Apoftegma del giorno
Re: Apoftegma del giorno
Esempi di come si traduce il motto cristiano "fede, speranza e carità o amore"
Costantino disse in che cosa aver fede: credo di Nicea.
Il prete ti esorta a sperare nell'altra vita, perché in questa c'è poco o nulla da fare.
Amare dio significa al meglio uccidere gli infedeli, così diceva Agostino d'Ippona e d'altra parte anche i pagani sostenevano che è amato dagli dèi, chi muore giovane.
Costantino disse in che cosa aver fede: credo di Nicea.
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"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
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Re: Apoftegma del giorno
Elio Vittorini ha scritto qualcosa a proposito delle persone alienate, cioè coloro che vivono in una specie di sogno, illudendosi che ciò che è stato detto loro dai padri, nonni etc. sia vero. Esse non hanno coscienza (o poca) del loro stato di "schiavi" e si immaginano di possedere il c.d. libero arbitrio!
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Re: Apoftegma del giorno
La speranza è il peggiore tra i mali, poiché prolunga i tormenti degli uomini.” - Friedrich Nietzsche.
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Re: Apoftegma del giorno
Gli altari rappresentano tute le "nostre illusioni": in quello della patria le nazionali, negli altri le superstizioni varie.
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Re: Apoftegma del giorno
Le credenze più desiderabili di solito sono anche quelle più superstiziose.
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Re: Apoftegma del giorno
La politica e la religione si fondano sul concetto di comunità nazionale e universale (cattolica), ma non si può vivere per e con tutti, ma soprattutto ci sono persone e gruppi con i quali non si vorrebbe vivere MAI!
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Re: Apoftegma del giorno
Fantasie, fandonie, assurdità, però devo dire che sarebbe anche giusto ammirare le religioni che con bugie e reliquie, schegge e calici, riti e superstizioni hanno saputo costruire un ... un potere che è durato secoli.
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Re: Apoftegma del giorno
Noi, una volta caduta la nostra breve luce, abbiamo davanti il sonno di una notte perpetua. Tradotto da Catullo, Carmina.
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Re: Apoftegma del giorno
Conoscere non è guardarsi l'un l'altro, avrebbe detto Spinoza, bensì volgersi nella stessa direzione con intelligenza, lasciando invece dietro di sé ogni tradizione. (San valentino è una di queste!)
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- matteo.conz
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Re: Apoftegma del giorno
It is difficult to get a man to understand something, when his salary depends on his not understanding it.
Upton Beall Sinclair Jr.
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Mondiale 2019: 1 matteo.conz 53
Svalorizzando gli altri non ti rendi superiore.
C'è sempre una soluzione semplice ad un problema complesso. Ed è quella sbagliata. A. Einstein
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Re: Apoftegma del giorno
Se vogliamo parlare dei sacerdoti per bene (lasciamo perdere i pedofili e coloro che nemmeno credono), possiamo solo dire che sono degli uomini onesti mandati in giro a mentire, non sapendo di farlo.
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Re: Apoftegma del giorno
Per me le religioni e il comunismo sono sorrette da una solo cosa: l'ambizione di riuscire nell'impossibile, anche se talvolta gli intenti sono buoni. P.S. L'etimo di utopia è (ou->non) e (topia->luogo), ovvero luogo che non esiste.
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- matteo.conz
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Re: Apoftegma del giorno
« Noi stiamo buoni e quelli ci ammazzano. Se non ricevono una sana lezione fanno quello che vogliono. Non avete notato che da quando Bresci ha sparato al re, di stragi non ce ne sono più state? Quando hanno paura loro, abbiamo meno paura noi. »
(Valerio Evangelisti, Il sole dell'avvenire. Chi ha del ferro ha del pane)
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Re: Apoftegma del giorno
Ma a chi/cosa si riferisce?Poi per il passato forse attribuisce allo Stato lo stragismo anni 70,altrimenti mi sfugge qualcosa.Anche la Mafia qualcosa ha dato.Bresci era del mio quartiere.
Re: Apoftegma del giorno
MI pare un inno alla violenza, mentre io sono per Gandhi e Spinoza.matteo.conz ha scritto:« Noi stiamo buoni e quelli ci ammazzano. Se non ricevono una sana lezione fanno quello che vogliono. Non avete notato che da quando Bresci ha sparato al re, di stragi non ce ne sono più state? Quando hanno paura loro, abbiamo meno paura noi. »
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Re: Apoftegma del giorno
Tremo per il mio paese quando mi dicono che Dio è giusto! Thomas Jefferson
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Re: Apoftegma del giorno
G. Gaber e B. Show avevano, più o meno, la stessa idea sugli americani; il primo diceva che non c’è popolo più stupido, il secondo definiva l’americano al cento per cento, un idiota al novantanove per cento.
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Re: Apoftegma del giorno
Per definire le false religioni (cioè tutte) si può usare una metafora: l'ombra che ti segue, come l'angelo custode, finché il sole splende, ma quando arriva la notte e anche i tuoi pensieri si fanno bui e, al contempo, profondi ... ti lascia.
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Re: Apoftegma del giorno
L'utopia che diventa realtà spesso produce dei mostri. Luciano Canfora
Nota mia: solo la religione, perché il comunismo reale non è mai esistito, con questo nome si è identificato solo la sua parodia.
Nota mia: solo la religione, perché il comunismo reale non è mai esistito, con questo nome si è identificato solo la sua parodia.
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Re: Apoftegma del giorno
"Chi non è con me è contro di me". Pensavo fosse un motto di Mussolini e similia e invece si trova addirittura in due vangeli (Matteo e Luca).
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Re: Apoftegma del giorno
I figli cominciano amando i loro genitori, in seguito li giudicano. Raramente, se non mai, li perdonano. O. Wilde
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Re: Apoftegma del giorno
Umiltà è una bruttissima parola per l'uso che ne hanno fatto cristiani: il loro dio ama vedere l'uomo umiliato e in ginocchio davanti a lui!
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Re: Apoftegma del giorno
L'amore di Dio è un'abietta relazione fra il Tiranno e i suoi schiavi, legati proprio da ciò per il quale era stato condannato Prometeo dagli dei olimpici: false speranze!
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Re: Apoftegma del giorno
L'amore divino uccide ciò che abbiamo di personale perché si possa essere quello che eravamo prima del peccato originale o, in altre parole, solo scimmie gregarie.
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Re: Apoftegma del giorno
La gente crede più ad una grossa menzogna che ad una piccola; e se viene ripetuta abbastanza spesso la gente prima o poi ci crede. Walter Charles Langer
P.S. A me quest'aforisma rammenta qualcosa di preciso, no?
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Re: Apoftegma del giorno
Gregarie e spelacchiate.lemond ha scritto:L'amore divino uccide ciò che abbiamo di personale perché si possa essere quello che eravamo prima del peccato originale o, in altre parole, solo scimmie gregarie.
Oggi ancor più spelacchiate di allora.
Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
Re: Apoftegma del giorno
Altro che angoscia esistenziale di Sartre, sono invece d'accordo con Pavese: quella vera è fatta di noia.
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Re: Apoftegma del giorno
Ammiro il loro coraggio, il loro talento, e soprattutto il fatto che, come il loro modello George Orwell, antepongano la verità a ciò che vorrebbero fosse la verità.lemond ha scritto:La gente crede più ad una grossa menzogna che ad una piccola; e se viene ripetuta abbastanza spesso la gente prima o poi ci crede. Walter Charles Langer
E. Carrère parla de due giornalisti, Rolin e Hatzfeld, sui fronti balcanici...
lemond ha scritto:P.S. A me quest'aforisma rammenta qualcosa di preciso, no?
...ciao Maria Rita...
Re: Apoftegma del giorno
Non c'è alcun rapporto fra gli asparagi e l'immortalità dell'anima. Achille Campanile
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Re: Apoftegma del giorno
Chi sono gli agiografi? Coloro che approfittano di cose non conosciute e/o perdute per esibirsi, senza timore di smentita, in lodi con la pompa tipica delle parole affettate.
Cfr Joseph Goebbels "Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità".
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Re: Apoftegma del giorno
Le religioni (tutte) sono il luogo comune, esattamente quello che sembra! E d'altra parte è anche comprensibile, perché sono nate quando c'era il padre del padre del ...
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Re: Apoftegma del giorno
Il fine di ogni religione è la fine dell'Uomo
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Re: Apoftegma del giorno
Qual è il senso della vita? Facile, quel che uno gli dà e questa è l'unica democrazia che possiamo avere.
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Re: Apoftegma del giorno
Un religioso intelligente, nel suo intimo, sa di dover mentire sulle cose principali.
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Re: Apoftegma del giorno
Questa animazione con la poesia è qualcosa di pazzesco
L'urlo-Ginsberg:
Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di una pera di furia,
hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte,
che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz,
che mostravano il cervello al Cielo sotto la Elevated e vedevano angeli Maomettani illuminati barcollanti su tetti di casermette
che passavano per le università con freddi occhi radiosi allucinati di Arkansas e tragedie blakiane fra gli eruditi della guerra,
che venivano espulsi dalle accademie come pazzi & per aver pubblicato odi oscene sulle finestre del teschio,
che si accucciavano in mutande in stanze non sbarbate, bruciando denaro nella spazzatura e ascoltando il Terrore attraverso il muro,
che erano arrestati nelle loro barbe pubiche ritornando da Laredo con una cintura di marijuana per New York,
che mangiavano fuoco in alberghi vernice o bevevano trementina nella Paradise Alley, morte, o notte dopo notte si purgatoratizzavano il torso
con sogni, droghe, incubi di risveglio, alcool e uccello e sbronze a non finire,
incomparabili strade cieche di nebbia tremante e folgore mentale in balzi verso i poli di Canada & Paterson, illuminando tutto il mondo immobile del Tempo in mezzo,
solidità Peyota di corridoi, albe cimiteri alberi verdi retro cortili, sbronze di vino sopra i tetti, rioni di botteghe in gioiose corse drogate neon balenio di semafori, vibrazioni di sole e luna e alberi nei rombanti crepuscoli invernali di Brooklyn, fracasso di pattumiere e dolce regale luce della mente,
che si incatenavano ai subways in corse interminabili dal Battery al santo Bronx pieni di simpamina finché lo strepito di ruote e bambini li faceva scendere tremanti a bocca pesta e scassati stremati nella mente svuotata di fantasia nella luce desolata dello Zoo,
che affondavano tutta la notte nella luce sottomarina di Bickford fluttuavano fuori e passavano un pomeriggio di birra svanita nel desolato Fugazzi ascoltando lo spacco del destino al jukebox all’idrogeno,
che parlavano settanta ore di seguito dal parco alla stanza al bar a Bellevue9 al museo al ponte di Brooklyn,
schiera perduta di conversatori platonici precipiti dai
gradini d’ingresso dalle scale di sicurezza dai
davanzali dall’Empire State giù dalla luna, farfugliando strillando vomitando sussurrando fatti
e ricordi e aneddoti e sensazioni ottiche e shocks
di ospedali e carceri e guerre, intieri intelletti rigurgitati in un richiamo totale per
sette giorni e notti con occhi brillanti, carne
da Sinagoga sbattuta per terra, che svanivano nel nulla Zen New Jersey lasciando
una scia di ambigue cartoline del Municipio di
Atlantic City, straziati da sudori Orientali e scricchiolii d’ossa
Tangerini e emicranie Cinesi nel rientro dalla streppa in una squallida stanza mobiliata di
Newark23, che giravano e giravano a mezzanotte tra i binari
morti chiedendosi dove andare, e andavano, senza lasciare cuori spezzati, che accendevano sigarette in carri merci carri merci
carri merci strepitanti nella neve verso fattorie
solitàrie nella notte dei nonni, che studiavano Piotino Poe Sangiovanni della Croce
telepatia e cabala del bop perché il cosmos
vibrava istintivamente ai loro piedi nel Kansas, che stavano soli per le strade dello Idaho in cerca di
visionari angeli indiani che erano visionari angeli
indiani, che credevano di essere soltanto matti quando Baltimore luccicava in un’estasi soprannaturale, che sobbalzavano in limousine col Cinese dell’ OkIaho-
ma sotto l’impulso di inverno mezzanotte luce
stradale provincia pioggia,
che indugiavano affamati e soli a Houston in cerca di jazz o sesso o minestra, e seguivano il brillante Spagnolo per chiacchierare sull’America e l’Eternità, causa persa, e cosi si imbarcavano per l’Africa,
che scomparivano nei vulcani del Messico non lasciando che l’ombra dei jeans e la lava e ceneri di poesia sparse nella Chicago caminetto,
che riapparivano sulla West Coast indagando sul f.b.i. barbuti e in calzoncini con grandi occhi pacifisti sexy nella pelle scura distribuendo volantini incomprensibili,
che si bucavano le braccia con sigarette protestando contro la nebbia di tabacco narcotico del Capitalismo,
che diffondevano manifesti Supercomunisti in Union Square piangendo e spogliandosi mentre le sirene di Los Alamos li zittivano col loro grido, e gridavano giù per Wall e anche il ferry di Staten Island gridava,
che crollavano piangendo in palestre bianche nudi e tremanti davanti al macchinario di altri scheletri,
che mordevano i poliziotti nel collo e strillavano di felicità nelle camionette per non aver commesso altro delitto che la loro intossicazione e pederastia pazza tra amici,
che urlavano in ginocchio nel subway e venivano trascinati dal tetto sventolando genitali e manoscritti,
che si lasciavano inculare da motociclisti beati, e strillavano di gioia,
che si scambiavano pompini con quei serafini umani, i marinai, carezze di amore Atlantico e Caribbeo,
che scopavano la mattina la sera in giardini di rose e sull’erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse,
che gli veniva un singhiozzo interminabile cercando di ridacchiare ma finivano con un singhiozzo dietro un tramezzo dei Bagni Turchi quando l’angelo biondo & nudo veniva a trafiggerli con una spada,
che perdevano i loro ragazzi d’amore per le tre vecchie streghe del fato la strega guercia del dollaro eterosessuale la strega guercia che strizza l’occhio dal grembo e la strega guercia che sta li piantata sul culo a spezzare i fili d’oro intellettuali del telaio artigianale,
che copulavano estatici e insaziati con una bottiglia di birra un amante un pacchetto di sigarette una candela e cadevano dal letto, e continuavano sul pavimento e giù per il corridoio e finivano svenuti contro il muro con una visione di fica suprema e sperma eludendo l’ultima sbora della coscienza,
che addolcivano le fiche di milioni di ragazze tremanti al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina ma pronti ad addolcire la fica dell’alba, natiche lampeggianti sotto i granai e nude nel lago,
che andavano a puttane nel Colorado in miriadi di macchine notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, mandrillo e Adone di Denver — gioia alla memoria delle sue innumerevoli scopate di ragazze in terreni abbandonati & retrocortili di ristoranti per camionisti, in poltrone traili
ballanti di vecchi cinema, su cime di montagna in caverne o con cameriere secche in strade familiari sottane solitarie alzate & solipsismi particolarmente segreti nei cessi dei distributori di benzina, & magari nei vicoli intorno a casa,
che dissolvevano in grandi cinema luridi, si spostavano in sogno, si svegliavano su una Manhattan improvvisa, e si tiravano su da incubi di cantine ubriachi di Tokay spietato e da orrori di sogni di ferro della Terza Strada & inciampavano verso l’Ufficio Assistenza,
che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue su moli coperti di neve aspettando che una porta sullo East River si aprisse su una stanza piena di vapore caldo e di oppio,
che creavano grandi drammi suicidi in appartamenti a picco sullo Hudson sotto azzurri fasci antiaerei di luce lunare & le loro teste saranno incoronate di alloro nell’oblio,
che mangiavano stufato d’agnello dell’immaginazione o ingoiavano rospi nel fondo fangoso dei fiumi di Bowery,
che piangevano sulle strade romantiche coi carretti pieni di cipolle e musica scassata,
che sedevano in casse respirando al buio sotto il ponte, e si alzavano per fare clavicembali nelle loro soffitte,
che tossivano al sesto piano di Harlem incoronati di fiamme sotto il cielo tubercolare circondati da teologia in cassette da frutta,
che scarabocchiavano tutta la notte in un rock and roll su incantesimi da soffitta destinati a diventare nella mattina giallastra strofe di assurdo,
che cuocevano animali marci polmoni cuori code zampe borsht & tortillas sognando il puro reame vegetale,
che si buttavano sotto furgoni di carne in cerca di un uovo, .
che buttavano orologi dal tetto per gettare il loro voto all’Eternità fuori del Tempo, & per un decennio dopo le sveglie cadevano ogni giorno sul loro capo,
che si tagliavano i polsi tre volte di seguito senza seguito, rinunciavano ed erano costretti ad aprire negozi di antiquariato dove credevano di invecchiare e piangevano,
che venivano arsi vivi nei loro innocenti vestiti di flanella sulla Madison Avenue tra esplosioni di versi di piombo e il frastuono artificiale dei ferrei reggimenti della moda & gli strilli alla nitroglicerina dei finocchi della pubblicità & l’iprite di sinistri redattori intelligenti, o venivano investiti dai taxi ubriachi della Realtà Assoluta,
che si buttavano dal ponte di Brookiyn questo è successo davvero e se ne andavano sconosciuti e dimenticati tra la foschia spettrale di Chinatown minestra vicoli & autopompe, neanche una birra gratis,
che cantavano disperati dalle finestre, cadevano dal finestrino del subway, si buttavano nello sporco Passaic, saltavano su negri, piangevano lungo tutta la strada, ballavano scalzi su bicchieri rotti spaccavano nostalgici dischi Europei di jazz tedesco del ‘30 finivano il whisky e vomitavano rantolando nel cesso insanguinato, nelle loro orecchie gemiti e l’esplosione di colossali sirene,
che rotolavano giù per le autostrade del passato andando l’un l’altro verso l’hotrod-Golgotha di veglia solitudine-prigione o l’incarnazione del jazz di Birmingham,
che guidavano est – ovest settantadue ore per sapere se io avevo una visione o tu avevi una visione o lui aveva una visione per scoprire l’Eternità,
che andavano a Denver, che morivano a Denver, che ritornavano a Denver & aspettavano invano, che vegliavano a Denver & meditavano senza compagni a Denver e infine se ne andavano per scoprire il Tempo, & ora Denver ha nostalgia dei suoi eroi,
che cadevano in ginocchio in cattedrali senza speranze pregando per l’un l’altro salvezza e luce e seni, finché l’anima si illuminava i capelli per un attimo,
che si sfondavano il cervello in prigione aspettando criminali impossibili dalla testa bionda e il fascino della realtà nei loro cuori che cantavano dolci blues a Alcatraz,
che si ritiravano in Messico per conservarsi alla droga, o a Rocky Mount per il tenero Buddha o a Tangeri a ragazzini o alla Southern Pacific per la locomotiva nera o a Harvard o a Narciso o a Woodlawn alle orge o la fossa,
che chiedevano prove di infermità mentale accusando la radio di ipnotismo & venivano lasciati con la loro pazzia & le loro mani &. una giuria incerta,
che al ccny buttavano patate in insalata ai conferenzieri sul Dadaismo e poi si presentavano sui gradini di pietra del manicomio con teste rapate e discorsi arlecchineschi di suicidio, chiedendo un’immediata lobotomia,
e invece venivano sottoposti al vuoto concreto o insulina metrasol elettricità idroterapia psicoterapia terapia educativa ping pong e amnesia,
che in malinconica protesta rovesciavano un unico simbolico tavolo da ping pong, riposando un poco in catatonia,
ritornando anni dopo proprio calvi eccetto una parrucca di sangue, e lacrime e dita, al visibile destino da pazzo delle corsie delle città-manico-mio dell’Est,
fetidi corridoi di Pilgrim State Rockland e Greystone, litigando con gli echi dell’anima, rockrollando nella mezzanotte solitudine-panca dolmen-rea-mi dell’amore, sogno della vita un incubo, corpi ridotti pietra pesanti come la luna,
con mamma finalmente …, e l’ultimo libro fantastico scaraventato dalla finestra, e l’ultima porta chiusa alle 4 del mattino e l’ultimo telefono sbattuto in risposta contro il muro e l’ultima stanza ammobiliata svuotata fino all’ultimo pezzo di mobilia mentale, una rosa di carta gialla attorcigliata su una gruccia di fil di ferro nell’armadio, e perfino essa immaginaria, nient’altro che un pezzetto di speranza nell’allucinazione –
ah, Carl, mentre tu non sei al sicuro io non sono al sicuro, e ora sei davvero nel totale brodo animale” del tempo –
e che dunque correvano per le strade gelate ossessionati da un lampo improvviso dell’alchimia dell’uso dell’ellisse il catalogo il metro & i piani vibranti,
che sognavano e facevano abissi incarnati nel Tempo & lo Spazio mediante immagini contrapposte, e
intrappolavano l’arcangelo dell’anima tra 2 immagini visive e univano i verbi demenziali e sistemavano insieme il sostantivo e il trattino della coscienza sobbalzando alla sensazione del Pater Omnipotens Aeterni Deus
per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa umana e fermarvisi di fronte muti e intelligenti e tremanti di vergogna, ripudiati ma con anima confessa per conformarsi al ritmo del pensiero nella sua testa nuda e infinita,
il pazzo vagabondo e angelo battuto nel Tempo, sconosciuto, ma dicendo qui ciò che si potrebbe lasciar da dire nel tempo dopo la morte,
e si alzavano reincarnati nei vestiti spettrali del jazz all’ombra tromba d’oro della banda e suonavano la sofferenza per amore della nuda mente d’America in un urlo di sassofono elai elai lamma lamma sabacthani che faceva tremare le città fino all’ultima radio
col cuore assoluto della poesia della vita macellato dai loro corpi buono da mangiare per mille anni.
ALLEN GINSBERG, Urlo (1955-1956)
For Carl Solomon
L'urlo-Ginsberg:
Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di una pera di furia,
hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte,
che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz,
che mostravano il cervello al Cielo sotto la Elevated e vedevano angeli Maomettani illuminati barcollanti su tetti di casermette
che passavano per le università con freddi occhi radiosi allucinati di Arkansas e tragedie blakiane fra gli eruditi della guerra,
che venivano espulsi dalle accademie come pazzi & per aver pubblicato odi oscene sulle finestre del teschio,
che si accucciavano in mutande in stanze non sbarbate, bruciando denaro nella spazzatura e ascoltando il Terrore attraverso il muro,
che erano arrestati nelle loro barbe pubiche ritornando da Laredo con una cintura di marijuana per New York,
che mangiavano fuoco in alberghi vernice o bevevano trementina nella Paradise Alley, morte, o notte dopo notte si purgatoratizzavano il torso
con sogni, droghe, incubi di risveglio, alcool e uccello e sbronze a non finire,
incomparabili strade cieche di nebbia tremante e folgore mentale in balzi verso i poli di Canada & Paterson, illuminando tutto il mondo immobile del Tempo in mezzo,
solidità Peyota di corridoi, albe cimiteri alberi verdi retro cortili, sbronze di vino sopra i tetti, rioni di botteghe in gioiose corse drogate neon balenio di semafori, vibrazioni di sole e luna e alberi nei rombanti crepuscoli invernali di Brooklyn, fracasso di pattumiere e dolce regale luce della mente,
che si incatenavano ai subways in corse interminabili dal Battery al santo Bronx pieni di simpamina finché lo strepito di ruote e bambini li faceva scendere tremanti a bocca pesta e scassati stremati nella mente svuotata di fantasia nella luce desolata dello Zoo,
che affondavano tutta la notte nella luce sottomarina di Bickford fluttuavano fuori e passavano un pomeriggio di birra svanita nel desolato Fugazzi ascoltando lo spacco del destino al jukebox all’idrogeno,
che parlavano settanta ore di seguito dal parco alla stanza al bar a Bellevue9 al museo al ponte di Brooklyn,
schiera perduta di conversatori platonici precipiti dai
gradini d’ingresso dalle scale di sicurezza dai
davanzali dall’Empire State giù dalla luna, farfugliando strillando vomitando sussurrando fatti
e ricordi e aneddoti e sensazioni ottiche e shocks
di ospedali e carceri e guerre, intieri intelletti rigurgitati in un richiamo totale per
sette giorni e notti con occhi brillanti, carne
da Sinagoga sbattuta per terra, che svanivano nel nulla Zen New Jersey lasciando
una scia di ambigue cartoline del Municipio di
Atlantic City, straziati da sudori Orientali e scricchiolii d’ossa
Tangerini e emicranie Cinesi nel rientro dalla streppa in una squallida stanza mobiliata di
Newark23, che giravano e giravano a mezzanotte tra i binari
morti chiedendosi dove andare, e andavano, senza lasciare cuori spezzati, che accendevano sigarette in carri merci carri merci
carri merci strepitanti nella neve verso fattorie
solitàrie nella notte dei nonni, che studiavano Piotino Poe Sangiovanni della Croce
telepatia e cabala del bop perché il cosmos
vibrava istintivamente ai loro piedi nel Kansas, che stavano soli per le strade dello Idaho in cerca di
visionari angeli indiani che erano visionari angeli
indiani, che credevano di essere soltanto matti quando Baltimore luccicava in un’estasi soprannaturale, che sobbalzavano in limousine col Cinese dell’ OkIaho-
ma sotto l’impulso di inverno mezzanotte luce
stradale provincia pioggia,
che indugiavano affamati e soli a Houston in cerca di jazz o sesso o minestra, e seguivano il brillante Spagnolo per chiacchierare sull’America e l’Eternità, causa persa, e cosi si imbarcavano per l’Africa,
che scomparivano nei vulcani del Messico non lasciando che l’ombra dei jeans e la lava e ceneri di poesia sparse nella Chicago caminetto,
che riapparivano sulla West Coast indagando sul f.b.i. barbuti e in calzoncini con grandi occhi pacifisti sexy nella pelle scura distribuendo volantini incomprensibili,
che si bucavano le braccia con sigarette protestando contro la nebbia di tabacco narcotico del Capitalismo,
che diffondevano manifesti Supercomunisti in Union Square piangendo e spogliandosi mentre le sirene di Los Alamos li zittivano col loro grido, e gridavano giù per Wall e anche il ferry di Staten Island gridava,
che crollavano piangendo in palestre bianche nudi e tremanti davanti al macchinario di altri scheletri,
che mordevano i poliziotti nel collo e strillavano di felicità nelle camionette per non aver commesso altro delitto che la loro intossicazione e pederastia pazza tra amici,
che urlavano in ginocchio nel subway e venivano trascinati dal tetto sventolando genitali e manoscritti,
che si lasciavano inculare da motociclisti beati, e strillavano di gioia,
che si scambiavano pompini con quei serafini umani, i marinai, carezze di amore Atlantico e Caribbeo,
che scopavano la mattina la sera in giardini di rose e sull’erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse,
che gli veniva un singhiozzo interminabile cercando di ridacchiare ma finivano con un singhiozzo dietro un tramezzo dei Bagni Turchi quando l’angelo biondo & nudo veniva a trafiggerli con una spada,
che perdevano i loro ragazzi d’amore per le tre vecchie streghe del fato la strega guercia del dollaro eterosessuale la strega guercia che strizza l’occhio dal grembo e la strega guercia che sta li piantata sul culo a spezzare i fili d’oro intellettuali del telaio artigianale,
che copulavano estatici e insaziati con una bottiglia di birra un amante un pacchetto di sigarette una candela e cadevano dal letto, e continuavano sul pavimento e giù per il corridoio e finivano svenuti contro il muro con una visione di fica suprema e sperma eludendo l’ultima sbora della coscienza,
che addolcivano le fiche di milioni di ragazze tremanti al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina ma pronti ad addolcire la fica dell’alba, natiche lampeggianti sotto i granai e nude nel lago,
che andavano a puttane nel Colorado in miriadi di macchine notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, mandrillo e Adone di Denver — gioia alla memoria delle sue innumerevoli scopate di ragazze in terreni abbandonati & retrocortili di ristoranti per camionisti, in poltrone traili
ballanti di vecchi cinema, su cime di montagna in caverne o con cameriere secche in strade familiari sottane solitarie alzate & solipsismi particolarmente segreti nei cessi dei distributori di benzina, & magari nei vicoli intorno a casa,
che dissolvevano in grandi cinema luridi, si spostavano in sogno, si svegliavano su una Manhattan improvvisa, e si tiravano su da incubi di cantine ubriachi di Tokay spietato e da orrori di sogni di ferro della Terza Strada & inciampavano verso l’Ufficio Assistenza,
che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue su moli coperti di neve aspettando che una porta sullo East River si aprisse su una stanza piena di vapore caldo e di oppio,
che creavano grandi drammi suicidi in appartamenti a picco sullo Hudson sotto azzurri fasci antiaerei di luce lunare & le loro teste saranno incoronate di alloro nell’oblio,
che mangiavano stufato d’agnello dell’immaginazione o ingoiavano rospi nel fondo fangoso dei fiumi di Bowery,
che piangevano sulle strade romantiche coi carretti pieni di cipolle e musica scassata,
che sedevano in casse respirando al buio sotto il ponte, e si alzavano per fare clavicembali nelle loro soffitte,
che tossivano al sesto piano di Harlem incoronati di fiamme sotto il cielo tubercolare circondati da teologia in cassette da frutta,
che scarabocchiavano tutta la notte in un rock and roll su incantesimi da soffitta destinati a diventare nella mattina giallastra strofe di assurdo,
che cuocevano animali marci polmoni cuori code zampe borsht & tortillas sognando il puro reame vegetale,
che si buttavano sotto furgoni di carne in cerca di un uovo, .
che buttavano orologi dal tetto per gettare il loro voto all’Eternità fuori del Tempo, & per un decennio dopo le sveglie cadevano ogni giorno sul loro capo,
che si tagliavano i polsi tre volte di seguito senza seguito, rinunciavano ed erano costretti ad aprire negozi di antiquariato dove credevano di invecchiare e piangevano,
che venivano arsi vivi nei loro innocenti vestiti di flanella sulla Madison Avenue tra esplosioni di versi di piombo e il frastuono artificiale dei ferrei reggimenti della moda & gli strilli alla nitroglicerina dei finocchi della pubblicità & l’iprite di sinistri redattori intelligenti, o venivano investiti dai taxi ubriachi della Realtà Assoluta,
che si buttavano dal ponte di Brookiyn questo è successo davvero e se ne andavano sconosciuti e dimenticati tra la foschia spettrale di Chinatown minestra vicoli & autopompe, neanche una birra gratis,
che cantavano disperati dalle finestre, cadevano dal finestrino del subway, si buttavano nello sporco Passaic, saltavano su negri, piangevano lungo tutta la strada, ballavano scalzi su bicchieri rotti spaccavano nostalgici dischi Europei di jazz tedesco del ‘30 finivano il whisky e vomitavano rantolando nel cesso insanguinato, nelle loro orecchie gemiti e l’esplosione di colossali sirene,
che rotolavano giù per le autostrade del passato andando l’un l’altro verso l’hotrod-Golgotha di veglia solitudine-prigione o l’incarnazione del jazz di Birmingham,
che guidavano est – ovest settantadue ore per sapere se io avevo una visione o tu avevi una visione o lui aveva una visione per scoprire l’Eternità,
che andavano a Denver, che morivano a Denver, che ritornavano a Denver & aspettavano invano, che vegliavano a Denver & meditavano senza compagni a Denver e infine se ne andavano per scoprire il Tempo, & ora Denver ha nostalgia dei suoi eroi,
che cadevano in ginocchio in cattedrali senza speranze pregando per l’un l’altro salvezza e luce e seni, finché l’anima si illuminava i capelli per un attimo,
che si sfondavano il cervello in prigione aspettando criminali impossibili dalla testa bionda e il fascino della realtà nei loro cuori che cantavano dolci blues a Alcatraz,
che si ritiravano in Messico per conservarsi alla droga, o a Rocky Mount per il tenero Buddha o a Tangeri a ragazzini o alla Southern Pacific per la locomotiva nera o a Harvard o a Narciso o a Woodlawn alle orge o la fossa,
che chiedevano prove di infermità mentale accusando la radio di ipnotismo & venivano lasciati con la loro pazzia & le loro mani &. una giuria incerta,
che al ccny buttavano patate in insalata ai conferenzieri sul Dadaismo e poi si presentavano sui gradini di pietra del manicomio con teste rapate e discorsi arlecchineschi di suicidio, chiedendo un’immediata lobotomia,
e invece venivano sottoposti al vuoto concreto o insulina metrasol elettricità idroterapia psicoterapia terapia educativa ping pong e amnesia,
che in malinconica protesta rovesciavano un unico simbolico tavolo da ping pong, riposando un poco in catatonia,
ritornando anni dopo proprio calvi eccetto una parrucca di sangue, e lacrime e dita, al visibile destino da pazzo delle corsie delle città-manico-mio dell’Est,
fetidi corridoi di Pilgrim State Rockland e Greystone, litigando con gli echi dell’anima, rockrollando nella mezzanotte solitudine-panca dolmen-rea-mi dell’amore, sogno della vita un incubo, corpi ridotti pietra pesanti come la luna,
con mamma finalmente …, e l’ultimo libro fantastico scaraventato dalla finestra, e l’ultima porta chiusa alle 4 del mattino e l’ultimo telefono sbattuto in risposta contro il muro e l’ultima stanza ammobiliata svuotata fino all’ultimo pezzo di mobilia mentale, una rosa di carta gialla attorcigliata su una gruccia di fil di ferro nell’armadio, e perfino essa immaginaria, nient’altro che un pezzetto di speranza nell’allucinazione –
ah, Carl, mentre tu non sei al sicuro io non sono al sicuro, e ora sei davvero nel totale brodo animale” del tempo –
e che dunque correvano per le strade gelate ossessionati da un lampo improvviso dell’alchimia dell’uso dell’ellisse il catalogo il metro & i piani vibranti,
che sognavano e facevano abissi incarnati nel Tempo & lo Spazio mediante immagini contrapposte, e
intrappolavano l’arcangelo dell’anima tra 2 immagini visive e univano i verbi demenziali e sistemavano insieme il sostantivo e il trattino della coscienza sobbalzando alla sensazione del Pater Omnipotens Aeterni Deus
per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa umana e fermarvisi di fronte muti e intelligenti e tremanti di vergogna, ripudiati ma con anima confessa per conformarsi al ritmo del pensiero nella sua testa nuda e infinita,
il pazzo vagabondo e angelo battuto nel Tempo, sconosciuto, ma dicendo qui ciò che si potrebbe lasciar da dire nel tempo dopo la morte,
e si alzavano reincarnati nei vestiti spettrali del jazz all’ombra tromba d’oro della banda e suonavano la sofferenza per amore della nuda mente d’America in un urlo di sassofono elai elai lamma lamma sabacthani che faceva tremare le città fino all’ultima radio
col cuore assoluto della poesia della vita macellato dai loro corpi buono da mangiare per mille anni.
ALLEN GINSBERG, Urlo (1955-1956)
For Carl Solomon
Mondiale 2019: 1 matteo.conz 53
Svalorizzando gli altri non ti rendi superiore.
C'è sempre una soluzione semplice ad un problema complesso. Ed è quella sbagliata. A. Einstein
Svalorizzando gli altri non ti rendi superiore.
C'è sempre una soluzione semplice ad un problema complesso. Ed è quella sbagliata. A. Einstein
Re: Apoftegma del giorno
Non so chi l’à scritto, però non di sicuro uno/a svelto di mente, ma soprattutto non sa che ogni religione è misogina, quindi se si comincia con Dio, il seguito è sicuro!
La donna non è una replica dell'uomo. Viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L'immagine della costola non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che - sempre nella parabola - Dio plasmi la donna mentre l'uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell'uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un'altra cosa: per trovare la donna - e possiamo dire: per trovare l'amore nella donna - l'uomo prima deve sognarla e poi la trova.
La donna non è una replica dell'uomo. Viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L'immagine della costola non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che - sempre nella parabola - Dio plasmi la donna mentre l'uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell'uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un'altra cosa: per trovare la donna - e possiamo dire: per trovare l'amore nella donna - l'uomo prima deve sognarla e poi la trova.
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
Re: Apoftegma del giorno
I miti greci ovvero dell'intelligenza, vedi Orfeo che riuscirebbe a sconfiggere la morte, ma poi si rende conto che la sua vittoria sarebbe effimera e si volta.
I miti ebraico/cristiani: la stupidità al potere, come nel caso di un dio che per "salvare" le proprie creature non sa pensare nulla di meglio che farne morire una.
I miti ebraico/cristiani: la stupidità al potere, come nel caso di un dio che per "salvare" le proprie creature non sa pensare nulla di meglio che farne morire una.
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
Re: Apoftegma del giorno
Se fai finta di essere buono, il mondo ti prende molto seriamente. Se fai finta di essere malvagio, il mondo non ci crede. É sbalorditiva la stupidità dell'ottimismo. Oscar Wilde
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
Re: Apoftegma del giorno
Lo scopo di un laicista è far apparire tale un'assurdità che invece molti prendono per verità sacrosanta.
Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì
"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.
"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono."
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Re: Apoftegma del giorno
Colui che può negare Dio dopo la morte delle persone più care è, per lo meno, una persona forte e non una pecora qualunque che ha bisogno del buon pastore.
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Re: Apoftegma del giorno
Dice lo stolto a sé stesso: Dio c'è. (parafrasi dal quattordicesimo capitolo del Libro dei salmi, tradizionalmente attribuito al re Davide e citato da Saulo di Tarso nella lettera ai Romani.)
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Re: Apoftegma del giorno
Quando non si è sinceri bisogna fingere, a forza di fingere si finisce per credere; questo è il principio di ogni fede. Alberto Moravia
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Re: Apoftegma del giorno
Che cos'è la fede, se non una particolare disposizione a imitare ogni sorta di caratteri e di parti? Per essere un fedele perfetto con sé stesso, occorre avere grandi doti di ... attore.
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Re: Apoftegma del giorno
Non sono uno psicologo, ma mi piacerebbe proprio conoscere a fondo il rapporto fra l'uomo (il maschio in particolare) e la propria auto: sembra collegato all'amore di sé.
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Re: Apoftegma del giorno
O. Wilde sostiene che "Ogni autorità è assolutamente degradante" figuriamoci quelle che si fondano sull' "ipse dixit".
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- matteo.conz
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- Iscritto il: sabato 19 maggio 2012, 15:12
Re: Apoftegma del giorno
Ricordo quando il destino seguiva i nostri passi come un pazzo col rasoio in mano.
Lo specchio-Tarkovskij
Lo specchio-Tarkovskij
Mondiale 2019: 1 matteo.conz 53
Svalorizzando gli altri non ti rendi superiore.
C'è sempre una soluzione semplice ad un problema complesso. Ed è quella sbagliata. A. Einstein
Svalorizzando gli altri non ti rendi superiore.
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Re: Apoftegma del giorno
Qual è la più grande pazzia a cui induce il cristianesimo? Forse ad essere avaro nel goderti anche quel poco che ti dà la vita presente, per meglio attendere quella futura?
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Re: Apoftegma del giorno
Parafrasando Spinoza, si può dire che quel che conta non è il mero sussistere, ma il vivere onestamente.
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Re: Apoftegma del giorno
Chi riesce a dire delle belle menzogne, può portare gli uomini dove meglio crede.
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Re: Apoftegma del giorno
Nulla basta a colui per il quale ciò che basta è poco. Epicuro
P.S. Questo grande filosofo è stato male interpretato, perché la sua ricerca del piacere non va inteso come godimento sensuale, ma come moto regolato, εὐστάϑεια, equilibrio dell'essere con sé medesimo, che eviti le lacerazioni e risparmi perciò il dolore. Il saggio coglierà questo equilibrio contentandosi di poco. Come tutti i greci il nostro ammonisce contro ogni tipo di ὕβϱις ("hybris"), tracotanza, andare oltre!
P.S. Questo grande filosofo è stato male interpretato, perché la sua ricerca del piacere non va inteso come godimento sensuale, ma come moto regolato, εὐστάϑεια, equilibrio dell'essere con sé medesimo, che eviti le lacerazioni e risparmi perciò il dolore. Il saggio coglierà questo equilibrio contentandosi di poco. Come tutti i greci il nostro ammonisce contro ogni tipo di ὕβϱις ("hybris"), tracotanza, andare oltre!
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