Il movimento bresciano resta pur sempre uno dei più importanti d'italia, e molte province si sognano di avere 40 juniores. Il problema sta nel livello raggiunto ormai da questa categoria, che richiede costi esorbitanti. Tutto questo grazie alla specializzazione ( ebbene si!) delle società. Se una volta la squadra locale portava i ragazzi fino alla categoria degli juniores e talvolta dei dilettanti, oggi la maggioranza li cede dopo la categoria allievi (che tra l'altro è l'unica in cui si pagano i punteggi del biennio e non dell'ultimo anno o dell'anno migliore del biennio). In questo modo saltano fuori gli squadroni, che poi si allargano grazie alle doppie affiliazioni ed escono dai confini provinciali se non, talvolta, regionali. L'impregno che viene richiesto improvvisamente aumenta a dismisura, infatti oltre alle ore di allenamento bisogna considerare i trasferimenti. Un esempio pratico sono i corridori che abitano a 40-50 km dalle zone di allenamento e vanno quindi prelevati a scuola: ad ogni allenamento con la squadra bisogna sommare almeno un'ora e mezza di tempo dedicato al viaggio scuola/ sede/ casa. Per questo motivo i ragazzi si allenano da soli per buona parte della settimana, e a quell'età non si è capaci di allenarsi da soli.Laura Grazioli ha scritto: A Brescia ci sono 450 giovanissimi e solamente 40 juniores: come può crescere un movimento così?
La teoria è giusta, ma la pratica è più complicata, purtroppo. Se ci fosse un velodromo in buone condizioni in ogni provincia sarebbe perfetto, ma purtroppo non c'è, così come non ci sono i soldi e la volontà di fare una cosa del genere. Un pò perchè siamo un popolo di stradisti, un pò perchè non abbiamo mai idee innovative, dato che gli anziani che non lasciano il posto ne cercano di tenersi aggiornati ai tempi.galliano.p ha scritto: non conosco per nulla le dinamiche del movimento giovanile, ma così su due piedi, mi pare che ci vorrebbe un investimento sulla pista.
L'unico luogo sicuro, visto la pochezza delle ciclabili, per iniziare i ragazzini in sicurezza.
Ai miei tempi giravo sulle strade provinciali senza grossi rischi, adesso è un macello.
Purtroppo sono finiti i tempi in cui Moser iniziava da dilettante e vinceva. Oggi è tardi già a 15 anni, salvo eccezioni quali i figli di extracomunitari ( specie quelli dell'est europa), che la miseria ha reso molto più svegli dei nostri ragazzi.galliano.p ha scritto: Televisivamente parlando, se non pratichi il ciclismo è difficile appassionarsi, essendo uno sport più che un gioco, a differenza di altri.
I suoi tempi sono lunghi e lenti, specxialmente su strada e quindi richiedono i grossa passione per essere fruiti.
Prima di quell'età i bambini hanno pochissime capacità tattiche, se si appassionano al ciclismo non è certo perchè hanno visto un ventaglio o una fuga, ma grazie agli amici e ai genitori.
E' vero ma non del tutto. A volte mi capita di vedere in giro il pulmino del Parma A.C. che raccoglie i bambini: li prende verso li due e li porta indietro verso le sei. Anche loro li fanno faticare, a occhio direi per due ore e mezza o tre. Il problema semmai è nella pubblicità: gli insegnanti di educazione fisica sono allenatori calcio, rugby, pallavolo, ma non troverai mai nessuno che è allenatore di ciclismo, perché le società non vogliono laureati al loro interno. E così i bambini crescono facendo tornei su tornei di vari sport, ma è impossibile che si trovino a fare una gimkana. A quel punto si rivolgono all'insegnante che diventa così un "arruolatore". Qui vicino una società è entrata nelle scuole elementari, hanno preparato un percorso (didattico, per il preside e tecnico, per i bambini) e alla domenica corrono in una 40ina, il che vuol dire che ne avevano reclutati almeno 60 ( loro dicono 87). E correre in 40 quando da queste parti le squadre hanno una media di 10-15 partenti non è cosa da poco.Fabioilpazzo ha scritto:Ragazzi ma c'è qualcosa da aggiungere? Il ciclismo è fatica, e la fatica per un giovane d'oggi è quanto più conviene scansare.