herbie ha scritto:
già. Ma, se è vero quello che afferma di aver visto, sarebbe facilissimo "pescare" questi amatori che non si preoccupano di doparsi perfino in pubblico. Sarebbe una chiave importante per far emergere una parte del sistema. Ma, come mai non risultano inchieste aperte in questo senso? Sei di fronte ad una evidenza tale, sei un magistrato, non avvii per lo meno una indagine?
Invece andare a colpire il corridore di turno coinvolto anche di striscio con Ferrari lo si fa subito e di corsa e con la massima pubblicità anche di fronte a singole testimonianze.
Mi sa tanto di vecchia minestra riscaldata, salvo che questa minestra ha quasi raso al suolo uno sport, ben lungi dal radere al suolo il mondo degli affari sul doping, poco male, riscaldare la minestra più di tanti disastri non può fare ormai.....
Ben altra musica sarebbe andare a toccare il resto dello sport, in primis il mondo amatoriale di ogni sport, e dopo gli altri, ma fino a che sul calcio torna a parlare esattamente come Ferrari sul ciclismo, cioè dove non esce niente , vuol dire che il doping non c'è, siamo messi male.
Herbie non escluderei proprio che l'inchiesta se ne stia occupando. Capisco che quella frase sui corridori (unici responsabili, ecc.) faccia incazzare, anzi fa davvero incazzare parecchio perché ben sappiamo quanto la realtà sia più profonda. Questo però credo lo sappia bene anche il magistrato. Tenuto conto che un PM mai parlerebbe dell'inchiesta ritengo che quanto affermato non sia il cuore della stessa. Pertanto le fastidiosissime frasi di Roberti potrebbero essere lette in chiave parternalistica nei confronti dei kamikaze, frodatori sì, ma pure della salute del loro corpo.
Il cuore dell'inchiesta (sempre che il magistrato non venisse frenato dai papaveri Coni e dai loro padrini politici) punta ovviamente ad altro.
Riterrei pertanto che quanto affermato nell'intervista siano semplicemente le frasi di un appassionato critico e nulla più.
La parte interessante e da leggere fra le righe è quella iniziale del pezzo di Stagi, quando si parla di procuratori, di movimenti di capitali, avvocati, fiduciari e quando si parla di molte squadre coinvolte.
Ora una domanda, è possibile immaginare che questi traffici vari (medici, procuratori, società fiduciarie, mondiali, ecc.) potessero avvenire senza che nessuno in Fci (Coni) e Uci sapesse nulla? Rispondendo a questo probabilmente ricaveremmo il resto.
Io mi focalizzerei su questi aspetti:
"Ha scoperchiato aspetti fino a poco tempo fa sconosciuti e per certi versi anche sconcertanti: conti svizzeri, finti contratti d’immagine, assistenza completa in caso di positività, pagamenti estero su estero che coinvolgerebbero anche diverse squadre, triangolazioni con il Principato di Monaco e la Svizzera. Insomma, un giro d’affari quantificabile in non meno di 30 milioni di euro."
"Cosa ha da dire a Renato Di Rocco che l’ha accusata di aver tradito i patti, di non aver collaborato con la Procura del Coni?
«Non ho mai replicato e non replico nemmeno questa volta. Ci sono delle regole procedurali da rispettare. Esiste il segreto istruttorio. Ho letto che io non avrei fiducia nel Coni: è falso. Io ho sempre collaborato con loro e continuerò a farlo».
Ma sulla vicenda Alex Schwazer, il Coni sarebbe stato scavalcato. Non sapevano nulla, la Wada sì.
«Questo non lo so. Alla Wada sono stati trasmessi alcuni aspetti della mia indagine solo un mese fa, in quanto organo superiore della Nado e quindi sopra anche al Coni. Si tratta pertanto di una polemica infondata. Io non ho tempo di preoccuparmi di queste beghe da bar. Ognuno dica quello che vuole. Io ho sempre collaborato con il Coni, ma ci sono momenti in cui non posso fare certi passi. E lo stesso ho fatto per il caso Armstrong. Un mese e mezzo fa ho mandato materiale riguardante Armstrong. Attezione: alla Usada non ho inviato mai nulla. I miei interlocutori sono stati e sono l’Interpol e la Wada, organismi sovranazionali, con i quali collaboro da oltre due anni e che hanno a Lione un vero e proprio ufficio mondiale dell’antidoping a cui si sono rivolti poi gli investigatori americani».
Se Torri le avesse chiesto la lista dei clienti di Michele Ferrari gliela avrebbe mai data?
«No».
Gliel’ha mai chiesta?
«No».
C'è infine una domanda con una risposta che farebbe di prima impressione imbufalire. Ma leggete bene come conclude sibillinamente la risposta:
"Ma i club di calcio possono disporre di centri specializzati, di strutture qualificate".
Risposta iniziale tranquillizzante (per il potere sportivo romano) e finale sibillino. Aria fritta e messaggio fra le righe.
Il doping è solo una questione del ciclismo?
«Il 90% del doping è nel ciclismo. È una questione culturale, ma anche di fatica. Il ciclismo è molto duro. Nel calcio, ad esempio, non è così. C’è una attrezzatura umana e di sistema migliore. Certo, qualche sospetto ce l’ho anche nel calcio, perché vedo che ci sono calciatori che da un anno con l’altro aumentano in maniera considerevole le loro masse muscolari. Ma i club di calcio possono disporre di centri specializzati, di strutture qualificate».
Frase che io leggo: "So bene quello che fanno, ma lo fanno nell'ambito della legge e dei regolamenti, ovvero come "pratiche terapeutiche".
Infine va tenuto conto che a uno dei principali collaboratori di Roberti qualche anno fa fu tolto l'incarico, una volta che questi lambì grossi interessi politico-sportivi.
Speriamo che la storia non si ripeta. Oggi però la politica è debole e ha problemi suoi; quindi poco tempo e forza per proteggere i vecchi "protetti" e le vecchie "protette".
Ps. Se poi la montagna partorisse il topolino ... vabbeh ennesimo ulteriore inutile fango sui soliti peones. Ma dobbiamo sperare.