castelli ha scritto: ↑sabato 16 maggio 2020, 9:45
ad andare in affanno, in tutto il mondo, sarà il settore privato.
questo aspetto avrà in italia elementi di distinzione in senso peggiorativo rispetto agli altri paesi.
è abbastanza pacifico che in paesi ad economia capitalistica una crisi del settore privato ha ricadute pesantissime anche sul settore pubblico.
non mi sfugge evidendemente il fatto che una impostazione liberista in senso stretto, senza un aiuto statale in momenti come questo, non regge all'impatto con la realtà.
detto questo, che tipo di intervento statale servirebbe?
dubito serva un'impostazione finto keynesiana, con interventi abbastanza insensati (maliziosamente hanno una loro logica, purtroppo) di distribuzione di risorse pubbliche, senza avere una visione che vada più in là di fine estate.
somiglia molto al tirare a campare dei governi di fine anni ottanta. sforunatamente per loro (e per me) non è più il 1989.
il problema è che a questi interventi ecomici si accompagna la totale mancanza di chiarezza a livello giuridico, altro punto essenziale per pensare di avere una minima ripresa dell'attività economica del settore privato.
i morti sotto i 50 anni dovuti al covid pare siano 300 in tutta italia, con una parte (1/6) di queste persone già affetta da gravi patologie. il blocco totale delle attività di interi settori dovute alla pandemia e la mancanza di chiarezza per la riapertura può a breve termine gettare il paese in una situazione di panico sociale che avrà conseguenze a livello politico, con gente scaltra che temo sarà in grado di approfittarne.
l'isteria della comunicazione massmediale, più che la pericolosità in se del virus, unita a provvedimenti giuridici demenziali ha creato un mix micidiale e senza precedenti.
i problemi grossi arriveranno a settembre. questa volta sarà una cosa seria.
il mondo può fare a meno dell'italia, non è più il birillo rosso del biliardo di foligno di scalfari.
La tua analisi/previsione mi pare centrata.
Nel ragionamento, però, occorre fare un passo in avanti.
Cioè provare a proporre cosa fare e cosa non fare.
L'epidemia ha generato una gravissima crisi economica (= impoverimento dello Stato, delle imprese, dei lavoratori, dei non lavoratori) dalla quale è necessario uscire.
Per uscirne serve rimettere in circolo ricchezza, il cui controvalore è rappresentato dai soldi.
I soldi vengono o semplicemente stampati (e così valgono sempre meno) o stampati a fronte di merci prodotte e vendute.
Per vendere le merci qualcuno deve comprarle.
Chi le compra le compra con i soldi.
Se tutti (o quasi tutti) si sono impoveriti servono soldi "volàno" per ricominciare : o dal risparmio o dall'elargizione di soldi con poco valore reale (i contributi statali).
Poco valore non vuol dire nessun valore, purchè non vadano nel risparmio ma servano ad iniziare a riacquistare merci.
Per riacquistare merci ( e servizi) il pilastro soldi è indispensabile ma non sufficiente.
L'altro pilastro è il bisogno/voglia/desiderio di comprare.
Per l'alimentare è semplice, mangiare serve e basta.
Per tutto il resto, a partire dal turismo, servono soldi, voglia e desiderio.
I primi, come detto, possono anche arrivare più o meno svalutati, più o meno subito ma se non c'è la voglia di spenderli l'economia non riparte, anche se apri tutto immediatamente, come ovviamente richiedono industriali, artigiani e commercianti.
Apri e non vendi.
Il fatto è che la voglia/desiderio di spendere arriverà solo quando chiunque si sentirà in condizione di sicurezza per l'incolumità propria e dei propri cari.
Il fatto che vi siano stati non più di 300 morti infracinquantenni (se è vero) non rassicura nessuno se non un infracinquantenne senza affetti ultracinquantenni o che se ne fotte degli affetti ultracinquantenni.
Quindi il circolo va messo in moto, ma senza isterismi.
Questo, per le cose da fare.
Le cose da non fare, oggi, in Italia, sono il cambiare Governo e/o votare.
Qualunque Governo che subentrerebbe sarebbe necessariamente "montiano" (per sommo gaudio di TIC).
E' per questo motivo, caro castelli, che i soldi vanno portati a casa subito da chi li può stampare, possibilmente a fondo perduto.
Questo, però, potrà accedere, in termini geopolitici, a seconda di dove si collocherà la Francia.
Cinicamente, perchè si salvi l'Italia, deve continuare ad andare male la Francia.
Fino a quando l'UE non avrà un'unica normativa fiscale, da Rovaniemi a Nicosia.
Oggi è utopico, quindi necessario.