Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre scioc

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pragserfranz
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Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre scioc

Messaggio da leggere da pragserfranz »

Questa storia l'ha scritta mio fratello, parla della sua esperienza di ex-ciclista dilettante...

Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre sciocchezze…
http://www.sportallarovescia.it/sar5/at ... ciocchezze

Cominciò tutto lì, con quell’omino di ferro in maglia a pois che si faceva strada verso il Sestriere tra due ali di folla.

Lui, l’eroe solitario, il visionario, il coraggioso, il generoso solo contro tutti che faceva sognare l’Italia intera in quella afosa giornata estiva. Al traguardo sentivo di aver vinto anch’io.

Finita la tappa, presi la bicicletta e andai a farmi un giro, sognando un giorno di riuscire a compiere imprese simili.

Il ciclismo è lo sport dell’emozione e della passione. Forse più di tutti. Sarà per quelle tappe così dure e impossibili, sarà per le sue imprese, per le sue débâcle, per i suoi repentini cambiamenti inaspettati. È facile innamorarsi del ciclismo, a me è successo proprio lì davanti alla televisione mentre il mio eroe, grazie alla Coca-Cola (come dirà lui stesso), scriveva il suo nome nella storia.

Grazie alla Coca-Cola. Beata innocenza.

Due anni più tardi, vinsi la resistenza dei miei genitori e mi iscrissi in una squadra. Il mio fisico asciutto mi faceva sognare imprese da grimpeur. Dei primi anni ricordo il gioco, la passione, i sogni. Anche tanto impegno, perché il ciclismo è così, si fonda sull’impegno e il sacrificio.

Le prime soddisfazioni arrivarono da juniores dove, grazie ad una più accurata preparazione cominciai a imitare il mio eroe. No, non sto parlando di vittorie ma del modo di approcciarsi alle corse, con coraggio, generosità e molta ma molta spavalderia. Non c’era gara che non provassi a scattare in solitaria per compiere chissà quale impresa. E non c’era gara che non prendessi una vagonata di parole per il mio modo scellerato di correre.

È in questa categoria che cominciano le gare importanti e ci si confronta con atleti di tutta Italia e anche europei. Le competizioni diventano più difficili. Cominciarono a non tornarmi i conti. Si, perché a livello regionale, seppure mai vincente, riuscivo a competere coi più forti, ma a livello nazionale era notte fonda.

Anche se giovane, inesperto e ingenuo, già sapevo che c’era chi barava (il doping, nella seconda metà degli anni novanta non era fantascienza). Tutte voci, tutti borbottii, nessuna prova.

La vera svolta avvenne nel passaggio alla categoria Under 23. Grazie ai miei numerosi piazzamenti ebbi la possibilità di andare in una squadra forte, ma l’amicizia mi fece scegliere per una piccola squadra della provincia di Treviso, la capitale del ciclismo.

Nonostante impegno e sacrificio, le corse divennero un incubo, riuscire a finirle divenne un’impresa. Erano finiti i bei tempi della spavalderia, cominciai ad essere più riflessivo e calcolatore per risparmiare energie. A maggio feci il Giro del Veneto: una settimana, 1000 km e tapponi dolomitici con salite come Pordoi, Falzarego, Duran, degne dei professionisti. Qui cominciai a scoprire il magico mondo degli integratori. Per finire una corsa del genere c’era bisogno di aiutarsi nel recupero fisico quindi sali, zuccheri, vitamine, andava tutto sparato in vena o intramuscolo. Imparai a farmele da solo, faceva parte del gioco, come saper cambiare una camera d’aria o sistemare il cambio. Poche storie. Così feci, finii la corsa ma mi ci vollero due mesi per recuperare.

Negli anni successivi, impegno, costanza e sacrificio, se possibile aumentarono, ma quanto a risultati, lasciamo stare. C’era sempre qualcuno che andava più forte. Molto più forte, come motociclette. E la passione vacillava…

Ricordo bene l’ultimo anno da dilettante: arrivò ad allenarci un ex professionista. O meglio uno che aveva tentato il professionismo, ma era stato rispedito indietro senza tanti complimenti. La squadra si rinforzò anche con l’acquisto di due ragazzi lituani.

Ad inizio anno ero in forma, tanto che in un allenamento di squadra sul Croce d’Aune rifilai 5 minuti ai lituani e 10 a tutti gli altri! Di lì a poco cominciarono le gare ed ero veramente soddisfatto perché mi sentivo in forma. Ma nel giro di due mesi le cose cambiarono radicalmente. Mentre la mia condizione fisica andava calando, quella dei miei compagni cresceva prepotentemente.

Altro allenamento insieme sul Monte Grappa, questa volta fui io a prendere 10 minuti! Nessun problema a mettermi a disposizione dei miei compagni ma qualcosa non quadrava.

La sera stessa il mio allenatore mi portò in albergo e nel tragitto mi fece il discorso: partì dai risultati che stavamo ottenendo come squadra e finì a parlare dei singoli. Ovviamente, benché ingenuo, non ero scemo e sapevo benissimo che i miei compagni avevano fatto ricorso ad “aiutini” esterni, quindi per lui fu facile parlarmi anche di questo.

Ora, non c’è niente di strano e di nuovo, ma il tizio, mi spiega per filo e per segno come si fa, quali effetti può avere sul mio corpo e sui miei risultati, da che dottore andare, chi mi può aiutare e dove posso trovare la roba. Mi dice anche che secondo lui posso aspirare a vincere le corse in salita, le mie preferite, perché il motore c’è. Tralascia ovviamente le contro indicazioni. E come diavolo faceva a sapere tutto ciò? Era un dottore? La risposta mi pare evidente…

E i dirigenti della squadra? Conniventi, d’altra parte, piccola squadra, grande famiglia... Ma allora se anche un tizio qualsiasi che si fa fatica a trovare negli annali dedicati era coinvolto, perché non dovrebbero esserlo tutti gli altri? Se anche una piccola squadra come la mia è parte di tutto ciò perché non dovrebbero esserlo tutte le altre? D’altra parte ho ricordi precisi di ragazzi, anche nella mia squadra, che all’improvviso cominciavano a “volare”. E per alcuni so per certo quello che si sono fatti!

Rimasi impassibile e gli risposi comunque subito di no, per me quello era troppo.

Continuai nei miei sacrifici e col mio impegno, continuai ad aiutare i miei compagni e la stagione finì li. Credo che in quella stagione finì anche la mia storia d’amore con il ciclismo. Gli allenamenti iniziarono a diventarmi pesanti, persi completamente la passione.

Per mia fortuna quelli erano anche gli anni di Genova e di un altro mondo possibile. Cominciai a interessarmi al Chiapas degli indigeni zapatisti e alle lotte per i diritti sociali. Il mondo del ciclismo mi stava stretto, troppo massonico, troppa disonestà, troppi rischi, troppi sacrifici per niente.

Attorno a me gli eroi del ciclismo cominciavano a cadere come cachi marci, perfino ragazzi con cui avevo fatto tutta la trafila nelle giovanili cadevano sotto i colpi dell’antidoping. All’interno tutti sapevano, ma facevano finta di niente. Fu la goccia finale. Il ciclismo non lo avrei potuto salvare, mi dissi, perché anche se i cachi marci cadevano, l’albero restava fermamente in piedi.

In quegli anni iniziarono i grossi scandali doping, ce ne sono centinaia, ricordarseli tutti è davvero un’impresa: dall’Affaire Festina a Pantani, dal caso Fuentes a Cipollini per finire col più inaspettato e meno scioccante di tutti, Armstrong!

Sinceramente, tutto sto clamore sul doping nel ciclismo non mi ha mai convinto, mi è sempre sembrata una difesa estrema di un sistema.

Per dirla alla zapatista…

...quelli in alto, che sono del tutto simili a quelli in alto dei malgoverni, guardano quelli in basso e capiscono che quelli in basso non gli credono più e che gli sta crollando addosso il castello di falsità. Allora si dicono che forse è il caso di far vedere a quelli in basso, quelli che ingenuamente o stupidamente danno forza e potere a quelli in alto con la loro passione, che non è vero, che in verità quelli in alto non sono mai stati complici o conniventi, che al contrario loro amano questo sport e che stanno facendo di tutto per sconfiggere il terribile cancro che lo attanaglia. Così, sempre quelli in alto, si mettono insieme e discutono, e discutono, e discutono e alla fine una mente brillante partorisce l’idea di fare il sacrificio estremo per salvare il loro giocattolo e se stessi.

E il gioco è fatto. Tolta la mela marcia, anche la più incredibile come il texano dagli occhi di ghiaccio, il giocattolo torna nuovo e quelli in alto riacquistano credibilità. E potere.

Abbiamo cacciato il male, dicono, stiamo vincendo questa difficile battaglia!

Ma una cosa nascondono a quelli in basso: il vero male sono loro.

Ma, dico io, a nessuno viene in mente che è impossibile che agli alti livelli, quelli li, quelli del malgoverno del ciclismo, non sapessero niente di come funzionasse il sistema? A nessuno viene in mente di mandare affanculo (perdonate il francesismo) quei giornalisti che ancora oggi osannano il martire con la bandana di Cesenatico? Cosa pensate che facesse quello? Maddai, ecchediamine! Oppure, a nessuno viene in mente di mandare nel medesimo posto tutti quei dirigenti o ex ciclisti che continuano a difendere il passato o a trovare scuse ed attenuanti? A nessuno viene in mente di mandare, sempre lì, tutti i vertici organizzativi che per anni hanno chiuso gli occhi? O tutti quei luminari della scienza, quei dottori, quei preparatori, quegli allenatori, quei massaggiatori, quei meccanici e tutti quegli atleti che hanno infestato questo sport con il dogma della vittoria ad ogni costo. Nessuno dei sopra indicati soggetti ha mai pensato di fare schifo e che sarebbe il caso di sparire? Sono connivenza e omertà di tutti gli attori in gioco ad aver portato a questo punto.

Il problema non è beccare questo o quel mito con le mani sporche di sangue (è proprio il caso…) ma è lo stesso concetto di sport a dover cambiare: finché rimarrà il disprezzo per la sconfitta e gli sconfitti, ci sarà sempre chi tenta di barare per non essere disprezzato. Com’è naturale che sia. Idolatrare il mito, l'eroe di mille imprese solitarie, concedergli onore, gloria e denaro e nel contempo commiserare e umiliare il più debole. Questo deve cambiare.

Lo so, sono passati più di dieci anni da quando ho lasciato quel mondo. Magari le cose sono cambiate, che ne posso sapere io che non frequento più l'ambiente? Già, le cose sono cambiate, ma fatalità continuano a beccarli!

Una cosa comunque l'ho capita: non sempre sottostare alle regole del gioco, siano esse legittime o illegittime, è un bene. Magari ti tocca uscire dal gioco, ma vuoi mettere la soddisfazione di poter dire di non essersi piegati?

Così è nata la mia passione per il ciclismo. E così è anche morta. Al netto di tutto questo però rimane l’assoluta bellezza di questo sport, la meraviglia di pedalare tra panorami spettacolari, la gioia e la fatica per raggiungere una vetta nel minor tempo possibile, l’adrenalina nell’affrontare una discesa a 100 km/h, la solidarietà che nasce tra atleti in difficoltà, la gioia per un risultato inaspettato che ripaga mesi di sacrifici.

Queste emozioni e questa passione non me le hanno tolte. E ciò che mi resta di questa esperienza, è ciò che è realmente il ciclismo!

Il resto, i sogni di successo e gli eroi che compiono imprese grazie alla Coca-Cola sono solo spazzatura per gli idioti e per chi non vuol vedere, portata da chi non ama veramente questo sport.


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nemecsek
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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da nemecsek »

Le similitudini tra lotta di classe e ciclismo, le letture del ciclismo contemporaneo in chiave ideologica hanno, su queste pagine, creato mostri.
Si mettano da parte le metafore, si leggano gli eventali interventi negazionisti come stimolo alla discussione, e verrà fuori qualcosa di buono.
Benvenuto sul forum.


A volte il dito indica proprio il dito, non la luna.
Dopo Campiglio qualcuno ha abbandonato il ciclismo, qualcun altro ha ripreso a seguirlo.
I veri campioni erano quelli che dicevano no [Winter]
Belluschi M.
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Iscritto il: mercoledì 24 agosto 2011, 17:47

Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da Belluschi M. »

Ho sempre sostenuto che le uniche vittime del sistema fossero i ciclisti come tuo fratello che han deciso di smettere piuttosto che scendere a compromessi col doping. Scelta non facile, quindi mi levo il cappello :clap:

Qua dentro ci si applica spesso nello sterile esercizio di fare una divisione fra dopati buoni (es. Pantani) e dopati cattivi (es. Armstrong) senza volere ammettere che dal momento in cui si decide di far parte del sistema si passa a prescindere dalla parte del torto. Quindi non ci possono essere recriminazioni se si viene presi positivi.

Il segreto per non essere trovati positivi è prima di tutto di non doparsi


herbie
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Iscritto il: sabato 26 febbraio 2011, 17:19

Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da herbie »

Belluschi M. ha scritto:
Il segreto per non essere trovati positivi è prima di tutto di non doparsi
fosse Dio a fare l'antidoping, ti crederei....forse.....
ma in realtà sono precisi enti, aziende, perfino governi....

Prima del problema del doping, esiste quello della giustizia, della equa applicazione della legge.


AntiGazza
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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da AntiGazza »

herbie ha scritto:
Belluschi M. ha scritto:
Il segreto per non essere trovati positivi è prima di tutto di non doparsi
fosse Dio a fare l'antidoping, ti crederei....forse.....
ma in realtà sono precisi enti, aziende, perfino governi....

Prima del problema del doping, esiste quello della giustizia, della equa applicazione della legge.
BE ma il problema della non equa applicazione della legge è che ad alcuni viene permesso il doping selvaggio e ad altri viene punito.
Ma di base c'è che bene o male se non ti dopi non ti beccano.Anche perchè non sei tendenzialmente nessuno .


Strong
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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da Strong »

AntiGazza ha scritto:
herbie ha scritto:
Belluschi M. ha scritto:
Il segreto per non essere trovati positivi è prima di tutto di non doparsi
fosse Dio a fare l'antidoping, ti crederei....forse.....
ma in realtà sono precisi enti, aziende, perfino governi....

Prima del problema del doping, esiste quello della giustizia, della equa applicazione della legge.
BE ma il problema della non equa applicazione della legge è che ad alcuni viene permesso il doping selvaggio e ad altri viene punito.
Ma di base c'è che bene o male se non ti dopi non ti beccano.Anche perchè non sei tendenzialmente nessuno .

bah, secondo me più o meno tutti, chi più o chi meno, hanno goduto di protezione
io non ci credo che in una top10 di un tour ci siano solo 1/2 dopati
tutti gli altri? solo fortuna o bravura? naaa...semplicemente li lasciano fare perchè in quel momento conviene così.


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nino58
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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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AntiGazza ha scritto:Ma di base c'è che bene o male se non ti dopi non ti beccano.Anche perchè non sei tendenzialmente nessuno .
Tendenzialmente.
Ma se non ti dopi e decidono di beccarti ti beccano.
Assicurato.
Il nocciolo del problema è qui, come ha ben espresso herbie.
Ed è per questo che la metafora di pregserfranz non è peregrina, al di là delle allergie rispetto a quella cosa evidente come il sole che è la lotta di classe (quella "vera", quella degli sfruttatori verso gli sfruttati).


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nino58
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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da nino58 »

Strong ha scritto:
bah, secondo me più o meno tutti, chi più o chi meno, hanno goduto di protezione.
Ma , soprattutto, chi del tutto e chi per niente.
Infatti non si tratta di dopati buoni e di dopati cattivi, si tratta di culo parato e straparato.
Armstrong non può confessare tutto ( può solo confessare per se' e, al massimo, per la squadra) perchè se aggiunge solo qualcosina lo fanno fuori il giorno stesso (e non quelli dell'ambiente ciclistico) oppure deve riparare in Russia come Snowden.
Complottista ?
Neanche tanto.
Evidentista.


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da Strong »

nino58 ha scritto:
AntiGazza ha scritto:Ma di base c'è che bene o male se non ti dopi non ti beccano.Anche perchè non sei tendenzialmente nessuno .
Tendenzialmente.
Ma se non ti dopi e decidono di beccarti ti beccano.
ah, si?
esempi?


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da nino58 »

Strong ha scritto:
nino58 ha scritto:
AntiGazza ha scritto:Ma di base c'è che bene o male se non ti dopi non ti beccano.Anche perchè non sei tendenzialmente nessuno .
Tendenzialmente.
Ma se non ti dopi e decidono di beccarti ti beccano.
ah, si?
esempi?
Pinco e Palla.


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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nino58 ha scritto:
Strong ha scritto:
Armstrong non può confessare tutto ( può solo confessare per se' e, al massimo, per la squadra) perchè se aggiunge solo qualcosina lo fanno fuori il giorno stesso (e non quelli dell'ambiente ciclistico) oppure deve riparare in Russia come Snowden.
chissà in quanti non potranno confessare tutto (italiani, americani, russi, olandesi, belgi)
corridori e direttori sportivi che è meglio che stiano zitti per il loro bene....
se qualcuno iniziasse a parlare o ci fossero accanimenti investigativi come è avvenuto con Armstrong, ne cadrebbero di miti e campioni


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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nino58 ha scritto: Pinco e Palla.
faceva più ridere la battuta precedente


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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Strong ha scritto:...o ci fossero accanimenti investigativi come è avvenuto con Armstrong, ...
Esatto! Con Armstrong, ma non con quello che l'ha provocato quel casino.


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da nino58 »

Strong ha scritto:
nino58 ha scritto: Pinco e Palla.
faceva più ridere la battuta precedente
Non è una battuta.
E' la domanda precedente che non ha senso logico.
Infatti chi dovesse essere in quella situazione ( non dopato beccato) non verrebbe creduto.
Quindi non possiamo sapere chi, tra i beccati, sia dopato e chi sia semplicemente impallinato.
Se proprio devo farti un esempio (ti accontento, dai) direi Merckx a Savona.


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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nino58 ha scritto:
Strong ha scritto:...o ci fossero accanimenti investigativi come è avvenuto con Armstrong, ...
Esatto! Con Armstrong, ma non con quello che l'ha provocato quel casino.
orami è passato non capisco perché fossilizzarsi


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da Strong »

nino58 ha scritto:
Strong ha scritto:
nino58 ha scritto: Pinco e Palla.
faceva più ridere la battuta precedente
Non è una battuta.
E' la domanda precedente che non ha senso logico.
Infatti chi dovesse essere in quella situazione ( non dopato beccato) non verrebbe creduto.
Quindi non possiamo sapere chi, tra i beccati, sia dopato e chi sia semplicemente impallinato.
Se proprio devo farti un esempio (ti accontento, dai) direi Merckx a Savona.

ok vado a leggermi qualcosa sulle scie chimiche giusto per rifarmi la bocca. ciao :diavoletto:


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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Strong ha scritto:
nino58 ha scritto:
Strong ha scritto:...o ci fossero accanimenti investigativi come è avvenuto con Armstrong, ...
Esatto! Con Armstrong, ma non con quello che l'ha provocato quel casino.
orami è passato non capisco perché fossilizzarsi
Passato cosa ?
Finchè le cose non sono chiare tutte non è passato nulla.


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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nino58 ha scritto: Passato cosa ?
Finchè le cose non sono chiare tutte non è passato nulla.
a me sembra un capriccio...
potrei risponderti che sarei curioso di sapere quali sono state le dinamiche dal 1950 e mi piacerebbe anche capire quali sono le attuali.
finchè non è chiaro tutto non si gioca più


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da AntiGazza »

nino58 ha scritto:
AntiGazza ha scritto:Ma di base c'è che bene o male se non ti dopi non ti beccano.Anche perchè non sei tendenzialmente nessuno .
Tendenzialmente.
Ma se non ti dopi e decidono di beccarti ti beccano.
Assicurato.
Il nocciolo del problema è qui, come ha ben espresso herbie.
Ed è per questo che la metafora di pregserfranz non è peregrina, al di là delle allergie rispetto a quella cosa evidente come il sole che è la lotta di classe (quella "vera", quella degli sfruttatori verso gli sfruttati).
mmmmmmmmmmmmmmmmmm

Qua si inizia ad entrare nel campo delle opinioni più che altro.
Però sinceramente di innocenti colpiti dall'antidoping non ne vedo.Vedo si un uso strumentale dell'antidoping, questo è poco ma sicuro, per eliminare eventualmente chi potrebbe dare fastidio o per dare un immagine pubblica di "pulizia" senza preferenze.
Per cui il non dopato di turno è difficile che dia fastidio a qualcuno ,appunto in quanto non dopato otterrà dei risultati miserrimi per cui non ostacolerà i piani di vittoria di nessuno, e non sarà nessun nome di grido da dare in pasto all'opinione pubblica per darsi quell'aria di sport che si vuole pulire senza guardare in faccia a chicchessia.

Anche perchè molto spesso chi viene preso o ha delle analisi cliniche che dimostrano che ha assunto determinate sostanze o ha dei valori fuori posto, oppure dopo qualche tempo è stranamente reo confesso.


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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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AntiGazza ha scritto:mmmmmmmmmmmmmmmmmm

Qua si inizia ad entrare nel campo delle opinioni più che altro.
Però sinceramente di innocenti colpiti dall'antidoping non ne vedo.Vedo si un uso strumentale dell'antidoping, questo è poco ma sicuro, per eliminare eventualmente chi potrebbe dare fastidio o per dare un immagine pubblica di "pulizia" senza preferenze.
Per cui il non dopato di turno è difficile che dia fastidio a qualcuno ,appunto in quanto non dopato otterrà dei risultati miserrimi per cui non ostacolerà i piani di vittoria di nessuno, e non sarà nessun nome di grido da dare in pasto all'opinione pubblica per darsi quell'aria di sport che si vuole pulire senza guardare in faccia a chicchessia.

Anche perchè molto spesso chi viene preso o ha delle analisi cliniche che dimostrano che ha assunto determinate sostanze o ha dei valori fuori posto, oppure dopo qualche tempo è stranamente reo confesso.
Mi hai anticipato. Quoto tutto il ragionamento.


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cauz.
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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

Messaggio da leggere da cauz. »

AntiGazza ha scritto:Qua si inizia ad entrare nel campo delle opinioni più che altro.
Però sinceramente di innocenti colpiti dall'antidoping non ne vedo.Vedo si un uso strumentale dell'antidoping, questo è poco ma sicuro, per eliminare eventualmente chi potrebbe dare fastidio o per dare un immagine pubblica di "pulizia" senza preferenze.
Per cui il non dopato di turno è difficile che dia fastidio a qualcuno ,appunto in quanto non dopato otterrà dei risultati miserrimi per cui non ostacolerà i piani di vittoria di nessuno, e non sarà nessun nome di grido da dare in pasto all'opinione pubblica per darsi quell'aria di sport che si vuole pulire senza guardare in faccia a chicchessia.
siamo già ben dentro il campo delle opinioni.
anche perchè, volendo fare una discussione "oggettiva" occorrerebbero una serie di conoscenze che credo abbiano in pochi al mondo:
- i valori esatti delle analisi
- il peso dei determinati parametri chimici, fisici e ambientali
- le caratteristiche dell'atleta
- profonde conoscenze medico/farmacologiche per analizzare questi dati
e inoltre, una definizione più o meno accettabile universalmente di cosa e' e cosa non e' doping.

dinnanzi alla mancanza di molti di questi elementi, i casi sono due: o tacere o restare ben saldi nel campo delle opinioni.

il problema qui è che ci si sofferma sull'antidoping, quando -lo dice bene herbie- il campo è ben piu' ampio ed è quello dell'amministrazione umana della giustizia. un terreno dove la distorsione e l'errore non sono accidentali ma sono metodici. quanti "innocenti" (vedi sopra) sono condannati per colpe mai commesse o coperti/assolti per colpe commesse o condannati a pense spropositate in relazione al fatto compiuto o non compiuto?
vogliamo fare l'elenco qui? non finiremmo mai.
e allora, come in ogni caso di amministrazione della giustizia, l'unico orizzonte possibile è il limitarla il più possibile questa tagliola, affichè non possa compiere eccessivi danni.


ps- il nome, comunque, perchè qua sembra che senza il ditino non si riesca a ragionare, in tempi recenti e' remy di gregorio.
Ultima modifica di cauz. il giovedì 31 luglio 2014, 12:22, modificato 1 volta in totale.


"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
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Subsonico
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Re: Una storia di ciclismo, di una passione delusa e altre s

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Se poi vogliam parlare esplicitamente di positività, potremmo citare Breyne ed Agostini.


VINCITORE DEL FANTATOUR 2016 SUL CAMPO: certe fantaclassifiche verranno riscritte...

"Stufano è un Peter Sagan che ha smesso di sognare (E.Vittone) "
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