stili, cronologia e quant'altro. Vero.
Forse, per farsi strada in quest'accozzaglia, la cosa più sensata è considerare i singoli gruppi: oggi si parte dai Soundgarden.

Nati nel 1984 dallo scioglimento di una primitiva band (the Shemps), i Soundgarden prendono il nome da una scultura di Seattle: pare che fosse un'installazione, in cui il vento- passando tra pezzi di metallo- produceva una serie di rumori decisamente strana. La formazione vede Chris Cornell alla voce (nella band precedente suonava anche la batteria), Hiro Yamamoto al basso e Kim Thayil (di origini indiane) alla chitarra, affiancati da Matt Cameron (appena arrivato dagli Skin Yard) alla batteria.
Il gruppo comincia a farsi conoscere nell'area di Seattle e compare in un paio di compilation (Sub Pop), e nel 1986/87 pubblica l'EP Screaming Life; curiosità: Hunted Down è il primo singolo in assoluto pubblicato dalla Sub Pop. Si parla di similitudini: lo stile ricorda i Black Sabbath e gli Stooges, il cantato (ancora embrionale) di Cornell ricorda niente meno che Robert Plant. Le influenze sono il metal ed il punk, e non a caso i Soundgarden, per il primo tour (in furgone..) decidono di suonare in locali punk e feste universitarie.
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Nel frattempo passano sotto l'etichetta SST, un'altra casa indipendente, e pubblicano il primo album: Ultramega OK (1988). La critica è positiva, e i Soundgarden vengono recensiti, tra gli altri, da Rolling Stone, che li descrive come una delle band emergenti più promettenti. Il disco è duro e veloce, con evidenti influenze heavy metal, riff pesanti e una potente sezione ritmica, e si compone di pezzi originali e un paio di cover.
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Nel 1989 è la volta di Louder Than Love, il primo album pubblicato per/con una major (la A&M, che li seguiva da tempo insieme a Geffen- Nirvana- e Warner). La tecnica migliora, lo schema ritmico si fa più preciso, la voce di Cornell si affina. L'album procura qualche problema con la censura (per il testo di Big Dumb Sex, soprattutto) ma ha un bel riscontro di critica e -soprattutto- pubblico. Yamamoto lascia la formazione e per il tour viene rimpiazzato da un ex membro dei primi Nirvana, poi licenziato per problemi caratteriali e per l'abitudine assai costosa di sfasciare basso e amplificatori ad ogni concerto. Il ruolo di bassista viene affidato a Beh Sheperd.
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La vera svolta si ha nel 1991, con Badmotorfinger. Che dire? Album potente, cupo, molto tecnico e vario.
Alcuni pezzi sono veri e propri schiacciasassi, come Outshined. Altri sono più leggeri, ma appena appena. Il gruppo, nel complesso, arriva a padroneggiare cambi di ritmo mica da ridere: basta ascoltare Rusty Cage (poi ripresa da Johnny Cash - nientemeno - in chiave Folk, in uno dei suoi American). Oppure la "blasfema" (e talvolta censurata) Jesus Christ Pose, velocissima (per quanto riguarda la ritmica: ascoltare la batteria di Cameron) e cantata magnificamente da un Cornell quasi maturo: provate a canticchiare anche solo sottovoce l'attacco o il ritornello e capirete immediatamente la difficoltà del pezzo. Cornell ci arriva, bravo.

Altri pezzi? Quelli più particolari sono Mind Riot (traccia No 9) e Drawing Flies (10), un blues potenziato, ingigantito, sveltito. E poi, Somewhere (6), in cui il cantante sembra lasciare qulache pezzo di corda vocale.

L'album consacra- per così dire- i Soundgarden, che vengono proiettati in alto nelle classifiche e sono scelti personalmente da Axl Rose (già estimatore di Ultramega OK) per aprire i concerti dei Guns.
Nel frattempo muore Andrew Wood, cantante dei Mother Love Bone e amico fraterno/coinquilino di Cornell. Il quale, in una notte, scrive due testi molto belli/compone due pezzi bellissimi. Altri amici di Wood si offrono di suonare le due canzoni, che presto diventano dieci: nasce uno dei migliori supergruppi di sempre, i Temple of the Dog. La formazione? Cornell (voce) e Cameron (betteria) dai Soundgarden, più Jeff Ament, Stone Gossard e Mike McReady, che stavano formando (è il 1990) i Pearl Jam. L'altra voce è appunto quella di Vedder, fino a poco prima benzinaio in California: e non è cosa di tutti i giorni avere Cornell come backing vocal in un pezzo come Hunger Strike.


La voce di Cornell sta raggiungendo i suoi livelli migliori (cfr. Say Hello 2 Heaven e Reach Down, i pezzi "originali", ma anche Call me a dog e Four-walled world, ma anche..), sembra in grado di spaziare tra le ottave con una facilità disarmante; le chitarre funzionano a meraviglia, e si uniscono molto bene al basso e alla batteria di Cameron (che non a caso diventerà, dopo lo scioglimento dei Soundgarden). Vedder fa "da secondo" tranne che nella citata Hunger Strike: tono più caldo e più basso, non arriva agli acuti di Cornell e per questo i due (molto amici) si completano molto bene. A meraviglia, si direbbe. A proposito di Cornell: il suo modo di cantare oscilla tra un acuto pulito e la tradizione degli "urlatori", con ottimi risultati (anche se quel pirla di Scaruffi non la pensa allo stesso modo). Album stupendo. Uno dei migliori del genere.
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Back to Soundgarden: con il 1994 arriva l'album più famoso e venduto della band, Superunknown.
Un concentrato di stili e ispirazioni, dall'hard rock (anche quello dei Soundgarden stessi: ormai possono auto-citarsi) alla psichedelia, dal blues fino agli echi orientaleggianti di Half e Fresh Tendrils. Nonostante questo è un album equilibrato, in cui tutti i componenti hanno raggiunto il loro livello massimo e si intendono alla perfezione. Ci troviamo delle ballad (anche apocalittiche, v. 4th of July), dei pezzi dal testo vagamente depressivo (ma diciamo intimista, Like suicide e Fell on black days), dei blues ossessivi come Mailman o velocissimi/distorti come la title track e Kickstand, dei pezzi che riescono ad essere orecchiabili pur nascendo da un humus così duro: esempio classico Black Hole Sun, portata in alto dalla heavy rotation di mtv e delle radio di mezzo mondo ma comunque validissima ad ogni livello; il riff psichedelico di Thayil rientra in qualsiasi classifica sui migliori assoli rock di tutti i tempi (per quanto valgano le calssifiche). C'è anche spazio per le sperimentazioni: Half, già citata, oppure Spoonman.




E poi c'è la traccia finale, così anni '90, quella She likes surprises che a seconda dei Paesi viene inclusa o meno nell'album. Commerciale? Forse, di sicuro il più commerciale dei Soundgarden. Ma chissenefrega, è un album bellissimo.
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Nel 1996 l'ultimo album (Down on the upside), con dei pezzi anche orecchiabili e interessanti (soprattutto il terzo singolo, Blow up the outside world) ma senza quella verve e quella coerenza palpabile nei precedenti. E difatti la band si scioglie tra il 1996 e il 1997, per mancanza di stimoli, dissidi interni, routine, stanchezza. Esce ancora un album, una raccolta dei migliori singoli, ma questo A-sides è un'operazione decisamente commerciale, e si capisce subito.
I membri della band si disperdono. Cornell registra un album solista (Euphoria Morning, 1999), bello e intenso, influenzato dalla morte di un altro suo amico, il grandissimo Jeff Buckley annegato nel Mississippi. Cura Sketches for my Sweetheart the drunk (album postumo di Buckley), con esiti indecifrabili: alcuni pezzi sono stupendi, altri decisamente meno, altri ancora aprono al pop, altri sono quasi abbozzati. Ma stiamo andando decisamente OT. Nel 2001 entra in una superband, gli Audioslave, e cioè tutti i Rage against the machine meno De La Rocha più Cornell. Si potrebbe dire che è un semplice cambio di cantante, ma in realtà con l'arrivo di Cornell lo stile della band si discosta parecchio dai Rage. Fanno anche cose buone, ma si intuisce che il gruppo è abbastanza costruito e manca una vera e propria anima. Tre album in sei anni, è tutto qui.
Thayil e Sheperd si disperdono.
Matt cameron, dopo una tournée live con i pearl Jam, entra stabilmente nella formazione e fa ottime cose. Quindi la domanda è: perché lasciare i Pearl Jam (!!) per rifondare un gruppo discioltosi 15 anni prima, con un bassista che lancia il suo strumento e lascia il palco e più in generale scene di insofferenza? (Bella domanda!- Grazie-)
Già, perché i Soundgarden si riuniscono nel 2011 e pubblicano un album decisamente interessante (King Animal). Sono invecchiati, o forse maturati, ma non sembrano gente che non suonava insieme da anni e anni. Non è più grunge (qualunque cosa voglia dire), ma un bell'album rock, forse il migliore dell'anno. Come dire, i vecchi dinosauri che tornano e spaccano un po' di cuŧi. Magari con più saggezza, anche prendendosi meno sul serio (vedere il video- divertentissimo- di By crooked steps, per la regia di quel mezzo genio di Dave Grohl) .. ( ).
Sembrano affiatati, Cornell raggiunge nuovamente ottave che non toccava da qualche anno. Magari in un modo più sporco, ma...
...ma rimane il fatto che chi li ha visti sul palco cantare i vecchi pezzi di Badmotorfinger(!) non credeva che fossero dei cinquantenni.
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Come dicevo, però, i tempi del cd. grunge sono lontani (di una ventina d'anni o poco meno) e i '90 si sono chiusi (per i nostri) con Down on the upside, quindi per oggi mi fermo qui.


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matteo.conz
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Aggiungo un pezzo sul gruppo che ho più amato di quella scena: gli Alice in chains dell'immenso Layne Staley, una delle voci più belle del rock intero.
Gli Alice In Chains sono stati, nel ben e nel male, uno dei gruppi più influenti degli anni 90. Hanno creato un sound particolarissimo fatto di chitarre metalliche e melodie vocali alienanti, destinato a essere ripreso da una folta schiera di gruppi e gruppetti degli anni seguenti; ai quali, tutti, mancheranno però alcune doti fondamentali: la sincerità nel mettere in musica malesseri reali e profondi, un gusto compositivo sopraffino come quello di Jerry Cantrell e, soprattutto, una voce unica e indimenticabile come quella di Layne Staley. C'è chi sostiene che gli Alice In Chains siano stati un gruppo abile a cavalcare l'onda della moda grunge, ma chi li ha seguiti e conosciuti sa che non c'è molto di vero in questo, e che il talento della band è stato davvero autentico ed enorme.
Il gruppo si forma a Seattle nel 1987, dalla fusione di due band street-glam metal: gli Alice 'N Chains (sic!) e i Diamond Lie, i primi guidati dal cantante Layne Staley, i secondi dal chitarrista Jerry Cantrell. Quando Staley si unisce al combo di Cantrell, insieme al bassista Mike Starr e al batterista Sean Kinney, la nuova band inizia a sterzare lentamente, evolvendo il proprio suono dal tipico rock di quegli anni verso qualcosa di differente, restando comunque ai margini della "nuova onda" di gruppi che stanno rendendo la scena di Seattle quel marasma di creatività che la porterà all'esplosione su scala mondiale di lì a qualche anno.
Se in quel periodo i Nirvana si muovono su coordinate vicine al punk più metallico, se i Soundgarden viaggiano tra i Black Sabbath e i Led Zeppelin, se i Mudhoney provengono direttamente dall'hardcore, gli Alice In Chains iniziano a creare una forma più legata a certi canoni del metal mainstream, esasperandone i lati più claustrofobici, spesso rallentando il beat, e inasprendola con toni cupissimi, che si rifanno a una certa tradizione dark. Il gruppo modella via via il proprio suono attorno alle doti vocali di mr. Staley, ugola dal timbro più unico che raro e in grado di stupire pur senza avere una estensione fuori dal comune né una tecnica particolarmente curata.
Dopo la registrazione (con tale Rick Parashar) di una lunga serie di demotape dei brani che ne costituiranno l'ossatura, l'esordio discografico avviene nel 1990 con l'album Facelift (già su major, Columbia, a dimostrare l'attenzione con cui l'industria discografica teneva d'occhio la scena del nuovo rock indipendente di Seattle, che sarebbe esplosa l'anno dopo con "Nevermind").

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Jerry Cantrell,il chitarrista, con una groupie.

Intanto il tempo passa, i Nirvana diventano i Nirvana, Seattle è il nuovo fulcro della musica mondiale. E' tempo di raccogliere davvero i frutti di quanto seminato, e gli Alice danno alla luce il loro capolavoro, invero di una cupezza e angoscia tali che solo l'hype di quegli anni ha potuto renderlo un successo da milioni di copie vendute. Si fa appena in tempo a premere play che, senza dare lo spazio di un respiro, un muro di chitarre e un urlo angosciato si abbattono sui timpani; Dirt (1992) si apre così, afferrando l'ascoltatore per la gola e scaraventandolo in un abisso di decadente, morbosa metallicità, di inaudita violenza psicologica e sonora, si apre con un inno sofferente e sconvolto che si chiama "Them Bones", 2 minuti e 30 secondi di lucida disperazione. Chitarre enormi e roventi come raramente si sono sentite e si sentiranno (complice la perfetta produzione di Toby Wright, perfettamente equilibrata tra pulizia sonora e potenza), tempo dispari in 7/8, e soprattutto una voce che è sempre più l'urlo di una generazione disperata, il canto di un uomo abbandonato in balia dei suoi fantasmi divenuti realtà: "I believe them bones are me" attacca Staley con il suo canto nasale e luciferino, di nuovo (come in molte altre canzoni del disco) combinato con quello, molto più tradizionale, di Cantrell, a dare vita a intrecci vocali che potebbero essere stati concepiti da dei Beatles depressi ed eroinomani.

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La tristissima copertina del disco omonimo,rinominato dai fans "Tripod".

Dirt non dà tregua. Appena chiusa, in modo improvviso, quasi a ripiegarsi su sè stessa, la prima traccia, esplode subito il rock quadrato e violento di "Dam That River", brano perfetto per la dimensione live ma che anche sul disco ottiene un effetto devastante grazie alla superba interpretazione vocale. E subito dopo è la volta di "Rain When I Die", trip psycho-stoner di oltre 6 minuti in tempo di 6/4, ancora una volta con uno Staley al vertice della sua espressività e potenza vocale. La quarta traccia, "Sickman", toglie definitivamente ogni dubbio; a una strofa percussiva, veloce, violenta, con un canto sguaiato e urlato, contrappone un ritornello al limite della morbosità concepibile, figliastro illegittimo di quella "Love, Hate, Love" di cui sopra: rallentato all'inverosimile, basato su un arpeggio dissonante e distorto e cullato da una voce che intona una nenia buia ("I can see the end is getting near/... ah, what's the difference, I'll die in this sick world of mine"). Non c'è speranza di redenzione, quello che seguirà è solo lo sviluppo di quanto già contenuto in nuce in queste tracce iniziali.
"Rooster", brano dedicato da Cantrell al padre e alla sua esperienza in Vietnam, è un'insperata e improvvisa oasi di pace, almeno per i primi minuti. Il dolce arpeggio chitarristico quasi non fa accorgere dell'efferatezza del testo ("ain't found a way to kill me yet... seems every path leeds me to nowhere"), fino all'esplosione sonora del ritornello dove il canto di Staley impressiona nuovamente per potenza e passionalità. Di qui in poi è una vera e propria discesa nel baratro: i cinque brani successivi tracciano l'ideale percorso verso il punto di non ritorno che una mente e un corpo possono percorrere se sconvolti dalla droga, demone di Staley che in essa trova rifugio dal mondo e contemporaneamente nuovo e sempre più irreversibile dolore. "Junkhead" ("testa di tossico") descrive la fase iniziale della caduta, si giostra su un riff sbilenco e pesante, inframmezzato da un ritornello tra i più melodici e potenti del disco, e Layne intona la propria ode all'abuso di velvettiana memoria ("if you let yourself go and opened your mind I bet you'd be using like me, and it ain't so bad"). Segue "Dirt", la title track, che si basa su un lentissimo riff dal gusto arabeggiante: l'euforia è stata un attimo di respiro, è già scomparsa, subentra l'angoscia ("I want you to kill me and dig me under, I wanna live no more"). Infine "Angry Chair", capolavoro della paranoia in musica, una strofa che fa dell'apatia la sua arma per sconvolgere quel che resta della lucidità mentale dell'ascoltatore, abbattendolo con la sua melodia monocorde, un cantato ipnotico arricchito con delay ed effetti a renderlo ancora più impressionante, e un ritornello falsamente consolante che in realtà canta la resa finale all'ineluttabile rovina.

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Laney durante il famosissimo concerto acustico MTV unplugged.

Resta lo spazio per un'altra oasi di melodia, per certi versi il vertice assoluto del disco, un canto di morte e abbandono che, pur non essendo direttamente legato al "concept" appena chiuso, ne è l'ideale ultimo atto. E' "Down In A Hole", ballata apocalittica dove l'intreccio tra le due voci di Cantrell e Staley raggiunge l'apice del pathos: "Bury me softly in this womb" è la preghiera iniziale, "I've eaten the sun and my tongue has been burnt of the taste" è l'ammissione di colpa di un uomo desolato davanti al proprio destino. Cinque minuti di melodie dolcissime e muri di chitarre: un capolavoro.
A questo punto, i problemi con la tossicodipendenza del vocalist divengono davvero gravi, e il gruppo subisce una prima, pesante battuta d'arresto. Voci insistenti li danno per spacciati, sebbene sia proprio lo stesso Staley a rifarsi vivo per primo col side project Mad Season. Seguono due dischi e dei live (tra tutti MTV unplugged,molto comunicativo ed emozionante) che però documentano la caduta nel baratro di Staley.
Dopo sei anni di voci sul suo stato di salute, Layne Staley viene trovato morto per overdose nella sua casa di Seattle il 19 aprile 2002. Vegetava da mesi in completa solitudine. Il suo corpo viene scoperto a circa venti giorni dal decesso. Un'uscita di scena triste e misera, lontana dalla platealità dell'ultimo disperato gesto dell'altra (e più conosciuta) icona di Seattle, conclusione amaramente già scritta di una vita disperata e (troppo) sincera.
Della reunion del 2009 non aggiungo altro in quanto è trascurabile.

ASCOLTI:
MTV unplugged,concerto acustico dominato dalla voce unica di Laney:
Down in a hole con testo e traduzione:
Again+we die young live al letterman show '96:
Rooster live acustico:


ps: aspettiamo da admin un pezzo sui radiohead con annessa analisi di quanto sono scarsi dal vivo! :D
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Complimenti ragassuoli, un topic davvero interessante


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Nonostante tra i gruppi grunge io abbia preferito i Nirvana, devo ammettere che l'unplugged degli Alice in Chains ha una carica viscerale e profonda che me li ha sempre fatti mettere tra i gruppi preferiti. Quando ancora si compravano i cd :D , l'umplugged e Dirt, non me li feci sfuggire.
L'unica nota stonata, è che il malessere cantato da Layne era talmente vero ed intenso, che non sempre è stato facile per me, ascoltarli. In certi periodi dove cercavo di allontanarmi un po' da alcuni momenti down-malessere-adolescenziali, non potevo proprio sentirli! :P


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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matteo.conz ha scritto:Aggiungo un pezzo - tratto da OndaRock - sul gruppo che ho più amato di quella scena: gli Alice in chains
:carta:

ps: aspettiamo da admin un pezzo sui radiohead con annessa analisi di quanto sono scarsi dal vivo! :D
:bll:
Attendo il mio turno, poi eventualmente mi lancerò in un approfondimento su qualche aspetto dei RH. Magari proprio i loro live :D


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Mi piace che anche voi stiate aggiungendo i vostri contributi (se poi sono originali o perlomeno citati, è meglio :D ). Continuiamo così: quando avrò di nuovo tempo per scrivere, aggiungerò qualcosa sul grunge io, quel poco che resta da dire, dopodichè annuncerò la prossima sezione e per la stessa, ognuno aggiunga il suo, poi io farò la "chiosa" finale.
Mi ero preparato un ordine di argomenti, ora non ce l'ho sottomano ma poi ve lo sottopongo. In modo tale che, se qualcosa dovesse sfuggire (o non fosse chiaro a che sezione appartenga), ognuno possa aprire una parentesi a riguardo. Per esempio per i Radiohead avevo preparato una sezione "Spleen", dedicata a quei gruppi che meglio avevano incorporato nella loro musica il sentimento dei '90, senza riferirsi a un genere in particolare.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Haha..meno male. :) Credevo che avessi un piano monografico di tipo quinquennale, e di avertelo guastato con la robetta sui SG. Se interessa, credo che butterò giù qualcosa sulla rivalità nirvana-pearl jam, su mudhoney, screming trees e l'evoluzione fino ai giorni nostri (Lanegan) e sui cd. supergruppi (già parlato dei Temple of the Dog, direi dai Mad Season in avanti)..


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Admin ha scritto:
matteo.conz ha scritto:Aggiungo un pezzo - tratto da OndaRock - sul gruppo che ho più amato di quella scena: gli Alice in chains
:carta:

ps: aspettiamo da admin un pezzo sui radiohead con annessa analisi di quanto sono scarsi dal vivo! :D
:bll:
Attendo il mio turno, poi eventualmente mi lancerò in un approfondimento su qualche aspetto dei RH. Magari proprio i loro live :D
Vabbe mica volevo farlo passare per mio,era chiaro non l'avessi scritto io,l'ho solo tagliato e aggiunto foto-video...però se ho tempo e voglia posso scriverne uno sui rage against the machine.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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desmoblu ha scritto:Haha..meno male. :) Credevo che avessi un piano monografico di tipo quinquennale, e di avertelo guastato con la robetta sui SG. Se interessa, credo che butterò giù qualcosa sulla rivalità nirvana-pearl jam, su mudhoney, screming trees e l'evoluzione fino ai giorni nostri (Lanegan) e sui cd. supergruppi (già parlato dei Temple of the Dog, direi dai Mad Season in avanti)..
vai pure, vedo che sei ferrato. :)

l'ordine sarebbe:
1) post-rock
2) grunge
3) brit-pop
4) trip-hop & shoegaze
5) Spleen
6) Electro, Dance, Drum'n'bass
7) Dream Pop e Slowcore
8) Cantautori
9) Stoner/Post-Hardcore
10) Lo-fi
11) Rap e Hip-hop
12) Scena di Los angeles (Rage against the Machine, Jane's addiction, RHCP, Cypress Hill, tardi Metallica, primi Tool...)
13) Italiana


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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(OT: probabile che sull'italiana ci scorneremo per ragioni di erre blesa :D )


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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desmoblu ha scritto:(OT: probabile che sull'italiana ci scorneremo per ragioni di erre blesa :D )
Ho fatto bene a lasciarla alla fine :D


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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dei pearl jam vorrei scrivere qualcosa pure io, quando mai ne trovero' il tempo...
visto lo spettro fin troppo ampio indicato da sub, a questo punto aggiungiamoci purela free-party culture di cui si è dibattuto recentemente nella stanza musica, da qui in poi:
viewtopic.php?f=3&t=127&start=150#p164395

tornando ai 90s e ai PJ, ben sapendo che mai avro' il tempo di mettermi a scrivere (anche) qui con calma, riporto la recensione a caldo che scrissi dopo ver visto il film "Pearl Jam 20" l'anno scorso (consigliatissimo). sta qui sul mio blog ma la copio/incollo anche:

Non sono passati 20 anni, ma quasi. La musica in televisione di spazio non ne aveva granché nemmeno allora, ma forse qualche minuto in più sgomitando riusciva a conquistarselo. Insomma, non erano ancora tempi di fattori X e Lady Gagas. C’era un programma che si chiamava “Notte Rock”, andava in onda in orari da segaioli su uno dei primi due canali Rai, quale non ricordo. Una trasmissione che finì malissimo come tutte le altre, con un’edizione condotta addirittura da don Mazzi in diretta dalla sua comunità, che parlava di come la MMusica possa aiutare i GGiovani e tenerli lontani dalla DDroga.
“Notte Rock” mandava un sacco di musica di merda, ma era quello che passava il convento, e così era diventata un’abitudine mettere regolarmente il timer e vedere il programma il giorno successivo… e un giorno passarono un video bellissimo. Era un video in bianco e nero e non mostrava altro che una band che suonava (o fingeva di suonare) un pezzo fighissimo, che partiva lento e poi saliva con un ritornello trascinante, con impennate liriche, con un tessuto di chitarre ’70s che reggevano una voce impetuosa. Erano i Pearl Jam; il pezzo era “Alive”, ovviamente. E ricordo ancora oggi che nella mia ingenua mente di pre-adolescente quel pezzo mi dava una carica micidiale, ma soprattutto mi diceva delle cose importanti: mi diceva che il mondo del rock’n'roll stava cambiando, che c’era qualcosa di nuovo che covava la’ sotto… e quel qualcosa di nuovo era un calcio in faccia all’hard rock che avevamo conosciuto fino ad allora, in quei pochi anni dell’età dello sviluppo, in quella parentesi piccola -ma grande rispetto alla storia del rock- che si era sviluppata dall’ondata del punk. Era una novità che ci interrogava tutti, lì stava il bello: ci diceva che una nuova rivoluzione nel rock, non stilistica ma intimamente di vita (di attitudine, diremmo oggi), stava nascendo, e toccava a noi. Toccava, per la prima volta, le generazioni che si affacciavano vergini agli anni ’90, decise a riprendersi il proprio mondo a morsi.
Quella fu una rivoluzione sociale, non artistica, fu un rigurgito di ribellione che durò il tempo della fiammata del sound of Seattle, ma che contribuì a seminare una coscienza ribelle che sarebbe esplosa alla fine di quel decennio, quella stessa coscienza destinata a muovere i fuochi della stessa città della west coast (guarda il caso) e poi incamminarsi sulle strade di Genova.

Il 20 settembre (data dalla numerologia simbolica e nulla più) i Pearl Jam hanno festeggiato il loro ventesimo compleanno. Mano nella mano con i fan di tutto il mondo, quelli che non hanno potuto esserci al loro festival “Destination Weekend”, ma che quello spirito di rivolta lo hanno vissuto nel loro intimo. Nello spazio di due decenni questi cinque ragazzi capelloni dal look improbabile sono diventati probabilmente la più grande rock band al mondo, hanno fatto altri dischi bellissimi e a seguire parecchi dischi opinabili (fino ad un singolo diffuso nel giorno del compleanno, francamente orribile) e hanno navigato tra le battaglie e le tragedie che la vita gli (e ci) ha messo sulla strada. Il documentario PJ20 ce li racconta tutti, tramite la voce di Cameron Crowe, il regista-testimone della Seattle degli anni d’oro: dalla “crociata per i giovani” contro il monopolio di Ticketmaster alla tragedia di Roskilde, dagli scazzi interni all’aggressività dello show-business alla ricerca del portavoce di una “generazione X”. Quella stessa aggressività cui i PJ riuscirono a sottrarsi con fermezza (“soaks the pages, fills their sponges: it’s my blood” cantavano in mezzo all’orgia dei media già nel ’93) a differenza di Cobain, la vittima sacrificale che andava esibita per etichettare quella rivolta come autodistruzione.
E il trait d’union di tutto questo racconto è il costante amore con chi sta giù dal palco, chi 20 anni fa tendeva le braccia a cogliere il corpo di Eddie Vedder in caduta libera da 15 metri d’altezza: sono loro i veri protagonisti del film e della storia della band. Una storia d’amore, che porta chi ai tempi sfidava i primi brufoli a raccontare una fetta di vita e di passione.

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Sarà una festa lunga quella di questa band anomala, la storia di un’epoca in cui un ragazzo di 20 anni cambiava città, a centinaia di km di distanza, per fare il cantante in un gruppo underground. La storia di quando ancora si poteva fare un primo disco, un gran bel disco, e trovarsi in vetta alle classifiche, alla faccia dei talent show. Così questo racconto oggi sembra una storia di lotte, in un mondo che ha chiuso sempre più le porte in faccia a tutti ma ha sempre trovato qualche pazzo deciso a scardinare le porte chiuse. Ce ne vorrebbero tante altre di band come i Pearl Jam, per la musica che hanno saputo produrre ma ancor più per come hanno saputo suonare le corde del ribelle che era dentro ognuno dei dieci, poi trecento, poi mille, poi duecentomila fan ad applaudirli.

Chi ha avuto la fortuna di vivere questa parababola (ancora lontana dal concludersi) ha trovato nella musica dei PJ una compagna dolce e presente. Paradossalmente si presentarono al mondo cantando “I’m still alive”, e ora dopo 20 anni hanno ancora tanti motivi per ribadirlo. Esordirono con un tour infiammabile, come si confà a quell’età e a quell’epoca. La prima volta che suonarono a Milano, al compianto City Square, era una bolgia di spinte e sudore; quel concerto si concluse con un pezzo allora inedito (sarebbe entrato nel secondo disco) il cui ritornello era urlo in faccia al mondo e invitava a rompere le catene: “drop the leash, drop the leash, get out of my fuckin’ face”, e raccontava il mondo come l’avremmo voluto, come era necessario che fosse raccontato. Dopo 20 anni, si può provare a continuare il racconto.



(c'entra nulla coi 90's, ma ormai son qui... ieri sera concerto davvero incredibile dei Master Musicians of Bukkake, putroppo stasera hanno l'ultima data italiana, a roma, ma al prossimo giro non perdeteveli... appena e' pronto vi link il video)


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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in caduta libera da 15 metri d'altezza
eeeeehh??


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Subsonico ha scritto:
in caduta libera da 15 metri d'altezza
eeeeehh??
ormai sei abbastanza grande per capire che le cose scritte sull'internet sono tutte balle... compresa questa. la fonte è ilnostrograndestagediving.com :)

comunque alcuni sono impressionanti:


certo, niente a che vedere con i pazzi più completi...


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Infatti, sentendo il filmato di Crowe, vedder parla di 15 piedi, e non 15 metri. Che è comunque una roba spaventosa, io lo farei a stento in una piscina :D


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Fred durst l'ho sempre schifato ma con quel tuffo ha guadagnato punti!
E il pazzo che lo fa di schiena? l'ultimo non saranno 15metri ma quasi ci siamo...azz poteva rimanere offeso...


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matteo.conz ha scritto:Fred durst l'ho sempre schifato ma con quel tuffo ha guadagnato punti!
E il pazzo che lo fa di schiena? l'ultimo non saranno 15metri ma quasi ci siamo...azz poteva rimanere offeso...
se la misura di 68 piedi è vera, sono 24 metri!


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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cauz. ha scritto:certo, niente a che vedere con i pazzi più completi...
Lesa maestà, linkare un video contenente il tuffo di Iggy Pop in cui nessuno tra il pubblico lo prende...

VERGOGNA!!!


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Admin ha scritto:
cauz. ha scritto:certo, niente a che vedere con i pazzi più completi...
Lesa maestà, linkare un video contenente il tuffo di Iggy Pop in cui nessuno tra il pubblico lo prende...

VERGOGNA!!!
no no, io ho linkato con il tempo direttamente all'ultimo tuffo. se poi voi feticisti andate indietro a vedere tutto il video, be'... :old:
(comunque a iggy dal vivo gli ho visto fare ben di peggio)


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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PUNTATA 2 - GRUNGE.

Sarò breve, visto che tante cose le avete dette voi. Sulla definizione di Grunge, termine nato più per definire una provenienza che un vero genere musicale Difficile trovare punti in comune, se non una certa ispirazione dall'hard rock qua e dall'heavy metal là, ma non si può certo mettere insieme i nichilisti Nirvana coi reazionari Pearl Jam . Avete detto tanto sui Soundgarden, sugli Alice in Chains e sulla tragica storia di Staley, una delle più angoscianti della storia del rock. Sui Pearl Jam e sul loro spirito ribelle che si fa un po' erede anche dei '70 e di Neil Young (di cui spesso portano live la cover di Keep on Rockin') si è detto anche tanto, io aggiungerei che a differenza di altri gruppi della storia del grunge hanno avuto una parabola positiva nella vita dei loro componenti (si pensi a Jack Irons, uscito dal disastro dei Red Hot Chili Peppers culminato nella morte di Slovak e tornato alla vita con loro) e anche un certo distacco dagli altri gruppi, culminato con le accuse di commercialità di Cobain.
Sarebbe a questo punto giusto spendere due parole sui due mostri sacri rimasti, ovvero i sempiterni Nirvana e gli Smashing Pumpkins.

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Davanti a fenomeni planetari come quello dei NIRVANA, rimasti nella memoria collettiva come poche altre cose ci sono riuscite degli anni '90 (lo storico logo viene tutt'ora indossato dagli adolescenti di tutto il mondo), viene da chiedersi: cosa a portato a questo successo? Cosa ha fatto sì che Kurt Cobain sia un personaggio perfettamente identificabile dall'uomo della strada, come quel Gesù fragile dai capelli biondi che tanto faceva bagnare le ragazze? È stato forse il suo morire col botto a 27 anni? Non credo che Amy Winehouse verrò ricordata allo stesso modo. Piuttosto, nessuno era riuscito a mettere la misantropia in musica in maniera così cruda e diretta, fino ad allora, venendo adorato per questo. È forse questo il segreto dei Nirvana. O forse è solo puntualità. Si potrà obiettare che anche i Sex Pistols non denotassero tutto questo amore verso il prossimo, ma lì si trattava più di una violenza masturbatoria, del tipo "fanculo tutti!", che di un semplice disgusto verso l'umanità e la vita terrena.
i Nirvana sono questo. E lo mettono in musica in diversi modi. Prima con "Bleach" (1989), che accostava loro più ai gruppi della scena Post-Hardcore tipo Jesus Lizard che ad un atmosfera Alternative-Rock, poi l'inatteso botto di "Nevermind" (1991). Ascoltato oggi, Nevermind è un album da studio che più da studio non si può, plastico, pulito nelle registrazioni, senza la minima sbavatura, con tutto che si trattava dei Nirvana. Così diverso da quel "Bleach" praticamente inascoltabile dall'uomo della strada. Si potrebbe chiamare adesso Indie Rock, con struttura delle canzoni molto easy, decisamente commerciale. Non si può dire che Nevermind sia uno degli album più esaltanti, a livello musicale, della storia del Rock. Il segreto del successo sta in altro, in quei testi sconfortanti, alle volte senza senso ("Smells like teen spirit"), ma soprattutto nella voce di Cobain. Terribile, come Staley, trasmette tutta la sua disperazione. Più che avere una grande voce, è la disperazione che fa parlare sè stessa, rendendo la voce grande.
Il successo planetario peggiora il rapporto con l'umanità di Cobain, ed "In Utero" ne è il risultato. L'ultima testimonianza che lasciano i Nirvana su questa terra è l'Unplugged Live in New York del 1993, probabilmente l'unplugged di MTV più famoso della storia (era un periodo in cui queste cose funzionavano eccome: anche i CSI ne produssero un album di notevole successo, in una situazione in cui Ferretti non se la passava per niente bene neanche lui). Spogliata dalla violenza delle chitarre, la musica dei Nirvana restituisce solo la cupa disperazione e la misantropia di Cobain, che raggiunge l'apice in "All Apologies" (What else should I write/I dont have the right/What else should I say/Everybody is gay!), intramezzata da un fine sarcasmo che fa da maschera ai malesseri. L'ultimo pezzo rilasciato, "I know you're right", è un perfetto testamento per Cobain e lascia intendere vie musicali più elaborate per il gruppo che purtroppo non verranno mai percorse. Kurt Cobain, l'8 aprile 1994, decide che è meglio bruciarsi che svanire poco a poco.
Se Il bassista Novoselic non avrà gran fortuna in futuro, Il batterista Dave Grohl farà a sorpresa tanto parlare di sè, diventando un icona anche lui del mondo del rock, e positiva per giunta. Grohl imbraccia la chitarra e fonda il gruppo punk-rock Foo Fighters, che tutt'oggi gode di ottima salute ed è uno delle migliore bestie da live che si possa trovare in giro. Le pelli tornano a essere percosse in un importante progetto parallelo, quello coi Queens of The Stone Age coi quali ha fortemente collaborato per quell'altro mostro mangiadinosauri che è Songs for the Deaf.

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Gli SMASHING PUMPKINS non appartengono a Seattle (sono di Chicago) e arrivano al grande successo quando i Nirvana sono già morti, con l'orgiastico e multifaccia doppio "Mellon Collie and the Infinite Sadeness". Si tratta di un album che non è solo rock, figurarsi grunge, e alterna ballate dal sapore classico come "Tonight, Tonight" a manifesti generazionali come "Zero" and "Bullet with Butterfly Wings". Se i Nirvana erano il nichilismo, gli smashing Pumpkins sono l'atmosfera decadente, quell'atmosfera che avrà molti emuli tra i gruppi italiani (alle volte si paragona -secondo me con un'eccessiva approssimazione- "Hai paura del Buio?" degli Afterhours con questo album). Neanche la parabola degli Smashing Pumpkins sarà lunghissima, ma la figura transilvana di Billy Corgan si pianterà nelle menti.

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Infine, più di una citazione merita il Side-Project MAD SEASON, che fu piuttosto un'istantanea di cosa poteva fare quella generazione di musicisti, raccogliendo quelli che erano messi peggio in quel periodo: di Staley già sappiamo, McCready ed il bassista Saunders erano in clinica. Il risultato, Above ,non può che essere influenzato da questo, e la voce di Staley la fa da padrone, anche se la musica si fa molto variegata, portando dentro anche il gusto per il buon rock e l'atmosfera intimista che sarebbe approdata i "No Code" dei Pearl Jam. Un album che affonda e culla al tempo stesso, proiettando fuori dalla realtà. La terapia funzionò per McCready, non per Saunders e Staley: il bassista morì per primo, nel 1999. The river of deceit is down, the only direction we flow is down.


ASCOLTI CONSIGLIATI:

http://www.youtube.com/watch?v=xOd8L5ulk0o Pearl Jam - Wishlist
http://www.youtube.com/watch?v=aWmkuH1k7uA Nirvana - All Apologies (unplugged)
http://www.youtube.com/watch?v=aVfWx9282y0 Smashing Pumpkins - Rhinoceros
http://www.youtube.com/watch?v=Fm72DPJCX58 Mad Season - River of Deceit


PROSSIMA PUNTATA:

Nella prossima puntata ampio spazio al Brit-Pop, in tutte le sue forme novantesche. Certo, l'eterna lotta Oasis-Blur verrà riproposta, ma il brit-pop non è stato solo quello. A proposito, a chi assegniamo la palma del vincitore? Alla prossima puntata. :trofeo:


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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ehhhh la majellaa....soolo io ascoltavo la musica tamarra a 140 bpm....tuunz tuunzzzzzz :D :D :D :D
....eiffel 65, gabry ponte, gigi d'agostino, danijay, prezioso, brothers, corona, molella, dj ross, kronos, paps'n'skar, lady violet, billy more, la bouche, the soundlovers, alexia, galaa, vengaboys, daturaa, haddaway, robert miles, ice Mc, e tantee altree sigleee.... :D :D :D :D

QUESTA E' LA MUSICA DEGLI ANNI 90, DOVE LA MUSICA DANCE ITALIANA ERA QUELLA DEL MONDOO!!!!!!


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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danilodiluca87 ha scritto:ehhhh la majellaa....soolo io ascoltavo la musica tamarra a 140 bpm....tuunz tuunzzzzzz :D :D :D :D
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musica?!? :( :hammer:

ps: senza offesa,niente di personale ma quella è la peggior musica mai prodotta. Se ti piace il tunz tunz negli anni 90 c'erano una sfilza di produttori di altissimo livello come crystal distortion,desert storm,FKY,spiral tribe,funky beat,prodigy,orbital,babylon joke...
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Io mi prenoterei il trip-hop(tricky,massive attack,portishead,ecc) se a voi va bene. Però non lo affiancherei al shoegaze.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Subsonico ha scritto:ma non si può certo mettere insieme i nichilisti Nirvana coi reazionari Pearl Jam
Secondo me volevi dire "che reagiscono". I reazionari sono invece quelli che si oppongono al progressismo (detta così, grossolanamente).

che tanto faceva bagnare le ragazze?
Che frase tremenda. :D

probabilmente l'unplugged di MTV più famoso della storia (era un periodo in cui queste cose funzionavano eccome: anche i CSI ne produssero un album di notevole successo, in una situazione in cui Ferretti non se la passava per niente bene neanche lui).
Pensare alla roba di qualità che veniva prodotta dalle tv, in tema di musica, anche solo 20 anni fa... (e già era un periodo di magrissima per la musica in tv). Gli Unplugged di MTV (quando il canale iniziò le trasmissioni anche in Italia) li si aspettava con ansia e li si videoregistrava in diretta, e in epoca preYT rappresentavano poi dei tesori clamorosi del cui possesso ci si bullava per anni con gli amici (e le amiche soprattutto!!!)... devo averne ancora uno dei REM bellissimo, in VHS.
Ricordo un tg rock pomeridiano su Rai2 (sì, al pomeriggio su RAI2!!!) condotto da Benedetta Mazzini (figlia di)... si parlava tantissimo di grunge e quant'altro... pensare che l'ultima esibizione dei Nirvana fu... su RAI3, dalla DANDINI!!! Proprio un'altra era. C'erano anche programmi-concerto in seconda serata (uno molto bello su Italia1, ricordo un bel concerto in studio della Carmen Consolina; peccato imperversasse già all'epoca la conduttrice Paola-TroppoToga-Maugeri... :D). Senza dire di Red Ronnie che il suo sporco lavoro lo faceva ogni pomeriggio in Help! su VideoMusic.

la figura transilvana di Billy Corgan si pianterà nelle menti.
A me mi stava un po' antipatico, ma sposavo l'approccio simpsoniano alla faccenda: :D

Infine, più di una citazione merita il Side-Project MAD SEASON, che fu piuttosto un'istantanea di cosa poteva fare quella generazione di musicisti [...]
The river of deceit is down, the only direction we flow is down.
La cosa sorprendente - o comunque che colpisce - è scoprire come la gran parte di quei musicisti (ma in percentuale proprio bulgara) avesse subìto nell'infanzia il trauma del divorzio dei propri genitori. Ma poi magari non vuol dire niente, però il tratto comune c'è eccome.

Nella prossima puntata ampio spazio al Brit-Pop, in tutte le sue forme novantesche. Certo, l'eterna lotta Oasis-Blur verrà riproposta, ma il brit-pop non è stato solo quello. A proposito, a chi assegniamo la palma del vincitore?
Massimo rispetto per i mitici Oasis, ma il vero genietto della situazione è Damon Albarn, a mio modesto avviso.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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matteo.conz ha scritto:
danilodiluca87 ha scritto:ehhhh la majellaa....soolo io ascoltavo la musica tamarra a 140 bpm....tuunz tuunzzzzzz :D :D :D :D
....eiffel 65, gabry ponte, gigi d'agostino, danijay, prezioso, brothers, corona, molella, dj ross, kronos, paps'n'skar, lady violet, billy more, la bouche, the soundlovers, alexia, galaa, vengaboys, daturaa, haddaway, robert miles, ice Mc, e tantee altree sigleee.... :D :D :D :D

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musica?!? :( :hammer:

ps: senza offesa,niente di personale ma quella è la peggior musica mai prodotta.
Però, per dire...
Non ha tutti i torti Nicola quando dice che la musica dance italiana era quella del mondoo.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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ricordo il pionerismo di quel periodo, quando ancora internet non c'era (o comunque non ci si scambiava ancora musica nè si vedevano video)... ci si duplicava le cassette dei nirvana come dei senza benza, si facevano le compilation per le ragazze, ci si sentiva fichi ad andare ai concerti (che fra l'altro avevano ancora prezzi davvero popolari nei centri sociali), si faceva a gara a trovare qualche gruppo sconosciuto ma di valore (e non era difficilissimo visto appunto l'assenza della rete) magari ascoltato per caso durante le trasmissioni di videomusic o radiorock.
mtv italia ancora realizzava pochissimi programmi e quindi ne passava molti in inglese, ricordo in particolare headbangers ball (sul metal) e soprattutto alternative nation (sull'indie), che videoregistravo per poi andarmi a cercare i dischi che reputavo interessanti in un grande negozio specializzato nella musica non da classifica, dove con gli amici passavamo le ore.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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dietzen ha scritto:ricordo il pionerismo di quel periodo, quando ancora internet non c'era (o comunque non ci si scambiava ancora musica nè si vedevano video)... ci si duplicava le cassette dei nirvana come dei senza benza, si facevano le compilation per le ragazze, ci si sentiva fichi ad andare ai concerti (che fra l'altro avevano ancora prezzi davvero popolari nei centri sociali), si faceva a gara a trovare qualche gruppo sconosciuto ma di valore (e non era difficilissimo visto appunto l'assenza della rete) magari ascoltato per caso durante le trasmissioni di videomusic o radiorock.
I Senza Benza :D :D :D

Ma soprattutto circolavano un mare di notizie completamente destituite di fondamento, ma come facevi a verificarle o smentirle? Vere e proprie leggende metropolitane, o semplici informazioni distorte. Importanza fondamentale, poi, aveva quel che diceva "mio cuggino", avendolo letto su una rivista "che gli spediscono direttamente da Londra"... hahahaha che meraviglia :D


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Admin ha scritto:
Però, per dire...
Non ha tutti i torti Nicola quando dice che la musica dance italiana era quella del mondoo.
Beh che l'eurodance e sopratutto quella italiana avesse successo è vero ma....evito un banale pistolotto sulla qualità...


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Admin ha scritto:
dietzen ha scritto:ricordo il pionerismo di quel periodo, quando ancora internet non c'era (o comunque non ci si scambiava ancora musica nè si vedevano video)... ci si duplicava le cassette dei nirvana come dei senza benza, si facevano le compilation per le ragazze, ci si sentiva fichi ad andare ai concerti (che fra l'altro avevano ancora prezzi davvero popolari nei centri sociali), si faceva a gara a trovare qualche gruppo sconosciuto ma di valore (e non era difficilissimo visto appunto l'assenza della rete) magari ascoltato per caso durante le trasmissioni di videomusic o radiorock.
I Senza Benza :D :D :D

Ma soprattutto circolavano un mare di notizie completamente destituite di fondamento, ma come facevi a verificarle o smentirle? Vere e proprie leggende metropolitane, o semplici informazioni distorte. Importanza fondamentale, poi, aveva quel che diceva "mio cuggino", avendolo letto su una rivista "che gli spediscono direttamente da Londra"... hahahaha che meraviglia :D
"a parigi ho incontrato un argentino che mi ha fatto ascoltare un pezzo inedito dei nirvana" rimane il mio top fra quelle sentite all'epoca. :D


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Inizialmente avevo confuso i senza benza con questi che chiedevano la benza alla mamma....


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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matteo.conz ha scritto:Inizialmente avevo confuso i senza benza con questi che chiedevano la benza alla mamma....
notevolissimi anche loro, anche se per ragioni geografiche e anagrafiche resto più legato ai senza benza.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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matteo.conz ha scritto:
danilodiluca87 ha scritto:ehhhh la majellaa....soolo io ascoltavo la musica tamarra a 140 bpm....tuunz tuunzzzzzz :D :D :D :D
....eiffel 65, gabry ponte, gigi d'agostino, danijay, prezioso, brothers, corona, molella, dj ross, kronos, paps'n'skar, lady violet, billy more, la bouche, the soundlovers, alexia, galaa, vengaboys, daturaa, haddaway, robert miles, ice Mc, e tantee altree sigleee.... :D :D :D :D

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musica?!? :( :hammer:

ps: senza offesa,niente di personale ma quella è la peggior musica mai prodotta. Se ti piace il tunz tunz negli anni 90 c'erano una sfilza di produttori di altissimo livello come crystal distortion,desert storm,FKY,spiral tribe,funky beat,prodigy,orbital,babylon joke...
Io sono più d accordo con ddl
Sarà stata tamarra però era proprio bella
E almeno cantavano
Altro che quelli di adesso..
E con la dance vendevano ml di cd


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dietzen ha scritto:
matteo.conz ha scritto:Inizialmente avevo confuso i senza benza con questi che chiedevano la benza alla mamma....
notevolissimi anche loro, anche se per ragioni geografiche e anagrafiche resto più legato ai senza benza.

piu' che altro ci stavano 10 anni di differenza. i gaznevada credo che i 90s nemmeno li abbiano visti, se non in ristampe.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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ammetto senza vergogna di star scrivendo con la pelle d'oca.
scopro solo stasera che la rai ha messo on-line alcune delle vecchie puntate di Planet Rock, per quanto mi riguarda LA trasmissione radiofonica, quella che mi ha formato musicalmente plasmandomi dal nulla, e mi ha accompagnato per anni.

:ole:

ecco, se si vuole uno spaccato di quello che è stato il rock di quegli anni, nel bene e nel male. eccolo:
http://www.planetrock.rai.it/dl/portali ... ebe80.html


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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@ Cauz
Sì, non lo sapevi? Ho ritrovato puntate che avevo su cassetta, pensa tu... ;)


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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fantastico! Apri una puntata a caso sui Pitura Freska e senti "Gomito a Gomito con l'aborto" di Elio...


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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desmoblu ha scritto:@ Cauz
Sì, non lo sapevi? Ho ritrovato puntate che avevo su cassetta, pensa tu... ;)
no, l'ho scoperto ieri sera... e credo che tutto cio' mi abbia risolto l'estate.
anch'io ho un po' di puntate su cassetta, soprattutto i live, mi è venuta voglia di digitalizzare e mettere on-line pure quelle (nonostante la mia avversione al digitalizzare le cassette).


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Admin ha scritto:
Nella prossima puntata ampio spazio al Brit-Pop, in tutte le sue forme novantesche. Certo, l'eterna lotta Oasis-Blur verrà riproposta, ma il brit-pop non è stato solo quello. A proposito, a chi assegniamo la palma del vincitore?
Massimo rispetto per i mitici Oasis, ma il vero genietto della situazione è Damon Albarn, a mio modesto avviso.
Fondamentalmente, concordo con Marco/Admin sull’epocale sfida che ha caratterizzato il Brit-Pop...(attendo la “puntata” sul tema con grande piacere).
Tuttavia, dal mio personalissimo punto di vista [minoritario per definizione :) ], penso che il vero genio [incompreso] degli anni ’90 sia stato Pete Fijalkowski, voce degli ADORABLE...la miglior band del genere “shoegaze” di inizio decennio: solo due dischi prima dello split, ma memorabili dal punto di vista del connubio “poetico” tra qualità musicale e qualità dei testi, volutamente “semplici”, ma sempre profondi...
Trovate tutto su:
http://www.musicsaves.org/adorable/
E per un primo ascolto, vi consiglio:
[forse, il possibile inno dei tanti corridori che, nel tempo, ci hanno deluso :) ]






"Il tempo è un servo, se tu sei il suo padrone. Il tempo è il tuo dio, se tu sei il suo cane. Noi siamo i creatori del tempo, le vittime del tempo e gli assassini del tempo [...] Il tempo è senza tempo..."
(Willem Dafoe/Wim Wenders, 1993)
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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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PUNTATA 3 - BRIT POP

Il termine "pop", tra stati uniti e regno unito, assume contorni decisamente diversi, spesso stridenti tra loro, specie quando si parla di musica. Negli USA, pop e rock sono due mondi nettamente diversi e inconciliabili tra loro; da un parte ci sono i territori patinati di Michael Jackson, dall'altra i contorni ruvidi del grunge e dell'hard rock. Nel Regno Unito, le due cose hanno cominiciato a flirtare nettamente negli anni '80, con la nascita della New Wave e del Synthpop, fino a non arrivare a distinguersi più negli anni '90 con contorni netti. È su questi contorni che nasce il Brit-Pop, figlio della tradizione Pop Rock britannica degli eighties che vedeva in Duran Duran, Spandau Ballet e soprattutto negli SMITHS i massimi esponenti, fiancheggiata dal Madchester (quella sorta di indie-pop che si formò a fine '80 nei sobborghi di Manchester) che vide negli Stone Roses per gli '80 e negli Happy Mondays per i '90 i più interessanti esponenti di un movimento breve ma intenso.
Dicevamo, gli Smiths. La banda di Morrissey può essere presa come punto di riferimento per tutto ciò che verrà fuori dal brit-pop (se ci pensate, come gli Smiths i gruppi di questa tradizione erano facilmente identificabili con un cantante-istrione che si darà alla carriera solista) e lo stesso, icona di una generazione, continuerà a produrre materiale interessante da solista per tutti i '90. I primi risultati di questa influenza possono essere trovati ancora a fine '80 nella hit "There she goes" dei dimenticati LA'S, frutto anche del revival '60 che la generazione ottantina stava inevitabilmente vivendo (si va indietro di 20 anni alla volta. Non a caso, scrivo questo pezzo in questo decennio...)

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Per parlare però di vera esplosione del brit-pop, si deve giungere agli SUEDE, vero fenomeno musicale costruito ad arte dai media britannici (che riproposero con successo il giochetto più di vent'anni dopo con gli Arctic Monkeys, i quali però sono riusciti a non rimanere fagocitati e prolungare con successo la carriera). Un vero e proprio lancio programmato: i Suede finirono in copertina dei tabloid britannici un anno prima che uscisse il loro album omonimo di debutto, che tramite "So Young" e "Animal Nitrate" li trascinerà verso il successo discografico. Androgenia del cantante Brett Anderson e Glam Rock poppizzato: è questo ciò che vuole la gran bretagna nel 1993. Il fenomeno-Suede durerà poco, bruciato già al secondo album (neanche brutto) dalla pressione mediatica e dai nuovi fenomeni in arrivo. Di tutt'altra pasta furono invece i PULP, dal dandyssimo Jarvis Cooker, un gruppo attivo già negli anni '80 ma che nei '90 troverà la situazione giusta per fare il botto : un caso, raro, in cui è il tempo che vivi ad adattarsi alla tua musica e non il contrario. I Pulp diventarono noti con "His'n'hers", ma fecero il gran botto con Different Class, anno '95, che conterrà le due hit più note del gruppo: "Common People" è una feroce satira ai ricchi che vorrebbero vivere a contatto con la middle class, mentre "Disco 2000" racconta prospettive di vita futura coi modi del tempo odierno. I Pulp poi prenderanno vie più astratte ed orchestrali in "This is hardcore" e continueranno a produrre musica di pregevole fattura, ma lontana da ciò che si può definire brit-pop.

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Sempre nel 1994, uscirà il primo di una serie di grandi album sfornati dai BLUR di Damon Albarn, probabilmente la punta di diamante di tutto il movimento. Pop scanzonato e con poco criterio, libero da qualsiasi schema preconcetto, testi ironici e alle volte senza senso: è questo il segreto di successo dell'ensemble di Londra, che lancerà in quell'anno come hit di successo "Girls and Boys", per poi passare all'assurda Parklife, title-track incitativa con l'intervento dell'attore Phil Daniels che tutt'ora fiancheggia Albarn nei suoi lavori e sale volentieri sul palco a cantare per l'attuale reunion dei Blur in corso. a "Parklife" seguiranno "The Great Escape", "Blur" e "13", tutti e 3 album di notevole successo e carichi di singoloni ancora oggi canticchiati in tutto il mondo.
Ma a fianco dei Blur, un altro fenomeno musicale veniva fuori, assunto quasi come gli antagonisti del Brit-Pop. Erano gli OASIS, che col loro look retrò, l'atteggiamento altezzoso e le rivalità interne non fecero altro che dividere le folle, originando quella che fu chiamata "La battaglia del britpop". In effetti gli Oasis col Brit-Pop c'entravano poco e non amavano identificarsi nello stesso: loro erano più guitar-rock e a differenza degli altri gruppi non avevano un leader carismatico, ma i risultati discografici erano figli dell'amore/odio interno tra i fratelli Gallagher, chitarra e voce. I media britannici arrivarono al punto di lanciare una vera e propria sfida agonistica, con tanto di rosicate e accuse varie, quando i singoli "Country House" dei Blur e "Roll it" degli Oasis furono lanciati nello stesso giorno: un qualcosa che ha più a che fare di solito col mondo dello sport che della musica.

Come velocemente si accese, il fenomeno brit-pop declinò a fine '90 per poi spegnersi. Suede e Pulp non sopravvissero al 2000, i Blur ci provarono ma "Think Thank", che pure conteneva la incantevole "Out of time", fu un fiasco. Un pezzo profetico: il brit-pop era una moda e come tale era passata. Non a caso gli Oasis, che poco ebbero sempre a che spartire con quella famiglia, riuscirono a trascinarsi in avanti molto più a lungo (con l'aiuto del bassista Andy Bell, che aveva bruciato la scena shoegaze coi Ride...ma questa è un'altra storia e verrà raccontata), anche se essi stessi hanno forgiato i loro successi più noti sempre nei '90.

Chi ha vinto alla fine, la battaglia del britpop tra Blur e Oasis? I numeri pendono per i secondi, che forse per la longevità sono rimasti più fissi nelle menti degli ascoltatori moderni. Ma la genialità dei Blur e di Damon Albarn è incommensurabilmente superiore, se si pensa che lo stesso, morto il progetto Blur, nei 2000 costruirà da solo i Gorillaz, un successo mondiale ottenuto ricodificando il concetto stesso di band e facendo fruttare tutte le conoscenze musicali da lui ottenute. Il risultato finale è "White Flag": dal vivo, una sezione di archi nordafricana che accompagna rapper neri del bronx e Paul Simonon (clash) al basso. Damon Albarn che fa? Sventola una bandiera bianca: una volta messo insieme l'impossibile, la miglior maniera per suggellare il successo è non fare assolutamente nient'altro.


ASCOLTI CONSIGLIATI

http://www.youtube.com/watch?v=CZXLLMbJdZ4 LA'S - THERE SHE GOES
http://www.youtube.com/watch?v=6nAMFWDuDEI MORRISSEY - THE MORE YOU IGNORE ME, THE CLOSER I GET
http://www.youtube.com/watch?v=i7mEB2wnDLQ SUEDE - ANIMAL NITRATE
http://www.youtube.com/watch?v=yuTMWgOduFM PULP - COMMON PEOPLE
http://www.youtube.com/watch?v=tDaIyOiMjY0 BLUR - CHARMLESS MAN
http://www.youtube.com/watch?v=SRu6YRr1KtM OASIS - CHAMPAGNE SUPERNOVA

PROSSIMA PUNTATA.

Nella prossima puntata esploreremo la gran bretagna più cupa e nascosta, attraverso i rumori dello shoegaze prima e i suoni più ipnotici del trip hop dopo, che hanno regalato alla storia un gruppone come i Massive Attack.


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Re: Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmos

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Subsonico ha scritto: Sempre nel 1994, uscirà il primo di una serie di grandi album sfornati dai BLUR di Damon Albarn, probabilmente la punta di diamante di tutto il movimento. Pop scanzonato e con poco criterio, libero da qualsiasi schema preconcetto, testi ironici e alle volte senza senso: è questo il segreto di successo dell'ensemble di Londra, che lancerà in quell'anno come hit di successo "Girls and Boys", per poi passare all'assurda Parklife, title-track incitativa con l'intervento dell'attore Phil Daniels che tutt'ora fiancheggia Albarn nei suoi lavori e sale volentieri sul palco a cantare per l'attuale reunion dei Blur in corso. a "Parklife" seguiranno "The Great Escape", "Blur" e "13", tutti e 3 album di notevole successo e carichi di singoloni ancora oggi canticchiati in tutto il mondo.
bah, parklife trovo sia l'ultimo album decente dei blur, che comunque non ha nulla a che vedere con il loro vero capolavoro, di due anni precedente, "modern life is rubbish". :old:


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