Ciclismo francese

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
mestatore
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Re: Ciclismo francese

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@ winter
hai visto che geniez non si sta comportando male e come giudichi la prova di warren barguil?
notizie di coquardt?


non sono ciclisti, la fatuita' delle loro vite mi sciocca- T. Krabbe', la corsa.
Winter
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Re: Ciclismo francese

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Coquard sarà la prossima settimana alle boucles de la mayenne , qualche vittoria ci scappa di certo
Il campionato francese credo sarà il suo obiettivo , circuito non difficile , duello con i fdj
Geniez x me sta ancora deludendo , dalla 20 30 posizione deve salire in top 10
Barguil ha già quasi il suo livello ma è neopro ed è un 91..


mestatore
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Re: Ciclismo francese

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in effetti geniez si è staccato ben presto pure oggi.
il futuro di coquard come lo vedi

per cambiare discorso mi ha impressionato rohan dennis, che sia il promo aussie in grado di fare davvero classifica?


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cauz.
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Re: Ciclismo francese

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mestatore ha scritto:per cambiare discorso mi ha impressionato rohan dennis, che sia il promo aussie in grado di fare davvero classifica?
bisognerebbe chiedere a cadel evans :)


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BenoixRoberti

Re: Ciclismo francese

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cauz. ha scritto:
mestatore ha scritto:per cambiare discorso mi ha impressionato rohan dennis, che sia il promo aussie in grado di fare davvero classifica?
bisognerebbe chiedere a cadel evans :)
No scusate, sarà anche stato brutto, sporco, cattivo e con la mamma ... (Adriano De Zan docet) ma io chiederei a Phil Anderson.


Winter
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Re: Ciclismo francese

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mestatore ha scritto:in effetti geniez si è staccato ben presto pure oggi.
il futuro di coquard come lo vedi

per cambiare discorso mi ha impressionato rohan dennis, che sia il promo aussie in grado di fare davvero classifica?
1) Coquard bene , per me come Demare non è solo uno sprinter. Potra' farsi valere anche nelle classiche veloci
2) Dennis , Laura potrebbe decantarci la sua storia di grande pistard/cronoman, ha sicuramente talento non me l'aspettavo cosi' forte in salita (x i gt Evans l'ha gia' preceduto.. :D ) Oggi 10! su una salita non durissima ma prima c'era il Vars
Strano che l'Orica se lo sia lasciato scappare.. (ed era gia' successo da Under)


mestatore
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Re: Ciclismo francese

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BenoixRoberti ha scritto:
cauz. ha scritto:
mestatore ha scritto:per cambiare discorso mi ha impressionato rohan dennis, che sia il promo aussie in grado di fare davvero classifica?
bisognerebbe chiedere a cadel evans :)
No scusate, sarà anche stato brutto, sporco, cattivo e con la mamma ... (Adriano De Zan docet) ma io chiederei a Phil Anderson.
scusate, mi riferivo alla nidiata di giovani ex inseguitore provenienti dalla pista, i bobridge, meyer, durbridge howard etc , oggetto della passione di laura e frutto del lavoro di shane bannan.
comunque in questo dauphinee è andato forte rohan


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lemond
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Re: Ciclismo francese

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C. Guimard, a causa di una frattura non considerata a tempo debito al ginocchio, diventava direttore sportivo a 28 anni (nota mia, proprio come Cribriori ;) )

Se mi avessero detto che sarei divenuto d.s. avrei risposto di sì, ma a 35, non a 28 anni; non era nelle abitudini allora. Si diventava d.s. solo alla fine di una lunga carriera, con l'esperienza acquisita negli anni all'interno del gruppo. Non ho perso tempo e, appena ho potuto, sono andato a trovare B. Hinault: era, per dire la verità, la mia ossessione, perché sarebbe stato "fuori questione" di non averlo nella Gitane, la mia squadra. Gli ho subito detto: "Sarò io a dirigere il prossimo anno, tu ne farai parte?" Sì, ha risposto lui, avevo previsto di partire, ma se il d.s. sportivo sei tu, allora resto, tu hai la mia parola. :cincin:
Questo genere di "contratto verbale" può sorprendere oggi, ma io parlo di un'altra epoca, perché allora quando uno dava la sua parola, poi la manteva. :old: (nota mia, forse C.G. non si rammenta del 1986 :grr: )
Il colonnello R. Matillier, allora Direttore tecnico nazionale mi ha comunque proposto di finire la stagione di ciclo-cross, con l'ambizione che potessi diventare campione di Francia e anche ... Non avevo più la testa al ciclismo pedalato, ma ho accettato: un giro d'onore. :)
Pensate un po', all'inizio del 1976 sono diventato (davvero ;) ) campione di Francia e qualche giorno dopo mi sono ritrovato ai campionati del mondo: il mio canto del cigno; e solo una foratura all'ultimo giro mi ha privato del secondo posto e ho terminato soltanto quarto.
Quel giorno là quelli della mia generazione avevano ancora dei bei anni da correre e io mi ricordo di essermi sentito addosso una tristezza infinita: pensavo al mio ginocchio maledetto, alle mie vittorie, alle sconfitte e ai miei sogni di ragazzo. Credetemi, un corridore non scende mai facilmente dalla sella ... per sempre. :grr:


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il sabato gli ebrei
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lemond
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Re: Ciclismo francese

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C.Guimard nel 1976 è diventato direttore sportivo della Gitane

Nel primo anno il mio "leader" per le grandi corse a tappe non era ancora B. Hinault (troppo giovane), bensì L. Van Impe il "re della montagna". Ma lui non aveva ben chiaro, nella sua testa, quale doveva essere il nuovo spirito del nostro gruppo. Lo conoscevo da nove anni e avevo ben compreso che era un "testone", ma mi sono accorto quasi subito che questa parola era ben al di sotto della realtà. :-( Egli pensava ad una cosa soltanto: prendere rischi minimo per mentenere la propria notorietà, contentandosi di piccole vittorie, come le maglie dei vari G.P.M. D'altra parte il suo nome di *re* non era per niente usurpato e, nella storia secondo me sta con i più grandi, tipo Gaul e Bahamontes. ;)
Il mio problema con lui era grosso: avevo in testa il Tour e sapevo che lui non lo poterva perdere se noi non avessimo commesso errori di strategia e quindi era fuori questione che lui si contentasse della maglia dei G.P.M. però bisognava ... convincerlo. :old:
Nelle settimane precedenti il Tour si mostrò molto aggressivo, prendendo gusto a contraddirmi ogni volta e cercando di oltrepassare il limite della mia sopportazione. :-( Con lui occorreva "marcare il territorio" in permanenza e per fortuna nella squadra c'erano dei corridori che mi servirono come tramite: R. Mintkewicz e W. Teirlinck. Essi erano in sintonia con me e mi aiutarono a far arrivare il messaggio al destinatario. ;) Lucien aveva la mia stessa età e andava proprio "a fagiolo" il fatto che il mio obiettivo di vincere il Tour lo potessi trasferire su di lui, ma la cosa non sarebbe stata facile. La nostra squadra non era ancora un collettivo, come lo sarebbe stato due anni dopo, ma avevamo la fortuna che Eddy Mercks era assente quell'anno e gli altri "grandi" come Zoetmelk, Kuiper, Thevenet e Ocana non erano al massimo e quindi far vincere il Tour a Van Impe era possibile, la cosa più dura era convincene lui! (continua)


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lemond
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Re: Ciclismo francese

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Il Tour si mantenne nelle previsioni fino ai piedi della montagne, ove Lucien arrivò con le possibilità intatte. Il giorno della prima tappa di montagna si arrivava all'Alpe d'Huez e la mattina gli avevo detto: "Tu cerca di fare la differenza, senza occuparti di nient'altro e stasera vedremo chi sarà rimasto con te". Quello che non avevo previsto era che solo Zoetmelk sarebbe riuscito a restare con Van Impe e quindi il "mio" corridore avrebbe indossato la maglia gialla. Egli era ubrico di gioia, ma io no, perché, contrariamente alle apparenze, era la peggiore situazione che ci poteva capitare. :x La mia squadra non poteva difendere la maglia in alta montagna: c'era solo R. Martin, ancora troppo giovane fra l'altro, che poteva accompagnare Lucien sui colli a venire e mi sembrava ovvio che saremmo andati incontro al suicidio; perdere la maglia era una priorità obbligatoria. Prima dei Pirenei ho riunito tutti per dire loro che noi dovevamo *imperitivamente* (ho insistito sulla parola) perdere la maglia. :old: I gregari avevano compreso, restava solo da convincere il "leader" e inoltre c'era anche l'altro interrogativo a vantaggio di chi perderla? Infatti avevamo bisogno di un alleato di circostanza.
Studiando la classifica ho trovato un nome interessante: R. Delisle della Peugeot che si trovava a 6/7 minuti, allora l'ò chiamato per dirgli che se lui avesse attaccato, noi non gli saremmo andati dietro con vigore. Il giorno dopo il mio scenario si è sviluppato, come previsto, ma a un dato momento, in una discesa tutti i belgi (sembravano coalizzati) si sono messi a tirare forte! Allora ho domando a TeirlinK: "Che succede"? Bah, Lucien non vuol perdere la maglia e ha chiesto a qualche suo amico di tirare per lui. Allora mi sono arrabbiato di brutto e ho avvertito Willy che se la cosa fosse continuata la sera in albergo sarebbe finita molto male. :grr: Come per incanto la caccia è cessata, ma le mie pene non erano ancora finite, perché manifestamente Van Impe non voleva perdere il suo segno del primato. Durante l'ascesa finale sono dovuto andare due volte all'altezza del mio corridore per dirgli di rispettare le consegne e "tirare i freni". Alla fine egli ha eseguìto e io mi fregavo in segreto le mani. :D
I giornalisti e gli addetti ai lavori non ci avevano capito niente e ne avevano ben donde, perché io ammettevo francamente di aver fatto una grossa fesseria e che la colpa era tutta mia anche se l'avevo fatto perché non volevo bruciare la squadra in un inseguimento troppo dispendioso. :crazy:
Anche nella squadra, però, alcuni dubitavano della strategia e in particolare Lucien era molto nervoso. In effetti quando sono andato in camera sua ho visto che per lui la *commedia* si era trasformata in un dramma! x : Rita, sua moglie, era lì e ciò giustificava in parte il comportamento di Lucien: non voleva fare brutta figura davanti a lei e ancora meno confessare che aveva perso volutamente la maglia. Appena sono entrato Rita si è scagliata contro di me ..! Non potevo che rispondere: "Il nostro obiettivo non è quello di essere in giallo a Font-Romeu, ma ai Campi Elisi, se tu vuoi, se ne riparlerà allora, ma se non ti calmi, puoi fare le valige e ritornara da dove ... e rivolgendomi a Van Impe se tu non sei contento, non sei obbligato a continuare il Tour". Di colpo l'ambiente è ritornato calmo. (continua)


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Subsonico
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Re: Ciclismo francese

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Le Gac fa lo stage con la FDJ.


VINCITORE DEL FANTATOUR 2016 SUL CAMPO: certe fantaclassifiche verranno riscritte...

"Stufano è un Peter Sagan che ha smesso di sognare (E.Vittone) "
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Re: Ciclismo francese

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lemond ha scritto:Il Tour si mantenne nelle previsioni fino ai piedi della montagne, ove Lucien arrivò con le possibilità intatte. Il giorno della prima tappa di montagna si arrivava all'Alpe d'Huez e la mattina gli avevo detto: "Tu cerca di fare la differenza, senza occuparti di nient'altro e stasera vedremo chi sarà rimasto con te". Quello che non avevo previsto era che solo Zoetmelk sarebbe riuscito a restare con Van Impe e quindi il "mio" corridore avrebbe indossato la maglia gialla. Egli era ubrico di gioia, ma io no, perché, contrariamente alle apparenze, era la peggiore situazione che ci poteva capitare. :x La mia squadra non poteva difendere la maglia in alta montagna: c'era solo R. Martin, ancora troppo giovane fra l'altro, che poteva accompagnare Lucien sui colli a venire e mi sembrava ovvio che saremmo andati incontro al suicidio; perdere la maglia era una priorità obbligatoria. Prima dei Pirenei ho riunito tutti per dire loro che noi dovevamo *imperitivamente* (ho insistito sulla parola) perdere la maglia. :old: I gregari avevano compreso, restava solo da convincere il "leader" e inoltre c'era anche l'altro interrogativo a vantaggio di chi perderla? Infatti avevamo bisogno di un alleato di circostanza.
Studiando la classifica ho trovato un nome interessante: R. Delisle della Peugeot che si trovava a 6/7 minuti, allora l'ò chiamato per dirgli che se lui avesse attaccato, noi non gli saremmo andati dietro con vigore. Il giorno dopo il mio scenario si è sviluppato, come previsto, ma a un dato momento, in una discesa tutti i belgi (sembravano coalizzati) si sono messi a tirare forte! Allora ho domando a TeirlinK: "Che succede"? Bah, Lucien non vuol perdere la maglia e ha chiesto a qualche suo amico di tirare per lui. Allora mi sono arrabbiato di brutto e ho avvertito Willy che se la cosa fosse continuata la sera in albergo sarebbe finita molto male. :grr: Come per incanto la caccia è cessata, ma le mie pene non erano ancora finite, perché manifestamente Van Impe non voleva perdere il suo segno del primato. Durante l'ascesa finale sono dovuto andare due volte all'altezza del mio corridore per dirgli di rispettare le consegne e "tirare i freni". Alla fine egli ha eseguìto e io mi fregavo in segreto le mani. :D
I giornalisti e gli addetti ai lavori non ci avevano capito niente e ne avevano ben donde, perché io ammettevo francamente di aver fatto una grossa fesseria e che la colpa era tutta mia anche se l'avevo fatto perché non volevo bruciare la squadra in un inseguimento troppo dispendioso. :crazy:
Anche nella squadra, però, alcuni dubitavano della strategia e in particolare Lucien era molto nervoso. In effetti quando sono andato in camera sua ho visto che per lui la *commedia* si era trasformata in un dramma! x : Rita, sua moglie, era lì e ciò giustificava in parte il comportamento di Lucien: non voleva fare brutta figura davanti a lei e ancora meno confessare che aveva perso volutamente la maglia. Appena sono entrato Rita si è scagliata contro di me ..! Non potevo che rispondere: "Il nostro obiettivo non è quello di essere in giallo a Font-Romeu, ma ai Campi Elisi, se tu vuoi, se ne riparlerà allora, ma se non ti calmi, puoi fare le valige e ritornara da dove ... e rivolgendomi a Van Impe se tu non sei contento, non sei obbligato a continuare il Tour". Di colpo l'ambiente è ritornato calmo. (continua)

Spettacolo!!! :clap: :cincin: :)


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
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Re: Ciclismo francese

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A parte che, guardando su un vecchio almanacco, vedo che Delisle tenne la maglia per due giorni prima che tornasse a Van Impe... Insomma, considerando che una delle due tappe l'hai appena descritta, la seconda fu vinta proprio da Teirlinck (anche se per declassamento di Ovion, credo stessero in fuga), e in quella successiva - quella di Saint-Lary-Soulan - Van Impe avrebbe comunque attaccato per distanziare Zoetemelk (cosa che puntualmente fece, vincendo la tappa e tornando in giallo), forse l'azzardo fu troppo grosso in relazione al guadagno. Guimard rischiò di far saltare di testa Van Impe per risparmiare ai suoi una tappa e mezza di lavoro? Mah...

(Però magari fu il modo di provocare la giusta reazione in Van Impe... o forse aspettiamo la prossima puntata prima di esprimere pareri netti) :)


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lemond
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Re: Ciclismo francese

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Nel mio scenario avevo previsto che Lucien recuperasse la maglia a Saint-Lary. Sulla carta era semplice, ma in realtà fu più complesso, perché in quella grande tappa del Tour 1976 era obbligatorio che Lucien creasse un distacco decisivo e per far ciò doveva seguire "alla lettera" le consegne. Affinché tutto funzionasse a meraviglia non si poteva certo attendere la salita finale, per cui avevo deciso che dovesse partire sul Portillon, convinto che gli altri non avrebbero cercato di seguirlo, in quanto lui aveva la reputazione di essere una "sprinter" della montagna, cioè uno che poteva attaccare solo ... Come previsto un gruppetto era partito già prima e tutto era pronto per l'attacco premeditato, ai piedi del Portillon e Lucien stesso mi aveva detto "Oui, oui, pas des problemes". Dopo un km. di salita non aveva però minimamente neppure dato l'impressione di voler partire e allora sono andato all'altezza di R. Martin perché ritrasmettesse il messaggio! :old: Ma, niente da fare e Martin mi fece sapere che "E' troppo presto". Dopo un po', quando ho visto Van Impe scuotere la testa ascoltando un altro suo compagno che gli avevo spedito, il sangue mi è andato alla testa! Ho superato la vettura della direzione della corsa e con il clacson a tutto volume, ho risalito il gruppo. Quando ha visto la mia vettura arrivare, la sua reazione è stata immediata, reagendo come se avesse "il fuoco al c...". Partì con una tale facilità che nessuno reagì, ad eccezione di Zoetmelk. I suoi principali rivali si disinteressavano altresì della sua fuga, perché erano persuasi che si trattasse di un "petardo bagnato" e anche nella testa di Lucien era proprio questo il caso. Infatti mi sono subito accorto che qualcosa non andava, perché aveva preso solo 30" e lo scarto si stabilizzava nonostante che il gruppo non forzasse l'andatura. Insomma Lucien non voleva spingere! Allora toccava a me entrare in azione e mi sono precipitato da Albert Bouvet (commissario di corsa) per dirgli che dovevo passare, ma lui rispose che il regolamento prescriveva ci fosse un minuto per far passare le vetture. E tu comunica a Goddet che c'è questo distacco, perché io devo passare in tutti i modi, merde! E Bouvet quel giorno disse la grossa "mensogna" a Goudet. :bll:
Quando sono arrivato all'altezza del mio corridore ho avuto la conferma che aveva messo i "retrorazzi" e si giustificò subito dicendo che restavano ancora due colli e ottanta Km. e che non ce l'avrebbe mai fatta. :( Ero verde di rabbia e mi sentivo impotente di fronte alla sua determinazione, solo un colpo di ... poteva aiutarmi. E proprio in quel momento arrivò la vettura del giornale belga "Het Volk" e mi venne l'ispirazione di urlare loro: "Parlategli in fiammingo, perché in francese non vuol intendere, e ditegli che se non spinge a fondo, lui perderà il Tour da quell'idiota che è!" Detto fatto e Van Impe ha "dato gas". Non so come loro ci sono riusciti, forse risvegliando un sentimento nazionale? Vassapé :dubbio: , in ogni modo il miracolo è avvenuto ed è partito verso quella cavalcata fantastica: dopo il Portillon c'era il Peyresourde dove ha raggiunto un certo Luis Ocana che ci ha dato volentieri una mano, pensando magari ad una vittoria di tappa, ma sull'ultima salita anche lui si è arreso e all'arrivo è stato un trionfo totale e il vantaggio era tale che ormai il Tour era andato. :D (continua)


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Re: Ciclismo francese

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Anche se il Tour per me era chiuso, certe cose non lo erano per niente. Il giorno dopo infatti ho trovato un'intervista di Lucien su un giornale e leggendola mi sono ... :muro: Egli osava dichiarare che: "Non ho mai avuto bisogno di nessuno per vincere il Tour" e altro ancora. Allora sono andato dai meccanici per dire loro di mettere la bici di Van Impe nel camion e di dare a me le chiavi e poi ho riunito la squadra prima della partenza. Là, davanti a tutti, ho detto alla maglia gialla: "O ti scusi con tutti o, altrimenti, tu oggi non parti!"
Erano tutti stupefatti, ma io no. Lucien era diventato tutto rosso e balbettava qualche spiegazione incomprensibile ... in fiammingo. Ma io non scherzavo, perché lui aveva insultato tutta la squadra e doveva scusarsi! Certo noi non eravamo una squadra paragonabile a quella di Mercks, ma da lì a dire in pubblico che lui aveva vinto da solo ... c'era una bella differenza e non si poteva sopportare. :grr: Era una totale mancanza di rispetto per il lavoro degli altri, come osava disconoscere la forza e l'intelligenza di chi lo aveva accompagnato fino a lì?
Testa bassa, ha finito per scusarsi e se non l'avesse fatto posso assicurare tutti che l'avrei escluso, maglia gialla o no, non m'importava. :old:
Qualche giorno dopo, nella cronometro finale ai Campi Elisi, durante la quale mi era toccato intervenire affinché non andasse a prendere i punti del G.P.M. che avevamo deciso di lasciare al corridore che la possedeva e cioè Giancarlo Bellini, Lucien Van Impe si aggiudicava il suo primo ed unico Tour. Naturalmente ero felice, però non auguro a nessuno di avere un Van Impe in squadra, perché egli rappresenta una garanzia di depressione per il D.S. (continua)


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Re: Ciclismo francese

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Lucien Van Impe, un dei più grandi scalatori di sempre, non aveva il carattere comparabile a ... Coppi, Bartali, Vietto, Gaul o Bahamontes erano dei poeti della montagna e rifiutavano, fino all'ostinazione, la condizione di bassi-uomini e da essi emanava, siccome una luce, l'accettazione della sofferenza, direi in guisa emozionante, perché il ciclismo è uno sport *di sofferenza* altrimenti non potrebbero mai nascere le *leggende*. Lucien per me aveva qualcosa di *insincero* nell'animo, diceva sempre *oui* anche quando pensava il contrario e non aveva il coraggio di esprimerlo apertamente (Nota mia anche un italiano, secondo me, aveva quel carattere in quegli anni, che io definirei forte con i deboli e debole con i forti). Senza alcuna acrimonia da parte mia, posso affermare che l'uomo non meritava il campione e ho appurato che era un *chieur* (nota mia, parola molto volgare che non esiste neppure nel vocabolario in quella forma, ma forse in Francia il genere è meno insultante che da noi, visto che loro hanno avuto un certo general Cambronne :D). Forse aveva paura del suo compatriota *Il cannibale*? Era questa l'origine della sua psicologia distruttiva, che spesso lo faceva fuggire dalle responsabilità? E tuttavia, bastava vederlo quando cominciava una salita: una meraviglia per gli occhi. :champion: Egli avrebbe potuto vincere diversi Tour se non avesse avuto un avversario insormontabile: lui stesso. :x Certo contro Mercks in molti pensavano che la resistenza fosse inutile (nota mia, come contro i Borg di Star Trek :D ) e lui era perfettamente d'accordo e si contentava dei G.P.M, perché vivere in piccolo era il suo motto. Mai è voluto diventare l'avversatrio di Eddy, con il rischio magari di diventare impopolare in Belgio, anzi, se qualche volta Mercks era in difficoltà lui poteva anche aiutarlo. :x
Nella nostra équipe la questione della sua "leadership" si poneva anche dopo la vittoria del 1976. Lui non era sintonizzato sul nostro spirito di squadra ed era distante da molti compagni e poi c'era un imperativo per me da seguire e cioè rinforzarci, perché non si poteva ripetere nel 1977 il colpo del '76. Avevo a disposizione per la maggior parte corridori giovani che dovevano avere il tempo per progredire e avrebbero potuto farlo con Lucien? E poi c'era da pensare all'avvenire meno prossimo che, per me era incarnato da B. Hianult.
Le cose precipitarono quando, mal consigliato dal suo manager, Lucien ci presentò le sue pretese finanziarie... E allora, quello che doveva arrivare ... arrivò: .
Sono stato il primo direttore sportivo che ha deciso di non rinnovare il contratto al vincitore del Tour, anche se per me non è titolo di gloria, anzi avrei preferito di gran lunga evitarlo, ma Lucien voleva essere pagato come Eddy. :x E poi, come ho già detto, con lui c'era il rischio che sbriciolasse ogni spirito comunitario e che avremmo dovuto poi ... ripartire da zero.
Secondo lui c'erano formazioni belghe e italiane pronte a fargli ponti d'oro (30.000 franchi al mese) , ma io non credevo a quelle proposte mirabolanti e mantenni l'offerta di 15.000, come d'accordo con la Gitanes. Vi potete immaginare il seguito: firmò con Lejeune, ma ad una tariffa inferiore alla nostra e noi, secondo il nostro *piano B* avevamo tutto il tempo e il "budget" necessario per imbastire un gruppo intorno a Bernard.

P.S.

Mentre Van Impe aveva tentato di tutto per più che raddoppiare il suo salario, io non avevo per niente modificato il mio contaratto (da apprendista): alla fine del 1976 ricevevo ancora lo S.M.I.C. (salaire minimum interprofessionnel de croissance).


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Re: Ciclismo francese

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Bernard Hinault (Le Blaireau) Vi spiegherò come e perché l'erede (di Mercks) fosse un gigante

Stiamo parlando dell'anno 1977 allor che, come in tutte le fasi di transizione, il plotone si preparava a ricevere un nuovo dominatore, senza credere un solo secondo che un nuovo Mercks potesse nascere un giorno; io ero uno dei pochi a sapere che invece esisteva di già. E affinché le cose siano chiare ripeto oggi quello che ho sempre detto: "Se avesse voluto, ma a che sarebbe servito, avrebbe potuto avere il "palmarès" del Cannibale e forse anche meglio". :old:
L'avventura di Bernard con il grande ciclismo cominciò nell'aprile di quell'anno alla prima partecipazione nella Gand-Wevelgem e in quella corsa riusci in un'impresa come pochi prima di lui. Lanciò un attacco mortale a 30 Km. dall'arrivo e, tredici anni dopo Anquetil, fu il primo francese a iscrivere il proprio nome in una grande classica. ;)
Su un giornale belga, in lingua francese, lessi il giorno dopo che "In un paese di ciechi chi ha un solo occhio è re!", ma probabilmente i ciechi erano loro, perché cinque giorni più tardi il monocolo in questione si aggiudicò la L-B-L, la regina delle classiche.
Non racconterò qui tutti gli "exploit" vissuti con lui, perché non basterebbe un libro, per cui mi limiterò a scrivere quello che più mi ha colpito, come ad esempio lo scetticismo che sentivo in quell'anno verso di lui. Che farà in montagna? Sarà all'altezza nelle corse a tappe? Appena qualche settimane dopo l'uomo rispondeva con la forza delle gambe e del carattere. Qualcuno si ricorderà al Delfinato un corridore che nella discesa spariva al di là di un parapetto? Era lui, pieno di rabbia, io invece ... di paura. Per fortuna si vedevano solo ferite superficiali e ripartì nella sua cavalcata solitaria, viso e capelli intrisi di sangue, senza concedere nulla e arrivò da solo in cima alla Bastille e ciò per me rappresentava tutto un simbolo: sì egli aveva fatto la sua rivoluzione, imponendo il suo sigillo. (continua)


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Re: Ciclismo francese

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Dopo il Delfinato ci fu una grande campagna di stampa perché Hinault fosse presente al Tour, ma fare ciò avrebbe significato per me rinnegare l'idea che mi ero fatta di lui e del ciclismo in generale e cioè evitare di andare troppo svelti e per me i G.T. sarebbero arrivati nel 1978. E come previsto egli vinse in aprile la Vuelta, ma certi bravi critisci scrissero che non aveva provato niente, perché la concorrenza non era ... E allora eccoci al Tour: a 23, certo non ancora al massimo, ma era pronto e lo dimostrò trionfando con facilità in tutti i settori. A posteriori credo sinceramente che con lui occorreva comportarsi come ho fatto, tenuto conto del suo temperamento offensivo e della sua feroce volontà di darsi a fondo in ogni corsa, dovevo ben calcolare e limitare i suoi obiettivi. Alcuni parametri non possono essere percepiti dagli spettatori e uno di questo è l'enorme importanza della squadra. Niente rimpiazza la forza e la solidarietà di un collettivo e noi avevamo installato una sorta di "unione sacra" che nulla per il momento pareva turbare. Io trovo ingiusto voler attribuire il successo di un gruppo a un solo individuo, a detrimento degli altri; certo non ero io che pedalavo, quando Bernard vinceva, non ero io a creare i distacchi a prendere rischi in discesa e a soffrire da non poterne più in salita, era lui e soltanto lui. Però si potrebbe replicare che senza Guimard, Van Impe non avrebbe mai vinto il Tour. Secondo me sono due verità che dimostrano come nel tandem Guimard-Hinault non ci sia stato un *profittatore* e un *donatore* e la reltà è che noi avevamo bisogno l'uno dell'altro in permanenza e forse questo svela tutto il mistero degli incontri umani. :) Da sempre ho avuto voglia di consigliare quell'uomo e lui mi è sempre sembrato desideroso di accetare i miei consigli e questo è quanto. :cincin: (continua)


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Re: Ciclismo francese

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Fra bretoni eravamo fatti per intenderci, anche se noi avevamo un differenza parecchio grossa: Hinault non parlava mai, o diciamo molto poco: andare all'essenziale era per lui come una seconda natura. Per me Bernard è probabilmente il più grande potenziale di tutti i tempi, superiore a Mercks e Coppi e anche a Anquetil: la forza lombare di Bernard era incomparabile, un vero figlio de "Les Côtes d'Armor". B: H. un istintivo, quasi sempre metteva un piede in ... ma al momento dovuto tornava indietro senza precipitare, riusciva quasi sempre in extremis a non commettere un errore fatale, perché lui le cose le sentiva. ;) Nel 1976, nel mio primo anno al comando della Gitane il primo giorno alle ore 9 mancava un solo corridore, che non aveva ancora alcun senso della puntualità, ma riguardo al cattivo carattere era di già a buon punto e dopo il rimprovero per il ritardo rispose: "Non siamo mica militari qui!" Lasciamo perdere quello che risposi io, perché il giorno dopo arrivò quando doveva. ;)
Che fosse in corsa o no egli aveva un ego e un orgolio tali che gli facevano fare delle cose impossibili, solo per dimostrare che era il più forte, anche se non ne aveva per niente bisogno. E infatti pian piano ha compreso che le sue reazioni troppo violente lo spingevano molto spesso a sbagliare e talvolta a commettere erroti gravi. Affinché le sue qualità non diventassero difetti gli ci voleva un ... e io lo divenni. :cincin:
Ma ritorniamo alle cose insensate che diventavano imprese, forse più grande è la L-B-L del 1980, allorché la neve cadeva dall'inizio e dopo due ore erano rimasti 64 corridori; dopo il rifornimento, ai piedi dalla Stokeu. è partito e si è fatto gli ultimi 80 km. da solo. :champion:
Ma io rammento un episodio ancora più allucinante, al Giro di Lombardia del 1979, durante la salita de l'Eco (nota mia, non so di che parla, perché questa salita non l'ò mai sentita) a 170 km. dall'arrivo, vassapé (se non per orgoglio) si è lanciato in un vero "braccio di ferro" con Francesco Moser: facevano a gara e mettere una mezza ruota davanti a quella dell'altro. A quel gioco non si poteva vincere contro il Tasso e Moser fu piuttosto sciocco a credere nel contrario e infatti Bernard ha preso un metro di vantaggio, poi due e ... in cima ho sentito su Radiocorsa: "Hinault solo in testa". Mancavano 150 km. all'arrivo e sono andato da lui a dirgli di calmarsi e lui: "Ma no, ho voglia di continuare ancora un po'. :) Per farla breve Bernard vinse "haut la main" quel Lombardia e francamente non avevo mai (quasi) assistito ad una messa a morte collettiva così. :champion:


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BenoixRoberti

Re: Ciclismo francese

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lemond ha scritto:Ma io rammento un episodio ancora più allucinante, al Giro di Lombardia del 1979, durante la salita de l'Eco (nota mia, non so di che parla, perché questa salita non l'ò mai sentita)
Immagina uno scrittore che registra le dichiarazioni di Cyrille e poi le sbobina. Cyrille aveva parlato della "Montée de Leccò" e quello ha scritto della salita dell'Ecò, maccheronizzando o meglio baghettizzando l'italiano.
Nel 1979 fecero il Colle di Balisio che scende a Lecco. Lì Bernard fece davvero una grande impresa, provocando subito la bagarre e scappando con 5 fuggitivi, su cui rientrarono solo Contini e Gavazzi; gli altri lo rividero sotto la doccia. Alla fine solo un enorme Contini (grande pelatone) gli resistette, ma in volata :(
Credo sia andata così.
Su Moser-Saronni :diavoletto: :crazy: :diavoletto:


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Re: Ciclismo francese

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Ma, c'è anche il lato oscuro (della forza :D ), perché il Tasso poteva partire anche in operazioni davvero suicide! :grr: Il più incredibile aneddto del genere ebbe, come teatro, il Tour del 1979, in una tappa affatto anonima. Eravamo nella prima parte della G.B. e la Raleigh si era messa in testa, perché c'era un forte vento e dunque rischi di ventagli. Bernard, come la prudenza voleva, non lasciava mai le prime posizioni, ma al contempo dimostrò alquanta irritazione nei confronti dei corridori della squadra olandese e dopo un po' (non ho mai saputo perché) ha visto ROSSO ed è partito per dimostrare loro chi era il *Patron*. I Raleigh, vedendolo agire in quel modo, l'ànno lasciato partire da solo. Io pensavo che Bernard si sarebbe rialzato di lì a poco, ma dopo diversi km. ho cominciato ad avere paura. :x Aveva 50" di vantaggio, il che mi impediva di superare il gruppo per parlargli, allora sono andato dai miei corridori, ordinando loro di passare in testa e andare a riprendere quel *testone*. :x I ragazzi mi hanno guardato :dubbio: :dubbio: :dubbio: "Cyrille, tu vuoi che ci si metta a tirare per riprendere Bernard?" E allora io, folle di rabbia: " Che volete perdere oggi il Tour ... o cos'altro?" :grr: Appena tre minuti dopo c'era tutta la Renault lanciata in una speciale cronometro a squadre per andare a riprendere il proprio leader. :diavoletto: E alla radio naturalmente si è sentita la cronaca dettagliata dell'inseguimento e quasi nessuno credeva alle proprie orecchie. Vi lascio immaginare che cosa abbia gridato il Tasso quando ha visto i suoi arrivare, ma il grande Chalmel gli ha risposto: "Se tu hai un problema, vai a parlarne direttamente con Cyrille". Inutile dire che la sera ho dovuto aspettare che la pressione calasse un po' prima di andare a trovarlo, perché quando Lui era entrato in Albergo, dalla rabbia, avrebbe ucciso a calci un toro. :grr: Perché lui spesso, a causa del suo orgoglio, reagiva più come un pugile che come un ciclista. :) Per amministrarlo al meglio occorreva fargli credere, in genere, che era lui a manovrare le cose e volte, invece, provocarlo come un pugile, cioè lanciargli contro delle parole anche molto violente. A ognuno il suo, perché se avessi usato lo stesso metodo con Fignon, sarebbe sceso subito dalla bici e Lemond invece mi avrebbe, probabilmente, tirato un pugno sul naso. :D (continua)


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BenoixRoberti

Re: Ciclismo francese

Messaggio da leggere da BenoixRoberti »

Riguardo allo strafalcione francese tra la salita di Lecco e la salita de l'Ecò, mi è venuto in mente uno splendido aneddoto di tanti anni fa.

Un signore delle mie parti, di nome da carta d'identità Bernardino, con parecchi parenti francesi, andava in Francia a Grenoble abbastanza spesso.
Una volta arrivò al ristorante dai cugini in ritardo e tutti alla sua vista urlarono "Bernardinò !".
Uno da un altro tavolo, che aveva capito "Bernard Hinault", commentò acido: "Oui et je suis Laurent Fignon". :diavoletto:
Bernardino non prese bene la battuta e gli replicò: "E' inutile che ridi, in Italia ce ne sono centinaia di Bernardinò, da voi uno solo!". :lol: :italia:


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Re: Ciclismo francese

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BenoixRoberti ha scritto:Riguardo allo strafalcione francese tra la salita di Lecco e la salita de l'Ecò, mi è venuto in mente uno splendido aneddoto di tanti anni fa.

Un signore delle mie parti, di nome da carta d'identità Bernardino, con parecchi parenti francesi, andava in Francia a Grenoble abbastanza spesso.
Una volta arrivò al ristorante dai cugini in ritardo e tutti alla sua vista urlarono "Bernardinò !".
Uno da un altro tavolo, che aveva capito "Bernard Hinault", commentò acido: "Oui et je suis Laurent Fignon". :diavoletto:
Bernardino non prese bene la battuta e gli replicò: "E' inutile che ridi, in Italia ce ne sono centinaia di Bernardinò, da voi uno solo!". :lol: :italia:
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Re: Ciclismo francese

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BenoixRoberti ha scritto:Riguardo allo strafalcione francese tra la salita di Lecco e la salita de l'Ecò, mi è venuto in mente uno splendido aneddoto di tanti anni fa.

Un signore delle mie parti, di nome da carta d'identità Bernardino, con parecchi parenti francesi, andava in Francia a Grenoble abbastanza spesso.
Una volta arrivò al ristorante dai cugini in ritardo e tutti alla sua vista urlarono "Bernardinò !".
Uno da un altro tavolo, che aveva capito "Bernard Hinault", commentò acido: "Oui et je suis Laurent Fignon". :diavoletto:
Bernardino non prese bene la battuta e gli replicò: "E' inutile che ridi, in Italia ce ne sono centinaia di Bernardinò, da voi uno solo!". :lol: :italia:
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Re: Ciclismo francese

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http://www.cicloweb.it/news/2013/06/22/ ... luglio-anc

CarLemond: Vraiment je ne pense qu'à lui (cit.) :)


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Re: Ciclismo francese

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Basso ha scritto:http://www.cicloweb.it/news/2013/06/22/ ... luglio-anc

CarLemond: Vraiment je ne pense qu'à lui (cit.) :)
Quanto a competenza ciclistica non penso proprio che ci sia concorrenza, però le scelte, di solito, sono politiche e allora. :dubbio:


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Re: Ciclismo francese

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Il palmarès di Bernard è sotto gli occhi tutti, ma non spiega a sufficienza. Hinault, con me prima e senza dopo, ha riuscito in pieno la sua carriera di ciclista e di uomo. Secondo me, lui mi deve molto ed io gli sono enorme debitore: è stato lo strumento della mia "redenzione" proprio a me che avevo dovuto rinunciare alla carriera sportiva molto prima del tempo. Il Tasso era più di una corridore e la sua statura ingrandirà nel tempo? Forse, ma non ho voglia di rispondere a questa questione senza fine, a me basta conservare dentro il ricordo di:

l'Hinault rosso di collera

l'Hinault che si libera di tutto, anche di sé stesso

l'Hinault magistrale, magnifico, imbattibile

l'Hinault di un tempo, dove gli uomini si guardavano in faccia, per apporsi o amarsi, sapendo altresì incarnarsi in qualcosa di più grande di loro: il Ciclismo. :cincin:


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Re: Ciclismo francese

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Anno 1984, quando Bernard ci ha lasciato, sapevo che noi avevamo contro un cliente importante che, presto o tardi, sarebbe rivenuto al suo miglior livello (beh no, diciamo quasi, perché in effetti il suo potenziale precedente non l'à più ritrovato). Per ritornare al corridore 1982 avrebbe dovuto lavorare molto più di prima e questa motivazione non l'aveva, perché ormai aveva già vinto tutto ed è difficile in queste condizioni riuscire a restare *corridore* al 100% o anche più. Nella nuova squadra il Tasso era diventato il padrone assoluto, senza neppure un D.S. ma solo un preparatore atletico nella persona di Paul Koechli. Poteva funzionare? Io credo di no e anche Bernard Tapie dopo poco tempo se n'è reso conto e P.K. è stato "ringraziato". L'altra cosa che ha fatto Tapie è stata quella di prendersi tutti i migliori corridori della Renault: Lemond, i fratelli Madiot, Poisson, Gayant etc. e anche ciò non è stata una bella cosa, almeno dal punto di vista morale. :x Salvo rare eccezioni posso dire di aver amato i miei corridori e ho sempre cercato di consentire loro di progredire. Per la maggior parte li ho presi giovani (17/18 anni) e questi ragazzi li ho visti crescere fino a che a 27/28 anni hanno tutto il diritto di guardati negli occhi da pari a pari e talvolta quello era il momento di dirci arrivederci, perché le strade si dividevano e talvolta ero pure io a dirlo. Infatti ho la pretesa di credere che il "sistema Guimard" funzionava perché dedicavo ad esso tutto il mio tempo e io chiamerei tutto ciò anche: una certa idea di progresso. :)


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Re: Ciclismo francese

Messaggio da leggere da lemond »

Laurent Fignon

I grandi miti nascono dai riti, ha scritto Laurent nel suo libro, a proposito della suo "raddoppio" al Tour del 1984. Dopo un Giro scandaloso, dove gli avevano letteralmente "rubato" la vittoria, era determinatissimo alla partenza della "Grande boucle". Il ritorno di B.H. con i suoi nuovi colori della "Vie claire" avrebbe prodotto il duello tanto atteso H. vs F. e ciascuno avrebbe alla fine conosciuto chi ... Una gran parte della stampa aveva scelto il proprio campo e sognava il ritorno trionfale del Tasso e quando Hinault vinse il prologo ci fu per lui un trionfo mediatico. Ma io mi fregavo le mani, perché nel suo esercizio preferito Bernard aveva distanziato Laurent di soli tre secondi e il seguito avrebbe dimostrato anche troppo che non mi sbagliavo. Già nella crono successiva .., perché prima non era successo niente, salvo il sempre maggior nervosismo di Hinault che cercava di assicurarsi anche qualche secondo negli "sprint bonification" :-( , insomma il bretone conduceva una guerra di usura contro sé stesso. Dicevo che nella crono di 67 km a Le Mans, Laurent superò Bernard di 49" e, secondo me "ite missa est". :) Naturalmente Hinault non ha mai abdicato e addirittura provò ad attaccare in pianura, prima della salita finale all'Alpe d'Huez, una forma di suicidio, ma tant'è. :x Sulle prima rampe Fignon lo aveva già ripreso e lo staccò appena io gli detti l'ordine e il Tasso dovette concedere, in cima, tre minuti. Quel giorno scoppiò una polemica feroce, perché Laurent, rispondendo sinceramente ad un giornalista disse che quando lo aveva visto partire, si era messo a ridere. :D In un'intervista successiva cercò di rimettere le cose un po' a posto: La domanda era: "Come si diventa un gigante?" E Laurent: " Non ne ho alcuna idea, ciò che invece so e che tutto ha fine un giorno, guardate Hinault ha vinto quasi tutto, due anni fa lo si considerava imbattibile e invece oggi non è più il primo al Tour e allora chi può dire come si possa fare a a mantenersi al vertice? E poi nel suo libro scrive: " Io non avevo la classe di Hinault". :cincin:


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Re: Ciclismo francese

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All'inizio del 1985, Laurent con l'aureola in testa del più grande ciclista del mondo irradiava tutto il nostro ambiente ed era bello vivere nella nostra squadra. :) E poi, poco prima della Parigi Nizza ha sentito un dolore alla caviglia sinistra, in seguito ad un colpo che si era data su di un pedale. Sicuramente non era nulla di inquietante, però ... nel corso delle settimane seguenti il dolore scompariva, ma ricompariva. :x Allora consultammo il prof. Saillant e il suo verdetto fu "senza appello": Tendinite che deve essere operata, se vuole proseguire la carriera!" Insomma dovevamo dire addio alla stagione, sperando non solo a quella. :grr: Naturalmente si diffusero voci di ... Fignon doveva essere operato così come prima Hinault, era la prova che c'era un serpente sotto quella roccia comune e che allievo e maestro ne erano stati morsi. L.F. fu operato e la rieducazione durò mesi e mesi e non avemmo più lo stesso ciclista; per conseguenza, lui non sarà più nemmeno lo stesso uomo e io nemmeno! :grr: Allora non mi sarei certo aspettato di non vincere più il Tour come direttore sportivo!
Una cattiva notizia non arriva mai sola, perché, dopo il Tour 1985 senza "leader", perché Tapie mi aveva preso, dopo Hinault, anche Greg Lemond, fu la Renault che mi giocava un brutto tiro, decidendo di ritirarsi dal ciclismo! E pensare che alcuni mesi prima mi avevano chiesto se volevo prendere la direzione della Formula 1. :x Un conflitto sociale si stava svolgendo in quell'anno e i sindacati reclamavano un aumento dei salari, mettendo a confronto le spese sostenute dalla Régie per il ciclismo e la F.1. La pubblicità che il ciclismo rendeva alla Renault non li riguardava, che idiozia umana! Avevamo fatto anche dei calcoli per valutare ciò che comportava, in fatto di vendite di bici e auto, l'esistenza di una squadra che tutti conoscevano e gli agenti commerciali del gruppo dissero che per loro quella decisione rappresentava una catastrofe, perché veniva tolto loro il principale argomento di vendita! Che è diventata in effetti la marca Gitane in seguito? Fu un fallimento annunciato e infatti ora esistono sempre le bici Gitane?
E noi a quel punto che dovevamo fare? (nota mia, ne ha già parlato Fignon nel suo libro di come crearono un nuovo modo di sponsorizzazione)

http://oldforum.cicloweb.it/viewthread. ... 625&page=4


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Re: Ciclismo francese

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Non esiste più la Credit Agricole che una volta era la Peugeot. La Eurocar è erede diretta di quella Renault vincitutto con Hinault ?


noel
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Re: Ciclismo francese

Messaggio da leggere da noel »

CicloSprint ha scritto:Non esiste più la Credit Agricole che una volta era la Peugeot. La Eurocar è erede diretta di quella Renault vincitutto con Hinault ?

La Europcar non ha antenati. E' l'emanazione "continental" della Vendee U una gloriosa squadra dilettantistica. Il primo nome mi pare fosse "Brioches la Boulangere" (se non ricordo male siamo nel 98/99) che tentò il salto di categoria igaggiando i fratelli Beloki. L'impresa fallì miseramente....


Basso
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Re: Ciclismo francese

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noel ha scritto:
CicloSprint ha scritto:Non esiste più la Credit Agricole che una volta era la Peugeot. La Eurocar è erede diretta di quella Renault vincitutto con Hinault ?

La Europcar non ha antenati. E' l'emanazione "continental" della Vendee U una gloriosa squadra dilettantistica. Il primo nome mi pare fosse "Brioches la Boulangere" (se non ricordo male siamo nel 98/99) che tentò il salto di categoria igaggiando i fratelli Beloki. L'impresa fallì miseramente....
Piccole correzioni:
- il primo anno fu il 2000;
- il primo nome fu Bonjour-Toupargel;
- Joseba e Gorka Beloki arrivarono solo nel 2004, un anno dopo la storica e tremenda caduta al Tour del primo.


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Re: Ciclismo francese

Messaggio da leggere da Winter »

Stuzzico il buon Carlo Lemond e prendo un pezzo del libro di Poulidor..

Parla di Anquetil

Un giorno , un mio tifoso che abita nel villagio natale di Chirac , in Charente , et che si sposta su una sedia a rotelle , viene a trovarmi e mi chiede se è possibile incontrare Jacques. Ogni anno , questo appassionato assiste ai Campionati del Mondo , Jacques l'avra' probabilmente visto 1 o 2 volte.
Gli do l'indirizzo di Jacques in Normandia...
Il Tifoso arriva davanti alla proprieta' nel momento in cui Anquetil sta per partire per Parigi..
Il Tifoso si presenta : " Sono un tifoso sfegatato di Raymond Poulidor , la mia salute sta peggiorando. Prima di morire , vorrei discutere un po' con lei... "
Jacques : " Parto per Parigi pero' torno domani. Andate in casa. Jeanine , mia moglie , si occupera' di voi "
Il giorno dopo , come promesso , Jacques torna.
Il mio tifoso è restato due giorni a casa sua e Jeanine si è occupata di lui facendogli da mangiare e preparando pure una camera al pian terreno per evitare le scale..

----
Sempre su Anquetil

La nostra amicizia è nata nel 1974. All'epoca , io (Poulidor) ero ancora corridore , Jacques invece si era ritirato.
Una sera Jacques viene a trovarmi in camera , con l'aria annoiata :
" Raymond tu m'emmerdes encore (inutile tradurre ;) ) , sai che mia figlia sta per avere due anni.. Vuole un cappellino come il resto dei bambini del villaggio , hai un cappellino per lei ? "
Gli do il cappellino e gli chiedo delle notizie della piccola Sophie , innocentemente aggiungo :
" Iniziera' a dire le prime parole ? "
" L'hai detto ! Dice quasi sempre Poupou (il soprannome di Poulidor) e mai Papa :D Tu m'emmerdes anche con i miei figli! "


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Re: Ciclismo francese

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Un episodio del libro di Laurent mi ha molto rattristato e cioè quando dichiara che io non ho fatto nulla per impedire che i fratelli Madiot lasciassero la nostra squadra. :x
Ma la nostra storia in toto alla fine con Fignon mi ha addolarato profondamente, ma riflettendoci, l'unica cosa che mi posso rispondere è che la nostra intesa era basata sul fatto che io ero il capo del "commando" A partire dal momento in cui mi sono accorto che le cose non funzionavano più in quel modo, non ero più il C. Guimard d'antan e ciò portava inevitabilmente a ... :grr: Certo, ormai l'ò capito, la doppia carica: corridore-dirigente era invivibile per lui, per me e per tutti. Abbiamo vissuto, fra noi due, grandi momenti di gioia e di concordanza di idee, ma poi il tempo e le disgrazie ci hanno usurato e non abbiamo avuto la capacità di mettere i nostri rancori sul tavolo per esaminarli ad uno ad uno. Purtroppo è andata così. :grr:


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Re: Ciclismo francese

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Champs-Elysées 1989

Mi rammento molto bene della sera: abbiamo avuto tutti la capacità di superare l'avvenimento e durante la cena tutto si è svolto bene, Laurent in particolare ci ha guitati alla calma. Insomma abbiamo cercato di dimenticare, ma è possibile? Dopo un po', con grande nostro stupore, abbiamo visto arrivare N. Sarkozy che era l'amministratore dell'associazione France-Competition. Alcuni giorni prima mi aveva fatto sapere che non poteva essere all'arrivo di Parigi per delle questioni personali e quindi mi ha visto molto meravigliato e lui ha subito espresso il concetto che: "Per la vittoria non sarei potuto venire, ma di fronte ad una simile sconfitta non potevo mancare!" E' restato un buon quarto d'ora e, secondo me, tutto Sarkozy si può riassumere in questa scena, si può dire che essa marca un carattere. :)
Ho saputo più tardi che c'erano stati degli applausi in sala stampa, nel momento in cui Lemond era stato dichiarato vincitore. Che pensare dell'atteggiamento di alcuni giornalisti francesi? I fatti erano stati favolosi, lo scenario quasi "incredibile" e, di fronte ad uno spettacolo così, era comprensibile che gli spettatori si fossero alzati per applaudire. Negli ultimi cinque minuti la gente aveva assistito al più grande finale della storia del Tour e tutti quelli che c'erano non lo dimenticheranno mai. E i giornalisti francesi che hanno applaudito alla sconfitta di un compatriota provano almeno una cosa e cioè che un giornalista è comunque un uomo. :cincin:
Dopo il Tour gli avvenimenti si sono succeduti (semplicemente) e noi non abbiamo mai affrontato l'argomento, una sorta di pudore comune. E poi ... la vita riprendeva il suo corso, ma era la stessa? Ma era lo stesso Laurent Fignon? :dubbio: :dubbio: :dubbio:


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Re: Ciclismo francese

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Non so perché, ma dall'americano furbo chiamato Greg Lemond emanava qualche cosa di europeo, quasi di francese, come se fosse stato programmato per rivenire un giorno (in bici) sul continente dei suoi antenati. Con lui è stato un viaggio strano, il più immobile, ma anche uno dei più interessanti. Era un giovane corridore che seguivo con attenzione dal 1979, perché Ph. Chevalier ne aveva fatto gli elogi al campionato del mondo junior. L'americano aveva vinto il titolo su strada, ma anche la medaglia nell'inseguimento su pista (senza avere una bicicletta per la specialità) e, ciliegina sulla torta, la medaglia di bronzo nella crono-squadre. Philippe mi aveva detto: "Emana una vera potenza, è un fenomeno". A partire da quel giorno, tutte le volte che potevo sapere qualsiasi informazione su di lui, non me la lasciavo scappare, ma ho dovuto attendere l'anno seguente per vederlo, infine, in bici. Era al Circuito delle Ardenne, dove aveva vinto una tappa; poi è arrivata la Granitier Breton, una corsa a tappe regionale "chez moi". :D Però io non parlavo una parola d'inglese ed ho quindi fatto venire con me L. Bailly per la traduzione, perché volevo assolutamente incontrare questo "energumeno" che aveva osato diventare corridore ciclista, il che era una grossa anomalia nel suo paese. Il giorno prima aveva vinto la tappa e in quello dopo che vedo? Si era ritrovato in fuga con altri cinque e, dopo un'ora, avevano preso un vantaggio di tre minuti. Con tale vantaggio era evidente che lui fosse in posizione favorevole per vincere il Giro e probabilmente io non sarei stato più l'unico D.S. a volerlo prendere. :x La fortuna fu però dalla mia parte, perché forò nel peggior momento, anche perché la sua vettura per il cambio ruota non arrivava. Il tempo scorreva, Greg era sempre più furioso ... Alla fine è arrivata e da lì è sceso, con grande flemma e "nonchalance", con il suo bel cappello di cowboy, una specie di direttore sportivo. Una vera caricatura, non avrei voluto mancare quello spettacolo per niente al mondo. :crazy: :diavoletto: :crazy:
Vedendolo arrivare, Greg ha buttato la bici da una parte ed è andato incontro all'uomo con passo deciso e gli ha, credetelo o no, tirato un destro memorabile, mandandolo a finire sulla "capot" dell'auto. :violino: Il ragazzo, l'ò capito subito, aveva un bel temperamento. :ole: (continua)


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Re: Ciclismo francese

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La sera sono andato a trovarlo, come convenuto e il nostro colloquio fu molto amichevole: si dimostrò allo stesso tenpo timido, ma sicuro di sé stesso e non nascose il suo entusiamo a l'idea di venire a correre in Europa e tre o quattro giorni più tardi firmava un pre-contratto. Quanto è ritornato, la sera dell'arrivo del Tour 1980, abbiamo conncordato il contratto definitivo, ma io volevo saperne di più su di lui e su chi aveva intorno e allora, insieme a Bernard Hinault e Jean-Marie Leblanc, che all'epoca era ancora giornalista, siamo andati negli S.U.A. Bisogna rammentare che all'epoca sapevamo molto poco degli americani (nel ciclismo) e probabilmente nutrivamo qualche prevenzione. Siamo arrivati a Reno (Nevada) e che abbiamo visto? Gente affatto normale che viveva come ... noi. :D In breve, fu un soggiorno molto piacevole ed io ero entusiata del fatto che per Greg la differenza di abitudini in Europa non sarebbe stata così grande come me la immaginavo. :cincin: La sola cosa che non avrei potuto imporgli sarebbe stata di vivere in un appartamento, gli ci voleva una casa dove vivere con sua moglie (perché lui si è sposato molto presto), così gliene ho trovata una non lontana dalla mia, dove è rimasto due anni, dopo ha preferito trasferirsi in Belgio. (continua)


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Re: Ciclismo francese

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Contrariamente a quel che si crede Greg non era un tipo chiuso, il fatto che lo sembrasse era dovuto al suo essere americano; per il resto era molto aperto in ogni aspetto della vita e massime ai consigli che potevano dargli le persone di cui si fidava. La sua principale difficoltà era l'alimentazione: mangiava qualunque cosa gli capitasse. :x Nel suo mestiere era di una grande precisione. rispettava scrupolosamente le consegne, ma il suo difetto maggiore era che non conosceva per niente la storia del ciclismo, assolutamente niente, però ha cercato di colmare alla svelta questa enorme lacuna. Con lui quando qualcosa non andava, lo sentivo immediatamente. :) In meno di una stagione mi sono accorto che aveva il potenziale per vincere il Tour, perché possedeva il marchio dei Grandi: una enorme capacità sul passo e, una volta dimagrito, saliva altrettanto bene. Queste e non altre sono le qualità che servono per aprirsi le porte della gloria. :cincin:
Egli è nato nel 1961 e, contrariamente a Fignon (di un anno maggiore), non era pronto nel 1983, ma l'anno dopo, pur non partecipando al duello Fignon-Hinault, era riuscito comunque ad aggiudicarsi il podio nell'ultima settimana. E fu allora che B. Tapie, ancora lui, ha "tirato fuori" il carnet degli assegni e l'à convinto a lasciarci. :x Anche se è vero che la presenza di Laurent gli avrebbe sbarrato la strada, perché nessuno poteva immaginare che il doppio vincitore del Tour (consecutivo) potesse essere messo da parte da un grave infortunio. :grr: (continua)


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Re: Ciclismo francese

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Greg aveva due obiettivi nella stagione, perché solo due corse contavano per lui e cioè il Tour e il Campionato del Mondo, era una sua particolarità (in quanto americano e non conoscendo, come ho detto, la storia del ciclismo, erano le sole due corse che aveva imparato ad amare). Al termine della carrirera ha vinto 3 volte il Tour e 2 il Campionato del mondo, non andate a cercare altre grandi prove nel suo "palmarès", perché non ci sono. In esse non riusciva a sublimarsi ed è stato il primo a basare il suo programma per luglio/agosto, rendendo così un brutto servizio al ciclismo, perché, dopo di lui, lo hanno fatto in parecchi (anche non americani). :x
Greg ha avuto dalla sua parte un fattore molto importante: sapeva ben destreggiarsi con i media e si accaparrava facilmente le simpatie dei giornalisti; si deve aspettare la fine della carriera per sentir dire da lui cose fracassanti e scoprire che sapeva anche "parlare diretto". Ciò che ha potuto/saputo dire su Lance Armstrong, per esempio, alcuni anni fa, era, allo stesso tempo, intelligente e pertinente. (continua)


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Re: Ciclismo francese

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Sull'edizione odierna de l'Equipe Thibaut Pinot afferma a proposito delle discese: "Ho paura dell'alta velocità come coloro i quali hanno la fobia dei ragni o dei serpenti"


11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
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Re: Ciclismo francese

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Basso ha scritto:Sull'edizione odierna de l'Equipe Thibaut Pinot afferma a proposito delle discese: "Ho paura dell'alta velocità come coloro i quali hanno la fobia dei ragni o dei serpenti"
Anch'io e le discese le ho sempre fatte con i freni tirati, ma non avrei mai fatto il ciclista di professione. :)


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Re: Ciclismo francese

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Non dimentico il suo terribile incidente di caccia nel 1987 che avrebbe potuto por termine alla sua carriera e forse costargli anche la vita. Colpito ai reni e all'addome, gli occorsero due anni per ritornare in forma e infatti nel 1989 vinse il suo secondo Tour. Forse non era rivenuto al suo miglior livello, ma io, per quanto mi riguarda resto molto critico sul suo modo di correre: opportunista. Mi si dirà che "correva all'economia". Certo, ma se devo rispondere la verità, devo dire che non ha mai vinto il Tour, perché li avrebbe dovuti perdere tutti. Giudicate voi.
Nel 1986, in tutta logica, Hinault avrebbe dovuto vincere il suo sesto Tour, se non avesse corso stupidamente nella famosa tappa di Superbagnères, attaccando quando aveva un vantaggio consistente.
Nel 1989, Fignon avrebbe dovuto vincere, senza la sua ferita al ...
E nel 1990 Claudio Chiappucci avrebbe dovuto vincere se non avesse commesso errori grossolani che preferisco non ricordare.

Nota mia, il fatto che preferisca non ricordare il Tour del 1990 la dice lunga sul suo stato d'animo nei confronti di Greg, gli brucia la sua vittoria e non certo per Chiappucci; così come lascia passare il 1985 (vittoria di Hinault, proprio perché Lemond accettò di lasciarlo vincere, mentre nel 1986, in tutta logica e rispetto della parola data fra compagni di squadra) Greg, che era il più forte, avrebgbe dovuto vincere, mentre secondo lui ... ma lasciamo perdere, perché credo che Guimard non sia una "bella persona". :x


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Re: Ciclismo francese

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Basso ha scritto:Sull'edizione odierna de l'Equipe Thibaut Pinot afferma a proposito delle discese: "Ho paura dell'alta velocità come coloro i quali hanno la fobia dei ragni o dei serpenti"
A proposito delle salite cosa dice ?
Non è che, quest'anno, abbia un rapporto felicissimo neppure con quelle.
Vediamo al Ventoux.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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Re: Ciclismo francese

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L'importante, per me, non è mai stato il formare unicamente degli sportivi, ma soprattuto uomini. Bisogna spiegare, convincere e far aderire il gruppo alla propria filosofia (nota, mia: "mutatis mutandis" è quello che pensavano i talebami. :diavoletto: ). Voi non potete immaginare quando mi rendevo conto che non avevano più bisogno di me, quando gli allievi raggiungevano o oltrepassavano il maestro, in quel momento ero il più felice degli uomini.
Aneddoto (nanetto, avrebbe detto Frassica :D ): un giorno, al Tour è partita una fuga; tatticamente per noi era interessante, ma senza che io potessi comprenderne la ragione, parecchi dei miei ragazzi si erano impaurit e, di conseguenza, tiravano per il ricongiungimento. Era un errore e allora sono subito andato alla loro altezza per rimproverarli, ma non ho avuto il tempo, perché, appena mi ha visto Larent Fignon ha cominciato ad urlare ai suoi compagni: " Ve l'avevo detto che non bisognava tirare!" La lezione fu comunque profittevole per tutti. :cincin: Le grandi corse a tappe non si vincono senza una coscienza collettiva. :old:


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Re: Ciclismo francese

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Re: Ciclismo francese

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Che cosa rimprovero di più alle "radioline"? Il fatto che rende i corridori *schiavi*, a che serve la strategia per un corridore, quando lo si trasforma in robot? Oggi i d.s. non hanno più bisogno di spiegare la corsa, basta che la capiscano loro e poi diano l'ordine di tirare o no e tutto finisce lì, senza che i destinatari neppure si domandino perché lo fanno. :x Non si cerca più di far riflettere i corridori e questo è un crimine contro il ciclismo e contro l'istinto degli uomini. peggio ancora, le radioline sono divenute un alibi per i corridori, perché se qualcosa va male, chi è il responsabile? Non certo chi ha solo eseguito (fedelmente), mentre dovrebbero essere loro a fare la corsa e non i direttori sportivi. (Nota mia, non mi pare però che Guimard abbia mai applicato questo suo pensiero :-( ) E i risultati si sono visti, perché ormai il Tour ha perso quel suo carattere "onirico" e poetico (come ai tempi di Vietto, Coppi, Anquetil) per diventare solo il riflesso di ciò che esiste di peggio nella nostra epoca. :x Il prefabbricato ed il "marketing" sono quel che resta del ciclista formattato e infatti per la sua notorietà un corridore preferisce ormai una fuga di 180 Km. in una tappa del Tour che finire secondo in una Liegi. :grr: Quelle che si chiamano fughe pubblicitarie sono per me il riconoscimento della propria impotenza. E poi, sempre a proposito delle radioline, è disonesto sostenere che servono per la sicurezza. Ad es. si dice sempre che Kivilev è morto per l'assenza del casco e non invece perché aveva delle difficoltà nella ricezione alla sua radio e, per questo motivo, stava utilizzando le mani per altro e non per guidare la bici e quando ... non ha avuto i riflessi pronti e cìè stata la caduta fatale. :grr: In più noi sappiamo ormai che le radioline sono pericolose per la sicurezza delle corse. Nei momenti nevralgici tutti i D.S. dànno gli stessi comandi nel medesimo momento e il risultato è che tutti i corridori vogliono rimontare nello stesso istante (o giù di lì). In più, proprio nei momenti di tensione e di sbandamenti vari da una parte all'altra della carreggiata, la metà del gruppo si trova in pieno ascolto e quindi presta molta meno attenzione a tutto il resto e magari non si accorge se qualcuno gli taglia la strada. :muro:


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Slegar
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Re: Ciclismo francese

Messaggio da leggere da Slegar »

Winter ha scritto:Stuzzico il buon Carlo Lemond e prendo un pezzo del libro di Poulidor..
Sempre su Poulidor. Nelle foto e immagini che ho visto era sempre in maglia Mercier; perciò sono andato sul sito di Mémoire di cyclisme per vedere la carriera di Raymond ed in che squadre aveva militato.

Con sorpresa, ma fino ad un certo punto, ho saputo che Raymond Poulidor ha militato sempre nella Mercier ma ho avuto l'ulteriore conferma, guardando sempre sullo stesso sito, che la squadra transalpina è stata una delle formazioni più grandi e longeve della storia del ciclismo operando ininterrottamente dal 1933 (con il nome F. Pélissier - Mercier - Hutchinson ma dal 1935 diventa "main sponsor" come Mercier - Hutchinson separandosi da Francis Pélissier) al 1983 con il nome di Coop - Mercier - Mavic (la squadra ha chiuso alla fine del 1984 con la denominazione Coop - Hoonved). Nella squadra francese hanno militato oltre a Poulidor grandissimi campioni, soprattutto belgi, o personaggi comunque noti come Brik Schotte, Rik Van Steenbergen, Sylvère Maes (nella fase finale della sua carriera), Raymond Impanis, Fred De Bruyne, Luis Ocana (agli esordi), Jean Stablinski (all'ultimo anno di carriera), Cyrille Guimard, il ciclocrossista tedesco Rolf Wolfshohl, Gerrie Knetemann, Joop Zoetemelk, Sven Åke Nilsson, Raymond Martin, Daniel Gisiger, Joël Gallopin, Christian Seznec (uno dei preferiti al traguardo di De Zan), Kim Andersen e Régis Clère.


fair play? No, Grazie!
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Re: Ciclismo francese

Messaggio da leggere da Admin »

Tornerà buona per uno dei prossimi notes ;) :cincin:


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
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Slegar
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Re: Ciclismo francese

Messaggio da leggere da Slegar »

Mémoire du cylisme è una gran fonte per il ciclismo storico. Nel primo TourNotes è stato fatto un ritratto della Peugeot; pensa che quella squadra è stata la più longeva di tutte restando in gruppo per più di cento anni (1904-2008) terminando la sua storia con la chiusura della Crédit Agricole. La stessa Reanult-Elf diretta da Guimard è una parte di una lunga storia durata 36 anni (1960-1995) ed iniziata con una piccola squadra, la Pelforth 43 - Carlier diretta da Maurice De Muere, e conclusa con la Castorama. Trentasei anni e soli tre DS: Maurice De Muere (1960-1968), Jean Stablinski (1969-1975), Cyrille Guimard (1976-1995).


fair play? No, Grazie!
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