Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Avatar utente
kraus
Messaggi: 194
Iscritto il: sabato 23 febbraio 2019, 15:37

Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da kraus »

Di fatto, i personaggi che ho seguito per ultimi prima di smetterla di interessarmi di ciclismo.

Più Riccò, devo dire, che Di Luca: difatti mi attirano di più i corridori da GT che non quelli da classiche, e in particolare quelli che vanno al Tour dando battaglia, ma non sapevo ancora il motivo per cui da tempo Danilo, a differenza di Riccardo, non poteva partecipare alla Grande Boucle. Quel motivo l'ho scoperto leggendo poi Bestie da vittoria, un libro che avrò divorato 7-8 volte per quanto è bello (infinitamente superiore a Cuore di Cobra, affidato a un ghostwriter meno abile e coinvolgente; qualcuno ha letto anche Confessioni di un ciclista mascherato, che non ho?).

Proprio ai libri che si legano ineludibilmente a loro, e a quel periodo che (nel bene e nel male) i due corridori hanno segnato, più ancora che a loro stessi, volevo dedicare la discussione.

Con "Bestie da vittoria" si entra nella pelle e nella fatica di un ciclista, ma non solo: si tocca letteralmente l'angoscia immensa, la "monnezza", come la chiama Santuccione, in modo grezzo ma efficace ("Solo le persone che ci sono ora ci saranno quando terminerai la tua parabola. Sai quanta monnezza ci sarà nella tua parabola? Tanta"), l'incubo in cui si affloscia letteralmente la vita di Di Luca, e in cui Riccò rischia la propria, le loro notti insonni dopo le perquisizioni in casa, le loro laceranti riflessioni a mente fredda. ("Andate a vedere che cos'è un ciclista" aveva scritto Marco, e par quasi che quel testo minuzioso e soffocante, disegnato dal destino di Di Luca e curato a meraviglia da Alessandra Carati, ci soccorra in quest'affannosa ricerca, quasi nostro malgrado).

Negli anni immediatamente dopo Campiglio, pensavo (illuso che non ero altro) che di grandi scalatori come Pantani ne avrei visti tanti altri, era solo questione di un po' di pazienza.


Qualche citazione sparsa:

"Il giorno dopo [il 2° posto nella tappa a Monte Sirino] la mia foto è sulla prima pagina della «Gazzetta», una consacrazione. Se oggi penso a quell'immagine mi investe un fiume di dolore."

"È impossibile che un corridore che è in maglia rosa, che sa che mancano due tappe alla fine e sa che i primi dieci vengono controllati a ogni tappa, è impossibile che il giorno prima si faccia qualcosa. Quando butti dentro l'EPO i globuli rossi non aumentano immediatamente. Venerdì sera stai a 48 di ematocrito, ti fai 2.000-2.500-3.000 (sono le dosi di quel periodo) e dopo tre ore la curva di crescita parte, sabato mattina stai a 51-52 e domenica mattina a 54. Rischi di sforare i 50 e non lo fai, assolutamente no, perché tutti quelli che hai staccato il giorno prima li stacchi anche nei due giorni successivi senza EPO.
L'hanno inc*lato, al trecento per cento.
"

"Dopo la gogna di Madonna di Campiglio lo volevano alle Olimpiadi, gli avevano sputato addosso da tutte le parti e ora avevano bisogno di lui. Il CONI aveva detto che non si poteva lasciare a casa un uomo che era seguito da sette milioni di tifosi. Pantani serviva, era utile. E lui, che era intelligentissimo e sensibile, vedeva tutto capiva tutto sapeva tutto e ne era devastato, ferito a morte."

"Anche nelle relazioni mi tiro dietro un atteggiamento di distacco e non capisco che ciò le mina alla radice e le porta al fallimento. Tratto le persone che mi stanno accanto come oggetti, sono il centro intorno a cui ruota tutto. Non vedo e non sento nulla a parte il fragore del mio successo.
In quegli anni ci vuole molto amore per riuscire a starmi vicino, e una sconfinata pazienza
"

"Quando sei un atleta al top non sai niente della vita. Perfino quando vai in bagno c'è sempre qualcuno pronto a tenerti la porta. Ho vissuto per anni in una bolla, non ho mai preso un treno da solo, non mi sono mai cucinato un uovo, non ho mai conosciuto davvero la persona che mi dormiva accanto. Vivevo una realtà alterata. Era come stare sempre in vacanza, pensavo solo a montare in sella e a vincere.
Andare forte è facile, madre natura ti ha dato un dono e tu vai, difficile è gestire il contorno, perché è la cosa più vergognosa, la più cattiva.
"


Avatar utente
nemecsek.
Messaggi: 4266
Iscritto il: mercoledì 6 gennaio 2016, 22:35

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da nemecsek. »

Quale miglior titolo per due fini intellettuali oltre che campioni della bici. :diavoletto:

Colla differenza che, mentre il killer mai l'ho sopportato, Richi Rich è ancora un mio mito.
L'Aspin resta una sinfonia.
Il mio sogno era, prima che gli confermassero il "fine pena mai", che tornasse nel mondo del ciclismo con qualche sublime trashata delle sue.
Invece gli han dato il 41 bis.

Subsonico affermò sul forum che era il G.G. Allin del ciclismo.
"Gigi chi? Ti spacco i denti!"

"No Ricky, era un complimento, come paragonarti a D'Annunzio"


"gli unici che possono dirmi quando devo smettere di fare il mio mestiere siete voi"


Bang your head! metal health'll drive you mad !!!
Band your head! metal health'll drive you mad !!!




Immagine
Pavé
Messaggi: 63
Iscritto il: giovedì 6 aprile 2023, 18:53

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Pavé »

kraus ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 11:39 Di fatto, i personaggi che ho seguito per ultimi prima di smetterla di interessarmi di ciclismo.

Con "Bestie da vittoria" si entra nella pelle e nella fatica di un ciclista, ma non solo: si tocca letteralmente l'angoscia immensa, la "monnezza", come la chiama Santuccione, in modo grezzo ma efficace ("Solo le persone che ci sono ora ci saranno quando terminerai la tua parabola. Sai quanta monnezza ci sarà nella tua parabola? Tanta"), l'incubo in cui si affloscia letteralmente la vita di Di Luca, e in cui Riccò rischia la propria, le loro notti insonni dopo le perquisizioni in casa, le loro laceranti riflessioni a mente fredda. ("Andate a vedere che cos'è un ciclista" aveva scritto Marco, e par quasi che quel testo minuzioso e soffocante, disegnato dal destino di Di Luca e curato a meraviglia da Alessandra Carati, ci soccorra in quest'affannosa ricerca, quasi nostro malgrado).

"Quando sei un atleta al top non sai niente della vita. Perfino quando vai in bagno c'è sempre qualcuno pronto a tenerti la porta. Ho vissuto per anni in una bolla, non ho mai preso un treno da solo, non mi sono mai cucinato un uovo, non ho mai conosciuto davvero la persona che mi dormiva accanto. Vivevo una realtà alterata. Era come stare sempre in vacanza, pensavo solo a montare in sella e a vincere.
Andare forte è facile, madre natura ti ha dato un dono e tu vai, difficile è gestire il contorno, perché è la cosa più vergognosa, la più cattiva.
"
Ho selezionato i due passaggi che mi hanno colpito di più.

Dal punto di vista letterario, ma anche dal punto di vista ciclistico, Di Luca secondo me è un bel personaggio. Corridore forte, tradito dalla hybris che lo portò a voler vincere il Giro. Se si fosse limitato alle classiche, avrebbe chiuso con un palmares migliore e più credibile, non sarebbe stato inviso agli dei (l'antidoping) e avrebbe avuto molti meno demoni a perseguitarlo.

Riccò invece... arrivato al ciclismo professionistico con la nomèa di dopato, abbondantemente confermata, per me non è mai stato credibile come atleta. Come uomo mi sembrava un cretino, volendo essere benevoli un immaturo. Ho trovato questa intervista recentissima in cui se lo dice da solo, spero davvero per lui che sia maturato. Dal punto di vista letterario, un personaggio insignificante; in un film o in un fumetto sarebbe un expendable: un ragazzetto immaturo che crede di fare il furbo e viene smascherato e ucciso quasi subito.


Avatar utente
kraus
Messaggi: 194
Iscritto il: sabato 23 febbraio 2019, 15:37

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da kraus »

Pavé ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 12:55
kraus ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 11:39 Di fatto, i personaggi che ho seguito per ultimi prima di smetterla di interessarmi di ciclismo.

Con "Bestie da vittoria" si entra nella pelle e nella fatica di un ciclista, ma non solo: si tocca letteralmente l'angoscia immensa, la "monnezza", come la chiama Santuccione, in modo grezzo ma efficace ("Solo le persone che ci sono ora ci saranno quando terminerai la tua parabola. Sai quanta monnezza ci sarà nella tua parabola? Tanta"), l'incubo in cui si affloscia letteralmente la vita di Di Luca, e in cui Riccò rischia la propria, le loro notti insonni dopo le perquisizioni in casa, le loro laceranti riflessioni a mente fredda. ("Andate a vedere che cos'è un ciclista" aveva scritto Marco, e par quasi che quel testo minuzioso e soffocante, disegnato dal destino di Di Luca e curato a meraviglia da Alessandra Carati, ci soccorra in quest'affannosa ricerca, quasi nostro malgrado).

"Quando sei un atleta al top non sai niente della vita. Perfino quando vai in bagno c'è sempre qualcuno pronto a tenerti la porta. Ho vissuto per anni in una bolla, non ho mai preso un treno da solo, non mi sono mai cucinato un uovo, non ho mai conosciuto davvero la persona che mi dormiva accanto. Vivevo una realtà alterata. Era come stare sempre in vacanza, pensavo solo a montare in sella e a vincere.
Andare forte è facile, madre natura ti ha dato un dono e tu vai, difficile è gestire il contorno, perché è la cosa più vergognosa, la più cattiva.
"
Ho selezionato i due passaggi che mi hanno colpito di più.

Dal punto di vista letterario, ma anche dal punto di vista ciclistico, Di Luca secondo me è un bel personaggio. Corridore forte, tradito dalla hybris che lo portò a voler vincere il Giro. Se si fosse limitato alle classiche, avrebbe chiuso con un palmares migliore e più credibile, non sarebbe stato inviso agli dei (l'antidoping) e avrebbe avuto molti meno demoni a perseguitarlo.
In effetti lo spessore di Danilo è sicuramente maggiore, non solo per come ci viene raccontato.
Pavé ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 12:55 Riccò invece... arrivato al ciclismo professionistico con la nomèa di dopato, abbondantemente confermata, per me non è mai stato credibile come atleta. Come uomo mi sembrava un cretino, volendo essere benevoli un immaturo. Ho trovato questa intervista recentissima in cui se lo dice da solo, spero davvero per lui che sia maturato. Dal punto di vista letterario, un personaggio insignificante; in un film o in un fumetto sarebbe un expendable: un ragazzetto immaturo che crede di fare il furbo e viene smascherato e ucciso quasi subito.
Sul carattere pochi dubbi: era lagnosamente polemico (a voler essere eufemistici; in compenso Riccò è andato vicinissimo a lasciarci le penne, mentre la sofferenza di Di Luca è stata più morale che fisica). Però devo proprio dire che quelle due vittorie al Tour e il Giro precedente, con Contador in affanno, mi avevano fortemente illuso.


dietzen
Messaggi: 8045
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 21:19

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da dietzen »

Il libro di di Luca davvero molto bello, una delle poche biografie sportive che scava davvero in profondità e ti fa capire come è essere un atleta di alto livello.


Winter
Messaggi: 26481
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 19:33

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Winter »

Il libro di di luca l avevo letto anni fa
Non l avevo trovato bellissimo, anzi , molto romanzato

Non comprare diario di un ciclista mascherato
Io ti consiglierei invece quello di fignon


Pantani the best
Messaggi: 710
Iscritto il: martedì 26 luglio 2011, 12:30

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Pantani the best »

Riccò aveva tutte le componenti per riportare il ciclismo in Italia ai fasti di un tempo. Stile in corsa a dir poco spettacolare e lingua biforcuta sempre pronto a polemizzare con chiunque per la gioia dei vari mezzi d'informazione.

Detto questo, al netto degli scandali doping che non ha senso stare qui a rivangare, secondo me il suo livello al Tour 2008 prima dell'estromissione è stato un po' romanzato. Nella tappa dell'Aspin fece un bel numero chiaramente da "main stream" agli occhi del profano, ma in realtà dietro il gruppo lo lasciò abbastanza fare. Molto più impressionante dal punto di vista del gesto atletico la vittoria dove si levò di ruota Valverde su un tipo d'arrivo da Valverde. Visti gli sproloqui dell'epoca in salita esattamente come il Cunego Giro 2004 non era improvvisamente diventato Pantani ma neanche vicino, infatti nel vero primo tappone di quel Tour con arrivo ad Hautacam si piazzò se non ricordo male solo sesto a debita distanza dal duo di compagni Cobo-Piepoli.

Tornando più nello specifico al thread, quello che a mio avviso più accuma il Killer al Cobra e viceversa, è il fatto che per quanto fossero competitivi nei GT e inizialmente spacciati come specialisti di quelle corse, il maggiore potenziale lo avevano per corse come Lombardia, Freccia, Liegi o Amstel. La loro esplosività unita alla tenuta in salita li rendeva oggettivamente perfetti per quel tipo di gare, mia opinione ovviamente.


Avatar utente
kraus
Messaggi: 194
Iscritto il: sabato 23 febbraio 2019, 15:37

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da kraus »

Winter ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 14:44 Il libro di di luca l avevo letto anni fa
Non l avevo trovato bellissimo, anzi , molto romanzato

Non comprare diario di un ciclista mascherato
Io ti consiglierei invece quello di fignon
Grazie :) Allora ho fatto bene a evitare di acquistarlo; non sapevo che circolasse anche un libro di (o sul povero) Laurent Fignon (ma sembra che sia stato proprio scritto direttamente da lui).


Winter
Messaggi: 26481
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 19:33

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Winter »

Eravamo giovani e incoscienti
Merita

Purtroppo non c è in italiano ma come biografia quella di Chiotti , la migliore


herbie
Messaggi: 8301
Iscritto il: sabato 26 febbraio 2011, 17:19

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da herbie »

Pantani the best ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 15:05 Nella tappa dell'Aspin fece un bel numero chiaramente da "main stream" agli occhi del profano, ma in realtà dietro il gruppo lo lasciò abbastanza fare. Molto più impressionante dal punto di vista del gesto atletico la vittoria dove si levò di ruota Valverde su un tipo d'arrivo da Valverde. Visti gli sproloqui dell'epoca in salita esattamente come il Cunego Giro 2004 non era improvvisamente diventato Pantani ma neanche vicino, infatti nel vero primo tappone di quel Tour con arrivo ad Hautacam si piazzò se non ricordo male solo sesto a debita distanza dal duo di compagni Cobo-Piepoli.

oddio, il giorno della tappa di Hautacam era già uscita l'equipe col titolo "Ange ou Demon?" e tutta una serie di sussurri e grida facevano già pensare alla sua probabile esclusione. Quel giorno gli conveniva tirare i remi in barca, dare la sensazione di non vincerlo mai il Tour, se voleva conservare qualche chance di passarla liscia, e così fece lasciando avanti Piepoli.
Sull'Aspin fece un numero impressionante, era pienamente in classifica, a momenti tamponava le moto e scattò dalla testa del gruppo. Lo inseguirono e anzi limitarono i danni a poco più di un minuto.


Winter
Messaggi: 26481
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 19:33

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Winter »

Concordo con herbie.
Bastò vedere la velocità con cui saltò quelli in fuga
E gli ultimi 10 km in pianura a 51 di media!


Pantani the best
Messaggi: 710
Iscritto il: martedì 26 luglio 2011, 12:30

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Pantani the best »

herbie ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 16:58
Pantani the best ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 15:05 Nella tappa dell'Aspin fece un bel numero chiaramente da "main stream" agli occhi del profano, ma in realtà dietro il gruppo lo lasciò abbastanza fare. Molto più impressionante dal punto di vista del gesto atletico la vittoria dove si levò di ruota Valverde su un tipo d'arrivo da Valverde. Visti gli sproloqui dell'epoca in salita esattamente come il Cunego Giro 2004 non era improvvisamente diventato Pantani ma neanche vicino, infatti nel vero primo tappone di quel Tour con arrivo ad Hautacam si piazzò se non ricordo male solo sesto a debita distanza dal duo di compagni Cobo-Piepoli.

oddio, il giorno della tappa di Hautacam era già uscita l'equipe col titolo "Ange ou Demon?" e tutta una serie di sussurri e grida facevano già pensare alla sua probabile esclusione. Quel giorno gli conveniva tirare i remi in barca, dare la sensazione di non vincerlo mai il Tour, se voleva conservare qualche chance di passarla liscia, e così fece lasciando avanti Piepoli.
Sull'Aspin fece un numero impressionante, era pienamente in classifica, a momenti tamponava le moto e scattò dalla testa del gruppo. Lo inseguirono e anzi limitarono i danni a poco più di un minuto.
Onestamente vedendola dall'esterno non ricordo il giorno di Hautacam nessunissima "voce" che lasciasse trasparire ciò che accadde dopo, tanto che fu il classico fulmine a ciel sereno per tutti.

Per quanto riguarda la performance sull'Aspin, anche qui mi sembra che bisogna ribadire l'ovvio rievocando discussioni già intraprese su altri lidi. È chiaro che quel giorno andò forte, ma non fu uno di quei numeri come se ne sono visti raramente negli ultimi decenni. Lo scatto decisivo fu devastante perché aveva una sparata pazzesca, ma dietro lo lasciarono fare inconsciamente o meno, tanto è vero che nel gruppo scollinarono circa una quarantina o forse anche di più. Se fossero andati forte nell'inseguimento anche se la salita non era così tanto selettiva, in cima si sarebbero visti vari gruppetti sparpagliati. A questo aggiungo anche che l'edizioni del Tour 2006 e 2008 forse assieme a quella 2019, sono state l'edizioni della corsa francese col livello più basso tra tutte quelle che ho visto(da circa metà anni 90 in poi). Livello imbarazzante chiaramente causato dallo scandalo dell'Operacion Puerto.

No, a mio avviso, il vero "numero" lo fece nella tappa dove si tolse di ruota Valverde. Solo quel Riccò avrebbe potuto umiliare in quel modo il murciano su quel tipo di arrivo, ma infatti come già detto il Cobra era molto più portato per cote o strappi vari piuttosto che per le salite lunghe(dov'era sempre competitivo ma troppo sopravvalutato).

Il problema è che ai tempi nostalgici e dipendenti da Pantani bastava che un giovane andasse con le mani basse in salita primeggiando in qualche corsa e già veniva accostato con troppa nonchalance al Pirata. Cunego e lo stesso Riccò non sono mai neanche andati vicini a replicare le gesta in salita a cui ci aveva abituato Pantani, ma non gliene faccio una colpa(casomai la faccio a coloro con la sindrome del paragone a tutti i costi) visto che come già detto erano corridori con caratteristiche totalmente diverse.


Avatar utente
cauz.
Messaggi: 13848
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 12:53
Località: milano
Contatta:

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da cauz. »

Winter ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 16:58 Eravamo giovani e incoscienti
Merita

Purtroppo non c è in italiano ma come biografia quella di Chiotti , la migliore
Fignon è un gioiello, il miglior libro di ciclismo forse.
Consiglio vivamente anche il libro di Friebe su Ullrich. Sono in conflitto di interessi perché l'ho tradotto io, ma è davvero un lavoro incredibile. (Così come "Colombia es Pasion" di Rendell, che parla di tutt'altro, ma visto che jo tradotto pure quello lo ribadisco perché è uno splendido racconto corale dell'ultima generazione di campioni colombiani e, tramite loro, della Colombia tutta).


"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
Winter
Messaggi: 26481
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 19:33

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Winter »

cauz. ha scritto: giovedì 4 gennaio 2024, 0:17
Winter ha scritto: mercoledì 3 gennaio 2024, 16:58 Eravamo giovani e incoscienti
Merita

Purtroppo non c è in italiano ma come biografia quella di Chiotti , la migliore
Fignon è un gioiello, il miglior libro di ciclismo forse.
Consiglio vivamente anche il libro di Friebe su Ullrich. Sono in conflitto di interessi perché l'ho tradotto io, ma è davvero un lavoro incredibile. (Così come "Colombia es Pasion" di Rendell, che parla di tutt'altro, ma visto che jo tradotto pure quello lo ribadisco perché è uno splendido racconto corale dell'ultima generazione di campioni colombiani e, tramite loro, della Colombia tutta).
Bravo
Prossimo libro che prendo


Covadonga
Messaggi: 1084
Iscritto il: mercoledì 28 settembre 2022, 10:20

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Covadonga »

il cobra con quael passo avrebbe vinto quel tour.minimo da podio.
il killer me lo ricordo alla grande nel 2007 e quando stavo per togliere la maglia rosa a Contador nel 2008.Ricordo la frase di Bulbarelli in diretta:"Contador deve darsi una mossa la baracca stà per crollare".


Sarà un assolo di Evenelimitissssss?
Theakston
Messaggi: 1166
Iscritto il: venerdì 9 settembre 2016, 16:25

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Theakston »

Qualcuno ha letto "A dog in a hat" di Joe Parkin ?


Gimbatbu
Messaggi: 9043
Iscritto il: mercoledì 19 aprile 2017, 17:42

Re: Il Killer e il Cobra - Ciclismo e letteratura

Messaggio da leggere da Gimbatbu »

Non se sia già stato citato, ma consiglio un libro di Paul Fournel intitolato Io e la mia bicicletta. Un atto d' amore incondizionato verso il ciclismo visto da un appassionato praticante. Si parla un po' di tutto con particolare riguardo al rapporto tra l' essere umano e il suo mezzo visto come qualcosa che va molto aldilà del mero esercizio fisico. L' andare in bici diventa una filosofia di vita che scandisce le varie fasi dell' esistenza. Nella parte finale Fournel ci fa rivivere il Tour del 1996 quando fece parte della carovana in qualità d' inviato. Tra i tanti, molto bello l' aneddoto riguardante un giovanissimo e irriverente Merckx che mette a dura prova la pazienza di due affermati professionisti incrociati durante l' allenamento.


Rispondi