RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

Per raccontare le proprie avventure in bici, le uscite, gli allenamenti, le gare amatoriali e le gran fondo
pragserfranz
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RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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Di seguito la presentazione dell'iniziativa e i resoconti delle varie tappe:


Ride With Us! Da Venezia a Bruxelles in bicicletta contro i cambiamenti climatici


Ride With Us è la carovana simbolica di biciclette che dal 2014 attraversa l’Europa per diffondere la necessità di un’azione ampia e rapida per contrastare il cambiamento climatico.

La partenza è sempre Venezia, città vulnerabile per eccellenza al progressivo innalzamento degli oceani, ma quest’anno la meta ha una particolare valenza politica.

Dopo aver raggiunto nel 2014 Copenaghen, e a seguire Parigi, Torino, Bonn e Katowice, i ciclisti di Ride With Us raggiungeranno Brussels il prossimo 7 di novembre, facendo tappa anche a Strasburgo e Maastricht, tutte città simbolo dell’Unione europea.

I ciclisti del clima vogliono così sottolineare il ruolo cruciale della Ue sia nello sviluppo di efficaci politiche europee e sia per il negoziato internazionale delle Nazioni Unite (COP25), che doveva tenersi in Cile ad inizio dicembre ma che il paese sudamericano ha rinunciato ad organizzare a causa della rivolta popolare contro le diseguaglianze economiche.

La partecipazione al tour di Ride With Us è libera e spontanea. Tutti possono unirsi alla carovana ciclistica, anche solo per pochi km, sfruttando la georeferenziazione del gruppo lungo il percorso, che è disponibile nel sito www.ridewithus.eu.

Quest’anno il tour si arricchisce dell’iniziativa "Breath with us", promossa da Bruno Giraldo, per mappare la qualità dell’aria lungo il percorso grazie all’installazione di una piccola centralina di rilevamento mobile appositamente realizzata e montata su una bicicletta.


INFORMAZIONI GENERALI SU RIDE WITH US

Ride With Us è un’iniziativa nata nel 2014 dall’unione dell’interesse di Daniele Pernigotti per il cambiamento climatico e la passione di Claudio Bonato per la bicicletta. La partecipazione al progetto è cresciuta nel tempo e ai due ideatori del progetto, si sono poi uniti i ciclisti del Pedale Veneziano, la FIAB e molti altri singoli cittadini che condividono le finalità del tour.

Saranno, infatti, circa una quarantina le persone che parteciperanno quest’anno al progetto e 25 di questi giungeranno fino al Parlamento Ue di Brussels.

Il gruppo pedalerà in completa autonomia, con i propri bagagli a seguito e senza nessun automezzo di supporto, per 13 giorni e parteciperà ad eventi appositamente organizzati lungo il percorso con la finalità di sensibilizzare la popolazione locale su un tema tanto cruciale.

Senza alcuna affiliazione/appartenenza partitica ma con il patrocinio di numerosi enti e associazioni (tra cui: Ministero dell’Ambiente, i comuni di Venezia, Merano, Bassano, Trento, Friburgo e Colonia; Kyoto Club, Italian Climate Network, WWF, FIAB, Università IUAV di Venezia, Università di Ca’ Foscari e Università di Padova) Ride With Us invita tutti a pedalare riflettendo: aumentare l’attenzione sulle questioni ambientali (inquinamento, consumi, sviluppo sostenibile, cambiamento climatico), chiedendo con forza alle istituzioni nuovi interventi ma anche attuando coerenti comportamenti individuali.

La lista completa dei patrocini, oltre che il tracciato delle singole tappe del tour Venezia-Brussels è disponibile nel sito http://www.ridewithus.eu/brussels/ e nella pagina Facebook ‘Ride With Us’.

Queste le città di arrivo delle varie tappe:

Bassano del Grappa (IT) 26 ottobre;
Trento (IT) 27 ottobre;
Merano (IT) 28 ottobre;
S. Valentino alla Muta (IT) 29 ottobre;
Davos (CH) 30 ottobre;
Kostanz (D) 31 ottobre;
Freiburg (D) 1 novembre;
Strassburg (F) 2 novembre;
Ludwigshafen (D) 3 novembre;
Koblenz (D) 4 novembre;
Köln (D) 5 novembre;
Maastricht 06 (B) 6 novembre;
Brussels (B) 7 novembre.


pragserfranz
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RideWithUs sulla riviera del Brenta con Fridays For Future e Opzione Zero

Una bellissima giornata di sole, tanti amici, molti in sella e altrettanti ad attenderci lungo la strada per un ristoro od un saluto, il saluto alla partenza di @Gianfranco Bettin, presidente della municipalità di Marghera, gli incontri con il comitato OpzioneZero (che fantastica accoglienza allo Squero di Dolo!), con i gestori dell’esperienza di @casaacolori, realtà Padova che coniuga turismo sostenibile ed accoglienza sociale, con @BrunoGiraldo che ci ha presentato il progetto #breathwithus, una centralina mobile che ci permetterà di misurare la qualità dell’aria lungo tutto il nostro percorso, con le delegate del comune di Padova e di Selvazzano Dentro, i ragazzi di Fridays For Future Castelfranco Vto che si sono uniti a noi pedalando fino a Bassano, come hanno fatto gli amici di @associazionepontidipace e la grande Angela Perin – Ultracycling. E poi @Renzo Masolo e la FIAB Bassano che hanno organizzato la riuscitissima conferenza “La tempesta Vaia: conseguenza dell’alterazione e dell’estremizzazione del clima” con Thierry Robert Luciani, fisico-meteorologo senior di Arpav, che ha affascinato tutti con la sua competenza, conoscenza e simpatia. Questa la cronaca e le immagini della prima frazione di #ridewithus2019. La strada è ancora lunga ma siamo partiti bene! #climatejustice #crisiclimatica #roadtobruxelles

Franz Peverieri


pragserfranz
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RwU: in Valsugana tra colazioni a base di polenta e latte e lezioni universitarie

E anche la seconda frazione di #ridewithus2019 è andata! La carovana dei nostri ciclisti climatici si è mossa puntuale da Bassano del Grappa alle 8.30, insieme ad alcuni amici dell’associazione “Ponti di pace”, a membri di FIAB Bassano ed alla nostra amica Angela Perin – Ultracycling. Nei primi km sui saliscendi della destra Brenta a farla da padrone è il vento, forte e contrario, che sferza il gruppo. L’arrivo a Cornale, anzi da Cornale, storica birreria posta in piccolo borgo giusto all’ingresso della Ciclabile del Brenta che da qui in poi correrà in sede propria, è l’occasione per accettare la calda ospitalità di Romano, il vulcanico oste che, tra un aneddoto e un racconto, ci offre una tipica ed ormai desueta colazione a base di polenta e latte, farina di mais biologica della Valsugana e latte di malga appena munto: energia a km 0 per il “peloton” che saluta e ringrazia omaggiando lui ed il locale con una delle nostre targhe per bicicletta. Si riparte con il primo incidente meccanico che costringe vittima e qualche “gregario” ad una faticosa rincorsa mentre ci si inoltra nella stretta valle in cui scorre il fiume. Mano a mano che si procede il vento si attenua e un timido sole fa capolino. La vallata si allarga e il passaggio del gruppo sul ponte che scavalca il torrente Grigno, affluente “della” Brenta, come si dice da queste parti, è di quelli da filmare, tanto scenografici sono il luogo ed i protagonisti.

La ciclabile adesso corre tra i fiume e i campi che dominano la vallata, il sole non è più tanto timido e batte davvero forte mentre ci avviciniamo a Borgo Valsugana dove troviamo ad attenderci Antonio Marchi, eclettico cicloattivista trentino sempre presente nelle passate edizioni, che si unirà a noi fino al traguardo finale di Bruxelles. Una veloce sosta pranzo in un locale della suggestiva Borgo e si riparte. È il buon Antonio a mettersi in testa e a dettare un buon passo che ci porterà prima allo scollinamento di Civezzano e poi alla picchiata su Trento in netto anticipo sulla tabella di marcia, nonostante il gran traffico di pedoni e ciclisti sul percorso. Il tempo guadagnato ci permette, dopo la foto di rito nel salotto di piazza Duomo, di gustarci una fresca birra in attesa dell’evento di palazzo Geremia. A fare gli onori di casa è l’assessore alla mobilità ed all’ambiente Corrado Ungaro che, nel consegnarci la lettera da portare a Bruxelles corredata da allegata dichiarazione di emergenza climatica appena votata dal consiglio comunale, ci annuncia in anteprima il riconoscimento con cui Legambiente premierà la città come miglior ecosistema urbano. Dopo l’introduzione del nostro Daniele salgono in cattedra Maurizio Fauri e Claudio Della Volpe, docenti della locale università ed esperti in relazioni tra i processi produttivi energetici ed i cambiamenti climatici. Una lezione così interessante ed una discussione così partecipata che non possiamo che invitarli a cena con noi in hotel per continuare a dibattere con passione al termine di una giornata davvero intensa!
Oggi si riparte verso Merano, il caldo davvero anomalo di questo weekend lascerà il posto ad una tipica giornata autunnale, fredda e piovosa. Tra poco si parte: seguiteci!

Franz Peverieri


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RwU lungo le sponde dell’Adige, tra vigne, meli e sindaci ambientalisti

La terza frazione di #RideWithUs2019 comincia con la visita a sorpresa del sindaco di Trento, Alessandro Andreatta: stiamo caricando le borse sulle nostre bici davanti all’hotel che ci ha ospitato in città per la notte quando arriva per salutarci. È l’occasione per un veloce confronto sulle “cose fatte” e su “cosa bisogna fare” nelle città per contrastare i cambiamenti climatici indotti dalle attività umane. Avete presente un’interrogazione alla prima ora? Il fuoco di fila di domande, interventi, considerazioni non spaventa il primo trentino che risponde volentieri. È tardi, l’orologio ci richiama, tutti, ai rispettivi impegni: il sindaco ha riunione di giunta, noi abbiamo 90 km da percorrere con tempo uggioso. Saluti e via! All’uscita di Trento, percorrendo la ciclabile dell’Adige, la nostra attenzione è attirata dall’enorme mole della discarica di Ischia Podetti, stretta tra il fiume e la parete rocciosa della montagna. Un impianto all’avanguardia, dicono, ma qualche perplessità da profani sulla sicurezza del sito resta. In rete troviamo notizie rassicuranti circa i lavori, finiti ormai dieci anni fa, per impedire le infiltrazioni del percolato verso il fiume e le falde acquifere. Speriamo…

Il nostro viaggio nella vallata Atesina prosegue tra vigneti e meleti in un paesaggio bucolico ma qua e là il traffico ed il rumore provenienti dall’autostrada sono davvero invasivi. La nostra centralina mobile del progetto #breathwithus non segna valori altissimi forse per merito del forte vento, contrario alla nostra direzione, ed alla pioggia caduta in nottata. La Ciclabile dell’Adige, o ciclopista del Sole che dir si voglia, è un’arteria di grande comunicazione per la mobilità sostenibile e le infrastrutture ad essa collegate sono di altissimo livello. Tocchiamo con mano questa qualità nella prima sosta di giornata al Bicigrill Faedo che apre i battenti per accoglierci. Ampi spazi a disposizione per le esigenze di tutte le tipologie di cicloviaggiatori che percorrono la pista, ottima cucina, prodotti tipici e tante informazioni, e soprattutto passione e gentilezza dello staff ne fanno uno dei migliori bicigrill italiani.

Poco oltre la piana rotaliana si stringe alla chiusa di Salorno e noi salutiamo il Trentino per entrare in Sudtirolo. La carovana viaggia compatta ad un’ottima media e, in men che non si dica, arriviamo a Laives/Laifers dove ci aspetta la pausa pranzo al gasthaus Zur Brücke – Al Ponte. Un trionfo di tagliatelle, tortelli e dolci, tutto fatto in casa. Ripartiamo verso Bolzano stracarichi di energia! La ciclabile corre per un tratto estremamente suggestivo sull’argine che separa Adige, a sinistra, ed Isarco, a destra. Il tempo di salutare gli amici che lasciano la carovana per dirigersi verso Bolzano e la stazione e siamo già sulla strada per Merano. Tra i tanti ciclisti che incrociamo, uno è speciale. È il sindaco di Merano, Paul Rösch che ci è venuto incontro per farci da guida nell’ingresso in città. Ed effettivamente, ci scarrozza per le vie del centro tra i saluti dei concittadini. Una vera e propria #criticalmass! L’accoglienza meranese è superba, prma in municipio per un rinfresco, poi per le vie della città in compagnia del sindaco e dell’assessora @Madeleine Rohrer. Il pomeriggio si conclude nuovamente in comune con un confronto sui temi delle politiche cittadine della sostenibilità. Poi è finalmente il tempo di rilassarsi davanti ad una bella birra! E anche questa è andata. Oggi si sale, verso il passo Resia!

Franz Peverieri


pragserfranz
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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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Ride With Us sulle piste della Val Venosta. Croci e delizie della monocoltura delle mele

Qui a #RideWithUs2019 è ufficialmente arrivato l’autunno. Dopo una notte di pioggia Merano si sveglia colorata dai toni caldi delle foglie che ingialliscono. È incredibile come il panorama sia cambiato in poche ore, ce ne accorgeremo ancora di più lungo il tracciato…

Partiamo, dopo aver salutato chi rientra alla base, sotto una pioggia fitta ma leggera ed un cielo che sembra voler caderci addosso tanto basse sono le nuvole.

La Ciclabile della Val Venosta, sull’argine dell’Adige, ci offre subito modo di scaldare i muscoli con i sette spettacolari tornanti che portano verso Algund/Lagundo. Ed è subito bagarre, il gruppo si spezza, davanti è battaglia per il GPM, dietro per arrivare in cima. La strada si arrampica su un pendio che sembra un dipinto di Klimt o di Kandinsky, alberature di varie essenze e forme fanno ombra ad aree sosta, panchine e aiuole ad ogni svolta.

In cima ci si sveste e ci si ricompatta. Si riparte. Il tempo è clemente, la pioggia ci dà tregua e si prosegue in falsopiano tra meleti a perdita d’occhio.

La monocoltura intensiva delle mele è, da queste parti, croce e delizia. Tesoro economico e cultura popolare del territorio da un lato ma anche sfruttamento del suolo (qui per fortuna i dati sullo sfruttamento lavorativo sembrano meno drammatici di quelli del Trentino), perdita di antiche ma poco commerciali varietà in luogo di frutti ibridi più adatti al gusto dei consumatori e, soprattutto, lotta trentennale ai pesticidi.

Iniziata a fine anni ottanta con un referendum che non arrivò al quorum, la battaglia per la salute di abitanti e consumatori verrà vinta nel 2014 con un secondo referendum promosso da comitati e dal comune di Mala/Malles Venosta e stravinto con il 74% di voti favorevoli all’abbandono della chimica di sintesi sul 70% degli aventi diritto.

La guerriglia legale di alcuni produttori contro l’esito referendario si è conclusa proprio pochi mesi fa in tribunale con una nuova vittoria dell’ambiente sul business ma la strada, pur segnata, è ancora lunga.

Di questo avremmo dovuto e voluto parlare con il sindaco di Mals/Malles Venosta ma un imprevisto viaggio di lavoro oltralpe ha fatto saltare l’incontro.

Ci concentriamo quindi sugli aspetti turisico-paesaggistici di questa frazione che di certo non mancano. Il sistema integrato di trasporto, ferrovia+bici d’estate, ferrovia e funivia in inverno, è un fiore all’occhiello della sostenibilità ed è stato pensato sia per minimizzare l’impatto del traffico turistico, sia per valorizzare l’offerta.

È ovviamente calibrato anche sulle esigenze locali ed è molto bello vedere studenti e genitori scendere dal treno ed inforcare la bici di ritorno da scuola e lavoro.

Ad un tratto, poi, la pista abbandona le zone antropizzate e si inoltra, già nel territorio del parco nazionale dello Stelvio, in un bosco meraviglioso. Il percorso, sterrato ma perfetto, si inerpica in una vallata incantata, lontana da case e strade, per diversi km. Uno scenario fiabesco!

Usciti dalla foresta, torniamo ad attraversare senza fretta meleti e paesini fino a quella meraviglia medievale che è Glürns/Glorenza, tutta cinta da mura. Un gioiello da cui si entra ed esce da antiche porte ancora perfettamente funzionanti.

Adesso è ora di concentrarsi sulla strada però. Se le salite precedenti erano infatti toste ma relativamente brevi, da qui iniziano le rampe che ci porteranno ai 1450 metri del lago di Sankt Valentin an der Haide, frazione del comune di Curon Venosta, arrivo di tappa odierno.

Il gruppo esplode già prima di arrivare a Malles e le dure rampe dentro il paese mettono tutti a dura prova. Lasciamo la Ciclabile che continua andando a toccare i paesini sul lato sinistro della vallata, tra rampe assassine e contropendenze pericolose, per la statale che sale più regolare. Siamo in mezzo a nuvole bassissime e la pioggia ritorna a bagnarci le polveri. Anche quelle sottili, beninteso.

Nella nebbia ciascuno è solo nello sforzo della salita. Poi all’improvviso il cielo si apre sulle vette e sulla vallata, i colori autunnali esplodono nei boschi di larici e nonostante un forte vento contrario, uno ad uno tagliamo il traguardo.

L’hotel Lamm è una coccola dopo tanta fatica. Chi si rilassa tra una sauna e un bagno turco, chi si riscalda con tè e tisane, chi festeggia con una birra. E, dopo una lauta cena tipica, è l’ora del briefing: la tappa di domani è impegnativa, il meteo annuncia pioggia, molta, e abbiamo orari stringenti per la navetta ferroviaria che ci farà bypassare il già innevato Fuorn Pass (ad oltre 2200 metri di quota).

Colazione anticipata e indicazioni precise, alle 14 dobbiamo essere a Lavin, in mezzo una salita di 7 km al 7% medio…. La sveglia suona presto per Davos!

Franz Peverieri


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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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IL MIO RIDE WITH US FINISCE QUA ... MA IL RACCONTO CONTINUA!

Il mio #ridewithus2019 finisce con una cavalcata solitaria in una giornata di pioggia battente. Parto insieme agli altri dopo una ricca colazione da Sankt Valentin an der Haide, pochi metri e comincia a piovere mentre ci arrampichiamo verso il terrapieno che dà origine al lago di Resia. Un piccolo sforzo che ci regala un panorama straordinario: il vento ci sferza ma la vista spazia dalle nuvole a filo d'acqua, tutta increspata, alla parte opposta dove le vette del Gran Zebrù e dell'Ortles, imbiancate dalla prima neve e baciate dai raggi di un sole che poi avrà altro da fare, incombono sull'alta val Venosta stesa ai loro piedi.

La ciclabile che gira intorno al lago è tutta un su e giù di rampe secche e contropendenze in picchiata: ci sarebbe da divertirsi se non fosse che pioggia, vento e il pensiero di quel che ci aspetta inducono a non sprecare energie.

Resia in questa stagione è in letargo, le uniche forme di vita le troviamo ad un bar sul confine, dove ci ricompattiamo prima di iniziare la discesa. La strada verso Nauders non è troppo pendente, le raffiche e l'acqua frenano assai e la velocità ne risente. Attraversato il paese, molto turistico, lasciamo la ciclabile per salire ancora fino allo scollinamento della strada che scenderà al confine tra Svizzera ed Austria.

Larga e dal fondo perfetto, la picchiata ci porta a Martinabrück, un ponte sull'Inn, due case, uno shop e la dogana. È il momento dei saluti, il gruppo va a sinistra, a risalire la bassa val Engadina verso Lavin dove attende il treno che bypassa il Fuorn pass, io dall'altra parte. A destra mai... Abbracci, fraterne strette di mano e raccomandazioni mi velano gli occhi e la mente di tristezza.

Una tristezza, quella di abbandonare la carovana, che speravo mitigata dall'avventura di percorrere strade sconosciute alla scoperta di panorami ed emozioni. E invece, lo dico subito, questo percorso mi ha deluso. Tanto asfalto, tanta, troppa, promiscuità tra strada e traccia ciclabile, pochi panorami e poco d'interessante in una vallata in cui l'antropizzazione domina il paesaggio.

Solo ogni tanto, si pedala in zone non urbanizzate, su percorsi sterrati o comunque lontani dal traffico. Per paradosso, più si scende e la valle si allarga, più crescono le occasioni di pedalare nella natura vicino al fiume. Che è davvero imponente, già a questa altezza.

Continua a piovere e a soffiare vento contrario fino all'arrivo ad Innsbruck. Sono le 15 passate e il tempo per risalire il Brennero ci sarebbe. Quello che non c'è sono le luci, che ho dovuto tenere accese tutto il giorno per vedere e farmi vedere e anche un po' la voglia, mortificata dalla pioggia, dall'addio al gruppo e dalla delusione per la poche emozioni regalatemi dal percorso.

Innsbruck è bella. Mi piace. Vivace la parte moderna e la zona universitaria, con tanti percorsi ciclabili, affascinante il centro storico. Mi rimpinzo di breztel e birra, un giretto turistico e mi fiondo in stazione. Tram, bus, ciclabili e una stazione modernissima. Qui la mobilità urbana sostenibile è una cosa seria. Ecco il treno. Un Eurocity con posti per le biciclette. Ci vorrebbe così poco per agevolare una mobilità dolce....

Sul treno, prima di addormentarmi, ripenso a questa avventura, a questa sorta di missione per il pianeta e l'umanità. Alle cose belle, a quelle da migliorare, a quelle che si potrebbero fare in futuro. Ci sarà tempo per discuterne con gli altri quando torneranno. Già, gli altri. Sentiamoli, in chat. Treno preso, salita finale molto impegnativa. Finalmente albergo e cena. Ancora saluti e buone pedalate. E un po' di nostalgia.

Le mie pedalate in #ridewithus2019 finiscono qui ma tornato a casa avrò ancora da fare, tra i contenuti social, i contatti logistici per la tappa di Koblenz, e quelli con alcune realtà ambientaliste tedesche.... Buonanotte, ci penseremo domani.

P.s. alcune foto le ho rubate ai miei compagni di viaggio

Ride With Us. Tre Paesi in una sola tappa

A Merano abbiamo appoggiato la testa sul cuscino sapendo che il giorno successivo sarebbe arrivata la pioggia, ma al nostro risveglio abbiamo trovato solo il cielo nuvoloso… anche s. e le cime delle montagne che ci circondano sono coperte di neve.
Thierry Robert Luciani a Bassano ci aveva anticipato che nella notte tra martedì e mercoledi ci sarebbero potute essere delle perturbazioni nevose nei pressi del Passo Resia. Noi abbiamo scaramanticamente fatto finta di non aver compreso bene la sua previsione, così come facciamo finta in questo momento di non vedere la neve appena scesa sulle cime delle montagne che ci circondano. Altrettanto scaramanticamente evitiamo di condividere in questo momento con i compagni di viaggio del tour Ride With Us del 2015 l’esperienza della neve, proprio nella tappa successiva al passaggio dal Resia, da Landeck a Bludenz.
Dopo una notte di nevicatale strade principali erano già parzialmente innevate alla partenza, ma siamo poi finiti a pedalare in strade secondarie di montagna con almeno una decina di cm di neve fresca. Esperienza epica per noi (per chi vuole vederla guardi qui, che siamo felici rimanga unica nei nostri annali e per questo facciamo finta di non caricare troppo di significato la neve caduta sulle cime delle montagne intorno a noi proprio questa notte.

Probabilmente questo è un pensiero che non tocca invece chi non ha partecipato all’edizione del 2015, anche perché il paesaggio che abbiamo attraversato in questi giorni aveva più le caratteristiche del mese di settembre che di ottobre, risultato dell’allungamento della stagione calda che rappresenta un’importante conferma del cambiamento climatico in atto.
Oggi siamo un po’ pensierosi alla partenza perché abbiamo un appuntamento da non perdere: il treno a Lavin alle 13.59 che ci traghetterà attraverso un tunnel di 20 km nel cuore di una montagna a Kolster Platz. Sulla carta abbiamo 65 km di pedalata e 700 metri di dislivello, che potrebbero essere resi più difficili da una pioggia fastidiosa, per raggiungere la stazione di partenza. Ovviamente il tempo di percorrenza non va preso sui primi, ma sugli ultimi per poter prendere il treno tutti assieme.
Comunque la pioggia arriva puntualmente alla partenza, prima in modo leggero, condizione perfetta per mettere in crisi le nostre certezze sull’abbigliamento, e poi via via più insistente.
Dobbiamo decidere se fare la ciclabile o la statate, sapendo che in un caso avremmo un percorso più piacevole ma lungo e nervoso, mentre nell’altro è più veloce, ma trafficato. La votazione finisce in perfetta parità 3 a 3, con la maggior parte del gruppo astenuto perché indifferente alla scelta del percorso,
Alla fine optiamo comunque per la ciclabile che si confermerò tanto nervosa con diversi saliscendi quanto incorniciata da fantastici panorami che solo l’autunno sa donare.L’altra variabile che non avevamo considerato era il vento che sul punto di attraversamento della diga di Resia sfoga tutta la sua forza, in perfetta armonia con nubi scure e minacciose. Dopo un piccolo tragitto tagliato dal vento di traverso ci addentriamo nella parte protetta dagli alberi e ci lanciamo i fantastici saliscendi.
Nel frattempo sale la nebbia, o calano le nuvole, e ci troviamo immersi nell’umidità che ci spinge a vestirci per bene anche in previsione della lunga discesa che ci aspetta dopo il Passo.
Entriamo così in Austria e a Nauders scendiamo verso il confine svizzero nel cantone dei Grigioni. Esattamente la stessa strada che avevamo percorso nel 2015 quando andammo a Parigi, con la sola differenza che allora sbagliammo strada e fummo costretti ad allungare il giro, mentre questa volta siamo proprio sulla retta via. Dopo una lunga (e fredda) discesa arriviamo al confine con la Svizzera dove Maurizio si cimenta in un volo nell’ultima curva (non è chiaro ancora se fosse in territorio italiano o in quello svizzero) senza gravi conseguenze, se non una botta all’anca che speriamo non crerà troppi problemi nei giorni successivi e Franz ci lascia, girando la sua bici verso Innsbruck, dove prenderà un treno in direzione di casa.
Il gruppo arriva così ai minimi termini dalla partenza, con “solo” 18 ciclisti che pedalano verso l’atrrivo di tappa, ma tra un paio di giorni a Friburgo arriveranno ulteriori rinforzi e torneremo abbondantemente oltre quota 20.
L’aver mancato una deviazione della ciclabile lungo il percorso ci spinge a restare sulla strada statale, situazione con un perfetto fondo nonstante la recent pioggia, che nel frattempo ha smesso di cadere, e una pendenza che ad occhio e croce potrebbe essere del 3-5%, talmente tanto piacevole da pedalare che, con il pieno supporto di tutti, decidiamo di rimanere lì.
Questo ci porterà a risparmiare qualche bella salita e ad arrivare addirittura con un’ora di anticipo alla stazione di Lavin, possibilità sulla quale la sera prima nessuno di noi avrebbe puntato un solo euro.
All’arrivo a Kloster Platz ci aspetta però un’ultima simpatica salita, circa 200 m di dislivello che con le gambe fresche appena scesa dal treno non rappresentano una vera passeggiata. L’ascesa fa la solita selezione, ma alla fine arriviamo tutti contenti al termine della tappa con la consapevolezza di quanto possa essere semplice a volte il concetto di felicità: una doccia rigenerante e un buon pasto caldo.
Daniele Pernigotti


pragserfranz
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RWU VERSO COSTANZA

A guardare il profilo altimetrico sembra semplice… una specie di trampolino di lancio per scendere di 1000 metri, lungo però 160 chilometri e formato da diversi paesaggi. Così, partiti alle 7.30, siamo arrivati alle 17.00 dopo aver attraversato:
– una prima ripida discesa (che il giorno prima abbiamo affrontato in salita) in una stretta valle, su strada trafficata e avvolti dalla nebbia;
– una quarantina di chilometri lungo una ciclabile di fondovalle, con fondo misto, tra boschi e prati, tratti entusiasmanti di sterrato ma pure qualche rampa taglia gambe;
– un lungo tratto sugli argini del Reno, che d’ora in poi incontreremo spesso, toccando pure il Liechtenstein;
– quaranta interminabili ultimi chilometri lungo le rive del lago, per arrivare infine a Costanza.
Qui, incontro con il rappresentante dell’amministrazione comunale che, con orgoglio, ci ha brevemente illustrato le politiche della città sui temi della sostenibilità, di contrasto al cambiamento climatico e per la mobilità pubblica e attiva.
In particolare, ricordando come Costanza sia sta la prima città tedesca a “riconoscere ed impegnarsi sui temi dell’emergenza climatica, emergenza intesa come stimolo ad intervenire e non come politica repressiva”.
Insomma, un’altra giornata “tosta” sia per le gambe che per la mente… non mi resta quindi che ribadire: pedalando s’impara!
Concludo dicendo che nel gruppo serpeggia già qualche preoccupazione per la tappa di domani (considerata LA tappa) che, portandoci in 140 chilometri da Costanza a Friburgo attraverso la Foresta Nera, si preannuncia assai suggestiva & impegnativa!

Stefano Munarin


pragserfranz
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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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Ride With Us a Friburgo, città simbolo della ciclabilità

Doveva essere la tappa più dura, e lo è stata: partiti alle 8.30 siamo arrivati alle 19.45, dopo centoquaranta chilometri di pura avventura.
Partiti seguendo il lago e attraversando grandi campi di ortaggi (profumi di porri e cavolfiori) per scaldare i muscoli, poi (accompagnati dalle brume autunnali e da una insistente piogerrellina rinfrescante) è stato un susseguirsi di sorprese tra i boschi.
Tra ciclabili che si trasformavano in suggestive carrarecce fino a diventare labili “tracce” (o anche semplicemente a dissolversi nel sottobosco) abbiamo pedalato, ma anche camminato lungo stretti sentieri, spinto la bicicletta lungo ripidi prati, superato recinti, scavalcato abeti caduti, valicato ponti tutt’altro che ciclabili, pedalato veloci in discesa lungo una superstrada, insomma, fatto tutto quello che si può fare con una bicicletta.
Vorrei parlarvene per ore, tediandovi con mille dettagli… ma non c’è tempo, dobbiamo ripartire: provo a riassumere dicendo:
Bellissima, indimenticabile esperienza. Compreso l’arrivo in notturna a Friburgo: ci stiamo avvicinando alla meta, facendo sosta però in un’altra città simbolo della ciclabilità e della sperimentazione di nuove idee di città.

Stefano Munarin

La tappa più dura
Costanza-Friburgo era già sulla carta la tappa più dura, grazie ai suoi più di 140 km di distanza e le numerose salite lungo il tracciato.
Nel 2015, quando andammo a Parigi per la COP21, avevamo introdotto una tappa intermedia, così come avevamo inizialmente pianificato anche per il tour 2019.
L’esigenza di anticipare a giovedì il nostro arrivo a Brussels ci ha però costretti a “tagliare” una tappa e abbiamo così deciso di fondere le due con cui avevamo inizialmente collegato Costanza a Friburgo.
A causa di qualche problema fisico o semplicemente per prendersi un giorno di pausa all’interno di un tour senza sosta di circa 1.300-1.400 km particolarmente impegnativo per il fisico, Maurizio, Gabriele, Viviana, Gianpaolo, Roberto G. e Augusto optano di fare la tappa di metà percorso del tour in treno. Questo nel pieno spirito di Ride With Us, in cui ciò che importa non è l’impresa di completare tutto il tour in bicicletta, ma la logica di un evento aperto a tutti, in cui ognuno possa liberamente aderire, sulla base delle proprie possibilità ed esigenze.
I festeggiamenti per Halloween fino alle 3.30 del mattino proprio sotto le nostre finestre hanno disturbato il sonno di più di uno di noi, ma dopo un’abbondante colazione i 12 ciclisti che rimangono sono pronti alla partenza.
Oggi abbiamo toccato davvero il numero minimo di partecipanti e il gruppo più snello si muove ovviamente con maggiore agilità, concedendosi delle velocità di crociera un po’ più alte rispetto all’usuale.
Il cielo è nuvoloso e minaccia una pioggia che senza dubbio ci regalerà nel corso della giornata.
Dopo una trentina di km pianeggianti abbandoniamo la vista del lago e ci addentriamo nell’entroterra. Il caso vuole che per la sosta caffè ci fermiamo in un locale denominato “La gondola”, dove tra quadri con vista di Piazza San Marco e del Ponte di Rialto ci sentiamo a casa. Non possiamo però fermarci troppo a chiacchierare con la proprietaria che, grazie alla nonna, ha un quarto di sangue della provincia di Venezia e risaliamo in bici pronti ad affrontare le prime salite.
E qui inizia l’avventura.
Le pendenza significative e la lunghezza delle salite mettono subito alla prova i muscoli delle nostre gambe, che hanno ancora in memoria gli sforzi delle due tappe alpine. Il percorso ci promette quattro salite simili, che sembrano descrivere un’onda regolare sul tracciato e poi, verso l’85 km, l’ultima ascesa di circa 400 m di dislivello. La parte finale ci promette anche gli splendidi paesaggi della foresta nera, ma non siamo certi che riusciremo a goderceli appieno per la prevedibile stanchezza e, forse, per il calare del sole.
La pioggia arriva verso metà del primo gruppo di salite. Decidiamo di affrontare anche quella più impegnativa prima della pausa pranzo, per non trovarci a farla con la pancia piena.
Un errore su un passaggio non chiarissimo del tracciato ci porta però in un tratto di pista morta. Dobbiamo inventarci un tracciato alternativo, spingendo prima le biciclette su un tratto ripido di collina, per poi inventarci un percorso alternativo tra i campi alla ricerca di una pista battuta che ci possa riportare sulla nostra traccia originale.
La scelta di pranzare solo al termine della salita, corretta sulla carta, ci fa arrivare sulla cima completamente vuoti di energia e nel tratto successivo alla ricerca di una locanda siamo tutti in fila indiana, in silenzio e infreddoliti che facciamo fatica a pedalare con il vento contrario, compagno indesiderato di viaggio per buona parte della giornata.
Dopo una bella zuppa calda ripartiamo, convinti che la parte più difficile sia già passata, ma il tratto di bosco, meraviglioso in termini di paesaggio ed emozioni, ci regala un’altra brutta sorpresa.
Stavolta è proprio il tracciato che seguiamo alla lettera a portarci in una situazione poco piacevole. Quello che sulla carta doveva essere un percorso ciclabile si è in realtà rilevato come un sentiero ripido e scosceso, attraversato da radici scivolose e foglie bagnate. Impossibile percorrerlo in bici e non ci resta che accompagnarle a mano, Come se non bastasse a metà percorso troviamo un paio di alberi caduti sulla pista e questo ci costringe ad un complicato passaggio delle nostre bici pesanti.
Perdiamo molta quota, finche non arriviamo sul torrente alla base della gola, dove dobbiamo attraversare un ponte con dei gradini di ferro scivolosi e ripidi. Al di la del ponte ci aspetta un’ascesa altrettanto ripida per risalire il crinale opposto.
Troviamo finalmente un tratto con fondo pedalabile che spinge alcuni a cantare dalla gioia, ma inizia a fare buio e ci restano ancora 40 ore raggiungere la meta.
Il tracciato ci porta nella superstrada per Friburgo che percorriamo nella notte per diversi km in discesa con macchine e camion che ci sollevano aerosol dalla trada bagnata.Abbandoniamo finalmente la strada trafficata per addentrarci nel buio pesto per una discesa in mezzo al bosco dove dobbiamo fare buon uso delle nostre doti di equilibrio. Arriviamo finalmente sul piano dei paesi limitrofi di Friburgo sove la pedalata si scioglie ed infine nella magnifica ciclabile che ci porta dentro la città. Una sorta di autostrada per le biciclette, larga, con un fondo perfetto e delle curve morbid e ci trona alla mente la sfida virtuosa tra Costanza e Friburgo per la migliore ciclabilità.
La bella ciclabile è proprio l’ideale per ritrovare il piacere della pedalata e metttere in archivio le difficoltà della giornata.
La cena è l’occasione per salutare Roberto, Nadia e Maurizio (le cui conseguenze della caduta lo costringono ad abbandonare il giro) che ci lasciano e 7 nuovi compagni di viaggio che si uniscono a noi per le ultime tappe.
Daniele Pernigotti


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LA PRESENTAZIONE DELLA TAPPA DI OGGI

Tappa n. 8: Freiburg – Strassburg
Pubblicato da Redazione EcoMagazine 29/10/2019

L’ottava tappa di #RideWithUs2019 a guardare la traccia sembra quasi una passeggiata; soltanto 80 km di lunghezza, nessuna difficoltà altimetrica di rilievo, sulla carta una giornata di assoluto relax. Le esperienze precedenti però ci insegnano che le tappe più facili possono nascondere sempre qualche insidia.

Ripartiamo da Friburgo lungo uno dei tanti percorsi ciclabili della città in direzione nordovest. L’assenza di una accurata tracciatura streetwiew ci lascia nell’incertezza sul tipo di fondo che troveremo oggi lungo il percorso. Asfalto o sterrato? Questo è il dilemma, direbbe qualcuno…

Siamo nella bassa valle dei Dreisam che ora scorre canalizzato verso il Reno. Noi saltiamo da una ciclabile all’altra, attraverso strade secondarie e di campagna fino al paese di Weisweil posto ai margini della riserva naturale dell’Ile du Rhinau, proprio così, Isola del Reno, in francese. Sì, perchè il Reno è qui, dietro un bosco e, con il fiume, troviamo anche il confine tra Germania e Francia. Attraversiamo entrambi su una delle tante dighe/chiuse che regolano le acque e la navigazione.

Ora pedaliamo proprio nell’Ile du Rhinau perchè quello che abbiamo passato è solo uno dei due rami del fiume che scorrono pressochè paralleli formando questa lunga e stretta isola. Alla prima chiusa che troveremo passeremo anche il secondo inoltrandoci in Alsazia, regione francese in cui lingua e cultura tedesca hanno lasciato una forte impronta.

Abbiamo passato la metà percorso, converrà cercare un posto dove rifocillarci perchè la seconda parte si dipanerà tutta sull’argine del Canale Rodano-Reno, lontana da centri abitati e priva di luoghi di ristoro, fino a Strasburgo. La città ci attende con le sue meraviglie, la cattedrale, la Grande Ile, i suoi ponti coperti e la Petite France.

E non mancherà certo la possibilità di scattare una foto fortemente simbolica davanti alla sede cittadina del Parlamento Europeo e chissà che certi contatti non si concretizzino, facendo entrare nel palazzo la voce di chi chiede impegni concreti e urgenti per affrontare la #crisiclimatica, per provvedimenti che vadano nella direzione di una #climatejustice, lungo la nostra #roadtobruxelles

A questo link del sito RideWithUs, LIVE MAP RIDE WITH US 2019 puoi seguire il percorso dei ciclisti in tempo reale e, se vorrai, unirti alla carovana per pedalare assieme!


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RideWithUs tra i canali del Reno ed il parlamento di Strasburgo

La tappa Friburgo-Strasburgo con i suoi circa 80 km totalmente pianeggianti doveva essere l’occasione ideale per sciogliere le gambe dalle fatiche del giorno precedente e per condividere il modo di pedalare del gruppo che si è completamente rinnovato oggi. Infatti la partenza di Maurizio, Roberto Gu. e Nadia corrisponde con l’arrivo di Ivan, Alberto LG, Corina, Sefano, Roberto Gi, Mario e Renato.
Le previsioni meteo del giorno precedente prevedevano un tempo instabile, ma per fortuna senza pioggia persistente, accompagnato da un gradito vento da sud-ovest che equivale a vento in poppa per una parte del tracciato. Le condizioni ideali per una bella pedalata in compagnia.
Alla partenza si sono uniti a noi anche Hans, Markus, Thomas, Claus, Philipp e Christiane della sezione di Friburgo dell’associazione di ciclisti tedeschi ADFC (un po’ il corrispettivo della FIAB in Italia) che hanno deciso di pedalare con noi fino a Strasburgo.

Purtroppo, proprio in fase di preparazione delle biciclette prima della partenza, Viviana scivola sul pavimento abbondantemente bagnato della reception che l’hotel ha deciso di pulire proprio nel momento di punta del check out.
La brutta caduta di Viviana richiede l’intervento dei sanitari locali e suggerisce di richiamare il pulmino appena partito per essere pronti nel caso a riportare la sua bicicletta verso casa. I nostri due medici, Renato e Roberto, restano con lei assieme a Paolo e Ugo, in modo di avere un bel manipolo di ciclisti in grado di raggiungere rapidamente Strasburgo.

Il resto del gruppo inizia a muoversi lentamente verso il destino della tappa, anche per evitare che si crei un’inutile confusione con circa 30 persone in attesa con le proprie biciclette appena fuori dall’ingresso dell’hotel.
Dopo il breve tour cittadino alla bella cattedrale e al palazzo comunale, iniziamo la nostra pedalata in una bella e calda giornata primaverile. Controlliamo per sicurezza la nostra agenda per essere certi di non esserci sbagliati. Segna il 2 novembre ma, mentre la nostra testa cede alle evidenze di essere in effetti a metà autunno, il nostro corpo rimane convinto di trovarsi in una giornata primaverile e alla prima sosta ci spogliamo tutti dall’abbigliamento troppo pesante per indossare qualcosa di appunto…più primaverile.
Evidenti segnali di un clima che sta cambiando, anche più velocemente di quanto previsto, e che richiede di essere contrastato da azioni concrete e non parole vuote.

Questo ci da ancora più carica per pedalare verso Brussels con le richieste di un’azione rapida contenute nelle lettere che trasportiamo con noi.
Gli amici di ADFC ci raccontano nel frattempo di una bella iniziativa in atto a Friburgo. Qui sta nascendo un gruppo denominato Rad un Fuss Entscheid Freiburg che ha la finalità di introdurre anche a Friburgo una legislazione locale come quella in essere a Berlino, attraverso la quale si assegna un ruolo centrale alla mobilità dolce (pedoni e ciclisti) a livello cittadino, in termini di diritti stradali, infrastrutture e investimenti. Gli amici tedeschi accolgono con entusiasmo la nostra proposta di estendere una simile richiesta a livello europeo, invece che solo cittadino, e ci promettono di farci avere una lettera che noi ci impegniamo a lnostra volta a trasmettere personalmente alle istituzioni europee.
Mentre continuiamo la nostra pedalata tra canali del Reno e chiuse del fiume ci arriva la notizia che Viviana non può continuare il viaggio con noi e deve fermarsi qualche giorno in ospedale prima di poter rientrare a casa.

I tre ciclisti che stavano rientrando verso casa caricano la sua bicicletta sul pulmino per renderle più semplice il viaggio di ritorno e i quattro del gruppo che erano rimasti a farle assistenza in ospedale partono verso le 13 per raggiungerci a Strasburgo.
La parte principale del gruppo arriva poco dopo le 15 nella città francese e si dirige alla sede del Parlamento europeo per una foto di rito davanti all’istituzione da parte di cui ci aspettiamo una risposta seria e forte al cambiamento climatico in atto.
Il tempo di rilassarci un’oretta e mezza nel centro di Strasburgo e ci raggiungono Paolo, Renato, Roberto e Ugo che hanno percorso la tappa a velocità sostenuta, nonostante le bici cariche di bagagli.

Anche l’ottava tappa è ora in archivio, con il primo arrivo in una delle tre città scelte simbolicamente per rappresentare l’Europa e il ruolo che ci aspettiamo assuma a livello internazionale nella lotta al cambiamento climatico.
Ma il tour non è ancora finito e domani ci aspettano gli oltre 150 km della nona tappa verso Ludwigshafen, che le previsioni meteo ci dicono essere accompagnati dalla pioggia, ma sembra (e lo speriamo tutti) anche da un vento discreto di poppa piena.
Il tempo di alzare i calici per un brindisi alla salute di Viviana e non ci rimane che correre a letto per il meritato riposo.

Daniele Pernigotti


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LA PRESENTAZIONE DELLA TAPPA DI OGGI

Tappa n. 9: Strassburg – Ludwigshafen
Pubblicato da Redazione EcoMagazine

#RideWithUs2019 lascia Strasburgo, le sue acque, le sue meraviglie architettoniche, e si prepara a vivere la sua frazione più lunga. Ben 158 km per andare, sempre seguendo le rive del Reno, dalla città sede dell’ Europarlamento e del Consiglio d’Europa a Ludwigshafen, sorella minore della più nota Mannheim, insieme alla quale forma un’unica conurbazione.

Lunga distanza ma per fortuna nessuna difficoltà altimetrica, per un tracciato che ci farà pedalare tra paesi più o meno pittoreschi e riserve naturali. Appena usciti da Strasburgo attraverseremo La Wantzenau, caratteristico villaggio dalle case a graticcio e dalle interessanti iniziative green, modernità sostenibile e tradizione fuse in una idea di comunità che guarda al futuro senza dimenticare il passato.

Subito dopo è la volta di una infrastruttura dall’alto valore ambientale: la scala di risalita di Gambsheim, la più grande d’Europa, che consente ai pesci di bypassare uno sbarramento idroelettrico per ritornare nelle zone di riproduzione.

Al sessantesimo chilometro, siamo sempre sulla sponda francese del fiume, entriamo a Munchhausen, villaggio senza particolari attrattive se non quella di essere patria di Karl Friedrich Hieronymus, il famoso Barone narrato da Rudolf Erich Raspe.

Dieci km ed ecco la frontiera franco-tedesca, la strada è ancora lunga, sulla sponda orientale del fiume ci lasciamo alle spalle Karlsruhe, nota sia come Fächerstadt, la città-ventaglio per la caratteristica pianta urbana, sia come città del diritto perchè qui hanno sede le Corti di Giustizia e Costituzionale della Repubblica Federale.

Anse e meandri allargano il letto del Reno in questo tratto, mentre la navigabilità è garantita da canalizzazioni che ne raddrizzano il corso. Si prosegue per decine di km in questo paesaggio fino all’ingresso a Ludwigshafen, la nostra meta.

Città fortemente simbolica di quello che molti scienziati definiscono ormai Antropocene, Ludwigshafen ha una storia davvero recente: fondata nel 1843, sul luogo fortificato che proteggeva il ponte di accesso a Mannheim, da Ludovico di Baviera che voleva creare un insediamento che potesse competere commercialmente con la più antica vicina, venne quasi distrutta appena cinque anni dopo, durante la rivoluzione del 1848 dagli stessi residenti di Mannheim.

La svolta per il “porto di Ludovico” arriva nel 1865 con l’insediamento della BASF, la più grande industria chimica tedesca, che attira tante altre aziende. In poco tempo Ludwigshafen diventa una città industriale con tutti i risvolti che questo significa.

Bombardata pesantemente nella prima guerra mondiale, nel 1921, durante l’occupazione francese durata fino al 1930, è teatro di uno dei più gravi incidenti industriali della storia europea quando un esplosione nello stabilimento BASF causa oltre 800 morti.

Il nascente nazismo, per l’importanza delle sue industrie in chiave di riarmo bellico, ne fa una delle sue roccaforti, e anche per questo la città pagherà un pesante dazio nel corso della seconda guerra mondiale uscendone praticamente rasa al suolo.

Ricostruita in chiave moderna, e non poteva essere altrimenti, e rilanciata nel suo ruolo industriale, Ludwigshafen è stata una delle città più inquinate della Germania e soltanto negli ultimi anni la qualità della vita è migliorata, anche se l’inquinamento resta opprimente.

Luogo delle contraddizioni tra sviluppo e sostenibilità, tra ambiente e lavoro, Ludwigshafen è questo. Un simbolo per noi che chiediamo #systemchangenotclimatechange, che vogliamo #climatejustice, che denunciamo la #crisiclimaticanella nostra #roadtobruxelles!

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Ride With Us raggiunge Ludwigshafen

Questa volta una lunga cavalcata lungo i possenti argini del Reno (un grandioso paesaggio dell’ingegneria idraulica moderna: enormi prati inclinati, lunghi filari, che si fatica a contenere in queste minuscole fotografie), intervallata dal passaggio attraverso paesi e dall’incontro con impianti industriali di vario tipo (cave, fabbriche, enormi torri di raffreddamento di una probabile centrale nucleare).
Per concederci una sosta, questa volta abbiamo “assaltato” un ristorante: “tutto pieno” dice il cameriere, ma lo chef, impietosito, estrae dal cilindro un’ottima zuppa che, con grande classe, spazzoliamo beatamente seduti all’aperto.
Pedalando fino all’imbrunire, arriviamo così in città, dove il rappresentante dell’amministrazione comunale, che ci consegna la lettera da portare a Bruxelles e ci fa da guida, ci racconta la storia di Ludwigshafen: città “giovane”, frutto dell’industrializzazione moderna, orgogliosa delle sue “conquiste” recenti (teatro e museo). Praticamente una “Mestre del nord” (concedetemi questo accostamento… frutto della nostalgia di casa 😊), duramente colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che hanno distrutto il piccolo nucleo antico.
Come ci ricorda l’estrosa guida, non siamo in una “ridente cittadina turistica”, ma qui e nella dirimpettaia Mannheim sono nate e hanno sede alcune delle più importanti industrie tedesche che (come gli immensi stabilimenti chimici della Basf) sono alla base di molti prodotti che utilizziamo nella nostra vita quotidiana.

Stefano Munarin

Altri 160 km, ma senza l’aiuto di lunghe discese...

Strasburgo-Ludwigshafen sulla carta è un paio di km in meno rispetto a Davos-Costanza ma corre per tutta la sua lunghezza su un terreno pianeggiante, senza i circa 1200 m di dislivello di discesa della tappa svizzera.
Pedalare per tutti i 158 km dovrebbe quindi essere più impegnativo, rispetto ai 160 km di Davos, ma rappresenta anche l’occasione migliore per testare quanto il gruppo, nella sua composizione finale destinata ad arrivare a Brussels, sarà in grado di muoversi in armonia per minimizzare lo sforzo di tutti.

L’uscita da Strasburgo è particolarmente lenta per il gran numero di semafori che dobbiamo attraversare, tutti caratterizzati da attese lunghe, nonostante la città si presenti completamente vuota e addormentata in questa domenica mattina di leggera pioggia.
Appena si esce dalla zona centrale stupisce vedere il fondo delle ciclabili così malmesso, spesso caratterizzato da segni trasversali disegnati sulla pista per ragioni di sicurezza a rappresentare dei salti improvvisi, dovuti alle radici sottostanti che sollevano il manto della pista. In altri tratti è invece la presenza di collage di asfalti sovrapposti nel tempo a rendere scomoda la pedalata con le nostre bici pesanti.
Sorprende vedere uno stato simile del manto stradale delle ciclabili in una città simbolo del cuore europeo, dove ci si aspetterebbe di trovare delle piste ciclabili in stato perfetto, al fine di essere d’esempio per tutte le altre città europee.
Ci sorge però il dubbio che questo possa essere collegato a qualche politica più generale a livello francese, perché troviamo altre volte situazioni di fondo non ottimale anche al di fuori di Strasburgo. Quando attraversiamo il confine politico con la Germania, non segnalato da alcun cartello quasi a simbolizzare la permeabilità delle frontiere interne europee, il manto stradale cambia decisamente e diventa spesso liscio come un tavolo da biliardo.

Pedaliamo comunque fin dall’inizio della giornata in modo eccezionale, come un serpente che si muove compatto lungo il percorso e ciò, oltre e rendere piacevole la pedalata, ci consente di macinare molti km. Dopo essere usciti da Strasburgo ci affacciamo sul Reno che ci terrà compagnia per tutta la giornata, anche se lo abbandoneremo per piccole tratte, per poi ritrovarlo a distanza di qualche km.
Con un gruppo di 22 persone, la gestione delle pause è fondamentale per rispettare la tabella di marcia, così quando dopo una settantina di km troviamo il primo luogo di possibile ristoro probabilmente da quando abbiamo incontrato il Reno, decidiamo di fermarci per una zuppa calda, anche se sono solo le 11.30, non sapendo quando potremo avere un’altra occasione simile.
Il cameriere ci informa che il locale è tutto pieno. Gli proponiamo così di mangiare fuori all’ aperto sui tavolini bagnati. Abbiamo fissa in mente la sua espressione alla nostra proposta che diventa ancora più marcata quando gli comunichiamo che siamo in 22 a voler mangiare la zuppa del giorno.
Sparisce nel locale per confrontarsi con il cuoco e torna fuori con la risposta affermativa, ma per essere sicuro di non essersi sbagliato ripete più volte “22 zuppe...da mangiare fuori?” E la cosa improvvisata si trasforma in un pranzo fantastico, quasi da festa di campagna, con un’eccezionale zuppa di verdure e funghi che merita almeno un bis e una birra di produzione locale, semplicemente fantastica.

Ripartiamo con la bella pedalata di prima e la soddisfazione del buon pranzo appena assaporato.
Tutto procede per il meglio a parte una brutta caduta di Daniele che nel girarsi sulla sella per controllare che la coda del gruppo non si fosse staccata, non ha notato il sopraggiungere di una bici sul lato chiuso della vista.
Una piccola sbandata e la leva del freno si incastra nella borsa dell’altra bici, rendendo impossibile recuperare il controllo del mezzo agganciato all’altra bici e finendo così rovinosamente a terra con una lunga grattugiata sull’asfalto e una bella botta su spalla e testa. La protezione del casco è stata fondamentale per evitare conseguenze ben più gravi e dopo una bella inaffiata di disinfettante e la conferma che non ci siano danni seri per riprendere a pedalare, si rimonta in sella e si riparte.

Grazie alla costanza della pedalata del gruppo alle 17.15 siamo già in hotel, pronti per una bella doccia e poi per una breve visita alla città industriale di Ludwigshafen che, oltre ad essere di recente fondazione a metà del IX secolo, è stata distrutta al 90% dai bombardamenti inglesi e americani della seconda guerra mondiale.
Ci fa da guida Marcel, rappresentante del Comune che ci consegna anche la lettera da consegnare a Brussels, che si accumula ormai alle tante che abbiamo raccolto lungo il percorso che sono visibili qui: http://www.ridewithus.eu/brussels/lette ... ommission/


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LA PRESENTAZIONE DELLA TAPPA DI OGGI

Tappa n. 10: Ludwigshafen – Koblenz
Pubblicato da Redazione EcoMagazine

Altra tappa dal chilometraggio importante, la decima frazione di #RideWithUs2019. Centoquarantanove km, e quasi duemila anni, dividono Ludwigshafen da Koblenz. No, non ci metteremo tutto quel tempo, a colmare la distanza che intercorre tra una delle città tedesche di più recente fondazione, e delle più antiche, la romana Confluentes, fondata nell’anno 9 a.c.

Lasciamo Ludwigshafen, e le contraddizioni di un modello di sviluppo che mostra in luoghi come questi tutti i suoi limiti, e ci avviamo sulla ciclabile del Reno verso Worms, la città dei Nibelunghi, gli eroi mitologici della tradizione germanica.

Salutata la piccola patria del “popolo delle nebbie” lasciamo anche la ciclabile che segue l’ampia ansa formata dal Reno verso est per puntare a nord ovest. Ci lasciamo quindi alle spalle Mainz, l’antica Magonza, e puntiamo, attraverso colline e diversi saliscendi, in direzione di Bingen, altra città di fondazione romana, porta d’accesso alle meraviglie delle Gole del Reno. Pendii scavati in profondità nell’ardesia, disseminati di villaggi, vigneti scoscesi e castelli caratterizzano questo impressionante paesaggio. Uno spettacolo della natura e della cultura umana.

Un luogo che è parte del folklore germanico, dal mito della sirena Loreley che attirava i naviganti, al castello del Crepuscolo degli dei di Richard Wagner.

Il nostro pedalare è anche turismo sostenibile e l’arrivo nella città del Deutsches Eck, l’Angolo Tedesco, il promontorio alla confluenza tra Reno e Mosella, punto di riferimento cittadino ci darà l’occasione di incontrare e conoscere alcune realtà di attivisti ambientali che ci attenderanno nella zona di Ehrenbreitstein vicino alla storica fortezza che domina la città dalla sponda opposta del Reno. #crisiclimatica #climatejustice#roadtobruxelles

A questo link del sito RideWithUs, LIVE MAP RIDE WITH US 2019 puoi seguire il percorso dei ciclisti in tempo reale e, se vorrai, unirti alla carovana per pedalare assieme!


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Ride With Us alla decima tappa: Ludwigshafen – Coblenza

Pubblicato da Redazione EcoMagazine

Altra lunga tappa (150 km) che possiamo dividere in tre parti.
Una prima parte con l’uscita da Ludwigshafen, intravedendo tra le case e gli alberi i diversi stabilimenti chimici, e il successivo “riscaldamento” tra i sali e scendi delle colline di vigneti attorno a Worms: cielo cangiante (sole, pioggerellina, vento e poi di nuovo sole).
Una seconda parte, sempre sulle colline ricoperte di vigneti multicolore, ma questa volta sotto una pioggia fitta e su lunghi tratti sterrati (letteralmente “caresoni” di servizio all’attività agricola). Che dire: stupendo, magnifico, entusiasmante! Qui per me la fatica svanisce e inizio a pedalare (e guidare la bicicletta) come un bambino… mi ricordo che ho imparato ad usare (e amare) la bicicletta proprio così, girando tra i campi e lungo stradine di campagna e così, più la pioggia batte, più il terreno si fa insidioso e più sorrido e spingo sui pedali, saltellando tra fango, pozzanghere e ciottoli, mettendo a dura prova la bicicletta e tutto l’armamentario appeso. Per farvi capire quanto mi sono divertito, mi sono concesso pure un selfie! 😊

Bagnati e infreddoliti (non si può sempre “giocare”) cerchiamo riparo, e un’altra locandiera (non so come definire questi locali: non sono bar ma nemmeno trattorie) impietosita ci riscalda con una minestra di verdure. La pausa porta anche il sole, così ripartiamo per raggiungere nuovamente il Reno scendendo nella spettacolare gola di Bingen. Qui comincia la terza parte del percorso, che ci porta a pedalare seguendo il Reno osservando i diversi paesi adagiati sulle rive, gli innumerevoli castelli e la fitta rete ferroviaria (linea passeggeri sulla sponda sinistra, merci sulla destra, con passaggi frequentissimi). Facciamo così i chilometri per arrivare a Coblenza, fermandoci un momento solo per “depredare” un bar di tutte le torte che aveva a disposizione, ed arrivando ormai con il buio in città.
Dalle 8.00 alle 20.00 in bicicletta, attraversando paesaggi e climi diversi, superando guasti tecnici (forature, raggi, freni), con le lettere sempre al sicuro nelle borse… insomma, un’altra splendida giornata!

Stefano Munarin

Il giorno delle forature

Era da un paio di giorni che queso pensiero ronzava nella testa di alcuni di noi ma, forse per semplice scaramanzia, nessuno lo aveva condiviso con gli altri compagni di viaggio.
Dopo nove giorni di viaggio in bicicletta con 25-30 ciclisti di media e circa un migliaio di km percorsi si erano verificati ben pochi problemi meccanici, se non qualcosa al cambio di Stefano G, la corona storta a Marco B, i supporti della borsa rotti di Gabriele e il portapacchi posteriore di Roberto G.

Poca roba rispetto alle probabilità di guai meccanici che possono capitare, visto il totale dei km percorsi e le comdizioni di stress a cui sono sottoposte le biciclette nei diversi fondi percorsi, con i pesi di cui sono caricate.
Ma la cosa che sorprendeva molti di noi era che al momento non avevamo avuto neanche una foratura. E il giorno inevitabile della smentita è arrivato in grande stile, con quattro forature (Dino, Adriano, Mario e Gianpaolo), a cui dobbiamo sommare la sostituzione delle pastiglie dei freni a disco di Gigi e dei pattini dei freni di Toni e la rottura di un raggio di Marco B. Riparazioni parziali o complete sempre sotto il grande controllo tecnico di Dino, il nostro (rapido) mago della bicicletta.
Ma le riparazioni sono state solo uno solo dei filoni che hanno reso molto difficile questa giornata.

Il decimo giorno ininterrotto in sella alla bicicletta è partito con la solita pioggerellina che ci ha accompagnato da Trento in poi e che ci ha obbligato a creare una relazione intima con l’umidita. Dopo un po’ si è però trasformata nella prima vera pioggia del nostro tour. Quella pioggia che ti cade addosso senza tregua e colpisce con forza tutto il corpo e, oltre a sferzarti la faccia, piano piano si infila in ogni pertugio dell’abbigliamento non perfettamente sigillato e finisce in breve tempo a far diventare fradici mani e piedi, anche se coperti da copriscarpe impermeabili. E già, perché in questi casi l’acqua non arriva solo dal cielo, ma ti attacca anche dal basso, attraverso le tante pozzanghere d’acqua che siamo costretti ad attraversare.

Il fondo della strada è un altro problema che ci ha complicato la vita in questa tappa, con pezzi di strada sterrati resi viscidi e fangosi dall’acqua e ampie pozzanghere che attraversiamo sempre con un po’ di timore, non potendo sapere quale sorpresa potrà celare nel fondo della pozzanghera quell’innocente velo d’acqua.

Infine, alcune salite, non sicuramente di per sé eccezionali in termini assoluti, ma trasformate in difficoltà significative in una tappa comunque di circa 150 km, con condizioni meteo avverse e le gambe che mantengono buona memoria delle fatiche accumulate nei giorni precedenti.
Il gruppo reagisce in modo completamente diverso dal giorno precedente e, invece di rimanere compatto, si frantuma in più tronconi che fanno scelte diverse rispetto al tracciato originale o affrontano il percorso con diverse velocità. La foratura di Adriano è provvidenziale per raggrupparci tutti in un punto comune, non molto lontano da un piccolo punto di ristoro che decidiamo di scegliere per la nostra sosta. Gli unici due avventori e i gestori del locale osservano con curiosità i 22 nuovi clienti che entrano completamente fradici on una chiara richiesta: una zuppa calda e una birra.
Il proprietario è costretto a tirar fuori dagli scatoloni dei bicchieri nuovi, perché fprobabilmente non ha mai avuto tanti clienti in un colpo solo. La zuppa ha chiaramente origine dalle buste acquistate in un supermercato vicino, ma è calda e insieme alla possibilità di spogliarci dalle cose bagnate e di far sedere il nostro dolce fondoschiena su qualcosa di diverso da un sellino, rende la pausa fantastica.

Alla ripartenza sappiamo che ci aspettano ancora una settantina di km pianeggianti, altrettanto difficili in questa tappa perché i fisici sono stati messi sotto stress.
Ci concediamo allora un’altra sosta a meno di 40km all’arrivo per una fetta di (ottima) torta e un caffè caldo e ripartiamo con il sole ormai basso. Pedaliamo piano per far rientrare il terzetto che si era fermato a cambiare la camera d’aria dell’ultima foratura e chi si era fermato a far cambiare il raggio.

Arriviamo in hotel verso le 19,30. Dovremmo percorrere 2 km a piedi per raggiungere il ristorante ipotizzato ma, visto anche l’orario ormai a rischio per i ristoranti tedeschi, preferiamo invadere letteralmente il piccolo negozio di Kebab vicino all’albergo, con la prospettiva di poter andare quanto prima a coricarci a letto per il meritato riposo.

Daniele Pernigotti


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LA PRESENTAZIONE DELLA TAPPA DI OGGI


Tappa n. 11: Koblenz – Koln
Pubblicato da Redazione EcoMagazine

#RideWithUs2019 si avvicina sempre più alla sua meta. Da Koblenz, sempre lungo i percorsi della Ciclabile del Reno, andiamo a Koln, la romana “Colonia Claudia Ara Agrippinensium”, la città di Agrippina, moglie dell’imperatore Claudio. Ma anche la città del carnevale più famoso di Germania che inizia proprio l’11 novembre. Koln, non è solo storia romana e festeggiamenti. E’ una metropoli a tutti gli effetti, con oltre un milione di abitanti, quasi due se si contano l’area metropolitana e le città satelliti come Leverkusen. Durante la II guerra mondiale ha sofferto gli orrori delle tempeste di fuoco scatenate dalla RAF che l’hanno rasa al suolo per l’80%. Oggi è una città che mescola antico, ricostruito e moderno.

Ma adesso andiamo a vedere cosa ci aspetta sulla strada: i chilometri da percorrere sono 107, nulla in confronto agli ultimi giorni, il dislivello è risibile, la Ciclabile del Reno è un sistema complesso di percorsi e varianti sulle due sponde del fiume. Noi, usciti dal nostro albergo, dobbiamo traversare subito il fiume per riportarci sulla riva sinistra nel centro di Coblenza,

Poi è tutta una teoria di villaggi affacciati sul Reno mentre i ripidi versanti delle colline dell’Alta Valle del Reno si addolciscono a tratti lasciando spazio a terrazzamenti dove crescono splendidi vigneti: qui si produce il famoso Riesling Renano, vino raffinato e particolare che combina insieme dolcezza ed acidità, molto minerale e dall’insolito bouquet di pesca, agrumi ed idrocarburi (!?!). Un assaggio è imperdibile!

Questi luoghi ameni custodiscono tuttavia tragedie e drammi: è il caso di Remagen, teatro con il suo ponte di una delle ultime feroci battaglie della II guerra mondiale. Della struttura per il cui possesso alleati e nazisti combatterono ferocemente per giorni, non resta nulla, se non le torri di testa, visto che collassò dopo la conquista alleata, lesionata dai bombardamenti e dai ripetuti falliti tentativi di farlo saltare. Una storia che è diventata anche un film, girato nel 1969. Tra i protagonisti l’allora 39enne Ben Gazzara.

Quando siamo a due terzi dei 107 km, arriviamo a Bonn, la città che è stata capitale della Germania Ovest dal 1949 all’unificazione. Città di fondazione romana, Bonn, che vanta una storia importante ed è stata risparmiata da grandi distruzioni nel periodo bellico, è un tesoro di monumenti e di architetture di epoche diversissime, dal Medioevo all’era moderna. Si passa dalla casa natale di Beethoven ai modernissimi edifici del Museum Mile. Una vera sorpresa, Bonn!

Lasciata l’ex capitale federale, le rive renane sono un susseguirsi di centri urbani fino alle porte di Colonia che ci accoglie con l’imponente mole delle sua cattedrale affacciata sul fiume, per la cui costruzione sono stati necessari oltre 600 anni dal 1200 al 1880. Colonia è anche città attraversata da numerose esperienze di attivismo ambientale che incontreremo per una conoscenza reciproca in vista della tappa che ci porterà verso Maastricht dove toccheremo con mano la devastazione ambientale prodotta da un’economia che si basa sullo sfruttamento dei combustibili fossili. Ma questa è un’altra storia che vi racconteremo nel prossimo post… #crisiclimatica #climatejustice #roadtobruxelles

A questo link del sito RideWithUs, LIVE MAP RIDE WITH US 2019 puoi seguire il percorso dei ciclisti in tempo reale e, se vorrai, unirti alla carovana per pedalare assieme!


pragserfranz
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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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Ride With Us a Colonia. La quiete prima della tempesta…

Lo spirito di Ride WIth Us è coinvolgere altre persone nella nostra pedalata per il clima e condividere esperienze lungo il territorio, finalità completamente raggiunta nella tappa Koblenz-Köln.
Un gruppo di 5 ciclisti ha preso il treno di buon ora da Colonia, per congiungersi a noi alle 9.00, al punto di partenza della tappa allo Sholssen Park.
SI cinque sono parte di un gruppo molto interessante del Comune di Colonia che usa la bici per diffondere dei messaggi di fratellanza. Da oltra 10 anni pedalano infatti in giro per il mondo per raggiungere le molte città gemellate con Colonia. Per la gioia dei nostri Ugo e Roberto L, sono stati anche nella loro Torino, mentre l’anno scorso hanno raggiunto Tel Aviv, con un passaggio però in Palestina, dove hanno regalato 10 biciclette ai Palestinesi. E di quanto la bicicletta possa rappresentare uno strumento di pace avrebbero molto da dire anche i nostri amici di Ponti di Pace e di Paciclica.

Il gruppo è capitanato da Werner Schleicher ed insieme a lui arrivano a Colonia Dieter Michel, Dirk Ehlers, Roland Braun e Barbara Moehlendick.
Barbara è la responsabile del tema cambiamento climatico per il Comune di Colonia e già l’avere una responsabile dedicata a questo tema è un segnale dell’attenzione del Comune verso il cambiamento climatico e dovrebbe essere un esempio da seguire per molti comuni italiani e non solo.
La tappa di oggi rappresenta la quiete dopo la tempesta in confronto a quella che ci ha portato ieri a Coblenza.
Sfruttiamo il percorso pianeggiante della ciclabile che costeggia il Reno, pedalando a velocità ridotta e chiacchierando tranquillamente tra di noi e con gli amici di Colonia. Sono proprio loro a suggerirvi di fermarci per un caffè a Remagen al Caffé Friuli.

Quando il proprietario scopre che siamo italiani e che siamo giunti fin lì in bicicletta, ci festeggia in modo commovente, offrendoci vassoi di formaggio, affettati e pane che, sommati alle splendide torte in vetrina e all’ottimo caffè, trasformano quella che doveva essere una breve sosta in una vera e propria pausa pranzo.
Facciamo con lui una bella foto di gruppo e gli lasciamo la piccola targa del nostro tour, che ci promette di esporre alla parete a ricordo del nostro incontro, e siamo pronti a ripartire.

Arriviamo a Colonia in perfetto orario, alle 15.45, per il nostro appuntamento alle 16 con il Vice Sindaco Andreas Wolter. In realtà prima degli interventi pianificati ci aspetta un bel banchetto di benvenuto con bocconcini vari, bibite e la famosa birra locale Kölsch a suggellare una giornata di festa sui pedali.
Andreas ci ribadisce il suo pieno supporto al nostro progetto, che conosceva già grazie a un precedente incontro avuto a Katowice, e ci consegna la copia originale della lettera da consegnare a Brussels.

Dopo una breve presentazione del progetto RWU e delle sue finalità da parte di Daniele è Barbara a raccontare cosa il Comune sta già facendo e i piani di sviluppo futuri, dalla carbon neutrality, anticipata rispetto alla scadenza del 2050, alla smart city, fino ai grandi progetti di promozione della mobilità sostenibile e ciclabile in particolare. In questo viaggio abbiamo parlato con amministratori locali che vogliono espandere la ciclabilità della propria città, quali Padova, Merano, Costanza e Colonia, ed è bellissimo sapere dell’esistenza di queste visioni e azioni concrete verso una logica di maggiore sostenibilità, che dovrebbero essere prese ad esempio da un numero sempre maggiore di amministratori.

Il tempo di arrivare in ostello per una doccia calda e ci aspetta già un altro incontro molto interessante con un gruppo di cinque rappresentanti, di età variabile dai 18 ai 34 annidelle ONG di Colonia, AufBäumen, Ausgeco2hit, Ende Gelände .
Ci raccontano delle azioni che le varie ONG stanno facendo a protezione del territorio circostante l’immensa miniera di Hambach che vedremo domani lungo il nostro percorso.

È anche molto interessante il confronto aperto tra loro e il nostro gruppo su come i giovani vedono il rapporto con la politica strutturata nei partiti classici, sul modo che hanno di gestire gli incontri e la comunicazione interna e su come le stesse persone partecipino in modo flessibile in più gruppi perché ognuno di essi è in qualche modo etichettato e pertanto indirizzato verso una battaglia specifica.
I complimenti che riceviamo da loro per il progetto RWU sono forse i più apprezzati, perchè provenienti da chi sente il peso maggiore di cambiamenti per il futuro.

Felici per la fantastica giornata appena passata ci infiliamo a mangiare in un locale classico della zona, il Gaffel am Dom, giusto affianco al fantastico Duomo.
Dopo una cena normale ci vediamo recapitare un conto fuori misura che dopo averci fatto sobbalzare sulla sedie ci ha spinto a un’analisi più attenta dello scontrino, dove abbiamo trovato diverse pietanze mai ordinate e addirittura una media di 11 birre a testa!
Dopo un lungo lavoro di ricostruzione di quanto ordinato scopriamo che il conto era stato aumentato dell’80% rispetto al dovuto. Purtroppo situazioni simili capitano talvolta anche nella nostra cara Venezia, ma si vede che questa non è un’usanza tipica della nostra città.
È un segnale che bisogna restare sempre vigili, tanto per le promesse per combattere il cambiamento climatico, quanto per le cene.

Daniele Pernigotti

A Colonia, tra chiatte di carbone sudafricane e attivisti locali

Giornata tecnicamente semplice, cento chilometri lungo il Reno passando per Bonn e Remagen (si, quella de “Il ponte di Remagen”… un classico).
Questa volta non si alternano pochi grandi tratti di paesaggio ma si è piuttosto immersi in un continuo cambiamento di situazioni, repentino e sorprendente: un ameno boschetto e, dietro la curva, un enorme stabilimento siderurgico (o chimico), un piccolo centro e una grande città, un antico ponte e il passaggio sotto l’autostrada, silenzio e rumori, profumi della campagna e odori industriali. La Germania concentrata in una sottile striscia di terra e acqua.
Tra le altre cose, pertinenti al nostro viaggio, notiamo il passaggio di una chiatta piena di carbone che porta (ironicamente?) il nome “Dolce Mare” e veniamo a sapere che arriva dal Sudafrica (carbone a buon mercato) per rifornire gli altiforni dell’alto Reno.

La giornata però è caratterizzata dagli incontri.
A Coblenza iniziamo il viaggio con alcuni colleghi arrivati apposta da in treno con la loro bicicletta da Colonia e che ci accompagneranno fino alla loro città.
A Remagen ci fermiamo a mangiare qualcosa e il proprietario del “caffè Friuli” ci riempie di attenzioni e ci offre tre vassoi di affettati e formaggi: incredibile gentilezza.
A Colonia ci accolgono e ospitano in modo quasi incredibile. Ci fanno entrare direttamente con le biciclette in una sede municipale, ci offrono un ricco banchetto e dialogano con noi, raccontandoci il loro impegno sui temi climatici e ambientali. Con l’onore di sorprendere anche la sindaca, meravigliata dalla nostra impresa.

Oltre all’amministrazione, incontriamo anche un gruppo di giovani attivisti che combattono contro l’estensione dell’enorme miniera di carbone a cielo aperto, che abbiamo in programma di visitare oggi.
Mi fermo qui perché devo correre a fare colazione e poi, vista la pioggia battente, bardarmi per bene.

Stefano Munarin


pragserfranz
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LA PRESENTAZIONE DELLA TAPPA DI OGGI

Tappa n. 12: Koln – Maastricht
Pubblicato da Redazione EcoMagazine

Se c’è una tappa in questo nostro #RideWithUs2019 davvero emblematica dei nefasti effetti dell’attività umana sul clima è proprio questa. Se l’arrivo a Maastricht vuole essere, dopo Strasburgo e prima del gran finale di Bruxelles, un pressante invito all’azione rivolto alla politica europea in alcuni dei luoghi simbolo dell’Unione, quello che davvero caratterizzerà questa 12. frazione sarà il passaggio presso lo spaventoso, non troviamo altre parole per descriverlo, cratere a cielo aperto della miniera di Hambach. Un buco nero di sette chilometri di lato, visibile ad occhio nudo anche dallo spazio. Andate a vederlo su google maps….

Così lo descrive un attivista:
“…La miniera di Hambach, aperta nel 1978 da Rwe, la seconda compagnia energetica nazionale, copre oggi 45 chilometri quadrati. Nel 2040, al termine delle operazioni, avrà coinvolto un’area di 85. A vederla dal vivo manca il fiato. Sembra di trovarsi ai margini della terra di Mordor, sull’orlo di una conca morta dalle dimensioni semplicemente assurde. In lontananza, lungo la linea dell’orizzonte, salgono i pennacchi di fumo delle centrali termoelettriche, che si fondono con le nuvole. Dal dopoguerra ad oggi, questa e altre due cave più piccole nella regione – Inden e Garzweiler – hanno costretto 35 mila persone a fare i bagagli e trasferirsi in nuovi borghi costruiti da zero….”.

Questa enorme ferita è più grande di Roma, più grande di Milano. La lignite che si estrae qui è responsabile da sola del 2% del totale delle emissioni di gas serra dell’intera Europa. Basta a rendere l’idea di che mostro abbia divorato una delle foreste più antiche del continente, campi, paesi e villaggi?

Dal 2015 una coalizione di movimenti ed attivisti denominata Ende Gelände, in tedesco “Qui e non oltre”, attua intorno al cratere spettacolari e sempre più partecipate azioni di protesta e di disobbedienza civile per chiedere la chiusura della miniera, limitando così in modo significativo il riscaldamento globale e, al contempo imporre al governo federale una vera svolta green attraverso l’eliminazione definitiva dei combustibili fossili.

Vedere tutto questo coi nostri occhi, ascoltare le testimonianze di attivisti e residenti, e potervelo raccontare sarà forse l’esperienza più forte di questa nostra carovana.

Ripartiremo da questo luogo dopo aver percorso una trentina dei circa 100 km di questa frazione. Le dolci ondulazioni della zona forse scorreranno veloci sotto le nostre ruote, ma nella testa di ciascuno di noi pensieri e riflessioni saranno come acido lattico da smaltire.

La frontiera con l’Olanda ci apre la porta del Limburgo, estrema propaggine meridionale dei Paesi Bassi, incuneata tra Belgio e Germania, e sola regione neerlandese con un territorio formato da dolci colline di sabbia e löss, una argilla ricca di elementi calcarei, formatasi nei periodi interglaciali. Il löss, che forma terreni fertilissimi, è una caratteristica di questa zona, che è un pò la Toscana d’Olanda.

Qui si beve ottima birra ma si producono anche eccellenti vini. Proprio su queste colline si corre la celebre Amstel Gold Race, classica di primavera che apre il Trittico delle Ardenne. Maastricht, sulle rive della Mosa, è davvero incantevole. Città ricca di storia, dopo i fasti del passato, è tornata alla ribalta del presente nel 1992 quando vi fu firmato il trattato di fondazione dell’Unione Europea.

Dopo un selfie ed una birra di rito, andremo a riposare, prima dell’ultima fatica. Ci siamo quasi, oggi è stata una giornata davvero importante…. #climatejustice #crisiclimatica #roadtobruxelles

A questo link del sito RideWithUs, puoi seguire il percorso dei ciclisti in tempo reale e, se vorrai, unirti alla carovana per pedalare assieme!


pragserfranz
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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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Ride With Us nella miniera di Hambach

Johaness è pronto con grande anticipo nella hall dell’ostello per farci da guida, deviando rispetto alla traccia stabilito, nel territorio della miniera di Hambach. Abbiamo deciso di pedalare per più km del previsto per meglio comprendere la realtà di questa miniera e della lotta in essere tra la compagnia RWE che la gestisce e una frazione della popolazione che si oppone alla sua espansione, addirittura decidendo di vivere sugli alberi.
Il tema delle fonti di energia è sempre stato centrale in materia di cambiamento climatico, sia in termini di modello di sviluppo economico e sia di chi ha finanziato la disinformazione sul cambiamento climatico, come i casi eclatanti della Exxon o dell’impero dei fratelli Koch negli USA.
È chiaro che essere nel mondo dell’energia non può essere inteso come un problema a priori e sono solo le concrete politiche intraprese dalle varie compagnie a dover essere giudicate in materia di cambiamento climatico.

Basta osservare quanto diversamente si sono mosse negli anni le due principali compagnie energetiche italiane: ENI ed ENEL. La prima a deciso di puntare alla ricerca di fonti fossili nell’Artico, essendo addirittura la prima a proporsi dopo la riapertura delle ricerche voluta da Trump, in opposizione alle precedenti scelte di Obama. ENEL, invece, ha fatto delle scelte nette a favore delle rinnovabili, optando per investire molto nello sviluppo di impianti nel Sud del mondo.

Oggi con Johaness vorremmo farci un’idea più precisa delle politiche in essere del colossso energetico tedesco RWE.
Per questo abbiamo accettato con grande entusiasmo la proposta di questo giovane e biondissimo ragazzo tedesco che miscela in maniera del tutto originale dei modi estremamente delicati e gentili, con una ferma determinazione e visione delle cose.
Partiamo con la solita pioggerellina, diventata ormai una compagnia di viaggio di questo tour, e guidiamo noi l’uscita da Colonia del gruppo. Il nostro tracciato prevedeva di passare a nord ma, a poca distanza dalla miniera. Johaness ci fa deviare invece verso sud, finché arriviamo nella città fantasma di Manheim. Cumuli di macerie ai lati delle strade, alternati a case ancora in piedi, ma con le finestre murate per non lasciare dubbi sul loro destino futuro.

Vediamo la bella chiesa ergersi ancora con ostinazione nel deserto delle macerie che la circondano. Le imprese incaricate stanno forse ritardando la sua distruzione come un medico che si ostina a mantenere in vita artificialmente un malato che non ha più alcuna speranza di vita, ma il suo destino è già segnato.
Ci fermiamo di fronte all’ex caserma dei vigili del fuoco con i portoni che inizia a sbiadire il loro colore intenso.
Fa impressione non vedere alcuna anima viva, se non raramente il passaggio a piedi di qualche operaio o di qualche camion della ditta incaricata e pensare che fino a non molti anni fa queste strade e case pullulavano di vita. Ora alcuni di loro si sono trasferiti a una decina di km di distanza, nella new Manheim, mentre altri hanno abbandonato completamente il territorio.

Per capire meglio il motivo di questa realtà percorriamo ancora un paio di km in bici e un centinaio di m a piedi per arrivare ad una prima vista della miniera da un piccolo promontorio di terra che Johaness ci chiede di non superare in quanto rappresenta il confine non segnalato della miniera stessa.
Da lì capiamo benissimo quello che sta succedendo. L’enorme cavità a cielo aperto sta avanzando verso il villaggio, scorticando il terreno superficiale, fino ad arrivare all’enorme riserva di lignite che non vediamo da questa posizione. Il destino di Manheim è qui;di di essere distrutta, ripulita dalle macerie, scorticata nel suolo per decine e decine di m di profondità e diventare parte di questo grande buco.
Il tempo di tornare alle nostre biciclette che vediamo apparire immediatamente da l punto in cui eravamo due auto della sicurezza e un’altra ci seguirà a distanza nel procedere della nostra pedalata in quella zona. Vediamo anche una casa costruita sugli alberi da cui alcuni ragazzi gridano immediatamente “no photo” al prima tentativo di prendere in mano il proprio smartphone.

Attraversiamo un’altra città fantasma e una superstrada letteralmente cancellata prima di arrivare ad un altro view point, in cui si vede l’intera miniera nella sua immensità. Secondo i dati contenuti in Wikipedia, ma che potrebbero non essere aggiornati con la continua evoluzione dei lavori l’area della miniera è di oltre 40 km2 e destinata però a raddoppiare.

Riprendiamo a pedalare con notevole ritardo sulla tabella di marcia verso Maastricht con gli inevitabili pensieri rispetto a ciò che abbiamo appena visto. Un paio di forature (Ugo e Marco) ci segnano il tempo della pedalata e ci accompagnano nel buio della notte a causa dei km in più Per la variazione di percorso che ci porteranno a fine giornata a registrare 130km, invece dei 102 iniziali.
Entriamo senza alcuna indicazione stradale nel territorio olandese, ma ci accorgiamo del passaggio dalle strade ancora più belle e comode per le nostre biciclette.

Rispetto a quanto capita in Italia, dove ci sentiamo spesso considerati un ostacolo e un fastidio per gli automobilisti qui ci sentiamo pieni dei diritti che debbono avere i più deboli e vediamo le macchine molto più grosse e pesanti di noi che si fermano in anticipo al nostro passaggio, con un evidente segno di rispetto.

Ma è già giunto il momento degli ultimi preparativi per la giornata conclusiva di domani, quando incontreremo rappresentanti di diverse forze politiche, con qualche scambio acceso tra di noi per ricordare che Ride With Us è e deve sempre rimanere staccata da ogni colore politico.
Noi vogliamo promuovere il cambiamento in modo trasversale ed essere una piccola parte di questo cambiamento.
Chiunque voglia farlo con noi è ben accetto!

Daniele Pernigotti

Dodicesima tappa: Colonia – Maastricht

Questa doveva essere una tappa di 102 chilometri che ci portava da una città all’altra lambendo la miniera di carbone a cielo aperto di Hambach (uno dei siti più inquinanti in Europa – non ho tempo per spiegarvi tutta la triste importanza e sciorinarvi i numeri di questo luogo, trovate tutto in rete).
In realtà, usciti da Colonia con un fugace sguardo al duomo e districandoci tra le vie cittadine guidati dal prode Paolo, accompagnati da uno dei ragazzi del gruppo di attivisti che abbiamo conosciuto il giorno prima, la miniera non l’abbiamo solo lambita, ma quasi circumnavigata, cercando di cogliere ciò che è quasi impossibile descrivere (le sue dimensioni) e vedere alcune cose incredibili: paesi abbandonati perché la miniera si sta continuamente ingrandendo; ragazzi che da mesi vivono su capanne sopra gli alberi per difendere una foresta destinata a scomparire; autostrade dismesse che ancora portano i segni delle barricate costruite durante le proteste dei mesi scorsi; ed infine un presidio di giovani attivisti.
Ripartendo da questo luogo (purtroppo non unico) che lascia senza parole, con la triste sensazione che un gigante cattivo si sia divertito a sfregiare la terra, troviamo sorprendentemente ristoro in un ristorante cinese e poi corriamo verso l’Olanda, pedalando all’imbrunire ed arrivando a destinazione ormai alle 20.00, dopo 140 chilometri.
Una personale nota tecnica positiva: alle porte di Maastricht, cioè dopo 130 chilometri di corsa, ho scalato (bene) il mio primo “berg”, un “muro”… non sono riuscito a fotografare il cartello (visto all’ultimo momento) ma oggi dovrò fare ricerche e verificare il nome di questo luogo per me diventato mitico… non sarà il Koppelberg, ma è pur sempre il mio primo “muro” del nord!

Stefano. Munarin


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LA PRESENTAZIONE DELLA TAPPA DI OGGI

Tappa finale n. 13: Maastricht – Brussels
Pubblicato da Redazione EcoMagazine

L’avventura di #RideWithUs2019 si avvia verso l’agognata meta. Dopo due settimane, e tanto pedalare, attraverso l’Europa la 13. frazione ci condurrà al traguardo di Bruxelles/Brussels, al 200 di Rue de la Loi, la sede della Commissione Europea, alla cui porta busseremo per recapitare il messaggio che in tanti ci hanno voluto affidare: l’Unione Europea diventi leader del contrasto alla #crisiclimatica e si impegni concretamente e fortemente per la #climatejustice,

Se questo è l’obiettivo di giornata c’è da scommettere che i 116 km che dividono Maastricht da Bruxelles/Brussels passeranno veloci. A meno che il nostro tracciatore non ci abbia giocato qualche brutto tiro inserendo nel percorso un po’ di quei trabocchetti che deliziano i ciclisti di queste terre. Trabocchetti che rispondono ai nomi di muri, sterrati, pavè e che contribuiscono alla leggenda delle classiche belghe.

Dal Limburgo neerlandese a quello belga, poi il Brabante Fiammingo e la regione di Bruxelles, qui si pedala nel mito del pedale, sulle orme di grandissimi campioni del presente e del passato, Qui strade, muri, pietre raccontano le loro imprese in un paese in cui la bici è una religione. Che non si tratti solo di amore per la competizione agonistica lo dimostra la vastissima rete di nodi ciclabili, un sistema ingegnoso che mette in comunicazione tra loro attraverso percorsi sicuri e la stessa cartellonistica centinaia di punti e consente di viaggiare alla scoperta dell’intero paese.

Le campagne ondulate, con le tipiche case dai tetti a due falde sono lo scenario di oggi, non mancherà un bel tratto arginale alle porte della capitale lungo la valle del Demer, tra Aarschot e Kampenhout. Ma la testa è tutta a come verremo accolti una volta tagliato il traguardo. I contatti avviati con alcuni parlamentari ambientalisti potrebbero aprirci le porte di Palazzo Berlaymont, la sede della commissione per la conferenza stampa conclusiva. Chissà….

Di sicuro saranno cittadini e attivisti a darci il benvenuto nella capitale d’Europa!


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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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Ride With Us all’ultima, piovosa, tappa: Bruxelles!

L’ultima tappa sulla carta è semplice, con i suoi ultimi 112 km pianeggianti da percorrere per arrivare alla meta finale.
Il primo ostacolo è però il tempo, vista l’agenda d’incontri fitta che abbiamo organizzato nel pomeriggio.
Alle 15.00 quello con il Presidente del Comitato delle Regioni. Alle 15.45 dobbiamo essere davanti al Parlamento europeo per il saluto da parte dei Verdi. Alle 16.00 l’incontro dentro il Parlamento con i parlamentari italiani e alle 17.30 dobbiamo essere alla Grand Place per incontrare l’Assessore al Clima del Comune di Brussels.

Non riuscire ad arrivare in tempo al primo appuntamento comporterebbe dei problemi a cascata per tutti quelli successivi.
Riusciamo a convincere l’hotel a prepararci la colazione mezz’ora prima del previsto e pianifichiamo di partire alle 7.30, ma l’ultima tappa è per definizione piena di insidie.

Alla partenza Paolo non trova più il suo navigatore. Dopo aver svuotato completamente le borse e messo sottosopra un paio di volte la sua camera, decidiamo di partire lo stesso, con una decina di minuti di ritardo, col mistero del Garmin che si è volatilizzato (alla sera a cena scopriremo che era rimasto infilato in una maglia).

La pioggia ci da il suo primo buongiorno mattutino, con un cielo che ci promette una continuità di intenti poco piacevole.
Viaggiamo bene alla giusta velocità che ci consente di fare strada, senza “strappare” il gruppo e in poco tempo vediamo che il contachilometri mette in archivio i primi 30-40 km.

L’eccessivo ottimismo rispetto ai tempi di percorrenza (“arriveremo alle 14.00”, “di questo passo arriviamo alle 13.45”) e l’eccessiva pioggia presa, inducono a una sosta “caldo e caffè”. ne approfittiamo con il cronometro per farla con precisione chirurgica alle 11.25, quando Daniele deve fare un collegamento in apertura a Radio3 Scienza. Purtroppo la linea cade proprio nel momento di andare in onda e alla successiva chiamata ci viene proposto di spostarlo in chiusura alle 11.45-11.50, che poi slittano proprio in chiusura della trasmissione. Trenta minuti di ritardo che equivalgono al regalo di uno zaino pieno di pietre a metà della salita dello Stelvio.

Con una serie di incastri tra pausa caffé del gruppo e intervista fatta più avanti sul percorso, per recuperare anche 10’ di strada, in una stradina laterale per evitare il rumore delle auto, finisce che Paolo e Daniele si trovano alle spalle del gruppo. Sono così costretti a un inseguire il gruppo che è a sua volta convinto di dover raggiungere i due “in fuga”. Il tutto condito da un fantastico vento contrario sul naso che, insieme alla pioggia, non rappresenta proprio la condizione migliore per pedalare.

I due raggiungono il gruppo sull’ennesima strada bloccata per lavori in corso del percorso (ne abbiamo incontrate almeno quattro in giornata e ci è venuto il dubbio che fosse stato deciso di rifare l’intera viabilità del Belgio proprio in occasione del nostro passaggio). Riprendiamo una buona velocità nonostante il vento che sembra partire in nostra direzione proprio da Bruxelles e rientriamo a pelo nella tabella di marcia.
Una prima foratura, poi una seconda ed una terza (2 a 1 per Gianpaolo, vincitore della speciale classifica generale del tour, su Ugo) e tutte le buone intenzioni finiscono in soffitta.

Cerchiamo di gestire il ritardo e arriviamo con una sola ventina di minuti di ritardo al Comitato delle Regioni dove, grazie all’aiuto di Chiara Malagodi e Paolo Celot, incontriamo il Presidente del Comitato delle Regioni, Karl-Heinz Lambertz, che, oltre ad encomiare la nostra iniziativa, ci informa in merito ad una specifica iniziativa avviata proprio sul tema della mobilità sostenibile.

Il tempo di una veloce foto di rito e poi via di corsa verso l’Europarlamento dove di accoglie festosamente una rappresentanza dei Verdi europei (Cuffe Ciaran – Irlanda, Bloss Michael – Germania, Ainslie Scott – Inghilterra, Metz Tilly – Lussemburgo, Paulus Jutta – Germania, Rowett Catherine – Inghilterra) che ci danno un veloce saluto e scappano poi in direzione della loro convention.

A complicare la gestione del ritardo nella nostra tabella di marcia sorge il problema di dove parcheggiare le nostre 22 biciclette con tanto di bagagli a seguito. La piazza dell’Europarlamento è off-limits per ragioni di sicurezza e parcheggiare le bici con i bagagli in strada senza nessun controllo non è proprio il massimo. Troviamo uno spazio in strada sotto lo sguardo di una guardiania dell’Europarlamento e via di corsa al suo interno. L’incontro, organizzato grazie al supporto dell’eurodeputato Rosanna Conte (che ci è stata presentata da Leonardo Righetti) è anche con Eleonora Evi, la prima della Commissione Pesca e la seconda di quella Clima. Con loro discutiamo di aspetti connessi direttamente e indirettamente connessi con il cambiamento climatico, dalla prospettiva di avere obiettivi più ambiziosi di mitigazione delle emissioni di gas ad effetto serra, alla riforma dei sussidi alle fonti fossili e rinnovabili e alle modifiche nella pescosità e catena trofica dei nostri mari, sempre più caldi a causa del cambiamento climatico.

L’idea di questo incontro era di avere rappresentanti dei tre principali partiti politici italiani: M5S, PD e Lega; per far passare il concetto che il cambiamento climatico non può essere visto come una battaglia di parte, ma richiede la partecipazione di tutte le forze politiche in una sorta di patto nazionale per il clima.

Lega e M5S ci hanno confermato in questo incontro la loro disponibilità in tal senso e speriamo che anche il PD, che non è riuscito a partecipare, ci possa confermare lo stesso impegno.

Uscendo dall’Europarlamento incontriamo l’eurodeputato Cozzolino, in uscita da una riunione che ci fa i suoi complimenti personali per l’iniziativa.
Ma non abbiamo tempo neanche per un caffè e via di corsa verso la Grand Place per l’ultimo incontro della giornata, con l’Assessore al Clima di Brussels, Benoit Hellings.

Arriva però con 45’ di ritardo e molti di noi, infreddoliti e senza aver neanche mangiato un pranzo caldo iniziano a prendere sonno sulla sedia.
La vista della meravigliosa sala del Consiglio comunale e dell’ufficio dell’Assessore ci risveglia con la propria bellezza.
Il tempo di un breve scambio di vedute con l’Assessore e torniamo a prendere le nostre bici, con il miraggio di una doccia calda, ma non è ancora finita.

Renato ha perso il suo telefono che è stato però ritrovato da una signora belga. Parte così in taxi per recuperarlo e ci lascia in custodia la sua bici e torna vittorioso dopo una 40’ di minuti, passati al caldo bevendo una cioccolata calda da parte del manipolo in suo supporto.
Il tempo di una buona cena e poi subito a letto, perché domani è attesa la chiusura del tour con la consegna ufficiale delle lettere alla Commissione Europea.

Daniele Pernigotti

Il mio primo Giro (nelle) Fiandre

Di solito l’ultima tappa è una sorta di “passerella” (magari pure con un brindisi in bicicletta), a causa di appuntamenti fissati con alcuni rappresentanti della UE per le 15.00… quest’ultimo tratto della RWU 2019 è diventato invece uno dei più difficili.
Partiti alle 7.30, abbiamo macinato i primi 20 km per scaldare i muscoli ma poi, entrati nelle Fiandre abbiamo dovuto (come programmato, visti i tempi da rispettare) aumentare il ritmo, spingendo sui pedali mentre al contempo iniziava a piovere fitto, rendendo tutto ancora più complicato. Bagnati fradici ci siamo concessi una rapida sosta panino ma poi abbiamo ripreso a pedalare veloci tra lunghi rettilinei (ciclabili si, ma in compagnia di Tir sfreccianti) e fangosi sentieri di campagna.

Ad un certo punto il sole è arrivato… grazie però ad un forte vento (quasi sempre contrario) che ci respingeva indietro, sia mentre pedalavamo sull’alto argine di un fiume (paesaggisticamente molto bello, ma che ci ha esposto completamente al vento), sia lungo l’infinito rettilineo che ci ha portati finalmente in città (dopo qualche foratura e guasto meccanico, perché anche le biciclette ormai risentono dei chilometri percorsi): veramente stremati ma rispettando tempi (112 km in apnea).

Felici e un po’ rintronati (ora capisco quegli atleti che dopo una gara ripetono la frase, che sembra di rito: “non mi rendo ancora conto di quello che ho fatto”) alla UE abbiamo incontrato il Presidente del Comitato Europeo delle Regioni, alcuni parlamentari italiani (della Lega, Pd e Cinquestelle) e il gruppo parlamentare dei Verdi. Con tutti, al di là dei complimenti, belle anche se brevi discussioni. Daniele Pernigotti è bravo anche in questo: gentili ma veloci convenevoli e poi subito al dunque: “cosa dobbiamo fare per contrastare i cambiamenti climatici e cosa voi (diverse istituzioni) state facendo”.

Poi ci siamo spostati verso la Grand Place, per incontrare l’assessore all’ambiente e vice sindaco di Bruxelles (della città, non della regione), giovane esponente dei Verdi, con il quale abbiamo condiviso altre riflessioni e abbiamo visitato il municipio, con splendida vista sulla piazza.
È stato tutto veramente strano… entrare sporchi e sudati in questi luoghi asettici e trovare tante persone sorprese, sorridenti e, speriamo, aver almeno rimarcato l’importanza di temi e questioni così importanti per tutti. Magari nei prossimi giorni formulerò pensieri più strutturati sugli “esiti” di RWU 2019, perché ora dobbiamo andare, altri appuntamenti in città ci aspettano (dobbiamo consegnare le lettere che abbiamo in saccoccia).
Comunque, il mio primo “Giro (nelle) Fiandre” è stato magnificamente impegnativo, degna conclusione di una piccola/grande avventura.

Stefano Munarin


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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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pragserfranz ha scritto: venerdì 8 novembre 2019, 15:14 cut
Complimenti per questo bellissimo thread, Franz, e per l'impresa di cui ti sei fatto portavoce. Ho letto solo in questi giorni il tutto, ma me lo sono gustato per bene. :cincin:

Ci sono stati poi sviluppi prima del coronavirus che immagino abbia congelato tutto?


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Re: RIDE WITH US 2019 | Da Venezia a Bruxelles per il Clima

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Admin ha scritto: mercoledì 6 maggio 2020, 4:56
Complimenti per questo bellissimo thread, Franz, e per l'impresa di cui ti sei fatto portavoce. Ho letto solo in questi giorni il tutto, ma me lo sono gustato per bene. :cincin:

Ci sono stati poi sviluppi prima del coronavirus che immagino abbia congelato tutto?
grazie! ho visto soltanto oggi il tuo commento, ne approfitto per risponderti: Ride With Us ha deciso di prendersi un anno di riflessione. La formula della carovana ciclistica verso la sede della CoP o di importanti istituzioni europee, cresciuta negli anni, ha raggiunto il suo massimo potenziale. Oltre sarebbe impossibile andare e fare. Troppo alti i costi e sempre più complicati gli aspetti logistici, questa formula ha fatto il suo tempo e RWU si prenderà il tempo necessario per riflettere e immaginare nuove formule per promuovere la propria agenda. Il lockdown ha purtroppo bloccato una prima iniziativa promossa da una costola di RWU, quei The Climate Riders che stavano organizzando per la scorsa primavera il "Giro del Veneto dei disastri e delle Lotte Ambientali", 7 tappe, toccando decine di luoghi simbolo, attraverso tutta la regione dal Vajont a Venezia dove avrebbe dovuto svolgersi un meeting internazionali di attivisti climatici. Un progetto che forse verrà riproposto nel 2021...


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