Riccardo Riccò

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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Re: Riccardo Riccò

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Bitossi ha scritto: PS: cosa c'entra tutto ciò col caso Riccò? Non lo so,
Appunto :D
Spostato tutto in Fatti di politica 2011: viewtopic.php?f=3&t=27&start=100


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
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lanzillotta
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Re: Riccardo Riccò

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eliacodogno ha scritto:
TIC ha scritto:Comunque vada, grazie Riccardo, il tuo scatto sull'Aspin rimarra' per sempre.
Già, lo tengo nella teca fra il Bondone di Basso e la Marmolada di Sella...
come dimenticare sella? un altro grandissimo del nostro ciclismo..sn ai livelli di kohl


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danilodiluca87
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da danilodiluca87 »

RITO IMMEDIATO PER RICCO’, IL DOPATO (IM)PERFETTO
Riccardo Riccò viene ricoverato d’urgenza in stato di choc, riferendo egli stesso, secondo quanto riportato dal medico, di temere le conseguenze di un’autoemotrasfusione che si sarebbe praticato da solo. La salute di Riccardo non è più in pericolo, la sua carriera sembra alla conclusione. Ma è tutto qui?

1. IL RITO IMMEDIATO
Nei comuni tribunali il “rito immediato” viene richiesto a fronte dell’evidenza delle prove, quando il materiale raccolto è così abbondante ed esplicativo da far stimare superfluo ogni ulteriore approfondimento. Per Riccardo Riccò un “rito immediato” metaforico (quello vero, giudiziario, naturalmente risulta fin qui inapplicabile) si è già innescato dentro al mondo del ciclismo: paradossalmente il “materiale” è tutt’altro che abbondante, anzi lo si direbbe miserello: l’ammissione di un’autoemotrasfusione – che nel doveroso transito tra il pronto soccorso e la procura giudiziaria è stata assai meno doverosamente filtrata alla stampa da mani ignote – è pur sempre una voce riecheggiata per ben quattro rimbalzi, da Riccò al medico, alla procura, alla stampa, ed è con ogni probabilità in buona parte mendace all’origine.
Non per niente è significativo che la procura del CONI, dunque non quella giudiziaria ma quella sportiva, apra di gran carriera le proprie indagini sulla base dei “fatti riportati dalla stampa”!
Certo che la notizia – in quanto confessione di una colpa – è in concreto, nel suo nocciolo duro, molto attendibile (sempreché non ci siano state alterazioni nella catena sopra descritta: ma per amore di riflessione diamo per scontato che non ne siano avvenute di sostanziali: se invece fossimo un’istituzione dovremmo andare con i piedi di piombo).
Tuttavia in una notizia del genere il nocciolo duro cioè “Riccò si è dopato” è forse l’elemento meno importante: chi crede che il doping sia onnipervasivo o quasi nello sport professionistico non poteva avere dubbi che Riccò, per continuare ad esercitare la propria professione, avrebbe continuato a doparsi; coloro che invece credono che il dopatus pervicax sia un esemplare moralmente corrotto, comunque particolare e distinto dalla pletora di sportivi relativamente immacolati, ebbene costoro perlopiù non hanno mai creduto a una redenzione di Riccò.
Quello che è assai più interessante, anzi addirittura decisivo, è riflettere su una serie di corollari rispetto a quella verità sfolgorante, così sfolgorante da abbagliare la vista: per riflettere però ci vuole un po’ di tempo, i giorni – peraltro ancora insufficienti – che Ilciclismo.it ha deciso di prendersi a differenza delle tante voci che si sono levate in un ululato quasi unanime di orrore.

2. IL RISPETTO PER LA VITA UMANA
La prima doverosa considerazione è che il motivo principe per cui si dovrebbe lottare contro il doping, ovvero per tutelare gli atleti, un motivo che questa vicenda illumina in maniera chiarissima, non deve essere poi così rilevante agli occhi di chi del ciclismo fa parte. Il ritornello degli atleti è “la vita è la sua”, “mi dispiace per la sua salute ma il problema se l’è creato con le sue mani”, “è un idiota”, “dovremmo spedirlo sulla Luna”, “è una carognata alla famiglia di Aldo Sassi”; semmai ci si preoccupa naturalmente dell’immagine del ciclismo, dell’ingiustizia per cui ci siano in circolazione dei bari siffatti e così via. Insomma “se l’è cercata”, “ci fa fare brutta figura” e tutto il resto in secondo piano.
Parole forti, prescindendo completamente dal fatto che si parli di una persona in carne e ossa, che in quel momento si trovava ancora ricoverata in ospedale con una prognosi riservata: non è ipocrisia rispettare per almeno un piccolo lasso di tempo la nuda, fisica, umanità di chi sta soffrendo, trattenendo nel silenzio i propri aspri giudizi, riservandoli al momento in cui almeno la salute sia stata garantita; non volere infierire ulteriormente su chi, sia pure per propria colpa, prende coscienza proprio in questi momenti di avere distrutto la propria vita, per fortuna solo parzialmente sul piano fisiologico, ma più profondamente su quello esistenziale. No, il ritegno non sarebbe mai stato ipocrisia, è invece senso delle priorità: prima la vita e l’umanità da rispettare anche in chi sbaglia gravemente, poi le gare, gli ordini di arrivo, l’immagine. Invece purtroppo ciò che emerge da questa raffica di dichiarazioni è che per istinto si pensa prima al ciclismo poi alla vita: e questa, non è caso, è la mentalità in cui alligna il doping, per paradosso espressa in modo brutale e inconfondibile all’atto di condannare un dopato.

3. IL CICLISMO “DI IERI” E QUELLO “DI OGGI”
Semmai la vera e opprimente ipocrisia è quella di chi si sente in dovere di calcare la mano contro il dopato sperando così di, appunto, “salvare l’immagine del ciclismo”, e nel frattempo magari anche la propria: perché naturalmente è implicito in chi aborre la mostruosità di Riccò che i suoi orrori siano casi estremi, ormai non più diffusi “come un tempo” visto che oggi il ciclismo “si sta ripulendo”.
Ma quante volte abbiamo sentito questo ritornello? Sempre con un decennio di ritardo (o gli otto anni della prescrizione?) si arriva ad aprire gli occhi che “sì allora erano tutti dopati, non come ora che siamo sulla strada buona”. Prima l’era delle emotrafusioni di stato italiane, dei record dei campioni conconiani in ogni sport, più tardi la Gewiss dei miracoli… Ormai verità pressoché assodate, condivise. Finiscono gli anni Ottanta, cominciano i Novanta. La super PDM si ritira in massa dal Tour del 1991 con problemi di salute presumibilmente legati a coprenti per l’emodoping. Ma quando vince il Tour Riis a che punto siamo? Poi c’è lo scandalo Festina, ma a seguire finalmente con Armstrong al Tour non si vedono più positività. Salvo scoprire che cosa si combinava in Telekom, e non tarderà ancora a lungo la verità sulla stessa squadra del texano, corroborata da testimonianze sempre più numerose oltreché dall’impressionante sequela di positività per atleti che ne provenivano. Vogliamo dimenticare lo scandalo Kelme, e quello Phonak, e quello Gerolsteiner?
Avrete notato che sono stati citati tutti casi di doping massivo, da parte delle principali squadre, al punto che i protagonisti di quegli anni finiscono sempre per dichiarare che “all’epoca” quelle brutture erano sistematiche, coinvolgevano proprio tutti con pochissime eccezioni. “Dopo” sì che lo dichiarano, eccome. “Oggi” invece vogliamo sapere chi parla del caso Riccò? Ne parla Rolf Aldag, meno di quattro anni fa reo confesso di doping, e naturalmente trincerato dietro al “lo facevano tutti”, “ce lo faceva fare la squadra”: oggi direttore sportivo alla HTC. Ne parla Sean Kelly, indimenticato campione e ora anch’egli manager e sponsor di un team, ma che nel 1991 era proprio in quella PDM costretta all’inglorioso ritiro. Perché tutti loro dicono che “da Riccò se lo aspettavano”, che “non l’avrebbero mai preso nella propria squadra”, che bisogna “bandirlo per sempre dallo sport”, ma nessuno di loro fa un paragone tra l’esperienza del modenese e la propria, di dopati in prima persona? Non sono forse loro i più titolati a spiegare che cosa può spingere un corridore a rischiare la salute?
E perché mai poi “non avrebbero preso” il dopato Riccò nella propria squadra, ma loro che pure furono dopati ne possono gestire una? Perché loro erano “obbligati dal sistema”, certo, un sistema che oggi “non esiste più” anche se gran parte delle squadre odierne sono gestite non solo da corridori di quei periodi, ma perfino da corridori coinvolti in prima persona in gravi scandali connessi al doping: in mezzo agli spropositi lunari del team di Armstrong sono cresciuti pedalando o amministrando Vaughters della Garmin, Stapleton ancora della HTC e naturalmente Bruyneel; Breukink della Rabobank era in quella PDM, Riis e Gianetti sono ormai casi emblematici…
Lasciamo dei pietosi puntini di sospensione, e lasciamoci condurre all’elemento che sorge spontaneamente da questa prospettiva, il contrasto tra il singolo e il sistema.

4. LA TEORIA DELL’ASSASSINO SOLITARIO
La prima ovvietà che salta agli occhi è che gran parte dei commenti prende per buona, anzi per ottima, la versione fornita da Riccò in merito alla pratica autonoma e individuale di un’autotrasfusione più “auto” che mai. Addirittura la massima autorità della Federciclo, il presidente Di Rocco ci tiene a precisare che “qui non si tratta di consiglieri sbagliati, di apprendisti stregoni, della piovra occulta che stiamo tentando di combattere e sradicare”. Riccò è proprio il dopato perfetto perché “ha fatto tutto da solo”, è “malato dentro”, praticamente un pazzo isolato. Insomma, la vecchia storia di Oswald che tutto solo e di propria iniziativa spara a Kennedy perché “intossicato da falsi messaggi” che “gli hanno fatto perdere il senso della realtà”… si possono perfino applicare le stesse parole che usa Di Rocco per Riccò!
In tutto questo tutti si scandalizzano (e pare Riccò per primo, nel segnalare il dato come fonte di preoccupazione) per i 25 giorni di sangue in frigorifero, quando a un qualunque donatore AVIS viene detto che il sangue non è latte fresco o una bistecca e quindi, essendo tendenzialmente sterile, in “frigo” si può mantenere quasi tre mesi. Si vorrebbe sperare che Riccò, anche facendo tutto da solo, un giro su internet se lo fosse fatto, almeno abbastanza da sapere che il problema non è di giorni, in quel lasso, ma semmai di temperature. Allo stesso modo qualunque donatore AVIS sa che al fine di prelevare più sangue che non quello nelle provette da esami serve un apposito macchinario, e apposite apparecchiature, non attrezzi di tutti giorni o che si possano nascondere con grande facilità da un momento all’altro. Viceversa la rinfusione non richiede macchine, ma un ago di foggia peculiare e notevolissimo diametro, al cui paragone l’endovena autopraticata da un tossicodipendente è uno scherzetto.
Nessuno si è preoccupato di raccogliere simili informazioni per “pesare” la credibilità della “confessione” di Riccò: era troppo comoda così. Riccò che fa da solo risulta automaticamente convincente perché piace credere che sia quasi un caso unico, la sua è un’anomalia, non è legata in nessun modo a un sistema.

5. UNA STORIA GIA’ SCRITTA
Riccò però è anche il dopato perfetto per un altro motivo, cioè perché – per così dire – tutti sanno che è dopato, è sempre stato dopato, non smetterà mai di doparsi. O almeno questo è quello che pensano tutti. Inoltre Riccò è così, e bisogna sottolineare quel verbo essere, perché lo è di carattere, di natura. Lo dice molto bene Cancellara: Riccò è quel “kind of person”, quel genere di persona. “Once an idiot, always an idiot”, “idiota una volta, idiota per sempre”.
Il problema è che forse non è così facile “conoscere” davvero una persona. Molto più spesso ricaviamo dal contesto un’idea su come una persona sia, e se questa idea è funzionale alle circostanze molto facilmente riusciamo a inserire perfettamente nella cornice di quel quadro tutte le immagini che recepiamo di una persona. Raramente possiamo dire di conoscere bene i nostri vicini di casa, i colleghi, perfino i familiari, talora compiono azioni che ci sorprendono e ci fanno capire come il nostro parere su di loro fosse pigramente sedimentato più che reale. A volte il giudizio altrui su di noi ci lascia altrettanto interdetti. Nonostante questa esperienza quotidiana sull’incomunicabilità dei modi di essere, tutti noi dalla televisione o da tre interviste crediamo di “conoscere Riccò”, così come lo credono i suoi colleghi che l’hanno magari incrociato per dieci minuti in gara ma che verosimilmente lo giudicano solo dall’immagine mediatica, o peggio sulla base di istruzioni che ricevono dall’alto; se non proprio istruzioni, diciamo input del direttore sportivo, dell’aria che tira, dell’UCI e così via.
I cosiddetti fatti insegnano ben poco, perché si inquadrano sempre nel quadretto preparato ad hoc.
Cancellara “ha carattere”, Riccò “è arrogante”. Pozzato è “guascone”, Riccò è “strafottente”. Di Luca ha “carisma da capitano”, Riccò è “egoista”. Cavendish è “immaturo”, Riccò è “odioso”. Non che un aggettivo sia giusto e l’altro sbagliato, semplicemente sono tutte persone che non conosciamo e che però ben volentieri equipariamo ai loro “personaggi”, magari facendo pendere la bilancia un po’ di qua o di là.
E così si sente dire che Riccò era dopato “fin da piccolo” perché “già adolescente aveva l’ematocrito alto”. Invece, ad esempio, Cunego con lo stesso identico “problema”: “ha l’ematocrito naturalmente alto, basta guardare i certificati di quando – da ragazzo – sicuramente non si dopava”. Non finisce qui. Cunego (53% circa) ha avuto subito il certificato, Riccò (51%) invece ha subito varie sospensioni per il medesimo motivo prima di ottenerlo “con gli intrighi di Gianetti”. A nessuno viene il dubbio che un 53% sia più “stabilmente sopra il 50%” che un 51%, e che quindi l’ottenimento del certificato sia nel secondo caso più complicato per un normalissimo altalenarsi dei valori sopra o sotto la soglia arbitraria; e che le varie sospensioni dipendano di conseguenza da quest’unica causa. Come è avvenuto pari pari a Cioni o a Gustov, vale a dire due corridori sui quali, sinceramente, non si capisce perché qualcuno dovesse fare “intrighi”.
Invece fatti uguali producono interpretazioni diverse, perfino opposte: da un lato la faccia pulita del ciclismo (anche se nel Giro vinto da Cunego il suo angelo custode aveva la grinta poco raccomandabile di Eddy Mazzoleni), dall’altra il mostro che si dopa fin da ragazzino.
Senza voler dire che Cunego, Cioni o Riccò siano per forza puliti (Riccò, lo sappiamo, non lo è di sicuro), quello che colpisce è che situazioni identiche diano adito a letture opposte, anche molto ricche di immaginazione. Se ci fidiamo di questi benedetti certificati bene, se no potremmo sospettare che il 53% sia stato regalato generosamente a Cunego per qualche intrigo, mentre potremmo viceversa sostenere che le molte sospensioni per il medesimo motivo a Riccò, senza la concessione del certificato, siano il frutto di una cattiva disposizione verso il modenese. Illazioni, tutte illazioni, nient’altro che sciocche illazioni. Ma con le illazioni si formano storie, questo è il problema, e ad alcune ci piace credere, ad altre meno: per una faccia, una mezza parola, un articolo della Gazzetta. Mai per un fatto che sia un fatto.

6. NOI NON FACEMMO MINACCE, NOI DIVINAMMO PROFEZIE
Dalle storie a cui tutti credono nascono le profezie. Cavendish si mette a dire un annetto fa che Riccò è un parassita e che l’avrebbe preso a pugni. Anche solo questo gennaio, prima degli ultimi fatti, Richie Porte riteneva di sentirsi obbligato – in maniera del tutto inconsulta – ad esprimere un parere poco lusinghiero sul modenese. Bettini aveva già dichiarato, sempre prima degli ultimi fatti, che non lo considerava per la Nazionale perché anche se le gambe c’erano, non c’era l’uomo. Andy Schleck si era già premurato di mitragliare dichiarazioni al curaro prima durante e dopo la scorsa squalifica. L’imparzialissimo presidente dell’UCI Pat McQuaid aveva informato il mondo che “la squadra che avrebbe preso Riccò si sarebbe pentita molto amaramente”.
Il ciclismo è spesso sport assai imprevedibile, il mondo del ciclismo lo sta diventando sempre meno (in molti bar l’anno scorso si diceva già fin dall’inizio della stagione che nessun corridore sarebbe stato in grado di battere Contador al Tour, ma che ad ogni modo il Tour 2010 sarebbe stato in qualche maniera scippato al madrileno. Dopodiché…).
E così anche su Riccò tutti sapevano in che direzione tirava il vento, sentivano l’odore elettrico della tempesta che si addensava, solo non si sapeva il modo in cui sarebbe caduto il fulmine: Riccò, dal canto suo, è andato in giro con un’antenna in testa.
Perché mai un presidente dell’UCI dovrebbe fare dichiarazioni su un singolo atleta che ha finito di scontare la sua pena? E un Richie Porte qualsiasi, che forse Riccò nemmeno l’ha mai visto, che cosa mai lo spinge a esprimersi con parole pesanti prima ancora di questi sviluppi, l’amore per l’ordine, la disciplina e la pulizia nel ciclismo o magari il fatto che il suo procuratore sia proprio il figlio dello stesso McQuaid?
Troppe dichiarazioni mirate, telecomandate, missili a ricerca termica che oltre a colpire avvisavano tutti gli altri: quando qui cascherà l’asino, tutti gli avvoltoi si lancino al banchetto.
Di dopati rientrati dopo le squalifiche ce ne sono stati parecchi, qualcuno – come Basso – direttamente in una grande squadra e ammesso senza tante storie a Giro e Vuelta, anzi incensato senza remore. Vinokourov ha ricevuto un bel po’ di improperi, ma nessuno ha minacciato “amari pentimenti” a nessuno. Di Luca, facendo muso duro in faccia alle polemiche, rientra in una squadra Pro Tour. La vicenda doping del simpatico Scarponi è rimossa del tutto, non ne restano nemmeno vaghi echi o allusioni. Riccò non è certo il solo a ricevere un trattamento a muso duro, anche Rasmussen ad esempio non ha vita facile.
Il punto però è che al di là delle squalifiche, spesso già di per sé poco chiare, sussistono dei comportamenti del tutto estranei alla legittimità delle regole che rendono alcuni atleti perennemente sospetti, perennemente banditi. Se per caso salta fuori qualche altro “problema”, è solo una facile profezia che si realizza.

7. IL MURO
Sarebbe facile – per non dire ingenuo, per non dire del tutto insipiente – sostenere che l’ostilità dell’ambiente si addensi così corposa su certuni proprio perché la gente del giro “dal di dentro” sa che questo o quell’atleta sono “più dopati degli altri”. Infatti ci vuole poco a smentire che il detestabile fenomeno qui sopra descritto sia innescato da un’innata voglia di correttezza: Bettini (al di là delle proprie vicende personali vicine al limite dei “guai col doping” ma mai dimostrabilmente oltre) non ha mai detto una parola su Museeuw, forse il più grande campione di ciclismo tra anni ’90 e 2000, con il quale ha corso per anni, e che sventuratamente ricorreva a doping perfino con farmaci veterinari. Porte idolatra come maestro personale un uomo quale Bjarne Riis, che oltre alle proprie personali quisquilie dichiarava di seguir Basso fin dentro alla doccia, ma poi fu “sorpreso” di scoprirlo da Fuentes. Il fratello di Andy, non un collega o un lontano cugino, è quel Frank Schleck che implicato soli due anni fa con lo stesso Fuentes per propria confessione, e ormai destinato alla squalifica, venne salvato d’imperio dalla federazione lussemburghese: allora l’UCI tacque compiacente, invece che minacciare ricorsi infiniti contro il vergognoso insabbiamento.
Non si dica quindi che Riccò era al centro del mirino perché chi lo bersagliava aveva una personale insofferenza contro il doping, un impellente desiderio di giustizia…
Riccò però era antipatico in gruppo. Questo è indiscutibile. Anche il “buon” Cavendish, tuttavia, non è un mostro di simpatia, ma lui non riceve certi strali, semmai li tira. Anzi, l’esplosivo britannico nell’anno 2010 causò con il proprio comportamento ai limiti del criminale, tali danni fisici (a proposito di tutela della salute) a Boonen e ad Haussler da compromettere le rispettive stagioni dei due fortissimi rivali, ed in particolare un Mondiale a entrambi favorevolissimo. Nondimeno, nessuno si sogna di tartassare Cavendish, benché si sia trasferito in Toscana nel “triangolo delle Bermuda” del doping e benché corra in un team che ha, come si diceva, tra le proprie inappuntabili credenziali la guida da parte di personaggi come Stapleton e Aldag.
Per esclusione, dunque, non è il fatto di essere dopati a causare l’ostracismo collettivo, e nemmeno il fatto di per sé di essere odiati per i propri atteggiamenti egoisti, strafottenti ed aggressivi.
Il vero dramma è che le dichiarazioni contro i colleghi “sgraditi” fanno probabilmente parte delle imposizioni ambientali e sistemiche (oltreché sistematiche) più o meno dirette, più o meno ben volentieri assunte come proprie, che un ciclista deve accettare, alla pari del doping, per poter fare parte di questo mondo. Non a caso l’antipatico Cavendish è in realtà un vero e proprio “alfiere organico” della dirigenza UCI, sempre pronto a schierarsi al foglio firma delle corse da promuovere, ma soprattutto sempre il primo a sottoscrivere i più indigeribili documenti che erodono la dignità dei corridori.

8. RICCO’ TESTA DI PONTE DELLA RADIAZIONE
Riccò dunque è agli occhi del mondo il dopato perfetto. Dopato per inclinazione naturale, dopato irriducibile e individuale, non vittima di medici o squadre o dello sport in senso lato. Dopato da sempre, per tautologia. Tutt’altro che per coincidenza, già bombardato da un’ostilità priva di inibizioni quanto gratuita prima, durante e dopo la precedente squalifica. Insomma, il caso ideale su cui sperimentare e pubblicizzare un nuovo cavallo di battaglia per mettere il ciclismo all’avanguardia nel vilipendio dei diritti degli atleti: la radiazione. Nessuno, noi per primi, forse anzi nemmeno Riccò, potrebbe avere niente da ridire in merito: seconda squalifica, grave, ravvicinata, in più forse la carriera potrebbe già essere compromessa dai problemi di salute. Si creerebbe però così una sorta di precedente che faciliti l’adozione più estesa e “liberale” di questo odioso strumento. Già autorevoli testate come Cyclingnews accostano Di Luca a Riccò, sostenendo che potrebbe rendersi utile una radiazione preventiva di atleti molte volte recidivi (anche le assoluzioni contano come condanne per questi implacabili giustizieri che difendono a spada tratta Armstrong). La deriva verso un apparato di potere (ancor più) smisurato, (ancor più) asimmetrico, (ancor più) autocratico nelle mani di chi “controlla i controlli” è però un rischio terribile, per quanto ci riguarda da scongiurare a ogni costo.

9. DUE SUPPOSIZIONI SCOMODE
Partendo da questo panorama inquietante, in cui si inserisce la singola tristissima vicenda, dobbiamo avanzare due ipotesi molto scomode.
La prima è che il passaporto biologico funziona dannatamente male, e/o che il Centro Mapei non garantisce un bel nulla: si ha un bel dire che il passaporto non trova perché i corridori si tengono “sempre su” di sangue, quindi con valori stabilmente alti; ma in tal caso avrebbe dovuto allertarsi il Centro Mapei che controllò Riccò (con il metodo della massa di emoglobina) prima della trasfusione, e che invece si giustifica dicendo che Riccò non aveva “ancora” elevato i valori. Senza dire del fatto che Riccò è “passaportato” da un bel pezzo, e che lo strumento si vorrebbe ben più sofisticato che un “su o giù” generale. Così come nel caso di Contador possiamo dire che o Contador è moralmente innocente, e crediamo alla bistecca (ipotesi non meramente peregrina); oppure ci affidiamo all’altra più plausibile via, di una rinfusione ematica con clenbuterolo residuale, implicante però la totale inefficacia del passaporto. Se a ciò si assomma la vicenda di Pellizotti, lo scenario presenta più ombre che luci.
La seconda ipotesi, non alternativa ma anzi aggiuntiva alla prima, è che Riccò oltretutto non sia il dopato perfetto, ma viceversa un dopato imperfetto. Un dopato di basso livello. Anche ammesso che non abbia fatto tutto da solo – il che sarebbe letteralmente il colmo dell’artigianato, un bricolage dagli esiti inevitabilmente infimi – evidentemente i suoi referenti non devono essere poi così fenomenali. Riccò non è povero, ma a quanto pare i suoi soldi non bastano per assicurarsi un’assistenza al doping di alto livello, o chissà non vuole investirci tanto denaro quanto fanno altri, supportati magari dai team, o ancora Riccò è troppo fuori dai giri giusti, è un personaggio sospetto, già noto ai poteri giudiziari ma soprattutto inviso alle alte sfere del ciclismo federale e internazionale. Di fatto, in queste medesime condizioni di rischio, sospetto e ostracismo Riccò lo è da una vita: quindi questo brutto finale di partita dovrebbe paradossalmente suggerirci che confrontandolo con il livello del doping “che conta” il dopato Riccò è… meno dopato degli altri. Non certo per scarso impegno da parte sua in quella direzione, evidentemente, ma proprio perché la sua posizione non doveva essere poi tanto vantaggiosa nemmeno da questo punto di vista.
Se ci pensiamo solo per un attimo ci rendiamo conto che – tornando ai grandi casi eclatanti che hanno segnato gli ultimi due decenni – gran parte delle verità emerse sui metodi di dopaggio più strutturati, avanzati e capillari (e dunque in ultima analisi quelli più determinanti) non sono state frutto dell’antidoping, bensì di altri filoni di indagine esterni al ciclismo, o al più da eventi infausti che però, a differenza di quanto accaduto a Riccò, sono stati tacitati pur nella loro maggiore evidenza. Solo dopo, molto dopo, e per altre strade, ci arrivano le abnormi verità su Moser e su Conconi (per fare nomi simbolici, non per segnare a dito le persone), sulla PDM, sulla Telekom, sulle squadre di Armstrong. Incredibile veder cadere come pere cotte i gregari del texano appena avevano l’ardire di uscire dal magico scudo per farsi capitani. Festina e OP smascherate non certo dai controlli, ma dalle polizie.
Il dottor Del Moral che secondo i testimoni dell’epoca scriveva prescrizioni retrodatate per Armstrong possiede un’intera clinica, se qualcosa va storto i suoi pazienti non finiscono in un pronto soccorso a Pavullo. Saiz collaborava con fior di ematologi che si servivano delle strutture ospedaliere pubbliche, per cui se qualcosa fosse accaduto anche al pronto soccorso stesso, c’era una buona chance che non finisse a referto. Grandi campioni non solo del ciclismo afflitti d’un tratto da malanni inspiegabili sono stati aviotrasportati da una parte all’altra d’Europa per essere curati in ospedali compiacenti.
Perché mai oggi dovrebbe essere diverso? Se come si dice il doping al top level fosse calato, i grandi medici di altissimo livello avrebbero meno clienti, meno fila alla porta, tariffe più accessibili. Non ci sarebbe bisogno di servirsi presso i faccendieri, i farmacisti, i dottorucoli della mutua rintanati nella provincia più provinciale, negli anfratti collinari d’Abruzzo, a Gorgo, tra i capannoni padovani, sull’Appennino.

A quanto pare la favola non dev’essere proprio come ce la raccontano, e – come è sempre stato – nel controllo antidoping o nell’evento infausto finisce per incappare chi vola basso, chi razzola come un pollo nell’aia di campagna, non certo chi si può permettere le ali a reazione, quelle che fan decollare gli asini e scavalcare tanto i colli come i controlli.

Non a caso il succitato Del Moral lavorava fino all’altroieri per la severissima e pulitissima Garmin-Cervélo. Adesso, solo adesso, Vaughters sostiene di aver infine liquidato il corridore Lowe e il dirigente White compromessi con costui non appena scoperto il fatto, ma le pieghe della vicenda suggeriscono semmai che quel corridore – in odore di esser scaricato per motivi di età – abbia provato il ricatto, rivelando la continuità tra l’ormai notorio sudiciume USPostal e il candore a rombi del “nuovo corso”: a quel punto Vaughters avrebbe deciso di salvarsi in corner atteggiandosi a sdegno (incredibile come questi dirigenti altrimenti così attenti siano sempre inconsapevoli di…), e scaricando anche Matt White, colpevole del legame proibito ma soprattutto in trattative con un’altra formazione. Proprio White si è subito consolato, in meno di dieci giorni, con la nomina a responsabile del settore “Professionisti su Strada” dell’Australia, nazione vergine, fiorente di meravigliosi intonsi talenti: non male per uno licenziato sulla base di un motivo siffatto.

10. UN AUGURIO TRISTE SOLITARIO E FINALE
Non solo quella di Riccò, ma anche quella di White (e Del Moral, e Vaughters, e Lowe) sono storie altamente simboliche, oltreché tremendamente reali, che ci dicono tanto sul ciclismo di oggi, e non solo di oggi. Vanno necessariamente accostate per capire che cosa accada nell’una, e nell’altra. La storia di Riccò, da sola, non dice nulla: “Riccò è dopato”. L’abbiamo sempre saputo, grazie.
Ma i dopati sono tanti, ovunque, non solo nelle pagine che generosamente la Gazzetta regala al ciclismo su questo tema, non solo nelle liste di proscrizione dei padroni del vapore presso Aigle.
Eppure il talento non si inventa col doping. Bisogna continuare ad amare questo sport per gli sprazzi di talento a cui talora concede di brillare, che siano australiani o emiliano-romagnoli, senza illudersi che in questo o in quell’altro emisfero ci sia spazio per una purezza assoluta, che più viene reclamata più puzza di fasullo, di detersivo convocato a lavare ben altri panni sporchi.
A Riccò l’augurio di ritrovare la salute del corpo, e un nuovo, diverso equilibrio per la sua vita. La reazione di rigetto del corpo al proprio sangue è in un certo senso la medesima che l’organismo del ciclismo ha avuto verso il corpuscolo Riccò, che in se stesso potrebbe ben rappresentare il sangue, la linfa vitale, del ciclismo stesso: il coraggio, la sfida, lo scatto in salita, ma anche l’ambizione, la supponenza, l’intrigo, che ormai sono parte del DNA di questo sport non meno che la strada.
Riccò è il ciclismo, nel bene e nel male.
Riccò ormai dovrà de facto cambiare.
Il ciclismo deve, assolutamente, cambiare.
Per avere un giorno più Cervélo e meno Del Moral, più UCI e meno McQuaid (anche nel senso di McQuaid meno numerosi, ora ce ne sono tre o quattro!). Più Riccò in bici e meno Riccò attaccati a una flebo.

Gabriele Bugada

fonte: ilciclismo.it


Il KILLER di Spoltore
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danilodiluca87
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da danilodiluca87 »

Opinion: Riccò the perfect pariah
By: Daniel Friebe

Why the Italian's woes are no cause for celebration

If anything good has come out of Riccardo Riccò's near-death experience on Sunday, it's that he should at least now know the difference between being laughed at and laughed with.
For years that wasn't the case with Riccò. When I interviewed him just over a year ago in Serramazzoni, high in the Apennines of Emilia-Romagna, and put it to him that his dope-fuelled performances at the 2008 Tour de France were an insult to gravity and to the intelligence, Riccò laughed. When I chuckled too, he assumed that we were sharing a joke - but the joke was on him.
Just a few weeks ago, I spoke to him again for Cyclingnews. He vowed that he was a new man. In fact, he said, "The Cobra is dead". And once more we both giggled - me out of vanity because I knew the sound bite was a belter, and Riccò presumably at his own badinage. Or just maybe because he was thinking of the blood bag chilling nicely at the back of his fridge - and how he was about to take his new coach Aldo Sassi and the rest of us for a ride yet again.
No, Riccardo Riccò never was, never will be the sharpest tool in the box. He didn't read books and he didn't finish school. Today, were he not in hospital undergoing treatment for kidney failure caused by a botched blood transfusion, he might be clocking in for work in a factory or queuing for his dole cheque. Who knows, he even might be happy, or at least content. And the pro peloton would be a healthier place for never having known Riccò, his arrogance or his cheating. At least that's perhaps what its members might like to think.
Personally, as details of this horrifying tale emerged on Tuesday night, I couldn't help but wince at some of the invective being sprayed Riccò's way. Dim-witted and immodest, he was an easy target for his peers' outrage the first time around, and the attacks on the Cobra in the past few hours have been even more venomous. If the UCI added Schadenfreude to the banned list, there'd be no one left to race in Qatar or at the Tour of the Med.
I don't doubt that some of the criticism is motivated by a genuine frustration. At the end of a bleak winter for professional cycling, Riccò has issued yet another crushing blow to the sport's credibility. No individual, however talented, however stupid, however morally bankrupt, should have the right to ruin a Tour de France like Riccò did in 2008, or to abuse that sport's indulgence towards snakes in the grass as he has now, not a year after being handed a second chance. On that score, his colleagues are entitled to vent their disgust - especially the many who are clean.
At the same time, though, part of me can't help wondering whether some of them quite liked having Riccò around. He was, after all, the perfect pariah. Was it not - you tell me - easy to demonize a rider with a haematocrit higher than his IQ and blessed with even less in the way of self-awareness? Of course a rider like that would cheat. Of course he wouldn't have cleaned up his act. Or - again, answers on postcards - when some of these guys condemn him, are they really just incensed that he committed the cardinal sin of getting caught? Riccò's compatriot Filippo Simeoni said that was precisely the warped mentality which made some riders so angry with Riccò after his positive test for CERA in 2008.
What prompts these conclusions? Well, you don't have to look hard for worrying signs in cycling at the moment. Just open your eyes and ears. Whether it's Oscar Pereiro insisting he "never had a problem with doping", or Astana boss Giuseppe Martinelli saying he thinks Alberto Contador is innocent because he was "very careful about that kind of thing" (what exactly? Not taking clenbuterol?), or several others you care to mention referring to riders having "made mistakes" as opposed to flat out doped or cheated, familiar alarm bells are beginning to go tring-a-ling. Add to that a Floyd Landis, a Trent Lowe, a Luis del Moral and now a Riccardo Riccò and you have the recipe for a broth last on the menu in 2006 and before that in 1998.
If that really does give us food for thought, and if Riccò has left any legacy to professional cycling besides his modern-day tragedy, perhaps it's worth the UCI now considering what it means to give riders "a second chance". History will record that that Italian tested positive only once in his career - at the 2008 Tour - but by then you could argue that he was already on strike number three. As an amateur, he'd failed a series of blood tests before obtaining UCI certification for a naturally high haematocrit. A couple of years later, in 2006, he'd been investigated by police near Naples for his alleged involvement in a drug-trafficking ring. And, after his positive test for CERA in 2008, his fiancée and her brother had both been entangled in separate doping controversies.
Never mind "Cobra", two or three more lives and we'd have been calling him "The Cat".
This all ought to invite reflection, especially bearing in mind that Riccò's compatriot Danilo Di Luca is currently downing vodkas in Katusha's last chance saloon. Di Luca, like Riccò, was repeatedly implicated in doping scandals before he was finally fingered in 2009. Admittedly, the UCI can't always enforce sanctions on the basis of dishonourable mentions in police dossiers, but they can encourage their affiliates to make wiser choices. In other words, why allow teams in their elite category, the World Tour, to hand former cheats new rope with which to hang the sport?
As for Riccardo Riccò the former cyclist, we can only echo Italian Cycling Federation president Renato di Rocco in hoping that he can carve out a life after and well away from cycling.
Christophe Bassons, the former Festina rider, eloquently explained last week that the temptation to dope always arises from a void or insecurity, and it was always clear with Riccò that attention and success were more addictive drugs than anything stored in his freezer. Perhaps more importantly, they were an alternative - his only one - to mediocrity.
Even that, though, he must now agree, was surely preferable to a hospital bed or an early grave.

fonte: cyclingnews.com

stiiii disgraziati di tirapiedi......questa volta non li offendo questi dei giornali, perchè l'ultima volta che ho offeso un giornale AS....eheheheheheh hanno avuto ragione loroooooo :D :D :D :D


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Re: Riccardo Riccò

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Ricco' indagato dalla Procura di Modena
14 Febbraio 2011 16:13 SPORT
(ANSA) - MODENA - Riccardo Ricco' e' formalmente indagato dalla Procura di Modena per presunta violazione dell'articolo 9 della legge antidoping. Lo confermano fonti investigative. Il ciclista emiliano, 26 anni, e' ancora ricoverato all'Ospedale di Baggiovara di Modena, dove si trova da domenica 7 febbraio in seguito a un malore conseguente ad un'autoemotrasfusione. La Procura sta anche cercando di capire chi possa aver assistito Ricco' in questa pratica, ritenendo improbabile che abbia agito da solo.


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Re: Riccardo Riccò

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finalmente tornano a circolare notizie sulla salute di ricco', in questi ultimi giorni si e' parlato solo di doping dimenticando che il ragazzo si trova ancora in ospedale... e a quanto pare le notizie non sono cosi' buone.

cyclingnews cita la gazzetta parlando di condizioni serie e infezioni al cuore e ai polmoni...
http://www.cyclingnews.com/news/ricco-s ... infections

non posso che rinnovare l'augurio.


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Re: Riccardo Riccò

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Re: Riccardo Riccò

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Re: Riccardo Riccò

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Coppel ha scritto:E oggi licenziato dalla squadra...
http://www.spaziociclismo.it/?action=re ... tizia=9299
beh...


KELLY1
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Re: Riccardo Riccò

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e dice su faceebook che la vendetta va servita fredda ? a chi? ai suoi ex colleghi ( visto che oggi è stato licenziato ),ai suoi tifosi o ai tifosi di ciclismo ....o a se stesso...


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eliacodogno
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Re: Riccardo Riccò

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KELLY1 ha scritto:e dice su faceebook che la vendetta va servita fredda ? a chi? ai suoi ex colleghi ( visto che oggi è stato licenziato ),ai suoi tifosi o ai tifosi di ciclismo ....o a se stesso...
Sarebbe bello capire cosa passa in quella testa... Chissà quando ne sapremo qualcosa...


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)

'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
TornadoTom
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Re: Riccardo Riccò

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KELLY1 ha scritto:e dice su faceebook che la vendetta va servita fredda ? a chi? ai suoi ex colleghi ( visto che oggi è stato licenziato ),ai suoi tifosi o ai tifosi di ciclismo ....o a se stesso...
Chissa che non sia a conoscenza dei nomi di altri potenzialmente coinvolti.


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Frejus
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Re: Riccardo Riccò

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L'unico modo per redimersi un po' come uomo e quello di svuotare veramente il sacco, ma come si deve, non le solite verità parziali dei pseudo pentiti che mirano a sconti di pena. Come corridore purtruppo è finito (incalcolabile lo spreco di talento per il nostro miserrimo sport), speriamo solo che rimetta sui binari giusti la sua vita e diventi un buon genitore. In bocca al lupo Riccardo.


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desmoblu
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Re: Riccardo Riccò

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Premesso che non conosco (e non conosciamo) nel dettaglio la vicenda, per cui non entro nel merito..
se queste parole sono le parole testauali di Riccò sul suo facebook, beh, non credo ci stia molto a livello di testa.
"Leggere i quotidiani è come leggere i giornali di gossip, mi fate ridere cari giornalisti ah ah ah ah ah ah ah!!!!! La vendetta è un piatto che va servito freddo!!!!"
Non c'è niente da ridere nell'affaire Riccò. I giornalisti possono averlo sput*anato tra i tifosi, non certo fatto partire l'inchiesta (le inchieste, a quanto pare). Non lo hanno nemmeno fatto licenziare dalla Vacansoleil. Sicuramente non ha fatto tutto da solo, ma ha fatto.
E la responsabilità più grande è sua, alla fine della fiera.

Personalmente non l'ho mai ritenuto autentico (questo in base ad esperienza personale e testimonianze varie), e anzi l'ho visto presuntuoso e fuori luogo nella sua pantomima dell'immenso Pantani, braccia stese occhi chiusi: quel gesto era ed è di un Ciclista soltanto, e appropriarsene è blasfemia.
L'ho trovato ridicolo nel gesto del 'bagnino', a schernire un Contador che l'ha di fatto neutralizzato sulla strada ed umiliato sul piano mediatico (bastava un po' di self-control e di aplomb, del resto). L'ho sempre considerato poco umile, molto spaccone (ma senza poterselo permettere, in fondo: prima vinci un paio di Giri e /o Tour, poi ne riparliamo).
Queste dichiarazioni mi confermano un'opinione che a volte ho passato sotto i rulli di un esame di coscienza: forse sono troppo duro, in fondo che pretendo? È un ragazzo come molti.
Ora quest'esame di coscienza tendo ad accantonarlo, e a confermare un giudizio che potrebbe puzzare di pregiudizio. Ma insomma, chissenefrega.


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Tranchée d'Arenberg
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Re: Riccardo Riccò

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desmoblu ha scritto:Premesso che non conosco (e non conosciamo) nel dettaglio la vicenda, per cui non entro nel merito..
se queste parole sono le parole testauali di Riccò sul suo facebook, beh, non credo ci stia molto a livello di testa.
"Leggere i quotidiani è come leggere i giornali di gossip, mi fate ridere cari giornalisti ah ah ah ah ah ah ah!!!!! La vendetta è un piatto che va servito freddo!!!!"
Non c'è niente da ridere nell'affaire Riccò. I giornalisti possono averlo sput*anato tra i tifosi, non certo fatto partire l'inchiesta (le inchieste, a quanto pare). Non lo hanno nemmeno fatto licenziare dalla Vacansoleil. Sicuramente non ha fatto tutto da solo, ma ha fatto.
E la responsabilità più grande è sua, alla fine della fiera.

Personalmente non l'ho mai ritenuto autentico (questo in base ad esperienza personale e testimonianze varie), e anzi l'ho visto presuntuoso e fuori luogo nella sua pantomima dell'immenso Pantani, braccia stese occhi chiusi: quel gesto era ed è di un Ciclista soltanto, e appropriarsene è blasfemia.
L'ho trovato ridicolo nel gesto del 'bagnino', a schernire un Contador che l'ha di fatto neutralizzato sulla strada ed umiliato sul piano mediatico (bastava un po' di self-control e di aplomb, del resto). L'ho sempre considerato poco umile, molto spaccone (ma senza poterselo permettere, in fondo: prima vinci un paio di Giri e /o Tour, poi ne riparliamo).
Queste dichiarazioni mi confermano un'opinione che a volte ho passato sotto i rulli di un esame di coscienza: forse sono troppo duro, in fondo che pretendo? È un ragazzo come molti.
Ora quest'esame di coscienza tendo ad accantonarlo, e a confermare un giudizio che potrebbe puzzare di pregiudizio. Ma insomma, chissenefrega.
non posso fare altro che sottoscrivere tutto. Personalmente non mi è mai piaciuto sin dalla Tirreno-Adriatico del 2008 quando, dopo essere caduto durante la 2a tappa, si rese protagonista di una delle sue prime sbruffonate. Niente da fare il ragazzo non mi pare sia cambiato come invece diceva lo scorso anno.


Cobblestone 2012, 2013,2018 & 2021 - 1° Classifica Generale
Morris

Re: Riccardo Riccò

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Aldilà dell'antipatia viscerale, per non dire odio, che molti provano per lui, come si fa a sostenere che l'uscita di Riccardo su Facebook (mondo che non conosco), sia così astrusa?
Che i giornali stiano marciando verso il gossip (per vendere, ovviamente) è sotto gli occhi di tutti. Prendete una Gazza del 1961, del '71 o del 2001, ed una di oggi: due mondi opposti, nei contenuti, nelle finalità e con evasioni dal tema sport davvero poco edificanti (si potrebbe parlare per giornate su un simile tema!). Non parlamo poi, della versione web, che è roba da Bolero Teletutto, Grand Hotel e figli....
Che poi la vendetta sia nella possibile canna di Riccò, lo confermano tutti coloro che credono non abbia fatto tutto da solo. Bene, cominciando proprio da chi era con lui o sapeva (magari fra i quali anche qualche scrivano che sa come vanno certi andazzi e non lo dice...), non siamo di fronte a soggetti che possono subire vendetta? Che poi questa venga a caldo o a freddo o per nulla è un altro discorso. Di sicuro però, al netto dei rischi anche tragici, di gente che può usare questo strumento, comunque perfettamente umano, nel ciclismo ne esiste tanta, ma tanta. Perchè Riccò non può stare in questo gruppo? E' antipatico ed odioso anche lì?


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lemond
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da lemond »

kasper^ ha scritto:pensavo già da prima del 2008 che fosse un pagliaccio,me lo sta confermando sempre più contribuendo a rovinare questo bellissimo sport!

Prendo ad esempio quest'affermazione, che non dico quale effetto mi fa e faccio rispondere, invece, da Roberto Vecchioni. Per chi vuol capire che ...



Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Admin
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Admin »

Ho spostato nella sezione "Doping e antidoping" tutta la parte di discussione su Williams-Riccò.


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
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Alcyon
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Alcyon »

Uno dei dispiaceri più grandi della vicenda-Riccò è quello di veder riservato a lui un trattamento di costante diffidenza, da sempre. A volte questa diffidenza sfocia in cattiveria, nociva e contagiosa. E' un peccato. Chiunque ne parli, siano essi giornalisti, colleghi, "conoscenti", non trattengono il veleno e lo sputano su di lui. Troppo facile, così...
Sin dalle sue vittorie, c'è sempre stato chi non ha perso l'occasione di maltrattarlo, "educando il popolo" a non amarlo. Il suo percorso da reo-confesso a rinato ciclista è trascorso con lunghi silenzi giornalistici, cosa che invece non è occorsa a più illustri colleghi, sebbene magari non abbiano nemmeno avuto il coraggio e l'onore di confessare le pessime abitudini. L'idolatrato Ivan (Birillo), ad esempio, compariva regolarmente sulla Gazzetta anche durante la sua fase di stop dalle gare, ed è rientrato subito in uno squadrone facendo dimenticare il passato al Grande Pubblico: queste "presenze", secondo me, erano (sono) manovre orchestrate a misura d'arte per risollevare la sua immagine, sono parte di un piano ben definito che lo ha riportato nel ciclismo d'altissimo livello. Di Riccò, sui giornali più diffusi, non si è quasi mai parlato: segno che non c'è mai stata un FORTE volontà (leggesi: interesse) di redimerlo.
Quello di cui sono convinto, è che RR non sia MAI, MAI, MAI stato tutelato, consigliato, affiancato dalle persone "che contano", e che la sua immagine non sia mai stata interesse di queste persone. MAI! Ed è oggi evidente che una figura di guida sarebbe stata MOLTO utile a Riccardo, ma tant'è...
Ciò che non mi spiego è il motivo per cui questo non è mai avvenuto: ci sono delle responsabilià da attribuire?

Detto questo, sono convinto che tutti noi appassionati abbiamo bisogno di un Riccò in gruppo: senza di lui, non so quanti altri potranno osare qualcosa, rendere imprevedibile e divertente le corse...(Vinokourov, gli uomini di Scinto e pochi altri...)

Resto comunque in attesa di vederci un po' più chiaro in questa difficile situazione.


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Morris

Re: Riccardo Riccò

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Alcyon ha scritto:Uno dei dispiaceri più grandi della vicenda-Riccò è quello di veder riservato a lui un trattamento di costante diffidenza, da sempre. A volte questa diffidenza sfocia in cattiveria, nociva e contagiosa. E' un peccato. Chiunque ne parli, siano essi giornalisti, colleghi, "conoscenti", non trattengono il veleno e lo sputano su di lui. Troppo facile, così...
Sin dalle sue vittorie, c'è sempre stato chi non ha perso l'occasione di maltrattarlo, "educando il popolo" a non amarlo. Il suo percorso da reo-confesso a rinato ciclista è trascorso con lunghi silenzi giornalistici, cosa che invece non è occorsa a più illustri colleghi, sebbene magari non abbiano nemmeno avuto il coraggio e l'onore di confessare le pessime abitudini. L'idolatrato Ivan (Birillo), ad esempio, compariva regolarmente sulla Gazzetta anche durante la sua fase di stop dalle gare, ed è rientrato subito in uno squadrone facendo dimenticare il passato al Grande Pubblico: queste "presenze", secondo me, erano (sono) manovre orchestrate a misura d'arte per risollevare la sua immagine, sono parte di un piano ben definito che lo ha riportato nel ciclismo d'altissimo livello. Di Riccò, sui giornali più diffusi, non si è quasi mai parlato: segno che non c'è mai stata un FORTE volontà (leggesi: interesse) di redimerlo.
Quello di cui sono convinto, è che RR non sia MAI, MAI, MAI stato tutelato, consigliato, affiancato dalle persone "che contano", e che la sua immagine non sia mai stata interesse di queste persone. MAI! Ed è oggi evidente che una figura di guida sarebbe stata MOLTO utile a Riccardo, ma tant'è...
Ciò che non mi spiego è il motivo per cui questo non è mai avvenuto: ci sono delle responsabilià da attribuire?
Standing ovation!!!!!!


pitoro
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da pitoro »

Alcyon,

le persone intorno te le puoi anche scegliere. Quei fenomeni che l'hannno seguito di recente sono ben noti nell'ambiente, nel bene e nel male. Poi lui ci ha messo del suo, e tanto. In fondo tutti noì quando ci troviamo con della gente (lavoro, amici, cassa al supermercato, uscita in bici...) cerchiamo un equilibrio di massima tra noi stessi e chi ci circonda. E se uno si comporta da arrogante, spocchioso, sputasentenze ecc, di solito non lo giudichiamo con affetto.

Detto questo anche a me mancherà il ciclista Riccò, anche a me fa vomitare il vescovo-figliol prodigo (non il ciclista Ivan) e ascolto con pena e disprezzo tutti coloro che nell'ambiente fingono di cadere dal pero ogni volta. A partire dagli ex pro anni 80 e 90 fino ai ragazzi tuttora in gruppo.

Aspetto con ansia la "vendetta" di Riccò. Altri l'avrebbero chiamata in altro modo, tipo "voglio di uscirne", "desiderio di contrinbuire a fare davvero pulizia", ecc. Ma lui è così.


patrixhouse
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Iscritto il: giovedì 23 dicembre 2010, 18:00

Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da patrixhouse »

è stato proprio uno stolto...
peccato perchè lo scorso anno sembrava tornato sui suoi livelli...

mi sa che la sua fine è arrivata..
se l'è andata proprio a cercare..


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Alcyon
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Alcyon »

Inorridisco nel vedere come BS sia riuscito ancora a distinguersi, chiaramente in male.
Dedica pagine intere alle lettere dei lettori che sbottano e si accaniscono con RR, e le risposte di Sergio Neri, il direttore, sono forse ancora peggio.
All'apertura di un grosso servizio, poi, scrive a carattere cubitali che è un bene che Riccò sia a casa.
Mai un accenno di approfondimento sul perchè siano accadute certe cose, mai un tentativo di spunto sul capire una situazione così complessa, MAI...niente di niente, nè ora, nè anni fa'. Solo giudizi scontati che si sentono in ogni bar d'Italia, superficiali e quantomai banali.

Un giornalismo davvero professionale pretende un atteggiamento serio, preciso ed imparziale: purtroppo al giorno d'oggi è utopia.


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herbie
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da herbie »

Alcyon ha scritto:Inorridisco nel vedere come BS sia riuscito ancora a distinguersi, chiaramente in male.
Dedica pagine intere alle lettere dei lettori che sbottano e si accaniscono con RR, e le risposte di Sergio Neri, il direttore, sono forse ancora peggio.
All'apertura di un grosso servizio, poi, scrive a carattere cubitali che è un bene che Riccò sia a casa.
Mai un accenno di approfondimento sul perchè siano accadute certe cose, mai un tentativo di spunto sul capire una situazione così complessa, MAI...niente di niente, nè ora, nè anni fa'. Solo giudizi scontati che si sentono in ogni bar d'Italia, superficiali e quantomai banali.

Un giornalismo davvero professionale pretende un atteggiamento serio, preciso ed imparziale: purtroppo al giorno d'oggi è utopia.
condivido in pieno. Analisi, seria, serena, precisa, obiettiva dei fatti realmente avvenuti e comprovati che poi naturalmente non impedisce, anzi consente di dare un equilibrato giudizio di valore alla vicenda, tenendo conto di tutte le sue componenti.
Tutte cose che in parte nelle rubriche tv, ma sicuramente sulla carta stampata, fino ad qualche manciata di anni fa non si faticava a trovare, e meno male che la vecchia repubblica era un regime opprimente di cui liberarsi al più presto....
quanto a civiltà ed intelligenza media stiamo assistendo ad una decadenza preoccupante


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il Cannibale
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Re: Riccardo Riccò

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Alcyon ha scritto:Inorridisco nel vedere come BS sia riuscito ancora a distinguersi, chiaramente in male.
Dedica pagine intere alle lettere dei lettori che sbottano e si accaniscono con RR, e le risposte di Sergio Neri, il direttore, sono forse ancora peggio.
All'apertura di un grosso servizio, poi, scrive a carattere cubitali che è un bene che Riccò sia a casa.
Mai un accenno di approfondimento sul perchè siano accadute certe cose, mai un tentativo di spunto sul capire una situazione così complessa, MAI...niente di niente, nè ora, nè anni fa'. Solo giudizi scontati che si sentono in ogni bar d'Italia, superficiali e quantomai banali.

Un giornalismo davvero professionale pretende un atteggiamento serio, preciso ed imparziale: purtroppo al giorno d'oggi è utopia.

"faccina con gli applausi" (10 volte). Bravo Jacek, sono d'accordo con te, anche sul tuo post precedente ;)


"Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare!"

Chissà com'è adesso la Domenica con Lei, dimmelo tu, che puoi sentire i brividi che da, dille che io, che io non l'ho tradita, che io non l'ho dimenticata mai... ed è per questo che ritornerei!
nocciolo
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da nocciolo »

Comunque la si voglia vedere sull'accanimento, sul trattamento di Ricco ecc., per me, se davvero ha detto "meglio fare l'operaio a mille euro al mese, ci sono meno pensieri", dimostra una stupidita' e un'ignoranza che nemmeno i suo piu' accaniti detrattori gli hanno attribuito in queste pagine.
N


BlackRoseKing
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da BlackRoseKing »

nocciolo ha scritto:Comunque la si voglia vedere sull'accanimento, sul trattamento di Ricco ecc., per me, se davvero ha detto "meglio fare l'operaio a mille euro al mese, ci sono meno pensieri", dimostra una stupidita' e un'ignoranza che nemmeno i suo piu' accaniti detrattori gli hanno attribuito in queste pagine.
N
Io non sarei così critico, è una dichiarazione che va secondo me inquadrata per quello chè è..se ci pensi bene, se Pantani avesse fatto il suo ragionamento, forse oggi sarebbe li a dare piadine al chiosco Pantani..quindi ha un senso come cosa..Riccò ovviamente lo dice con la voce di uno che ha cmq una base economica solida alle spalle e può permettersi di fare l'operaio senza troppi pensieri economici..
(non è un confronto tra le due sitazioni, era solo un esempio)


patrixhouse
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Iscritto il: giovedì 23 dicembre 2010, 18:00

Re: Riccardo Riccò

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Riccò sta tornando..

e chi lo ferma uno come Riccò!

chi fa parlare di se nel bene e nel male agli sponsor interessa sempre..

d'accordo lui ha un caratteraccio e sta sul culo a tutti.. pero' in bici ci sa fare...


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Davide 76
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Davide 76 »

patrixhouse ha scritto:Riccò sta tornando..

e chi lo ferma uno come Riccò!

chi fa parlare di se nel bene e nel male agli sponsor interessa sempre..

d'accordo lui ha un caratteraccio e sta sul culo a tutti.. pero' in bici ci sa fare...

Speriamo lo fermino prima di risalire in bici. Lui vuole tornare argomentando che altri sono in bici e che erano stati coinvolti in casi di doping. Peccato non dica che chi è dinuovo in bici magari ha confessato..............
E poi mi chiedo ma non si vergogna ad accusare il medico che gli ha salvato la vita? :x


Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia! (Marco Pantani)
patrixhouse
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da patrixhouse »

che sia una persona di m.... lo sanno penso anche i muri.... pero' fosse stato oggi alla amstel.. se la sarebbe giocata con gilbert...
ricco' è uno dei pochi se non l'unico che su un arrivo del genere può battere il belga...
il ciclismo italiano ha bisogno di ricco'...
non dimentichiamo che ha ancora 7 / 8 anni di carriera davanti a se!!


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eliacodogno
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da eliacodogno »

patrixhouse ha scritto: ricco' è uno dei pochi se non l'unico che su un arrivo del genere può battere il belga...
No, almeno per come andava Filippo oggi. Forse il Valverde dei giorni migliori avrebbe qualche possibilità...


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danilodiluca87
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da danilodiluca87 »

cari giovanii....tutta teoriaa......Riccò quando stava al top non l'ho mai visto lottare contro i big, al massimo in qualche lombardiaa.....non facciamo come quelli della Rai che aspettano Nibali e Basso per vinceree....in stile nazionale di calcioo :D :D :D :D


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eliacodogno
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Re: Riccardo Riccò

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danilodiluca87 ha scritto:cari giovanii....tutta teoriaa......Riccò quando stava al top non l'ho mai visto lottare contro i big, al massimo in qualche lombardiaa.....non facciamo come quelli della Rai che aspettano Nibali e Basso per vinceree....in stile nazionale di calcioo :D :D :D :D
D'accordo perfettamente, in queste corse Riccò è pure riuscito a stare davanti ma i primissimi avevano un'altra marcia. Oltretutto credo di non esagerare se dico che la superiorità che mette in campo Gilbert in quasi tutte le Classiche è qualcosa che non si vede da tempo.


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nfl
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da nfl »

novità, avevo sentito che voleva tornare a correre :? ma quale squadra può fare questa scommessona :?


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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da jianji »

Riccò si è confrontato con i migliori l'ultima volta a 24 anni... fate vobis...


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Tranchée d'Arenberg
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Tranchée d'Arenberg »

nfl ha scritto:novità, avevo sentito che voleva tornare a correre :? ma quale squadra può fare questa scommessona :?
la Miche :mrgreen:


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eliacodogno
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da eliacodogno »

jianji ha scritto:Riccò si è confrontato con i migliori l'ultima volta a 24 anni... fate vobis...
Basso a 24 anni aveva all'attivo già un 2o e un 3o rispettivamente a Freccia e Liegi, poi le sue prestazioni sulle Ardenne sono sempre state peggiori, quindi la crescita lineare con l'età non è cosa scontata... E anche ammettendola non sono sicuro che il modenese valga tanto da contrastare Gilbert in queste corse.


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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Predaking »

eliacodogno ha scritto:Basso a 24 anni aveva all'attivo già un 2o e un 3o rispettivamente a Freccia e Liegi, poi le sue prestazioni sulle Ardenne sono sempre state peggiori, quindi la crescita lineare con l'età non è cosa scontata...
Però c'è anche da dire che Basso ha cambiato preparazione puntando sulle corse a tappe.


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eliacodogno
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da eliacodogno »

Predaking ha scritto:
eliacodogno ha scritto:Basso a 24 anni aveva all'attivo già un 2o e un 3o rispettivamente a Freccia e Liegi, poi le sue prestazioni sulle Ardenne sono sempre state peggiori, quindi la crescita lineare con l'età non è cosa scontata...
Però c'è anche da dire che Basso ha cambiato preparazione puntando sulle corse a tappe.
Sono d'accordo, quello che volevo dire è che non è scontato che a 28 anni uno vada sostanzialmente più forte che a 24: è accaduto per Gilbert ma non è una regola.


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Re: Riccardo Riccò

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Certo, se ad esempio guardiamo Berzin...


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eliacodogno
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da eliacodogno »

Predaking ha scritto:Certo, se ad esempio guardiamo Berzin...
Ma guardiamo anche Cunego, che secondo me non è neanche peggiorato più di tanto, ma di certo non è cresciuto...


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Leone delle Fiandre
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Re: Riccardo Riccò

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FUORI DAL GIRO. Fanini: «Ecco perché voglio aiutare Riccò»


“Confermo” esclama il patron di Amore & Vita: “una decina di giorni fa, un amico fidato di Riccò mi ha chiamato a suo nome, per un possibile rientro alle gare in maglia Amore & Vita.
E ieri il “Cobra” è venuto a farmi visita presso gli uffici di Amore & Vita. E’ stato un incontro molto importante che mi ha chiarito tante cose. E’ vero, abbiamo parlato di un possibile ritorno alle corse in maglia Amore & Vita, dato che Riccardo attualmente non è squalificato e potrebbe tornare alle corse anche domani. Tuttavia la situazione è ben più complessa di quanto sembra e anche se umanamente non nascondo che il desiderio di aiutare Riccò ad uscire da questo baratro personale sta vivendo sia come uomo che come atleta, c’è (visto quello che in passato ho fatto per altri ragazzi con situazioni difficili), per farlo ho bisogno che Riccardo si impegni in modo reale e totale a collaborare per la lotta contro il doping.
Lui in passato ha sbagliato, ha fatto uso di doping per emergere quando a mio avviso proprio non ne avrebbe avuto bisogno, però come tutti gli altri che oggi corrono, ha anche pagato i suoi errori. Riccò poteva avere il mondo del ciclismo ai suoi piedi, sarebbe stato in grado di vincere Giro e Tour come Panatni, invece si è rovinato con le sue mani trovandosi tutti contro, compreso il sottoscritto. Inoltre, adesso viene accusato di essersi sottoposto all’auto emotrasfusione che quasi lo ha portato alla morte ma lui professa a spada tratta la sua innocenza. In questo momento quasi tutti nel mondo del ciclismo odiano Riccardo Riccò e probabilmente, se quel giorno fosse davvero morto, molti sarebbero stati felici. Certamente anch’io posso dubitare della sua parola, allo stesso tempo però non ho il diritto di affermare il contrario (come non ce l’ha nessun), finché non ci saranno le prove che dimostreranno la sua colpevolezza. Il giorno che Riccò verrà dichiarato nuovamente colpevole, se mai questo avverrà, sarò il primo, come ho sempre fatto anche in tempi non sospetti a puntare il dito contro di lui per una pena esemplare perché vorrebbe dire che anche in questo preciso momento dopo essere scampato alla morte per miracolo ha continuato a mentire. E questo proprio non l’accetterei. Fino a quel momento però voglio fidarmi di questo ragazzo, fragile e timido come un bambino, nato campione e che in passato non avrebbe avuto bisogno di certe porcherie per poter emergere. Adesso Riccò sa ciò che deve fare se vuole tornare a correre con la nostra maglia. Se accetterà di dare una svolta totale alla sua vita e si metterà totalmente a disposizione della guerra al doping, allora le porte del mio team saranno aperte, altrimenti, se non dovesse accettare le mie irremovibili condizioni, gli augurerò tutto il meglio ma dovrà ripartire da solo senza il mio aiuto”. (comunicato stampa)


fonte: tuttobiciweb.it


Giorgio, malato di ciclismo

http://www.youtube.com/watch?v=CbG4xcmxduI
http://www.youtube.com/watch?v=lnX4uaDY ... re=related

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Leone delle Fiandre
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Re: Riccardo Riccò

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RICCO'. Confermo, ho parlato con Fanini e sono pronto a tornare

Riccardo Riccò ammette di aver incontrato Ivano Fanini: «C'è stato solo un colloquio informale, niente ipotesi di contratto. Solo un raggiungimento di intenti comune. Sono disposto a correre e se Fanini mi darà questa opportunità sarò felice di coglierla».
Il corridore di Formigine, tende a precisare, ancora una volta, la scarsa informazione fatta nei suoi confronti. «Nelle pagine della Gazzetta dello Sport non mi è piaciuto il trafiletto pubblicato, in merito all'incontro avuto con Fanini. In quell'incontro si è parlato anche di doping, certo, ma, non ho mai detto di confessare tutto. Non ho niente da confessare, per il semplice fatto di non aver commesso nessun reato. Ho detto tutto alla Procura del Coni, quando sono stato convocato. Il trafiletto della Gazzetta parlava anche di uno sconto di pena, in caso di confessione di Riccò. «Gionalisti mal informati, eppure la Gazzetta dello Sport ha avuto sempre il mio massimo rispetto. Io non devo scontare nessuna pena: non sono stato trovato positivo e quelle sul mio conto sono solo illazioni. Un licenziamento senza giusta causa, attacchi continui da parte dei miei colleghi, già queste mi sembrano delle condanne enormi. Lo ribadisco e lo ripeto: mi sto allenando intensamente ed il mio unico grande desiderio è quello di correre».


fonte: tuttobiciweb.it


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Subsonico
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Subsonico »

Una cosa è certa: Riccò a) ha la faccia come il c.. b) ne sa una più del diavolo!
quando ho letto la notizia in testa è balenato il tema della morte nera..


VINCITORE DEL FANTATOUR 2016 SUL CAMPO: certe fantaclassifiche verranno riscritte...

"Stufano è un Peter Sagan che ha smesso di sognare (E.Vittone) "
donchisciotte
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da donchisciotte »

E Fanini quante ne sa più del diavolo?


Verità e giustizia per Marco Pantani, una battaglia di civiltà.
Lasciamolo in pace un cazzo!
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Subsonico
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da Subsonico »

donchisciotte ha scritto:E Fanini quante ne sa più del diavolo?
0, Fanini È il diavolo! :D


VINCITORE DEL FANTATOUR 2016 SUL CAMPO: certe fantaclassifiche verranno riscritte...

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danilodiluca87
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da danilodiluca87 »

uagliòòò certo che noi appassionati e non di ciclismo siamo proprio dei TARALLI con la T maiuscolaa......

e basta fare pubblicità a stò Fanini......
cacciasse li sold ed investisse nel ciclismoo!!!!!!!!!!!!!!!!!!


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alfiso

Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da alfiso »

Comunque la pensiate su Riccò e gli altri beccati, ritenete corretto che il nipote del grande capo Uci cinguetti simili cose tra una pinta e l'altra ed una pisciata per svuotare il cervello-vescica? La mia volgarità (per la quale mi scuso preventivamente con voi) non è casuale e capirete il perchè leggendo i vari twit.

http://twitter.com/#!/garymcquaid
Esempi di twit:
Eh Ricco.... PISS OFF!
A Grand Tour leader, 105th in a Time Trial stage with 4 stages to go .... a sign the sport is cleaning up! I hearteningly think so......
Ricco, Vino, Basso, 1, 2, 3 . . . . beautiful ! ! .... i'm gonna start following chess as I can't handle that football lark!
Dekker, you doped, whether training or racing, you doped, whether EPO or CERA you doped, you knew what you were doing, 2 years for you sonny

Che diritto hanno queste merde!!! Giocano a scacchi con i ragazzi e tutti tacciono. E mi taccio per non best... siamo meglio di loro.

Ps. Ve lo chiedo dopo quello che ieri ha detto Tyler Hamilton e sul fatto che sembra accertato che il capo di Losanna abbia confermato all'FBI del controllo durante il Tour de Suisse? Io sono incazzato nero.


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tetzuo
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Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da tetzuo »

alfiso ha scritto:Comunque la pensiate su Riccò e gli altri beccati, ritenete corretto che il nipote del grande capo Uci cinguetti simili cose tra una pinta e l'altra ed una pisciata per svuotare il cervello-vescica? La mia volgarità (per la quale mi scuso preventivamente con voi) non è casuale e capirete il perchè leggendo i vari twit.

http://twitter.com/#!/garymcquaid
Esempi di twit:
Eh Ricco.... PISS OFF!
A Grand Tour leader, 105th in a Time Trial stage with 4 stages to go .... a sign the sport is cleaning up! I hearteningly think so......
Ricco, Vino, Basso, 1, 2, 3 . . . . beautiful ! ! .... i'm gonna start following chess as I can't handle that football lark!
Dekker, you doped, whether training or racing, you doped, whether EPO or CERA you doped, you knew what you were doing, 2 years for you sonny

Che diritto hanno queste merde!!! Giocano a scacchi con i ragazzi e tutti tacciono. E mi taccio per non best... siamo meglio di loro.

Ps. Ve lo chiedo dopo quello che ieri ha detto Tyler Hamilton e sul fatto che sembra accertato che il capo di Losanna abbia confermato all'FBI del controllo durante il Tour de Suisse? Io sono incazzato nero.
ciao, puoi essere più preciso su tutto quello che dici, non ho capito molto, e sono curioso


alfiso

Re: Riccardo Riccò

Messaggio da leggere da alfiso »

tetzuo ha scritto: ciao, puoi essere più preciso su tutto quello che dici, non ho capito molto, e sono curioso
Su Hamilton, Uci-McQuaid, Armstrong, Fbi: http://www.cyclingnews.com/news/hamilto ... 60-minutes
"60 Minutes" obtained a letter from USADA in which the Swiss lab which tested Armstrong at the 2001 Tour de Suisse considered Armstrong's sample "suspicious" and "consistent with EPO use". The CBS news program learned that the director of the Swiss lab had met with both Lance Armstrong and team director Johan Bruyneel concerning the test from the Tour de Suisse.
The Swiss lab director has since given a sworn statement to the Federal Bureau of Investigation (FBI). "60 Minutes" has learned that the lab director testified that a representative of the UCI wanted the matter of the suspicious test to go no further. The lab director also testified that the meeting between himself, Bruyneel and Armstrong was arranged by the UCI.
E da pochi minuti l'operazione nell'albergo Radioshack coordinata dal Pm di Padova che ormai sappiamo collaborare con l'FBI.

Riguardo alla Dinasty McQuaid:
Darach (fratello di Pat) http://inrng.com/?p=512

Promuove l'immagine della Oakley e molti degli atleti sponsorizzati sono clienti del nipote procuratore David (e del figlio).
Gestisce la promozione di Richmond Virginia ai mondiali 2015, di cui deciderà il fratello Pat.
Promuove per il 2012 il Tour of India unitamente al nipote David (già promotore del Langkawi), il quale ha aperto pure una sede della sua società a Mumbay.

David (figlio di Pat) http://inrng.com/?p=530
Da pochi giorni la sua agenzia Azzurri Sport Management (azzurri, sigh!!!) si è ribrandizzata in Trinity Sport Management (che fa molto triade, ndr sono giuventino).
http://www.trinitysportsmanagement.com/
Si dice che gli atleti che segue abbiano, guarda caso, un ranking molto basso nella lista Uci della vergogna (del Tour 2010). Tutti puliti i Trinity (grazie al padre Pat, al figlio David ed allo "spirito santo".
Per avere la lista completa dei Trinity meglio guardare il sito della Oakley :)

Eppoi c'è la mente fermentata al luppolo Gary, figlio di Darach. Gary collabora nella società di management del cugino David, la triade... pardon Trinity.
E' il deficiente che impunemente, senza ritegno sfotte da Twitter i soggetti delle nominations comunicate dal grande capo zio.

Ma francamente c'è poco da scherzare. Non credo che l'obiettivo dell'FBI sia Lance Armstrong, bensì la mafia di Aigle e i loro interessi sparsi fra Svizzera, Lussemburgo, Irlanda e Dubai. Il nostro sport non era mai sceso così in basso. Noi italiani saremo "mafiosi", ma Rodoni (che era un dittatore) agiva nella completa passione per questo sport e non lo faceva certo per business.
L'Uci è una società di diritto privato che crea altre società di diritto privato, in cui compaiono sempre gli stessi nomi, certificate sempre dalla stessa società di revisione, che gestisce a suo piacimento un enorme movimento, nel quale gli atleti sono delle mere pedine da usare e sacrificare alla bisogna per continuare questo immondo tragico reality show. Questa storia ha da finire.


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