The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
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Abruzzese
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The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

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Le discussioni su Van Der Poel, Sagan, Evenepoel e via dicendo mi hanno fatto pensare una cosa: ma cosa vuole realmente un professionista dalla sua carriera e dalla sua vita?

E così le situazioni mutano: Sagan è il fuoriclasse del "Why so serious?", per il quale la componente di piacere nell'attività di ciclista non deve mai mancare; Van Der Poel è l ' "eroe dei tre mondi" come io l'ho definito per il voler riuscire a spandere sprazzi di luminosissimo talento su ciclocross, strada e Mountain Bike contemporaneamente; Evenepoel è il predestinato che sembra aver già una determinazione feroce (tanto da sacrificare, momentaneamente, anche i legami amorosi, stando a quel che si è letto); Froome è stato l'incarnazione del successo da raggiungere attraverso programmazioni ferree, misuratori di potenza e frullate; Richie Porte sembra l'incarnazione del "vorrei ma non posso" mentre quelli come Michael Matthews, per ora, sembrano l'emblema del "potrei ma non riesco". Poi c'è Valverde e la sua classe intramontabile, Rebellin e quella passione per la bici giunta a livelli morbosi, c'era Wiggins che dopo il Tour se ne fotte dei grandi giri per tornare alle origini e così a ritroso nel tempo verso quei racconti sospesi tra realtà e leggenda, in cui uno come Romeo Venturelli ci sta sempre bene.

Insomma, noi di attese ne abbiamo sempre tante ma alla fin fine ognuno il professionista lo fa come vuole.


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Salvatore77
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Re: The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

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Diciamo che due fattori influiscono parecchio sulle scelte:
1. caratteristiche tecniche
2. nazionalità.

Se un corridore potesse, cercherebbe di vincere il Tour. Sempre. Ci provano praticamente tutti, anche quelli che hanno 1% di possibilità di riuscirci. Ogni anno esce fuori un francese che è il nome nuovo per il Tour, il dopo Hinault (calcolando Fignon contemporaneo allo stesso).
Hanno cominciato con Bernard (come dargli torto) fino agli attuali Bardet - Pinot - Alaphilippe.
Sono francesi. La gloria sarà vincere il Tour.

Poi ci sono i belgi che non hanno scalatori o corridori da GT, mentre nelle gare con pietre danno il meglio di sè.

Un po' anche gli spagnoli e gli italiani hanno un GT troppo ingombrante per non tenerne conto. Tanti che Michele Bartoli quasi non lo conosceva nessuno fino al Giro 1998 durante il quale conquistò temporaneamente la maglia rosa e in carniere aveva 2 Liegi e un Fiandre.


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Abruzzese
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Re: The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

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C'è però da considerare una cosa: la reale volontà di mettersi in gioco, correndo il rischio di snaturarsi.

Qualche esempio: avevo già ricordato in un post tempo fa come in Discovery Channel provarono a fare di Stijn Devolder un corridore da grandi giri, ricavandone un discreto piazzamento alla Vuelta. Poi però si indirizzò, giustamente, nelle classiche del pavè e portò a casa ben due Giri delle Fiandre, bottino che se ci si pensa ancora oggi appare incredibile al cospetto di corridori ben più talentuosi sulla carta che ne hanno vinto uno solo o non vi sono mai riusciti (sappiamo bene però anche l'importanza del correre in Quick Step e del marcamento a cui veniva sottoposto Boonen).
Poi c'è stato Geraint Thomas, che su pista aveva vinto praticamente tutto e che avrebbe potuto avere un'ottima seconda parte di carriera come specialista del pavè. Invece si è lasciato convincere dalla possibilità di diventare corridore da Tour, ricavandone una vittoria e un secondo posto (tralascio i miei gusti personali, su cui più volte mi sono soffermato).

Un Sagan, invece, si è detto molte volte come potesse, in teoria, provare a vincere tutte le classiche monumento (cosa che, come abbiamo visto, è quasi riuscita a Philippe Gilbert, che comunque alla Milano-Sanremo fu protagonista) a cui prendesse parte. La Sanremo, per un motivo o per l'altro, finora gli è sempre sfuggita, a Fiandre e Roubaix invece è riuscito a lasciare il segno. Ma Peter avrebbe potuto realmente diventare un corridore da Liegi o Lombardia? Il dubbio rimane, specialmente se si considera che prima della caduta al Tour dello scorso anno, in salita andava veramente forte e sarebbe stato interessante vedere come si sarebbe approcciato all'avvicinamento verso Innsbruck senza quello e altri inconvenienti. La domanda però è: Sagan vuole davvero questo? Correre il rischio di perdere qualcuna delle sue peculiarità per un appuntamento al buio? Stressandosi quindi anche con allenamenti specifici e via dicendo? Su questo la risposta credo (e non solo io) di saperla.


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Re: The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

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Sagan, secondo me, è paradossalmente uno dei corridori più noiosi del gruppo: e dico così perché, pur avendo avuto potenzialità incredibili, non è mai uscito dalla sua confort-zone, fatta di classiche delle pietre in primavera, Giro di Svizzera a giugno e Tour a luglio. Ma ragazzo mio, perché non provare mai a variare un po' la tua preparazione, dato che, almeno fino a qualche anno fa, avresti avuto la possibilità di evolverti, ad esempio, verso le classiche più vallonate?

Voglio dire: un corridore che ci ha abituato a dare spettacolo sui muri marchigiani e abruzzesi alla Tirreno-Adriatico - dove spesso ha dato la paga a specialisti delle Ardenne e a scalatori puri - è un delitto che non abbia mai corso il Giro, e soprattutto che non abbia mai provato seriamente a curare Liegi e Lombardia (solo quest'anno la Doyenne era nei suoi programmi, peccato che sia stata una delle sue peggiori primavere; e cmq, il suo primo assalto alla Liegi sarebbe lo stesso arrivato troppo tardi). Un delitto che diventa ancora più grande se si pensa che ha rinunciato a Giro, Liegi, Lombardia e chissà quali altre corse, soprattutto per insguire il record di maglie verdi al Tour: impresa, francamente, piuttosto fine a sé stessa, e soprattutto auto-limitante per un corridore col suo potenziale.

Emblematico di questa sua ripetitività, poi, è proprio la partecipazione al Giro di Svizzera: dal momento che, per preparare il Tour, uno può correre indifferentemente il Delfinato o lo Svizzera, ma perché mai, in tanti anni, correre sempre lo Svizzera? eccheppalle ragazzo mio, esci dalla confort zone e impara a metterti in discussione! tanto più oggi che, invece, rischiano di rubarti la scena proprio dei campioni della polivalenza come, appunto, Van der Poel e Van Aert, che in una stagione e mezza da professionisti si sono già cimentati in un range di corse più vario di quello interpretato da Sagan in tutta la carriera.

NB: sia chiaro, la mia sparata anti-Sagan è frutto, appunto, della considerazione per quello che potrebbe essere il suo potenziale. Naturalmente non me la prendo con Terpstra, per dire un altro nome a caso, perché si è sempre e solo focalizzato sulle pietre; o con Froome perché ha sempre badato esclusivamente ai GT: è chiaro che, per il 90% dei corridori, è naturale seguire un percorso di specializzazione. Ma porca misera, per uno col carattere e la personalità di Sagan, definito da molti come il corridore più rock del gruppo, questo essere sempre uguale a sé stesso mi sembra davvero deludente. Tanto più che, nelle "sue" corse, le vittorie di valore assoluto non sono poi nemmeno così tante quanto la sua fama potrebbe far credere: "appena" due monumento (curiosamente, tante quanto Terpstra o Devolder, appunto) e sì, tante tappe al Tour, ma trovatemi l'ultimo Tour de France in cui Sagan è stato davvero uno dei corridori di copertina per quanto dimostrato sulla strada. A mia memoria, Sagan è stato assoluto protagonista solo al suo primo Tour, quello delle tre tappe vinte nel 2012.

Ad oggi, stringi stringi, il suo palmares vale quello di Freire, che come lui ha vinto tre mondiali e, anzi, una monumento in più (ma diciamo che 1 Fiandre e 1 Roubaix valgono 3 Sanremo, non fosse altro per la maggiore varietà data dall'aver vinto due monumento diverse). E per carità, Freire è stato un grandissimo corridore, ma mai davvero un'icona della sua generazione come, invece, si dipinge spesso Sagan per la generazione attuale. Eppure, per restare ai contemporanei, ad oggi il palmares di Sagan impallidisce al cospetto di quelli di Gilbert, Valverde, Boonen dell'eterno rivale Cancellara, di Nibali, Froome o Contador.


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Visconte85
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Re: The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

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Van Avermaet è un corridore ''categorizzato'' per lo più per le classiche del nord
eppure ha voluto, puntato e ha vinto una medaglia d'oro a Rio su un tracciato molto duro
ha trionfato anche ad una Tirreno-Adriatico
Si è fatto la VIA, fuori la zona di confort

un Sagan avrebbe potuto farlo anche ma corse in mtb
scelse altro
come avrebbe potuto correre le Liegi da protagonista....

Froome avrebbe potuto vincere Giro e Vuelte a non finire
ma la Sky voleva solo il Tour, ha vinto 4 tour 1 Giro e 1 Vuelta
avrebbe potuto vincere 1 Tour, 4 Giri e 4 Vuelte
cambiano i fattori ma non il risultato finale frutto di lavoro metodico e super-professionale
mentre
Contador non ha mai puntato alle monumento
e coi suoi mezzi tecnici un Lombardia avrebbe potuto portarlo a casa


Ogni campione sceglie, all'apice, sceglie quale via intraprendere
Evenepoel sarà quello che avrà tanto di quell'imbarazzo nella scelta
che ci lascerà tutti col fiato sospeso
ripeto
solo i campioni sulla strada del successo possono scegliere al bivio tra le varie discipline e tipologie di corse
l'importante è esserci


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Salvatore77
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Re: The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

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Su sagan vorrei aggiungere che non ha ancora fatto la sua evoluzione ardennese anche perché ha impiegato un po' più tempo del previsto a vincere fiandre e roubaix e siamo ancora a zero Sanremo.


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Re: The way I am, ovvero fare il corridore come meglio si crede

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Marco Gaviglio ha scritto: martedì 6 agosto 2019, 0:22 Sagan, secondo me, è paradossalmente uno dei corridori più noiosi del gruppo: e dico così perché, pur avendo avuto potenzialità incredibili, non è mai uscito dalla sua confort-zone, fatta di classiche delle pietre in primavera, Giro di Svizzera a giugno e Tour a luglio. Ma ragazzo mio, perché non provare mai a variare un po' la tua preparazione, dato che, almeno fino a qualche anno fa, avresti avuto la possibilità di evolverti, ad esempio, verso le classiche più vallonate?

Voglio dire: un corridore che ci ha abituato a dare spettacolo sui muri marchigiani e abruzzesi alla Tirreno-Adriatico - dove spesso ha dato la paga a specialisti delle Ardenne e a scalatori puri - è un delitto che non abbia mai corso il Giro, e soprattutto che non abbia mai provato seriamente a curare Liegi e Lombardia (solo quest'anno la Doyenne era nei suoi programmi, peccato che sia stata una delle sue peggiori primavere; e cmq, il suo primo assalto alla Liegi sarebbe lo stesso arrivato troppo tardi). Un delitto che diventa ancora più grande se si pensa che ha rinunciato a Giro, Liegi, Lombardia e chissà quali altre corse, soprattutto per insguire il record di maglie verdi al Tour: impresa, francamente, piuttosto fine a sé stessa, e soprattutto auto-limitante per un corridore col suo potenziale.

Emblematico di questa sua ripetitività, poi, è proprio la partecipazione al Giro di Svizzera: dal momento che, per preparare il Tour, uno può correre indifferentemente il Delfinato o lo Svizzera, ma perché mai, in tanti anni, correre sempre lo Svizzera? eccheppalle ragazzo mio, esci dalla confort zone e impara a metterti in discussione! tanto più oggi che, invece, rischiano di rubarti la scena proprio dei campioni della polivalenza come, appunto, Van der Poel e Van Aert, che in una stagione e mezza da professionisti si sono già cimentati in un range di corse più vario di quello interpretato da Sagan in tutta la carriera.

NB: sia chiaro, la mia sparata anti-Sagan è frutto, appunto, della considerazione per quello che potrebbe essere il suo potenziale. Naturalmente non me la prendo con Terpstra, per dire un altro nome a caso, perché si è sempre e solo focalizzato sulle pietre; o con Froome perché ha sempre badato esclusivamente ai GT: è chiaro che, per il 90% dei corridori, è naturale seguire un percorso di specializzazione. Ma porca misera, per uno col carattere e la personalità di Sagan, definito da molti come il corridore più rock del gruppo, questo essere sempre uguale a sé stesso mi sembra davvero deludente. Tanto più che, nelle "sue" corse, le vittorie di valore assoluto non sono poi nemmeno così tante quanto la sua fama potrebbe far credere: "appena" due monumento (curiosamente, tante quanto Terpstra o Devolder, appunto) e sì, tante tappe al Tour, ma trovatemi l'ultimo Tour de France in cui Sagan è stato davvero uno dei corridori di copertina per quanto dimostrato sulla strada. A mia memoria, Sagan è stato assoluto protagonista solo al suo primo Tour, quello delle tre tappe vinte nel 2012.

Ad oggi, stringi stringi, il suo palmares vale quello di Freire, che come lui ha vinto tre mondiali e, anzi, una monumento in più (ma diciamo che 1 Fiandre e 1 Roubaix valgono 3 Sanremo, non fosse altro per la maggiore varietà data dall'aver vinto due monumento diverse). E per carità, Freire è stato un grandissimo corridore, ma mai davvero un'icona della sua generazione come, invece, si dipinge spesso Sagan per la generazione attuale. Eppure, per restare ai contemporanei, ad oggi il palmares di Sagan impallidisce al cospetto di quelli di Gilbert, Valverde, Boonen dell'eterno rivale Cancellara, di Nibali, Froome o Contador.
Forse le corse vallonate le ha "puntate" tardi, cioè a partire da quast'anno, perchè il conto con le pietre l'ha chiuso l'anno scorso a Roubaix.
Finchè non le ha vinte tutte non si è girato attorno.
Quest'anno non è andata per i motivi che sappiamo e che non sappiamo, però la varietà di palmares è già più che ottima.
Alle corse che hai elencato si aggiungono le corse canadesi e le millemila Gand-Wewelgem (sempre pietre, come Harelbeke et similia).
Anche a me piacerebbe corresse il Giro, però quella sfilza di maglie verdi non credo che la sua squadra voglia fargliele interrompere.
Io me lo tengo così com'è, come mi tengo così come sono i Nibali e i Pinot.
Con rispetto verso tutti gli altri, beninteso.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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