Perchè mi pare di capire che organizzare un evento come un' Olimpiade sia il più delle volte un' impresa in perdita.Basso ha scritto:Sul punto 1 mi permetto di portare alcuni argomenti contrapposti:
- verissimo che le tre edizioni citate furono negative dal punto di vista economico. Ma su Barcellona mi permetto di dissentire perché con quei Giochi la città tornò a nuovo splendore di cui brilla ancora oggi. Come devono essere considerati i proventi che da 24 anni arrivano ad esempio dalla zona del porto letteralmente rinati da quell'edizione? Sono o no benefici derivanti dai Giochi? Quella zona senza i Giochi sarebbe rinata come lo è ora (risposta: no)? E controbatto: perché i benefici derivanti da queste opere non vengono invece contabilizzati nello scenario di una legacy olimpica?
- perché non vengono citate le riuscite edizioni, sia dal punto di vista spettacolare che economico, di Sydney 2000 e Londra 2012 (tralascio volutamente Atlanta perché Giochi made in Coca Cola e meno opera di enti pubblici)? O si citano anche le esperienze positive, oppure non vale.
- se si scrive, bisogna essere informati. E l'autore dell'articolo non lo è. A Boston non ci fu alcun referendum contrario ma solo la presenza di sondaggi negativi che portarono il comitato olimpico statunitense e il presidente del comitato Boston 2024 a ritirare la candidatura. Inoltre, secondo errore, Boston non è mai stata candidata; era stata proposta dal comitato olimpico statunitense, ma non ha presentato la candidatura al CIO (al suo posto gli yankee hanno candidato come tutti sappiamo Los Angeles). Ergo, meglio prepararsi prima di scrivere
Sul punto 2, populismo a piene mani: "Anche perché, al contrario, è proprio nei grandi eventi - meglio se sportivi - che diamo il peggio di noi". Già, perché siamo bravissimi a costruire ferrovie, autostrade, ospedali, scuole e tribunali senza intoppi. Già.
Comunque, il succo del punto 1 era concentrato in queste righe che ripropongo: "Tutti passivi, questi, al netto dei ricavi e dei contributi del Comitato Olimpico e degli sponsor. Costi sulla collettività, in altre parole. Ha senso farlo, in un Paese in cui pare non ci siano soldi per abbassare le tasse, per un fondo contro la povertà degno di questo nome, per la banda larga, per l’istruzione e la ricerca? Quale assurdo entusiasmo infantile e cieco patriottismo - ”facciamogliela vedere noi, di cosa siamo capaci“ - può non tenere conto del rischio enorme che si addossa a chi dovrà ripianare il più che probabile buco che i giochi olimpici scaveranno?"
Mentre per quanto riguarda il secondo punto, ferrovie, autostrade, ospedali, scuole e tribunali non fanno parte della categoria "grandi eventi"; perlomeno non come lo stiamo intendendo ora.