La crisi del ciclismo italiano

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da cassius »

Winter ha scritto: giovedì 31 gennaio 2019, 18:34 ma secondo me il grosso problema del ciclismo giovanile.. Under e Junior
e' l'aver cercato di copiare i professionisti (parlo di meta' anni 90 anni 2000)
squadre junior o under da mezzo miliardo di lire
Nei dilettanti erano una dozzina .. quindicina all'inizio
poi son sparite una a una.. e ne son restate 3 o 4
nel frattempo pero' son sparite le piccole squadre di paese
d'altronde era impossibile competere
davanti c'erano sempre gli squadroni
dopo un po' ad arrivare 50esimi si son stufati
le squadre di paese organizzavano anche le gare..
da mille e rotti gare dilettanti siamo scesi a poco piu' di 200
stessa cosa i tesserati.. da oltre 2000 a 600
le squadre di paese avevano gli junior , gli allievi , gli esordiente ecc (magari 4 o 5.. per squadra non 20)
mentre gli squadroni han solo gli junior..
grosso problema è il notevole calo demografico
se hai 2400 junior nel 1990.. quindi per classi 1972-1973.. i nati italiani di queste due annate.. son 1.750.000 (dimezziamo visto che si parla di uomini e donne)
un ciclista juniores ogni 365 italiani
nel 2018 hai 1100 junior per classi 2000 - 2001 i nati son 1078000 (dimezziamo sempre per lo stesso discorso)
un ciclista juniores ogni 490 italiani
la media è meno evidente , rispetto alla perdita effettiva di corridori
meno ciclisti vuol dire meno squadre
tante squadre han chiuso perche' non avevano piu' corridori..
con la diminuzione delle gare son aumentati i costi per le squadre
se prima una squadra junior bergamasca poteva correre tutta la stagione nella sua provincia..
adesso non basta in tutta la lombardia.. deve sconfinare in veneto ecc
Condivido il ragionamento sulla base che si è assottigliata, quando parliamo di junior.
Però sugli under un discorso bisogna farlo e va al di là del ciclismo.
Da junior fai gare da 100 km, non devi girare (per forza) l'Italia, sei alle superiori (3o e 4o anno)...ci vuole una grossa base di praticanti e come dici tu gli squadroni che pagano i loro atleti hanno cannibalizzato il movimento, svuotandolo.

Ma correre negli under è troppo difficile, richiede tempo per allenarsi, soldi per gareggiare in contesti più ampi, inoltre dopo la maturità se non studi e non lavori devi almeno vedere qualche euro se no abbiamo proprio deciso che il ciclismo è per famiglie abbienti. Un'attività under come si deve non è sostenibile farla insieme ad altro, al più studiare qualcosa di facile.
E allora, facendo un ragionamento complessivo in un Paese dove quegli anni dai 19 ai 30 sono sempre più decisivi per la tua carriera e la tua vita, non ci piango la notte se c'è un fuggi fuggi dagli under. Per quanto sia spietato dirlo, abbiamo bisogno di un ciclismo che "metta le cose in chiaro" prima possibile con i ragazzi, che non li illuda: se ne hai prosegui, se non ne hai studia o impara un mestiere. Esattamente come fanno tutti gli altri sport, non c'è praticamente nessun over 20 che fa gare di sci "seriamente" se non è nei corpi sportivi, solo l'atletica e qualche altro sport permettono una pratica ad altissimo livello lavorando a tempo pieno (penso al salumiere Ruggero Pertile, arrivato a sfiorare il podio mondiale in maratona).
Ci possiamo permettere, con questi chiari di luna, una "vera" categoria dilettanti? O dobbiamo prendere atto che ormai è una categoria professionistica minore, e completare la trasformazione? Anche per mettere qualche soldino in più in tasca a ragazzi che macinano 1000 ore all'anno in bici...


jumbo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da jumbo »

Credo che questo abbia a che fare con il calo di prestazioni sportive degli italiani in generale:
Immagine


cassius
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da cassius »

jumbo ha scritto: venerdì 1 febbraio 2019, 11:53 Credo che questo abbia a che fare con il calo di prestazioni sportive degli italiani in generale:
Immagine
L'invecchiamento della popolazione c'è in tutti i Paesi sviluppati.

Ho cercato su Google Scholar "evolution athletic performance boys girls italy"

Il primo articolo che esce è uno studio del 2005: "Worldwide variation in the performance of children and adolescents: An analysis of 109 studies of the 20-m shuttle run test in 37 countries"

Bene, l'Italia su questi 37 Paesi si piazza 34esima, scusate l'illeggibilità della tabella ma in buona sostanza dice che siamo un pelo sopra agli USA e la coda della nostra distribuzione è davanti solo a Singapore.


Country n Performance index LCL UCL
Estonia 5 529 0.863 0.835 0.891
Iceland 8 160 0.773 0.751 0.795
Finland 2 420 0.621 0.581 0.661
Lithuania 1 601 0.547 0.514 0.580
Ireland 22 0.544 0.117 0.971
Hungary 1 244 0.508 0.451 0.565
Czech Republic 3 881 0.323 0.295 0.351
Côte d'Ivoire 3 881 0.292 0.262 0.322
France 11 301 0.266 0.248 0.284
Canada 13 474 0.245 0.229 0.261
Denmark 14 764 0.233 0.212 0.250
Japan 95 763 0.216 0.209 0.223
Germany 977 0.179 0.132 0.226
Benin 5 280 0.117 0.095 0.139
Mauritius 3 294 0.102 0.074 0.130
Bolivia 28 0.061 −0.300 0.422
Slovakia 4 684 0.051 0.029 0.073
South Africa 1 230 0.040 −0.022 0.102
Sénégal 3 023 0.033 −0.002 0.068
Djibouti 1 784 0.016 −0.021 0.053
Seychelles 5 118 −0.011 −0.037 0.015
Belgium 19 942 −0.017 −0.029 −0.005
UK 6 333 −0.046 −0.070 −0.022
Suriname 270 −0.118 −0.204 −0.032
Netherlands 1 956 −0.131 −0.164 −0.098
Spain 17 460 −0.152 −0.164 −0.140
Poland 75 874 −0.190 −0.197 −0.183
Australia 82 129 −0.201 −0.208 −0.194
Turkey 72 −0.207 −0.400 −0.014
Hong Kong 562 −0.324 −0.390 −0.258
Switzerland 3 270 −0.399 −0.427 −0.371
Greece 6 999 −0.453 −0.471 −0.435
Portugal 2 994 −0.489 −0.521 −0.457
Italy 6 588 −0.493 −0.896 −0.090
USA 1 878 −0.620 −0.664 −0.576
Brazil 4 137 −0.683 −0.698 −0.668
Singapore 104 −0.867 −1.041 −0.693


FRANCESCO1980
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Iscritto il: venerdì 22 agosto 2014, 15:49

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da FRANCESCO1980 »

Mario Cipollini ha lanciato la sua idea per fare risorgere il ciclismo italiano, il Re Leone è come sempre un vulcano e non si tira mai indietro, il mondo dei pedali è sempre al centro dei suoi pensieri e allora ha deciso di pubblicare sui suoi canali social una lettera con le sue riflessioni e le sue proposte per il futuro del nostro movimento.

Tutto è partito da un discorso su Gianni Moscon (uno dei nostri migliori talenti), la “fuga di gambe dall’Italia” è al centro del suo discorso che culmina con il progetto di organizzare un “Salvataggio Nazionale” di questo mondo. Il sogno? Riportare tutti gli italiani a correre sotto le insegne tricolori per formare la squadra più forte mai vista al mondo, magari una squadra Rai (prendendo spunto da Sky). Il pensiero del toscano è chiaro: “Siamo i migliori, abbiamo più storia di qualsiasi altro Paese e ora siamo finiti nel quarto mondo del ciclismo: lo trovo inaccettabile. Potrebbe crearsi una fantastica cordata a lavorare a tutto questo: a salvare il ciclismo italiano non ci sarebbe soltanto Cassani!“. Di seguito la lettera completa pubblicata da Mario Cipollini sui suoi canali social.



x me l'ideale sarebbe la FERRARI
si comprano la Colnago, e ci mettono sopra il logo del cavallino rampante

Ferrari cycling Team


Mario Rossi
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Iscritto il: giovedì 1 novembre 2018, 14:57

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Mario Rossi »

Francesco l'idea è suggestiva e di certo il re leone non è l'unico a pensarla in questo modo. Già Bardet e un ex segretario UCI sostenevano la necessità di rendere almeno il Tour una corsa nazionale. Leggevo proprio oggi i commenti di alcuni utenti francesi dell'Equipe che sostenevano che rendere il Tour una competizione nazionale potesse alzare di molto gli ascolti visto che il tifoso medio( da sempre un po' campanilista) si sarebbe riconosciuto sotto i colori nazionali. Portavano come esempio l'ultima competizione di pallamano, dove la Francia è arrivata in finale, è che ha visto un'audience strepitosa. Lungi da me non apprezzare questa idea al momento è infattibile. Il ciclismo si nutre di sponsor e oggi non ci sono. Nessuno lo dice ma le 3 squadre che hanno dominato il decennio stanno per chiudere o hanno rischiato di chiudere( BMC, Sky, QS). Chi li pagherebbe i corridori? La Rai non è pronta ad affrontare stipendi come quelli di Nibali e Aru che -giustamente a mio avviso- per meno di 3/4 milioni non si muovono. Ho molto apprezzato il commento di chi diceva di fare come nello sci. Serve mano dura dell'UCI per portare sponsor e soldi. Fra 5/10 anni, quando il ciclismo sarà tornato ad essere seguito da più telespettatori si potrà pensare la riforma di Cipollini. Oggi la vedo infattibile.


Sparo una sentenza su Remco per me lui è un Benoot che ci crede di più. Cioè non sarà lui il futuro dei belgi nei GT ma mi da sempre più la sensazione di essere quelli che per me sono i "classici mezzi corridori belga". Sono forti, però la salita non è roba per loro.

Io, 4 febbraio 2022
Salvatore77
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Iscritto il: domenica 9 gennaio 2011, 19:14

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Salvatore77 »

Il passaggio di cassius sullo sport e le forze armate fa riflettere.
Ad oggi se mi chiedo l'utilità dello sport sotto i colori delle forze armate mi fa pensare ad un modo per salvare alcune discipline che senza l'intervento dello Stato sarebbe disertate in quanto poco remunerative.
Penso alla scherma, atletica leggera, sci.
Lo sport già di suo lascia senza "lavoro" a 35 anni molti atleti e poi? Allora uno stipendio certo per gli atleti fino alla pensione fa comodo, soprattutto in quegli sport dove si fa la fame anche durante la fase agonistica.
Questa può essere una soluzione per uno sport in crisi?
Il ciclismo italiano è in crisi?
Fare una squadra con i soldi del lotto è possibile? E' utile?
Creare un sistema di atleti nelle forze armate anche nel ciclismo potrebbe essere macchinoso e credo anche anacronistico. Ma una squadra con i soldi dello Stato (il lotto o i gratta e vinci) si potrebbe provare, magari con propaggini nelle categorie inferiori e giovanili, con una finestra nelle altre discipline su due ruote.
Niente di irreversibile, finiscono i soldi senza i risultati si torna indietro, ma ad oggi parlare di un Tour per squadre nazionali credo sia impossibile, però se l'Italia di fatto organizza una squadra buona per i GT la fa.
Però una cosa è la crisi del ciclismo italiano nel ciclismo che conta (che secondo l'interpretazione di alcuni numeri non c'è nemmeno).
Un'altra cosa è la crisi di sistema che affonda radici nella scomparsa di gare storiche, meno praticanti eccetera.


1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
Bomby
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Iscritto il: martedì 17 giugno 2014, 20:23

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Bomby »

Mah, in effetti una Lotto italiana male non sarebbe. Si accoderebbe alla fdj, alla lotto belga e a quella olandese (o ha cambiato sponsor?). Sono 3 paesi che fanno parte della tradizione del ciclismo a pieno titolo e tutti hanno una squadra finanziata dalle lotterie, credo tutte nazionali.
Una SuperEnalotto-Nutella (secondo sponsor a casaccio) potrebbe essere una buona opzione. Certo però è che il nostro amato governo aveva detto che voleva mettere fine alla pubblicità del gioco d'azzardo. Però io non so più niente in merito... Con un budget medio si riuscirebbe a mettere in piedi una squadra abbastanza competitiva assoldando anche solo atleti italiani, magari facendo un mix tra neopro e gente affermata. Con un budget importante anche solo di atleti italiani verrebbe fuori una mezza corazzata, non una Sky, ma comunque qualcosa di molto valido, specie per quanto riguarda i gregari.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

cassius ha scritto: venerdì 1 febbraio 2019, 7:50
Winter ha scritto: giovedì 31 gennaio 2019, 18:34 ma secondo me il grosso problema del ciclismo giovanile.. Under e Junior
e' l'aver cercato di copiare i professionisti (parlo di meta' anni 90 anni 2000)
squadre junior o under da mezzo miliardo di lire
Nei dilettanti erano una dozzina .. quindicina all'inizio
poi son sparite una a una.. e ne son restate 3 o 4
nel frattempo pero' son sparite le piccole squadre di paese
d'altronde era impossibile competere
davanti c'erano sempre gli squadroni
dopo un po' ad arrivare 50esimi si son stufati
le squadre di paese organizzavano anche le gare..
da mille e rotti gare dilettanti siamo scesi a poco piu' di 200
stessa cosa i tesserati.. da oltre 2000 a 600
le squadre di paese avevano gli junior , gli allievi , gli esordiente ecc (magari 4 o 5.. per squadra non 20)
mentre gli squadroni han solo gli junior..
grosso problema è il notevole calo demografico
se hai 2400 junior nel 1990.. quindi per classi 1972-1973.. i nati italiani di queste due annate.. son 1.750.000 (dimezziamo visto che si parla di uomini e donne)
un ciclista juniores ogni 365 italiani
nel 2018 hai 1100 junior per classi 2000 - 2001 i nati son 1078000 (dimezziamo sempre per lo stesso discorso)
un ciclista juniores ogni 490 italiani
la media è meno evidente , rispetto alla perdita effettiva di corridori
meno ciclisti vuol dire meno squadre
tante squadre han chiuso perche' non avevano piu' corridori..
con la diminuzione delle gare son aumentati i costi per le squadre
se prima una squadra junior bergamasca poteva correre tutta la stagione nella sua provincia..
adesso non basta in tutta la lombardia.. deve sconfinare in veneto ecc
Condivido il ragionamento sulla base che si è assottigliata, quando parliamo di junior.
Però sugli under un discorso bisogna farlo e va al di là del ciclismo.
Da junior fai gare da 100 km, non devi girare (per forza) l'Italia, sei alle superiori (3o e 4o anno)...ci vuole una grossa base di praticanti e come dici tu gli squadroni che pagano i loro atleti hanno cannibalizzato il movimento, svuotandolo.

Ma correre negli under è troppo difficile, richiede tempo per allenarsi, soldi per gareggiare in contesti più ampi, inoltre dopo la maturità se non studi e non lavori devi almeno vedere qualche euro se no abbiamo proprio deciso che il ciclismo è per famiglie abbienti. Un'attività under come si deve non è sostenibile farla insieme ad altro, al più studiare qualcosa di facile.
E allora, facendo un ragionamento complessivo in un Paese dove quegli anni dai 19 ai 30 sono sempre più decisivi per la tua carriera e la tua vita, non ci piango la notte se c'è un fuggi fuggi dagli under. Per quanto sia spietato dirlo, abbiamo bisogno di un ciclismo che "metta le cose in chiaro" prima possibile con i ragazzi, che non li illuda: se ne hai prosegui, se non ne hai studia o impara un mestiere. Esattamente come fanno tutti gli altri sport, non c'è praticamente nessun over 20 che fa gare di sci "seriamente" se non è nei corpi sportivi, solo l'atletica e qualche altro sport permettono una pratica ad altissimo livello lavorando a tempo pieno (penso al salumiere Ruggero Pertile, arrivato a sfiorare il podio mondiale in maratona).
Ci possiamo permettere, con questi chiari di luna, una "vera" categoria dilettanti? O dobbiamo prendere atto che ormai è una categoria professionistica minore, e completare la trasformazione? Anche per mettere qualche soldino in più in tasca a ragazzi che macinano 1000 ore all'anno in bici...
discorso molto interessante
Un semiprofessionismo
limitato
poche squadre (venti massimo)
un 300 corridori
solo gente pronta a passare
monocalendario
non ci avevo mai pensato
d altronde gbr svizzera australia non puntano su basi enormi..ma su gruppi elite
e vedendo il mondiale under gli svizzeri sembravano un Dream team


nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

Oggi è stata una gran bella giornata di ciclismo..comincio con un OT perché non si può non citare lo spettacolo in Colombia e una vittoria di Quintana mi fa molto piacere, e lui forse rimane ancora il più popolare in Colombia.

Tornando in topic, è vero che il livello al Laigueglia non era eccelso però gran numero di Velasco, Bagioli e Sobrero sul podio sono spunti molto interessanti in prospettiva.
Aggiungiamo la bella prestazione di Affini in Spagna ( a cui si aggiunge l'ottimo momento di Trentin), e il buon piazzamento in una top 10 di tutto rispetto di Filosi Colbrelli e Battaglin.
Questo inizio mi fa essere ottimista.


Salvatore77
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Salvatore77 »

È passata :champion:


1° Tour de France 2018
Campionato del mondo gara in linea 2021.
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Maìno della Spinetta
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Maìno della Spinetta »

nikybo85 ha scritto: lunedì 18 febbraio 2019, 1:23
Questo inizio mi fa essere ottimista.
:clap:


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

Maìno della Spinetta ha scritto: martedì 9 aprile 2019, 16:54
nikybo85 ha scritto: lunedì 18 febbraio 2019, 1:23
Questo inizio mi fa essere ottimista.
:clap:
Però una monumento non me l'aspettavo :)


cassius
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Iscritto il: giovedì 19 luglio 2012, 23:01

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da cassius »

La Roubaix di oggi credo che abbia riportato alla realtà, l'uscita dal tunnel è lontanissima.
Senza nulla togliere alle pur generose prove di Ballerini e Trentin, bravi a movimentare la corsa quando potevano dire la loro.


pereiro2982
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da pereiro2982 »

secondo me i segnali rimangono positivi, non c'è una vera e propria generazione ma qualche talento c'è
per le classiche del nord
ora vediamo le ardenne cosa ci diranno
la roubaix è una corsa troppo per predestinati per fare un discorso di movimento


giorgio ricci
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da giorgio ricci »

Ballerini può crescere bene, Su Moscon aspetterei un paio di stagioni prima di metterlo nelle promesse mai sdocciate. Trentin é questo, non credo possa fare di più.
Io per le Ardenne non sono molto ottimista, curioso di vedere Bettiol all'Amstel e Formolo a Liegi, ma li vedo al massimo da top 5.
Bettiol sarà marcato a uomo, e per il podio credo che Schachmann, Alaphilippe e Valverde di giocheranno spesso i posti disponibili.


Eroica
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Eroica »

Oggi un'ecatombe colossale, mancano numericamente i corridori. ma tanto bettiol sarà la classica foglia di fico che andrà a coprire la situazione imbarazzante


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il_panta
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da il_panta »

giorgio ricci ha scritto: domenica 14 aprile 2019, 20:21 Ballerini può crescere bene, Su Moscon aspetterei un paio di stagioni prima di metterlo nelle promesse mai sdocciate. Trentin é questo, non credo possa fare di più.
Io per le Ardenne non sono molto ottimista, curioso di vedere Bettiol all'Amstel e Formolo a Liegi, ma li vedo al massimo da top 5.
Bettiol sarà marcato a uomo, e per il podio credo che Schachmann, Alaphilippe e Valverde di giocheranno spesso i posti disponibili.
Come fa Moscon a esser tra le promesse mai sbocciate dopo l'autunno dello scorso anno?


2019 (1°): Giro d'Italia tp 4, 5, 20; Giro d'Italia classifica generale; Tour de France tp 1, 10; Tour of Britain;
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nino58
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nino58 »

Eroica ha scritto: domenica 14 aprile 2019, 23:41 Oggi un'ecatombe colossale, mancano numericamente i corridori. ma tanto bettiol sarà la classica foglia di fico che andrà a coprire la situazione imbarazzante
Mancano numericamente, hai perfettamente centrato il punto.
Corse cancellate e tam tam mediatico ostile, le "conseguenze stesse fan soffrire" (cit. Giulio Rapetti).


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

Segnalo le prove totalmente incolore di Conci e Ravasi ai Baschi. Possono essere due prospetti quantomeno interessanti per le corse a tappe. Non so se il loro obbiettivo sia il Giro quindi la forma non sia ancora la migliore, ma hanno già affrontato 2/3 corse di una settimana senza dare segnali.
Fra i due Ravasi con meno attenuanti (e forse anche meno prospettive) essendo un terzo anno.


Lopi90
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Lopi90 »

Numericamente non e` che siamo messi tanto male, nel ranking UCI abbiamo 11 uomini nei primi 100, solo l'Olanda ne ha di piu`, con 13. Secondo me dobbiamo accettare il fatto che in un ciclismo globalizzato come e` ora non possiamo giocare lo stesso ruolo di 30-40 anni fa, quando due terzi dei corridori significativi venivano da Italia, Francia e Belgio.

I problemi del ciclismo italiano esistono e sono profondi, ma pensare di riuscire a riprenderci il ruolo che avevamo un tempo e` utopistico.


tommaso
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Iscritto il: sabato 19 gennaio 2013, 16:48

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da tommaso »

Miglior italiano 31.esimo qualcosa significa


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nino58
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nino58 »

tommaso ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 12:19 Miglior italiano 31.esimo qualcosa significa
Significa non prendere punti in Coppa del Mondo di sci. :D
Alpino e nordico.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

Lopi90 ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 12:08 Numericamente non e` che siamo messi tanto male, nel ranking UCI abbiamo 11 uomini nei primi 100, solo l'Olanda ne ha di piu`, con 13. Secondo me dobbiamo accettare il fatto che in un ciclismo globalizzato come e` ora non possiamo giocare lo stesso ruolo di 30-40 anni fa, quando due terzi dei corridori significativi venivano da Italia, Francia e Belgio.

I problemi del ciclismo italiano esistono e sono profondi, ma pensare di riuscire a riprenderci il ruolo che avevamo un tempo e` utopistico.
Vent'anni fa..
Top cinque roubaix
Un italiano
Tre belgi
Un americano

Ieri
Un tedesco
Tre belgi
Uno slovacco

Io sta mondializzazione non la vedo
Colombiani c erano già negli anni 80
Australiani e americani pure
Gli inglesi nn ne parliamo
Scandinavi pure

La Sanremo l ha vinta un francese
Il Fiandre un italiano
La roubaix un belga

L ultimo Lombardia un francese
E l ultima Liegi un lussemburghese


pereiro2982
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da pereiro2982 »

se il punto di riferimento sono gli anni 90' e 2000' stiamo freschi
poi qua sembra che trovare il talento nel ciclismo sia matematica e pure movimenti come in belgio da quanto non hanno un uomo da corse a tappe?
gli olandesi con tutta la loro cultura del ciclismo non mi sembra abbiano mai avuto periodi paragonabili ai nostri anni d'oro
e i francesi e solo in questi ultimi anni che si stanno riprendendo

secondo me i segnali sono lenti ma positivi , i campioni non nascono perche c'è chi investe ecc. c'è pure una componente di casualità
nibali è siciliano e aru sardo terre note per il ciclismo...

bisogna tener presente il movimento ormai globalizzato e che i ricambi generazionali sono piu lenti

i belgi hanno salvato la campagna del nord con un 37enne che qualche anno fa di dava per finito

io vedo dei talenti futuribili cosa difficile da vedere qualche anno fa


Lopi90
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Iscritto il: martedì 31 maggio 2011, 12:15

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Lopi90 »

Winter ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 12:42
Lopi90 ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 12:08 Numericamente non e` che siamo messi tanto male, nel ranking UCI abbiamo 11 uomini nei primi 100, solo l'Olanda ne ha di piu`, con 13. Secondo me dobbiamo accettare il fatto che in un ciclismo globalizzato come e` ora non possiamo giocare lo stesso ruolo di 30-40 anni fa, quando due terzi dei corridori significativi venivano da Italia, Francia e Belgio.

I problemi del ciclismo italiano esistono e sono profondi, ma pensare di riuscire a riprenderci il ruolo che avevamo un tempo e` utopistico.
Vent'anni fa..
Top cinque roubaix
Un italiano
Tre belgi
Un americano

Ieri
Un tedesco
Tre belgi
Uno slovacco

Io sta mondializzazione non la vedo
Colombiani c erano già negli anni 80
Australiani e americani pure
Gli inglesi nn ne parliamo
Scandinavi pure

La Sanremo l ha vinta un francese
Il Fiandre un italiano
La roubaix un belga

L ultimo Lombardia un francese
E l ultima Liegi un lussemburghese
Vittorie nei grandi giri Italia+Francia+Belgio (nazioni storiche principali):

1951-60 18/26 (69%)
1961-70 23/30 (77%)
1971-80 21/30 (70%)
1981-90 17/30 (57%)
1991-2000 7/28 (25%)
2001-10 9/23 (39%)
2011-18 4/23 (17%)

Vittorie grandi giri Italia+Francia+Benelux+Germania+Spagna+Svizzera (nazioni storiche allargate)

1951-60 26/26 (100%)
1961-70 30/30 (100%)
1971-80 29/30 (97%)
1981-90 22/30 (73%)
1991-2000 25/28 (89%)
2001-10 20/23 (87%)
2011-18 9/23 (42%)


Monumento Italia+Francia+Belgio (nazioni storiche principali):

1951-60 43/50 (92%)
1961-70 34/50 (68%)
1971-80 45/50 (90%)
1981-90 32/50 (64%)
1991-2000 35/50 (70%)
2001-10 30/50 (60%)
2011-18 16/35 (46%)

Monumento Italia+Francia+Benelux+Germania+Spagna+Svizzera (nazioni storiche allargate)

1951-60 50/50 (100%)
1961-70 47/50 (94%)
1971-80 50/50 (100%)
1981-90 43/50 (86%)
1991-2000 44/50 (88%)
2001-10 44/50 (88%)
2011-18 22/35 (63%)

Il trend sembra abbastanza chiaro, e se non avessi deciso di scorporare i giri revocati o riassegnati, cancellando Armstrong, sarebbe ancora piu` chiaro.


Salvatore77
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Salvatore77 »

Il fatto che ieri sono arrivati 3 belgi nei primi 5 significa poco. Il Belgio, soprattutto una parte del Belgio sforna passisti per le pietre per una questione di retaggio storico e culturale. Non esistono scalatori, uomini per la classifica generale nei GT e stranamente nemmeno velocisti di vertice al giorno d'oggi.
A loro sta bene così.
Nel complesso le valutazioni vanno fatte tenendo conto di tutto il ciclismo su strada e non solo le 5 monumento (che tra l'altro 2 su 5 si fanno in Belgio).

Il problema dell'Italia è proprio il futuro nei GT. Non perchè con la vittoria di Bettiol siamo a posto per le gare di un giorno. Tanto perchè noi abbiamo un GT in casa e ci teniamo come tutti al Tour perchè è la gara per eccellenza. In questo ambito la vedo abbastanza nera.

Nel 1998 pochi conoscevano Bartoli che aveva vinto Fiandre e 2 Liegi. Poi ha preso la maglia rosa e tutti hanno conosciuto Bartoli. Al movimento serve qualcuno che spinga nei GT. Poi tutto il resto viene di conseguenza.


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nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

nino58 ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 12:30
tommaso ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 12:19 Miglior italiano 31.esimo qualcosa significa
Significa non prendere punti in Coppa del Mondo di sci. :D
Alpino e nordico.
:D :D


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Lopi90 ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 14:11
Monumento Italia+Francia+Benelux+Germania+Spagna+Svizzera (nazioni storiche allargate)


2001-10 44/50 (88%)
2011-18 22/35 (63%)

Il trend sembra abbastanza chiaro, e se non avessi deciso di scorporare i giri revocati o riassegnati, cancellando Armstrong, sarebbe ancora piu` chiaro.
le conosco le statistiche ma io le leggo in modo differente
per me mondializzazione son tutti i continenti
Quanti africani han vinto una classica ? (il termine monumento.. non so chi l'abbia inventato ma non ha nessun significato)
Quanti Asiatici ? nessuno
Quandi Sudamericani ? pochi (vado a memoria oltre a Chaves qualcuno ?)

I corridori dell'est non vincevano prima degli anni 90 , solo perche' c'era il blocco


Lopi90
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Lopi90 »

Winter ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 18:31 le conosco le statistiche ma io le leggo in modo differente
per me mondializzazione son tutti i continenti
Quanti africani han vinto una classica ? (il termine monumento.. non so chi l'abbia inventato ma non ha nessun significato)
Gli africani sono un'aggiunta molto recente, comunque Impey quest'anno ha vinto una corsa a tappe WT, stanno arrivando pure loro.
Quanti Asiatici ? nessuno
Vinokourov e Iglinski.
Quandi Sudamericani ? pochi (vado a memoria oltre a Chaves qualcuno ?)
Gaviria ha vinto una Parigi-Tours, visto che non conti solo le monumento. Uran ha vinto un paio di corse in linea di buon livello, dipende da dove tiri la linea su ciò che è una classica.
I corridori dell'est non vincevano prima degli anni 90 , solo perche' c'era il blocco
E allora? Comunque erano avversari in meno.

Ci sono molte più nazioni competitive nel ciclismo professionistico rispetto a 20 e ancora più rispetto a 40 anni fa. La globalizzazione del ciclismo non è completa, ci sono ancora aree non rappresentate, ma è evidentemente un trend.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

1) gli africani non son recenti
avevano gia' partecipato al tour anni 50 , i sudafricani c'erano gia' negli anni 80
2) Vino , Iglinsky , kash ecc son russi di nazionalita' kazaka
3) si è un trend
ma perche' le grandi nazioni perdono interessi , atleti ecc
in belgio ci son 600-650 junior
in Italia forse mille (parlo di strada)
Trenta o quaranta anni fa era tre o quattro volte tanti
In Andalusia c'erano 14 squadre junior vent'anni fa adesso 4
i duecento junior australiani.. saranno aumentati di una cinquantina in vent'anni
pero' se prima erano un decimo dei nostri adesso son l'un quarto

ti faccio un esempio..
nella provincia salamanca (nella meseta , nella spagna profonda) attualmente non ci son squadre junior e da quest'anno è tornata una squadra allievi..
negli anni 90.. e prima
c'era una scuola di ciclismo a bejar..
da li son usciti Cubino , Heras , Blanco , Duenas
ste scuole son sparite (a parte la francia)


Lopi90
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Lopi90 »

Winter ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 19:48 1) gli africani non son recenti
avevano gia' partecipato al tour anni 50 , i sudafricani c'erano gia' negli anni 80
2) Vino , Iglinsky , kash ecc son russi di nazionalita' kazaka
3) si è un trend
ma perche' le grandi nazioni perdono interessi , atleti ecc
in belgio ci son 600-650 junior
in Italia forse mille (parlo di strada)
Trenta o quaranta anni fa era tre o quattro volte tanti
In Andalusia c'erano 14 squadre junior vent'anni fa adesso 4
i duecento junior australiani.. saranno aumentati di una cinquantina in vent'anni
pero' se prima erano un decimo dei nostri adesso son l'un quarto

ti faccio un esempio..
nella provincia salamanca (nella meseta , nella spagna profonda) attualmente non ci son squadre junior e da quest'anno è tornata una squadra allievi..
negli anni 90.. e prima
c'era una scuola di ciclismo a bejar..
da li son usciti Cubino , Heras , Blanco , Duenas
ste scuole son sparite (a parte la francia)
1) Come curiosità gran parte di queste nazioni esistevano, ci fu anche un giapponese al tour negli anni 30, un'altra cosa è giocarsela alla pari con gli europei.
2) Vino è nato ad est di Kabul, non è naturalizzato. E' etnicamente bianco, ma se lui conta come europeo allora contano come europei pure gran parte degli americani e degli australiani che discendono da colonizzatori europei. La discussione non è sulla razza, ma sulla provenienza geografica.

Non è solo una questione di numero di atleti, ma anche di professionalità e organizzazione. Un tempo fare ciclismo fuori dalle nazioni storiche significava farlo alla carlona, oggi puoi venire dalla Nuova Zelanda o dall'Ecuador e avere una preparazione professionale come se non meglio degli italiani e i francesi.


Winter
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Winter »

Vino non è nato a est di Kabul ma a nord
Al confine con la Russia
a petropavl
Gli asiatici son meno dell un terzo della popolazione
è un prodotto della scuola del URSS

Abdoujaparov era uzbeko
quindi dell asia centrale ma di scuola sovietica
lutsenKo anche lui di petropavl

Virenque è nato in Marocco. .ma x me è francese


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Patate
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Patate »

Winter ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 18:31 Quandi Sudamericani ? pochi (vado a memoria oltre a Chaves qualcuno ?)
Ma come, quoque tu dimentichi l'Emilia vinto da Quintana? :diavoletto:
Tra gli altri Gaviria, Hodeg, Lopez, Uran


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Tranchée d'Arenberg
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Re: La crisi del ciclismo italiano

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Winter ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 12:42
Vent'anni fa..
Top cinque roubaix
Un italiano
Tre belgi
Un americano

Ieri
Un tedesco
Tre belgi
Uno slovacco

Io sta mondializzazione non la vedo
Colombiani c erano già negli anni 80
Australiani e americani pure
Gli inglesi nn ne parliamo
Scandinavi pure

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Winter, non puoi fare statistiche sulla base di una popolazione così scarna. E' statisticamente priva di senso e mi fa pensare che tu voglia tirare acqua al tuo mulino ovvero alla tua teoria. Per poter definire una statistica serve un campione molto più nutritro.

Ora, quando avrò tempo farò uno studio serio, ma nel frattempo ti faccio un pò di osservazioni:

Australiani. Negli anni 80 quanti ce n'erano e di quale livello. Non mi pare che vincessero Tour, Parigi-Roubaix o Mondiali.
Inglesi. Erano delle comparse. Negli anni 90 il più forte era un toscano. Gli altri chi erano? Corridori in grado di vincere 5 Tour, Giro e Vuelta? Ma dai.
I Colombiani. Vorresti forse paragonare la potenza di fuoco attuale a quella del passato? Negli anni 90 erano considerati una componente folkoristica. Oggi ne hai 15 fortissimi. Han vinto Giro e Vuelta, Lombardia e altre corse. Prima cosa vincevano?
Slovacchia. Prima di Peter Sagan neanche si sapeva della conoscenza di questo piccolo paese a livello ciclistico.
Scandinavi. Avevano mai vinto un mondiale, una Sanremo o un Fiandre prima di Hushovd e Kristoff? Non mi pare.
Idem il Portogallo. Da piccolo c'era solo Orlando Rodrigues.
Il Kazakistan ha vinto due Liegi, una Vuelta e altro ancora con Vino. Prima della metà anni 90 cosa c'era?

Basterebbe semplicemente prendere la top 50-100 del ranking UCI del 1995 e confrontarlo con quello attuale per capire cosa è successo in questi anni.


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GregLemond
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da GregLemond »

WInter, gli inglesi erano comprimari... ora vincono loro spesso. E roba pesante.

I colombiani prima erano buffi, ora si ride meno perche vincono.

Gli australiani e gli statunitensi erano pochi; magari forti (vedi greg) ma pochi.
Poi Evans, Lance...


Salvatore77
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Salvatore77 »

Aldilà delle finte statistiche citate anche da Luca Gregorio "l'Italia è la nazione che ha vinto più monumento dal 2013" come se dopo la fine del mondo della profezia dei Maya si ricomincia tutto a contare dall'inizio, il problema è capire perché l'Italia che vinceva tantissimo quando la globalizzazione era gia in atto adesso vince molto meno.


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sceriffo
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da sceriffo »

Winter ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 19:48 1) gli africani non son recenti
avevano gia' partecipato al tour anni 50 , i sudafricani c'erano gia' negli anni 80
2) Vino , Iglinsky , kash ecc son russi di nazionalita' kazaka
3) si è un trend
ma perche' le grandi nazioni perdono interessi , atleti ecc
in belgio ci son 600-650 junior
in Italia forse mille (parlo di strada)
Trenta o quaranta anni fa era tre o quattro volte tanti
In Andalusia c'erano 14 squadre junior vent'anni fa adesso 4
i duecento junior australiani.. saranno aumentati di una cinquantina in vent'anni
pero' se prima erano un decimo dei nostri adesso son l'un quarto

ti faccio un esempio..
nella provincia salamanca (nella meseta , nella spagna profonda) attualmente non ci son squadre junior e da quest'anno è tornata una squadra allievi..
negli anni 90.. e prima
c'era una scuola di ciclismo a bejar..
da li son usciti Cubino , Heras , Blanco , Duenas
ste scuole son sparite (a parte la francia)
Winter, complimenti per le conoscenze e la memoria storica :clap:


Lopi90
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Lopi90 »

Winter ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 21:03 Vino non è nato a est di Kabul ma a nord
Al confine con la Russia
a petropavl
Gli asiatici son meno dell un terzo della popolazione
è un prodotto della scuola del URSS

Abdoujaparov era uzbeko
quindi dell asia centrale ma di scuola sovietica
lutsenKo anche lui di petropavl

Virenque è nato in Marocco. .ma x me è francese
Secondo il tuo principio dobbiamo considerare ciclisti americani solo quelli che discendono dai nativi, gli altri sono europei? Virenque si è trasferito in francia da bambino, non ha nulla di marocchino nella sua formazione, Vinokourov ha vissuto in Kazakistan fino ad un anno prima di passare professionista.

Il Kazakistan è molto lontano dalle zone di tradizione storica del ciclismo, è ovvio che il ciclismo è stato portatò lì dai sovietici, ma questo è parte del processo di globalizzazione del ciclismo. Uno nato a Petropavl negli anni 40 non avrebbe vinto 2 liegi, te lo garantisco.


nikybo85
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

Si è aperta una discussione interessantissima!
La globalizzazione del ciclismo c'è altro che no!


Eroica
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Eroica »

La questione è che questa globalizzazione era già presente nei 2000, eppure l'italia disponeva di un movimento fortissimo. Non si tornerà più ai tempi in cui solo italiani belgi e francesi vincevano tutto, questo è chiaro . Ma crollo italiano è stato interno, non indotto dalla globalizzazione. Nei 2000 già giravano evans e mcewen, gli australiani hanno corridori di questo livello oggi? E gli americani? Hanno qualcuno del livello degl' hincapie, leiphaimer, lance, Horner, zabrinskie, ecc? Non mi pare.... eppure a quei tempi il movimento vinceva tanto e ovunque


cassius
Messaggi: 2828
Iscritto il: giovedì 19 luglio 2012, 23:01

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da cassius »

Eroica ha scritto: martedì 16 aprile 2019, 6:29 La questione è che questa globalizzazione era già presente nei 2000, eppure l'italia disponeva di un movimento fortissimo. Non si tornerà più ai tempi in cui solo italiani belgi e francesi vincevano tutto, questo è chiaro . Ma crollo italiano è stato interno, non indotto dalla globalizzazione. Nei 2000 già giravano evans e mcewen, gli australiani hanno corridori di questo livello oggi? E gli americani? Hanno qualcuno del livello degl' hincapie, leiphaimer, lance, Horner, zabrinskie, ecc? Non mi pare.... eppure a quei tempi il movimento vinceva tanto e ovunque
Il ciclismo si sta via via globalizzando E contemporaneamente l'Italia ha avuto una forte flessione, che in passato aveva caratterizzato Francia e prima ancora il Belgio e l'Olanda.
Non torneremo più a fare una primavera in cui Cipollini vince la Sanremo e la Gand, Bortolami il Fiandre (condoglianze all'organizzatore che ancora non se n'è riavuto), Bettini la Liegi, Bartoli il Lombardia.
Non piazzeremo più 5 nei primi 5 alla Liegi come nel 2002, e grazie alla globalizzazione eviteremo di rivincere 11 Giri consecutivi come il filotto 1997-2007 (e non é un male).
Ma ecco, non entrare neanche nella "zona punti dello sci" in una Monumento...spero di evitare pure questo.


nikybo85
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Iscritto il: mercoledì 23 agosto 2017, 0:06

Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

Eroica ha scritto: martedì 16 aprile 2019, 6:29 La questione è che questa globalizzazione era già presente nei 2000, eppure l'italia disponeva di un movimento fortissimo. Non si tornerà più ai tempi in cui solo italiani belgi e francesi vincevano tutto, questo è chiaro . Ma crollo italiano è stato interno, non indotto dalla globalizzazione. Nei 2000 già giravano evans e mcewen, gli australiani hanno corridori di questo livello oggi? E gli americani? Hanno qualcuno del livello degl' hincapie, leiphaimer, lance, Horner, zabrinskie, ecc? Non mi pare.... eppure a quei tempi il movimento vinceva tanto e ovunque
Sulla nostra flessione non si discute


Stylus
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Stylus »

Dunque, secondo me il discorso globalizzazione non può essere troppo citato come fattore rilevante della crisi del nostro ciclismo nel momento in cui nelle nazioni tradizionali (specialmente italia e spagna anche se la seconda tradizionalissima non é) hanno dimezzato il numero di atleti, corse e scuole negli ultimi 30 anni. Non é perché apre una scuola ciclismo in nuova zelanda che se ne chiude una nel Lazio, non é per colpa di un bambino cinese che inizia a correre che uno spagnolo preferisce iscriversi a calcio o fare nottate di Fortnite.

Oltre al dato numerico c'é un dato qualitativo: so che é un puro esercizio di stile ma togliessimo tutte quelle nazioni extraeuropee di miglior tradizione dalle classifiche di fine anno i migliori italiani resterebbero comunque indietro ai migliori francesi, tedeschi, olandesi, belgi e inglesi. Ciò che manca a noi, a parte casi rarissimi (forse il solo Viviani) sono i corridori di talento puro (in tutti i miei discorsi non considero Nibali che seppur ci sia é ormai parte di un'altra generazione e soprattutto l'apporto che poteva dare al movimento l ha dato) come Mvdp o Bernal o corridori che sanno rispettare una crescita costante e graduale arrivando tra i migliori del loro campo (penso a Bardet, Pinot, Alaphilippe, gli Yates, Dumoulin e l'ultimo caso, Schachmann, noi abbiamo il solo Viviani che é stato in grado di fare un percorso di crescita piuttosto regolare).

Bettiol ha fatto un grande risultato ed é innegabile e godiamocelo, ma se non saprà confermarsi a questi livelli e magari anche in altri periodi dell'anno il suo apporto al movimento rimane zero, purtroppo, perché "una rondine non fa primavera" non é solo un modo di dire, e la sua vittoria ha fatto scattare certamente la curiositá, ma per l'interesse serve di più. Paradossalmente sono più salutari i risultati di Schachmann, Buchmann, Ackermann e Politt al movimento tedesco di quanto lo sia Bettiol ora per noi. Se sei tedesco e senti parlare un giorno di un velocista che si piazza nelle classiche, il giorno dopo di un altro che vince tre tappe, poi di un altro che é primo in classifica, e un altro ancora che fa secondo alla Roubaix e poi magari lo stesso di prima che lotta nelle Ardenne crei un ritmo incalzante per cui l interesse sale e resta (certo poi servono strutture adeguate e altrettanto interessate ma intanto la scintilla é scattata). Se vinci il Fiandre ma poi gli italiani non battono più un colpo, non tengono il ritmo, allora resta solo una felice parentesi utile solo per dar gioia ai già appassionati.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Slegar »

La globalizzazione è la classica scusa all'italiana per convircersi che la colpa è sempre di qualcun'altro.


fair play? No, Grazie!
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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Salvatore77 »

Dipende da cosa si intende per globalizzazione.
E' evidente che nel ciclismo, e nello sport in genere, occorre far spazio anche ad altre nazioni che prima non esistevano proprio (Ex URSS - Ex Jugoslavia) o nazioni che si affacciano nel panorama internazionale solo adesso.
Nel caso del ciclismo l'Italia e altre nazioni europee ad inizio '900 hanno accumulato un enorme vantaggio rispetto al resto dell'Europa e del mondo, col tempo questa rendita di posizione si sta dissipando.
Va detto anche che nel passato recente si sono verificate fasi eclatanti di alcune nazioni che poi sono quasi scomparse. Dopo tutto l'Italia è sempre rimasta a galla. La Francia del dopo Hinault-Fignon invece ha impiegato molto più tempo per risollevarsi e questo processo credo non si sia compiuto del tutto.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da il_panta »

Nello sviluppo dei giovani abbiamo sicuramente carenze strutturali, non abbiamo squadre World Tour, eppure nel ciclismo professionistico siamo sempre tra i primissimi.
Non credo si possa dire che l'Italia è in crisi di risultati, a meno di non considerare tutte le nazioni in crisi di risultati. Questo è ciò che dice la classifica UCI, dal 2012 ad oggi sempre secondi ad esclusione del 2016.
Tutte le nazioni sono da considerarsi in crisi?


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da jerrydrake »

Tranchée d'Arenberg ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 22:04
Ora, quando avrò tempo farò uno studio serio
Io sono vecchio e oltre al tempo mi è passata la voglia :old:

Questo ero uno studio con un campione statistico sufficientemente popolato:

viewtopic.php?f=2&t=5577&p=236257#p236257

Se hai voglia aggiorna pure


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Tranchée d'Arenberg »

jerrydrake ha scritto: martedì 16 aprile 2019, 16:06
Tranchée d'Arenberg ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 22:04
Ora, quando avrò tempo farò uno studio serio
Io sono vecchio e oltre al tempo mi è passata la voglia :old:

Questo ero uno studio con un campione statistico sufficientemente popolato:

viewtopic.php?f=2&t=5577&p=236257#p236257

Se hai voglia aggiorna pure
Certo che è uno studio fatto per bene. Ad ogni modo, che il ciclismo italiano viva una crisi è fuor di dubbio. Ma negare la globalizzazione degli ultimi 20 è da ciechi.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da Cthulhu »

Eroica ha scritto: martedì 16 aprile 2019, 6:29 La questione è che questa globalizzazione era già presente nei 2000, eppure l'italia disponeva di un movimento fortissimo. Non si tornerà più ai tempi in cui solo italiani belgi e francesi vincevano tutto, questo è chiaro . Ma crollo italiano è stato interno, non indotto dalla globalizzazione. Nei 2000 già giravano evans e mcewen, gli australiani hanno corridori di questo livello oggi? E gli americani? Hanno qualcuno del livello degl' hincapie, leiphaimer, lance, Horner, zabrinskie, ecc? Non mi pare.... eppure a quei tempi il movimento vinceva tanto e ovunque
Quelli erano anche i tempi di Ferrari e Santuccione. Sia per noi che per gli americani.
Non che gli altri non si dopassero, ma i premi Nobel del doping li avevamo noi.


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Re: La crisi del ciclismo italiano

Messaggio da leggere da nikybo85 »

Tranchée d'Arenberg ha scritto: martedì 16 aprile 2019, 16:31
jerrydrake ha scritto: martedì 16 aprile 2019, 16:06
Tranchée d'Arenberg ha scritto: lunedì 15 aprile 2019, 22:04
Ora, quando avrò tempo farò uno studio serio
Io sono vecchio e oltre al tempo mi è passata la voglia :old:

Questo ero uno studio con un campione statistico sufficientemente popolato:

viewtopic.php?f=2&t=5577&p=236257#p236257

Se hai voglia aggiorna pure
Certo che è uno studio fatto per bene. Ad ogni modo, che il ciclismo italiano viva una crisi è fuor di dubbio. Ma negare la globalizzazione degli ultimi 20 è da ciechi.
Con questa frase semplice e concisa riassumi una pagina di thread. :clap:


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