Non ci capiamo Admin.
Ho compreso che, a tuo modo di vedere, nel corso dell'ultimo ventennio il mondo ciclistico si sarebbe talmente evoluto da imporre, ad un dirigente, un drastico cambiamento della metodologia gestionale di un team.
Ho capito altrettanto bene che, a tuo avviso, noi comuni e disincantati fruitori del prodotto ciclismo non comprendiamo le sottigliezze e le tendenze che l'avvento del WT avrebbe imposto.
RInnovo pertanto la richiesta avanzata in precedenza: quali sarebbero, punto per punto, questi grandi stravolgimenti legislativi che avrebbero affossato taluni dirigenti retrogradi?
In che modo, e perché, quel modello gestionale di inizio secolo non può funzionare ora?
Di quali tendenze Savio si sarebbe disinteressato?
Sono curioso di conoscere queste motivazioni. Anche perché, nel tuo intervento, noto un'evidente contraddizione:
Admin ha scritto:In cosa vedo, in Savio, un atteggiamento non in linea coi tempi?
Dunque, il World Tour è in vigore da diversi anni, e ci sono in atto delle tendenze che noi, seduti a un tavolino a sorseggiare curaçao, possiamo pure ignorare; chi guida invece una delle prime 40 squadre al mondo deve saper leggere queste tendenze, ha l'obbligo di farlo se vuol continuare ad avere un posto di primo piano nel ciclismo. Oppure può disinteressarsene, ma poi allora non si lamenti se si riscopre ai margini.
Non è una condanna ineluttabile, quella di dover fare le squadre con due soldi. Non penso che qualcuno obblighi il buon Savio a non coinvolgere degli sponsor più importanti rispetto a quelli che sono soliti supportarlo.
Cosa o chi impedisce ai nostri benemeriti team manager di costruire progetti simili? .
PS: quando parlo di costruire progetti simili mi riferisco al cercare sponsor anche fuori dall'Italia, se nel nostro paese non ce ne sono a sufficienza, o sufficientemente generosi. Al limite, anche a cercare sponsor che sponsorizzano anche il Giro, visto che non c'è una regola che lo vieti...
Perdonami, inizi riferendoti a queste nuove, generiche ed astratte tendenze gestionali che Savio o chi per lui avrebbe ignorato, per poi incentrare la parte più corposa e concreta del tuo intervento solo ed esclusivamente sul Dio denaro. I termini più ricorrenti nel tuo post sono
soldi e
sponsor e, in conclusione, arrivi a formulare l'unica vera grande colpa di Savio: non essere riuscito o non aver voluto trovare un imprenditore che potesse investire ingenti somme nel ciclismo.
Allora mettiamoci d'accordo: Savio (continuo a citarlo ma è evidente che lo prendo ad esempio come emblema di una certa categoria ciclistica) se n'è fottuto delle innovative tendenze del WT o non ha trovato una ricca sponsorizzazione?
Se è valida la prima ipotesi resto in attesa delle spiegazioni sopra richieste e non si faccia però più alcun riferimento all'aspetto economico; nel secondo caso, invece, tutto il discorso sul world tour, sul non essere in linea coi tempi sarebbe pura e conveniente retorica, dal momento che l'elemento dominante per poter fare ciclismo a certi livelli risultrebbe essere il denaro.
Proprio come 20 anni fa.