simociclo ha scritto:più che altro non partecipano mai in sei, e a volte nemmeno in uno....
la visione di bugno è però radicale e sbagliata; la soluzione per avere una divisione più equa sarebbe avere un unico ranking e non la divisione attuale tra word tour e classifiche continentali e aggiungere qualche "scalino" in più tra le nazioni (come suggerisce alfiso, anche se forse la sua è una divisione addirittura esagerata).
Però io salvaguarderei cmq la partecipazione di un certo numero (tipo 3) nazioni per continente, certamente senza imporre 6 partecipanti.....
Questo per favorire la partecipazione anche di quelle nazioni che sono fuori dal "grande ciclismo"
PS. devo però spezzare una lancia a favore del ciclismo iraniano. Dominano da anni le corse asiatiche
PS2:altra assurdità del ranking.... non c'è il sudafrica, nazione che è sicuramente più forte di eritrea e marocco, ma chi cui atleti forti gareggiano o nel word tour (Hunter) o nel circuito continentale europeo (impney, augustyn)
concordo su tutto con Simociclo, a partire dall'osservazione sul ciclismo iraniano, movimento traino del ciclismo asiatico. Gli Iraniani, a partire da Mahdi Sohrabi, corridore della Tabriz Petochemical che ha già colto 13 successi in questo 2011, dominano il circuito asiatico talvolta lasciando neanche le briciole agli avversari.
Tornando all'entry list per il mondiale, come dice Simociclo la cosa più intelligente e anche più semplice (le due cose spesso coincidono) sarebbe fare un unico ranking mondiale, come accadeva fino al 2004. Per fare un esempio pratico ho preso in considerazione il ranking più affidabile che si trova sul web, ovvero quello di cqranking.
A partire da tale ranking unico io adotterei il seguente schema:
9 corridori per le prime 5 nazioni del ranking:
Spagna - Italia - Belgio - Francia - Australia
8 corridori per le nazioni classificate tra la 6a e la 10a posizione:
Germania - Olanda - Usa - G. Bretagna - Svizzera
6 corridori - 11a/15a posizione:
Lussemburgo - Russia - Colombia - Danimarca - Slovenia
5 corridori - 16a/20a posizione:
Norvegia - Polonia - Kazakistan - Slovacchia - Portogallo
4 corridori - 21a/25a posizione
R.Ceca - Bielorussia - Canada - Venezuela - Iran
3 corridori - 26a/30a posizione
Irlanda -Lituania - Croazia - Estonia - Svezia
2 corridori - 31a/40 posizione
N.Zelanda - Ukraina - Austria - Sudafrica - Argentina - Giappone - Brasile - Marocco - Cile - Eritrea
1 corridore - 41a/50a posizione:
Lettonia - Uzbekistan - Turchia - Algeria - Bulgaria - Uruguay - Costa Rica - Cuba - Serbia - Malesia
Un sistema del genere, ovviamente perfettibile, eviterebbe comunque grossi obbrobri. Nazionali come la Danimarca, non rischierebbero di ritrovarsi con la miseria di 3 corridori, mentren nazionali molto meno forti, come il Marocco, giustamente dovrebbero accontentarsi di 2 posti che non sono comunque pochi, anzichè dei 6 attuali che sono uno sproposito.
Con questo sistema si riuscirebbe a realizzare una equa distribuzione dei posti garantendo comunque la partecipazione di nazionali provenienti da tutto il mondo:
2 nazionali dell'Oceania (11 corridori totali)
5 nazionali Asiatiche (13 corridori)
4 nazionali Africane (7 corridori)
10 nazionali Americane (31 corridori)
29 nazionali Europee ( 143 corridori)
Chiudo con una considerazione sulla globalizzazione del ciclismo. Da una decina d'anni, in particolare con la nascita del Pro Tour, i vertici dell'UCI stanno spingendo verso la globalizzazione di uno sport che fino a 10 anni faera dominato dalle nazioni Europee con le eccezione rappresentate da USA, Colombia e Australia. Nel corso dell'ultimo decennio stanno man mano emergendo nuovi paesi, sia Europei, sia extraeuropei: aldilà di Australia e USA che ormai stazionano al vertice del ciclismo mondiale, è ormai facile trovare negli squadroni WT anche corridori, spesso abbastanza forti, provenienti da Canada, Brasile, Nuova Zelanda, Sudafrica, Kazakistan, adirittura Giappone...a dimostrazione del fatto che il ciclismo sta allargando i suoi confini.
L'UCI però, che come sempre agisce per interessi propri e non per il bene di questo splendido sport, la sta facendo fuori dal vaso forzando dei meccanismi che invece dovrebbero essere, come dire, naturali. Dare 6 posti a Marocco e Iran al mondiale è al giorno d'oggi un eccesso che penalizza le squadre europee, sicuramente più forti, e dall'altra parte non fa sicuramente crescere i movimenti del nordafrica o del medio oriente, giacchè poi puntualmente i 6 marocchini, ad esempio, si ritirano tutti nella prima metà della gara. Lo sviluppo del ciclismo in paesi ancora "molto giovani" deve passare necessariamente attraverso un periodo fisiologico di crescita. Questi tempi non possono essere forzati attraverso gli artifizi elaborati da McQuaid & Company; non è regalando 6 posti al Marocco o ad altri paesi del 3° mondo ciclistico che si certifica la bontà di tali movimenti.