José Maria Jiménez

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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kraus
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José Maria Jiménez

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Ci sono immagini che da sé non voglion dire nulla, ma un giorno capita che uno le veda e le carichi di un senso che forse non attribuirebbe loro neppure chi ne è il volontario protagonista.
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È José Maria Jiménez che scala l'Alto de Angliru, mentre sta per superare l'ammiraglia della Mapei e per riprendere uno degli uomini di punta di quella squadra, valaddire l'astioso Pavel Tonkov. Come se non bastasse, quella rampa diabolica era il finale d'una tappa immersa nella nebbia. Di lì a poco si vedrà a malapena El Chava tagliare il traguardo prima di Tonkov, ma più emozionante di quell'arrivo quasi spettrale è questo sorpasso di un ciclista che, da solo, raggiunge e lascia sul posto il simbolo di una squadra ch'era tra le più potenti di allora. Ero tentato di mettere proprio quest'immagine come avatar, prima di scegliere una foto del Pirata e del Chaba affiancati. Oppure questa:

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Jiménez vestiva la maglia della Banesto. Fino a pochi mesi fa, prima di vedere questo video qui (da cui è tratta l'immagine di sopra, che si può rivivere al minuto 56:00),



quella maglia per me rimandava sgradevolmente a Indurain, a tutte quelle maledette cronometro che impedirono ai miei beniamini di vincere tanti giri e tour, alla Spagna e a Olano che portò via a Pantani un possibile mondiale a Duitama. Pensavo di tifare per una nazionalità (gli italiani contro tutti gli altri) e invece, senza saperlo ancora, tifavo per l'incoscienza e per il coraggio, per chi aveva voglia di provarci e non per quei corridori ragionieri che danno tutto a se stessi e niente al pubblico. Perché davanti a quell'impresa di Jiménez mi sono reso conto che, indipendentemente dalla sua maglia e dal suo Paese, se avessi saputo bene chi e che scalatore era stato avrei tifato per lui come già avevo tifato per il Diablo prima e Pantani dopo. Dopo aver visto la sua dedica dopo la vittoria sull'Angliru, poi...

Ho come l'impressione che la Vuelta sia, tra i grandi giri, come il Così fan tutte di Mozart rispetto alle Nozze di Figaro e al Don Giovanni: una cenerentola di lusso. Dovevo riscoprirla per capire meglio chi fosse José. Ecco, oggi ho cercato altre vittorie ottenute dal Chava in quella corsa e ho trovato questa perla:


Guardate l'anno e guardate chi scatta al minuto 8:40, poi guardate chi lo raggiunge circa un minuto dopo. È un po' come se, un anno prima (!) Jiménez avesse di nuovo superato l'ammiraglia, ma stavolta non d'una squadra, bensì d'un ciclismo che non ho mai digerito.

Morì, el Chava con il suo sorriso e il suo coraggio da bambino, il 6 dicembre 2003, pochi mesi prima del Pirata.

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Fedaia
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Re: José Maria Jiménez

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Scalatore molto forte, tra i miei preferiti.. purtroppo si e’ perso presto, come ciclista e come uomo.


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kraus
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Re: José Maria Jiménez

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Fedaia ha scritto: sabato 8 giugno 2019, 23:16 Scalatore molto forte, tra i miei preferiti.. purtroppo si e’ perso presto, come ciclista e come uomo.
Vero, qui lo spiega bene. I suoi ultimi anni sono stati strazianti quasi come quelli del Pirata.


Winter
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Re: José Maria Jiménez

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Scalatore molto lunatico e istintivo
di un ciclismo molto diverso da quello attuale
l avrei visto benissimo negli anni 70..80
non certo nell era del cardio misuratori e radioline

Bravo a ricordarlo
e bello il ritratto


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Trullo
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Re: José Maria Jiménez

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Insieme a Pantani e Jimenez mi viene in mente un altro protagonista talentuoso, fragile e sfortunato, Frank Vandenbroucke


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Maìno della Spinetta
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Re: José Maria Jiménez

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kraus ha scritto: sabato 8 giugno 2019, 19:49 Ci sono immagini che da sé non voglion dire nulla, ma un giorno capita che uno le veda e le carichi di un senso che forse non attribuirebbe loro neppure chi ne è il volontario protagonista.
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È José Maria Jiménez che scala l'Alto de Angliru, mentre sta per superare l'ammiraglia della Mapei e per riprendere uno degli uomini di punta di quella squadra, valaddire l'astioso Pavel Tonkov. Come se non bastasse, quella rampa diabolica era il finale d'una tappa immersa nella nebbia. Di lì a poco si vedrà a malapena El Chava tagliare il traguardo prima di Tonkov, ma più emozionante di quell'arrivo quasi spettrale è questo sorpasso di un ciclista che, da solo, raggiunge e lascia sul posto il simbolo di una squadra ch'era tra le più potenti di allora. Ero tentato di mettere proprio quest'immagine come avatar, prima di scegliere una foto del Pirata e del Chaba affiancati. Oppure questa:

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Jiménez vestiva la maglia della Banesto. Fino a pochi mesi fa, prima di vedere questo video qui (da cui è tratta l'immagine di sopra, che si può rivivere al minuto 56:00),



quella maglia per me rimandava sgradevolmente a Indurain, a tutte quelle maledette cronometro che impedirono ai miei beniamini di vincere tanti giri e tour, alla Spagna e a Olano che portò via a Pantani un possibile mondiale a Duitama. Pensavo di tifare per una nazionalità (gli italiani contro tutti gli altri) e invece, senza saperlo ancora, tifavo per l'incoscienza e per il coraggio, per chi aveva voglia di provarci e non per quei corridori ragionieri che danno tutto a se stessi e niente al pubblico. Perché davanti a quell'impresa di Jiménez mi sono reso conto che, indipendentemente dalla sua maglia e dal suo Paese, se avessi saputo bene chi e che scalatore era stato avrei tifato per lui come già avevo tifato per il Diablo prima e Pantani dopo. Dopo aver visto la sua dedica dopo la vittoria sull'Angliru, poi...

Ho come l'impressione che la Vuelta sia, tra i grandi giri, come il Così fan tutte di Mozart rispetto alle Nozze di Figaro e al Don Giovanni: una cenerentola di lusso. Dovevo riscoprirla per capire meglio chi fosse José. Ecco, oggi ho cercato altre vittorie ottenute dal Chava in quella corsa e ho trovato questa perla:


Guardate l'anno e guardate chi scatta al minuto 8:40, poi guardate chi lo raggiunge circa un minuto dopo. È un po' come se, un anno prima (!) Jiménez avesse di nuovo superato l'ammiraglia, ma stavolta non d'una squadra, bensì d'un ciclismo che non ho mai digerito.

Morì, el Chava con il suo sorriso e il suo coraggio da bambino, il 6 dicembre 2003, pochi mesi prima del Pirata.

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grazie, bellissimo. Non conoscevo nel dettaglio la storia della sua depressione e della sua allergia alla preparazione. Un corridore che non ho mai amato troppo, perche' discontinuo. Invecchiando, invece, provo per lui una grande simpatia.


“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
Luisito84
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Re: José Maria Jiménez

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Anche io ho apprezzato molto, un bel racconto, di un grande corridore


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kraus
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Re: José Maria Jiménez

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Grazie Immagine Cercherò nei prossimi giorni altre belle vittorie di questo corridore poetico.


giorgio ricci
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Re: José Maria Jiménez

Messaggio da leggere da giorgio ricci »

Non son nessuno per giudicare ma questo ragazzo da quanto leggo si dava addosso parecchio. Alla domanda cosa avrebbe potuto essere se fosse stato regolare antepongo quella, dov'era il suo istinto di conservazione?
Poi a quelli che scrivono i libri sui maledetti, chiedo, perché affascina il 'cupio dissolvi'?
Nella musica e in altri campi questi eroi tragici hanno troppo spesso assolto la funzione non proprio invidiabile di 'cattivi maestri'. Chi ha perso qualcuno o ha avuto cari con problematiche dovute a 'eccessi' sa di cosa parlo.


Luisito84
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Re: José Maria Jiménez

Messaggio da leggere da Luisito84 »

giorgio ricci ha scritto: lunedì 10 giugno 2019, 0:18 Non son nessuno per giudicare ma questo ragazzo da quanto leggo si dava addosso parecchio. Alla domanda cosa avrebbe potuto essere se fosse stato regolare antepongo quella, dov'era il suo istinto di conservazione?
Poi a quelli che scrivono i libri sui maledetti, chiedo, perché affascina il 'cupio dissolvi'?
Nella musica e in altri campi questi eroi tragici hanno troppo spesso assolto la funzione non proprio invidiabile di 'cattivi maestri'. Chi ha perso qualcuno o ha avuto cari con problematiche dovute a 'eccessi' sa di cosa parlo.


Affascina perché l'essere umano è una creatura pensante e senziente e il pensiero e il sentimento possono condurre agli abissi più profondi e alle più grandi altezze...Si empatizza con un uomo tanto sfortunato (sì sfortunato perché non tutto si risolve con la volontà), perché i momenti e i pensieri cupi fanno parte della vita di tutti gli uomini...non si sta a valutare il giusto o il sbagliato, ad avallare o meno un comportamento, quando si leggono queste storie ci si interroga sull'uomo, sulle sue fragilità e sulle sue debolezze, anche per capire meglio se stessi...ciò detto, capisco che chi ha avuto a che fare anche se in maniera indiretta con vicende di questo tipo abbia una ferita aperta su determinati argomenti...


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kraus
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Re: José Maria Jiménez

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giorgio ricci ha scritto: lunedì 10 giugno 2019, 0:18 Non son nessuno per giudicare ma questo ragazzo da quanto leggo si dava addosso parecchio. Alla domanda cosa avrebbe potuto essere se fosse stato regolare antepongo quella, dov'era il suo istinto di conservazione?
Poi a quelli che scrivono i libri sui maledetti, chiedo, perché affascina il 'cupio dissolvi'?
Nella musica e in altri campi questi eroi tragici hanno troppo spesso assolto la funzione non proprio invidiabile di 'cattivi maestri'. Chi ha perso qualcuno o ha avuto cari con problematiche dovute a 'eccessi' sa di cosa parlo.
Eh, qui non è facile rispondere. Forse ad affascinare non è tanto il "cupio dissolvi", quanto la morte in gioventù (conta poco se per colpa propria o altrui). Divagherò, ma da tifoso granata (disgustato dal calcio ma avvezzo a salire a Superga ogni 4 maggio per ricordare il Grande Torino) mi fa bene parlarne.

Quando ho visto l'impresa del Chava sull'Alto de Angliru sapevo solo che se n'era andato a 32 anni, precedendo Pantani d'un paio di mesi sulla strada verso la gloria e il rimpianto; sapevo anche della gentile rivalità fra i due - e questo può avermi reso più simpatico il personaggio - ma ignoravo che si fosse rovinato per una condotta e una vita ch'erano tutto fuorché da atleta.

Era il perfetto esempio di "genio e sregolatezza" (espressione utilizzata per descriverlo da Bulbarelli, se ben ricordo). Questo aspetto può avere insaporito o speziato la carriera di Jiménez, ma non ne altera la sostanza. Era uno scalatore coraggioso e già per questo mi piaceva.

Fosse stato un calcolatore, uno che attacca negli ultimi due km o che punta tutto sulla cronometro da 40 limitandosi alla difesa in salita, l'avrei ignorato anche se fosse nato nel mio condominio. Italiano per spagnolo o neozelandese, tanto per fare un esempio, Simoni mi è sempre stato indifferente (e, nota bene, ha vinto anche lui sull'Angliru!), non tanto per il suo carattere, ma perché ha avuto tutto quel che si può volere dalla carriera e anche di più. Pantani e Jiménez (e Chiappucci, per aggiungere un altro attaccante spericolato che mi garbava) sono ed erano invece in credito col destino. Il primo ha vinto "solo" un giro e un tour, Jiménez neppure un grande giro.

Il destino, appunto. C'è da dire che per Pantani le nostre emozioni sono state più forti, ma non (o almeno, non solo) perché era italiano, bensì per la sua capacità di rialzarsi dopo cadute, rovesci della sorte e persino (purtroppo solo in parte) dopo un colpo basso che temevo lo avrebbe allontanato definitivamente dalle gare fin dal '99. Capacità dovuta sicuramente a forza d'animo, e per questo tanto più ammirevole per noi; il cupio dissolvi ha più che fare con el Chava, mentre con Pantani è intervenuto dopo, quando ormai troppe batoste si erano abbattute sul suo capo.

Superare un infortunio richiederà fortuna, fisico e volontà, ma neppure questi fattori bastano per superare la vergogna o la paura della vergogna (che per Pantani rappresentava, credo, la più terribile delle cadute). Nel Tour del 2000, quando abbiamo/ho letteralmente spinto il Pirata con il tifo e la voglia di vederlo staccare l'americano, avev(am)o una voglia matta di esclamare "si è rialzato ancora!". Stavolta non era l'uomo che soccombe al destino, ma l'uomo che lo affronta fieramente e lo sconfigge. Come una Quinta sinfonia di Beethoven trasposta nel mondo del ciclismo.

Ecco perché, senza neppure poter presagire il futuro, sapevamo che c'era più poesia in una vittoria sul Mont Ventoux o a Courchevel, o in un attacco sconsiderato a 120 km dall'arrivo, che in sette tour vinti. E che il Pirata non mi (ci) piaceva perché vinceva, ma perché provava sempre a vincere. Anche contro la ragione e la logica.

Scusate la lunghezza, sapevo che mi sarei lasciato prendere la mano e tutto il resto...


giorgio ricci
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Re: José Maria Jiménez

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:clap: :clap: :clap:
Applausi per il pezzo e per il tifo, che condivido, per il Toro.
Pantani ha avuto la forza di rialzarsi da infortuni e sfortune incredibili. Purtroppo più che il destino avverso hanno avuto la meglio le trame degli uomini, che, colpevole o meno che fosse, lo hanno ferito a morte.
Forse i toni di ciò che ho scritto sono troppo duri, e non rendono giustizia al campione Jimenez.
Ciò che mi ha fatto pensare non sono certo le inquietudini esistenziali dell'uomo Jimenez, che riguardano tutti noi, fragili mortali, ma l'esaltazione dei maledetti che in un certo tipo di cultura, traspare chiaramente. É riferito a certi libri che ho letto, soprattutto sul mondo della musica, che hanno fatto danni notevoli. Ricordo di persone, che negli anni 70 erano autentici seguaci dei vari Bowie e Lou Reed, e che ci hanno guadagnato solo esistenze orrende per loro stessi e per i famigliari, finite poi in tragedia.
Scusate la digressione, ma il 'genio e sregolatezza', il più delle volte é solo una pallida imitazione che si risolve nella semplice 'sregolatezza'.
Non era il caso di questo corridore, che comunque, lo sottolineo ancora, condivide con Pantani solo la sorte, ma non le sfortune.


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Camoscio madonita
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Re: José Maria Jiménez

Messaggio da leggere da Camoscio madonita »

El Chava alla Vuelta del '98 fu uno spettacolo incredibile.
Bellissimo ricordo dei pomeriggi afosi nel settembre siciliano, con questo scalatore magnifico che mi tenne incollato ad Eurosport per giorni. Credo che in quella edizione vinse tutti gli arrivi in salita.
Un destino tragico ed una mente fragile, come il caro marco, lo ha strappato alla vita troppo presto. :gluglu:

Grazie del bellissimo ricordo


Quando ero piccolo mi innamoravo di tutto, ma il primo vero amore non si scorda mai: Merano-Aprica, 5 giugno 1994.
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kraus
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Re: José Maria Jiménez

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giorgio ricci ha scritto: lunedì 10 giugno 2019, 17:04 :clap: :clap: :clap:
Applausi per il pezzo e per il tifo, che condivido, per il Toro.
Pantani ha avuto la forza di rialzarsi da infortuni e sfortune incredibili. Purtroppo più che il destino avverso hanno avuto la meglio le trame degli uomini, che, colpevole o meno che fosse, lo hanno ferito a morte.
Forse i toni di ciò che ho scritto sono troppo duri, e non rendono giustizia al campione Jimenez.
Ciò che mi ha fatto pensare non sono certo le inquietudini esistenziali dell'uomo Jimenez, che riguardano tutti noi, fragili mortali, ma l'esaltazione dei maledetti che in un certo tipo di cultura, traspare chiaramente. É riferito a certi libri che ho letto, soprattutto sul mondo della musica, che hanno fatto danni notevoli. Ricordo di persone, che negli anni 70 erano autentici seguaci dei vari Bowie e Lou Reed, e che ci hanno guadagnato solo esistenze orrende per loro stessi e per i famigliari, finite poi in tragedia.
Scusate la digressione, ma il 'genio e sregolatezza', il più delle volte é solo una pallida imitazione che si risolve nella semplice 'sregolatezza'.
Non era il caso di questo corridore, che comunque, lo sottolineo ancora, condivide con Pantani solo la sorte, ma non le sfortune.
Sul discorso dei pessimi esempi sono d'accordissimo; ma (digressione per digressione :D ) da fratello granata ti ricorderai certamente di Maxi Lopez, giocatore che fino a qualche anno fa è stato croce e delizia del Toro. Più che di genio e sregolatezza, per lui potremmo parlare di classe e discontinuità.

Ecco, sono la persona più monotona e abitudinaria del mondo, ma per certi versi erano proprio le sue caratteristiche controverse a intrigarmi: la vita non certo da atleta, intuibile per via del suo sovrappeso, ma anche quei colpi magici che non vedevo dai tempi di Scifo e del Torino di Mondonico, oltre alla sua voglia di riscatto dopo aver fatto il panchinaro in quel di (Chievo) Verona ed essere stato scaricato per il suo migliore amico dalla moglie.

Niente da fare: uno così o lo tifi o lo odi. Nei forum la stessa tifoseria era drasticamente divisa tra chi lo apprezzava e chi non lo sopportava. Tra chi ne criticava la discutibile vita notturna e chi ne magnificava la grinta, per esempio quella volta aveva in cui un avversario aveva esultato irridendo la nostra curva e Maxi, appena entrato in campo, l'aveva rincorso come un matto per dargli un pestone e fargli intendere che con noi queste cose non si fanno. O in quelle due partite contro l'Athletic Bilbao, in cui segnò tre reti una più bella dell'altra. O quando concluse trionfalmente un'azione con un rasoterra ad effetto (!) contro l'Atalanta.
Camoscio madonita ha scritto: lunedì 10 giugno 2019, 19:02 El Chava alla Vuelta del '98 fu uno spettacolo incredibile.
Bellissimo ricordo dei pomeriggi afosi nel settembre siciliano, con questo scalatore magnifico che mi tenne incollato ad Eurosport per giorni. Credo che in quella edizione vinse tutti gli arrivi in salita.
Un destino tragico ed una mente fragile, come il caro marco, lo ha strappato alla vita troppo presto. :gluglu:

Grazie del bellissimo ricordo
Confermo. E se non li vinse tutti, dominò comunque le salite di quella Vuelta e andò persino in maglia oro alla terzultima tappa, prima della solita cronometro che riportò Olano in testa. Ne avevano già corsa una (di 39 km) ma non bastava: ce ne voleva per forza un'altra della stessa lunghezza per rimettere tutto a posto :(


giorgio ricci
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Re: José Maria Jiménez

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Se tocchi le mie corde granata nob posso che darti ragione :D
Maxi era un mito per noi, anzi, ci nutrivano delle sue peculiarità. E qui quadriamo il cerchio con 'El chava'.


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chinaski89
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Re: José Maria Jiménez

Messaggio da leggere da chinaski89 »

Lui me lo ricordo erano le prime corse che vedevo praticamente. Mio nonno adorava lui e Pantani e sulle salite li aspettavo spesso, ricordo molto bene la tappa al Tour 2000 in cui Marco staccò Armstrong andando a vincere davanti al povero Chava.

Gran spreco di talento, per la vita extra-ciclistica che faceva ha vinto tantissimo, fosse stato mentalizzato avrebbe evitato una brutta fine in primis e probabilmente avrebbe vinto molto.


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kraus
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Re: José Maria Jiménez

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chinaski89 ha scritto: mercoledì 12 giugno 2019, 18:19 Lui me lo ricordo erano le prime corse che vedevo praticamente. Mio nonno adorava lui e Pantani e sulle salite li aspettavo spesso, ricordo molto bene la tappa al Tour 2000 in cui Marco staccò Armstrong andando a vincere davanti al povero Chava.
Sempre emozionantissima quella tappa:



Pronti, via, c'è subito José Marìa inquadrato...


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kraus
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Re: José Maria Jiménez

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Mannaggia... A rivedersi la Briançon-Courchevel sembrava che entrambi avessero ancora tante vittorie davanti. Quanta differenza tra il vederla in diretta, accarezzando ancora una remota speranza di una maglia gialla per il Pirata, e riassaporarla adesso, con un velo inestirpabile di tristezza.


niceye86
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Re: José Maria Jiménez

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Jimènez presente tra l'altro anche nella giornata del Galibier, non ho mai capito quando scattò ma nel momento in cui Pantani rientra su Escartin lui appare tra i fugaioli. Scollina per 2° sul Galibier, rientra per primo su Pantani, poi quando rientrano Massi e Rinerò dopo appena prima del termine della discesa scompare e arriva al traguardo a 11' e passa.


Pirata81

Re: José Maria Jiménez

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niceye86 ha scritto: giovedì 13 giugno 2019, 0:50 Jimènez presente tra l'altro anche nella giornata del Galibier, non ho mai capito quando scattò ma nel momento in cui Pantani rientra su Escartin lui appare tra i fugaioli. Scollina per 2° sul Galibier, rientra per primo su Pantani, poi quando rientrano Massi e Rinerò dopo appena prima del termine della discesa scompare e arriva al traguardo a 11' e passa.
Jimenez scattò sul Telegraphe,raggiunse Massi,Serrano e Rinero sul Galibier prima che Pantani li riprendesse tutti.


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Re: José Maria Jiménez

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giorgio ricci ha scritto: mercoledì 12 giugno 2019, 18:01 Se tocchi le mie corde granata nob posso che darti ragione :D
Maxi era un mito per noi, anzi, ci nutrivano delle sue peculiarità. E qui quadriamo il cerchio con 'El chava'.
un saluto ai fratelli Immagine

con tutto il rispetto per Maxi, per cui nutro un grande affetto, il paragone è un po' tirato per i capelli.. spesso improbabili dell' argentino.. :D
Maxi era un simpatico, geniale, gordo fancazzista.... che sapeva farsi perdonare con le sue giocate...el Chava è stato un grande tragico personaggio..


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giorgio ricci
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Re: José Maria Jiménez

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Saluto i fratelli granata!!!
Eh si, forse il paragone con un simpatico kazzaro cone Maxi é inappropriato. :D


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nino58
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Re: José Maria Jiménez

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niceye86 ha scritto: giovedì 13 giugno 2019, 0:50 Jimènez presente tra l'altro anche nella giornata del Galibier, non ho mai capito quando scattò ma nel momento in cui Pantani rientra su Escartin lui appare tra i fugaioli. Scollina per 2° sul Galibier, rientra per primo su Pantani, poi quando rientrano Massi e Rinerò dopo appena prima del termine della discesa scompare e arriva al traguardo a 11' e passa.
Subì il freddo della discesa, anche più di Ullrich.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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kraus
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Re: José Maria Jiménez

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giorgio ricci ha scritto: giovedì 13 giugno 2019, 23:36 Saluto i fratelli granata!!!
Eh si, forse il paragone con un simpatico kazzaro cone Maxi é inappropriato. :D
Concordo, ma era l'unico paragone che, al volo, mi è venuto in mente :)

Ecco la seconda vittoria - in ordine cronologico - di Jiménez in una tappa della Vuelta:



Qui José corre in attacco e al contempo in difesa (di Olano, nel caso specifico), stoppando i due Kelme Heras ed Escartìn per poi salutarli nel finale. Interessante, per approfondire i rapporti di gerarchia tra il capitano e lo scalatore della Banesto, il riassunto di tappa nella descrizione del video, che riporto qui di seguito:
► Mostra testo


Winter
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Re: José Maria Jiménez

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kraus ha scritto: mercoledì 12 giugno 2019, 23:32 Mannaggia... A rivedersi la Briançon-Courchevel sembrava che entrambi avessero ancora tante vittorie davanti. Quanta differenza tra il vederla in diretta, accarezzando ancora una remota speranza di una maglia gialla per il Pirata, e riassaporarla adesso, con un velo inestirpabile di tristezza.
Come non concordare..che tristezza
Io ero a courchevel..
Quel giorno si è chiusa una epoca


Pantani the best
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Re: José Maria Jiménez

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Tanto rispetto per chi ai tempi decise di aprire questo thread, anche perché, a differenza di alcuni mostri sacri di quel periodo, tra le nuove generazioni di appassionati non penso che il nome J.M. Jimenez sia così conosciuto. Eppure è stato uno dei corridori più amati nella storia in Spagna, sicuramente enne volte di più rispetto ai suoi illustri connazionali contemporanei tipo Heras, Beloki e Olano, addirittura arrivo ad azzardare che forse neanche Indurain toccò quel suo livello di popolarità e affetto tra i propri connazionali, questo per il semplice motivo che in Spagna, forse ancora più che da noi, il modo col quale infiammano le tappe di montagna gli scalatori genera grande entusiasmo tra la gente. In sintesi si può benissimo sostenere che Jimenez è stato per il ciclismo spagnolo tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000 quello che Pantani fu per il ciclismo italiano.

Su Jimenez potrei elencare numerosi aneddoti e racconti. Per esempio aveva un buonissimo rapporto con Pantani, tanto che quando nel 99 vinse sull'Angliru dedicò il successo proprio al Pirata che nel frattempo stava vivendo i tormenti generati dall'esito di Madonna di Campiglio. Infatti nell'intervista post tappa disse "Dedico la vittoria qui sull'Angliru a Pantani, se oggi fosse stato presente avrebbe sicuramente vinto lui. Spero di rivederlo al più presto tornare in bicicletta".

Angliru 1999 appunto, prima volta che si scalò in gara quella temuta salita. Era da tempo che se ne parlava ma solo nell'edizione 1999 gli organizzatori della Vuelta si decisero a inserirla nel percorso. Quella tappa già a partire dall'inverno precedente venne pubblicizzata in un modo assurdo in Spagna, "El Gamonal" questo era il vero nome iniziale che solo a pronunciarlo all'epoca incuteva paura ad ogni ciclista. Salita che ovviamente gli spagnoli misero in contrapposizione col Mortirolo vantandosi di aver scoperto una salita più dura(opinabile) ribatezzetta all'epoca come la più dura d'Europa(anche qui opinabile). Ma cosa c'entra "El Chava" con questa storia di hype per l'Angliru? c'entra eccome visto che sulle ali di quanto fatto alla Vuelta 1998 fu proprio lui il protagonista dello speciale mandato in onda sulla televisione spagnola in cui facevano vedere per la prima volta le immagini della salita con lui sul posto a raccontarla nei dettagli.
Proprio per questo motivo era considerato l'eletto o predestinato che dir si voglia, ossia colui che qualche mese dopo avrebbe dovuto vincere su quell'arrivo. Così effettivamente fu, anche se il finale risultò controverso dovuto al fatto che le moto secondo la ricostruzione di Tonkov(e non solo) avvantaggiarono Jimenez permettendogli prima di rientrare nell'ultimo km dove la salita spiana, e poi di ostacolare la possibile volata del russo una volta vistosi superato nel tratto in discesa. Tempo da lupi comunque per quella prima volta, infatti pioggia battente e nebbia condizionaro quell'ascesa. Ma indipendentemente da quel finale controverso, quello che fece Jimenez nel tratto dai -3 a fino a dove la salita spiana comprendente i due punti di massima pendenza(quello al 23% e quello successivo al 21%) fu un qualcosa d'inaudito. In pratica in quei 2km recuperò un minuto a Tonkov nel frattempo in fuga dall'inizio dell'ascesa (da specificare che il russo era in classifica e andava forte) e quasi un minuto anche allo stesso Heras che Jimenez sì tolse di ruota proprio nel tratto che arriva alla massima pendenza, il tutto facendolo con quel suo stile inconfondibile di continui rilanci conditi da un modo frenetico nel far oscillare spalle e bicicletta.

Bisogna anche dire che Jimenez era strutturalmente parlando uno scalatore puro molto atipico superando così a spanne abbondantemente il metro e 80 di altezza. Altezza più da cronoman, lui che a cronometro era di gran lunga il peggiore tra gli scalatori dell'epoca. Sostanzialmente anche a causa di questo motivo perse Vuelta ma anche il secondo posto nella generale nel 98. Proprio non ce la faceva a rimanere concentrato tutto quel tempo imposto dallo sforzo solitario a cronometro, cosa tra l'altro che si rifletteva anche nella "sua" montagna, altrimenti non si spiegano alcune sue crisi inaudite e senza alcun preavviso, tipo quella nella tappa di Les Deux Alpes 98, o quella sul Fauniera al Giro 99 e quella sul Mortirolo sempre in quel Giro del 99, tutte tappe in cui lui mostrava grande brillantezza attaccando in prima persona salvo poi improvvisamente spegnersi la luce accusando poi ritardi in minuti in doppia cifra all'arrivo. Quella sul Mortirolo penso sia la più emblematica proprio perché immortalata dalle stesse telecamere. In quella sua ascesa inizialmente dopo aver superato diversi corridori ad un certo punto sembrò in procinto nelle rampe più dure di raggiungere a "doppia velocità" il terzetto Gotti-Heras-Simoni in fuga, tanto era veemente la sua azione(tipo Angliru 99), poi però improvvisamente buio totale tanto che in un tornante a causa della bassa velocità per poco non si ribaltava. Ma ne ricordo anche una al Giro di Romandia 99, tappa con arrivo in salita, salita finale che i corridori avrebbero dovuto ripetere due volte. Ebbene nel primo passaggio Jimenez staccò tutti i migliori arrivando in cima con almeno un minuto di vantaggio sugli inseguitori, poi arrivati sulle prime rampe della seconda ascesa misteriosamente si persero le sue tracce senza sapere quanto e dove indietro fosse finito, ma tutto ciò non dovuto ad una caduta ma semplicemente andò in crisi...in discesa(va detto che pioveva e faceva freddo).

Comunque l'altro motivo per il quale perse quella Vuelta 98 fu dovuto alla presenza in squadra di Olano. Jimenez in quell'edizione vinse 4 tappe in montagna nonostante non gli fosse mai stata data carta bianca per fare la sua corsa, già questo la dice lunga sulla portata di quei successi. In pratica per proteggere Olano la funzione che gli veniva richiesta fu quella di fare da stopper agli attacchi dei rivali, solo in quel modo poté generarsi il pretesto per contrattaccare scaricando in salita tutti i cavalli che aveva in corpo, ma non poté mai farlo in modo autonomo, e questa condotta vista la sua superiorità in salita gli costò dei potenziali minuti importanti che gli avrebbero permesso appunto di poter vincere quell'edizione. Ovviamente quella tattica rivolta al sacrificio in funzione del capitano non servì a risparmiargli le critiche pubbliche della moglie di Olano che ebbe addirittura la faccia di bronzo di dichiarare che Jimenez con la sua condotta stesse svantaggiando Olano.
Risultato causato da questa polemica? Olano alle porte a fine stagione passò alla Once con il team Banesto da allora unicamente al servizio del Chava.

Per chiudere, quando si fa riferimento alla carriera di Jimenez si dice che la sua migliore versione sia stata quella della Vuelta 98, possibile, anche se io non sottovaluterei quella che si vide sempre alla Vuelta ma nel 2001, dove vinse 3 tappe di cui una cronoscalata, sfiorandone una quarta sull'Alto de Abantos (in un testa a testa finale esaltante e indimenticabile allo sprint con il nostro Simoni). In quell'edizione vinse anche la maglia di leader degli scalatori ma causa le solite crisi non si giocò la vittoria nella generale, anzi sostanzialmente uscì di classifica, ma comunque in salita fece vedere dei lampi accecanti come da parte sua non li si vedeva da qualche anno anche a causa di varie vicissitudini che lo avevano coinvolto. Infatti ai tempi si sosteneva che soffrisse già da anni di depressione causa dipendenza ai farmaci, e che proprio gli exploit in quella Vuelta 2001 si sperava che potessero farlo uscire definitivamente dal tunnel. Invece purtroppo le cose come tutti sappiamo andarono diversamente. Anche sotto questo triste aspetto quante analogie con Pantani.

El Chava Jimenez :cuore:


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Re: José Maria Jiménez

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kraus ha scritto: venerdì 14 giugno 2019, 9:30
giorgio ricci ha scritto: giovedì 13 giugno 2019, 23:36 Saluto i fratelli granata!!!
Eh si, forse il paragone con un simpatico kazzaro cone Maxi é inappropriato. :D
Concordo, ma era l'unico paragone che, al volo, mi è venuto in mente :)

Ecco la seconda vittoria - in ordine cronologico - di Jiménez in una tappa della Vuelta:



Qui José corre in attacco e al contempo in difesa (di Olano, nel caso specifico), stoppando i due Kelme Heras ed Escartìn per poi salutarli nel finale. Interessante, per approfondire i rapporti di gerarchia tra il capitano e lo scalatore della Banesto, il riassunto di tappa nella descrizione del video, che riporto qui di seguito:
► Mostra testo
Quando hai tempo ti consiglio di guardarti anche questa tappa, forse la più bella impresa della sua carriera;



Che spettacolo vedergli rilanciare la bicicletta in quel modo, proprio una cosa che il solo guardarla trasmetteva empatia.

PS
Da sottolineare come a inizio anni 2000 Giro e Vuelta fossero diventate corse ambite solo dai corridori di casa, questo a causa dell'iper specializzazione che prese il sopravvento nei confronti del Tour.


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Re: José Maria Jiménez

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Altra cosa che ho dimenticato di sottolineare, a riprova della forza di Jimenez in salita in quegli anni, è quella di avere sempre avuto il sospetto che al Giro 1999 addirittura anche un Pantani lo temesse. Infatti nelle uniche due occasioni di quell'edizione della corsa rosa dove si ebbe la fortuna di vederli "duellare" in salita, ovvero sul Gran Sasso e sul Fauniera, se ci fate caso entrambe le volte Pantani evitò di rispondere in prima persona agli attacchi del Chava, lasciando che fossero i suoi gregari a chiudere il buco per poi una volta ripreso rilanciare lui l'attacco.


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Re: José Maria Jiménez

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Ma chi erano i telecronisti della tappa alla Vuelta ? Al momento mi sfuggono i nomi .


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Re: José Maria Jiménez

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giorgio ricci ha scritto: domenica 31 dicembre 2023, 21:19 Ma chi erano i telecronisti della tappa alla Vuelta ? Al momento mi sfuggono i nomi .
I mitici Andrea Berton e Marco Saligari.


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Re: José Maria Jiménez

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Pantani the best ha scritto: domenica 31 dicembre 2023, 20:46
kraus ha scritto: venerdì 14 giugno 2019, 9:30
giorgio ricci ha scritto: giovedì 13 giugno 2019, 23:36 Saluto i fratelli granata!!!
Eh si, forse il paragone con un simpatico kazzaro cone Maxi é inappropriato. :D
Concordo, ma era l'unico paragone che, al volo, mi è venuto in mente :)

Ecco la seconda vittoria - in ordine cronologico - di Jiménez in una tappa della Vuelta:



Qui José corre in attacco e al contempo in difesa (di Olano, nel caso specifico), stoppando i due Kelme Heras ed Escartìn per poi salutarli nel finale. Interessante, per approfondire i rapporti di gerarchia tra il capitano e lo scalatore della Banesto, il riassunto di tappa nella descrizione del video, che riporto qui di seguito:
► Mostra testo
Quando hai tempo ti consiglio di guardarti anche questa tappa, forse la più bella impresa della sua carriera;



Che spettacolo vedergli rilanciare la bicicletta in quel modo, proprio una cosa che il solo guardarla trasmetteva empatia.

PS
Da sottolineare come a inizio anni 2000 Giro e Vuelta fossero diventate corse ambite solo dai corridori di casa, questo a causa dell'iper specializzazione che prese il sopravvento nei confronti del Tour.
Grazie :) Ne ho visto già una buona metà, domani completo la visione: felice 2024!


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Re: José Maria Jiménez

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Pantani the best ha scritto: domenica 31 dicembre 2023, 22:23
giorgio ricci ha scritto: domenica 31 dicembre 2023, 21:19 Ma chi erano i telecronisti della tappa alla Vuelta ? Al momento mi sfuggono i nomi .
I mitici Andrea Berton e Marco Saligari.
Altra eurosport :clap:


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Re: José Maria Jiménez

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Pantani the best ha scritto: domenica 31 dicembre 2023, 20:46
Quando hai tempo ti consiglio di guardarti anche questa tappa, forse la più bella impresa della sua carriera;



Che spettacolo vedergli rilanciare la bicicletta in quel modo, proprio una cosa che il solo guardarla trasmetteva empatia.

PS
Da sottolineare come a inizio anni 2000 Giro e Vuelta fossero diventate corse ambite solo dai corridori di casa, questo a causa dell'iper specializzazione che prese il sopravvento nei confronti del Tour.
El Chava vero fratello di Pantani. Si vede anche da corse come questa quanto fossero gemelli in bici.


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Re: José Maria Jiménez

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kraus ha scritto: martedì 2 gennaio 2024, 10:45
Pantani the best ha scritto: domenica 31 dicembre 2023, 20:46
Quando hai tempo ti consiglio di guardarti anche questa tappa, forse la più bella impresa della sua carriera;



Che spettacolo vedergli rilanciare la bicicletta in quel modo, proprio una cosa che il solo guardarla trasmetteva empatia.

PS
Da sottolineare come a inizio anni 2000 Giro e Vuelta fossero diventate corse ambite solo dai corridori di casa, questo a causa dell'iper specializzazione che prese il sopravvento nei confronti del Tour.
El Chava vero fratello di Pantani. Si vede anche da corse come questa quanto fossero gemelli in bici.
Verissimo.
Per quanto mi riguarda nelle giornate di grande ispirazione è stato l'unico ciclista tra tutti quelli che ho visto da quando seguo questo sport che ha avvicinato lo stile di Pantani in salita fatto di costanti rilanci. Forse anche qualche sprazzo di Quintana ma non così accentuata l'analogia.

Comunque se non l'hai mai visto ti consiglio anche questo video inerente al Giro di Catalogna del 2000 dove El Chava diede spettacolo su di un duro arrivo in salita;



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Re: José Maria Jiménez

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Fantastico! Su un'ascesa che faceva paura (le riprese sono quanto mai evocative e impressionanti, specie sulle prime rampe) El Chava quasi accarezzava l'asfalto con la bici...

Ho ritrovato questo articolo su di lui, che avevo letto un po' di tempo fa:

https://storiemaledette.com/2019/02/06/ ... o-fragile/


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Re: José Maria Jiménez

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kraus ha scritto: martedì 2 gennaio 2024, 12:18 Fantastico! Su un'ascesa che faceva paura (le riprese sono quanto mai evocative e impressionanti, specie sulle prime rampe) El Chava quasi accarezzava l'asfalto con la bici...

Ho ritrovato questo articolo su di lui, che avevo letto un po' di tempo fa:

https://storiemaledette.com/2019/02/06/ ... o-fragile/
Articolo meraviglioso per quanto ben strutturato, scavando nelle fragilità interiori del Chava. Corridori del genere dotati di livelli di classe eccelsa in montagna, così geni e sregolatezza votati al puro istinto, inutile girarci troppo attorno, ormai sono praticamente estinti.


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