Ciclismo in crisi

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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Slegar
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Re: Ciclismo in crisi

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Una buona notizia; con il termine della stagione scadeva il contratto triennale di sponsorizzazione della Movistar con la squadra di Unzue. Il contratto è stato prolungato di un anno:
http://www.cyclismactu.net/news-sponsor ... 31430.html


fair play? No, Grazie!
Basso
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Basso »

Una cattiva notizia: la tredicesima edizione della Paris-Corrèze non verrà disputata per motivi economici.

Dispiace anche per il fatto che questa breve corsa a tappe venne creata dal compianto Laurent Fignon

http://www.lequipe.fr/Cyclisme-sur-rout ... lee/360114


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Bogaert
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Bogaert »

Un bell'articolo da Tuttobiciweb.

INCHIESTA | Il ciclismo italiano pedala, ma sempre più con affanno. Domenica c’è il Giro delle Fiandre, la prima delle classiche del nord, e il tricolore si schiera al via con appena tre squadre, su 25, e una quindicina di corridori, su 200 partenti. Ben poca cosa per uno dei Paesi che ha scritto la storia del ciclismo mondiale. Ma le cifre che riflettono il nostro movimento professionistico sono impietose.

Negli ultimi anni si è drasticamente ridotto il numero delle squadre e dei corridori: ap­pena 5 i team e 150 i professionisti, una au­tentica decimazione, se si pensa che solo lo scorso anno le squadre erano addirittura 11 e gli atleti oltre 200. Una selezione impieto­sa che diventa ancora più preoccupante quando si va a vedere la situazione delle due squadre più grandi, quelle rimaste nel “Pro teams”, l’esclusivo club a 19 che forma la “Se­rie A” mondiale: una ha lo sponsor, quindi l’intero portafogli, statunitense; l’altra è fi­nanziata per metà da un’azienda di Taiwan in­tenzionata, pare, a rilevarne i diritti sportivi già dalla prossima stagione.

La situazione non è più allegra sul fronte del­le corse: alcune sono state cancellate, altre sono traballanti. A pagare dazio alla crisi c’è anche la Settimana tricolore (i campionati i­taliani uniti in un’unica rassegna), scomparsa dopo un decennio di onorata carriera. Da quest’anno ogni categoria torna a organiz­zarli per conto suo e nei posti più disparati. A farne le spese sarà la visibilità, soprattutto per le categorie minori, decimate anch’esse, di gare e gruppi sportivi. Fra i dilettanti si ar­riva addirittura al paradosso di non vedersi dare il permesso di gareggiare - in alcune province - perché le strade sono dissestate e si vuole evitare il rischio di denunce in caso di cadute. Ed è a rischio cancellazione anche il Giro d’Italia “baby”, quello degli under 26. La crisi si sente anche sul versante dei risul­tati. Negli ultimi anni i corridori italiani han­no vinto solo la Vuelta (Nibali 2011) e la Am­stel Gold Race (Gasparotto 2012): la vittoria nelle classiche “monumento” manca dal de­cennio precedente. Ed è praticamente spa­rito un settore come la pista, uno dei fiori al­l’occhiello della scuola italiana: anche qui ci si tiene aggrappati ai risultati sporadici di un paio di atleti. Una decadenza resa ancora più disarmante dalla mancata partecipazione della Nazionale azzurra agli ultimi Mondia­li juniores. Ed è semplicistico ricondurre tut­ti i problemi alla crisi economica, la reces­sione ne ha solo evidenziato la gravità.

La globalizzazione sta rivoluzionando il mondo del ciclismo e quello italiano fatica a rendersene conto e a rimanere a ruota di altre nazioni, Paesi ciclisticamente più gio­vani che pedalano senza il peso di oltre un secolo di storia sedimentata sulle gambe e sul cervello. Dalle nostre parti non sono an­cora riusciti a trovare una strada per ade­guare il ciclismo al nuovo millennio senza mutarne l’essenza. E non si tratta di trovare un compromesso ma una strada nuova per coniugare tradizione e modernità. Un’ope­razione sicuramente difficile, ma inevitabi­le, nella quale si sta cimentando - senza grandi risultati - anche l’Uci, il governo mondiale della bici.

Una matassa apparentemente inestricabi­le. Anche se per l’Italia la situazione assume un aspetto paradossale: il nostro Paese è an­cora un punto di riferimento per tante na­zioni, al punto che molte squadre hanno sta­bilito la base operativa proprio nel Belpae­se dove, oltre al clima mite, possono sfrut­tare i tanti specialisti, tecnici, meccanici, massaggiatori e preparatori, che sono an­cora fra i migliori al mondo. In Italia c’è la ba­se logistica di molte squadre-nazione come la Astana (Kazakistan), la Katusha (Russia), la Colombia, la Orica (Australia) e la Nip­po (Giappone). E solo qualche anno fa il progetto inglese di sviluppo del ciclismo, quel modello che tutti vorrebbero imitare, aveva una base in Toscana dove i giovani imparavano il mestiere.

La situazione diventa ancora più parados­sale quando molti nostri dirigenti invitano a seguire l’esempio degli stranieri per cercare di risollevare il pedale azzurro.

La realtà è che per molti “manager” la crisi economica è diventata un alibi per la loro inettitudine.

Eppure il mondo della bici, quello italiano in testa, ha avuto il coraggio di affrontare il problema del doping e di limitarlo - dire che è stato debellato è ancora azzardato - , ma non è riuscito a capitalizzare il grande lavo­ro svolto. Soprattutto a livello di immagine. Il ciclismo non è riuscito a scrollarsi di dos­so l’etichetta di sport dopato. La piaga, oggi, colpisce prevalentemente i cicloamatori, i dopolavoristi dello sport.

Ma l’orizzonte non è oscuro, i motivi per es­sere ottimisti ci sono occorrono, però, ma­nager in grado di decifrarli e svilupparli. Il ciclismo, infatti, rimane una grande forza popolare, seconda solo al calcio, ma non rie­sce a tramutarla in “appeal” per gli sponsor. Sulle strade e davanti alla tv i numeri sono da capogiro rispetto agli altri sport, calcio e Formula 1 esclusi. Vedere per credere. I dati auditel più recenti sono quelli di metà mar­zo: su Rai 3 la Milano Sanremo ha tenuto da­vanti allo schermo ben 1.390.000 spettatori (7,49% di share), ma a godersi la corsa in tv c’erano sicuramente più persone tenendo conto che la diretta era iniziata molto prima su RaiSport2 e molti appassionati non ave­vano cambiato canale. Poco dopo la fine del­la corsa “90° minuto” ha registrato solo un milione di spettatori in più. Ma quello che spicca è il confronto con il tanto celebrato rugby del giorno prima: la differita in chiaro su La7 (la diretta era andata su Sky) ha regi­strato 549mila spettatori (2,71%), nonostan­te la storica vittoria sull’Irlanda nel Sei Na­zioni. E il confronto diventa addirittura im­pietoso se si prendono le cifre del basket: la partita più vista è stata quella fra Varese e Mi­lano in Coppa Italia, a febbraio: 136mila spet­tatori. Mentre il seguito del ciclismo resta al­to anche nelle dirette pomeridiane dei gior­ni lavorativi, come testimonia la 7ª tappa del­la Tirreno Adriatico, vista da 643mila spetta­tori. E senza tener conto delle migliaia di per­sone assiepate lungo le strade per assistere alla gara dal vivo.

Numeri importanti che possono raddop­piare appena si riaffaccerà sulla scena un cor­ridore capace di vincere le grandi corse, un uomo solo al comando nella gara più dura, quella verso la credibilità.

da «Avvenire» del 29 marzo 2013 a firma Giuliano Traini


"...esiste Doping dove esiste Antidoping....."

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2024-Trofeo Ses Salines
Basso
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Basso »

Articolo pieno di errori ed imprecisioni, i più gravi sono:

- le squadre italiane sono tre come sono quelle francesi e olandesi, per esempio. Quindi non vedo dove sia il problema;
- i corridori italiani saranno 32 e non 15 (Appollonio, Belletti, Ponzi, Guarnieri, Oss, Quinziato, Da Dalto, Marangoni, Sabatini, Viviani, Paolini, Cattaneo, Cimolai, Favilli, Palini, Petacchi, Graziato, Pozzato, Viganò, Visconti, Puccio, Bennati, Tosatto, Selvaggi, Bandiera, Borchi, Chicchi, De Negri, Failli, Finetto, Gatto, Pozzo), quelli francesi 17 (S.Chavanel, Chainel, Minard, Bonnet, Delage, Démare, Le Bon, Ladagnous, Offredo, Gallopin, Hinault, Cousin, Gaudin, Gène, Jérome, Turgot, Voeckler) e quelli olandesi 12 (Terpstra, Maaskant, R.Kreder, Langeveld, Mouris, Curvers, De Kort, Sinkeldam, Lindeman, B.Van Poppel, W.Kreder, Van Dijk). Mi pare che gli italiani siano messi decisamente meglio di Francia e Olanda che, secondo questo giornalista, dovrebbero darsi al korfball, visto i numeri miseri (rispetto all'Italia) di partecipanti;
- la Cannondale non ha "l'intero portafogli" straniero; infatti gli altri sponsor (Citroen a parte, anche se è la filiale italiana a sponsorizzare il team) sono nazionali e, cosa più importante, il management è tricolore;
- il settore pista è in stato comatoso da troppo tempo; da appassionato ma non conoscitore del settore mi sembra di poter dire che qualcosa si stia muovendo rispetto all'ultimo periodo;
- la vittoria di Nibali alla Vuelta fu nel 2010, non nel 2011;
- nel 2010 un italiano vinse anche Il Giro d'Italia, comunque.

Articolo da 5-, in definitiva.


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Andrew
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Andrew »

Bogaert ha scritto: Negli ultimi anni si è drasticamente ridotto il numero delle squadre e dei corridori: ap­pena 5 i team e 150 i professionisti, una au­tentica decimazione, se si pensa che solo lo scorso anno le squadre erano addirittura 11 e gli atleti oltre 200.
Anche quì direi che c'è un grosso errore.
Lo scorso anno le squadre erano 8, al massimo potremmo arrivare a 10 se contiamo Miche e Wit che però non hanno mai gareggiato.
E quest'anno le squadre sono 6, non 5....
Direi che c'è una bella differenza tra un calo di 6 squadre ed un calo di 2!


BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Basso, Andrew state facendo le pulci ad un pezzo di un giornalista generalista.
C'è però quel finale sull'audience del ciclismo che è davvero interessante e CONFORTANTE.
Di questo tempo è davvero manna dal cielo e qualcosa su cui recuperare un futuro migliore.
Aldilà delle imprecisioni, il giornalista dell'Avvenire individua delle strade politiche da perseguire per sviluppare questo sport e ne evidenzia l'enorme potenziale inespresso, inesplorato ed inutilizzato di marketing.
Per noi che spesso ne abbiamo parlato è musica per le nostre orecchie.
Non credete?


Basso
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Iscritto il: sabato 21 maggio 2011, 18:03

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Basso »

BenoixRoberti ha scritto:Basso, Andrew state facendo le pulci ad un pezzo di un giornalista generalista.
No, non è un giornalista generalista. E' colui che si occupa abitualmente di ciclismo per il quotidiano vescovile (ed è stato anche speaker di gare ciclocrossistiche marchigiane), quindi il suo pezzo non mi sembra all'altezza.

Sul discorso degli ascolti come ben sai io ripeto da tempo che il ciclismo è, calcio, Formula 1 e motomondiale esclusi, lo sport più seguito in tv durante tutto l'anno (in questo scorcio di stagione sembra che lo sci alpino si sia avvicinato in modo sorprendente come numeri). I numeri della Sanremo sono positivi così come quelli della Tirreno, ma paragonarli direttamente con quelli del rugby (partita in differita) non è corretto, posto che, a parità di condizioni di visibilità, le due ruote hanno (quasi, 6N 2007 escluso) sempre superato la palla ovale.

E poi, la chiusa di ciclosprintesca ispirazione, da dove me la tiri fuori? :D


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BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Basso ha scritto:ed è stato anche speaker di gare ciclocrossistiche marchigiane), quindi il suo pezzo non mi sembra all'altezza.
Azz ah è quel Traini lì...
Ok capito, vabbeh è un bello spottone però.

Ps. che posso dire? Io adoro Ciclosprint e forse il diavolo è entrato nella mia anima :diavoletto:


BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Tutto lo sport e la comunicazione ad essi correlata sta repentinamente cambiando pelle ed anche il vecchio ciclismo si adegua a ciò.
Il pezzo citato di Traini ha avuto il pregio di valorizzare gli indici di ascolto del ciclismo (aldilà di qualche pera e mela messe nella stessa cassetta :)), come evidenziato dallo spietato e sempre puntuale Basso.
Oggi però abbiamo altri strumenti di valutazione del potenziale mercato della community ciclistica e non parliamo di rilevazioni a campione, parliamo di dati puntuali e soprattutto worldwide, come pure di tendenze nel tempo. Questo strumento di valutazione è ovviamente la rete ed in particolare il principale motore di ricerca.
Un altro importante strumento è twitter i cui dati oltre i due anni sono ancora poco significativi statisticamente.

Guardiamo la tendenza di alcune keyword in Google Trends.

Tirreno Adriatico (Trend in vorticosa crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... ico&cmpt=q

Paris Nice (Trend in leggera crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... ice&cmpt=q

Milano, Milan, San Remo Sanremo (Trend in ottima crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... emo&cmpt=q

E3 Prijs Harelbeke, Gp Harelbeke (Trend in leggera crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... eke&cmpt=q

Gent Ghent Gand Wevelgem (Trend in leggera crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... gem&cmpt=q

Ronde Van Vlaanderen, Tour des Flandres, Tour of Flanders (Trend in leggero calo):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... res&cmpt=q

Paris Roubaix (Trend in costante discreta crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... aix&cmpt=q

Fleche Wallonne (Trend in costante discreta crescita nel nome francese e italiano, in calo la ricerca in fiammingo):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... nne&cmpt=q
http://www.google.com/trends/explore#q= ... one&cmpt=q

Liege Bastogne Liege, Luik Bastenaken Luik, Liegi Bastogne Liegi (Trend in costante discreta crescita in tutte le lingue):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... egi&cmpt=q

Amstel Gold Race (Trend costante)
http://www.google.com/trends/explore#q= ... ace&cmpt=q

Giro d'Italia, Tour of Italy, Tour d'Italie, Ronde van Italie (Trend in leggero calo e recente debole crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... lie&cmpt=q

Tour de France, Giro di Francia, Tour of France, Ronde van Frankrijk, Tour de Francia (Trend in forte calo):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... cia&cmpt=q

Vualta a Espana, Tour of Spain, Tour d'Espagne, Ronde van Spanje, Giro di Spagna (Trend in forte crescita):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... gna&cmpt=q

Giro di Lombardia, Tour of Lombardy, Tour de Lombardie, Ronde van Lombardy (Trend costante in italiano, in crescita nelle altre lingue)
Comparazione difficile visto che da due anni si chiama Il Lombardia
http://www.google.com/trends/explore#q= ... rdy&cmpt=q

Campionato mondiale di ciclismo su strada, world road cycling championships, Championnat du monde de cyclisme sur route, Wereldkampioenschappen wielrennen
Trend in calo in italiano, in vorticosa crescita nelle altre lingue.
http://www.google.com/trends/explore#q= ... nen&cmpt=q

Interessanti i confronti fra alcuni campioni di ciclismo. Evidente l'ascesa di Peter Sagan (dalla tabella è stato escluso Wiggins in quanto immensamente più forte degli altri nel trend di ricerca e leader assoluto):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... 2-m&cmpt=q

Interessante il raffronto fra il nostro Bradley Wiggins e Sebastian Vettel, le cui medie di ricerca nell'ultimo anno sono equivalenti:
http://www.google.com/trends/explore#q= ... 2-m&cmpt=q


Nei paesi anglosassoni la ricerca "cycling" non è poi così messa male rispetto a sport molto potenti:
http://www.google.com/trends/explore#q= ... all&cmpt=q

Neanche in Italia (calciocentrica ce la caviamo poi male, anche se il dato è quasi esclusivamente del centronord, nonostante i tanti corridori meridionali):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... =IT&cmpt=q

Malino invece il panorama francese (notare la prevalenza della Bretagna e del Nordovest):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... =FR&cmpt=q

Ottimo invece lo scenario spagnolo (dove dominano le comunidad del nord ed i Paesi Baschi):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... =ES&cmpt=q

Infine non disprezzabile nonostante le streghe il risultato tedesco (con Baviera, Baden Wurttenberg e Renania Westfalia a dominare (strana debolezza dell'est):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... =DE&cmpt=q

Non brillanti, a sorpresa, i dati di Belgio e Olanda (anche se la spiegazione potrebbe essere la varietà di ricerche ciclistiche a discapito della generica):
In Olanda domina il Limburgo davanti allo Zeeland:
http://www.google.com/trends/explore#q= ... =NL&cmpt=q

In Belgio, relativamente a sorpresa le Fiandre Occidentali su quelle Orientali (inesistente la Vallonia):
http://www.google.com/trends/explore#q= ... =BE&cmpt=q

Ps. Insomma, questo ciclismo non è proprio da buttare, ha un grande potenziale e purtroppo ... rimane potenziale. :muro:


BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Il giornale austriaco Kurier apre un fosco scenario sul Giro dell'Austria.
http://kurier.at/sport/sportmix/oesterr ... /6.969.680

Dal 2013 il ciclismo europeo rischia davvero di uscire con le ossa rotte, una vera ecatombe.
Ora anche il Giro dell'Austria, rimasto senza coperura tv, è sull'orlo del precipizio.
La scelta adesso sarà fra il ridimensionamento e la cancellazione.
Senza la tv, alcuni sponsor ovviamente declinano.
E pensare che l'Osterreich Runffahrt 2012 era stata di una bellezza paesaggistica unica, Kitzbuheler Horn in particolare.
Se la tv austriaca crede di promuovere le sue località solo con lo sci si sbaglia di grosso.
Ma per ora così è.


kasper^
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da kasper^ »

mannaggia,un'ottima corsa,ma la produzione x quanto riguarda la tv in parte nn viene pagata dagli organizzatori?


Winter
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Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 19:33

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Winter »

Una al giorno..
La situazione è drammatica.
UCI e squadre dovrebbero cercare di aiutare gli organizzatori in questi momenti difficile


peek
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da peek »

Certo che anche la Tv austriaca uno sforzo poteva provare a farlo. In fin dei conti è l'unica gara ciclistica che producono.
Credo che andando avanti le corse senza copertura televisiva siano destinate a scomparire, o ad esser fatte per qualche anno ancora finché durano degli appassionati che ci mettono il cuore e aprono il portafoglio per pura passione. Non si possono trovare nuovi sponsor se non c'è una copertura televisiva dell'evento.


CicloSprint
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da CicloSprint »

Al Giro rischia di non disputarsi la San Salvo-Pescara. A maggio ci saranno un arrivo in Calabria e una partenza dalla Calabria, e questo ha (forse) provocato la cancellazione del Challenge Calabria.

Ma 2014 potrebbe esserci la fine del ciclismo agonstico in Calabria.

Chissà se la cronosquadre di Ischia al Giro porterà un pubblico da record ?


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robot1
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da robot1 »

CicloSprint ha scritto: Chissà se la cronosquadre di Ischia al Giro porterà un pubblico da record ?
E per quale strano motivo una cronosquadre dovrebbe portare un pubblico record?
:champion:


Un giorno potremo raccontare ai nipotini che noi siamo stati fortunati a veder correre Sagan
CicloSprint
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da CicloSprint »

robot1 ha scritto:
CicloSprint ha scritto: Chissà se la cronosquadre di Ischia al Giro porterà un pubblico da record ?
E per quale strano motivo una cronosquadre dovrebbe portare un pubblico record?
:champion:
L' attesa a Ischia è tanta...


aria
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da aria »

Vedrò di esserci e dirò le mie impressioni.


peek
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da peek »

Ciclosprint riesce sempre ad aprire i miei orizzonti.
Non avrei mai sospettato che ad Ischia ci fosse una folla in attesa spasmodica della crono a squadre.


bartoli
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da bartoli »

Si si ma già adesso sono radunati :crazy:


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Maìno della Spinetta
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

CicloSprint ha scritto:Al Giro rischia di non disputarsi la San Salvo-Pescara. A maggio ci saranno un arrivo in Calabria e una partenza dalla Calabria, e questo ha (forse) provocato la cancellazione del Challenge Calabria.

Ma 2014 potrebbe esserci la fine del ciclismo agonstico in Calabria.

Chissà se la cronosquadre di Ischia al Giro porterà un pubblico da record ?
in questi stretti sillogismi mi vien da rilanciare:
Chissà se la folla straripante ad Ischia farà venire un ripensamento alla TV austriaca?

Che ve ne pare?


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
CicloSprint
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da CicloSprint »

Se a Ischia portebbe un pubblico simile o quasi alla gara olimpica di ciclismo di Londra 2012 che portò sulle strade un milione di persone ?


Nicker
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Nicker »

CicloSprint ha scritto:Se a Ischia portebbe un pubblico simile o quasi alla gara olimpica di ciclismo di Londra 2012 che portò sulle strade un milione di persone ?
:D :clap: :trofeo:


"Il bene si fa ma non si dice e sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi"
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da robot1 »

CicloSprint ha scritto:Se a Ischia portebbe un pubblico simile o quasi alla gara olimpica di ciclismo di Londra 2012 che portò sulle strade un milione di persone ?
Facciamo due conti.
Un milione di persone, per 17,4 km di percorso, vuol dire circa 56 persone per metro di percorso.
Supponendo che siano ad ambo i lati della strada, bastano sole 28 persone al metro.

Poi, considerando che tutti i cittadini residenti saranno sulle strade a vedere il giro (dai neonati ai centenari), e considerando che la popolazione assomma a circa 60.000 unità, dovrebbero giungere dalla terraferma solo 940.000 persone.
Considerando che un traghetto porta circa 1000 passeggeri, sarebbero necessarie solo circa 900 corse per trasportare i tifosi (e altre 900 corse per farli tornare alle proprie case).

Quindi, carissimo CicloSprint, se hai tanta voglia di seguire dal vivo la cronometro per far parte del milione, comincia a preparare il transfer (o comprati un natante).

:gluglu:


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Coppel
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Coppel »

robot1 ha scritto:
CicloSprint ha scritto:Se a Ischia portebbe un pubblico simile o quasi alla gara olimpica di ciclismo di Londra 2012 che portò sulle strade un milione di persone ?
Facciamo due conti.
Un milione di persone, per 17,4 km di percorso, vuol dire circa 56 persone per metro di percorso.
Supponendo che siano ad ambo i lati della strada, bastano sole 28 persone al metro.

Poi, considerando che tutti i cittadini residenti saranno sulle strade a vedere il giro (dai neonati ai centenari), e considerando che la popolazione assomma a circa 60.000 unità, dovrebbero giungere dalla terraferma solo 940.000 persone.
Considerando che un traghetto porta circa 1000 passeggeri, sarebbero necessarie solo circa 900 corse per trasportare i tifosi (e altre 900 corse per farli tornare alle proprie case).

Quindi, carissimo CicloSprint, se hai tanta voglia di seguire dal vivo la cronometro per far parte del milione, comincia a preparare il transfer (o comprati un natante).

:gluglu:
Secondo me decideranno di soppalcare :diavoletto:


BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Il ciclismo italiano è in crisi? No è finito!
Parola del Beppe Saronni. Il caino :), anche passato il cammin di mezza vita non rinuncia alle sue frasi taglienti, spesso contemporaneamente antipatiche e veritiere.
Potrà non piacere il Beppe, ma di certo non è un sacerdote del politically correct. Per fortuna.
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pa ... 57572&tp=n

C'è un passaggio divertente ad un domanda inspiegabile di Viberti.
Lei dice che il ciclismo italiano muore, mentre a livello federale si stanno facendo molti sforzi per ristrutturare l’intero movimento. Qual è la verità?
«Dalle mie parti si dice che i soldi tirano soldi e le balle tirano balle. Senza risorse si parla e basta».


Sarei curioso di conoscere le fonti di Viberti circa i "molti sforzi per ristrutturare l’intero movimento" "a livello federale". :fuori: :carta:
La risposta di Saronni non necessita di ulteriori argomenti :lol: :lol: :lol:
Anche se poi molti dell'ambiente prof e pure vicini a Saronni hanno poi appoggiato proprio Di Rocco.
Ma si sa che c'è gente che per raggiungere il piacere si mette la corda al collo. :(

Beppe Saronni: «Il ciclismo italiano? Purtroppo è finito»
«Non ci sono più risorse interne. E senza soldi, si chiude».

PROFESSIONISTI | La sua carriera agonistica resterà eterna per quella che venne chiamata “la fucilata di Goodwood”, lo scatto fulmineo nelle campagne del Sussex che gli valse la maglia iridata professionisti su strada in linea del 1982. Sceso di bicicletta dopo la una carriera di notevole spessore, Beppe Saronni da Parabiago è diventato team manager dal 1991, da sempre legato alla famiglia Galbusera che è titolare dell’azienda Lampre. Nella settimana tra Fiandre e Roubaix, pur avendo un corridore come Pippo Pozzato che promette di essere un protagonista assoluto sul pavé di domenica prossima, Saronni s’è lasciato andare a un... urlo di dolore, nel tentativo di salvare il ciclismo italiano.

Signor Saronni, il ciclismo resta uno spettacolo ineguagliabile, ma noi italiani facciamo sempre più fatica a emergere sia come singoli che (soprattutto) come team a livello d’eccellenza. Concorda?

«Sì, purtroppo. E’ finita!».

Cosa significa “è finita?”
«E’ finita per il ciclismo italiano».

Abbiamo capito bene? Il ciclismo italiano non ha futuro?
«Ha capito bene, di questo passo non ci sarà più niente da fare».

Perché le sembra tutto così irrimediabile?
«Se l’Europa sta male, noi stiamo peggio. Non ci sono più risorse interne. E senza soldi, si chiude».

Nel World Tour restano due squadre italiane, la sua Lampre e la Cannondale...
«Per quel che riguarda noi, la famiglia Galbusera è quasi eroica nel profondere una passione straordinaria, ma ormai il 60% del capitale è straniero, ossia coreano, grazie a Merida, Champion System e Samsung. E anche la Cannondale mi risulta che abbia sempre più una connotazione americana».

Lei dice che il ciclismo italiano muore, mentre a livello federale si stanno facendo molti sforzi per ristrutturare l’intero movimento. Qual è la verità?
«Dalle mie parti si dice che i soldi tirano soldi e le balle tirano balle. Senza risorse si parla e basta».

E allora che cosa si può fare?
«Ma ci rendiamo conto di come funziona l’Italia? C’è qualcuno che vuole capire quali tremende difficoltà debba affrontare un’impresa nel nostro Paese?».

Ma all’estero come fanno?
«Il ciclismo è tenuto in piedi da pool di aziende nazionali, oppure da soldi versati direttamente dallo Stato o ancora da sovvenzioni governative sulla base di 20-25 milioni di euro a stagione. Funziona così in Russia, in Kazakhstan o in Australia».

Quindi per noi nessun futuro, visto che in Italia invece di darteli i soldi te li prelevano con tasse eccessive...
«E in più nessuno ti dice grazie se per caso cerchi di tenere sù il giocatotolo facendo gli straordinari. Anzi, visto che hai una squadra, ti uccidono o fanno di tutto per farti chiudere! La fine è dietro l’angolo, lo ripeto senza paura di smentite».

Perché questo sfogo adesso?
«Adesso? Sono cinque anni che vado urlando queste cose, ma nessuno ha mai accettato di divulgare i miei contenuti. Evidentemente si cerca di far finta di niente per non creare allarmismi».

Per fortuna abbiamo qualche corridore giovane che promette bene: Moser, il suo Ulissi...
«E’ il famoso miracolo italiano, il frutto di una passione infinita della nostra gente, la stessa che per amore continua ad aspettarci sulle strade per applaudirci. Ma anche le categorie minori sono in agonia, una società su due chiude, e sarà sempre più difficile veder sbocciare dei futuri campioncini».

Perché lei è ancora nell’ambiente?
«Proprio per quella passione che le accennavo poc’anzi. E poi perché la Lampre è un gruppo di persone che si vogliono bene e che lavorano in sintonia. Chiudere tutto dall’oggi al domani significherebbe lasciare per strada una settantina di persone e gettare nel panico altrettante famiglie. E allora si fanno sacrifici e si vanno a
chiedere soldi in quei Paesi dove ancora c’è disponibilità. Ma se non cambiano le strutture, in questo Paese, il ciclismo morirà presto. Perché il nostro è il grande specchio dell’Italia intera!».

da «Tuttosport» del 3 aprile 2013 a firma Paolo Viberti


Strong
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Re: Ciclismo in crisi

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in spagna stanno messi pure peggio..
non è un problema italiano ma economico europeo


i fondamentalisti del ciclismo e gli ultras dei ciclisti sono il male di questo sport.
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Re: Ciclismo in crisi

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Strong ha scritto:in spagna stanno messi pure peggio..
non è un problema italiano ma economico europeo
non è un problema economico, o quantomeno non solo.
è un problema di gestione, di capacità di stare al passo con i tempi.


"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
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Re: Ciclismo in crisi

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Secondo me la crisi del ciclismo italiano è cominciata con la chiusura della Mapei per i scandali Doping.


Strong
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Re: Ciclismo in crisi

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cauz. ha scritto:
Strong ha scritto:in spagna stanno messi pure peggio..
non è un problema italiano ma economico europeo
non è un problema economico, o quantomeno non solo.
è un problema di gestione, di capacità di stare al passo con i tempi.
problema di gestione, di stare al passo con i tempi.....cosa intendi?
quando non ci sono due lire per far ballare una scimmia c'è poco da tirare in ballo la gestione.
prima c'erano e se li sono mangiati , magari avrebbero potuto investirli meglio oppure accontonare risorse che ora potrebbero venire utili (in questo senso il tuo riferimento alla gestione lo condivido)

stare al passo con i tempi significa aprire la mente ad altri mercari e territori, lo stesso saronni dice che la lampre esiste ancora grazie a capitali stranieri.
Poi però critichiamo chi fa nascere corse in zone con poca cultura ciclistica ma con tanti :dollar:


i fondamentalisti del ciclismo e gli ultras dei ciclisti sono il male di questo sport.
BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

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Strong stai mischiando pere e mele.
Se parli di movimento prof è una cosa, se parli della federazione un'altra.
E da come scrivi sommariamente, dubito tu conosca la situazione nella Fci, dove i soldi ci sono ancora e vengono spesi malissimo e per aiutare gli amici.
Quando Saronni parla di soldi che tirano soldi e palle che tirano palle parla proprio della Fci. :(


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Re: Ciclismo in crisi

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Strong ha scritto: problema di gestione, di stare al passo con i tempi.....cosa intendi?
quando non ci sono due lire per far ballare una scimmia c'è poco da tirare in ballo la gestione.
prima c'erano e se li sono mangiati , magari avrebbero potuto investirli meglio oppure accontonare risorse che ora potrebbero venire utili (in questo senso il tuo riferimento alla gestione lo condivido)
se hai pochi soldi, cerchi di investirli per farli profittare, non te li mangi :)
dove ha investito la FCI in questi anni?

stare al passo con i tempi significa innanzitutto comunicare, se hai bisogno di soldi devi provare anche a "vendere" il tuo prodotto, mentre FCI mi pare sia riuscita essenzialmente a infangarlo e nasconderlo.
in aggiunta: la formazione e' praticamente inesistente, non c'è nessuna attenzione alla "base" composta dai giovani, dalle donne, dalla pista, persino da chi la bici la usa anche solo per spostarsi. oggi nessuno genitore instrada il proprio figlio verso il ciclismo; i risultati cominciamo a vederli.


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Re: Ciclismo in crisi

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BenoixRoberti ha scritto:Strong stai mischiando pere e mele.
Se parli di movimento prof è una cosa, se parli della federazione un'altra.
E da come scrivi sommariamente, dubito tu conosca la situazione nella Fci, dove i soldi ci sono ancora e vengono spesi malissimo e per aiutare gli amici.
Quando Saronni parla di soldi che tirano soldi e palle che tirano palle parla proprio della Fci. :(
io no mischio nulla.
il titolo del td è "ciclismo in crisi"

sei tu che hai la fissa delle federazione io parlo del ciclismo in generale.
l'intervista è lunga e tu ti sei focalizzato solo su una risposta


i fondamentalisti del ciclismo e gli ultras dei ciclisti sono il male di questo sport.
BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

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Sei tu semmai che hai la fissa del lisciapelo al potere. Nell'assunzione di responsabilità e nella progettualità necessaria ad un movimento come quello italiano vi sono compiti e responsabilità ben precise che portano a quell'organismo.
Il 60% almeno delle cose citate da Saronni sono rimediabili SOLO con interventi progettuali o forti interessamenti dei dirigenti federali (fiscalità, investimenti giovanili, pista cx mtb e polivalenza, ecc.).
Lo scorso anno abbiamo avuto i miei coetanei spesati ai mondiali master e gli juniores hanno dovuto rinunciare al mondiale pista (i primi votavano, spesso anche come dirigenti sociali oltre che come atleti, i secondi no).
La crisi economica è un terribile potente moltiplicatore di problemi esistenti, ma la nostra è in primis una crisi sistemica.
L'investimento privato nel ciclismo non è più ricercato e favorito come un tempo; questo perché il ns massimo dirigente preferisce una federazione succube del soldo pubblico del Coni. Senza quella dipendenza il suo ruolo radicalmente statalista (nel senso più becero e deteriore del significato) verrebbe completamente meno.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro.
Poi se preferisci continua a postare a vanvera per puro gusto bastiancontrario ... basta dirlo :stretta:


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Re: Ciclismo in crisi

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E sapete che il Giro d'Italia dal 2014 la faranno solo al centro-nord....


Strong
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Re: Ciclismo in crisi

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BenoixRoberti ha scritto: Poi se preferisci continua a postare a vanvera per puro gusto bastiancontrario ... basta dirlo :stretta:

io parlerò anche a vanvera, ma ho semplicemnete commentato quanto detto da saronni.


Perché le sembra tutto così irrimediabile?
«Se l’Europa sta male, noi stiamo peggio. Non ci sono più risorse interne. E senza soldi, si chiude».

Nel World Tour restano due squadre italiane, la sua Lampre e la Cannondale...
«Per quel che riguarda noi, la famiglia Galbusera è quasi eroica nel profondere una passione straordinaria, ma ormai il 60% del capitale è straniero, ossia coreano, grazie a Merida, Champion System e Samsung. E anche la Cannondale mi risulta che abbia sempre più una connotazione americana».


Lei dice che il ciclismo italiano muore, mentre a livello federale si stanno facendo molti sforzi per ristrutturare l’intero movimento. Qual è la verità?
«Dalle mie parti si dice che i soldi tirano soldi e le balle tirano balle. Senza risorse si parla e basta».


E allora che cosa si può fare?
«Ma ci rendiamo conto di come funziona l’Italia? C’è qualcuno che vuole capire quali tremende difficoltà debba affrontare un’impresa nel nostro Paese?».


Ma all’estero come fanno?
«Il ciclismo è tenuto in piedi da pool di aziende nazionali, oppure da soldi versati direttamente dallo Stato o ancora da sovvenzioni governative sulla base di 20-25 milioni di euro a stagione. Funziona così in Russia, in Kazakhstan o in Australia».


i fondamentalisti del ciclismo e gli ultras dei ciclisti sono il male di questo sport.
BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Quello che dice Saronni è affine come argomento a quanto avevo scritto in questo post:
viewtopic.php?f=2&t=3128&p=138301&hilit ... 91#p138301
ed è un argomento in questi gg dibattutissimo nel mondo dirigenziale.
E' necessario che la Federazione, non potendo modificare la legge 91/81 che regola i contratti professionistici (in Italia costituire solo una continental comporta la creazione di una società di capitale per via dei contratti professionistici statuiti da tale legge), si attivi per ottenere dall'amministrazione finanziaria un accordo quadro per una nuova fiscalità relativa a tutti i team professionistici e continental in particolare estendendo in parte le possibilità offerte dalla legge 398/91 sulla fiscalità agevolata per società e associazioni dilettantistiche.
Chi può fare tutto ciò?
Chi può sensibilizzare l'entità pubblica su una emergenza sportiva di interesse nazionale? Che un giorno potrebbe pure essere un intervento di un soggetto statale per supportare un nostro team (non è una possibilità remota, né un rischio da escludere purtroppo).
Tutto ciò non lo possiamo certamente fare noi.
Poi possiamo sempre dire che c'è la crisi, che in Spagna morde di più e che non ci sono più le stagioni di una volta.

@Admin
Purtroppo leggendo il link sopra riportato mi accorgo di avere aperto questa discussione nel 3d sbagliato. Andava in "Il Ciclismo in Italia è finito" per effettiva completa assonanza e competenza. Si può fare qcs? Chiedo venia :oops: :worthy:


Admin
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Admin »

Può stare anche qui, pazienza... tanto la crisi è crisi in tutti i thread :D

Sul fatto che la FCI non sia minimamente in grado di fare lobbying in Parlamento*, che (ancor più grave) il CONI non riesca a produrre un disegno di legge per favorire la fiscalità delle società sportive, è purtroppo un dato di fatto, Strong. È vero che le cose che dice Saronni sono anche il frutto di una totale latitanza della dirigenza sportiva e ciclistica negli ultimi anni.

Progettualità? Assente. Visione prospettica? Assente. Politiche dell'inclusione? Assenti.
Sono dati, e sono difficili da smentire anche per chi non "ce l'ha a morte con Di Rocco".

Si preferisce continuare con le fatture triplicate rilasciate dalle società sportive a chi investe in esse. Perché al CONI sta bene questa situazione grottesca? :boh:


*Molto più vasto è il successo del fare lobbying presso direzioni di giornali, onde impedire che taluni, dopo anni di onorata collaborazione, scrivano altri articoli.
È la carta stampata italiana, bellezza! :vomitino: (Poi dice che uno si butta sul M5S).


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
prof
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da prof »

Admin ha scritto: ...
Si preferisce continuare con le fatture triplicate rilasciate dalle società sportive a chi investe in esse. Perché al CONI sta bene questa situazione grottesca? :boh:
...
Permettimi, Marco, ma ormai la sovrafatturazione appartiene all'età della pietra fra i tentativi esperiti dai "soggetti" fiscali al fine di rendere meno doloroso un prelievo folle da repubblica centrafricana. In tempi di inversione dell'onere della prova nessuno, che non sia pazzo, vi si cimenterebbe piu'. Società sportive in testa, la cui paura fa 90 dopo che, negli ultimi tempi, hanno subito un "attenzionamento" particolare da parte della PA.
E' tramontata anche l'era delle agenzie di sponsorizzazione con sede in stati piu' civili del nostro (Svizzera, per fare un esempio), piu' o meno per gli stessi motivi.
Saronni sa benissimo di che cosa sta parlando: primo perchè è persona intelligente (basta vedere come correva, pur con i mezzi scarsi che madre natura gli aveva elargito rispetto ad altri), di una intelligenza peraltro pluricertificata dal grandissimo De Zan. Secondo, perchè oggi è anche (e primariamente, direi) uomo di azienda. Da quella prospettiva si vedono cose che l'uomo della strada, imbolsito e rimbambito dalla propaganda di regime, non è in grado di conoscere.


BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

prof ha scritto:
Admin ha scritto: ...
Si preferisce continuare con le fatture triplicate rilasciate dalle società sportive a chi investe in esse. Perché al CONI sta bene questa situazione grottesca? :boh:
...
Permettimi, Marco, ma ormai la sovrafatturazione appartiene all'età della pietra fra i tentativi esperiti dai "soggetti" fiscali al fine di rendere meno doloroso un prelievo folle da repubblica centrafricana. In tempi di inversione dell'onere della prova nessuno, che non sia pazzo, vi si cimenterebbe piu'. Società sportive in testa, la cui paura fa 90 dopo che, negli ultimi tempi, hanno subito un "attenzionamento" particolare da parte della PA.
E' tramontata anche l'era delle agenzie di sponsorizzazione con sede in stati piu' civili del nostro (Svizzera, per fare un esempio), piu' o meno per gli stessi motivi.
Saronni sa benissimo di che cosa sta parlando: primo perchè è persona intelligente (basta vedere come correva, pur con i mezzi scarsi che madre natura gli aveva elargito rispetto ad altri), di una intelligenza peraltro pluricertificata dal grandissimo De Zan. Secondo, perchè oggi è anche (e primariamente, direi) uomo di azienda. Da quella prospettiva si vedono cose che l'uomo della strada, imbolsito e rimbambito dalla propaganda di regime, non è in grado di conoscere.
Caro Prof, ciò che hai scritto sulla sovrafatturazione lontano ricordo, con piglio retorico, è ahimè (coi necessari distinguo) assolutamente vero.
In ogni caso credo che Admin volesse proprio porre luce sul meccanismo e sul ridicolo rito (segreto di Pulcinella) che per decenni ha tenuto in piedi (con lo sputo) la baracca sportiva italiana (mi pare che l'impalcatura fosse del furbissimo Cirino Pomicino).
Ma aldilà della storia e del passato è giustissima la tua osservazione.
L'inversione dell'onere della prova sta mettendo in ginocchio il giochino pomicino e lo sport di base sta crollando senza avere di fronte una valida alternativa.
E' vero che nel passato si facevano le furbate nel modo descritto, e così non si poteva continuare (non era un cosa dignitosa), ma ora di fronte c'è solo il baratro.
A te l'onore di averlo scritto bello chiaro.
Non voglio buttarla in politica (almeno quella partitica, di quella alta parlo invece volentieri). ma chi ha introdotto l'inversione dell'onere della prova è un controverso uomo che ha deciso la politica economica e fiscale dell'Italia degli anni 2000. E non vorrei che ad ulteriore celebrazione della sua incredibile (e ormai da letteratura) doppiezza, non si scoprano conti suoi (e di congiunti) in paradisi fiscali.
http://www.lindipendenza.com/fenomenolo ... ro-ancora/
Ho linkato questo pezzo perché è indicativo di quanto scritto.
A prescindere dalle responsabilità pregresse e dallo sgomento per l'incapacità del sistema politico di creare un sano e condiviso (anche in minima parte) sistema fiscale, il problema è come approcciare il futuro, come evitare il disastro sportivo nel disastro della crisi contingente.
Abbiamo idee politiche diverse, ma ciò che apprezzo dei tuoi post è la sempre presente cinica lucidità sull'attualità e sui problemi spiccioli, sostanziali.
Questo paese deve diventare in grado di stabilire una minima piattaforma fiscale condivisa senza obbrobri giuridicamente incivili come l'inversione dell'onere della prova (che sto pagando sulla mia pelle in questi mesi per via dell'accertamento, sui cui riti bizantini è meglio soprassedere).

Focalizzandoci nell'ambito sportivo è evidente che 'stando la presente situazione avremo in due tre anni un rapido dimezzamento (è in atto vorticoso) del numero di club attivi. In più la Guardia di Finanza sta prendendo di mira decine e decine di club dilettantistici sportivi, magari anche a ragione, sebbene ci sia da dubitare sulla effettiva efficacia di tutto questo in termini di rientro effettivo di gettito. Il dubbio che siano operazioni "colpiscine dieci per spaventarne cento" è abbastanza legittimo e l'Agenzia Entrate di Befera deve farsi notare per giustificare gli emolumenti generosi al suo capo.

Il problema del ciclismo e l'emergenza "continental" non è facilmente risolvibile, senza leader politico-sportivi capaci. Il Coni in questo ambito non può farci lobbing, perché la legge 91/81 è intoccabile per via dei preminenti interessi dei più forti club calcistici.
L'unica soluzione è l'intervento con estensione della legge 384/91 alle continental professionistiche dei benefici per le associazioni dilettantistiche.
Per quanto riguarda invece le società di base dilettantistiche andrebbe rifatta alla base la legge.

Chi sarà in grado di portare questa voce a chi di dovere (prima della Fine)? :uhm:


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Subsonico
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Subsonico »

La sovrafatturazione appartiene al passato? Ma ne siamo realmente sicuri?

http://notizie.bassanonet.it/cronaca/11995.html


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Re: Ciclismo in crisi

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ma figuriamoci se appartiene solo al passato :nonono:
probabilmente le percentuali sono minori ma c'è eccome


i fondamentalisti del ciclismo e gli ultras dei ciclisti sono il male di questo sport.
BenoixRoberti

Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Subsonico ha scritto:La sovrafatturazione appartiene al passato? Ma ne siamo realmente sicuri?
http://notizie.bassanonet.it/cronaca/11995.html
Credo che ciò che intendeva Prof fosse che in passato la prassi per le piccole società era tacitamente (all'italiana) tollerata. Oggi no (e quindi la pratica è un ricordo per la gran parte delle società che non vogliono rischiare).
Non credo peraltro che le notizie postate si riferiscano ad operazioni aziendali del 2013. E' molto probabile che si riferiscano a bilanci pregressi (la maggior parte dei controlli sono sul 2009 e 2010 adesso).
A parte ciò, adesso, dopo la sterzata di GdF e AE, la pratica si è fatta palesemente rischiosa e la conseguenza è duale:
- un presidente di un club dilettantistico non rischia casini (e magari galera) per il solo obiettivo di far fare sport ai ragazzini della sua comunità;
- un dirigente aziendale non va a rischiare una sponsorizzazione sportiva che l'Agenzia delle Entrate gli considererà poi gonfiata, A PRESCINDERE (e sulla scorta della vecchia prassi tollerata), e per la cui discolpa avrà l'onere probatorio.

In tutto questo ciò che colpisce è che la GdF si stia concentrando sugli sport minori (già in forte sofferenza) e non sulle società calcistiche professionistiche e semiprofessionistiche usate come cartiere (diremmo bad company) da controversi presidenti e/o da gruppi finanziari di dubbia provenienza.
In quel caso intervengono solo quando le società sono fallite e dirigenti sportivi e giocatori lasciati senza stipendio.
Così va lo sport italiano oggi.


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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Belluschi M. »

Strong ha scritto: Poi però critichiamo chi fa nascere corse in zone con poca cultura ciclistica ma con tanti :dollar:
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Re: Ciclismo in crisi

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BenoixRoberti ha scritto: In tutto questo ciò che colpisce è che la GdF si stia concentrando sugli sport minori (già in forte sofferenza) e non sulle società calcistiche professionistiche e semiprofessionistiche usate come cartiere (diremmo bad company) da controversi presidenti e/o da gruppi finanziari di dubbia provenienza.
In quel caso intervengono solo quando le società sono fallite e dirigenti sportivi e giocatori lasciati senza stipendio.
Così va lo sport italiano oggi.
questo non stupisce granchè, e non mi sembra un problema relativo solo allo sport...


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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da prof »

Caro Benoix, sei stato di una chiarezza esemplare in entrambi i post, che sottoscrivo pienamente.
Ero in automobile poco fa ed ho casualmente sentito la notizia del commercialista, ex membro dello studio del ministro cui fai cenno, e del suo conticino alle Cayman. Ora comprendo meglio il senso della tua citazione.
Le misure "poste in essere da costui" (sempre per usare il loro linguaggio) sono state il sogno di tutte le coalizioni di sinistra che si sono succedute, le quali però non hanno mai trovato il coraggio per introdurle nell'ordinamento. Ci volevano solo il sedicente "centrodestra" e la faccia di tolla di quel personaggio per farlo.
Credo sarai d'accordo con me nel ritenere che resta assai poco al di là del "Bere per dimenticare il declino".

Giustamente hai citato Pomicino: non credo però sarebbe giusto negargli quel vecchio buon senso democristiano che ha tenuto in piedi tutto quanto da quando il centro-sinistra ha fatto comparsa in Italia (e con lui la riforma Vanoni ... ). Ad una sinistra massimalista che non voleva limiti di spesa pubblica (molti di voi non erano ancora nati al tempo della pensione per i dipendenti pubblici elargita dopo 15 anni 6 mesi ed un giorno di lavoro) e perciò imponeva un carico fiscale da neurodeliri, faceva poi da contraltare il compromesso di stampo tipicamente democristiano per cui, si', ti aumentavo le tasse ma poi era inteso che non le pagavi. E chi avrebbe potuto pagarle, del resto ?
Come avrebbero potuto reggersi e proliferare le società sportive di base (CSI, UISP, UDACE, UVI/FCI etc.) se non con il contributo sovrafatturato del Bar Sport e dell'idraulico del paese ?
Ora che il giocattolo si è rotto, il Bar Sport ha chiuso, l'idraulico non elargisce piu' e lo sport lo si fa con i carabinieri e con le fiamme gialle e, domani, con l'armata rossa. E ai ragazzini, agli esordienti, agli allievi, a tutta la vera base sportiva chi pensa piu' ? E' vero che le mamme non vedono di buon occhio il ciclismo ma è altrettanto vero che non esiste piu' nessuno che si presenti a loro per regalare ai loro figli giornate di sport all'aria aperta e praticato in ambienti moralmente sani.

Il rigore fiscale colpisce in alto, alla Lampre di turno impedendole di investire, sia per motivi di bilancio che di opportunità, ma colpisce, e direi soprattutto, in basso, laddove la passione nasce.


aria
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da aria »

Più che di ciclismo in crisi è politica e chiedo scusa se vado OT. Ecco la mia esperienza.

Ti aumentavano le tasse e poi non le pagavi? Mio padre con la sua attività artigianale, le ha sempre pagate tutte. Lavorava per grande impresa e fatturava. Non accettava le sopraffatturazioni e perdeva le commesse. Forse è per questo che non si è fatto ricco.

Alla fine della mia "carriera" lavorativa, l'azienda si occupava di import-export, sono stata indagata dalla GdF perchè ero una piccola responsabile amministrativa.
C'erano tanti modi di evadere, quelli citati sono i più semplici. Avevo visto e capito tanto, alla fine la GdF mi diede una mano e ricordo ancora le loro parole, dopo tanti anni. Sa signora è tutto ben architettato che non siamo riusciti a capirne nulla forse anche lei, nonostante questo faldone. Ora ci sono le Cayman, però mancano i soldi.

Il ciclismo soffre perchè chi ne ha tanti di soldi se li tiene ben stretti, e gli scandali non aiutano.

Aggiungo, c'è anche chi ha i risparmi di una vita e non sa che farne di questi tempi, perchè dietro l'angolo c'è la fregatura.


Winter
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da Winter »

In crisi non è solo il ciclismo.. ma tutto lo sport italiano
Calcio , si fa la gara a ridurre il monte stipendi eppure diverse societa' , anche di serie A , son in ritardo sui pagamenti degli stipendi , dell'irpef e dei contributi (e spesso si lavora su anticipi dei futuri guadagni dei diritti tv..)
Basket non ne parliamo , Siena.. Montegranaro.. Avellino.. Caserta.. Biella.. tutte in brutte acque
Volley Uomini e Donne.. son di oggi le difficolta' di Giaveno e Chieri.. ma quasi tutte le squadre son in enorme crisi


CicloSprint
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da CicloSprint »

Winter ha scritto:In crisi non è solo il ciclismo.. ma tutto lo sport italiano
Calcio , si fa la gara a ridurre il monte stipendi eppure diverse societa' , anche di serie A , son in ritardo sui pagamenti degli stipendi , dell'irpef e dei contributi (e spesso si lavora su anticipi dei futuri guadagni dei diritti tv..)
Basket non ne parliamo , Siena.. Montegranaro.. Avellino.. Caserta.. Biella.. tutte in brutte acque
Volley Uomini e Donne.. son di oggi le difficolta' di Giaveno e Chieri.. ma quasi tutte le squadre son in enorme crisi
Nei miei pressi c'è una società sana che fa l' A2, il volley Soverato di serie A2...


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cauz.
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Re: Ciclismo in crisi

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L’immaginario (attuale) del ciclismo

In questi anni il ciclismo ha fatto di tutto per sporcare la sua immagine, ma resta il fatto che il suo immaginario sembra evocare altre epoche, il dopoguerra innanzitutto, e richiama momenti in cui la lotta per l'esistenza (se proprio non vogliamo usare il termine sopravvivenza) era più decisiva di quella attuale, dominata da un antagonismo spietato, dalla fatica fisica, persino da un cieco fatalismo.
Mi venivano in mente questi pensieri seguendo la leggendaria Parigi-Roubaix vinta da Fabian Cancellara, seconda doppietta con Fiandre e Roubaix, un palmares che prima di lui era appartenuto solo a corridori belgi. Lontani gli italiani: dopo Milano-Sanremo e Fiandre ancora una volta non riescono ad entrare tra i primi dieci (Eurosport, domenica pomeriggio, commento di Riccardo Magrini e Andrea Berton e RaiSport).

La corsa si svolge per gran parte sul pavé, il tratto di strada formato da pietre che un tempo permetteva ai carriaggi di non restare impantanati nel fango quando cadeva la pioggia: polvere, vento, pietra.
Sul pavé, si vedono i corridori cercare il bordo della strada, dove la pietra sconnessa finisce e inizia la terra.
Viviamo un momento di grave crisi e l'immaginario di molti sport non sembra più in grado di rispecchiare il sentimento del tempo. Non il calcio (sembra più una guerra di clan, per giunta alla mercé di una classe arbitrale spesso inadeguata), non l'automobilismo (sembra un videogioco), non il tennis, forse il rugby, se fosse più popolare.

Di questi tempi - tempi di polvere, vento, pietra -, bisognerebbe trovare la forza di sognare con un Cancellara o con un altro campione delle due ruote, di capire che la lotta per l'esistenza non è solo un ricordo dei nostri padri, di mettersi ancora una volta in gioco. Da soli, perché il ciclismo è sport dove ognuno è solo con se stesso.


Aldo Grasso

http://www.corriere.it/spettacoli/13_ap ... a2ea.shtml


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quasar
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Re: Ciclismo in crisi

Messaggio da leggere da quasar »

Rispolvero questo bel thread per evitare di andare off topic nello sviluppare un argomento sfiorato da galliano nella discussione sul TDU.
galliano ha scritto:Noto che Hansgrohe sponsorizza la terza tappa.
Insomma i tedeschi hanno preso sul serio il loro investimento nel ciclismo. Non per nulla hanno portato Sagan che è il nr 1.
Buoni segnali per una ripresa di interesse per il ciclismo in Germania.
Da quel che vedo, osservando più in generale la situazione relativa anche ad altre discipline sportive, mi pare invece che i segnali indichino una continua, lenta ed inesorabile flessione del potere tedesco in ambito sportivo. E non mi riferisco nello specifico esclusivamente alle prestazione degli atleti, bensì al potere inteso come capacità di investimento e d'acquisto in materia organizzativa e di diffusione dell'evento sportivo.
Winter, nei primi post di questo thread, risalenti al 2013, aveva come sempre brillantemente evidenziato, riferendosi allo storico dei tesseramenti, come ci fosse un indiscutibile trend negativo riguardo al modello tedesco.
Analizzando ora quello che è accaduto in Germania in questi ultimi 3 anni, non solo in ambito ciclistico ma prendendo in considerazione un'altra disciplina, la boxe, che storicamente, facendo riferimento sempre e solo alla situazione tedesca, ha da sempre avuto un'evoluzione pressoché identica al ciclismo, risulta evidente che non vi è stata alcuna inversione di tendenza rispetto a quella flessione anticipata da Winter.

Senza andare troppo a ritroso, prendo come riferimento gli ultimi 25 anni.
Winter scrisse :
Winter ha scritto: Germania

Premessa

La Germania storicamente non è una delle cinque nazioni guida del ciclismo (Francia , Italia , Belgio , Olanda e Spagna) , però assieme alla Svizzera ha svolto un ruolo di nazione non protagonista in tutto il secolo scorso
Parliamo di Germania Occidentale , diverso il discorso della Germania Orientale , Nazione Faro del Movimento Dilettantistico Mondiale , non si contano i titoli mondiali o le corse della Pace vinte dalle maglie grigie dell’Ex DDR
Con il crollo del muro , la Germania ha i soldi /TV (Ovest) e le strutture / corridori (Est) per esser una nazione Guida
E il Movimento vola , grazie agli Ullrich e co , si battono i record televisivi , nascon corse da tutte le parti , il ciclismo diventa uno sport popolarissimo
I problemi di Doping , l’abbandono da parte dei media e degli sponsor mettono in ginocchio il movimento

Anno Numero di Juniores

2005 477
2006 446
2007 514
2008 445
2009 397
2010 354
2011 334

Magari qualcuno rimarrà sorpreso da numeri cosi’ bassi , specie se rapportati ad una popolazione di 80 ml di persone (in teoria tra 600/800 mila ragazzi tedeschi tra i 17 e 18 anni..) , bisogna pero’ considerare che il ciclismo non è uno sport di squadra , è uno sport di grande fatica e impegno.
I numeri indicano anche un movimento in forte crisi di tesserati , dal 2007 a oggi si è perso un terzo degli juniores..

Dei 477 del 2005 , 112 (23,5%) eran juniores dei Land della Germania Orientale
Nel 2011 la quota si è ridotta a 63 (18,8%)


Professionisti

Anno Numero di Professionisti

2002 83
2003 62
2004 51
2005 53
2006 58
2007 60
2008 53
2009 39
2010 37
2011 36
Tutto corretto. Identico lo scenario pugilistico: il grande boom proprio in coincidenza della caduta del muro, con il perfetto connubio tra pugili tecnicamente eccelsi, forgiati dai maestri vecchia scuola DDR nelle storiche palestre dell'est, e potere economico dell'ovest.
Per oltre 20 anni la Germania si è prepotentemente imposta come grande potenza pugilistica, come mai era accaduto nel suo recente passato.
Potenza intesa sia in riferimento ai traguardi raggiunti dai propri pugili, con svariati titoli mondiali di quelli che contano (non le siglette che ormai hanno preso il sopravvento), sia in ambito organizzativo: si sono così create due grandi organizzazioni pugilistiche che per anni sono riuscite addirittura a competere con il mercato statunitense, allestendo con cadenza mensile riunioni di rilevanza mondiale strappando ai promoters americani gran parte dei miglior pugili pound for pound a colpi di borse milionarie.
Il tutto è durato fin quando quella fenomenale nidiata uscita dalle palestre dell'est ha esaurito il suo corso e non ha avuto un adeguato ricambio generazionale.
A quel punto, l'inevitabile raffreddamento di interesse da parte del pubblico ha costretto le tv pubbliche a non rinnovare i contratti milionari con le 2 agenzie organizzative o a rimodularli a cifre assai più contenute, impedendo di fatto di poter continuare a competere con i promoters e le pay tv americane.
Il ciclismo ha subìto un andamento pressoché identico: l'esplosione del fenomeno Ullrich (guarda caso anche lui proveniente dall'est e fenomeno sotto tutti i punti di vista, sportivo e mediatico), Zabel, la Telekom, i Tour vinti, hanno determinato il boom del ciclismo in Germania.
Grande interesse da parte del pubblico, aumento dei tesserati e organizzatori che hanno investito provando a far entrare la Germania nel calendario delle corse che contano: Francoforte, l'aggiunta di Amburgo e la reintroduzione del Giro di Germania hanno tuttavia funzionato per poco, senza mai ritagliarsi uno spazio ben preciso nell'interesse generale e perdendo interesse, talvolta sino a sparire del tutto, di pari passo con le disavventure e conseguente uscita di scena del ragazzone di Rostock.
In tempi recenti, l'avvento di un grande spinter e di un ragazzo assai più completo e competitivo nelle classiche (e comunque sempre provenienti dall'est...) ha solamente avuto l'effetto di rallentare il declino del mercato ciclistico tedesco. Perché di declino, come per il pugilato, si tratta.

Valutando lo stato attuale delle 2 discipline, io continuo a credere che il ciclismo debba puntare dritto oltremanica, guarda caso (ma non è un caso) la regione europea con il fenomeno ciclistico di questi anni, con la maggior disponibilità economica in quanto ad investimenti e con il pubblico che è letteralmente affamato di ciclismo.
Il pugilato già da qualche tempo l'ha intuito e il Regno Unito al momento rappresenta quella potenza economica che per 2 decenni è risultata essere la Germania.
E visto che nulla nasce mai per caso, anche in questo contesto constatiamo che il dio denaro è univocamente riconducibile al più forte movimento pugilistico europeo, quello inglese, che consta di 6 campioni del mondo, nonché dei due pugili che più di ogni altro hanno segnato l'ultimo biennio: Fury e Joshua.
Talmente riconducibile che i promoters inglesi si possono permettere di strapazzare la concorrenza americana organizzando il dream match tra Joshua e Klitschko, tra l'astro nascente e il vecchio campione.
Sceneggiatura tipicamente americana, da far impazzire il Don King di turno che un tempo non avrebbe avuto alcuna difficoltà  ad allestire l'evento in una mega riunione al Garden.
Un tempo, ora non più.

L'auspicio è che le strade britanniche possano finalmente diventare in pianta stabile sede di eventi ciclistici di primissima rilevanza.
Difficile, certo. Non c'è la storia a proprio favore, ma le Strade Bianche e altre corse che nel corso degli ultimi anni hanno esponenzialmente accresciuto il loro prestigio dimostrano come nel calendario del ciclismo che conta ci sia spazio alle novità. A patto che alla base vi siano idee, denaro e passione.
L'unico punto su cui ci sarebbe da lavorare è il primo, dal momento che riguardo agli ultimi due punti la Gran Bretagna ciclistica non è seconda a nessuno. Anzi.

Gran Bretagna come la Germania degli anni 90 quindi. Si.
Allora perché essere così speranzosi e non ipotizzare nel medio-lungo termine la stessa drastica flessione che ha poi segnato pesantemente il movimento ciclistico (e pugilistico) tedesco?
Il denaro va e viene, le grosse disponibilità economiche in ambito sportivo sono spesso transitorie. Quindi anche oltremanica potrebbero arrivare periodi di maggior ristrettezza.
Ma c'è un elemento che a mio avviso rende unico lo scenario britannico; un elemento che mi ha da sempre impressionato, sin da bambino, vedendo combattere Minter, Honeygam o Eubank, il Liverpool vincere a ripetizione le Coppe dei Campioni, o ricordando quello splendido scenario di Goodwood: la passione della gente. Impressionante.
Nessun altro popolo al mondo riversa nello sport la passione che caratterizza il tifoso britannico. Improponibile ed imbarazzante, sotto questo aspetto, il confronto con il tifoso medio tedesco.
Da semplice appassionato di questa disciplina, mi rendo conto che l'aspetto più importante per rendere soddisfatto un tifoso che vede le corse seduto nel divano di casa, è lo spettacolo che gli atleti sono in grado di garantire. Quanto più è entusiasmante lo spettacolo, tanto più sarà appagato il tifoso da casa.
Ma vedere le strade stracolme di gente festosa, dallo striscione di partenza sino a quello d'arrivo, contribuisce in modo assoluto a rendere ancora più coinvolgente una corsa.
Penso alla Vuelta e mi viene in mente lo spettacolo offerto da Quintana e Froome in uno scenario di pura desolazione, con terriccio arido come unica componente a bordo strada: penso a al tour 2014 e la prima immagine che rammento è lo spettacolare Nibali di Sheffield in una vera e propria bolgia, con la gente she straripava lungo tutto il percorso.
Penso alle riunioni pugilistiche tedesche e rivedo signori benestanti cenare a bordo ring; penso ai mondiali tra Benn, Collins e Eubank o al mondiale tra Minter ed Hagler e rivedo la Wembley Arena invasa dal sottoproletariato inglese in un frastuno assordante come mai è accaduto quantomeno in ambito europeo.

C'è il tifo e la passione, c'è il denaro, ci sono gli atleti di spessore.
Qual è il problema?


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