Filosofia

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lemond
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Re: Filosofia

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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XXXIV

Nell'incontro successivo, Philip prese la parola per chiarire i concetti espressi su quanto aveva scritto e declamato la volta precedente e che terminava con *E se sei vecchio non ti allontanare mai troppo dalla nave, in modo da non mancare mai quando sarai chiamato*, ma Pam lo precedette: "Credo che le cose diventino più chiare se si pensa alla nave e al viaggio non come a qualcosa che rappresenta la morte, bensì a quella che potremmo definire una vita autentica. In altre parole dobbiamo concentrarci sul "miracolo" stesso dell'esistenza e non lasciarci distrarre dai diversivi vari che girano intorno a essa".
- Esattamente, rispose Philip, Heidegger lo chiamava il cadere o il lasciarsi assorbire dalla quotidianità, che ci fa diventare schiavi. Al contrario, se riesco a star sopra ai fatti spiccioli, dai successi e fallimenti insignificanti, da quello che possiedo, dalle preoccupazioni riguardo alla popolarità etc. sento di essere libero e posso così apprezzare il "miracolo" dell'essere.- ;)
"Per me non funziona, commentò Julius, però sono consapevole che questa è la seconda volta che mi offri qualcosa che non sono in grado di usare e capisco quanto sia frustrante per te e, per quanto riguarda la prima, devo dirvi che fra me e Philip c'è una vecchia storia che potrà raccontarvi lui se e quando sarà pronto".
Philip rovesciò la testa verso l'alto, chiuse gli occhi e, quasi fosse un brano imparato a memoria cominciò: " Venticinque anni fa consultai Julius per quella che oggi è definita *dipendenza sessuale*. Ero predatorio, ossessionato, era come se l'epicentro della mia vita fosse l'eiaculazione con una donna diversa, ero arrivato a stare con tre persone nella stessa giornata! Ma la terapia con lui, durata tre anni, non cambiò il mio stato mentale!
Non molto tempo dopo aver rinunciato alla cura, ereditai un discreta somma di denaro e ciò mi permise di abbandonare il lavoro di chimico e di dedicarmi a tempo pieno alla lettura della filosofia occidentale, perché pensavo che solo dai grandi uomini del passato poteva venire un aiuto alla mia dipendenza e in effetti trovai un filosofo che faceva al caso ed era A. Schopenhauer. Dopo aver letto e riletto la sua opera per diversi anni scoprii che avevo vinto la dipendenza sessuale e così mi venne in mente che, dato che la filosofia mi aveva guarito, avrei potuto essere in grado di usarla per curare gli altri".


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XXXV

E, infatti con me ci ha provato, si inserì Julius, facendomi assistere a una sua lezione dove si discuteva di un uomo morente (nel romanzo i Buddembrook) che otteneva grande conforto dalla lettura di un passo di Schopenhauer. Il patriarca moribondo aveva una sorta di illuminazione, durante la quale si dissolvevano i confini fra lui e gli altri ed era confortato dall'unità del tutto nella quale sarebbe tornato a confluire dopo la morte. Ma, per me, tutto ciò non è di aiuto, perché se la coscienza è estinta, non m'importa molto sapere che le molecole del corpo persistano nello spazio.
Julius, rispose Philip, non ti pare un po' troppo precipitoso accantonare così in fretta un concetto che ha offerto consolazione alla maggior parte dell'umanità per millenni? Vale a dire, l'eccessivo attaccamento al proprio io è ciò che ci dà più sofferenza e allora non ne consegue forse che potremmo alleviarla evitandolo, così come ci insegna il Buddha?
Esattamente, disse Pam, questo è quanto ho sperimentato nel mio soggiorno in India e ne avevo fin sopra i capelli di tutte quelle chiacchiere intorno all'abbandono e sono arrivata alla conclusione che nel complesso si tratti di una grande negazione della vita, così come il messaggio di Philip, a me sembra solo un "escamotage"; qual è il senso di essere concentrati sul possibile viaggio, da non poter godere dei luoghi, ma soprattutto della gente che si ha intorno? E tu Philip sei la perfetta incarnazione di colui che si ritira nella non esistenza, tu non ascolti nessuno e quando ti sento parlare non sembri un essere vivo che respira, ma un automa!


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XXXVI

Sarà anche così, rispose Philip, ma una delle formulazioni di Schopehauer che mi è stata veramente di aiuto è che, messo di fronte all'idea che la felicità relativa derivi da tre fonti: quello che uno è, quello che uno ha e quello che uno rappresenta agli occhi degli altri, lui insiste affinché ci si concentri soltanto sulla prima, perché sulle altre due non abbiamo nessun controllo e in particolare, la seconda *quello che abbiamo* ha il rovescio della medaglia, nel senso che spesso comincia con *l'avere noi*!
Interessante, disse Rebecca, vi voglio rivelare un mio segreto: "Da quando ho memoria, ho sempre fantasticato di produrre un profumo fatto della mia essenza e che faccia pensare chiunque lo inali alla mia bellezza". :x
Grazie della confessione, intervenne Julius, la quale fa capire il circolo vizioso nel quale tu sia inciampata: confondi la bellezza con l'essenza e quindi gli altri possono solo relazionarsi al tuo aspetto e non a te! Ma di questo forse parleremo più a fondo un'altra volta.
Tornando a casa Philip lottò per evitare di pensare all'incontro, ma ... Il vecchio Epitteto aveva catturato la loro attenzione e a Rebecca era piaciuto quel che lui aveva detto e il bel viso di lei indugiò un po' nella sua mente. Ma, soprattutto, si sentiva nervoso, perché aveva paura che il suo vecchio io aleggiasse su di lui come uno spettro, quasi ne avvertì la presenza, assetata di vita e allora cercò in tutti i modi di calmare la propria mente e scivolò in una passeggiata meditativa.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XXXVII

Arthur S. sarebbe stato un vero e proprio caso da psicoterapia, se questa branca della medicina non fosse nata dopo di lui. Compensava le paure con numerosi rituali, era ordinato fino alla pignoleria, esigeva di essere servito dallo stesso impiegato di banca o cameriere e non permetteva a nessuno di toccare la sua statua del Buddha. La pulsione sessuale era troppo forte e lui agognava di liberarsi da simile schiavitù e la paragonava alla luce del giorno che oscura le stelle. Invecchiando, accolse con gioia il declino della passione e la tranquillità che la accompagnava.
Essendo il lavoro la sua passione più profonda, il timore più forte era quello di perdere i mezzi finanziari che gli permettevano di condurre la vita dedicata allo studio e, nonostante tutto, benedisse sempre la memoria del padre che gli aveva lasciato quel denaro. La rivolta del ’48 in tutta Europa lo terrorizzò e divenne ultraconservatore in politica.
La rabbia era leggendaria, rivolta ai finanzieri che avevano in mano i suoi investimenti, agli editori che non riuscivano a vendere i libri, agli sciocchi che cercavano di coinvolgerlo in qualche conversazione “da salotto” e in generale verso tutti i bipedi che si ritenevano alla sua altezza, ma non lo erano! Le intemperanze maggiori le rivolgeva a due pensatori suoi contemporanei: “Per voi, dotti europei, un fanfarone come Fichte non si differenzia dal massimo pensatore di tutti i tempi, Kant; mentre scambiate per filosofo un infame rozzo ciarlatano come Hegel. Non è per voi di certo che scrivo!”
Più il suo lavoro era trascurato, più diventava petulante, ma non perse mai la fiducia in sé stesso e predisse che il suo genio avrebbe avuto alla fine una grande influenza sulle generazioni future e ... aveva ragione.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XXXVIII

Più passava il tempo e maggiore era l'aspettativa di Julius per l'incontro settimanale, perché sapeva che l'anno buono di vita stava passando troppo in fretta! Tutti i sentimenti si erano intensificati, ad es. la curiosità si era tramutata in avida attesa e anche per i suoi pazienti doveva essere uguale, perché vedeva che molti di loro avevano fatto più lavoro in quei mesi che nei tre anni precedenti; forse Philip, nonostante la misantropia, aveva fatto da volano.
E su lui e Pam rimaneva concentrata l'attenzione di Julius, anche se non era del tutto chiaro il perché, ma gli sembrava essenziale fare qualcosa per aggiustare la loro relazione e spesso gli tornava in mente una frase del Talmud "Redimere una persona è come salvare il mondo intiero". A proposito, Philip non aveva abbandonato il gruppo, nonostante fossero già passati i sei mesi ai quali si era impegnato per ottenere la supervisione e, anzi, si era fatto sempre più presente e ora aveva chiesto addirittura di fare una conferenza su Schopenhauer e su come, soprattutto, gli era stato d'aiuto.
Dopo aver ottenuto l'assenso, cominciò: - Non è possibile discutere di A.S. senza partire da Kant, il filosofo che rispettava più di ogni altro. Per Immanuel l'uomo non può percepire la realtà in modo veritiero, riesce soltanto a esperire la propria versione di quanto si trova là fuori. Ma Schopenhauer prese una strada differente, perché, secondo lui, Kant aveva trascurato i nostri corpi e sentimenti e indirizzò la ricerca verso quegli impulsi oscuri che si trovano nel profondo, che non sopportiamo di conoscere e quindi dobbiamo reprimere. Credo che senza A.S. non ci sarebbe potuto essere Freud ed è stato Arthur a normalizzare la mia sessualità, mi ha fatto vedere quanto il sesso fosse onnipresente, è stato lui che mi ha fatto comprendere che il sesso è la forza fondamentale che abbiamo in noi, la volontà di vivere e di riprodurci e non può essere messa a tacere, né tenuta a bada con ragionamenti e ... mi ha reso consapevole del fatto che siamo condannati a girare all'infinito sulla ruota della volontà. Non c'è via d'uscita se si pensa di poter placare i desideri con la loro sodisfazione; bisogna invece saltare completamente fuori dalla ruota. È quello che Schopenahuer ha fatto e che ho fatto anch'io! -


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XXXIX

In altre parole, continuò Philip, bisogna sottrarsi completamente al volere, anche se questa sofferenza sarebbe programmata dentro la nostra natura. Per riuscirci dobbiamo cercare di dimorare nel puro mondo delle idee platoniche; alcuni lo fanno con le arti, altri con la meditazione, Schopenhauer evitò il mondo del desiderio attraverso la comunione con le grandi menti della storia e suonando il flauto. Io ho seguito il suo modello e le attività di ogni giorno escludono la quotidianità del mondo e mi relaziono invece con la storia della filosofia, mi sottopongo a una pratica contemplativo-matematica, giocando a scacchi e ascoltando musica.
La soluzione di e per Philip rimase sottesa e solo due settimane dopo riemerse per opera di Rebecca che argomentò come Philip fosse cambiato moltissimo in quei mesi, mentre Pam era rimasta bloccata nel suo odio per lui e le chiese se voleva portarsi dietro quella rabbia per sempre?
"Sii cortese e così sarai in grado di manipolare gli altri" - disse Pam, citando Schopenhauer - ed è quello che penso tuttora della "gentilezza" di Philip. Non l'avevo mai detto prima, ma quando presi in considerazione la specializzazione universitaria, avevo pensato di lavorare su A.S, ma, dopo averne studiato la vita e le opere per settimane, cominciai a disprezzare talmente l'uomo che lasciai perdere l'idea. E Philip è lo stesso tipo di persona, non è assolutamente capace di empatia verso gli altri e, a conferma di ciò, ha detto tempo fa che si era sentito compreso solo dal filosofo tedesco, dopo che era stato tre anni con Julius. Potete credere che in quel periodo il nostro terapeuta non l'abbia mai capito? La mia risposta a questo interrogativo è semplice: Schopenhauer è morto, mentre Julius è vivo e Philip non sa rapportarsi a ciò che è vivo! -


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XL

Dopo un silenzio palpabile e sgradevole, intervenne Tony, per chiedere a Philip se aveva sentito qualcosa quando Julius aveva accennato ai propri "conforti" sessuali, dopo la morte della moglie, per esempio ti saresti sentito più compreso se ti avesse rivelato la cosa quando eri in terapia?
Philip annuì, non ne ho le prova, ma credo di sì, perché Schopenhauer mi ha dato ristoro proprio perché aveva gli istinti eguali ai miei. Ma c'è qualcosa che ho omesso, parlando del mio lavoro con Julius: quando gli dissi che la terapia era fallita, non era del tutto vero, perché un paio di cose si erano rivelate utili. In primis, quando gli avevo descritto il mio schema tipico di di seduzione sessuale, mi aveva risposto che gli sembrava una serata eccezionalmente noiosa. Quella risposta mi sconvolse, perché mi faceva capire quanto avessi arbitrariamente riempito di eccitazione i miei iter ripetitivi. In secundis una volta Julius mi chiese che epitaffio avrei voluto sulla tomba e poi, vedendo che non rispondevo, mi suggerì: "Ha scopato tantissimo", aggiungendo che lo stesso commento sarebbe andato bene anche per un cane! :x Ma non l'à detto in modo crudele, voleva sconvolgermi, svegliarmi e forse quel commento è servito a farmi uscire dal "cul-de-sac" nel quale mi trovavo.
E così il gruppo continuò per diverse altre settimane con un lavoro proficuo, a parte la continua tensione fra Pam e Philip e quindi nessuno era preparato alla bomba che stava per scoppiare!


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLI

Il testo autobiografico "A me stesso" rappresenta un impressionante compendio delle strategie di autoterapia che aiutarono Schopenhauer a non diventare pazzo. Alcune erano inefficaci, altre invece furono davvero positive, ma di queste la più potente fu la fiducia salda e costante nel proprio genio. Egli affermava che la grande intelligenza è un peso che obbliga ad astenersi dalle molte sodisfazioni quotidiane per mettersi a disposizione del mondo, per questo non devo turbarmi se penso a quanto mi manchi ciò che fa parte della normale vita di un individuo. Costoro non hanno come missione quella di indicare almeno in parte la verità al genere umano. La solitudine che arriva di conseguenza, fu il demone che lo assillò più degli altri e, per questo, divenne un esperto nel costruire difese contro di essa, prima fra tutte la convinzione che era stato lui a sceglierla e non il contrario, perché pian piano si era reso conto che gli altri esseri erano indegni della sua compagnia, a parte i grandi pensatori che si erano succeduti nella storia e con i quali non mancava mai di restare in contatto. ;)
Un'altra strategia consolatoria era la convinzione che, presto o tardi, la sua opera avrebbe raggiunto la notorietà, alterando decisamente il corso dell'indagine filosofica (in ciò fu simile a Nietzsche e a Kierkegaard).
Da persona razionale evitò ogni consolazione sovrannaturale e pensò sempre che il dolore e la sofferenza sono inevitabili e se si riesce a non soffrire per qualcosa, è impossibile sottrarsi a tutto, senza continuare a vivere e ha sempre pensato che la speranza di "un mondo futuro" fosse solo un grande inganno, perpetrato da chi si prendeva gioco della verità: la vita hic et nunc.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLII

La bomba la sganciò Pam quando disse di dover fare un annuncio: "Da un po' di tempo Tony ed io abbiamo una relazione sessuale e per me è difficile continuare a venire qui e mantenere il silenzio. Ormai dura da parecchie settimane, non ho idea riguardo al futuro e poche anche per il passato, perché non so bene come e perché sia cominciata, ma so che esiste e dovevo dirvelo".
- Ma perché ieri notte a me non hai anticipato questo tua desiderio di confessione? -
"Scusami, ma quando ieri sei andato via, sono rimasta sveglia per il resto della notte a rimuginare e a pensare al gruppo e mi sono resa conto che c'era rimasto troppo poco tempo, se non sbaglio altri sei incontri per finire l'anno preconizzato da Julius e se non avessi rivelato il nostro rapporto avrei tradito il gruppo e, in particolare, Julius. :x
Allora devo intervenire, disse Julius: - Le persone che hanno una relazione all'interno possono mettere in pericolo il lavoro terapeutico, perché di solito attribuiscono più importanza al loro rapporto bilaterale che a quello più esteso con i rimanenti ed è quello che è successo a Pam e Toni, che in questi ultimi tempi si sono un po' ritirati nel loro guscio. Pertanto ha fatto molto bene Pam a parlarne, ma io devo fare la solita domanda, che cosa è successo qualche settimana fa per indurvi a ... mentre negli anni precedenti la scintilla non c'era stata? -
Per me la risposta è semplice, rispose Tony: "Fin dall'inizio degli incontri io sarei corso al volo da lei, mi potete pure chiamare *mister disponibile*" :)
E allora dobbiamo sapere che cosa è cambiato in Pam, riprese Julius?


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLIII

Pam era insolitamente esitante, non sapeva capacitarsi perché quel giorno e non prima!? Ma oggi era consapevole di doverci "lavorare sopra". "Da quando sono ritornata, mi si sono profilate due minacce e la tua salute è la prima. Forse la paura della fine del gruppo mi ha spinto a creare un legame personale più permanente?"
I gruppi, rispose, Julius, sono come la gente, non vogliono morire, ma l'ipotesi che hai prospettato succede di rado, per cui sentiamo la seconda minaccia.
"L'altra è Philip, detesto che sia qui; tu dici che la sua presenza può essere un beneficio e mi fido, ma fino ad ora non è stato altro che un influsso malefico, a parte il fatto che l'ossessione per lui, mi ha fatto dimenticare gli altri due, ma ritornando al perché ora mi viene il mente il *rasoio di Occam*, erano mesi che non avevo rapporti con un uomo e prima non mi era capitato spesso".
Io, disse Stuart, credo invece di sapere perché tu e John vi siete lasciati, non perché era un codardo a non saper scegliere fra te e sua moglie, bensì per la tua rabbia che c'era di sicuro anche prima, ma che è stata evidenziata dalla presenza di Philip e a proposito non capisco perché Philip non si difenda?
"Lo so io il perché, rispose Pam "Sta seguendo le istruzioni di A.S. che sono:
a) parla senza emozioni
b) non essere spontaneo
c) mantieniti indipendente dagli altri
d) pensa a te stesso come se vivessi in una città nella quale possiedi l'unico orologio che funziona - ti sarà utile
f) chi non stima viene stimato."
Philip annuì e rispose: - Approvo il materiale che hai letto, mi sembra un ottimo consiglio per me. -


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLIV
E poi Philip proseguì, quanto al fatto che da un po' Tony sembri impacciato, è facilmente comprensibile, perché, come ha detto Julius, sta avendo un conflitto interiore fra l'esprimersi liberamente nel gruppo e il tener fede alla devozione per Pam.
Forse, intervenne Julius, l'unico modo di liberarsi per Tony è parlare qui con Pam, invece di aspettare di essere soli per chiarirsi.
Tony respirò profondamente e si voltò verso Pam: "Non mi è piaciuto per niente quel che è successo, mi sento privato del mio equilibrio e penso che il parlarne agli altri potrà avere conseguenze fra di noi" -
- Infatti, sarebbe troppo imbarazzante continuare a vederci e poi parlarne nel gruppo e io voglio onorare il mio "contratto" con tutti i componenti. -
Ma che brava, la interruppe Philip, hai una relazione davvero interessante e flessibile con i contratti: li onori quando ti fa comodo! Allorché ti avevo detto di aver rispettato il nostro quindici anni fa, tu mi ingiuri e poi infrangi le regole del gruppo secondo i tuoi capricci, perché parli solo dopo un certo tempo dei tuoi giochetti con Tony! Ma ora sono le sei e ho adempiuto ai miei obblighi di presenza, per me basta sguazzare nel letame oggi.
Era la prima volta che qualcuno, che non fosse Julius, concludeva un incontro.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLV

Lasciare la sala del gruppo non contribuì a ripulire la mente di Philip, provò in molti modi a calmarsi, ma senza esito alcuno, poi tutto a tratto gli apparve l'immagine della Pam che aveva conosciuto 15 anni prima: la sua bellezza, l'eccitazione stordita quando le aveva legato i polsi con la cintura, il susseguirsi a cascata degli orgasmi, ma soprattutto si ricordava di aver indugiato troppo a lungo fra le sue braccia. Per quella ragione rappresentava una minaccia alla sua libertà, per cui l'aveva considerata molto pericolosa e deciso di non rivederla più: quel che cercava era sfuggire ai legami del corpo per entrare, sia pur brevemente, nel regno dei veri filosofi. Ma poi apparve anche Tony e il loro rapporto insudiciava il ricordo e impoveriva quell'esperienza passata e sentì una fitta allo stomaco.
Continuò a camminare, ma con una nuova consapevolezza: la sua vita intiera era stata costruita su fondamenta fragili e illusorie! Ma, nell'incontro successivo si guardò bene dal condividere le sue spaventose riflessioni e le ragioni che lo avevano spinto a interrompere bruscamente l'incontro precedente. E, siccome lui, appunto, taceva, qualcuno chiese a Julius se si fosse sentito usurpato dall'azione di Philip?
"È una sensazione agrodolce, anche se "in primis" c'è la parte amara di essere sostituiti, però c'è anche il fatto di poter esser fiero di voi, ragazzi miei (compreso Philip) e della vostra crescente indipendenza. I terapeuti sono come i genitori, anzi di più, perché è più importante che un paziente possa abbandonare la terapia di quanto un figlio si crei una propria famiglia. Ma l'agitazione di Philip, poi, mi è sembrata davvero importante e dovremmo esplorarla. Ci sono rimasti cinque incontri e affinché lui e voi possiate trarre vantaggio occorre che lui ce ne parli in maniera esaustiva.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLVI

Pam aprì l'incontro successivo rendendo noto che si era resa conto di dovere delle scuse a Gill, ripensando a quando gli aveva detto che era sempre assente e impersonale e non riusciva a sopportarlo! Mentre lui mi ha davvero aiutato quando ha supposto che John mi ha lasciata non per codardia, ma perché non voleva più avere a che fare con la mia rabbia! Infatti gli ho telefonato e abbiamo avuto un'amabile conversazione, al termine della quale lui era molto meravigliato di trovarmi così diversa. Quindi grazie e scusami Gill.
"Questa è una grande notizia, interloquì Julius, perché liberarsi della rabbia è il migliore dei progressi, ma che ci dici del tuo odio per Philip, di solito in quindici anni le cose si raffreddano, cos'è che mantiene questo sentimento così incandescente?"
Pam: - Sono sbalordita dell'impegno con cui tutti cercano di vedere dei cambiamenti in Philip, perché a me le sue osservazioni trite e pompose, invece che suscitare riverenza, sembrano patetiche e ridicole, specie quando rifiuta ogni tipo di responsabilità per le sue vittime e, proprio perché anch'io sono nel novero, non posso perdonarlo, è molto più facile concederlo quando queste mancano o riguardano altri. -
"Ma tu ti perdoni, riprese Gill, per aver usato Tony? Perché attraverso di lui ti stavi relazionando con gli altri, forse persino con Philip".
-Non pensavo di stare usando Tony, tutto mi sembrava reciproco, ma, a essere onesta, non ho riflettuto molto, ho agito in base al pilota automatico. -
"Come facevo io molto tempo fa, disse Philip a voce bassa e poi proseguì, tu (Pam) avevi preso in seria considerazione l'idea di lavorare su Schopehauer e poi hai smesso per colpa mia e allora mi e ti chiedo se è possibile che sia stato un insegnate così disastroso!?"
-Non ho mai detto che tu fossi un cattivo insegnante, anzi sei stato uno dei migliori che abbia mai avuto, ma esserlo stato rende ancora più grave quel che mi hai fatto.-


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLVII

La settimana dopo Tony, riferendosi all'intervento di Gill, confessò di sentirsi parecchio abbattuto, invece che usato. Non siamo più in intimità e la cosa mi manca, anche perché Pam mi evita. Essere lasciato "in pubblico" è stato parecchio umiliante! E poi, quella frase che potremmo tornare insieme dopo la conclusione del gruppo è una cosa reale o solo un modo mendace per addolcire la separazione definitiva? Ma la cosa migliore credo sia comportarsi da adulti e ricominciare da dove eravamo partiti, cioè chiudiamo la parentesi che abbiamo trascorso come "compagni di coito" e concentriamoci di nuovo sul gruppo.
Allora Tony, riprese Julius, se ti senti liberato, puoi parlare di tutti quei pensieri che fino ad oggi ti eri trattenuto dall'esprimere nell'ultimo periodo.
Negli incontri che rimanevano il nuovo Tony tornò al suo ruolo di valido aiuto e spinse Pam ad affrontare i sentimenti nei confronti di Philip.
Penso, disse Pam, di essere cambiata molto grazie al gruppo e sarei anche in grado di perdonare la persona che mi fece così male, se costui fosse mutato, ma lui mi sembra sempre eguale! Quindici anni lo hanno lasciato intonso, anzi sembra, se possibile, più freddo e arrogante! E, dopo una pausa, aggiunse, una scusa da parte sua non farebbe per nulla male.
E invece, rispose Philip, la mia vita è molto diversa e posso dire con orgoglio che non sono stato con una donna negli ultimi dodici anni e vorrei precisare che la morale non c'entra per niente, solo che la mia vita era diventata un'agonia che non potevo sopportare oltre. Una notte stavo guidando verso casa, dopo una lunga orgia con una donna particolarmente bella e mi pareva di aver fatto una indigestione, ma all'improvviso mi accorsi che il desiderio stava raccogliendo le forse per insinuarsi di nuovo nella mente! Quello fu il momento in cui mi resi conto che Schopenhauer aveva ragione: la vita è un eterno tormento e il desiderio non può essere estinto. E fu quel giorno che decisi di conformare la mia vita alla sua. Ed ha funzionato per tutti questi anni, fino ad ora, fino al gruppo.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" XLVIII

Sfortunatamente, stare a contatto con voi significa che devo anche condividere la vostra infelicità, perché essere nella vita per me significa la miseria, mentre negli ultimi dodici anni sono stato solo un osservatore della rappresentazione ed ero tranquillo. Ora, dopo il giorno della confessione, sono di nuovo in preda all'angoscia!
Quell'incontro è stato parecchio importante per tutti, intervenne Julius, forse è giunto il momento per te di descrivere nei particolari che cosa ti è successo.
Philip provò a rievocare ciò che gli si era conficcato dentro, in particolare gli incontri sessuali con Pam giovane e la gelosia nei confronti di Tony, ma il suo volto diventò livido e soprattutto una maschera di sudore e dovette alzarsi e uscire dicendo: sono fradicio, devo andare!
Mentre tornava a casa ripensò all'ultimo libro scritto da Schopenhauer "Parenga e paralipomena" che contiene una sorprendente tripletta di capitoli su come mantenere un senso di fiducia nelle proprie capacità. Nel primo, in particolare, (Di ciò che uno è) descrive il modo in cui il pensiero creativo dà adito a un senso di ricchezza interiore e permette a una persona di superare il vuoto di base e la noia dell'esistenza, che si risolve in una incessante ricerca di conquiste sessuali, viaggi e giochi d'azzardo. Nel terzo (Di ciò che uno rappresenta) esprime la concezione della fama che altro non è che una mera ombra del merito e cerca in tutti i modi di teorizzare il modo di eliminarne il desiderio che, come quello sessuale, affligge e tormenta la nostra carne.
Il paradosso fu che quel libretto di istruzioni contro il sesso e la fama fu un successo e gli conferì in vita quello che non aveva ormai più motivo di sperare: diventare famoso.
Ma in Parega e paralipomena, pensò Philip, c'era qualcosa di nuovo in Arthur, che continuava certo a enfatizzare la sofferenza tragica e dolorosa dell'esistenza, ma vi aggiungeva la dimensione della connettività, ovvero il fatto che attraverso la comunione della nostra sofferenza noi siamo inesorabilmente uniti gli uni agli altri. In un passaggio degno di nota il grande misantropo mette in mostra una visione più conciliante, più indulgente dei suoi fratelli bipedi.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" IL

I membri fecero il loro ingresso al penultimo incontro con sentimenti contrastanti: alcuni provavano tristezza, altri fissavano intensamente il volto di Julius per poterselo ricordare; ma tutti erano curiosi di sentire la risposta di Pam a Philip.
E io credo, disse lei, che Philip, andando a cercare sostegno nella filosofia, abbia aggravato il suo sfuggire la vita, perché la sua strategia è quella di prendere da Schopenhauer, Epitteto e altri solo quello che gli serve, mentre trascura tutto quello che questi grandi hanno detto, ma che a lui non fanno comodo, per esempio quando A.S. sostiene che nessun morto vorrebbe rivivere, credo che nessuno (o quasi) sarebbe d'accordo.
Io invece sì e come me, tutti i milioni di buddisti, i quali sono convinti, seguendo la prima delle quattro nobili verità, che la vita è sofferenza! Ed è proprio grazie al loro insegnamento che ho potuto superare la dipendenza sessuale.
Su questo, rispose Julius, hai davvero fatto un lavoro meraviglioso, però si parla di dodici anni fa, ora forse la psicoterapia è andata avanti e potrebbe forse offrirti anche soluzioni migliori. In altre parole, direi che Schopenhauer ti ha curato, ma ora hai bisogno di essere salvato dalla *cura Schopenhauer*. ;) Perché poi non devi dimenticare il dolore opprimente e il senso di colpa che ti sei trovato di fronte qua dentro, in seguito all'incontro casuale con una persona del tuo passato.
"Non ho mai sentito una parola da Philip, a proposito di senso di colpa", disse Pam.
- Se allora avessi saputo quel che ora conosco, a proposito degli anni di dolore che hai sofferto, non mi sarei mai comportato in quel modo! Come ho già detto, sei stata sfortunata a incontrarmi, la persona che ero allora non riusciva a pensare mai alle conseguenze per gli altri! (Pilota automatico) e, per rispondere a Julius, devo ancora citare A.S. per sostenere che nessuno è felice, anche se per tutta la vita aspira ad esserlo e se anche per una frazione di tempo si illude di averla raggiunta, poi si accorge di essere deluso e che si è trattato solo di illusione; la regola generale è che ognuno giunge al porto, solo dopo aver fatto naufragio e senza più alberi. Quindi che importanza ha se anche per un momento qualcuno pensa di essere stato felice? -


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Zygmunt Bauman e Robert Putman

La società liquida riguarda la mancanza di valori nella società moderna e questo comporta assenza di solidarietà, perché anche fra i compagni di lavoro non c’è più l’interesse comune, ma ormai tutti siamo monadi e questo provoca impossibilità di aver fiducia negli altri e di conseguenza, e a maggior ragione, nei governi. Ormai non c’è quasi più differenza fra un partito e l’altro (sull’esempio degli S.U.A. dove il partito democratico del sud è l’opposto di quello yankee e fra i “leaders” repubblicani ci sono stati Lincoln e Trump). :D
Senza fiducia, non ci può essere stima negli altri e nemmeno in noi stessi (visto che noi siamo animali sociali e le difficoltà si possono superare solo se riusciamo a formare un corpo collettivo e mai da soli). Siamo in una situazione che qualcuno ha definita di interregno: le vecchie istituzioni non funzionano, ma le nuove non ci sono. A esempio del vecchio si può portare la Fiat che generava un collante di classe e tutti erano consci di appartenere a una società solida, dove il futuro ancorché incerto (altrimenti non sarebbe futuro) era visibile, perché, se ci voltavamo, vedevamo tanti nostri compagni di strada che guardavano verso il sol dell’avvenire. ;) Oggi invece, nella società liquida, l’unica cosa che possiamo fare insieme è consumare e, come ha ben detto Marcuse, ciò genera solo “L’uomo a una dimensione”, perché il consumismo è l’opposto della solidarietà, così come la globalizzazione è il contrario dell’universalità. L’unica cosa che la prima dà a tutti è la schiavitù del mercato, mentre l’universalità dei bisogni (di libertà e di altri comunque essenziali) ci fa guardare a Marx, più che a Smith.
Anche Robert Putman esamina due aspetti fondamentali che rendono vantaggiosa la presenza di una società solida, che lui chiama capitale sociale umano: il primo è che esso rappresenta un meccanismo che determina l'osservanza di un comportamento collettivamente desiderabile (ad esempio, dove gli indicatori segnalano alti livelli di capitale sociale presenti nella società, i livelli di criminalità sono relativamente bassi, e viceversa). Il secondo è che “lubrifica” gli ingranaggi che permettono alla società di progredire senza intoppi, in quanto dove le persone si fidano tra loro e sono sottoposte a ripetute interazioni con i propri concittadini, gli affari e le transazioni sono meno costosi.
Anche a livello individuale, per Putman, gli effetti del c.s. sono benefici, risultando statisticamente che le persone con vita ricca di capitale sociale affrontano con maggiore successo traumi e malattie. L'isolamento sociale, all'opposto, provoca danni non solo al benessere psichico, ma anche al sistema immunitario e a varie funzionalità biologiche, come verificato da numerosi studi, non solo sull'uomo ma su tutti gli animali che normalmente vivono una vita in gruppo. Putman dimostra che negli Stati nord-americani dove, in base ad indicatori statistici, i livelli di capitale sociale risultano più elevati, corrispondentemente risultano più bassi i valori di indicatori quali, ad esempio, il tasso di mortalità per cancro, la diffusione dell'alcolismo, le morti per suicidio, la mortalità infantile. Dimostra anche che, prendendo come riferimento lo stesso Stato, negli anni in cui si verifica una diminuzione delle connessioni sociali aumentano i casi di depressione e suicidio.
In altre parole, per entrambi, solo la modernità solida ci può dare il senso della vita. Al contrario la vita senza senso ci porta al male e in una società che ci spinge solo verso la competitività (la cosiddetta società performante) quel che conta è solo esserci, non passare inosservati (l’audience diceva Gaber) e appunto il social network è il destino finale obbligatorio di una simile storia, così come l’olocausto ha rappresentato l’efficienza suprema nel dare la morte. Un primato va sempre bene, perché in una società liquida ogni valore è sostituibile.
Per Bauman l’Italia non ha ancora perso la connettività e, in molti casi, la famiglia regge ancora, mentre negli S.U.A. e nel Regno Unito il declino della solidità e dell’utopia è inarrestabile, ma nell’uomo quest’ultima non può mai morire, a meno che non si pensi come Schopenhauer che “…la regola generale è che ognuno giunge al porto, solo dopo aver fatto naufragio e senza più alberi. Quindi che importanza ha se anche per un momento qualcuno pensa di essere stato felice?” Secondo Bauman il rimedio trovato: un posto tranquillo per qualcuno di noi che se lo può permettere, le c.d. società chiuse (fortezze) sono peggiori del male, perché in esse le perone hanno tutte la stessa maschera e non possono avere nessun scambio culturale e quindi avremo solo ristagno e, in ultima analisi, infelicità.
Poi tratta anche del progresso, libertinaggio e similia come male supremo, perché trattano l’uomo come mezzo e non come fine, a differenza di quanto postulava Kant. Lui si sofferma in particolare sulla differenza fra sodisfazione sessuale corrente e amore vero, che consiste nel risolvere le sofferenze/dfifferenze (vedi Gaber "il Dilemma").
Infine parla dell’ecologia e una frase dice tutto, anche se lui dà la colpa al solito consumismo e cioè che il pianeta non può sopportare che i paesi emergenti raggiungano i livelli del primo mondo occidentale, ma anche l’orientale sta facendo passi da gigante, che secondo lui sono da gambero per la sopravvivenza umana. :x
Come chiosa finale a questo sunto di Bauman e Putnam, direi che siamo in presenza di due sociologi/filosofi diciamo buonisti e che occorre prenderli con molto "grano salis", specie quando trattano dei c.d. valori, perché ad es. io a questa parola do significato solo quando di seguito a ... bollati. E poi mi vine in mente (sempre) l'Italia dei Valori che ha rappresentato, per me, il peggio del peggio. :grr:


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Re: Filosofia

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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" L

Mi rendo conto di sembrare una professoressa pedante, disse Pam, ma vorrei incitarvi a non lasciarvi sviare dalla retorica. Schopenhauer era un brillante stilista, oltre che pensatore, e Philip è sicuro di "passare bene" quando lo cita.
Ma il punto a me sembra un altro, argomentò Julius, più che essere d'accordo o no su quel che pensate tu e A.S. della vita, quel che dovremmo chiederci è come affrontare la nostra mortalità? Come vivere con la consapevolezza che siamo solo delle forme di vita gettate in un universo indifferente, senza uno scopo preordinato?
Ci sono dei filosofi che sono giunti a soluzioni affatto diverse da quelle di Schopenhauer, per esempio Camus, Sartre e Nietzsche, i quali rivendicano tutti l'impegno nell'esistenza, piuttosto che la pessimistica rassegnazione. E, a questo proposito, devo dirvi che quando ho conosciuto la diagnosi infausta ed ero in preda al panico, mi sono un po' calmato leggendo "Così parlò Zarathustra", soprattutto in quel commento in cui si afferma che "... dovremmo vivere la nostra vita in modo tale da poter dire di sì, se ci venisse offerta l'opportunità di viverla ancora e ancora, esattamente nella stessa maniera". Ci ho pensato e ho sentito che non avevo troppi rimproveri da farmi, né particolari rimpianti, anche se, naturalmente, odiavo gli eventi esterni che mi avevano portato via mia moglie. Questo pensiero mi ha aiutato a decidere come avrei dovuto vivere i giorni che mi rimanevano e cioè avrei continuato a fare le stesse cose che, per me, erano il senso della mia vita. Perché sono fermamente convinto che non esista un senso oggettivo, ma solo il mio, il tuo, il vostro. ;)
Grande Julius, applaudì Pam e ti dirò che Zarathustra è il mio libro preferito, ma sommamente il passo nel quale dice: "Questa fu vita? Orsù! Da capo!" Amo la gente che abbraccia la vita e sono stufa di quelli che da essa si ritraggono. E sono proprio esperta in questo tipo di gente, dopo il mio soggiorno in India! :x
E riguardo al nostro caso particolare (Philip) vorrei citargli il giudizio che ha dato Erik Erikson sul soggetto del quale ha scritto la biografia e cioè Martin Lutero: - Egli elevò la proprio nevrosi a quella di paziente universale e quindi cercò di risolvere per il mondo quello che non era capace di fare per sé stesso! -
Dipoi, visto che siamo a citare, vorrei farvi notare che per i filosofi greci era importantissima la *philia* ovvero l'amicizia ed Epicuro sosteneva che essa era l'ingrediente principale per una vita felice e che mangiare senza un amico intimo era vivere come un leone o un un altro predatore non gregario. E la definizione di amico data da Aristotele *uno che promuove le parti migliori dell'altro* è quanto di meglio, secondo me, si possa pensare per una vera psicoterapia. :)


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" LI

Sarei tentato, rispose Philip, di far notare che quasi nessuno dei grandi filosofi si è sposato e anche chi l'à fatto ha avuto poco interesse per la famiglia, ma è difficile, con un solo incontro a venire, ascoltare in modo costruttivo quando la mia intiera linea di condotta, tutto quello che ho in programma di fare come consulente, è sotto attacco!
Per me non è vero, interloquì Julius, perché penso che tu possa dare molte cose, però deve renderti anche conto che la maggior parte delle persone che verranno a consultarti avranno bisogno di aiuto nelle loro relazioni interpersonali.
- E allora per me non c'è speranza, l'elenco delle relazioni passate e presenti è in bianco; ho molto cara la solitudine, ma credo che la sua portata vi sconvolgerebbe: il gruppo (questo in particolare) è caldo, ma nel luogo dove vivo c'è un freddo polare, quanto all'amore, mi è affatto alieno. -
Ma quel è il vero te stesso, chiese Julius?
- Un intoccabile, nessuno che mi abbia conosciuto mi ha amato e né MAI potrebbe farlo! -
"Io invece avrei potuto amarti: eri l'uomo più magnifico che avessi conosciuto, ti ho scritto e telefonato per settimane dopo che hai voluto concludere la nostra relazione".
A quel punto Philip, portandosi le mani al volto, si alzò e uscì dalla stanza, ma Julius gli andò dietro e: "Devi rientrare, ragazzo mio, questo è il motivo per cui sei venuto, questo è il momento e non devi sprecarlo". E mentre rientrava sotto braccio con Philip si indirizzò agli altri - Fisicamente sono sofferente e affaticato, ma nella mia testa sto magnificamente, perché sono pieno di ammirazione per il lavoro che è riuscito a fare questo gruppo e mi è rimasta abbastanza energia per il nostro ultimo incontro della settimana prossima. -
Ma esso non ci sarebbe stato, perché il giorno successivo Julius entrò in coma irreversibile e, al consueto orario, il gruppo si riunì nel solito caffè di fronte e condivise un doloroso silenzio.


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Irvin Yalom "La cura Schopenhauer" LII

Schopenhauer si era posto davanti alla morte come di fronte ad ogni altro aspetto della vita: senza mai tirarsi indietro e men che meno soccombere al rimedio della fede sovrannaturale; rimase invece impegnato con la ragione fino alla conclusione dell'esistenza.
Ci sono due modi di affrontare la morte, diceva: razionale e superstizioso, ma è con il primo che raggiungiamo la conclusione lampante (anche ai ciechi) che essa è la cessazione di ogni consapevolezza e l'irreversibile annichilimento dell'io.
Metafore che rappresentano la morte abbondano nelle sue opere, ma sempre in una direzione, perché le descrizioni del ciclo vitale ritraggono sempre un viaggio inevitabilmente disperato. La speranza è per i credini, non per gli uomini veri. ;) In altre parole la vita è un insieme di passi falsi, le cui conseguenze diventano gradualmente sempre più evidenti. :diavoletto:
Espresse sempre una grande tranquillità di fronte ad essa, usando un metodo basato sull'analisi intellettuale delle fonti di ansia. Molti ne hanno paura perché sembra che sia una cosa aliena, ma invece è proprio il contrario, perché è la cosa che ci è quotidianamente accanto in certi aspetti che le assomigliano, come il sonno o in qualche momento di incoscienza, ma soprattutto siamo tutti passati attraverso un'eternità di *non essere* prima di venire al mondo.
Ritenere poi la morte un male è ridicolo, perché ogni male ha bisogno, per essere, della coscienza e il *non essere* di sicuro quella non ce l'à. :diavoletto:
Se poi qualcuno volesse una consolazione di ordine metafisico può sempre pensare che la vita rappresenta la volontà di esistere il sopravvivere, presente in tutto l'universo e ... per sempre, perché al di fuori del tempo. :)
Infine lui, per sé soltanto però, aveva un altro modo per tenere a bada l'ansia della morte: la coscienza di aver adempiuto al suo compito nella vita e di questo ci dà notizia in una poesia che si può dire rappresenti il suo finale d''autore.
Oggi stremato, al mio traguardo sono;
Lo stanco capo a stento, regge l'alloro;
Ma, lieto, a quel che feci guardo,
Senza turbarsi mai dei detti altrui. :champion:

[FINE]


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche"

Il dottor Breuer si trovava al caffè Sorrento di Venezia ad aspettare una sconosciuta (Lou Salomè) perché il giorno prima lei gli aveva dato appuntamento con la seguente lettera: - Dott Breur, devo vedervi per una questione di grande urgenza. Il futuro della filosofia tedesca è a repentaglio. Vi prego di volervi incontrare con me domani alle nove al Caffè Sorrento. -
Lou S. arrivò di l' a poco, una donna di inusuale bellezza e subito :"Ho un amico in uno stato di profonda prostrazione, temo addirittura che possa uccidersi e una simile perdita estenderebbe i propri effetti al di là della mia persona, essa avrebbe tragiche conseguenze per la cultura europea! Ancora, dottore, lei non lo conosce, si chiama Friedric Nietzsche e, per presentarlo, ho portato con me una lettera da lui ricevuta da Richard Wagner, però prima di proseguire devo informarvi che F.N. non sa che io sono qui, né che ho la lettera".
Breuer la prese in mano, era datata 10 gennaio 1882 e notò che molti paragrafi erano stati circolettati, ma uno in particolare lo colpì - Ciascuno di noi ha letto il vostro libro due volte, una in solitudine nel corso della giornata e poi ad alta voce la sera -.
Molto interessante, ma ditemi che posso fare io?
"Nietzsche è malato, molto malato e ha bisogno del vostro aiuto. Soffre di emicranie e continui accessi di nausea, oltre a un'incombente cecità e a frequenti disturbi gastrici; infine insonnia".
- Sono un medico e lo vedrò di certo, ma perché non mi avete contattato direttamente al mio studio di Vienna? -
"Ho saputo da mio fratello (un vostro studente) che eravate in questi giorni a Venezia e soprattutto che voi siete *il medico della disperazione* ed è da questa che deve guarire Friedric, più che da tutti i sintomi che vi ho elencato e che nessun medico fino ad ora è riuscito nemmeno ad alleviare! Secondo Jenia (nota mia, suo fratello) sareste l'unico medico in Europa in grado di offrire un autentico trattamento psicologico".


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" II

Fraulein, quello che vi ha raccontato vostro fratello è il solo caso nel quale ho adottato una tecnica altamente sperimentale per una donna afflitta da isteria, accompagnata da tutta una serie sintomatica di inabilità e la cura ipnotica è consistita nel farle ricordare il dramma psichico che aveva originato i sintomi. La disperazione invece non è un sintomo medico e, da come l'avete descritta, sembra proprio legata alle idee; però ecco il mio biglietto, potete farlo venire da me a Vienna la settimana prossima.
- Temo che non sia così semplice, perché Nietzsche è troppo orgoglioso per chiedere sollievo alla disperazione, ha idee molto salde circa la potenza e la debolezza. -
"Se ho capito bene, dovrei curare un paziente, senza che lui lo sappia? In tutta serietà, come potrei farlo?"
- Credo che ormai abbiate capito perché ho scelto proprio voi, invece di un uomo di più limitate capacità! Volete essere mio ospite a colazione domani? Avrei molte altre cose da dirvi. -
"Domani è impossibile: la natura del mio viaggio qui riguarda mia moglie e sarebbe sconsigliabile lasciarla sola anche domani mattina".
- Allora, dato che forse riuscirò a venire a Vienna con il professor Nietzsche, consentitemi di venire a trovarvi e, nel frattempo, cercherò di convincerlo a consultarsi con voi circa il peggioramento della sua salute fisica. Ma quest'ora è stata troppo breve, dottore, posso accompagnarvi al vostro albergo? -
"Purtroppo non lo posso consentire, perché mia moglie sarà in attesa alla finestra e ho il dovere di rispettarne i sentimenti".
- A me l'espressione *dovere* risulta pesante e oppressiva e infatti i miei obblighi li ho ridotti a uno solo: perpetuare la mia libertà, tutto il resto tende a rendere schiavo lo spirito, ma comunque arrivederci a Vienna. -


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" III

Quattro settimane più tardi Breuer era seduto alla scrivania, in impaziente attesa dell'arrivo di Fraulein Lou Salomè, la quale, con grande sfrontatezza, tre giorni prima gli aveva scritto un biglietto nel quale annunciava che sarebbe arrivata quel giorno (alle quattro) per un consulto. Mentre aspettava, sbuffava dalle narici "È lei a dirmi a che ora arriva, mi concede l'onore di ..." ma poi si disse di non prendersi troppo sul serio e che quel mercoledì pomeriggio era un ottimo momento per vederla e la cosa gli faceva anche molto piacere. :)
Questo passare dalla rabbia alla tranquilla e contenta accettazione dei fatti era solo, pensò una questione di prospettiva, di passaggio da una "forma mentis" all'altra e, se fosse riuscito a insegnare ai pazienti come farlo, sarebbe potuto veramente diventare ciò di cui Fraulein Salomé era in cerca: un medico della disperazione. :)
I pensieri furono interrotti dall'arrivo della bella Lou, la quale era tutta bagnata: la pioggerellina viennese si era trasformata in acquazzone e lei si stava appunto togliendo lo stillante soprabito.
- Orsù, Fraulein, occupiamoci della malattia del vostro amico. -
"Disperazione, non malattia e avrei diverse raccomandazioni da fare. Posso esporvele? E quasi senza attendere risposta, proseguì dicendo che per guarire il precedente caso lui si era servito dell'ipnosi e la prima raccomandazione è quella di non tentare mai questo metodo con Nietzsche; la sua mente è un miracolo, una meraviglia di questo mondo, ma è anche un uomo e quindi ha i suoi punti deboli e uno di questi è la sensibilità alle questioni di *potenza*. Si rifiuterebbe di sottostare a un procedimento che percepisca come una diminuzione della sua. Egli è attratto dai filosofi presocratici e, in particolare, dal loro concetto di *agon*, vale a dire l'idea che le doti naturali si possano unicamente sviluppare attraverso la lotta. Il suo mentore è Schopenhauer e le poche volte che ha acconsentito a sottomettere la propria potenza a un'altra persona (Wagner e me stessa) è finito in uno stato di prostrazione e proprio per questo mi considero in parte responsabile della sua grande disperazione! A questo punto devo parlarvi del rapporto fra noi, sicura che queste parole rimarranno un segreto per tutti gli altri."


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" IV

Ho conosciuto Nietzsche circa otto mesi fa attraverso Paul Rée, un affascinante e brillante filosofo con il quale ero diventata intima in tutti i sensi. Lui era un grande estimatore di Friedrich (forse lo ammirava più di chiunque altro) e così abbiamo deciso che anch'io dovevo conoscerlo. Paul era convinto che fossimo perfetti l'una per l'altro e voleva che diventassi una sua allieva e combinò un incontro nella Basilica di San Pietro, il posto più improbabile per la nostra profana Trinità, nome che abbiamo successivamente adottato per indicare noi stessi. ;)
Mi sono sentita subito attratta, perché in lui c'era qualcosa irresistibile, al di là dell'aspetto piuttosto normale. Quel che diceva era musica per le mie orecchie e ci intendevamo su tutto, tanto che Nietzsche affermò che avevamo cervelli da fratelli gemelli. ;) Nel giro di breve tempo decidemmo che noi tre dovevamo vivere insieme, ma così non è stato e anzi il rapporto con Friedric è stato intenso, ma breve: ci siamo visti solo quattro volte e non è mai capitato che potessimo passeggiare o conversare in solitudine. E breve è stata anche la "luna di miele" intellettuale della nostra profana Trinità. Perché è subito comparsa qualche crepa, accompagnata da sentimenti romantici e lussuriosi che magari erano presenti fin dall'inizio. Nietzsche aveva avuto subito perplessità sulla mia idea del "ménage a trois", se pur casto, convinto com'era che il mondo non fosse pronto ad accettarlo. A preoccuparlo erano soprattutto la madre e la sorella, che non avrebbero dovuto sapere nulla di noi!
Quanta convenzionalità! Ne fui sorpresa e delusa. Ma addirittura, assunse una posizione puritana, proponendo di sposarmi! :x E mi fece questa proposta tramite Paul e chiunque può immaginarsi in quale posizione avesse messo il mio povero amante. ;) Tuttavia, per lealtà verso l'amico, mi riferì puntualmente i propositi di Nietzsche.
Evidentemente Friedrich non aveva creduto all'affermazione che il matrimonio è lontano dalla mia mente quanto il sentimentalismo!


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" V

Ma già nel successivo incontro mi resi conto che Nietzsche aveva paura del matrimonio quanto io ne avevo ripugnanza e che quindi la sua proposta era ormai superata, mentre avrebbe potuto/dovuto restare in piedi un rapporto ideal-intellettuale. Da allora ci siamo incontrati altre due volte, ma lui mi scriveva di continuo, se vuole gliene posso far leggere una particolarmente significativa.
- Una cosa che non ritenevo più possibile, trovare un'amica per la suprema felicità e sofferenza, ora mi pare certa. E ogni volta che penso all'anima coraggiosa e ricca della mia cara Lou, mi commuovo ...-
Nello stesso periodo anche Paul mi scriveva lettere ardenti e l'amicizia fra loro stava andando in frantumi, e arrivarono addirittura a calunniarsi a vicenda! Forse ero stata ingenua nel credere alla nostra Trinità, però non sono ancora convinta che il nostro legame fosse impossibile e forse senza la sorella di Friedrich le cose non sarebbero degenerate. Quando ho commesso l'errore di dirle che Paul è ebreo, si è dato la pena di renderlo noto a tutta la cerchia di Wagner al fine di assicurarsi che non venisse mai più ricevuto a Bayreuth.
"Sono ebreo anch'io, rispose Breuer, e devo chiederle se per caso anche il professor Nietzsche non condivida le opinioni della sorella?"
No, lui si interessa solo del vero e non può soffrire la menzogna del pregiudizio e detesta grandemente l'antisemitismo della sorella! Elisabeth è un orrore in tutti i sensi, è una donna di mentalità meschina, spiritualmente miserabile e pericolosa per chi le sta intorno: prevedo che un giorno sarà di grave danno anche per il fratello! Ma torniamo a lui e mi chiedo se in passato si sia mai data una simile apertura filosofica fra due persone? Abbiamo parlato della relatività di bene e male, della necessita di liberarsi della morale corrente e della religione, al fine di vivere moralmente. :)


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" VI

Proprio il mese scorso, nonostante le obiezioni dell'infame, noi tre abbiamo passato parecchi giorni dalla madre di Paul a Lipsia e lì abbiamo intavolato seri dibattiti filosofici, in particolare sull'evoluzione della fede religiosa e, quando ci siamo dovuti separare, Nietzsche era convinto che avremmo passato la primavera insieme a Parigi; ma Elisabeth, non appena l'à riavuto a casa, è riuscita ad avvelenargli la mente, tant'è vero che da allora Friedrich ha cominciato a spedire a Paul e a me lettere gonfie di disperazione e di odio. Ormai i due amici sono diventati quasi nemici e Paul cerca addirittura di convincermi a rompere con Nietzsche, a tal punto che ho dovuto scrivere che la Trinità ci ha portato troppo dolore e che doveva per forza terminare a causa delle contrapposte influenze che si esercitavano su di noi. Nietzsche mi a risposto con lettere "da pazzo", insultando, minacciando oppure pregando, mentre confessava di assumere dosi notevoli di oppio per disperazione! Ecco l'ultima che ho ricevuto: "Se ti bandisco da me ora, è per un'orribile censura del tuo intiero essere ... Tu hai provocato danno, hai fatto del male, e non soltanto a me, ma a tutta la gente che mi ha amato: è una spada che pende sul tuo capo." Capite ora, dottore, perché vi raccomando di non fargli capire che siete mio alleato?
Breur si rivolse a Lou dicendo - Questa lettera mi aiuta a capire il vostro allarme e condivido le preoccupazioni sulla stabilità mentale del vostro amico, a tal punto che non posso nemmeno escludere il suicidio e quindi mi/vi domando come potrete convincerlo a venire da me? -
Sono convinta che il professor Overbeck e la vostra fama possono convincere Nietzsche a venire a trovarvi e spero che sulla questione ci terremo in frequente contatto e vorrei altresì che lei ed io diventassimo amici, perché ho un occhio eccellente per individuare la nobiltà di spirito di un uomo e preferisco, quando la trovo in qualcuno, non perderla, ci scriveremo dunque? Ah, dimenticavo, penso sia il caso che leggiate i due ultimi libri di Nietzsche (La gaia scienza e Umano, troppo umano), perché vi daranno un'idea più chiara della sua mente. Prima di lasciarvi devo darvi un ultimo consiglio: fate in modo che nessuno sappia che lo state aiutando, perché altrimenti vi considererebbe un traditore. Ciao, dottore.


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" VII

Mentre tornava a casa con il "fiacre", Breuer rifletteva sulla giornata: molto pesante e sentiva che non aveva ancora recuperato il controllo nervoso, mentre osservava i pedoni che si affrettavano. Poi vide quell'uomo basso, con la barba tagliata corta, che superava tutti, quasi fosse impegnato a vincere una corsa! Lo conosceva bene e lo chiamò: "Ehi, Sig, per oggi ho finito puoi venire da me a fare quattro chiacchiere prima di cena?"
Scossa via l'acqua dall'ombrello e battuti i piedi contro il paracarro, Freud montò.
"Permettimi di dirti una cosa, Sig. So quanto sia frustrante per te affrontare l'esercizio della professione medica, perché ti deve sembrare una lavoro destinato alla sconfitta in partenza, a differenza della ricerca che invece ti apre un mondo di speranza. Però essa è un mestiere da ricchi, con quello stipendio non è possibile vivere e quando sei mesi fa hai chiesto in sposa Martha, anziché una donna ricca, sei stato tu a decidere del tuo futuro. E poi non ci sono solo i soldi: gli antisemiti si fanno sempre più chiassosi e ormai minacciano di boicottare tutti i corsi tenuti da docenti ebrei! Siamo nel 1882, ma la storia sembra non cambiare mai e l'uomo è rimasto un cavernicolo selvaggio e proprio il tuo mèntore (Brucke) mi ha dichiarato che il tuo essere ebreo distruggerebbe l'eventuale carriera universitaria!"
- Ma io voglio fare il ricercatore, non possiedo il talento diagnostico e così sarò per tutta la vita una medico condotto, Pegaso aggiogato all'aratro! -
Sigmund, pensò Breuer, era quasi diventato un membro della famiglia, cenava con loro diverse volte alla settimana e in qualche modo sembrava avesse preso il posto di Adolf, il fratello minore di Breuer, ma, nel corso del tempo anche i rapporti con Mathilde (la moglie di Breuer) si erano fatti intimi e i dieci anni di differenza le consentivano il privilegio di un affetto materno. E i quattro piccoli che ogni volta sommergevano Freud con i loro gridolini estatici - Zio Sig! - in un certo senso Sigmund lo rimpiazzava spesso e lui provava un senso di gratitudine nei confronti del giovane amico.


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Re: Filosofia

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I greci


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" VIII

I Breuer, come la maggior parte dei viennesi, consumavano il pasto principale a mezzogiorno, limitandosi la sera a un leggero spuntino a base di avanzi freddi, ma quel giorno la porta si aprì e Freud fu assalito da una meravigliosa, calda fragranza di minestra. "Sigi, fuori fa così freddo che ho pensato che avreste avuto bisogno entrambi di un pasto caldo".
Mentre mangiavano in silenzio, Breuer notò che gli occhi di Freud stavano ispezionando gli scaffali dei libri e si rivolse a lui dicendo: - Dovrò aspettare che ne scriva uno tu, così potrò leggere il perché del mio incubo ricorrente, laddove sono in cerca di una persona, ma il suolo comincia a liquefarsi sotto i piedi, come sabbie mobili. Affondo lentamente nel terreno e poi cado per esattamente quaranta piedi e mi fermo su una grossa lastra, su cui è scritto qualcosa, che non riesco a leggere! -
Che sogno interessante e, di sicuro, significativo e la chiave sta nello scritto indecifrabile oltre che nei quaranta piedi. Come sai, colleziono i sogni e sono sempre più convinto che in essi i numeri precisi abbiano un significato reale, ma dimmi, Josef, quando l'ài avuto la prima volta?
Breuer ricordava bene, perché coincideva con il momento in cui aveva cominciato a dubitare che la cura che aveva proposto potesse portare giovamento a Bertha, la giovane a cui non smetteva mai di pensare, e quindi era all'inizio del 1882 e : - Un anno fa - rispose a Freud. -
Allora i quaranta piedi rappresentano i tuoi quarant'anni, ma perché gli anni si trasformano in piedi? Deve esserci qualcosa di inconscio in noi che opera la trasformazione e che si prende appunto la briga di non essere chiaro volutamente. Ma, cambiando discorso, che hai da dirmi di quello strano incontro con la sorella di un tuo studente?
- Beh, il fratello le ha parlato della cura che ho adottato per Bertha Pappenheim e lei vorrebbe che applicassi lo stesso rimedio a un suo amico che soffre di un disturbo emotivo. -
Non so dirti quanto sono curioso di conoscere nei particolari questa tua cura, Josef, non potresti raccontarmela, almeno per sommi capi?


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" IX

Beh, vediamo, tu sai che Bertha aveva tutti i sintomi dell'isteria, oltre a qualche altra manifestazione inusuale, per esempio soffriva di alcuni bizzarri disturbi linguistici, che le rendevano impossibile parlare in tedesco per settimane. All'inizio avevo in mente di curarla con l'ipnosi, ma poi mi fornì lei stessa un metodo affatto nuovo: ogni giorno che andavo a trovarla mi raccontava nei particolari ogni evento che l'aveva turbato e questo la liberava dall'agitazione. Certo non era una cosa semplice, perché spesso al mattino Bertha aveva bisogno addirittura di un'ora per quello che definiva "spazzare il camino" e poi, nel pomeriggio alcuni motivi di irritazione si erano accumulati e quindi ... In ogni modo, dopo aver eliminato dalla mente simili macerie, potevamo passare al tentativo di alleviare i sintomi e ci siamo imbattuti in una scoperta sbalorditiva: quando Bertha risaliva all'origine primaria di un sintomo, esso scompariva da solo! :)
- E che cosa intendi per origine, chiese Freud? -
Per esempio: l'idrofobia, un volta le venne in mente che era entrata nella camera della sua infermiera e vi aveva trovato il cane che lappava acqua dal bicchiere in cui doveva bere poi lei e non appena mi ebbe raccontato questo ricordo chiese subito un bicchiere d'acqua e lo bevve tranquillamente e il sintomo non si è mai più ripresentato.
Ben presto affrontammo gli altri sintomi nello stesso modo, cercando di stimolare i suoi ricordi in vari modi e scoprimmo che molti erano dovuti al trauma subito per la morte del padre e, quando se ne rese conto, anche questi sintomi si dissolsero all'istante. :)
Però devo aggiungere che non tutto è andato per il verso giusto a causa della gelosia di mia moglie che non ha capito il perché passassi tanto tempo con lei, tanto che ho dovuto interrompere i miei contatti e farla ricoverare nel sanatorio di Binswanger, dove è tutt'ora in cura e sembra che alcuni sintomi siano ricomparsi! :x
- Ah, fece Freud, attento a evitare l'argomento dell'irritazione antiscientifica di Mathilde, spero che tu mi permetterai di leggere tutti i tuoi appunti sul caso, ma non mi hai ancora detto niente sull'incontro avuto con la sorella del tuo allievo, anche lei è isterica? -


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" X

- No, Sig, non vi può essere isteria, perché la persona da curare non è una donna, ma un uomo innamorato, che sembra precipitato in uno stato suicida da mal d'amore e la sorella di ... si sente un po' colpevole! E io ho dato il mio consenso, perché fraulein Salomè mi affascina in maniera incredibile, forse un giorno ti capiterà di vederla e allora capirai. ;) -
E tu quando visiterei questo paziente a sua insaputa?
- Non so ancora quando lei combinerà l'incontro, ma sono sicuro che ce la farà, anche se in questo momento non sono in buoni rapporti e quando sarà qui non avrò difficoltà a trovare qualche opportunità per scivolare nell'ambito psicologico, per esempio, dopo che il paziente ha recitato fino in fondo la litania dei sintomi, gli mostro comprensione e gli domando a bruciapelo se si sente depresso dal disturbo o se addirittura non ha più voglia di vivere!? È raro che un simile atteggiamento non li convinca a dirmi tutto. Il vero punto da risolvere è che, una volta appurato che non ha tendenze suicide (altrimenti non verrebbe a un consulto medico) dovrò inventare un metodo per curare questo signore che, in base al codice che uso (F.N. diventa E.M) si chiamerà Eckart Muller. - :)


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XI

Due settimane più tardi la voce di frau Becker (l'infermiera) che annunciava l'arrivo di Friedrich Nietzsche fece trasalire Josef Breuer, anche se ne era in attesa. Il dottore non aveva mai considerato frau Becker una donna, invece ne apprezzava molto le doti di osservatrice acuta, al punto da attribuire molto valore alle sue prime impressioni e quindi le chiese che cosa le sembrava di questo professor Nietzsche?
- Ha l'atteggiamento di un gentiluomo, ma senza superbia, sembra timido e quasi umile. -
Breuer pensò di essere affatto d'accordo, specie se rileggeva la lettera di Nietzsche (molto ossequiosa) e la confrontava con i dispacci di Lou, che gli ordinavano di rendersi disponibile il giorno preciso in cui fosse stato comodo a Friedrich! :)
Mentre si stringevano la mano, Breur notò che la pelle dell'altro era fredda e la presa incerta e continuò a osservare il paziente, mentre si sedeva. Nonostante l'aspetto insignificante, F.N. emanava una forte presenza e quegli occhi castano chiaro erano straordinariamente intensi; sembravano guardare verso l'interno, come in cerca di un tesoro nascosto. Una certa sorprese gli venne dalla voce: era bassa, mentre quella che emergeva dai suoi libri era poderosa, spavalda e autoritaria.
Ma che incontro strano, pensò, pilotato con falsi pretesti da un'ammaliatrice che in quel momento forse stava dedicandosi a qualche nuovo intrigo! Quell'impresa gli piaceva davvero poco, ma ormai c'era dentro e, com'era suo costume, doveva dedicarsi "anima e corpo" a quel nuovo paziente e ... : "Mi dica".
Prima di parlare della malattia, potrebbe tornare utile esaminare questi incartamenti, vale a dire i referti dei precedenti consulti e sono tanti, perché sono probabilmente malato da tutta la vita, anche se, devo dire, che nell'ultimo decennio le cose sono andate peggiorando.
- Sono tutti nomi di eccellenti medici, ma cominciare dalle loro conclusioni sarebbe per me un fatto altamente negativo, perché finirebbero per tarpare le ali alle capacità sintetiche di un individuo mentre parla della propria eziologia. -
NIetzsche parve sorpreso e Breuer fu sodisfatto, perché il professore doveva capire subito che aveva di fronte un medico ben diverso, uno abituato a considerare le strutture psicologiche e che gli avrebbe chiesto informazioni, con competenza, anche riguardo al suo lavoro.


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XII

Sarà meglio, comunque, aggiunse Breuer, che cominci parlando del suo lavoro, perché esso può essere molto importante riguardo ai sintomi che si manifestano.
- Il mio campo originario di studi è la filologia e infatti è quell'incarico che svolgo all'Università di Basilea. Nutro un particolare interesse per i filosofi presocratici e ho sempre ritenuto di grande importanza risalire ai loro scritti originali, perché gli esegeti sono sempre disonesti, anche senza intenzione a volte, ma il risultato non cambia. Non sono capaci di uscire dal loro inquadramento storico e autobiografico, purtroppo! -
"Ma il rifiuto di rendere omaggio agli esegeti non la rende impopolare all'interno dei suoi colleghi?" (Il consulto stava andando bene, perché forse sarebbe riuscito a convincere Nietzsche del fatto che il nuovo medico era un suo simile di spirito)
- Impopolare? Senza dubbio! -
"Ma professore, se chiunque è limitato dal proprio inquadramento autobiografico, com'è possibile che voi sfuggiate alla medesima limitazione?"
- Prima di tutto occorre prendere coscienza di tale limite, dipoi bisogna imparare a guardare dentro di sé dall'esterno, anche se a volte (ahimè) la prospettiva in cui mi pongo è guastata dalla gravità del mio malessere! -
A Breuer non sfuggì che il professore rimaneva incentrato sulla malattia, ma forse nelle sue parole c'era un sottile rimprovero? Attento, si disse, la fiducia del paziente non va perseguita esplicitamente, bensì deve derivare naturalemente dal dialogo/consulto.
"Ma torniamo al nostro compito, professor Nietzsche, la vostra lettera mi ha spiegato alcune cose sul vostro disturbo, però mi piacerebbe ascoltare la descrizione completa di esso dalle vostre parole.


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XIII

I due uomini conversarono per novanta minuti e Nietzsche prestò un'enorme attenzione, annuendo in tono di apprezzamento a ogni domanda del medico e questo era normale per Breuer, che non aveva mai incontrato un paziente che non fosse felice del fatto che la sua vita fosse passata al microscopio, perché l'orrore principale di chiunque è *rimanere inosservati*!
Verso la fine si era arrivati al sintomo *cambiamento di umore* e queste erano le parole che Breuer aspettava, perché, come aveva detto a Freud, ora poteva entrare dentro le condizioni psicologiche del paziente e avere la chiave di accesso alla disperazione, anche se F.N. non aveva nessuna intenzione di fornire informazioni dirette su di essa. E allora si fece coraggio e chiese di parlargli della depressione che accompagna o segue gli sbalzi di umore.
- Ho dei periodi neri, chi non li ha? Ma non sono loro ad avere me, non appartengono al mio male, ma al mio essere, si potrebbe dire che ho il coraggio di averli. -
Breuer riconobbe in quelle parole l'uomo che aveva scritto i due libretti che gli aveva data Lou e considerò la possibilità di procedere a un attacco diretto alla distinzione operata "ex cathedra" da Nietzsche fra la malattia e l'essere, ma poi rifletté che era meglio aspettare, ci sarebbero state altre opportunità e, con la massima cautela, riprese: "Avete mai tenuto un diario degli attacchi, vala a dire frequenza, intensità, durata? "
Dalla risposta, arguì che si stava raggiungendo il nocciolo della questione e decise di giocare d'azzardo.
"Una situazione del genere, la maggioranza dei giorni che si convertono in tormento, una vita consumata dal dolore, sembrerebbe un luogo naturale di coltura per la disperazione e per una visione pessimistica del "senso" della vita!"
Friedrich si era bloccato, una volta tanto non aveva la risposta pronta, ma poi si riprese - No la malattia pertiene al mio corpo, non me e corpo e malattia devono essere superati entrambi, almeno in senso metafisico; quanto al perché della vita, per me sono soltanto i libri che posso partorire, a volte considero le emicranie una sorta di doglie celebrali. -
Da ciò Breuer capì che l'altro non aveva nessuna tendenza suicida, anche se aveva visto le lettere nelle quali ne parlava e tornò alla carica: "Professore, vorrei che mi descrivesse nei particolari una giornata tipica della vostra vita".


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XIV

Difficile da rispondere, perché la "routine" non fa per me, ma ci proverò: "Mi sveglio presto ... se sono riuscito a dormire un po'. Il sonno per me costituisce una difficoltà talvolta insormontabile e a volte solo i narcotici riescono a concedermi due o tre ore".
Che tipo e in che dosi? Voleva domandare, ma poi si rese conto che era meglio fare domande sui sogni che di sicuro c'erano in quei poveri riposi notturni.
"Appena alzato, faccio il bagno in acqua fredda, indispensabile per lavorare con vigore, e passo il resto della giornata scrivendo, pensando e leggendo, se gli occhi me lo consentono. Se sto bene, faccio una camminata, anche di diverse ore e mi porto sempre dietro il taccuino, perché, mentre cammino, mi vengono pensieri più acuti. Pranzo sempre (come Schopenhauer) allo stesso tavolo (dell'albergo), niente alcol, né caffè. Scambio talvolta qualche parola con gli altri ospiti, ma è raro che mi impegni in una conversazione prolungata. Il pomeriggio è uguale al mattino, la sera ceno in camera, dopo di che lavoro finché il cloralio non mi dice che può bastare".
- Parlate soltanto di albergo, ma la vostra casa? -
"La mia casa è il baule".
- Scusatemi se vi faccio una domanda personale, ma sono un medico che crede nell'importanza della vita sociale e nel vostro racconto non avete menzionato nessun'altra persona. E non possiamo negare che ogni uomo è inserito in un contesto sociale, che ha storicamente facilitato la sopravvivenza della specie. -
"Forse simili atteggiamenti da gregge non sono per tutti: tre volte mi sono proteso a gettare un ponte verso gli altri e sempre sono stato tradito!"
Finalmente Nietzsche aveva aperto la porta! - Voi avete sofferto e forse ciò è all'origine del male, non vorreste confidarmi la natura di tali tradimenti? -
"No, non sono preparato a confidare più di quanto ho già fatto!" Devo però dirvi che ho apprezzato molto i vostri sforzi, ma vorrei pregarvi di concedermi ancora qualche minuto del vostro tempo, per poter essere io a porre tre domande".


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XV

- Fatemi tutte le domande che volete, professor Nietzsche. -
"La prima domanda è se diventerò cieco? La seconda, se soffrirò di questi attacchi per sempre? Ed ecco, infine, la più difficile: ho per caso un disturbo cerebrale progressivo, che mi ucciderà in giovane età, come è successo a mio padre, o che mi provocherà una paralisi o, peggio, la follia? Perdonatemi se sono stato così franco, ma credo fermamente che nessun medico abbia il diritto di sottrarre al paziente ciò che gli appartiene di diritto!"
Questo piccolo filosofo dai grandi baffi stimolava la mente di Breuer e rispose con franchezza che concordava con lui sui diritti dei pazienti, però pensava che costoro avessero anche degli obblighi, il che significa che l'onestà deve essere reciproca e una volta stabilita questa condizione, avete la mia parola che vi metterò a parte di tutte le conoscenze e conclusioni, anche se talvolta ci sono situazioni in cui è meglio che il buon medico debba nascondere al paziente, per il suo bene, la verità. È mio dovere imporre ad altri una verità che essi non vogliono sapere? Consentitemi di usare, come esempio, un paziente che vedrò stasera in ospedale; egli è affetto da un cancro al fegato molto avanzato e la prognosi è disperata! Mentre stamani cercavo di prepararlo al perché la pelle si stava ingiallendo, lui ha posato la mano sulla mia e, cambiando argomento, si è messo a parlare di tutto il lavoro che lo aspetta quando sarà tornato a casa. Secondo lei, professore, dovrei essere così spietato da dirgli ciò che non vuol sapere? In base a quale mio diritto dovrei assumere un simile ruolo? Secondo me il compito di un medico è ridurre la tensione e accrescere la capacità del corpo di guarire e la spietatezza non è congruente.
"Certo, dottore, voi vi dedicate a rendere facile la vita, mentre io sono propenso a complicare le cose per il mio invisibile corpo studentesco! Perché la verità si raggiunge attraverso la sfiducia e lo scetticismo e il desiderio del vostro paziente di non sapere e magari di mettersi nelle mani di Dio, non è la verità, ma il suo contrario! La teoria evoluzionistica dimostra l'inutilità di un essere superiore e già un monaco (Occam) l'aveva compreso e ormai anche voi, da scienziato dovreste sapere che Dio lo abbiamo creato noi e che tutti insieme ormai lo abbiamo ucciso". :)


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XVI

Questa linea di argomentazione rendeva Breuer inerte, non poteva certo difendere la religione! - Quanto amore per la verità, perdonatemi professore, ma voi parlate in tono sacrale, come per sostituire una religione con un'altra e allora consentitemi di fare "l'avvocato del diavolo" e di chiedervi che vantaggio può venirne al mio paziente? Per esempio per lui credere in Dio può essere l'unica scelta rimastagli, anche se non è la verità. -
"Non è una scelta da uomo, essa è sempre debilitante e sminuisce l'essere, mentre io amo ciò che può farci crescere e codesto vostro paziente se non sa di morire non può decidere su come affrontare la morte: parlare l'ultima volta con gli altri, oppure rimanere solo, piangere, maledire la morte o esserle grato ... La speranza è il male supremo, nel mio libro *Umano, troppo umano* ho affermato che quando fu aperto il vaso di Pandora, dentro un male rimase, ignoto a tutti, anche se era quello supremo: la speranza. Essa è il peggiore dei mali, perché protrae il tormento".
Breur si sentiva in trionfo, aveva avuto pazienza e la strategia si stava rivelando vincente e chiese se, secondo lui, il suicidio poteva essere una scelta?
"Ogni individuo è padrone della propria sorte e non vi è nessun potere o diritto che possa togliere all'uomo la morte e anche se morire è duro, penso che per i morti ci sia una ricompensa finale - non morire più -. :) E quest'aforisma appare in un altro mio libro *La gaia scienza*.
Breur non riusciva a credere alla propria buona stella, nel giro di pochi minuti Nietzsche aveva citato entrambi i libri che gli aveva dato Lou e: - Dove posso acquistare questi due libri, ci sono nelle librerie di Vienna? -
"Il mio editore ha sbagliato mestiere e infatti non li troverete in nessuna libreria, perciò dovrete contattarlo direttamente ed ecco l'indirizzo!"
- Ma come fate, mio caro professore, a sopportare un simile situazione? Per gli scrittori che conosco, sarebbe un destino ben peggiore della morte! -
Nietzsche rispose in maniera gelida "Forse nel duemila qualcuno leggerà i miei libri, a venerdì allora? "
Breuer si sentì rimbrottato e respinto, ma non replicò - Com'è che ogni volta che qualcuno ti dice qualcosa di gentile, tu gli mordi la mano? - e si limitò invece a dire di sì.


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XVII

Alle tre del mattino Breuer si svegliò di soprassalto; ormai gli capitava troppo spesso e il tutto, pensava, a causa di Bertha (di cui era innamorato e gli avevano detto che stava sempre peggio) e di sua moglie Mathilde, che era la donna più bella che avesse mai visto, più dell'imperatrice, di Bertha e persino di Lou Salomè, ma perché allora non riusciva più a toccarla e perché la sua bocca aperta gli faceva paura? E la spaventevole idea di dover sfuggire alla sua presa? Aveva ragione Freud: nel cervello doveva esserci un serbatoio di pensieri complessi, situati al di là della coscienza, ma sempre pronti a ...
Niente sonno all'orizzonte e allora ripensò a Nietzsche e a che cosa potesse significare quella granitica frase *Divieni ciò che sei* Ma chi sono io? Sapeva solo che trovava qualcosa di purificatore nella filosofia.
E il modo con cui F.N. osava affermare le cose, inaudito! Dichiarare che la speranza è il male supremo, che nemiche della verità non sono le menzogne, ma le *convinzioni* etc. e nel profondo del suo cuore Breuer sapeva che lui aveva ragione! E infine la libertà, perché non posso anch'io? gemette, mentre continuava a girarsi nel letto!
Arrivò allo studio alle 10 e mezzo e frau Becker gli consegnò due libri che il professor Nietzsche aveva portato per lui e, non appena terminato con i pazienti del giorno, decise di studiarli, per essere pronto per il loro incontro successivo.
Evidentemente F.N. si sentiva qualificato a trattare qualsiasi argomento e si convinse che Lou aveva ragione: era un grande filosofo. Molti aforismi lo costringevano all'autoriflessione, come ad es. *inquietudini e passioni dell'anima sono avvolti dalla vanità, che è la pelle dell'anima". Ma per il momento doveva smettere, perché aveva appuntamento a pranzo con Freud.
A Sigmund fece il quadro psicologico dell'incontro avuto con mister Eckart Muller e la risposta fu :" O mènte a te o lo fa a sé stesso. Forse una parte di lui soffre di tendenze suicide, ma la parte cosciente non lo sa. Capisco bene che ancora non sono riuscito a provare l'esistenza dell'inconscio, ma proprio tu mi hai testimoniato che la vita emotiva di Bertha è governata da eventi passati di cui la giovane non ha una conoscenza conscia. A mio modo di vedere ciò equivale quasi a una prova ottenuta in laboratorio!" Ma prima di lasciarti, vorrei conoscere che cosa hai intenzione di fare con questo tuo paziente riluttante?
Hai qualche idea, Sig?
Una ce l'avrei: lo stress. Esso è un'emozione repressa e si può alleviarlo dandogli uno sfogo e puoi persino mostragli l'affermazione di Liveling, invocando così la potenza dell'autorità medica.


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XVIII

Invocare la potenza dell'autorità medica mi sembra, visto chi abbiamo di fronte, una battuta comica. :) Herr Muller contesta qualsiasi autorità/convenzione e mette le c.d. virtù a gambe all'aria. Per es. ecco come definisce la persona fedele: chi per ostinazione si aggrappa a qualcosa che per lui non ha più senso. E ascolta questa affascinante metafora che accomuna l'indebolimento della vista alla disperazione: fa sforzare continuamente gli occhi e alla fine fa sempre vedere più di quanto si desideri. Ma la stranezza che non capisco in lui è che ogni volta gli ho dimostrato comprensione, lui si è seccato. Ecco che cosa trovo nel suo libro a proposito: "Un tempo siamo stati tanto vicini nella vita che nulla poteva costituire un ostacolo per il nostro sodalizio, ci separava solo un piccolo ponticello, ma proprio quando ti chiedevo di raggiungermi attraverso di esso, te ne è passata la voglia e quando ti ho pregato di farlo, hai taciuto. Da allora fra noi sono stati gettati monti, fiumi e ormai, anche se volessimo unirci, non potremmo. Ma se ora pensi a quel piccolo ponticello, ti mancano le parole, singhiozzi e ti chiedi perché!"
Freud cercò di interpretare: attraversare quel ponte, dietro richiesta, sarebbe sembrato sottomettersi all'altro/a, quasi che la potenza impedisse la vicinanza; il che significa che Herr Muller interpreta qualsiasi espressione di sentimenti positivi come una sfida di potenza e quel che cerca sempre è la riconquista del potere sulle proprie emozioni. Caro Josef sei in una situazione molto debole, perché devi conquistare la sua fiducia, però, se agisci in maniera comprensiva, ti accuserà di volergli imporre la tua potenza!
Ma senti questa, rispose Breuer, Muller afferma che per scoprire la verità ci si deve conoscere a fondo e per farlo occorre allontanarsi dalla prospettiva abituale, persino dal proprio secolo e paese e poi esaminarsi da lontano.
- Non credo che sarà così difficile seguirlo in questa ricerca della propria psiche, hai dalla tua i suoi stessi argomenti circa la dissezione psicologica e non vedo come potresti non riuscire a persuadere il tuo filosofo riluttante della saggezza di sottoporsi a un corso di autoanalisi sotto la tua guida. Buonanotte Josef. - :)


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XIX

Quel mattino Breur era talmente preso a consultare *Umano troppo umano* che non si accorse nemmeno che la moglie gli mesceva il caffè e quando poi le disse che doveva incontrare a mezzogiorno questo nuovo paziente, Mathilde non ne fu affatto contenta: " Sento sempre parlare di lui e tu e Sigi passate ore e ore a discuterne, i bambini avrebbero bisogno di vedere qualche volta il loro padre!"
Nietzsche era arrivato con un quarto d'ora di anticipo e quindi Josef lo trovò quando entrò nello studio e cominciò subito il colloquio, parlando dei libri dai quali era rimasto affascinato. Il vostro editore non è soltanto pigro, è anche stupido, ma parliamo del vostro disturbo, sono sicuro che la componente principale è l'emicrania e ultimamente conosciamo meglio tale patologia e posso forse rispondere alla vostra domanda più importante: "In nessuno studio pubblicato esiste la minima prova che sia progressiva o associata con altri qualsivoglia disturbi cerebrali; vostro padre probabilmente soffriva di un cancro, voi no".
- Non mi avete detto però, se diventerò cieco. -
" Non vi è nessuna evidenza che colleghi l'emicrania alla cecità, certo è che lo stress visivo può aggravare un attacco di emicrania, ma sono cose del tutto diverse e, anche se la causa non ci è nota, sappiamo che la progressione è molto graduale e posso dire, quasi con certezza, che per quanto la vista possa diventare sempre più confusa, è alquanto improbabile che diventiate cieco! Come vedete non vi ho nascosto nulla, mentre voi sono sicuro che in qualche modo non mi avete detto tutto".
- Aprirsi totalmente a vicenda è il preludio del tradimento ed esso fa star male, no? -
" Mi dispiace dirvelo, ma io avrei in mente, oltre a qualche medicina, una cura basata sul parlare e quindi confidarsi. Secondo me, una delle cause dell'emicrania risiede nel livello di stress del paziente, che deriva da diversi fattori psicologici e credo che il futuro di questo campo medico sia lì".
- La vostra convinzione sottende che sarebbe il paziente a scegliere la propria malattia! -
" No, non intendo questo, a meno che voi non traiate vantaggio dalla vostra emicrania? "
- Eh codesta è proprio la domanda che mi rivolgo da sempre! Perché mi è capitato di osservare che talvolta gli attacchi fanno dissolvere quello stress, che voi reputate il fattore di ogni male! E poi la mi vista scarsa mi impedisce di leggere il pensiero degli altri filosofi e questo credo sia un gran bene, visto l'attuale livello della filosofia tedesca! :x -


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XX

La mia malattia, proseguì Nietzsche mi ha dato anche un altro beneficio. per qualche tempo sono stato convinto di avere un male incurabile, che mi avrebbe condotto presto alla morte e ciò mi ha spinto a lavorare senza tregua. Sì, in fin dei conti devo benedire la malattia, che è stata anche il campo di addestramento per affrontare la sofferenza dell'esistere e, a questo proposito, oggi vi dirò un'altra frase granitica *Tutto ciò che non mi uccide, mi rafforza*.
- Affascinante teoria, professore, ma forse ormai potremmo essere d'accordo nel dire che il più importante vantaggio derivante dal vostro male lo avete già tratto e, ora, nell'età matura sono sicuro che potreste lavorare con maggiore efficacia se foste libero dalle sue interferenze, no? E se volete compiacermi, potremo insieme dichiarargli guerra, apprenderne i segreti, scoprire le debolezze e al fine sradicarlo". :)
Nietzsche manifestò il proprio accordo con un cenno del capo.
- Il nemico da combattere, ce lo rivelano le evidenze mediche, è lo stress e il mio compito è cercare di ridurlo. -
"Ormai conduco una vita quasi senza stress: ho rinunciato a insegnare, non ho una casa a cui badare, né una moglie con cui litigare, o figli cui imporre una disciplina, non ho obblighi nei confronti di nessuno, come può essere possibile diminuirlo ancora? Ma poi vorrei davvero, se anche potessi? Voi avete visto i miei libri e dovreste sapere che la mia scrittura è efficace non perché sia intelligente ed erudito, ma perché ho l'ardire, la volontà di staccarmi dagli agi e affrontare inclinazioni forti e cattive. Eppure lo scetticismo in sé è motivo di stress, di un tipo che soltanto i forti possono sopportare e sapete qual è la vera domanda per un pensatore? La vera domanda è quanta verità posso sopportare!?"
- Va bene, ho ben compreso il vostro pensiero, tuttavia l'esperienza clinica mi dimostra che vi sono altre sorgenti di tensione che possono risiedere al di là della possibilità di comprensione dell'individuo e che richiedono pertanto una guida obiettiva per essere chiarite.
A un certo punto della discussione avete accennato a certi importanti e disturbanti eventi della vostra vita che non vi avrebbero permesso di tenere un diario puntuale delle vostre emicranie, presumo che tali eventi siano sorgenti di stress suscettibili di trovare sollievo tramite la discussione e poi mercoledì avete accennato a un recente tradimento e questo ha provocato di sicuro un enorme stress, perché nessuno sfugge alla pena di un'amicizia finita male. Per cui vi invito a farvi ricoverare per un mese nella clinica Lauzon qui a Vienna, dove io potrei seguirvi tutti i giorni. -
"Non posso in alcun modo seguire il consiglio, perché, al di là delle obiezioni intellettuali, non me lo posso permettere finanziariamente".
- Credo che nei confronti del denaro abbiamo un atteggiamento simile, perché anch'io non gli ho attribuito mai una grande importanza, però me ne sono ritrovato alquanto, grazie a mia moglie, e la famiglia di Mathilde ha diritto ad alcuni letti gratuiti, di cui posso disporre a mia discrezione e a me basta uscire arricchito dalle nostre conversazioni. - :) :clap:


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XXI

Invece non era affatto sistemato, perché Nietzsche, se pur gentilmente, rifiutò la proposta e stava per andarsene, senza neppure fissare un nuovo appuntamento. :x
Allora Breur, mosso dalla disperazione, gli chiese se potesse spiegare il motivo di rifiutare al medico di proseguire nel tentativo di guarirlo?
- Sono venuto da voi perché certi miei amici mi hanno spinto a farlo e ne ho troppo pochi, per potermi permettere il lusso di perderne qualcuno! Ma il mio convincimento più profondo è lo scetticismo e non posso accettare la vostra raccomandazione di un'esplorazione psichica solo sulla base dell'autorità medica. -
"In questo caso siano d'accordo, l'unica autorità da seguire è la ragione ed essa mi ha dato parecchie prove del fatto che lo stress può produrre diverse malattie e intendo uno stress diverso da quello che incontrate nella vostra indagine filosofica. Ad es. vostra sorella vi ha scritto che qualcuno vi sta diffamando e questo genera di sicuro stress; e però voi avete violato il contratto di onestà, non dicendomi nulla si chi vi sta diffamando e perché! :x Inoltre, avete aggiunto che questo tipo di diffamazione può farvi togliere la pensione, che è l'unico mezzo di sostentamento e se non provoca stress questo, allora non siete *umano, troppo umano*! A meno che si tratti solo di un'esagerazione allarmistica di vostra sorella e questo sarebbe un caso di stress anche peggiore, per avere un rapporto di parentela così stretto con una persona simile! :grr: Ma c'è un argomento ancora migliore che vi spingerà ad accogliere la mia proposta e, per far questo, proverò a leggere alcuni brani del vostro ultimo libro - L'osservazione psicologica è tra gli espedienti per il cui tramite si può alleviare il perso del vivere ... al genere umano non può più essere risparmiata la crudele vista del tavolo della dissezione morale ... e i più grossi errori dei filosofi derivano da una falsa spiegazione delle azioni e delle sensazioni umane, che ha, come ultima conseguenza, l'erezione di una falsa etica e di mostri religiosi e mitologici! -
- Sono ormai anni che che procedo a tale dissezione psicologica da solo: sono stato il soggetto unico del mio studio, ma non desidero per niente essere il soggetto di un altro e permettetemi di chiedervi quale sia la vostra motivazione in questo progetto di cura. E non mi rispondete che siete un medico, perché le motivazioni umane sono molto più complesse e primitive! A maggior ragione voi, che non mi chiedete denaro. Alleviare il dolore degli altri e basta sono affermazioni che non hanno nulla a che vedere con le motivazioni dell'uomo, appartengono semmai alla mentalità schiava, elaborata dalla propaganda pretesca! -


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XXII

Breuer si sentiva stordito, con il passare delle settimane Lou Salomè gli si era offoscuta nella mente e non era più la ragione dell'impegno nei confronti di Nietzsche. No, a spingerlo era la sfida intellettuale che si trovava ad affrontare: nessun altro medico in Europa avrebbe preso in cura un paziente simile. Poi c'era Freud, di fronte al quale non voleva fare la figura dello stupido e infine, forse voleva accostarsi alla grandezza, perché quei suoi libri emanavano il senso del genio.
Ma nessuno di questi motivi aveva rilevanza per l'uomo Nietzsche, per la persona in carne e ossa che aveva davanti, di conseguenza doveva continuare a mantenere il silenzio e allora che dire?
I miei motivi? Ne esistono a diversi livelli e chi può stabilire che sia soltanto il primo (quello animalesco) a contare. Ho passato dieci anni a prepararmi per la professione medica, li dovrei buttare via perché non ho più bisogno di denaro? No, il modo di dare consistenza e valore alla mia vita è darle un significato e lo stimolo intellettuale che ricevo dai miei contatti con voi è un modo. E poi mi piace la frase granitica *Divieni ciò che sei* e il medico è appunto ciò che sono! Infine sono convinto che il vostro destino sia di essere un grande filosofo e la mia cura potrebbe giovare, pertanto, alla filosofia europea. :)
E così, rispose, F.N. voi potreste menar vanto per essere stato il mio salvatore!?
"Lo so che in passato siete stato tradito, tuttavia avete la mia parola che non lo sarete mai da me, tant'è che nella scheda clinica voi già figurate con uno pseudonimo".
- Ma non capite, io sarò comunque usato da voi: voi ne uscirete più forte a spesa della mia potenza e io non ne ho così tanto da permettermi un simile aiuto! -
"Credo che quanto avete affermato testé sia un'idiozia totale e siete voi a non capire! Ecco un esempio perfetto di perché non siete in grado (da solo) di dissezionare la vostra psiche. Voi presumete che i vostri atteggiamenti siano universali e quindi cercate di capire per tutto il genere umano ciò che non siete in grado di comprendere in voi stesso!"
Alla vista della schiena dell'altro, che usciva dallo studio, Breuer fece una smorfia.


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e muoro

:lol: :lol: :lol:




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nemecsek. ha scritto: giovedì 14 giugno 2018, 23:56 e muoro

:lol: :lol: :lol:


Vero: molto divertente. :diavoletto:


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XXIII

Breuer andò alla finestra e rifletté a bassa voce che quell'uomo aveva estremo bisogno di aiuto, ma era troppo orgoglioso per accettarlo e, d'altra parte, esso era un aspetto del male. Ho sbagliato ad alzare la voce, ci deve essere un modo diverso per avvicinarlo. Ma forse, si disse anche, quel giorno lui aveva immesso una specie di seme nella testa di Nietzsche e, prima o poi, avrebbe germogliato.
Quel sera Freud, pur atteso, aveva mandato a dire che avrebbe cenato da solo, mentre accudiva alcuni pazienti ricoverati "in extremis" all'ospedale e, naturalmente Josef era rimasto deluso, perché avrebbe avuto parecchio bisogno di parlare con l'amico. Per forza di cose dovette approfittare della presenza del cognato per sfogarsi con lui, anche se il rapporto fra loro non era molto intimo e aveva anche riserve sul livello di sensibilità di Max. Si buttò comunque a capofitto a esporre il caso di F.N, che naturalmente chiamò Herr Muller.
La risposta fu: " Tu mi preoccupi, solo perché una bella ragazza russa viene a parlarti, decidi di curare il suo amico matto e, per di più, gratis! Ma poi ho la sensazione che tu ti sia messo in competizione con questo professore e, a questo proposito, la manovra per cercare di incastrarlo con le citazioni non mi pare una mossa tanto astuta; in ogni modo non avresti potuto vincere: se la trappola non avesse funzionato, vinceva lui; se invece avesse raggiunto lo scopo lui sarebbe stato così arrabbiato da non voler continuare! Tu dici che è un genio e allora, perché non cerchi di imparare, invece di cercare di sconfiggerlo?"
- Ottima Max, non mi piace, però mi sembra molto, ma molto giusta. - :)


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XXIV

La notte successiva Breuer senti bussare alla porta e, siccome non dormiva mai profondamente, ci mise poco ad alzarsi per aprire e, mentre andava, si accorse che erano le 4 e mezzo e fuori c'era un uomo anziano che aveva il respiro affannoso e i capelli coperti di neve e che disse in modo trafelato che un ospite del suo albergo, e paziente del dott. Breur, stava molto male, addirittura non in grado di parlare. Si tratta del prof. Nietzsche e ho pensato che voi potevate far qualcosa.
Breuer decise di andare subito alla locanda e, quando arrivò, sembrava che Friedrich fosse moribondo e il fatto più pericoloso per la vita del paziente era dato dalla tachicardia, per cui procedette a esercitare una salda pressione con il pollice sulla carotide destra e in meno di un minuto le pulsazioni scesero e solo a quel punto rivolse le sue attenzioni all'emicrania, cominciando a massaggiare il viso e durò per circa una mezz'ora, fin quando cioè il paziente, anche se intorpidito, sembrava quasi riposare e si riusciva anche a distinguere qualche parola nel sonno: aiutami, aiutami.
Passò un'altra ora e le condizioni sembravano stabili e giudicò che era meglio andarsene e tornare quando avesse superato nel sonno gli effetti del cloralio che di sicuro la sera prima aveva assorbito in gran quantità, quasi letale!
Ritornò quattro ore dopo, quando Nietzsche stava ancora dormendo profondamente, ma non appena lo chiamò con un nomignolo (Fritz) gli occhi del malato si aprirono e Breur notò un muto rimprovero, per cui tornò ad essere formale, chiedendo al professore come stava?
- Mi sento da cani, ho il cranio a pezzi e il dolore non è come di consueto, sembra come una contusione profonda nel cervello! -
"Ero preoccupato, avreste potuto morire: tutto quel cloralio è più un veleno che una cura!"
- E a chi sarebbe importato! Sto forse vivendo? Morendo? Non c'è posto per me nel mondo.- Seguì un lungo silenzio e, dopo un po' Nietzsche si addormentò di nuovo e Breur se ne andò, dopo aver dato disposizioni su come doveva essere controllato il paziente fino al suo ritorno.


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Re: Filosofia

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LIBERTA' COATTA

Libertà non è felicità
non ne voglio sapere
non mi da alcun piacere
amo la cauta servilità
per me ci sarà sempre un padrone
che il vivere mi impone
adempio senza discussioni
evito così alcune delusioni .
Ti lasciamo libera , dice la gente .
ma sono sola pigra col dio niente!
e allora ?
mettetemi le catene dell'ubbidienza
per me sarà una bella esperienza!
Il cielo azzurro libero antinuvoloso
è assolutamente molto noioso
Una pennellata di nuvola nera
crea una fantastica chimera .
Cara Baccella, la tua è un'aberrazione
certo, non sei stata ancora in prigione !!!

Anna Baccella Bini


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Re: Filosofia

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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XXV

Quando tornò nel pomeriggio, trovò il paziente un po' migliorato e deciso a ripartire per Basilea e si disse che doveva pesare le parole con grande cura per convincerlo a restare. Non devo cercare di "fargliela" è di gran lunga più sveglio di me e discutere con lui, come aveva detto Max, portava sempre alla sconfitta.
"Professor Nietzsche, permettetemi di sottolineare quanto sia stato critico il vostro malessere della notte scorsa e la tachicardia era veramente pericolosa e non dipendente dall'emicrania. Non credo nemmeno che fosse per l'eccesso di cloralio ingerito, il quale comunque poteva essere letale di per sé, se il vomito, provocato quello sì dall'emicrania, non vi avesse salvato la vita".
- Scusate se vi interrompo, ma è vero che la dose era eccessiva, però è stato un errore e non un comportamento suicida" -
"Ma anche in questo caso il rischio non sarebbe ridotto in futuro, ma consentitemi un'altra osservazione: voi attribuite i vostri attacchi al clima, ma non credo sia solo quello, è invece probabile che i fattori siano molteplici e, per ieri, me ne assumo io la colpa, perché il vostro mal di testa è cominciato poco dopo che avevo polemizzato con voi in modo villano e aggressivo! Ma, a parte ciò, sono più che mai convinto che, se sono riuscito a diminuire i sintomi con un intervento ritardato di ore, saprei fare molto meglio se foste stato sotto osservazione in una clinica e credo che, in tal caso, potrei elaborare un regime di cura tale da bloccare ancora più a fondo i vostri attacchi".
Dopo parecchio silenzio Nietzsche rispose che i motivi di ieri erano ancora validi, anzi gli apparivano molto più forti e, se decideste di proseguire nella lettura dei miei libri, scoprireste che essi si radicano nel mio pensiero e quindi nel mio essere.
Breuer uscì ancora una volta sconfitto dal confronto e si avviò a piedi verso casa e, camminando, cercò di scoprire perché gli importava tanto di lui. Non lo sapeva ancora, ma di una cosa era certo: il suo interesse era di natura benigna, per non dire benefica, aveva insomma il presentimento che quel bizzarro individuo avrebbe potuto portare a una sorta di rinnovamento in lui e magari lo avrebbe fatto riaccostare a sua moglie. ;) Ma lui è deiso ad andaresene lunedì, ci sarà un modo per fermarlo? Deve esserci!
Il suo passo accelerò e per tutta la strada fece crocchiare la neve sotto di sé e poi, e poi, quando era in vista di casa, come Archimede, gridò "eureka". :)


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Irvin D. Yalom "Le lacrime di Nietzsche" XXVI

Il lunedì mattina Nietzsche arrivò puntualissimo allo studio di J.B. per avere il referto e saldare il conto, oltre a ringraziare tantissimo il dottore. Aggiunse che di norma i congedi sono accompagnati da un'espressione che nega il concetto, es. *a rivederci*, mentre lui pensava che non avrebbero più l'occasione di frequentarsi e, afferrata la cartellina, fece l'atto di andarsene.
"Ancora un momento professore, perché c'è un'altra questione che desidererei discutere, ma state tranquillo non è come immaginate, è solo una proposta che forse non è mai stata fatta nella storia della medicina; vi propongo uno scambio di natura professionale. Il mese prossimo io agirò da medico per il vostro corpo e voi, in cambio, cercherete di porre sollievo alla mia mente, al mio spirito".
- Ma di che cosa avete bisogno e come potrei fare io? -
"Domanda difficile, ma la pongo quasi sempre ai miei pazienti e la risposta che posso dare è che soffro di disperazione! Sono pervaso da pensieri sordidi e mi sento pieno di disprezzo per me stesso e, anche se mi preoccupo di mia moglie e dei miei figli, in realtà non li amo. Ho perso di vista il perché della vita e sono stranamente terrorizzato dalla morte e dico stranamente, perché abbastanza spesso si insinua nella mente l'idea del suicidio".
Una volta tanto il filosofo pareva veramente stupefatto! :)
- Non sono in grado di curare la disperazione, ma solo di studiarla. Essa è il prezzo che si paga per l'autocoscienza: guardate a fondo nella vita di un uomo e la troverete sempre. -
"Lo so, professore, infatti non pretendo di essere guarito, ma sono alla ricerca di un sollievo e l'altro giorno mi avete parlato di Darwin che ha reso obsoleto Dio e che non siamo più capaci di vivere senza le nostre mitologie religiose, ma io credo che voi consideriate la vostra missione dimostrare come dallo scetticismo si possa trarre un codice di comportamento per l'uomo, una nuova moralità illuministica con i quali rimpiazzare la superstizione e la passione per il sovrannaturale o, in altre parole, dal nichilismo e dall'illusione! E se è così, allora vi chiedo di provare a "salvarmi". Ho bisogno di aiuto, e voi, credo siete abbastanza potente da darmelo."
Nietzsche si alzò dalla poltrona, tese la mano e: - Mi dichiaro d'accordo con il vostro progetto. -


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
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