TORRACO

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KELLY1
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TORRACO

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riporto l'intervista pubblicata suTUTTOBICIWEB per conoscere le reazioni dei forumisti su questo caso televisivo riguardante il doping.

DOPING. Ruggiero Torraco ci scrive : «Non abbiate paura»


Ci ha scritto, sul blog. Abbiamo deciso di rilanciarlo in “home-page”, togliendo però nomi e cognomi di persone che l'hanno indotto a fare ricorso a pratiche illecite. Vi riproponiamo l'intervista integrale che l'ex corridore professionista ha concesso a «Striscia la Notizia», e che per ovvie ragioni di spazio è stata notevolmente tagliata. Con questo suo intervento Torraco spiega il mondo del doping e invita tutti a seguirlo in questa crociata contro il male dello sport. Ecco il testo:

NON ABBIATE PAURA!

Vorrei chiarire alcune cose:
- non ho preso 1 euro per quello che ho fatto.
- questo è il contenuto del mio intervento che per mancanza di tempo non è andato in onda in maniera integrale. Mi chiamo Ruggiero Torraco, sono nato l’11 gennaio del 1975, a Cerignola, in provincia di Foggia, e vivo a Margherita di Savoia. Sono un ex-ciclista professionista. Ho chiuso la mia carriera nel 2000. Ho iniziato a correre in bicicletta all’età di 10 anni e ho ottenuto 40 vittorie in carriera, tra cui un Campionato del Mondo nella categoria Juniores in Australia, nel 1993, un titolo di Campione Italiano e diversi titoli di Campione Regionale e provinciale.

Fino a quel momento, avevo avuto dei direttori sportivi davvero bravi. Ricordo con affetto in particolare Luigi Arienti, ex-campione olimpionico, che mi ha guidato fino al Mondiale. Ricordo Walter Polini, tra i primi a denunciare certe pratiche quando era medico della Gewiss se non sbaglio nel 1995.
La mia prima iniezione di epo l’ho fatta nel 1996, e fu C.B., mio direttore sportivo alla I. di P. Mi rivolsi a lui perchè non capivo il motivo di certe metamorfosi… corridori che di colpo volavano…ero convinto che il problema fosse mio… volevo smettere di correre… e lui mi disse: «vieni da me stasera…a casa mia». Ci andai e mi fece la prima iniezione di epo dicendomi la frase «Benvenuto nel mondo del ciclismo».
Non mi disse con precisione cosa fosse, mi disse solo che serviva per avere più ossigeno nel sangue, e che era necessario perché mi allenavo di più…era un integratore… Poi le cose furono chiare... e scopri che lo facevano tutti.
Due anni dopo, un dottore mi inietta una sostanza, credo che fosse il PFC, una sostanza simile all’emoglobina sintetica. Dico credo perché dopo ci furono casi di professionisti come S.F. e M.G., i quali ebbero un problema simile al mio, con una differenza… loro erano più seguiti poiché erano già professionisti… io ero ancora dilettante.
La sostanza mi fu iniettata al mattino verso le 12… usci in bici… mi sembrava di andare in moto…tornai a casa e dopo la doccia comincia a stare male. Mi ricoverarono alla sera, in rianimazione… mio-pericardite con epatite tossica…50/70 di pressione… 4000 di transaminasi…cuore in stato vegetativo…sono vivo per un miracolo vero è proprio…non per modo di dire.
Quando correvo, non c’era ancora il limite dell’ematocrito…fu introdotto l’anno dopo… a 50. Era l’unico modo per controllare l’uso di questa pericolosissima sostanza. Poi si faceva di tutto… epo, gh, testosterone, gonadotropine, cortisonici, acth, immunoglobuline, e tanti farmaci spagnoli in particolare il geref.

Il tutto senza controllo… tutto fai da te. Ora le cose sono cambiate, nel senso che sono stati fatti grossi passi avanti nella lotta al doping, sono molti di più i corridori puliti, soprattutto tra i professionisti, mentre il problema è molto grave nelle Granfondo e tra gli amatori, diventate delle vere e proprie “discariche” di ciclisti dopati, ex-professionisti ed ex-dilettanti. Qui il fenomeno è dilagante. Nelle categorie dilettanti, juniores e allievi, dove ancora non ci sono i cosi detti passaporti biologici il doping è più diffuso, anche perché spesso le squadre dei professionisti scelgono i ragazzi già da juniores. Tra i professionisti il doping è diffuso soprattutto nelle squadre continental, ovvero quelle squadre che partecipano alle gare meno importanti, dove i controlli sono di meno e quindi, chi cerca un contratto in una squadra buona, rischia di più, con la speranza di riuscire a strappare un buon contratto.

E’ preoccupante vedere anche nelle altre categorie come gli esordienti o addirittura nei giovanissimi ci sono genitori che già danno ai bambini integratori o cose simili. Spesso sono proprio i genitori, il più delle volte ex-corridori, magari non di alto livello,ad essere i primi a procurare le sostanze ai figli, o comunque a coprirli, a fare da corrieri o da rifornimento durate le gare a tappe. Nel mio caso, mio padre spesso mi ha procurato le sostanze dopanti. Ho conosciuto tantissimi miei colleghi che durante le gare si facevano portare le sostanze dal padre, dalla fidanzata…dai parenti. Infatti quando le inchieste sono state fatte bene è sempre venuto fuori il coinvolgimento delle persone più care.

I canali di approvvigionamento delle sostanze dopanti sono sempre gli stessi:
- Farmacie: un farmacista consenziente, spesso appassionato, quotidianamente vende queste sostanze a chi ne ha bisogno. Se sulla ricetta non è specificato il quantitativo, o se di fronte si ha una persona che non è attenta a quello che c’è scritto sulla ricetta, il farmacista da un certo quantitativo alla persona malata, e una parte la tiene per se, per poi rivenderla. Sulla ricetta risultano 6 confezioni date ad un malato, mentre in realtà sono state date solo la metà. Il guadagno è doppio. Perché c’è il rimborso dal SSN e la vendita in nero del prodotto.
- Ospedali: un infermiere, un dottore, che sono spesso a contatto con le sostanze più richieste dai dopati, spesso anziché iniettare l’intero quantitativo delle sostanze ai malati, gli fanno una parte di sostanza e una parte di acqua, in modo tale da sottrarre i prodotti senza che nessuno se ne accorga. Faccio un esempio: un malato che fa la dialisi ha bisogno di 10.000 unità di epo... anzichè farne 10.000, ne fanno 4000 e il resto è acqua. Gli altri 6000 escono. Cosi per tutte le altre sostanze.
- Dottori: questo canale è riservato, fa tutto il dottore, si preoccupa lui di recuperare le sostanze e di tutta la logistica per la somministrazione.
- Svizzera: si va in svizzera dove le farmacie, la maggior parte, o quelle che si conoscono, ti danno tutte le sostanze che vuoi. Le metti nella borraccia, passi la dogana, nessuno ti ferma e il gioco è fatto.
- Spagna: anche qui sono molte le farmacie che ti danno le sostanze senza ricetta.

Ci sono 2 sistemi :
- Uno funziona così: direttore sportivo/team manager, parlando con i corridori, individua chi può trovare le sostanze. Questo diventa il fornitore della squadra. Prende le sostanze, le porta al direttore sportivo, che le rivende all’interno della squadra.
- L’altro sistema è più sofisticato ed è quello dove è il dottore ad occuparsi di tutto. Il nuovo doping, di cui si parla gi da un po’ è il doping genetico. Se già se ne parla, sicuramente è già utilizzato o sperimentato. Il doping segue un percorso che è questo: parte dall’atletica, passa al calcio e poi arriva al ciclismo e agli altri sport minori. La differenza delle positività sta nel fatto che in altri sport, le federazioni e gli interessi in gioco sono molto superiori a quelli presenti nel ciclismo, e il ciclismo è l’unico sport che ha accettato di sottoporsi ai controlli sia del sangue che delle urine a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo. Un corridore che parte per l’ultima tappa del giro d’Italia, può essere controllato al mattino prima della partenza e subito dopo l’arrivo della tappa. Vi immaginate cosa accadrebbe se un calciatore fosse controllato prima della finale di Champions o un finalista dei 100 metri prima della finale? Un dopato si riconosce anche dalle sue prestazioni altalenanti… un anno si e uno no… oppure prima campione e poi bidone.

Come si elude il controllo
Tantissimi dottori hanno un loro laboratorio di fiducia che fa le analisi e informa in maniera dettagliata i corridori sui tempi della positività al doping. Cosi per esempio, se io prendo una compressa di Andriol, che è testosterone, togliendo la sostanza dall’involucro che la contiene, e la assumo con un cucchiaino di olio d’oliva, appena dopo una competizione, a distanza di una settimana non sono più positivo. Cosi per tante altre sostanze.
Ci sono farmaci coprenti, tipo i diuretici, che vengono presi per eliminare più velocemente le sostanze, e che spesso vengono prescritte come farmaci per una determinata esigenza che in realtà nasconde la verità, che è quella di coprire l’assunzione dei farmaci.
C’è la possibilità di iniettare l’urina pulita nel canale della vescica da cui esce l’urina, ma è poco utilizzato perché doloroso.
Così come numerosi sono gli occultamenti dell’urina nei luoghi dove magari viene svolto il controllo, soprattutto nelle categorie non professionistiche. Tra i professionisti, soprattutto quelli di alto livello, la positività è frutto di errori di valutazione del medico.

Le responsabilità.
Il contratto dei professionisti è ancora troppo sfavorevole ai corridori, anello debole della catena, poiché tra le clausole di risoluzione del rapporto di lavoro vi è l’eventuale coinvolgimento del corridore in inchieste sul doping o la sua eventuale positività, mentre spesso sono proprio i direttori sportivi o i manager a spingere i corridori verso le pratiche dopanti, a volte come condizione necessaria per la continuazione del rapporto di lavoro.
Una responsabilità che si estende a tutta la squadra, con la sospensione di tutti i suoi componenti, nonché dei finanziamenti che le squadre percepiscono dagli sponsor, potrebbe portare ad un controllo reciproco di ogni singolo corridore o componente della squadra nei confronti degli altri. Oppure prevedere la nomina di un responsabile tra i corridori e un responsabile esterno nominato dalla federazione, il quale può liberamente e senza preavviso fare ispezioni presso le abitazioni dei corridori.

I danni del doping.
I danni del doping non sono solo quelli dell’eventuale squalifica, ma sono quelli che dopo, nella vita ti porti dietro e che se non sei fortunato e non trovi chi ti aiuta e ci metti tutta la tua volontà, rischi di pagare con la vita, come nei casi più famosi di P. o F. o V. giusto per citarne alcuni.
L’uso del doping porta ad una inibizione della persona, la quale poi fa uso anche di sostanze stupefacenti fuori dall’attività sportiva. Sapete quanti ragazzi che sono arrivati al professionismo e che ci sono rimasti solo per poche stagioni, o quanti di alto livello che sono rimasti su solo per poche stagioni ora vivono una vita d’inferno o addirittura sono morti? Quando una persona viene trovata positiva ad un controllo antidoping, non basta una squalifica, ma ci vuole nella squalifica un percorso riabilitativo che prevede il supporto di psicologi o educatori e dovrebbe essere previsto un contatto diretto con i bambini che praticano ciclismo, in modo tale che la persona recuperi lo spirito vero e la gioia di andare in bici.
Io personalmente ho fatto questo percorso, e oggi sono una persona che non ha più paura, che non si nasconde, che può guardare negli occhi chiunque senza avere paura. Ho pagato tutti i miei debiti sia con la giustizia penale che con quella sportiva. Mi chiedo come mai invece, alcune persone che io avevo indicato al PM Paola Cameran, sono ancor Team Manager o Direttori sportivi di squadre di alto livello. Posso capire che alcuni fatti che ho raccontato risalgono al 2000 e che quindi, in base al principio della legalità non può essere punito chi commette un reato che al tempo in cui viene commesso non è previsto come pena…ma per gli anni successivi? E la giustizia sportiva che fa?
Vi è una totale mancanza di una cultura sportiva sana, nessun dottore ti spiega che il corpo umano non ha bisogno di nessuna sostanza poiché le produce da se, e che ogni anno bisogna incrementare i propri sforzi in allenamento per migliorare la prestazione, o che se vai in altura ad allenarti hai delle condizioni che permettono al tuo organismo di lavorare in condizioni che fanno crescere in maniera naturale le capacità e di conseguenza la prestazione. Perché nessuno ti dice che devi andare a letto presto perché il corpo, dalle 22 in poi, da solo, produce tutto ciò che è necessario per riportare il nostro organismo ai livelli ottimali del mattino. Basterebbero delle brochure informative.

Il modello Mapei
L’unica squadra che poi è diventata un Centro per la preparazione sportiva che ha applicato alla lettera tutto quello che è frutto di anni di ricerca sia per
l’allenamento che per l’alimentazione, che per l’uso dei materiali, la prevenzione dagli infortuni e tutto il resto e che ha da sempre combattuto con i fatti il doping è il Centro Mapei di Castellanza. Li si fa sport in maniera pulita.
Tutto questo si scontra con gli interessi delle case farmaceutiche che hanno un’alta redditività da tutto il sistema del doping.

Ruggiero Torraco - [email protected]

p.s. Non sono stato campione del mondo il giorno in cui ho indossato quella maglia, lo sono oggi, che posso guardare in faccia chiunque senza avere paura. La mia coscienza è pulita. Sono a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento e per qualsiasi cosa.

NON ABBIATE PAURA


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