quasar ha scritto:Avevo scritto un post domenica notte, a caldo. Ma troppo condizionato dall'emotività del momento e ho desistito dal pubblicarlo.
Che dire, il giorno doveva arrivare ed è arrivato. Anche se con almeno 12 mesi di ritardo.
Ho visto tanti non romanisti emozionarsi, evidente dimostrazione dell'unicità dell'evento dal momento che, oggettivamente, Totti non è mai stato ben visto all'infuori della Capitale.
Spiegare cosa abbia rappresentato e cosa rappresenti Totti per i romanisti non è semplice, è qualche cosa che va oltre anche il legame alla Roma stessa. E qua emerge tutto il provincialismo, nell'accezione più negativa del termine, di noi tifosi romanisti.
Perché idolatrare all'inverosimile un singolo calciatore ed anteporlo al tifo per la squadra è tipico di quelle realtà calcistiche che conoscono poco o nulla il successo.
Totti non è stato l'unico grande calciatore bandiera di una squadra. Ce ne sono stati altri in passato, ugualmente grandi ed importanti. Inter, Milan, Juve ne hanno avuti anche loro, ma mai si era creato con i tifosi, con una città intera un rapporto morboso, viscerale come in questo caso.
Solo in un'altra occasione: Gigi Riva qua a Cagliari. A proposito di provincialismo.
Emozione indescrivibile certo, ma il tutto è stato gestito nel peggiore dei modi.
Abbiamo anteposto la festa al Capitano all'importanza della gara di campionato.
Ecco cosa intendevo per provincialismo: al tifoso interessava principalmente che Totti giocasse gran parte della partita, era la sua festa prima ancora del match fondamentale per non buttare al vento un'intera stagione. E ci siamo quasi riusciti. Ho per lunghi tratti rivisto i fantasmi di Roma-Lecce del '86.
Il povero Spalletti, subissato da 70 mila fischi, è stato costretto a schierarlo. Ha accontentato la platea, più per rassegnazione che per convinzione o ultimo atto di generosità.
Alla fine è andata bene, ma resta la cattiva gestione dell'evento, soprattutto da parte dello stesso Totti che avrebbe potuto organizzare una partita celebrativa e non far volutamente coincidere il suo addio con la partita decisiva, anche e soprattutto in ottica della prossima stagione.
Ma lui e noi tifosi abbiamo voluto così.
Ovviamente se Lazovic avesse segnato il 2-3 e la Roma fosse stata costretta a fare il preliminare, la colpa sarebbe stata di Spalletti... l'unico, in settimana, a provare a riportare l'attenzione sull'incontro prima ancora che sulla festa d'addio.
Ammetto di essere uno dei pochi romanisti a non essere mai stato Totti dipendente.
Un gran campione, ma non un Dio da venerare.
Non penso oggettivamente sia stato il calciatore italiano più forte di sempre, così come non penso sia mai stato da pallone d'oro (per quanto possa valere quel riconoscimento).
Grandissimo, ma divenuto ancora ancora più grande e leggendario per aver giocato per 28 anni, e sino a 40, con la stessa squadra.
Nelle competizioni internazionali, il vero palcoscenico che ti eleva tra i grandissimi, non ha mai lasciato traccia. Poche apparizioni, mai decisivo.
Certo, spesso ha giocato in una Roma qualitativamente non all'altezza, ma pure negli anni di Capello (squadra fortissima e allenatore più vincente di quel periodo) le cose non sono andate diversamente.
Resto del parere che in tutti questi anni Totti abbia rappresentato il valore aggiunto ma allo stesso tempo il grande limite per questa squadra e per la società in generale. Limite riferito al provincialismo di cui scrivevo inizialmente.
Sembrerà folle che a scriverlo sia un tifoso, ma paradossalmente questa uscita di scena, se gestita bene da tutti, potrebbe rappresentare finalmente una svolta. Sia in termini di mentalità che di cultura calcistica a 360°.
Magari riusciremo finalmente a concepire l'idea, noi tifosi, che per vincere occorre buttar lo sguardo al di là del Tevere.
Mi trovi d'accordo su ogni aspetto, anche se io sono un 'intruso' in questo argomento che non mi riguarda direttamente.
Domenica pomeriggio mi trovavo in un bar per un aperitivo e davano la partita in tv. Quando sono arrivato erano già sul 2-2 e Totti aveva fatto il suo ingresso già da una mezzora circa. La prima cosa che ho detto a mio fratello è stata: "questi sono pazzi. A furia di pressioni, hanno 'costretto' Spalletti a fargli giocare quasi un tempo intero perchè è l'ultima partita in carriera, ma non si rendono conto che stanno rischiando di dover fare i preliminari di Champions dopo esser stati tutto l'anno secondi. Pensano più a Totti che alla Champions, eppure il fresco ricordo dell'eliminazione col Porto dovrebbe farli ragionare".
L'atavico problema delle squadre Romane è il provincialismo esasperato da cui non trovano modo di liberarsi. Ora, io capisco pure quello che dice galliano, ovvero che il tifoso vive di emozioni e sicuramente Totti in questi 20 e oltre anni di emozioni ai suoi tifosi ne ha regalate tante, però credo che dovrebbero essere molto più importanti le vittorie perchè sono quelle che danno le emozioni più forti.
Finchè sei tifoso del Cosenza (faccio quest'esempio così non s'incazza nessuno...
) sai già che che non potrai mai vincere nulla, se non il derby contro l'odiato Catanzaro, un campionato oppure una Supercoppa di Serie C .... Ecco, in questi casi per forza di cose il provincialismo è la normalità. Allora basta una vittoria furoricasa nel derby, per far si che la squadra venga accolta da un tripudio al ritorno. Mi pare normale: se non festeggi in questi casi, allora quando lo fai? Ed in questi casi è anche normale l'affetto morboso nei confronti della storica bandiera, venerata alla stregua di una divintà.
Il problema è che la Roma non è il Cosenza o il Catanzaro, ma una squadra (una delle due, per la precisione) che rappresenta una delle città più famose e belle del mondo. Parliamo di una squadra che pur non vincendo molto, in tanti casi si è avvicinata a farlo (negli ultimi anni diverse volte). Una squadra che però vive in questo limbo, a metà strada tra la provinciale e la grande squadra.
Insomma, ci sarebbero tutte le condizioni oggettive per potersi sprovincializzare e iniziare a pensare veramente in grande. Evidentemente però mancano le condizioni soggettive e continueranno a mancare finchè buona parte dei tifosi continuerà ad avere un approccio del genere.
Ecco, forse con l'addio di Totti potrebbero iniziare a cambiare le cose.