Morris ha scritto:Venus ha scritto:Però in un libero mercato di preparatori e medici, e nel campo della ricerca, mi sembrerebbe strana la possibilità di comunicazione, interessi comuni o controllo.
I tam tam, tempo di preparare i segnali, arrivano dappertutto. Magari quei tam tam sono fatti circolare proprio da chi men t’aspetti. Far parte del circo....
Quello che non capisco io è: se io fossi Conconi (giusto per far un nome X noto anche ai muri) e grazie al mio lavoro e studio posso chiedere una parcella di 500 euro a visita all'atleta (o % sulle vincite ecc..) motivata dal fatto che posso effettivamente tirar fuori un bel campioncino da un ottimo atleta, per quale motivo dovrei rivelare o render comune il mio metodo, utilizzabile poi da altri miei "concorrenti", o addirittura da renderlo rintracciabile dall'antidoping, con conseguente perdita di mio "status" d'elite come preparatore?
Voglio dire, la differenza tra un preparatore di vertice ed un medico della mutua ( ) dovrebbe esser la capacità di prevedere i rischi, le finestre sicure, che può offrir l'antidoping.
Morris ha scritto:Un medico della mutua difficilmente non riconosce una gastrite, uno definito scienziato che ha fatto doping e che poi è passato all’antidoping, ovvero la stessa faccia della farsa, a volte no.... Chi è stato dirigente lo sa.... L’importante comunque, nell’essere o nell’apparire, non sta nella qualità (a quella pensano quelli che han reale capacità scientifica), ma nella collocazione al posto giusto, ed avere rapporti interamente passivi, con chi conta e determina il supposto divisorio fra il bene e il male, attraverso tutte le azioni del campionario delle truffe, dei furti, delle omissioni e delle manomissioni.
A sostenere il tuo ragionamento, l'unico movente possibile per tener incollato tutto sarebbero unicamente i soldi guadagnati. Ma, ad esempio, manomettere un risultato antidoping, quanto può esser fattibile? Se non sbaglio un atleta può richiedere delle controanalisi a diversi laboratori, o comunque credo e spero che la positività possa esser analizzata da un esperto che difende il corridore ed eventuali manomissioni, per esser taciute, dovrebbero trovare concordi tutti gli elementi che stanno attorno. Per etica professionale, un laboratorio è in grado di nascondere risultati senza che un appartente con la coscienza pulita non faccia una spifferata? O che un giornalista possa in maniera indiretta, tramite fonti borderline, smascherarare nefandezze?
Come potrebbe quindi un qualsiasi vertice ciclistico, che sia UCI o mafia o pincopallino, a poter tener sotto controllo il progredire della preparazione di vertice?
Morris ha scritto:A parte che le preparazioni di vertice, spesso le fanno personaggi iper-pompati che non conoscono l’atleta e tutte le variabili che attorno a lui gravitano, potrebbe esser proprio quella “mefitica entità”, a commissionare una ricerca per il “supposto” progredire, o per creare reali differenze, come in caso immondo s’è visto.....
Ragionando per assurdo, metti che la Katusha investendo milioni di euro e racattando poco o nulla rispetto alle attese, decidesse di organizzare un doping di squadra sfruttando medici russi, che presumo possano non aver alcun interesse con la mafia nordeuropea che citi, come potrebbe tale entità prender in castagna un qualcosa di "sconosciuto"?
L'antidoping può esser si uno strumento arbitrario nelle mani di una mafia, ma per esserlo dovrebbe esser molto molto scientificamente sensibile ed efficace.
Morris ha scritto:L’antidoping è una farsa tra le più colossali mai partorite dall’azione umana, divenuta mera mafia o strumento di interessi, perché l’uomo è una iena che il dono della parola e l’ipocrisia vissuta come arte, pretendono di nascondere. E non dimenticarti mai che la scienza e l’uso della stessa, nella storia, non sono sempre andate d’accordo, anzi. E questo indipendentemente da chi crede alla trascendenza o da chi vede solo ciò che può toccare.
Ciao!
L'antidoping diventa farsa quando, secondo me, è in grado di colpire i così detti "poveretti" ovvero quelli che rischiano con metodiche o prodotti rintracciabili, lasciando impuniti i reali fruitori del doping che fa differenza.
In ogni caso il livellamento verso il basso delle prestazioni in montagna, mi porta a pensare che forse un certo doping ematico non è più potente come quello del periodo epo-free. Del resto una trasfusione, credo, oggigiorno possa farti "star meglio" o recuperar meglio, ma non ottener un 110% sulle tue natuarali capacità. La cosa curiosa è che se i corridori rallentano in salita, non si può dir altrettanto che lo facciano in pianura o nelle prove di un giorno, segno forse che la preparazione fisica naturale, le bici e propabili prodotti per la potenza muscolare, son più evoluti degli anni 90.
Ciao