Campioni ciclisti verso l'anoressia
Per alcuni la massa grassa è sotto la barra pericolosa del 5%

«I grandi campioni del ciclismo di oggi? Sembrano sopravvissuti ai campi di sterminio».
Parola di un ex corridore e membro dell'organizzazione del Tour de France, che nel suo cellulare conserva una foto di
Christopher Froome nel 2009, quando il ciclista britannico aveva 24 anni: ben prima, dunque, che il campione si infliggesse la drastica dieta che ha contribuito a fare di lui un plurivincitore del Tour ma che lo ha ridotto pelle e ossa. Lo scorso settembre Froome ha posato nudo per il quotidiano britannico Times, in un'immagine che ricorda i cadaveri plastinati della mostra itinerante Real Bodies. Certo è che il giro di gite della sua carriera è coinciso con una notevole perdita di peso. «Mi sono messo alla fame per perdere peso e non credo affatto che questo sia sano né sostenibile», ha dichiarato qualche tempo fa. Alla vigilia della Vuelta di Spagna 2011, Froome perse 4,5 chili in sette settimane. Ne perse poi altri 2,5 in occasione del suo primo Tour de France, nel 2012.
Il miglioramento del rapporto tra peso e potenza sviluppata ha fatto il successo della prima «cavia»:
Bradley Wiggins, vincitore del Tour 2011 con 9 chili in meno rispetto all'epoca in cui era stato incoronato campione olimpico su pista. Il peso è diventato ormai un'ossessione nelle squadre. Per alcuni esperti, è il calo del ricorso al doping che ha costretto i corridori a concentrarsi sulla dieta. Oggi la «politica della bilancia» dipende in gran parte dai medici della squadra. Alcuni di essi non impongono nulla e si accontentano di misurare la massa grassa ogni cinque giorni. Altri procedono a una pesata quotidiana. I campioni hanno imparato a coricarsi quando hanno fame. E ad allenarsi a stomaco vuoto o senza glucidi, per abituare l'organismo a sollecitare nuove fonti di energia.
Romain Bardet è ancora più longilineo di Froome: alla partenza del Tour de France pesava 62 kg per 1,84 metri di altezza. La massa grassa di alcuni ciclisti è sotto la barra del 5%, un livello in cui il sistema immunitario è minacciato. È tra i più giovani che le derive, in assenza di controllo medico, preoccupano di più. Ma l'estrema magrezza di tutti i corridori più forti è un fenomeno che preoccupa le autorità del ciclismo. Addirittura David Lappartient, presidente dell'Uci, l'Unione ciclistica internazionale, evoca con Le Monde «comportamenti anoressici». Mentre il direttore medico dell'Uci, Xavier Bigard, si inquieta per i «mezzi messi in opera per arrivare a questi stati», citando l'assunzione di ormoni tiroidei (T3 e T4). Normalmente prescritti a pazienti che soffrono di insufficienza della tiroide, queste capsule in vendita libera su Internet facilitano l'eliminazione dei grassi e sono utilizzate da diverse squadre, malgrado l'alto rischio di squilibri ormonali. Per il momento non sono vietate dal codice mondiale antidoping, ma l'Uci pensa a un «controllo e a una regolamentazione dell'utilizzo di questi estratti ormonali». «Gli estratti tiroidei sono ultrapericolosi e inconcepibili», taglia corto Jacky Maillot, medico della squadra Groupama-FDJ. «Dovrebbero essere vietati perché si tratta di doping mascherato».
Prima degli ormoni tiroidei, l'Uci intende regolarizzare, a partire dal 2019, anche l'assunzione di corticosteroidi, che aiuterebbero i ciclisti a dimagrire conservando al contempo la loro potenza. Inoltre si vocifera che molte squadre facciano uso di bevande a base di chetoni, sostanze organiche secrete dal corpo umano che rappresentano una fonte alternativa di energia e permettono di seguire una dieta senza glucidi. Il loro impiego è discusso dalla scienza, ma almeno sette squadre del Tour, si dice, le utilizzano abitualmente.
da:
https://www.italiaoggi.it/news/campioni ... ia-2287468
2024. amstel, romandia, Mondiale in linea Zurigo