c'era lo sci in prima pagina e nelle prime 4 pagine...Lazzaro1 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 10:41cultura sportiva?el_condor ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 0:12jumbo ha scritto: ↑venerdì 25 gennaio 2019, 14:49 Fare cultura sportiva su altri sport, oltre al pallone, converrebbe anche ai giornali sportivi, che magari si guadagnerebbero qualche lettore in più e potrebbero contare su maggiori vendite anche nei periodi in cui nel calcio non ci sono eventi significativi.
fossero meno miopi lo farebbero...
ciao
el_condor
Non c'entra con il ciclismo, ma ieri nel biathlon, prima Wierer, terza Vitozzi nell'inseguimento di Coppa del Mondo ad Anterselva, manco una riga in prima pagina
La crisi del ciclismo italiano
Re: Giro della Svizzera 2019
2015:TreValliVaresine
2016:Giro (primi5), Tour t11-14, ParigiTours
2017:Kuurne, TroBroLeon
2018:Tour of Guangxi
2019:Dwars,Tour t18, Vuelta t8, 'Emilia
2020:CoppiBartali, BinckBanktour, Giro t1, Vuelta t 1-2
2021:Larciano, Dwars, Turchia, Tour t16, Primus Classic
2022:La marseillaise, Vuelta t3-10, Japan Cup
2023 :FrecciaVallone, Giro t20, Vuelta(primi5)
2024: MuscatClassic
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- chinaski89
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Anche questo è vero, ma prendi un Nainggolan ecco un ciclista o un nuotatore facesse quella vita li col cavolo che te lo trovi ai massimi livelli, sarebbe proprio improponibile. Nel calcio alla lunga si nota comunque, ma diciamo che si può sgarrare di più, basti pensare che un sacco di calciatori fumano mentre suppongo che di nuotatori o ciclisti fumatori non ce ne siano, forse Cipollini si faceva fotografare mentre fumava ma credo fosse più scena che un vero vizio (potrei sbagliare)castelli ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 12:00bisogna anche vedere che ci fai nei locali. ho visto rosolino verso la fine carriera in locali di verona ma sembrava molto tranquillo.chinaski89 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 11:46Eh in effetti ciclismo e bella vita vanno poco d'accordo, ma non solo il ciclismo, un nuotatore per dire si fa una vita di merda con 6-7 ore di vasche al giorno più palestra dopo e di certo la sera non te lo trovi in giro per locali
ossia se stai lontano da alcool non è che incida molto su preparazione. e se stai lontano da alcool non lasci il locale alle 4.
questo di norma.
si vedono calciatori distruggersi in discoteca. è logico che perdi due giorni in quelle condizioni lì. un top rider lo può fare due tre volte a novembre... ma se non tocchi alcool non è che ti cambi.
chiaramente parlo di gente che magari si fa il carico eppoi si fa alcuni giorni di scarico. lì puoi, mantenendo dieta da atleta, un paio di sere fare tardi che non ti cambia nulla anzi psicologicamente ne puoi giovare.
poi anche sul discorso dell'alcool ho visto che qualche squadra al giro (chiaramente mi pare gasparotto stesse sorseggiando...) ce l'aveva in tavola. un bicchiere non cambia nulla.
Poi il tuo discorso lo condivido, anzi ora che ci penso Phelps l'avevano addirittura fotografato mentre si fumava un Bong di erba (tra parentesi non oso immaginare la tirata che ha dato coi polmoni che si ritrova) ma anche lì era un periodo in cui era fuori competizione e credo si stesse lasciando un po' andare non credo l'abbia fatto spesso.
Sempre tra parentesi dopo ha vinto ancora di tutto e di più
- chinaski89
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Re: Giro della Svizzera 2019
Ecco. Questo però non viene mai sottolineato quando si critica.Luca90 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 14:03c'era lo sci in prima pagina e nelle prime 4 pagine...
Re: La crisi del ciclismo italiano
Però c'è stato Nibali in questo decennio. Uno che ha vinto tutto tranne mondiali ed olimpiadi ma non mi pare che abbia riportato in auge il ciclismo. Guarda la Francia, per decenni non hanno avuto un campionissimo eppure il ciclismo è rimasto sport popolarissimo ed il movimento solido.Mario Rossi ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 9:19 Io vorrei esprimere la mia riguardo questa tematica molto attuale. Credo che il crollo del ciclismo italiano vada imputato a una serie di fattori che adesso elencherò. In primo luogo il fatto che Nibali è Pozzo a parte mancano uomini da GT. Le altre nazioni li stanno piano piano tirando fuori e vediamo Martin Gaudu e Latour in Francia, Mas in Spagna, Bernal e Sosa in Colombia, Tolohek, Oomen De Plus in Olanda, gente forte nelle classiche come Lambrecht in Belgio. In Italia pirtoppo c'è stato uno dei più grandi bluff della storia : Fabio Aru. Ari aveva tutto per diventare un campione ma soprattutto aveva la storia giusta per attrarre giovani. Essere un sardo che va al classico con un rendimento discreto- credo si sia diplomato con 80- e andare forte è una storia di speranza e forza di volontà. E in un mondo come il nostro dove fa più effetto il bambino con la pagella cucita piuttosto che gli altri 116 migranti morti è un fattore molto importante. Purtroppo il ragazzo non è stato capace di mantenere le promesse e oggi non c'è nessuno capace di portare avanti il movimento, vedasi Valverde Alaphilippe o Quintana-Uran, diventate divinità in patria. Oltre a questo c'è il fattore economico. Il ciclismo è il quinto sport per stipendi dopo calcio basket football e hockey ( questi ultimi godono della felice situazione degli sport americani). Se pensi che Froome, che fatica il doppio di qualsiasi altro sportivo, che per inseguire il suo sogno deve stare lontano dalla famiglia per 200 giorni, e alla fine prede un sesto di quanto Messi prende- sponsor esclusi- è naturale che il giovane non viri su questo sport( dove i guadagni sono più bassi e la fatica più alta) e si concentri sugli altri. Affianco a questo fattore non dimentichiamoci che anche per la notorietà il ciclismo è messo peggio di moltissimi alti sport . Ari ha 160000 follie er su Instagram, Buffon 7 milioni.... I numeri parlano da soli.
Per risollevare il ciclismo per me la soluzione è una sola. Far girare più soldi. Aso e Uci devono trovare sponsor per attirare giovani e far capire loro che anche con il ciclismo hai soldi e notorietà. Il ciclismo italiano è messo male e a meno che Ciccone non si svegli- dubito in quanto non sono fan di Guercilena- vedo una decina d'anni di magra. I soldi sono il motore del mondo e per me occorre fare un piano decennale al fine di riportare i ciclisti in prima pagina anche sulla cronaca rosa... L'unico modo per risollevare le sorti di uno sport è creare un intorno che faccia sognare i giovani . I giovani devono capire che la bella vita non è solo quella di Icardi ma anche quella di Bardet o Pinot solo che Icardi vuoi per un motivo o per un altro sta sempre in prima pagina Pinot no. Scusate per la lunghezza del commento e fatemi sapere cosa ne pensate.
Anche se Ciccone si svegli, anche se Aru non si fosse rivelato un bluff, sarebbe cambiato qualcosa?
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Servirebbe un Sagan, un personaggione così magari pure uomo da GT. Sagan infatti pur non essendo italiano e neppure uomo da GT è molto popolare sui social e tra i giovani. Figurati se fosse italiano
-
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Guarda io su Nibali non mi sono espresso perché nonostante sia un campione credo che il cosiddetto effetto- Nibali( il fatto che lui possa attrarre giovani al ciclismo) sia finito 5 anni fa. Dopo il Tour - a parte la San Remo- sono più le delusioni che le vittorie, e anche le vittorie ottenute ( Giro 2016) sono dovute più al caso che alla sua reale capacità. Guarda caso la generazione 2000-2003 è l'unica che dà segnali di ripresa( Fancellu è Piccolo) di Io volevo evidenziare come tra i non 36enni( Nibali e Pozzovivo) non ci fosse un uomo capace di essere leader del movimento. L'Italia si aggrappa a personaggi con la speranza di procrastinare una morte già annunciata. Prima era Aru oggi è Moscon, Ciccone e Formolo. Questi 3 per me si vede che non hanno la stoffa dei campioni eppure si cerca di spacciarli per tali. Questo perché non si vuole programmare. La Francia da te citate se è vero che non vince un GT da 30 anni è pur vero che ha programmato e ci sarà un motivo se le migliori Professional sono francesi, se è l'unica che negli ultimi 2 anni ha sfornato tre giovani potenzialmente da top 5 in un GT, se gli stipendi sono più alti. Comunque quoto con chainaski per risollevare il ciclismo serve gente alla Sangan, non solo in Italia ma nel mondo
Sparo una sentenza su Remco per me lui è un Benoot che ci crede di più. Cioè non sarà lui il futuro dei belgi nei GT ma mi da sempre più la sensazione di essere quelli che per me sono i "classici mezzi corridori belga". Sono forti, però la salita non è roba per loro.
Io, 4 febbraio 2022
Io, 4 febbraio 2022
Re: La crisi del ciclismo italiano
Il problema è che, temo, di Sagan ne nasca uno ogni 50 anni. Dunque non ci resta che rassegnarsi al declino?
Secondo me stiamo completamente sbagliando strada. I campioni-trascinatori c'entrano molto poco a mio avviso.
Lo dimostra il caso della Francia, e a sensi inversi il caso degli americani, completamente scomparsi dopo Armstrong, che avrebbe dovuto spingere migliaia di ragazzini americani al ciclismo secondo questo ragionamento. Oppure basta guardare la nostra mediocrissima generazione di corridori nati negli anni 80/primi 90, tutti ragazzini quando imperversavano i vari Bugno, Chiappucci, Pantani, Cipollini, Bettini, Tafi, Bartoli, Petacchi, Ballerini, ecc.
Se Moscon quest'anno vincesse Fiandre, Roubaix e Mondiale riporterebbe interesse al ciclismo? Risolverebbe i problemi del ciclismo italiano. Non ne sarei così sicuro..
Secondo me stiamo completamente sbagliando strada. I campioni-trascinatori c'entrano molto poco a mio avviso.
Lo dimostra il caso della Francia, e a sensi inversi il caso degli americani, completamente scomparsi dopo Armstrong, che avrebbe dovuto spingere migliaia di ragazzini americani al ciclismo secondo questo ragionamento. Oppure basta guardare la nostra mediocrissima generazione di corridori nati negli anni 80/primi 90, tutti ragazzini quando imperversavano i vari Bugno, Chiappucci, Pantani, Cipollini, Bettini, Tafi, Bartoli, Petacchi, Ballerini, ecc.
Se Moscon quest'anno vincesse Fiandre, Roubaix e Mondiale riporterebbe interesse al ciclismo? Risolverebbe i problemi del ciclismo italiano. Non ne sarei così sicuro..
Re: La crisi del ciclismo italiano
Temo che, se fosse stato italiano, l'avrebbero già triturato.chinaski89 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 16:20 Servirebbe un Sagan, un personaggione così magari pure uomo da GT. Sagan infatti pur non essendo italiano e neppure uomo da GT è molto popolare sui social e tra i giovani. Figurati se fosse italiano
Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
Re: La crisi del ciclismo italiano
Risposte in ordine sparso a interessanti considerazioni che ho letto qui:
- parlare di altri sport: avete ragione, in Italia i media parlano di calcio per gran parte del tempo, ma come ne parlano?
Calciomercato, polemiche arbitrali, gossippaccio (anche la Gazza ormai...o devo dire soprattutto?).
Io non so nemmeno se vorrei una simile copertura per il ciclismo, l'atletica, lo sci di fondo cioè gli sport che pratico e più seguo.
Seguire il calcio è facile, bastano giornalisti modestissimi (anche se ce ne sono di veramente bravi, intendiamoci), con un pugno di telecamere in uno stadio sei a posto...
Seguire altri sport inoltre significherebbe seguirne tanti, il che forse non darebbe quell'"utile marginale" richiesto.
Cosa si fa? Si smarmella il campionato in 3-4 gg alla settimana così con quello, le Coppe, le fondamentali interviste della vigilia e le imperdibili polemiche del dopo, hai portato a casa la settimana.
Il web però offre grandi potenzialità perchè è una terra ancora di conquista per chi aguzza l'ingegno.
Detto questo, viva mamma RAI che ci dà tantissimo ciclismo;
- avere personaggi mediatici: su questo i nostri devono davvero imparare tanto.
Dato che il ciclismo vive di sponsor, bisognerà prima o poi insegnare ai giovani talenti un minimo di comunicazione.
Parliamo di 3 corridori che sportivamente ammiro: Nibali è troppo compassato, Aru è simpatico come una cartella di Equitalia, Viviani la gente manco sa chi sia. E se andiamo nel passato...Basso sembra un prete e Simoni un montanaro incazzato col mondo, per fortuna Bettini ci metteva quel po' di livornesità.
Solo Pantani poteva permettersi di essere l'unico romagnolo taciturno. Per gli altri, vendersi un minimo please.
- percezione del nostro sport: ciclismo=doping?
Secondo me oscilliamo tra due atteggiamenti ugualmente stupidi: il negazionismo e l'autoflagellazione.
Il CONI per anni ha protetto qualsiasi porcata e dopo il 99 ha massacrato chiunque fosse minimamente sospettato di doping.
Abbiamo fatto diventare reato l'atto di doparsi, che è una cosa folle e controproducente ai fini della lotta al doping.
Se parliamo di risultati agonistici del ciclismo italiano, io una mia idea dei motivi della crisi ce l'ho.
Premetto, non sono un grande conoscitore del mondo dei dilettanti, ma l'impressione netta - e ovviamente attendo smentite - è che il nostro mondo dilettantistico sia sostanzialmente inutile a formare dei futuri professionisti. Forse questo è dovuto alla globalizzazione del ciclismo: nel momento in cui esso smette di essere affare di italiani-belgi-francesi-spagnoli e pochi altri "intrusi", è chiaro che continuare a confrontarsi tra italiani impoverisca.
Avevo la vaga percezione che Hopplà, Colpack e Zalf cannibalizzassero un pochino il mondo dilettantistico italiano: vedo che in 3 hanno il 34% delle vittorie nel 2018, e il 26% delle top5
fonte http://elite-under23.ciclismo.info/clas ... quadre.htm
Lo so che Quickstep-Sky-Bora fanno altrettanto ma lì l'unica sarebbe coinvolgere altri pianeti o mettere un draft stile NBA.
Per questo saluto con favore la fuga da questo mondo e il passaggio alle Continental, che perlomeno garantiscono la possibilità di alternare queste gare di livello ormai insufficiente (peraltro ne scompaiono anno dopo anno) a gare contro i professionisti dove prendere qualche salutare scoppola e capire cosa ti manca per passare pro.
Un altro gap colmabile in questo modo è la mancanza di brevi corse a tappe e di cronometro.
Un altro apprezzabile tentativo, ancorchè episodico, sono le convocazioni di under23 da parte di Cassani nelle corse pro italiane.
Infine, interessante che due neopro (Affini e un altro che ora non ricordo) abbiano fatto tutti i dilettanti in terra straniera. Garretti in fuga.
Dai, magari questa cosa delle Continental raddrizzerà un po' la situazione.
Perchè posso capire che non torneremo mai ad avere un top rider per ogni provincia toscana lombarda e veneta (negli anni 90-2000 c'eravamo quasi), ma nemmeno dobbiamo scomparire!
- parlare di altri sport: avete ragione, in Italia i media parlano di calcio per gran parte del tempo, ma come ne parlano?
Calciomercato, polemiche arbitrali, gossippaccio (anche la Gazza ormai...o devo dire soprattutto?).
Io non so nemmeno se vorrei una simile copertura per il ciclismo, l'atletica, lo sci di fondo cioè gli sport che pratico e più seguo.
Seguire il calcio è facile, bastano giornalisti modestissimi (anche se ce ne sono di veramente bravi, intendiamoci), con un pugno di telecamere in uno stadio sei a posto...
Seguire altri sport inoltre significherebbe seguirne tanti, il che forse non darebbe quell'"utile marginale" richiesto.
Cosa si fa? Si smarmella il campionato in 3-4 gg alla settimana così con quello, le Coppe, le fondamentali interviste della vigilia e le imperdibili polemiche del dopo, hai portato a casa la settimana.
Il web però offre grandi potenzialità perchè è una terra ancora di conquista per chi aguzza l'ingegno.
Detto questo, viva mamma RAI che ci dà tantissimo ciclismo;
- avere personaggi mediatici: su questo i nostri devono davvero imparare tanto.
Dato che il ciclismo vive di sponsor, bisognerà prima o poi insegnare ai giovani talenti un minimo di comunicazione.
Parliamo di 3 corridori che sportivamente ammiro: Nibali è troppo compassato, Aru è simpatico come una cartella di Equitalia, Viviani la gente manco sa chi sia. E se andiamo nel passato...Basso sembra un prete e Simoni un montanaro incazzato col mondo, per fortuna Bettini ci metteva quel po' di livornesità.
Solo Pantani poteva permettersi di essere l'unico romagnolo taciturno. Per gli altri, vendersi un minimo please.
- percezione del nostro sport: ciclismo=doping?
Secondo me oscilliamo tra due atteggiamenti ugualmente stupidi: il negazionismo e l'autoflagellazione.
Il CONI per anni ha protetto qualsiasi porcata e dopo il 99 ha massacrato chiunque fosse minimamente sospettato di doping.
Abbiamo fatto diventare reato l'atto di doparsi, che è una cosa folle e controproducente ai fini della lotta al doping.
Se parliamo di risultati agonistici del ciclismo italiano, io una mia idea dei motivi della crisi ce l'ho.
Premetto, non sono un grande conoscitore del mondo dei dilettanti, ma l'impressione netta - e ovviamente attendo smentite - è che il nostro mondo dilettantistico sia sostanzialmente inutile a formare dei futuri professionisti. Forse questo è dovuto alla globalizzazione del ciclismo: nel momento in cui esso smette di essere affare di italiani-belgi-francesi-spagnoli e pochi altri "intrusi", è chiaro che continuare a confrontarsi tra italiani impoverisca.
Avevo la vaga percezione che Hopplà, Colpack e Zalf cannibalizzassero un pochino il mondo dilettantistico italiano: vedo che in 3 hanno il 34% delle vittorie nel 2018, e il 26% delle top5
fonte http://elite-under23.ciclismo.info/clas ... quadre.htm
Lo so che Quickstep-Sky-Bora fanno altrettanto ma lì l'unica sarebbe coinvolgere altri pianeti o mettere un draft stile NBA.
Per questo saluto con favore la fuga da questo mondo e il passaggio alle Continental, che perlomeno garantiscono la possibilità di alternare queste gare di livello ormai insufficiente (peraltro ne scompaiono anno dopo anno) a gare contro i professionisti dove prendere qualche salutare scoppola e capire cosa ti manca per passare pro.
Un altro gap colmabile in questo modo è la mancanza di brevi corse a tappe e di cronometro.
Un altro apprezzabile tentativo, ancorchè episodico, sono le convocazioni di under23 da parte di Cassani nelle corse pro italiane.
Infine, interessante che due neopro (Affini e un altro che ora non ricordo) abbiano fatto tutti i dilettanti in terra straniera. Garretti in fuga.
Dai, magari questa cosa delle Continental raddrizzerà un po' la situazione.
Perchè posso capire che non torneremo mai ad avere un top rider per ogni provincia toscana lombarda e veneta (negli anni 90-2000 c'eravamo quasi), ma nemmeno dobbiamo scomparire!
Re: La crisi del ciclismo italiano
Anche perché (è sufficiente sfogliare anche qualche pagina di qualche thread del passato) pure in alcune occasioni in cui Peter non faceva nulla di fortemente criticabile (robe tipo la palpata alla miss per intenderci), anche qui sopra si leggevano non poche critiche (poi vabbé, in qualche caso si vedevano all'opera anche conclamati haters dello slovacco).nino58 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 18:11Temo che, se fosse stato italiano, l'avrebbero già triturato.chinaski89 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 16:20 Servirebbe un Sagan, un personaggione così magari pure uomo da GT. Sagan infatti pur non essendo italiano e neppure uomo da GT è molto popolare sui social e tra i giovani. Figurati se fosse italiano
Ecco perché bisognerebbe mettersi d'accordo: da un lato c'è chi imputa a Nibali di non avere sufficiente carisma e "vendibilità" a livello mediatico, dall'altro appena i Sagan vanno un po' di più oltre l'ordinario ci ritroviamo subito molte critiche. Insomma, bisognerebbe definitivamente chiarirsi le idee su che tipo di personaggio carismatico si voglia.
"L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa. L'importante è ciò che provi mentre corri" (Giorgio Faletti in "Notte prima degli esami")
"qui c'è gente che è totalmente avulsa dalla realtà e nociva al forum"
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Nel bene e nel male, purchè se ne parli.Abruzzese ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 18:26 Ecco perché bisognerebbe mettersi d'accordo: da un lato c'è chi imputa a Nibali di non avere sufficiente carisma e "vendibilità" a livello mediatico, dall'altro appena i Sagan vanno un po' di più oltre l'ordinario ci ritroviamo subito molte critiche. Insomma, bisognerebbe definitivamente chiarirsi le idee su che tipo di personaggio carismatico si voglia.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Ultimamente Nibali pare si sia un po' sbloccato, alle ultime interviste che ha fatto in trasmissioni generaliste mi è parso più spigliato. Rimane sempre comunque uno non troppo avvezzo ad andare in TV.
Poi io, sui motivi per cui il ciclismo italiano è in crisi non saprei dare una risposta precisa: sono tutti veri probabilmente. Dal tipo di feedback che ho dai miei amici (classe '92 e dintorni) il ciclismo risulta essere fondamentalmente uno sport noioso da seguire in TV (ecco, si guardano al limite gli ultimi km di una tappa in montagna) e aleggia comunque sempre il fantasma del doping. I motivi dello scarso appeal sono questi, poi c'è tutto il resto.
Poi io, sui motivi per cui il ciclismo italiano è in crisi non saprei dare una risposta precisa: sono tutti veri probabilmente. Dal tipo di feedback che ho dai miei amici (classe '92 e dintorni) il ciclismo risulta essere fondamentalmente uno sport noioso da seguire in TV (ecco, si guardano al limite gli ultimi km di una tappa in montagna) e aleggia comunque sempre il fantasma del doping. I motivi dello scarso appeal sono questi, poi c'è tutto il resto.
Re: La crisi del ciclismo italiano
nibali ha vinto 2 lombardia per la cronaca ma credo avevi la tv spenta quei giorni... riguardo moscon non ha la stoffa del campione e metterlo al livello di ciccone e formolo mi sa tanto di presa per il culoMario Rossi ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 17:16 Guarda io su Nibali non mi sono espresso perché nonostante sia un campione credo che il cosiddetto effetto- Nibali( il fatto che lui possa attrarre giovani al ciclismo) sia finito 5 anni fa. Dopo il Tour - a parte la San Remo- sono più le delusioni che le vittorie, e anche le vittorie ottenute ( Giro 2016) sono dovute più al caso che alla sua reale capacità. Guarda caso la generazione 2000-2003 è l'unica che dà segnali di ripresa( Fancellu è Piccolo) di Io volevo evidenziare come tra i non 36enni( Nibali e Pozzovivo) non ci fosse un uomo capace di essere leader del movimento. L'Italia si aggrappa a personaggi con la speranza di procrastinare una morte già annunciata. Prima era Aru oggi è Moscon, Ciccone e Formolo. Questi 3 per me si vede che non hanno la stoffa dei campioni eppure si cerca di spacciarli per tali. Questo perché non si vuole programmare. La Francia da te citate se è vero che non vince un GT da 30 anni è pur vero che ha programmato e ci sarà un motivo se le migliori Professional sono francesi, se è l'unica che negli ultimi 2 anni ha sfornato tre giovani potenzialmente da top 5 in un GT, se gli stipendi sono più alti. Comunque quoto con chainaski per risollevare il ciclismo serve gente alla Sangan, non solo in Italia ma nel mondo
2015:TreValliVaresine
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2020:CoppiBartali, BinckBanktour, Giro t1, Vuelta t 1-2
2021:Larciano, Dwars, Turchia, Tour t16, Primus Classic
2022:La marseillaise, Vuelta t3-10, Japan Cup
2023 :FrecciaVallone, Giro t20, Vuelta(primi5)
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2020:CoppiBartali, BinckBanktour, Giro t1, Vuelta t 1-2
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Dopo il 2014 Nibali ha avuto un calo, non é una bestemmia dirlo. In questo "calo" ha vinto 3 classiche monumento, era nella fuga buona alle Olimpiadi, ha fatto podio in altri 2 GT oltre a quello vinto.Luca90 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 23:56nibali ha vinto 2 lombardia per la cronaca ma credo avevi la tv spenta quei giorni... riguardo moscon non ha la stoffa del campione e metterlo al livello di ciccone e formolo mi sa tanto di presa per il culoMario Rossi ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 17:16 Guarda io su Nibali non mi sono espresso perché nonostante sia un campione credo che il cosiddetto effetto- Nibali( il fatto che lui possa attrarre giovani al ciclismo) sia finito 5 anni fa. Dopo il Tour - a parte la San Remo- sono più le delusioni che le vittorie, e anche le vittorie ottenute ( Giro 2016) sono dovute più al caso che alla sua reale capacità....
Ma non era il Nibali schiacciasassi del biennio 2013-2014.
Ci sta e io sicuramente preferisco chi "declina" così lentamente rispetto a chi fa sfracelli per poche stagioni. Nibali fa "qualcosa" (podi GT o grande classica vinta) in ogni singola stagione dal 2010.
La classifica UCI dei nostri 3 giovani dice Moscon 39o, Formolo 82o, Ciccone 210o.
Con sguardo meno da ragionieri, Moscon ha fatto una top5 alla Roubaix (prima dei 25 anni di solito è presagio di carriere importanti), Formolo una top10 al Giro, un 7o alla Liegi e una tappa vinta, Ciccone per ora una tappa al Giro.
Ciccone paga la militanza in una professional fino all'anno scorso, vedremo se correndo regolarmente in WT salirà di livello come ha fatto, che so, Colbrelli (che non ha ancora terminato la crescita, spero).
Re: La crisi del ciclismo italiano
eh ma lui parla di più delusioni che vittorie... beh mi pare il commento di chi il ciclismo non lo segue o non lo capisce...cassius ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 0:39Dopo il 2014 Nibali ha avuto un calo, non é una bestemmia dirlo. In questo "calo" ha vinto 3 classiche monumento, era nella fuga buona alle Olimpiadi, ha fatto podio in altri 2 GT oltre a quello vinto.Luca90 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 23:56nibali ha vinto 2 lombardia per la cronaca ma credo avevi la tv spenta quei giorni... riguardo moscon non ha la stoffa del campione e metterlo al livello di ciccone e formolo mi sa tanto di presa per il culoMario Rossi ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 17:16 Guarda io su Nibali non mi sono espresso perché nonostante sia un campione credo che il cosiddetto effetto- Nibali( il fatto che lui possa attrarre giovani al ciclismo) sia finito 5 anni fa. Dopo il Tour - a parte la San Remo- sono più le delusioni che le vittorie, e anche le vittorie ottenute ( Giro 2016) sono dovute più al caso che alla sua reale capacità....
Ma non era il Nibali schiacciasassi del biennio 2013-2014.
Ci sta e io sicuramente preferisco chi "declina" così lentamente rispetto a chi fa sfracelli per poche stagioni. Nibali fa "qualcosa" (podi GT o grande classica vinta) in ogni singola stagione dal 2010.
La classifica UCI dei nostri 3 giovani dice Moscon 39o, Formolo 82o, Ciccone 210o.
Con sguardo meno da ragionieri, Moscon ha fatto una top5 alla Roubaix (prima dei 25 anni di solito è presagio di carriere importanti), Formolo una top10 al Giro, un 7o alla Liegi e una tappa vinta, Ciccone per ora una tappa al Giro.
Ciccone paga la militanza in una professional fino all'anno scorso, vedremo se correndo regolarmente in WT salirà di livello come ha fatto, che so, Colbrelli (che non ha ancora terminato la crescita, spero).
2015:TreValliVaresine
2016:Giro (primi5), Tour t11-14, ParigiTours
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2018:Tour of Guangxi
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2020:CoppiBartali, BinckBanktour, Giro t1, Vuelta t 1-2
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2022:La marseillaise, Vuelta t3-10, Japan Cup
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Su Nibali non ho spento la TV Luca solo che dire che nell'ultimo quinquennio non sia cambiato e che nei GT abbia preso delle sane legnate è da persone in malafede (tipo sul Blockaus nel 2017). Poi che lui grazie all'esperienza e alla classe non si faccia prendere dal panico è tutto un altro discorso. È questo ciò che distingue il campione dal ciclista normale. Comunque con l'età è diventato meno uomo da GT è più da classiche( cosa normalissima). Adesso non è più impeccabile e almeno 1/2 giornate in affanno le ha sempre. Su Moscon è inutile che mi dici che è 38. Non è un campione. Uno che in 3 anni da pro ha fatto una marea di Casini, è stato sospeso per razzismo, è stato espulso dal Tour non è un campione. Il ragazzo deve maturare molto. Poi che sia forte è indubbio, anche che abbia un potenziale enorme ma per diventare un il campione che traina il movimentò deve cambiare carattere e a 25 anni la vedo difficile. Ammetto di aver sbagliato ad accomunarlo a Ciccone e Formolo ( è più forte) ma il concetto che volevo esprimere è che questi 3 vuoi per carattere( Moscon) vuoi perché passano nel WT tardi( Ciccone) vuoi perché si trovano in squadre che non gli danno piena fiducia( Formolo) di pane ne devono mangiare ancora tanto
Sparo una sentenza su Remco per me lui è un Benoot che ci crede di più. Cioè non sarà lui il futuro dei belgi nei GT ma mi da sempre più la sensazione di essere quelli che per me sono i "classici mezzi corridori belga". Sono forti, però la salita non è roba per loro.
Io, 4 febbraio 2022
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Sì, il problema che i tre non trainino il movimento è reale (con qualche dubbio su Moscon che, se quest'anno piazza due botte forti, potrebbe pure riuscirci) mentre per Formolo e Ciccone (che non traineranno il movimento) non dispero nella loro maturazione con risultati importanti verso i trent'anni (anche se Ciccone, per il disturbo che ha avuto, penso possa tirare fuori buone prestazioni "singole" ma più difficilmente fare classifica con ambizioni di podio o vittoria - sempre felice di essere smentito).Mario Rossi ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 8:21 Su Nibali non ho spento la TV Luca solo che dire che nell'ultimo quinquennio non sia cambiato e che nei GT abbia preso delle sane legnate è da persone in malafede (tipo sul Blockaus nel 2017). Poi che lui grazie all'esperienza e alla classe non si faccia prendere dal panico è tutto un altro discorso. È questo ciò che distingue il campione dal ciclista normale. Comunque con l'età è diventato meno uomo da GT è più da classiche( cosa normalissima). Adesso non è più impeccabile e almeno 1/2 giornate in affanno le ha sempre. Su Moscon è inutile che mi dici che è 38. Non è un campione. Uno che in 3 anni da pro ha fatto una marea di Casini, è stato sospeso per razzismo, è stato espulso dal Tour non è un campione. Il ragazzo deve maturare molto. Poi che sia forte è indubbio, anche che abbia un potenziale enorme ma per diventare un il campione che traina il movimentò deve cambiare carattere e a 25 anni la vedo difficile. Ammetto di aver sbagliato ad accomunarlo a Ciccone e Formolo ( è più forte) ma il concetto che volevo esprimere è che questi 3 vuoi per carattere( Moscon) vuoi perché passano nel WT tardi( Ciccone) vuoi perché si trovano in squadre che non gli danno piena fiducia( Formolo) di pane ne devono mangiare ancora tanto
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Re: La crisi del ciclismo italiano
L'avere avuto un fenomeno con Nibali che per risultati è stato superiore anche al nostro caro Marco e paragonabile a Gimondi e che tuttavia non è mai riuscito a catalizzare troppo l'interesse del ciclismo a livello nazionale dimostra che il raggiungere risultati influisce meno della metà sulla possibilità o meno d'essere catalizzatore degli interessi degli appassionati extrasportivi. Nibali non è un personaggio, anche vincendo un Tour o una Olimpiade in più non avrebbe potuto contribuire all'esposizione mediatica del ciclismo a livello nazionale più di quanto già fatto. I risultati del nostro ciclismo non sono per me stati accettabili in questi anni salvo Nibali (che è stata la vera foglia di fico della federazione), ma l'esposizione mediatica del nostro sport a livello nazionale dipende pochissimo dai risultati agonisti raggiunti in questi anni dai nostri atleti.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Faccio un esempio su Nibali: vero che oggi è più spigliato di qualche anno fa in tv (ricordo una sua comparsata da Fazio post Tour 2014: "imbalsamato" è dire poco relativamente alla sua presenza scenica nell'occasione... ).
Però anche l'ultima volta, in cui ha tenuto bene la scena, alla fin fine si va a parare sempre lì, alla bici segata in due dal padre. Voglio dire, i ciclisti non fanno una vita "avventurosa", come qualcuno ha notato, quindi anche a livello di aneddotica viene difficile trovare qualcosa che colpisca la grande platea oggi. Mi sa che parliamo di un problema strutturale di questo sport (come di altri sport di fatica, va da sé).
L'unico antidoto sono per l'appunto i superpersonaggioni alla Sagan, ma trovarne è difficilissimo.
Per questo mi sto sempre più convincendo che il radicamento di uno sport come il nostro non passa dai personaggi ma dalle istituzioni, intendendo con tale termine ciò che sopravvive negli anni, nei decenni. Il Giro d'Italia, per esempio. Il movimento francese è in salute grazie al Tour de France, che ha ricadute benefiche giù giù fino ai giovanissimi. Non dobbiamo tifare per Nibali, o Moscon, o questo e quello: dobbiamo tifare per il Giro.
Però anche l'ultima volta, in cui ha tenuto bene la scena, alla fin fine si va a parare sempre lì, alla bici segata in due dal padre. Voglio dire, i ciclisti non fanno una vita "avventurosa", come qualcuno ha notato, quindi anche a livello di aneddotica viene difficile trovare qualcosa che colpisca la grande platea oggi. Mi sa che parliamo di un problema strutturale di questo sport (come di altri sport di fatica, va da sé).
L'unico antidoto sono per l'appunto i superpersonaggioni alla Sagan, ma trovarne è difficilissimo.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
In realtà i ciclisti fanno una vita molto più interessante di gran parte degli sportivi, girano il mondo e incontrano tante situazioni strane e curiose, vedete ad esempio i racconti che Marangoni faceva delle corse asiatiche. In uno sport come il calcio il massimo che trovi è Nainggolan ubriaco a capodanno che bestemmia mentre gioca a racchettoni.
Secondo me uno sport come il ciclismo per fare presa dovrebbe cercare di usare meglio nuove vie di comunicazione come i social networks, creando vari "diari" dei corridori che facciano entrare il pubblico più nella corsa e che costruiscano dei personaggi con cui lo spettatore può empatizzare meglio. Purtroppo è un processo che deve partire dal basso e di difficile attuazione.
Secondo me uno sport come il ciclismo per fare presa dovrebbe cercare di usare meglio nuove vie di comunicazione come i social networks, creando vari "diari" dei corridori che facciano entrare il pubblico più nella corsa e che costruiscano dei personaggi con cui lo spettatore può empatizzare meglio. Purtroppo è un processo che deve partire dal basso e di difficile attuazione.
Re: La crisi del ciclismo italiano
L'uno e l'altro, perchè no ?Admin ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 12:56 Faccio un esempio su Nibali: vero che oggi è più spigliato di qualche anno fa in tv (ricordo una sua comparsata da Fazio post Tour 2014: "imbalsamato" è dire poco relativamente alla sua presenza scenica nell'occasione... ).
Però anche l'ultima volta, in cui ha tenuto bene la scena, alla fin fine si va a parare sempre lì, alla bici segata in due dal padre. Voglio dire, i ciclisti non fanno una vita "avventurosa", come qualcuno ha notato, quindi anche a livello di aneddotica viene difficile trovare qualcosa che colpisca la grande platea oggi. Mi sa che parliamo di un problema strutturale di questo sport (come di altri sport di fatica, va da sé).
L'unico antidoto sono per l'appunto i superpersonaggioni alla Sagan, ma trovarne è difficilissimo.
Per questo mi sto sempre più convincendo che il radicamento di uno sport come il nostro non passa dai personaggi ma dalle istituzioni, intendendo con tale termine ciò che sopravvive negli anni, nei decenni. Il Giro d'Italia, per esempio. Il movimento francese è in salute grazie al Tour de France, che ha ricadute benefiche giù giù fino ai giovanissimi. Non dobbiamo tifare per Nibali, o Moscon, o questo e quello: dobbiamo tifare per il Giro.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Nainggolan ubriaco lo puoi trovare praticamente sempre mica solo a capodanno la stranezza sarebbe trovarlo sobrio
Scusate OT
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Re: La crisi del ciclismo italiano
ma perché i calciatori non raccontano niente. tutti gli ambienti sportivi sono un po' omertosi, ma il calcio ancora di più... il calcio è un muro... non esce una parola. sono inquadrati militarmente, ogni parola in più che dici potrebbe danneggiare la squadra, e quindi... quindi taciLopi90 ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 13:07 In realtà i ciclisti fanno una vita molto più interessante di gran parte degli sportivi, girano il mondo e incontrano tante situazioni strane e curiose, vedete ad esempio i racconti che Marangoni faceva delle corse asiatiche. In uno sport come il calcio il massimo che trovi è Nainggolan ubriaco a capodanno che bestemmia mentre gioca a racchettoni.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Vale per tutti meno che per l'Inter, però.guidobaldo de medici ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 14:31ma perché i calciatori non raccontano niente. tutti gli ambienti sportivi sono un po' omertosi, ma il calcio ancora di più... il calcio è un muro... non esce una parola. sono inquadrati militarmente, ogni parola in più che dici potrebbe danneggiare la squadra, e quindi... quindi taciLopi90 ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 13:07 In realtà i ciclisti fanno una vita molto più interessante di gran parte degli sportivi, girano il mondo e incontrano tante situazioni strane e curiose, vedete ad esempio i racconti che Marangoni faceva delle corse asiatiche. In uno sport come il calcio il massimo che trovi è Nainggolan ubriaco a capodanno che bestemmia mentre gioca a racchettoni.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
hai ragione. ma dell'inter non si capisce niente, nessuno ci ha mai capito niente. e io non sarò certo il primo a capirci qualcosanino58 ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 15:34Vale per tutti meno che per l'Inter, però.guidobaldo de medici ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 14:31 ma perché i calciatori non raccontano niente. tutti gli ambienti sportivi sono un po' omertosi, ma il calcio ancora di più... il calcio è un muro... non esce una parola. sono inquadrati militarmente, ogni parola in più che dici potrebbe danneggiare la squadra, e quindi... quindi taci
Re: La crisi del ciclismo italiano
Il problema strutturale è che gli sport di fatica non sono glamour, sono lenti e noiosi, per nulla televisivi.
Il ciclismo poi peggio de tutti nel sentire popolare.
Parliamo dei grandi giri, per esempio; tra gli espertissimi, pureqquà, in tre settimane di corsa si attendono 4/5 tappe decisive che poi si rivelano per i 4 quinti soporifere, insomma da latte alle ginocchia.
E questo per il pubblico "colto", figuramose per il grande pubblico.
I personaggi spostano i grandi numeri, e la platea si allarga attirando il pubblico non esperto.
Alla ggente piaceva il campione italiano che aveva tutti contro e ogni giorno vinceva facendo numeri.
Eccerto, qua i danni fatti negli anni 90, non sto a fà nomi che poi me menate il torone ma ce semo capiti, tutta quella fama la stamo pagando coi interessi..
Poco importa ar popolino se Naggolain se fà le raglie quando l inda vince, ma se l uomo solo che vinceva lo beccano co le mani nel sacco, li ala ggente je rode er culo mica poco...
Si, bene, ma va svecchiato il meccanismo, già lo scrissi... in Francia chiudono il Galibier per farci andare gli amatori, per esempio... qua alla MI SR devono esserci i alberghi pieni da na settimana da Arenzano a Bordighera... je devi vende er completino... la gara il giorno prima sulle Manie co la medaglietta... l aperitivo de benvenuto e la serata di gala co Pippo e le Sivuerettes... tutto l indotto...svecchiare.. svecchiare...Admin ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 12:56
Per questo mi sto sempre più convincendo che il radicamento di uno sport come il nostro non passa dai personaggi ma dalle istituzioni, intendendo con tale termine ciò che sopravvive negli anni, nei decenni. Il Giro d'Italia, per esempio. Il movimento francese è in salute grazie al Tour de France, che ha ricadute benefiche giù giù fino ai giovanissimi. Non dobbiamo tifare per Nibali, o Moscon, o questo e quello: dobbiamo tifare per il Giro.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Non so se sia la soluzione questa, però il modello potrebbe essere la Coppa del Mondo di Sci, dove l'organizzazione raccatta sponsor a destra e a manca, decide quanto devono essere grandi i cartelloni pubblicitari, e amenità varie (che poi amenità non sono).Mario Rossi ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 9:19Per risollevare il ciclismo per me la soluzione è una sola. Far girare più soldi. Aso e Uci devono trovare sponsor per attirare giovani e far capire loro che anche con il ciclismo hai soldi e notorietà.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Ho riso per venti minutichinaski89 ha scritto: ↑domenica 27 gennaio 2019, 14:15 ora che ci penso Phelps l'avevano addirittura fotografato mentre si fumava un Bong di erba (tra parentesi non oso immaginare la tirata che ha dato coi polmoni che si ritrova)
E pensare che proprio la "lentezza", con il reincontrare tutti i giorni gli stessi protagonisti può essere in realtà un punto di forza, perchè ti permette di appassionarti, conoscendo anche confronti e aneddoti con i campioni del passato, cosa che la telecronaca di altri sport non ti può dare o ti può dare in misura molto, molto minore
Re: La crisi del ciclismo italiano
A Sanremo nun se pò, pè dormì mejo de quella ce sta solo l'abbacchio cò 40 gradi d'estate!nemecsek. ha scritto: ↑lunedì 28 gennaio 2019, 20:41 Si, bene, ma va svecchiato il meccanismo, già lo scrissi... in Francia chiudono il Galibier per farci andare gli amatori, per esempio... qua alla MI SR devono esserci i alberghi pieni da na settimana da Arenzano a Bordighera... je devi vende er completino... la gara il giorno prima sulle Manie co la medaglietta... l aperitivo de benvenuto e la serata di gala co Pippo e le Sivuerettes... tutto l indotto...svecchiare.. svecchiare...
Il senso generale del tuo discorso invece lo colgo.
A livello italiano si potrebbero fare:
- corse dei ragazzini, granfondo, cicloraduni sugli stessi percorsi della gara, il giorno prima dopo o addirittura poco prima che passi la corsa;
- dirette televisive di lunghezza commisurata (che senso ha dare la Sanremo da Arenzano?);
- fasce orarie diverse: a maggio c'è ancora luce alle 19 o anche 20, perchè al Giro le tappe le facciamo finire alle 17?
- svecchiare certi percorsi, la Sanremo non ha più senso, mettiamoci una salita in mezzo e piuttosto partiamo da Pavia;
Re: La crisi del ciclismo italiano
E perchè? Chi ama anche la parte "noiosa" se la può vedere, gli altri si collegano un'ora prima del traguardo
Ci fu un esperimento a un Tour di una ventina di anni fa, che fece infuriare i corridori, con gli spostamenti traguardo-hotel in piena punta di traffico e il ritorno al'arrivo alle 17. Ma fino alla metà degli anni '0 Giro e Tour arrivavano alle 16, non alle 17- fasce orarie diverse: a maggio c'è ancora luce alle 19 o anche 20, perchè al Giro le tappe le facciamo finire alle 17?
La Sanremo ha senso nella misura in cui permette a tutti i corridori di essere competitivi e di sognare di vincerla, cosa che trasformarla in una versione ligure di Liegi o Lombardia lo renderebbe impossibile, Certo va trovato il giusto equilibrio e rendere la possibilità di finire in volata il più lontano possibile dalla certezza, ma comunque deve essere un'opzione fattibile- svecchiare certi percorsi, la Sanremo non ha più senso, mettiamoci una salita in mezzo e piuttosto partiamo da Pavia;
Re: La crisi del ciclismo italiano
Le tappe del Giro sono state programmate con arrivo verso le 17, almeno dagli anni '90.
Ricordo che ai tempi del liceo la diretta iniziava alle 15.30 e durava circa 1.30 ore, ovviamente in dipendenza dalla media effettiva rispetto a quella programmata.
Ricordo che ai tempi del liceo la diretta iniziava alle 15.30 e durava circa 1.30 ore, ovviamente in dipendenza dalla media effettiva rispetto a quella programmata.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Chiedo venia, ho lasciato un 8 nella tastiera. La frase che volevo scrivere era "ifno alla metà degli anni '80 Giro e Tour arrivavano alle 16, non alle 17"
"
"
Re: La crisi del ciclismo italiano
Mi pare che adesso le tappe arrivino a volte anche alle 18. Lo spostamento in avanti c'è stato, anche se non radicale. Però, come qualcuno ha fatto notare, ci sono anche le esigenze dei corridori, che dopo le tappe hanno fa fare eventuale trasferimento, doccia, massaggi, cena, e considerato ciò che mangiano è giusto lasciargli del tempo per digerire, non si possono alzare da tavola alle 23.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Va be' se arrivano dopo è perchè partono dopo, se vanno a letto a mezzanotte / l'una ma si alzano alle 10 perchè tanto la tappa parte alle 13 non vedo che problema ci sia.
Re: La crisi del ciclismo italiano
ma cosa cambia se arrivano alle 18 ?
la maggioranza di chi lavora.. raramente è a casa prima delle 18
guarderebbe cmq la tappa in registrata
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Dobbiamo andare oltre agli orario di lavoro italiano ma spingere i prodotti a tutte le latitudini cercando di dare qualcosa di più interessante in modo tale da indurre la gente a vedere sui tablet i ciclismo anche di notte dall'Australia.
Solo uscendo dagli schemi nazional popolari possiamo pensare alla crescita.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
L' arrivo alle 17 è anche a rischio meteo, perchè dopo le 16:30 spesso c'è un acquazzone, non a caso alcune tappe del Giro 2018 sono finite sotto il diluvio...
Secondo me è meglio tornare con l'arrivo alle ore 16.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
CicloSprint ha scritto: ↑martedì 29 gennaio 2019, 22:36 L' arrivo alle 17 è anche a rischio meteo, perchè dopo le 16:30 spesso c'è un acquazzone, non a caso alcune tappe del Giro 2018 sono finite sotto il diluvio...
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Il Giro conta che lo vedano a un orario comodo in Europa nei fusi GMT e GMT+1, poi tanto per Americhe o Asia resterà sempre un orario del piffero.Salvatore77 ha scritto: ↑martedì 29 gennaio 2019, 22:12 Dobbiamo andare oltre agli orario di lavoro italiano ma spingere i prodotti a tutte le latitudini cercando di dare qualcosa di più interessante in modo tale da indurre la gente a vedere sui tablet i ciclismo anche di notte dall'Australia.
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Il meteo può essere un buon motivo per non spostare l'orario, il resto no. Piuttosto accorciamo le tappe, stabiliamo limiti seri ai trasferimenti, cosí si svegliano alle 10.
ma poter vedere gli arrivi di tappa arrivati a casa dal lavoro è fondamentale.
Re: La crisi del ciclismo italiano
Questo è un vero intervento da ciclosprint.CicloSprint ha scritto: ↑martedì 29 gennaio 2019, 22:36 L' arrivo alle 17 è anche a rischio meteo, perchè dopo le 16:30 spesso c'è un acquazzone, non a caso alcune tappe del Giro 2018 sono finite sotto il diluvio...
Secondo me è meglio tornare con l'arrivo alle ore 16.
Che quoto del tutto.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Quotiamo pure quel che ci pare, chi lavora alle 16 non può guardare il Giro.nino58 ha scritto: ↑mercoledì 30 gennaio 2019, 9:54Questo è un vero intervento da ciclosprint.CicloSprint ha scritto: ↑martedì 29 gennaio 2019, 22:36 L' arrivo alle 17 è anche a rischio meteo, perchè dopo le 16:30 spesso c'è un acquazzone, non a caso alcune tappe del Giro 2018 sono finite sotto il diluvio...
Secondo me è meglio tornare con l'arrivo alle ore 16.
Che quoto del tutto.
Che io sappia, mediamente una grande classica la vedono meno di un milione di spettatori in Italia, è pochissimo.
Re: La crisi del ciclismo italiano
si ma la classica.. è di domenica.. (le classiche italiane di sabato son piu' seguite.. ma non perche' siano di sabato ma perche' son italiane) dove in teoria una grossa parte d'italiani non lavora..
Tra arrivare alle 17.. o alle 18.. non cambia assolutamente nulla
la maggioranza non è ancora arrivata a casa
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Ma se si arriva alle 16, meno rischi meteologici...cassius ha scritto: ↑mercoledì 30 gennaio 2019, 11:05Quotiamo pure quel che ci pare, chi lavora alle 16 non può guardare il Giro.nino58 ha scritto: ↑mercoledì 30 gennaio 2019, 9:54Questo è un vero intervento da ciclosprint.CicloSprint ha scritto: ↑martedì 29 gennaio 2019, 22:36 L' arrivo alle 17 è anche a rischio meteo, perchè dopo le 16:30 spesso c'è un acquazzone, non a caso alcune tappe del Giro 2018 sono finite sotto il diluvio...
Secondo me è meglio tornare con l'arrivo alle ore 16.
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Che io sappia, mediamente una grande classica la vedono meno di un milione di spettatori in Italia, è pochissimo.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Quoto ciclosprint. Non credo per il meteo ma certi piattoni che arrivano alle 18 sono veramente soporiferi.
Credo che tra le 16 e le 16 30 sarebbe l'orario ideale
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Re: La crisi del ciclismo italiano
chi lavora alle 18 di solito lavora anche alle 17-17.30 a parte pochi casi.
Io viaggio da lavoro a casa fra le 17 e le 17.30 per cui tutti i maggio faccio i salti mortali o per rimanere a lavoro se sentire la telecronaca in streaming o per arrivare a casa prima sperando che non ci sia traffico e vedermi il finale.
Okk cmq..siamo un pelo OT
Io viaggio da lavoro a casa fra le 17 e le 17.30 per cui tutti i maggio faccio i salti mortali o per rimanere a lavoro se sentire la telecronaca in streaming o per arrivare a casa prima sperando che non ci sia traffico e vedermi il finale.
Okk cmq..siamo un pelo OT
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Re: La crisi del ciclismo italiano
Esprimo tutta la mia solidarietà ai colleghi del forum che non possono vedere in diretta l'arrivo delle tappe del giro.
Naturalmente in Italia ci sono tantissimi possibili appassionati che invece possono vederlo, ad esempio i pensionati, gli studenti, tutti i dipendenti pubblici che lavorano solo di giorno, i professori, i liberi professionisti che invece possono decidere i propri orari di lavoro.
Naturalmente non parliamo dei disoccupati che a quanto pare in Italia non esistono....
Naturalmente in Italia ci sono tantissimi possibili appassionati che invece possono vederlo, ad esempio i pensionati, gli studenti, tutti i dipendenti pubblici che lavorano solo di giorno, i professori, i liberi professionisti che invece possono decidere i propri orari di lavoro.
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Re: La crisi del ciclismo italiano
OT fino a un certo punto...il problema del ciclismo italiano è anche nell'audience, alla fine è uno sport costoso (una sponsorizzazione da 2-3 M€ non sono noccioline!) e quindi deve avere un ritorno congruo, se no siamo sempre lì a sperare nel mecenate del ciclismo.
Tornando più in thread, dicevo che io ho grandi speranze in queste trasformazioni da dilettanti.
Un aspetto che un amico più anziano, che ha fatto l'allenatore tra i giovani un po' di tempo fa, mi rimarca spesso: il settore degli amatori attrae molti sponsor, alcuni dei quali forse una volta avrebbero messo il loro marchio su una squadra di dilettanti o juniores.
E' solo una sua impressione o confermate? A me pare una cosa che ha una sua logica.
Premetto: ovviamente ognuno sponsorizza cosa gli pare e ci mancherebbe.
Ma è triste vedere cicloamatori di infimo livello che ricevono sponsorizzazioni per le loro improbabili tutine colorate (io sono - forse meglio "sono stato" - un cicloamatore di infimo livello) quando col loro stipendio potrebbero benissimo pagarsi tutto, e poi squadre juniores che fanno una fatica bestia.
Io mi ritrovo spesso a discutere con amici sportivi che noi adulti con reddito dovremmo pagarci il nostro sport, tutto, senza star lì a mendicare soldi dal panettiere o dalla pizzeria: i 1000 euro che ti danno, spenderli per portare dei ragazzini alle gare giovanissimi, non per pagare 30 iscrizioni a granfondo.
Anche sulla cultura sportiva, è ridicolo che le granfondo abbiano questa notorietà ad es. sui media locali (che è poi il motivo per cui ci sono degli sponsor): quello è un "agonismo per modo di dire".
Re: La crisi del ciclismo italiano
ma secondo me il grosso problema del ciclismo giovanile.. Under e Junior
e' l'aver cercato di copiare i professionisti (parlo di meta' anni 90 anni 2000)
squadre junior o under da mezzo miliardo di lire
Nei dilettanti erano una dozzina .. quindicina all'inizio
poi son sparite una a una.. e ne son restate 3 o 4
nel frattempo pero' son sparite le piccole squadre di paese
d'altronde era impossibile competere
davanti c'erano sempre gli squadroni
dopo un po' ad arrivare 50esimi si son stufati
le squadre di paese organizzavano anche le gare..
da mille e rotti gare dilettanti siamo scesi a poco piu' di 200
stessa cosa i tesserati.. da oltre 2000 a 600
le squadre di paese avevano gli junior , gli allievi , gli esordiente ecc (magari 4 o 5.. per squadra non 20)
mentre gli squadroni han solo gli junior..
grosso problema è il notevole calo demografico
se hai 2400 junior nel 1990.. quindi per classi 1972-1973.. i nati italiani di queste due annate.. son 1.750.000 (dimezziamo visto che si parla di uomini e donne)
un ciclista juniores ogni 365 italiani
nel 2018 hai 1100 junior per classi 2000 - 2001 i nati son 1078000 (dimezziamo sempre per lo stesso discorso)
un ciclista juniores ogni 490 italiani
la media è meno evidente , rispetto alla perdita effettiva di corridori
meno ciclisti vuol dire meno squadre
tante squadre han chiuso perche' non avevano piu' corridori..
con la diminuzione delle gare son aumentati i costi per le squadre
se prima una squadra junior bergamasca poteva correre tutta la stagione nella sua provincia..
adesso non basta in tutta la lombardia.. deve sconfinare in veneto ecc
e' l'aver cercato di copiare i professionisti (parlo di meta' anni 90 anni 2000)
squadre junior o under da mezzo miliardo di lire
Nei dilettanti erano una dozzina .. quindicina all'inizio
poi son sparite una a una.. e ne son restate 3 o 4
nel frattempo pero' son sparite le piccole squadre di paese
d'altronde era impossibile competere
davanti c'erano sempre gli squadroni
dopo un po' ad arrivare 50esimi si son stufati
le squadre di paese organizzavano anche le gare..
da mille e rotti gare dilettanti siamo scesi a poco piu' di 200
stessa cosa i tesserati.. da oltre 2000 a 600
le squadre di paese avevano gli junior , gli allievi , gli esordiente ecc (magari 4 o 5.. per squadra non 20)
mentre gli squadroni han solo gli junior..
grosso problema è il notevole calo demografico
se hai 2400 junior nel 1990.. quindi per classi 1972-1973.. i nati italiani di queste due annate.. son 1.750.000 (dimezziamo visto che si parla di uomini e donne)
un ciclista juniores ogni 365 italiani
nel 2018 hai 1100 junior per classi 2000 - 2001 i nati son 1078000 (dimezziamo sempre per lo stesso discorso)
un ciclista juniores ogni 490 italiani
la media è meno evidente , rispetto alla perdita effettiva di corridori
meno ciclisti vuol dire meno squadre
tante squadre han chiuso perche' non avevano piu' corridori..
con la diminuzione delle gare son aumentati i costi per le squadre
se prima una squadra junior bergamasca poteva correre tutta la stagione nella sua provincia..
adesso non basta in tutta la lombardia.. deve sconfinare in veneto ecc
Re: La crisi del ciclismo italiano
Salvatore77 ha scritto: ↑mercoledì 30 gennaio 2019, 16:58 Esprimo tutta la mia solidarietà ai colleghi del forum che non possono vedere in diretta l'arrivo delle tappe del giro.
Naturalmente in Italia ci sono tantissimi possibili appassionati che invece possono vederlo, ad esempio ...tutti i dipendenti pubblici che lavorano solo di giorno...
..quelli ponno vede pure il tour of norwey in diretta dar primo km...
Re: La crisi del ciclismo italiano
A me andrebbe benissimo comincio alle 16:30cassius ha scritto: ↑mercoledì 30 gennaio 2019, 11:05Quotiamo pure quel che ci pare, chi lavora alle 16 non può guardare il Giro.nino58 ha scritto: ↑mercoledì 30 gennaio 2019, 9:54Questo è un vero intervento da ciclosprint.CicloSprint ha scritto: ↑martedì 29 gennaio 2019, 22:36 L' arrivo alle 17 è anche a rischio meteo, perchè dopo le 16:30 spesso c'è un acquazzone, non a caso alcune tappe del Giro 2018 sono finite sotto il diluvio...
Secondo me è meglio tornare con l'arrivo alle ore 16.
Che quoto del tutto.
Che io sappia, mediamente una grande classica la vedono meno di un milione di spettatori in Italia, è pochissimo.