Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Cthulhu
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Tour de Berghem ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:26
Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:07
Tour de Berghem ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 12:24

Nessuno vuole ridimensionare il Tour, ci mancherebbe.
Al contrario, penso sia giusto provare ad aumentare la visibilità e il prestigio degli altri eventi.

Mi sembra evidente che se si riuscisse a farlo e le settimane di grande visibilità per gli sponsor passassero da 3 all'anno a 7 o 8 (magari ovviamente non tutte allo stesso livello, le 3 del tour resterebbero predominanti ma non cosi predominanti come ora) aumenterebbe il valore economico della sponsorizzazione di una squadra professionistica.

Ovvio che c'è una componente storica che si è assestata soprattutto negli ultimi 30-40 anni che non si può cambiare dalla sera alla mattina, e forse nemmeno in pochi anni.
Ma questo significa che allora non vale la pena provarci, e che dobbiamo passivamente accettare in un ciclismo focalizzato su 3 settimane all'anno?
il problema è che fuori d'Europa interessa l'evento Tour,non il ciclismo. E' come quando da noi ci sbattono i maroni con la Coppa America; escluso quella, chissene della vela ?
Che il problema fosse questo lo avevamo capito, per questo ho aperto una discussione.
Quello che appunto chiedevo è se qualcuno ha idee per rendere evento appetibile anche le altre corse.
Farne di più fuori Europa. Allora forse la gente si appassiona allo sport e lo segue di più. Con il marketing fai poco.


pietro
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:47
pietro ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 12:18
Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 11:15 Inoltre restringere di nuovo il circuito importante ai soliti 3-4 paesi andrebbe contro la legittima esigenza dell'UCI di sviluppare lo sport nel mondo.
Sono d'accordo sul resto.
A dire la verità però l'UCI ha fatto tutto tranne che sviluppare lo sport del mondo, anni fa i paesi con corridori di punta di ciclismo erano moltissimi non come adesso.
Non mi pare; qualche anno fa c'erano più americani, poi il caso Armstrong ha dato una bella mazzata al ciclismo locale. Per il resto non credo ci siano mai stati tanti corridori di livello da così tanti paesi. Colombia, Gran Bretagna e Australia ora sono delle super potenze, qualche anno fa avevano un corridore buono ogni tanto. Il Giro l'ha vinto un equadoregno, il Tour un colombiano, la Vuelta uno sloveno e il Mondiale un danese: mai successo nella storia. Ci sono più di 120 ciclisti extra europei tesserati per squadre WT. E nel nation ranking del 2019 ci sono 115 paesi.
Si, fidati, magari erano poco conosciuti, oppure correvano tra i dilettanti, penso a tutti i paesi dell'est, però ce n'erano molte di nazioni con ciclisti discreti, poi si è vero, qualche movimento è cresciuto molto negli ultimi anni.


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Tour de Berghem
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:49
Tour de Berghem ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:26
Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:07
il problema è che fuori d'Europa interessa l'evento Tour, non il ciclismo. E' come quando da noi ci sbattono i maroni con la Coppa America; escluso quella, chissene della vela ?
Che il problema fosse questo lo avevamo capito, per questo ho aperto una discussione.
Quello che appunto chiedevo è se qualcuno ha idee per rendere evento appetibile anche le altre corse.
Farne di più fuori Europa. Allora forse la gente si appassiona allo sport e lo segue di più. Con il marketing fai poco.
Mi sembra che questo sia già stato tentato, con i vari Tour of Beijing, Japan Cup, UAE Tour, California e via dicendo, non mi sembra con risultati cosi eccezionali. Anzi. Tutt'altro. Queste corse sono cattedrali nel deserto, spesso con pochissimo pubblico, che non mi sembra abbiano realizzato lo scopo che tu proponi,

Io invece credo che bisognerebbe procedere in senso opposto.

Prima di tutto bisogna valorizzare il fascino dell'enorme patrimonio storico che esiste: i Fiandre, i Giri d'Italia, la Roubaix ecc.

D'altro canto non mi sembra che il Tour si sia valorizzato organizzando tappe negli USA, in Sudafrica o in Giappone, ma rendendo un mito il suo patrimonio. Rendendo un mito salite come l'Alpe d'Huez e il Mount Ventoux, l'arrivo ai Campi Elisi.

Allora si che si dovrebbe poi esportare il patrimonio creato, richiamando pubblico, organizzando corse in giro per il mondo.
sarebbe casomai il passo successivo. non il primo


giorgio ricci
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Non critico e non sono invidioso del Tour centrismo. È una cosa ormai storicizzata, inoltre mi sembra pure giusto. Sono arrivati prima in tutto, Nel creare la corsa,, nell'introdurre i passi alpini,, nel creare un brand, nel ricercare consenso all'estero. É la legge del mercato. In questo momento la competizione del Giro deve essere solo con la Vuelta. Sta agli organizzatori essere lungimiranti e scaltri nel conquistare mercato.
La mia critica al Tour é incentrata solo sui percorsi, sul presentare da anni una corsa troppo leggera, e veramente noiosa per troppe tappe.
Vorrei un Tour che avesse un percorso degno della corsa più importante.
Dovrebbero esserci almeno 2 tapponi,, una crono lunga e una più breve, e varie tappe con percorsi misti e arrivi in salita. Solo 4-5 tappe per velocisti, ormai piu soporifere di un sonnifero.


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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giorgio ricci ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 16:46 Non critico e non sono invidioso del Tour centrismo. È una cosa ormai storicizzata, inoltre mi sembra pure giusto. Sono arrivati prima in tutto, Nel creare la corsa,, nell'introdurre i passi alpini,, nel creare un brand, nel ricercare consenso all'estero. É la legge del mercato. In questo momento la competizione del Giro deve essere solo con la Vuelta. Sta agli organizzatori essere lungimiranti e scaltri nel conquistare mercato.
La mia critica al Tour é incentrata solo sui percorsi, sul presentare da anni una corsa troppo leggera, e veramente noiosa per troppe tappe.
Vorrei un Tour che avesse un percorso degno della corsa più importante.
Dovrebbero esserci almeno 2 tapponi,, una crono lunga e una più breve, e varie tappe con percorsi misti e arrivi in salita. Solo 4-5 tappe per velocisti, ormai piu soporifere di un sonnifero.
Questo è un altro rischio del Tour centrismo. Se il Tour fa sportivamente c**are come è accaduto spessissimo in alcuni anni recenti, diventa uno contro-spot internazionale del ciclismo come di sport soporifero.


Winter
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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giorgio ricci ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 16:46 Dovrebbero esserci almeno 2 tapponi,, una crono lunga e una più breve, e varie tappe con percorsi misti e arrivi in salita. Solo 4-5 tappe per velocisti, ormai piu soporifere di un sonnifero.
Concordo (pero' la tassa crono tra i 50 e 60 km)
Tapponi quelli con 5 colli da 7 ore in bici
sulle tappe per velocisti.. ne bastano 2 o 3 .


Winter
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:47
Non mi pare; qualche anno fa c'erano più americani, poi il caso Armstrong ha dato una bella mazzata al ciclismo locale. Per il resto non credo ci siano mai stati tanti corridori di livello da così tanti paesi. Colombia, Gran Bretagna e Australia ora sono delle super potenze, qualche anno fa avevano un corridore buono ogni tanto.
Permettimi di dissentire sulla colombia
Gli anni 80 son il boom del ciclismo escarabajo
Basta dire che lo sponsor del gpm del tour era la Cafe de Colombia

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pietro
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Winter ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 18:37
Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:47
Non mi pare; qualche anno fa c'erano più americani, poi il caso Armstrong ha dato una bella mazzata al ciclismo locale. Per il resto non credo ci siano mai stati tanti corridori di livello da così tanti paesi. Colombia, Gran Bretagna e Australia ora sono delle super potenze, qualche anno fa avevano un corridore buono ogni tanto.
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Herrera che con più costanza poteva anche portarsi a casa un Tour, ma in fondo l'incostanza è una caratteristica dei sudamericani.


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Tour de Berghem ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 16:54
giorgio ricci ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 16:46 Non critico e non sono invidioso del Tour centrismo. È una cosa ormai storicizzata, inoltre mi sembra pure giusto. Sono arrivati prima in tutto, Nel creare la corsa,, nell'introdurre i passi alpini,, nel creare un brand, nel ricercare consenso all'estero. É la legge del mercato. In questo momento la competizione del Giro deve essere solo con la Vuelta. Sta agli organizzatori essere lungimiranti e scaltri nel conquistare mercato.
La mia critica al Tour é incentrata solo sui percorsi, sul presentare da anni una corsa troppo leggera, e veramente noiosa per troppe tappe.
Vorrei un Tour che avesse un percorso degno della corsa più importante.
Dovrebbero esserci almeno 2 tapponi,, una crono lunga e una più breve, e varie tappe con percorsi misti e arrivi in salita. Solo 4-5 tappe per velocisti, ormai piu soporifere di un sonnifero.
Questo è un altro rischio del Tour centrismo. Se il Tour fa sportivamente c**are come è accaduto spessissimo in alcuni anni recenti, diventa uno contro-spot internazionale del ciclismo come di sport soporifero.
Concordo in pieno. Capisco che i velocisti devono avere il loro spazio, infatti, anche se la tentazione è dire che tre tappe sarebbero sufficienti, ne metterei comunque 5 , compreso l'arrivo a Parigi che dovrebbe essere il loro apice annuale, perché premia chi resiste fino alla fine e quindi può essere considerato un corridore completo.
Ci sono state però edizioni atroci, a volte per colpa dei percorsi , a volte per colpa dei corridori.
Il Tour , neanche in passato era ben disegnato. Ricordate le edizioni anni 80 e 90 , dove bisognava aspettare la 12° tappa per avere un arribo in salita? ( terribile fu il 1991).
Però ora , con le dirette integrali e tutto il mondo che ti guarda , se vuoi essere il centro del mondo , devi fare da traino, anche per lo spettacolo.


Gianluca Avigo - bove

Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Il problema rimane sempre lo stesso. Il sistema ciclismo non ha di fatto un sistema. È aggrappato al tour e a poche altre classiche. Tutto il resto, per il grande pubblico ha poco senso e quindi perde di interesse. Ok le gare storiche vanno tutelate o addirittura fatte crescere ( i 3 GT e le 5 monumento devono essere e restare intoccabili ) tutto il resto può e deve seguire una strada diversa. La mia ormai noiosa idea rimane sempre la stessa. Ci vogliono circuiti di gare che promuovano i team migliori alla massima categoria. Circuiti di gare nord/sud america, europee, asia/oceania ( per l'Africa la vedo più dura per ora ). Per capirci le attuali pro series dovrebbero essere inserite in un calendario continentale ed esclusivo per i team pro series ( senza team WT ). Un sistema di punteggio deve stabilire quali team avranno meritato sul campo la promozione nella massima categoria. Massima categoria che ovviamente deve comprendere le sopracitate gare intoccabili, più una decina di classiche ( che negli anni potrebbero variare. diciamo che potrebbero avere una licenza triennale
, che alla scadenza potrà essere rinnovata oppure lasciare il posto ad un giro dell'Emilia per esempio ) e 4/5 gare a tappe di una settimana ( idem come sopra ). Il prodotto da promuovere non deve essere solo il tour ma il circuito di TUTTE le più importanti gare, in cui partecipano i migliori team ( e atleti ) del mondo. Team che dovrebbero provenire dai circuiti pro series continentali. In questo modo si promuove il ciclismo "locale/continentale" con delle gare che hanno uno scopo ben preciso "permettere ai team di entrare nel ciclismo di vertice".

Facciano questo esempio con un'altro noto sport. Il basket.
Pensate se il team vincitore dell' eurolega l'anno dopo, potesse partecipare al campionato NBA. ovvio Sto estremizzando, ma il concetto è che l'eurolega farebbe un salto di attenzione mediatica enorme. Pensate cosa vorrebbe dire per un tifoso italiano dell'olimpia, sapere che la propria squadra del cuore potrebbe partecipare al campionato di NBA. Trasferendo questo concetto nel ciclismo, pensate al tifoso sud americano, asiatico, australiano. Come seguirebbe le gare del circuito pro series del proprio continente se ci fosse la possibilità per il team vincitore di partecipare l'anno successivo ai 3 GT, le 5 monumento e tutte le altre gare WT? Non aumenterebbe l'interesse mediatico e quindi sponsor, diritti TV ecc ecc.? Se il ciclismo continuera' ad essere tour dipendente e riservato ad una casta esclusiva di pochi ricchi team, andrà sempre peggio. Almeno io la vedo così.

Aurevoir


Edit
Per le categorie inferiori, secondo me dovrebbero allungare di un anno la categoria juniores e togliere la categoria U23. Dopo gli juniores si passa in una continental ( o in una pro o wt se si è un talento ). Nella continental hai 2/3/4 anni per maturare e dimostrare di essere idoneo al professionismo. Diversamente dispiace ma non tutti possono giocare in seria A o in Champions. C'est la vie
Ultima modifica di Gianluca Avigo - bove il domenica 31 maggio 2020, 23:24, modificato 1 volta in totale.


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Winter ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 18:37
Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 13:47
Non mi pare; qualche anno fa c'erano più americani, poi il caso Armstrong ha dato una bella mazzata al ciclismo locale. Per il resto non credo ci siano mai stati tanti corridori di livello da così tanti paesi. Colombia, Gran Bretagna e Australia ora sono delle super potenze, qualche anno fa avevano un corridore buono ogni tanto.
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http://www.sitodelciclismo.net/ritfiche ... 5135#ucira
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classifica generale.. primi 24 , dieci colombiani
Esclusi Herrera e Parra tutti scalatorini che non hanno combinato nulla in carriera e che anche in quella poco partecipata Vuelta sono finiti lontanissimi dai primi posti.


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 22:31 Il problema rimane sempre lo stesso. Il sistema ciclismo non ha di fatto un sistema. È aggrappato al tour e a poche altre classiche. Tutto il resto, per il grande pubblico ha poco senso e quindi perde di interesse. Ok le gare storiche vanno tutelate o addirittura fatte crescere ( i 3 GT e le 5 monumento devono essere e restare intoccabili ) tutto il resto può e deve seguire una strada diversa. La mia ormai noiosa idea rimane sempre la stessa. Ci vogliono circuiti di gare che promuovano i team migliori alla massima categoria. Circuiti di gare nord/sud america, europee, asia/oceania ( per l'Africa la vedo più dura per ora ). Per capirci le attuali pro series dovrebbero essere inserite in un calendario continentale ed esclusivo per i team pro series ( senza team WT ). Un sistema di punteggio deve stabilire quali team avranno meritato sul campo la promozione nella massima categoria. Massima categoria che ovviamente deve comprendere le sopracitate gare intoccabili, più una decina di classiche ( che negli anni potrebbero variare. diciamo che potrebbero avere una licenza triennale
, che alla scadenza potrà essere rinnovata oppure lasciare il posto ad un giro dell'Emilia per esempio ) e 4/5 gare a tappe di una settimana ( idem come sopra ). Il prodotto da promuovere non deve essere solo il tour ma il circuito di TUTTE le più importanti gare, in cui partecipano i migliori team ( e atleti ) del mondo. Team che dovrebbero provenire dai circuiti pro series continentali. In questo modo si promuove il ciclismo "locale/continentale" con delle gare che hanno uno scopo ben preciso "permettere ai team di entrare nel ciclismo di vertice".

Facciano questo esempio con un'altro noto sport. Il basket.
Pensate se il team vincitore dell' eurolega l'anno dopo, potesse partecipare al campionato NBA. ovvio Sto estremizzando, ma il concetto è che l'eurolega farebbe un salto di attenzione mediatica enorme. Pensate cosa vorrebbe dire per un tifoso italiano dell'olimpia, sapere che la propria squadra del cuore potrebbe partecipare al campionato di NBA. Trasferendo questo concetto nel ciclismo, pensate al tifoso sud americano, asiatico, australiano. Come seguirebbe le gare del circuito pro series del proprio continente se ci fosse la possibilità per il team vincitore di partecipare l'anno successivo ai 3 GT, le 5 monumento e tutte le altre gare WT? Non aumenterebbe l'interesse mediatico e quindi sponsor, diritti TV ecc ecc.? Se il ciclismo continuera' ad essere tour dipendente e riservato ad una casta esclusiva di pochi ricchi team, andrà sempre peggio. Almeno io la vedo così.

Aurevoir


Edit
Per le categorie inferiori, secondo me dovrebbe allegare di un anno la categoria juniores e togliere la categoria U23. Dopo gli juniores si passa in una continental ( o in una pro o wt se si è un talento ). Nella contineltal hai 2/3/4 anni per maturare e dimostrare di essere idoneo al professionismo. Diversamente dispiace ma non tutti possono giocare in seria A o in Champions. C'est la vie
Continuate a considerare il ciclismo uno sport di squadra: non lo è, è uno sport individuale e i migliori trovano sempre un contratto con una squadra WT. Quindi tutta questa storia di promozioni e retrocessioni a cui siete tanto affezionati non ha senso. Quello che serve è che i migliori vadano a correre anche altrove,si facciano vedere,senza tante complicazioni. Di Tour Down under o di classiche del Quebec ce ne vorrebbero 10 almeno; ad esempio con il boom del ciclismo che c'è in GB è assurdo che né Tour of Yorkshire né il Tour of Great Britain siano nel WT : invece voi li schifate e vorreste le corse vere solo in 3-4 paesi, sempre i soliti...poi non vi lamentate se per il mondo il ciclismo è solo il Tour.


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Winter
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 23:13
Esclusi Herrera e Parra tutti scalatorini che non hanno combinato nulla in carriera e che anche in quella poco partecipata Vuelta sono finiti lontanissimi dai primi posti.
Dal 1984 al 1994
12 colombiani han fatto top 10 in un grande giro..
se ti sembra poco
c'erano 3 squadre professionistiche in colombia negli anni 80 (adesso nessuna)
non solo Herrera e Parra , anche Rodriguez e Vargas han fatto podio alla vuelta


Gianluca Avigo - bove

Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 23:41
Gianluca Avigo - bove ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 22:31 Il problema rimane sempre lo stesso. Il sistema ciclismo non ha di fatto un sistema. È aggrappato al tour e a poche altre classiche. Tutto il resto, per il grande pubblico ha poco senso e quindi perde di interesse. Ok le gare storiche vanno tutelate o addirittura fatte crescere ( i 3 GT e le 5 monumento devono essere e restare intoccabili ) tutto il resto può e deve seguire una strada diversa. La mia ormai noiosa idea rimane sempre la stessa. Ci vogliono circuiti di gare che promuovano i team migliori alla massima categoria. Circuiti di gare nord/sud america, europee, asia/oceania ( per l'Africa la vedo più dura per ora ). Per capirci le attuali pro series dovrebbero essere inserite in un calendario continentale ed esclusivo per i team pro series ( senza team WT ). Un sistema di punteggio deve stabilire quali team avranno meritato sul campo la promozione nella massima categoria. Massima categoria che ovviamente deve comprendere le sopracitate gare intoccabili, più una decina di classiche ( che negli anni potrebbero variare. diciamo che potrebbero avere una licenza triennale
, che alla scadenza potrà essere rinnovata oppure lasciare il posto ad un giro dell'Emilia per esempio ) e 4/5 gare a tappe di una settimana ( idem come sopra ). Il prodotto da promuovere non deve essere solo il tour ma il circuito di TUTTE le più importanti gare, in cui partecipano i migliori team ( e atleti ) del mondo. Team che dovrebbero provenire dai circuiti pro series continentali. In questo modo si promuove il ciclismo "locale/continentale" con delle gare che hanno uno scopo ben preciso "permettere ai team di entrare nel ciclismo di vertice".

Facciano questo esempio con un'altro noto sport. Il basket.
Pensate se il team vincitore dell' eurolega l'anno dopo, potesse partecipare al campionato NBA. ovvio Sto estremizzando, ma il concetto è che l'eurolega farebbe un salto di attenzione mediatica enorme. Pensate cosa vorrebbe dire per un tifoso italiano dell'olimpia, sapere che la propria squadra del cuore potrebbe partecipare al campionato di NBA. Trasferendo questo concetto nel ciclismo, pensate al tifoso sud americano, asiatico, australiano. Come seguirebbe le gare del circuito pro series del proprio continente se ci fosse la possibilità per il team vincitore di partecipare l'anno successivo ai 3 GT, le 5 monumento e tutte le altre gare WT? Non aumenterebbe l'interesse mediatico e quindi sponsor, diritti TV ecc ecc.? Se il ciclismo continuera' ad essere tour dipendente e riservato ad una casta esclusiva di pochi ricchi team, andrà sempre peggio. Almeno io la vedo così.

Aurevoir


Edit
Per le categorie inferiori, secondo me dovrebbe allegare di un anno la categoria juniores e togliere la categoria U23. Dopo gli juniores si passa in una continental ( o in una pro o wt se si è un talento ). Nella contineltal hai 2/3/4 anni per maturare e dimostrare di essere idoneo al professionismo. Diversamente dispiace ma non tutti possono giocare in seria A o in Champions. C'est la vie
Continuate a considerare il ciclismo uno sport di squadra: non lo è, è uno sport individuale e i migliori trovano sempre un contratto con una squadra WT. Quindi tutta questa storia di promozioni e retrocessioni a cui siete tanto affezionati non ha senso. Quello che serve è che i migliori vadano a correre anche altrove,si facciano vedere,senza tante complicazioni. Di Tour Down under o di classiche del Quebec ce ne vorrebbero 10 almeno; ad esempio con il boom del ciclismo che c'è in GB è assurdo che né Tour of Yorkshire né il Tour of Great Britain siano nel WT : invece voi li schifate e vorreste le corse vere solo in 3-4 paesi, sempre i soliti...poi non vi lamentate se per il mondo il ciclismo è
Sono d'accordo con te. Infatti quando dico che a parte i 3Gt e le 5 monumento, le altre gare devono seguire una strada diversa. Se per esempio il giro di Svizzera perdesse di interesse è giusto che possa subentrargil il giro d'Inghilterra o di California. Sul discorso sport di squadra invece ti stai purtroppo sbagliado ( secondo me ovviamente ). A parte qualche isolato fenomeno è evidente che il team oggi conta è pure tanto. Non solo nelle dinamiche di gara, ma anche per tutto quello che serve fuori dalle gare .


pietro
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da pietro »

Winter ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 7:10
Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 23:13
Esclusi Herrera e Parra tutti scalatorini che non hanno combinato nulla in carriera e che anche in quella poco partecipata Vuelta sono finiti lontanissimi dai primi posti.
Dal 1984 al 1994
12 colombiani han fatto top 10 in un grande giro..
se ti sembra poco
c'erano 3 squadre professionistiche in colombia negli anni 80 (adesso nessuna)
non solo Herrera e Parra , anche Rodriguez e Vargas han fatto podio alla vuelta
Ma appunto, non è vero che il ciclismo in questo momento è più globalizzato che in passato, al massimo in qualche paese.


pietro ha scritto: mercoledì 7 luglio 2021, 13:46 Continuo a non capire WVA. Era meglio se avesse perso altro tempo per potersi inserire nelle fughe dei prossimi giorni. Soprattutto ora che la Ineos li tiene a portata
Tour de France 2021, 11^ tappa
giorgio ricci
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da giorgio ricci »

Io sono conservatore perché la storia del ciclismo è questa. Sarei per riportare in vita le vecchie classiche.
Il problema è che nei paesi senza cultura ciclistica puoi anche organizzare 10 corse,, ma non avrei mai la certezza che queste si disputeranno per più di un lustro, con la conseguenza di perdere seguito nei paesi tradizionali, senza acquistare uno zoccolo duro nei nuovi paesi.
Il WT andrebbe ridimensionato, la categoria dilettanti ripristinata, e le corse europee valorizzate.
Se voglio correre ad Indianapolis,, il mio obiettivo è arrivare lì,, non che vengano costruite in europa copie del circuito, dove si correrà 3 o 4 volte prima di cancellarle dal calendario perché la gente si è stancata o il campioncino locale si è ritirato. .
Nel tennis gli slam sono quelli, gli altri tornei si dividono fra tradizionali e contorno. Ma quelli tradizionali non cambiano.


Gianluca Avigo - bove

Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Gianluca Avigo - bove »

giorgio ricci ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 12:30 Io sono conservatore perché la storia del ciclismo è questa. Sarei per riportare in vita le vecchie classiche.
Il problema è che nei paesi senza cultura ciclistica puoi anche organizzare 10 corse,, ma non avrei mai la certezza che queste si disputeranno per più di un lustro, con la conseguenza di perdere seguito nei paesi tradizionali, senza acquistare uno zoccolo duro nei nuovi paesi.
Il WT andrebbe ridimensionato, la categoria dilettanti ripristinata, e le corse europee valorizzate.
Se voglio correre ad Indianapolis,, il mio obiettivo è arrivare lì,, non che vengano costruite in europa copie del circuito, dove si correrà 3 o 4 volte prima di cancellarle dal calendario perché la gente si è stancata o il campioncino locale si è ritirato. .
Nel tennis gli slam sono quelli, gli altri tornei si dividono fra tradizionali e contorno. Ma quelli tradizionali non cambiano.
Esattamente. Gli SLAM ( 3 GIRI e 5 Monumento ) devono essere lo zoccolo duro, il faro, la meta per ogni ciclista. Per tutto il resto è necessario trovare un sistema flessibile ma serio e limpido. Oltre alle sopracitate gare una decina di classiche e 4/5 brevi gare a tappe, per i team WT sono più che sufficienti. Inoltre se ci sono meno gare i big sono costretti a parteciparvi per preparare i grandi appuntamenti. Il resto va dedicato alle professional, vanno creati dei calendari seri e Certi continentali ( per contenere i costi ). Bisogna dare un senso alle gare pro series per i team e sopratutto per gli sponsor. Questa cosa degli inviti, a mio avviso, è indegna per un professiinista dello sport. Se ho meriti sportivi partecipo, se non li ho mi adeguo e cerco di migliorare. Questa è l'essenza dello sport. E non mi si venga a dire che con questo sistema uno come mvdp non potrebbe partecipare a fiandre e roubaix. Ci parteciperebbe eccome Perché talenti di questo spessore non farebbero certo fatica a trovare un team wt.


giorgio ricci
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da giorgio ricci »

Sono pienamente d'accordo a metà con te :D
Per me I problemi sono molteplici. Il sistema WT è troppo fragile. Non è possibile che alcune squadre rischino di scomparire se non si svolge una stagione. Fino a qualche anno fa contava la visibilità, ora solo i contratti. Per me è un sistema ridondante che andrebbe ridimensionato.
Sulle corse, la dizione monumento è fallace. Non considera veramente la storia delle corse, ma il perverso meccanismo creato da Verbrugghe per cui il mercoledì le corse dovevano essere di 200 km mentre la domenica di 250. Una Freccia vallone ha più dignità di un Amstel.
Il ciclismo fuoti Europa non riesce a reggere, ma anche negli stessi paesi europei senza tradizione.
La Germania, l'Austria,, la Svezia ecc hanno sempre avuto accesso al ciclismo, ma non hanno mai proposto corse che si siano storicizzate.
Il Giro di Toscana esiste dal 1923, lo Svizzera dal 1933.
La Germania ha avuto l'opportunità di organizzare corse ma non l'ha mai sfruttata. Il Giro di Germania non si è mai disputato con continuità. Possiamo dire che è un mercato nuovo? , No, forse solo che non ha interessi forti e continuativi nel ciclismo. Pensiamo ad esempio al Qatar,, aveva tutto per diventare una corsa rilevante, soldi, partecipazione ecc, eppure dopo 15 anni, nel 2018 é finita. Manca l'interesse,, o meglio manca il pubblico,, il tifo, insomma la storia.
I l'Inghilterra ha scoperto il ciclismo da 15 anni, possiamo dire che fra altri 15, magari con un movimento ridimensionato, avrà lo stesso seguito e la stessa voglia di spendere nel ciclismo? In Francia non vincono il Tour da 35 anni, in Belgio da 44, eppure il ciclismo è vivo, parte della gente, della loro storia. É questo il monumento.
Quindi, perché la Sanremo è monumento e la Freccia o la Gand no?
Perché hanno smontato, ad esempio il Giro del Veneto, che è nato nel 1909 per far posto ad una corsa che durerà 5 anni,, non farà palmares e a cui non fregherà nulla a nessuno?
Negli USA organizzavano la Coors Classic ad agosto, dove ora c'è la Vuelta. Questa corsa aveva tutti i crismi per diventare tradizione, eppure nell '89 é sparita. É questo il ciclismo del futuro? Corse che spariscono in 10 anni e contemporaneamente distruggono un patrimonio storico,. Il ciclismo non è solo Tour, ma se l' alternativa è avere corse che durano un amen, allora il Tour farà tabula rasa di tutta la tradizione


FRANCESCO1980
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da FRANCESCO1980 »

Il Tour va bene così comè, anzi, va potenziato :

propongo il TOUR OF EUROPE :bici:

Partenza a San Pietroburgo
Venerdi cronoprologo 10 km
Sabato circuito x sprinter 150 km
Domenica Cronosquadra 30 km

Riposo 1 gg

Prima settimana in europa dell' Est
partenza da Varsavia , tappe in Rep Ceka , Rep Slovakia , Ungheria finale a Vienna

Riposo 1 gg

Seconda settimana sulle Alpi Francia e Italia

Riposo 1 gg

Terza Settimana sui Pirenei in Francia

chiusura a Parigi, circuito sui Campi elisi in notturna,
concerto finale di grande star della Musica internazionale come nella pausa del Super Bowl americano


FRANCESCO1980
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da FRANCESCO1980 »

non condivido l'idea di investire e potenziare gare in giro x il mondo
non ha senso e non funzionerà mai

l' unica grande corsa ciclistica che può essere esportata all'estero con successo è il MONDIALE
Panama , Città del Capo, Hong Kong, Singapore sarebbero tutte città dove dovremo correre
e come mai non si è + corso in Giappone ?
il mondiale del 90 a Utsunomiya non è andato bene?
cercavo video su You.tube ma non c'è nulla
un'altra città molto interessante sarebbe Salt Lake City, dove hanno fatto le Olimpiadi invernali
una città importante, il lago, i monti . . . c'è tutto x fare un grande mondiale
idem x Sochi ( e sarebbe ora di correre un mondiale anche in Russia)

quale corsa meglio dei mondiali x portare il ciclismo in giro x il mondo ?


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GregLemond
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da GregLemond »

FRANCESCO1980 ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 22:10 non condivido l'idea di investire e potenziare gare in giro x il mondo
non ha senso e non funzionerà mai

l' unica grande corsa ciclistica che può essere esportata all'estero con successo è il MONDIALE
Panama , Città del Capo, Hong Kong, Singapore sarebbero tutte città dove dovremo correre
e come mai non si è + corso in Giappone ?
il mondiale del 90 a Utsunomiya non è andato bene?
cercavo video su You.tube ma non c'è nulla
un'altra città molto interessante sarebbe Salt Lake City, dove hanno fatto le Olimpiadi invernali
una città importante, il lago, i monti . . . c'è tutto x fare un grande mondiale
idem x Sochi ( e sarebbe ora di correre un mondiale anche in Russia)

quale corsa meglio dei mondiali x portare il ciclismo in giro x il mondo ?
Di Utsonomiya si trova... cerca bene...

Corsa anche particolare da vedere...


Gianluca Avigo - bove

Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Gianluca Avigo - bove »

Giriamola come vogliamo, ma se non si metterà mano seriamente sulla riforma tanto proclamata del ciclismo, il tour soffochera' tutto il movimento. Questa emergenza ha amplificato ancora di più il tour centrismo, anzi ha mostrato chiaramente la dipendenza tossica dal tour. A me hanno insegnato che le dipendenze, piccole o grandi che siano, non finiscono mai bene.


Winter
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Winter »

FRANCESCO1980 ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 22:10 non condivido l'idea di investire e potenziare gare in giro x il mondo
non ha senso e non funzionerà mai

l' unica grande corsa ciclistica che può essere esportata all'estero con successo è il MONDIALE
Panama , Città del Capo, Hong Kong, Singapore sarebbero tutte città dove dovremo correre
e come mai non si è + corso in Giappone ?
il mondiale del 90 a Utsunomiya non è andato bene?
cercavo video su You.tube ma non c'è nulla
un'altra città molto interessante sarebbe Salt Lake City, dove hanno fatto le Olimpiadi invernali
una città importante, il lago, i monti . . . c'è tutto x fare un grande mondiale
idem x Sochi ( e sarebbe ora di correre un mondiale anche in Russia)

quale corsa meglio dei mondiali x portare il ciclismo in giro x il mondo ?
Concordo sul Giappone
Meno sugli altri paesi..interesse troppo scarso
Tranne il sudafrica

A proposito di mondiali interessanti
L altro giorno c era 007 zona pericolo
Non male un mondiale ( o una tappa della vuelta) a Gibilterra
Dalle scene del film , la salita alla rocca farebbe molti danni


Cthulhu
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 7:31
Cthulhu ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 23:41
Gianluca Avigo - bove ha scritto: domenica 31 maggio 2020, 22:31 Il problema rimane sempre lo stesso. Il sistema ciclismo non ha di fatto un sistema. È aggrappato al tour e a poche altre classiche. Tutto il resto, per il grande pubblico ha poco senso e quindi perde di interesse. Ok le gare storiche vanno tutelate o addirittura fatte crescere ( i 3 GT e le 5 monumento devono essere e restare intoccabili ) tutto il resto può e deve seguire una strada diversa. La mia ormai noiosa idea rimane sempre la stessa. Ci vogliono circuiti di gare che promuovano i team migliori alla massima categoria. Circuiti di gare nord/sud america, europee, asia/oceania ( per l'Africa la vedo più dura per ora ). Per capirci le attuali pro series dovrebbero essere inserite in un calendario continentale ed esclusivo per i team pro series ( senza team WT ). Un sistema di punteggio deve stabilire quali team avranno meritato sul campo la promozione nella massima categoria. Massima categoria che ovviamente deve comprendere le sopracitate gare intoccabili, più una decina di classiche ( che negli anni potrebbero variare. diciamo che potrebbero avere una licenza triennale
, che alla scadenza potrà essere rinnovata oppure lasciare il posto ad un giro dell'Emilia per esempio ) e 4/5 gare a tappe di una settimana ( idem come sopra ). Il prodotto da promuovere non deve essere solo il tour ma il circuito di TUTTE le più importanti gare, in cui partecipano i migliori team ( e atleti ) del mondo. Team che dovrebbero provenire dai circuiti pro series continentali. In questo modo si promuove il ciclismo "locale/continentale" con delle gare che hanno uno scopo ben preciso "permettere ai team di entrare nel ciclismo di vertice".

Facciano questo esempio con un'altro noto sport. Il basket.
Pensate se il team vincitore dell' eurolega l'anno dopo, potesse partecipare al campionato NBA. ovvio Sto estremizzando, ma il concetto è che l'eurolega farebbe un salto di attenzione mediatica enorme. Pensate cosa vorrebbe dire per un tifoso italiano dell'olimpia, sapere che la propria squadra del cuore potrebbe partecipare al campionato di NBA. Trasferendo questo concetto nel ciclismo, pensate al tifoso sud americano, asiatico, australiano. Come seguirebbe le gare del circuito pro series del proprio continente se ci fosse la possibilità per il team vincitore di partecipare l'anno successivo ai 3 GT, le 5 monumento e tutte le altre gare WT? Non aumenterebbe l'interesse mediatico e quindi sponsor, diritti TV ecc ecc.? Se il ciclismo continuera' ad essere tour dipendente e riservato ad una casta esclusiva di pochi ricchi team, andrà sempre peggio. Almeno io la vedo così.

Aurevoir


Edit
Per le categorie inferiori, secondo me dovrebbe allegare di un anno la categoria juniores e togliere la categoria U23. Dopo gli juniores si passa in una continental ( o in una pro o wt se si è un talento ). Nella contineltal hai 2/3/4 anni per maturare e dimostrare di essere idoneo al professionismo. Diversamente dispiace ma non tutti possono giocare in seria A o in Champions. C'est la vie
Continuate a considerare il ciclismo uno sport di squadra: non lo è, è uno sport individuale e i migliori trovano sempre un contratto con una squadra WT. Quindi tutta questa storia di promozioni e retrocessioni a cui siete tanto affezionati non ha senso. Quello che serve è che i migliori vadano a correre anche altrove,si facciano vedere,senza tante complicazioni. Di Tour Down under o di classiche del Quebec ce ne vorrebbero 10 almeno; ad esempio con il boom del ciclismo che c'è in GB è assurdo che né Tour of Yorkshire né il Tour of Great Britain siano nel WT : invece voi li schifate e vorreste le corse vere solo in 3-4 paesi, sempre i soliti...poi non vi lamentate se per il mondo il ciclismo è
Sono d'accordo con te. Infatti quando dico che a parte i 3Gt e le 5 monumento, le altre gare devono seguire una strada diversa. Se per esempio il giro di Svizzera perdesse di interesse è giusto che possa subentrargil il giro d'Inghilterra o di California. Sul discorso sport di squadra invece ti stai purtroppo sbagliado ( secondo me ovviamente ). A parte qualche isolato fenomeno è evidente che il team oggi conta è pure tanto. Non solo nelle dinamiche di gara, ma anche per tutto quello che serve fuori dalle gare .
le squadre nel ciclismo sono una somma di individualità, non sono una squadra nel senso in cui è lo un club calcistico.


Cthulhu
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Insomma si deve correre sempre dove si correva una volta, al primo fallimento di una corsa organizzata altrove, contrordine...
e allora teniamoci il Tour egemone e stop.


Krisper
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Breve storia triste della globalizzazione del ciclismo.

Ci sono corse in Africa che hanno folle di spettatori ed un entusiasmo incredibile.
Ma sono povere!
Fine della storia!


La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
Winter
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Winter »

:dubbio:
ma riguarda tutti gli sport , non solo il ciclismo
il campionato argentino di calcio ha folle di spettatori e molto più entusiasmo di quello inglese
eppure di diritti tv esteri prende l un centesimo di quello inglese

Le partite Regular Season nba son noiosissimo
con tifo stile teatro
il derby di Belgrado o Atene. .ha una altra passione


Gianluca Avigo - bove

Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Cthulhu ha scritto: le squadre nel ciclismo sono una somma di individualità, non sono una squadra nel senso in cui è lo un club calcistico.
:uhm:
Mi sa che negli ultimi anni hai visto un'altro sport. Scusami, non mi interessa la polemica tanto per, liberissimo di pensarla così, ma quello che affermi non ha senso.
Somma di individualita' ? Ma che significa se non squadra, team, gruppo di lavoro, classe, circolo, club, associazione ?
Chiedilo agli omini di sky/ineos se non si sentono individui parte di un team con compiti specifici e predeterminati.
Il ciclismo È sport di squadra, e non da oggi. Non capire questo vuol dire non aver mai pedalato in un gruppo con un numero sulla schiena ( e ci sta, non è obbligatorio ) ma sostenere che il ciclismo non sia una sport di squadra.....


Krisper
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Krisper »

Winter ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 16:36 :dubbio:
ma riguarda tutti gli sport , non solo il ciclismo
il campionato argentino di calcio ha folle di spettatori e molto più entusiasmo di quello inglese
eppure di diritti tv esteri prende l un centesimo di quello inglese

Le partite Regular Season nba son noiosissimo
con tifo stile teatro
il derby di Belgrado o Atene. .ha una altra passione
la penso come te :cincin:

Hai anche citato i due campionati che amo di più, argentino ed inglese, dal fascino molto differente.

Su Belgrado e Atene... quando parliamo di tifo caldo in Italia, non abbiamo mai visto un derby balcanico.
Forse il più folle è Aris vs Paok a Salonicco, fino a quando non hanno proibito le trasferte.
folle ma anche molto pericoloso purtroppo.

Tornando al tema.
Il guaio è che l'importanza di una corsa dipende dal denaro che fa girare, anziché il contrario.


La Tribuna del Sarto, luogo esterno alla Plaza de Toros occupato da chi segue la corrida ascoltando le voci del pubblico; un'eco, ago e filo di una narrazione, un “restar qui sullo stradone impolverato” a descrivere il silenzio tra una moto e l’altra
jumbo
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Gianluca Avigo - bove ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 18:28
Cthulhu ha scritto: le squadre nel ciclismo sono una somma di individualità, non sono una squadra nel senso in cui è lo un club calcistico.
:uhm:
Mi sa che negli ultimi anni hai visto un'altro sport. Scusami, non mi interessa la polemica tanto per, liberissimo di pensarla così, ma quello che affermi non ha senso.
Somma di individualita' ? Ma che significa se non squadra, team, gruppo di lavoro, classe, circolo, club, associazione ?
Chiedilo agli omini di sky/ineos se non si sentono individui parte di un team con compiti specifici e predeterminati.
Il ciclismo È sport di squadra, e non da oggi. Non capire questo vuol dire non aver mai pedalato in un gruppo con un numero sulla schiena ( e ci sta, non è obbligatorio ) ma sostenere che il ciclismo non sia una sport di squadra.....
Rimane il fatto che nel ciclismo si tifa per un corridore (anche quando cambia squadra), nel calcio ed in altri sport si tifa la squadra (anche quando cambia giocatori).


Cthulhu
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Krisper ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 21:25 [
Tornando al tema.
Il guaio è che l'importanza di una corsa dipende dal denaro che fa girare, anziché il contrario.
Mi sembra il discorso dell'uovo e della gallina...mi pare evidente che le due cose vadano di pari passo.


Cthulhu
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Cthulhu »

jumbo ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 21:53
Gianluca Avigo - bove ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 18:28
Cthulhu ha scritto: le squadre nel ciclismo sono una somma di individualità, non sono una squadra nel senso in cui è lo un club calcistico.
:uhm:
Mi sa che negli ultimi anni hai visto un'altro sport. Scusami, non mi interessa la polemica tanto per, liberissimo di pensarla così, ma quello che affermi non ha senso.
Somma di individualita' ? Ma che significa se non squadra, team, gruppo di lavoro, classe, circolo, club, associazione ?
Chiedilo agli omini di sky/ineos se non si sentono individui parte di un team con compiti specifici e predeterminati.
Il ciclismo È sport di squadra, e non da oggi. Non capire questo vuol dire non aver mai pedalato in un gruppo con un numero sulla schiena ( e ci sta, non è obbligatorio ) ma sostenere che il ciclismo non sia una sport di squadra.....
Rimane il fatto che nel ciclismo si tifa per un corridore (anche quando cambia squadra), nel calcio ed in altri sport si tifa la squadra (anche quando cambia giocatori).
Evidentemente qualcuno non si rende conto della differenza.


Gianluca Avigo - bove

Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Gianluca Avigo - bove »

:old:
jumbo ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 21:53
Gianluca Avigo - bove ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 18:28
Cthulhu ha scritto: le squadre nel ciclismo sono una somma di individualità, non sono una squadra nel senso in cui è lo un club calcistico.
:uhm:
Mi sa che negli ultimi anni hai visto un'altro sport. Scusami, non mi interessa la polemica tanto per, liberissimo di pensarla così, ma quello che affermi non ha senso.
Somma di individualita' ? Ma che significa se non squadra, team, gruppo di lavoro, classe, circolo, club, associazione ?
Chiedilo agli omini di sky/ineos se non si sentono individui parte di un team con compiti specifici e predeterminati.
Il ciclismo È sport di squadra, e non da oggi. Non capire questo vuol dire non aver mai pedalato in un gruppo con un numero sulla schiena ( e ci sta, non è obbligatorio ) ma sostenere che il ciclismo non sia una sport di squadra.....
Rimane il fatto che nel ciclismo si tifa per un corridore (anche quando cambia squadra), nel calcio ed in altri sport si tifa la squadra (anche quando cambia giocatori).
Ma che cosa c'entra? Ma è evidente che nel ciclismo si tifa il campione e non il team, ciò non toglie che il ciclismo è fatto da team. Comunque mi sto annoiando. Buona discussione e buon tour


Gianluca Avigo - bove

Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Gianluca Avigo - bove »

Cthulhu ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 22:31
jumbo ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 21:53
Gianluca Avigo - bove ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 18:28

:uhm:
Mi sa che negli ultimi anni hai visto un'altro sport. Scusami, non mi interessa la polemica tanto per, liberissimo di pensarla così, ma quello che affermi non ha senso.
Somma di individualita' ? Ma che significa se non squadra, team, gruppo di lavoro, classe, circolo, club, associazione ?
Chiedilo agli omini di sky/ineos se non si sentono individui parte di un team con compiti specifici e predeterminati.
Il ciclismo È sport di squadra, e non da oggi. Non capire questo vuol dire non aver mai pedalato in un gruppo con un numero sulla schiena ( e ci sta, non è obbligatorio ) ma sostenere che il ciclismo non sia una sport di squadra.....
Rimane il fatto che nel ciclismo si tifa per un corridore (anche quando cambia squadra), nel calcio ed in altri sport si tifa la squadra (anche quando cambia giocatori).
Evidentemente qualcuno non si rende conto della differenza.
Evidentemente


Winter
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Winter »

Krisper ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 21:25
Winter ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 16:36 :dubbio:
ma riguarda tutti gli sport , non solo il ciclismo
il campionato argentino di calcio ha folle di spettatori e molto più entusiasmo di quello inglese
eppure di diritti tv esteri prende l un centesimo di quello inglese

Le partite Regular Season nba son noiosissimo
con tifo stile teatro
il derby di Belgrado o Atene. .ha una altra passione
la penso come te :cincin:

Hai anche citato i due campionati che amo di più, argentino ed inglese, dal fascino molto differente.

Su Belgrado e Atene... quando parliamo di tifo caldo in Italia, non abbiamo mai visto un derby balcanico.
Forse il più folle è Aris vs Paok a Salonicco, fino a quando non hanno proibito le trasferte.
folle ma anche molto pericoloso purtroppo.

Tornando al tema.
Il guaio è che l'importanza di una corsa dipende dal denaro che fa girare, anziché il contrario.
Però l importanza la da ognuno di noi
Mi spiego
Per me la freccia vallone sarà subito dietro le cinque classiche principali, indipendentemente dal fatto che si corre di mercoledì
La gara cinese è nel wt ma per me vale pochissimo

....
Campionato inglese per me svalutato dal denaro
Aris.. nick galis


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Tour de Berghem
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Cthulhu ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 15:58 Insomma si deve correre sempre dove si correva una volta, al primo fallimento di una corsa organizzata altrove, contrordine...
e allora teniamoci il Tour egemone e stop.
Chtulhu sei un maestro dello Straw Argument https://it.wikipedia.org/wiki/Argomento_fantoccio

Se leggi i miei post non ho mai detto che non bisogna organizzare corse in giro per il mondo.
Va fatto, ma prima (o forse meglio, contemporaneamente) bisogna creare un mercato che possa assorbirle, e per farlo lo zoccolo duro del programma devono essere le corse dal fascino storico, che vanno promosse e mitizzate, come ha fatto il Tour con il suo patrimonio.
Inventare corse nuove e basta serve solo a farle fallire in pochi anni.

Da come scrivi tu, sembra che sia fallita solo una nuova corsa, e da questo si è tratta una conclusione affrettata.

In realtà giusto per fare tre esempi in tre parti lontane del globo:
Il California quest'anno non si sarebbe disputato indipendentemente dal covid per mancanza di sponsor.
Beijing non si corre più dal 2014.
Tour of Qatar finito nel 2016.

Ma se trovano sicuro molte altre.


ciclistapazzo
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da ciclistapazzo »

Però non facciamo di tutta l'erba un fascio. Nei paesi della penisola araba si usa l'auto anche per fare 50 metri, la cultura della bici non esiste. Non c'è una società civile che possa fare da pubblico ma una piccola popolazione locale arricchita dal petrolio e veri propri schiavi impprtanti da Pakistan e India. Inoltre il clima non favorisce il ciclismo.

In Giappone la situazione è agli antipodi, somo convinto che il ciclismo sfonderà, ci vuole tempo come ci ha messo vent'anni il calcio a diventare quello che è ora in Giappone. In Cina l'uso della bici fa parte della cultura popolare, c'è da sviluppare l'idea di bici come sport. Ma questo non si fa con cattedrali nel deserto come una corsa wt creata da zero e che non interessa a nessuno


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da nino58 »

Gli unici che possono dire se una corsa "nuova" funziona o meno, oltre alla possibilità economica di realizzarla, sono i corridori.
Strade Bianche funziona perchè ai corridori piace, le corse in Cina no.


Von Rock ? Nein, danke.
Diritto di correre senza condizioni a chi ha scontato una squalifica !!!
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da eliacodogno »

nino58 ha scritto: mercoledì 3 giugno 2020, 9:13 Gli unici che possono dire se una corsa "nuova" funziona o meno, oltre alla possibilità economica di realizzarla, sono i corridori.
Strade Bianche funziona perchè ai corridori piace, le corse in Cina no.
Credo che la SB abbia funzionato fin da subito anche perché propone uno schema di corsa abbastanza differente ed effettivamente nuovo. Per il resto sono chiari tentativi di esportare il carrozzone proponendo cose simili ma in luoghi senz'anima e senza grandi interessi, vedi periferia pechinese.
Poi gli sponsor muovono parecchio ma sul lungo periodo non bastano, vedi che fine ha fatto non solo il Giro di California, ma anche quello del Colorado, in cui comunque l'interesse non mancava (però era abbastanza evidente che i campioni andassero a fare passerella per lo sponsor e stop)
pietro ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 9:28 Ma appunto, non è vero che il ciclismo in questo momento è più globalizzato che in passato, al massimo in qualche paese.
Secondo me ha guadagnato un po' di terreno in qualche paese ma soprattutto ne ha perso parecchio in paesi "storici" (qui chiedo conferma a Winter che di solito ha sotto mano i numeri soprattutto dei movimenti giovanili), di qui la nuova geografia del ciclismo.


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)

'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
Uganda
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Uganda »

FRANCESCO1980 ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 21:43 Il Tour va bene così comè, anzi, va potenziato :

propongo il TOUR OF EUROPE :bici:

Partenza a San Pietroburgo
Venerdi cronoprologo 10 km
Sabato circuito x sprinter 150 km
Domenica Cronosquadra 30 km

Riposo 1 gg

Prima settimana in europa dell' Est
partenza da Varsavia , tappe in Rep Ceka , Rep Slovakia , Ungheria finale a Vienna

Riposo 1 gg

Seconda settimana sulle Alpi Francia e Italia

Riposo 1 gg

Terza Settimana sui Pirenei in Francia

chiusura a Parigi, circuito sui Campi elisi in notturna,
concerto finale di grande star della Musica internazionale come nella pausa del Super Bowl americano
Bell'idea, mi piacerebbe anche che organizzassero un Giro dell'Uganda di 21 tappe. Sai che bello vedere sfidarsi Froome e Carthy tra le strade dell'Uganda ? :cuore: :bici:


NibalAru
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da NibalAru »

Tour de Berghem ha scritto: mercoledì 3 giugno 2020, 8:45
Cthulhu ha scritto: martedì 2 giugno 2020, 15:58 Insomma si deve correre sempre dove si correva una volta, al primo fallimento di una corsa organizzata altrove, contrordine...
e allora teniamoci il Tour egemone e stop.
Chtulhu sei un maestro dello Straw Argument https://it.wikipedia.org/wiki/Argomento_fantoccio

Se leggi i miei post non ho mai detto che non bisogna organizzare corse in giro per il mondo.
Va fatto, ma prima (o forse meglio, contemporaneamente) bisogna creare un mercato che possa assorbirle, e per farlo lo zoccolo duro del programma devono essere le corse dal fascino storico, che vanno promosse e mitizzate, come ha fatto il Tour con il suo patrimonio.
Inventare corse nuove e basta serve solo a farle fallire in pochi anni.

Da come scrivi tu, sembra che sia fallita solo una nuova corsa, e da questo si è tratta una conclusione affrettata.

In realtà giusto per fare tre esempi in tre parti lontane del globo:
Il California quest'anno non si sarebbe disputato indipendentemente dal covid per mancanza di sponsor.
Beijing non si corre più dal 2014.
Tour of Qatar finito nel 2016.

Ma se trovano sicuro molte altre.
La tradizione è ciò che rende più importante delle corse rispetto ad altre. Il motivo per cui certe corse rimangono ed altre scompaiono è dovuto anche ad una forte componente storica oltre che ad un fatto di sponsor. Un qualsiasi corridore proveniente da qualsiasi parte del mondo va al Tour perchè è la corsa che in caso di vittoria può permettere di iniziare a fare paragoni con in grandi del passato. Per entrare nell'elite del ciclismo devi vincere le corse che hanno vinto i vari Coppi, Anquetil, Merckx, Gimondi, De Vlaeminck, Hinault, LeMond, ecc. ecc. altrimenti nessuno ti considererà mai tra i più forti ciclisti della storia. Corse storiche come i Grandi Giri, le Monumento, i Mondiali ed altre classiche che fanno parte della tradizione del ciclismo vanno valorizzate semplicemente per questo motivo. Per quanto possano impegnarsi a fare corse in altre parti del mondo per promuovere il ciclismo anche dove ancora non ha fatto breccia, alla fine le corse che valgono davvero tanto nel Palmares di un ciclista saranno sempre quelle che lo possono mettere in correlazione con i grandi del passato di questo sport. Negli anni 80 ad esempio negli Stati Uniti avevano organizzato una sorta di quarto Grande Giro, denominato Coors Classic, dove si sono sfidati ciclisti importanti dell'epoca come LeMond e Hinault, ma a distanza di 35 anni nessuno fa menzione di questa corsa quando si va a parlare delle grandi vittorie di questi due ciclisti. Qualsiasi ciclista professionista proveniente da qualsiasi parte del globo sa che per essere considerato un grande quelle sono le corse che deve provare a vincere durante una carriera. Per quanto grandi possano essere gli sponsor o i premi in denaro, a livello simbolico un Grande Giro o una classica disputati in un paese dove non c'è tradizione varranno sempre meno delle corse storiche, perchè possono essere considerate al massimo delle imititazioni dell'originale di cui ci si dimenticherà presto una volta che sarà andato via lo sponsor principale o dopo che il ciclista forte locale finirà la sua carriera. Quello che l'UCI deve fare più che fare imitazioni delle corse storiche in tutto il globo è far capire ai ciclisti provenienti da paesi di scarsa tradizione che nella storia del ciclismo oltre al Tour c'è anche altro e che un Coppi, un Merckx o un Hinault (per citare giusto i tre più grandi della storia quasi con l'unanimità dei consensi) per essere considerati icone di questo sport non si sono limitati solo a vincere e a partecipare al Tour ogni anno, ma hanno vinto anche tante altre corse storiche durante le loro carriere.


Mr. MM
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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giorgio ricci ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 12:30 Io sono conservatore perché la storia del ciclismo è questa. Sarei per riportare in vita le vecchie classiche.
Il problema è che nei paesi senza cultura ciclistica puoi anche organizzare 10 corse,, ma non avrei mai la certezza che queste si disputeranno per più di un lustro, con la conseguenza di perdere seguito nei paesi tradizionali, senza acquistare uno zoccolo duro nei nuovi paesi.
Il WT andrebbe ridimensionato, la categoria dilettanti ripristinata, e le corse europee valorizzate.
Se voglio correre ad Indianapolis,, il mio obiettivo è arrivare lì,, non che vengano costruite in europa copie del circuito, dove si correrà 3 o 4 volte prima di cancellarle dal calendario perché la gente si è stancata o il campioncino locale si è ritirato. .
Nel tennis gli slam sono quelli, gli altri tornei si dividono fra tradizionali e contorno. Ma quelli tradizionali non cambiano.
:clap: :clap: :clap:

Guardiamo in faccia la realtà.
Anche uno degli sport più globalizzati del mondo, il calcio, conta una manciata di campionati nazionali, la CL, il campionato Europeo e il Mondiale.
Tutto il resto fa da contorno ed è di interesse quasi esclusivamente locale.

Fare accrocchi con corse cinesi/arabe/americane/australiane alla pari con la tradizione di questo sport è una stronzata colossale .

Il WT dovrebbe includere solo le gare storiche, più qualche altra gara che assurge al loro livello (v. Strade Bianche).

Anzi, io costituirei un WT2 con tutte le semiclassiche/piccoli giri di preparazione.

Obbligo di partecipazione di una certa % (inferiore per il WT2) e bon.

Che piaccia o no, ogni sport ha il suo bacino geografico di riferimento (che coincide in buona parte con la tradizione storica) e con quello bisogna fare i conti.


ciclistapazzo
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Guardate che il campionato di calcio giapponese, a prescindere del livello qualitativo, è seguitissimo e ha gli stadi più pieni che da noi in Italia, dove stiamo uccidendo il calcio di provincia. Per non parlare del Sudamérica.

Il nemico delle tradizioni sportive locali non è certo il diffondersi dello sport, ma l'idea televisiva di privilegiare solo il top del movimento . Per il calcio di provincia italiano fanno più male i galliani e gli Agnelli che cinesi, giapponesi o peruviani. Il problema del tour centrismo è l'idea (molto statunitense) che conta solo chi vince la cosa più importante e il Tour in questa ottica è l'unica corsa (sono abituati così il Basket è solo nba, baseball la Major ecc.). In ambito anglosassone le altre corse storiche sono ancora poco note o viste come competizioni di serie B.

Le tradizioni non sono cose immutabili, si creano e modificano nel tempo, pensare che il ciclismo non potrà mai attecchire in Asia per qualche strana presunta norma culturale è assurdo. Ma un movimento si crea creando basi vere locali, e non importando fare WT male organizzate. E una crescita mondiale di vera di gente che conosce e ama il ciclismo, e non solo l'evento pubblicizzato da tutti, sarebbe una risorsa per tutto il ciclismo, comprese le corse italiane.


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Maìno della Spinetta
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Il tour centrismo è lo stato di minorità di chi osserva. Un giorno vedremo antropologi sudamericani descrivere gli europei come dei curiosi esseri con la cravatta? Quando lo vedremo, vedremo anche curiosi forumisti smetterla di parlare di tour centrismo.


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Mr. MM ha scritto: venerdì 5 giugno 2020, 15:17
giorgio ricci ha scritto: lunedì 1 giugno 2020, 12:30 Io sono conservatore perché la storia del ciclismo è questa. Sarei per riportare in vita le vecchie classiche.
Il problema è che nei paesi senza cultura ciclistica puoi anche organizzare 10 corse,, ma non avrei mai la certezza che queste si disputeranno per più di un lustro, con la conseguenza di perdere seguito nei paesi tradizionali, senza acquistare uno zoccolo duro nei nuovi paesi.
Il WT andrebbe ridimensionato, la categoria dilettanti ripristinata, e le corse europee valorizzate.
Se voglio correre ad Indianapolis,, il mio obiettivo è arrivare lì,, non che vengano costruite in europa copie del circuito, dove si correrà 3 o 4 volte prima di cancellarle dal calendario perché la gente si è stancata o il campioncino locale si è ritirato. .
Nel tennis gli slam sono quelli, gli altri tornei si dividono fra tradizionali e contorno. Ma quelli tradizionali non cambiano.
Guardiamo in faccia la realtà.
Anche uno degli sport più globalizzati del mondo, il calcio, conta una manciata di campionati nazionali, la CL, il campionato Europeo e il Mondiale.
Tutto il resto fa da contorno ed è di interesse quasi esclusivamente locale.
Non sono d'accordo per un semplice motivo. Questo è il punto di vista di una persona che vive in europa. magari In america latina danno più importanza ai loro campionati nazionali, alla copa america e libertadores rispetto che alla CL o gli europei
Che piaccia o no, ogni sport ha il suo bacino geografico di riferimento (che coincide in buona parte con la tradizione storica) e con quello bisogna fare i conti.
Quindi seguendo la tua logica l'atletica leggera dovrebbe essere una partita tra USA, jamaica(+2 o 3 paesi dei caraibi), kenya ed etiopia :uhm:
Fare accrocchi con corse cinesi/arabe/americane/australiane alla pari con la tradizione di questo sport è una stronzata colossale .
alcuni di questi "accrocchi" hanno un loro senso(in australia ed in USA) in relazione allo sviluppo del ciclismo agonistico avuto in quei paesi negli ultimi 20 anni. secondo me per organizzare corse WT non ci deve essere soltanto la tradizione a livello agonistico ma ci deve essere anche una correlazione con la tradizione nell'utilizzo della bici in quel determinato paese. Poi ovviamente viviamo in mondo in cui contano solo ed esclusivamente i :dollar: ed ASO ed RCS con le corse in medio oriente appesantiscono il loro conto corrente.

Questo tour-centrismo negli ultimi 10 anni, a mia opinione, si è ridotto perchè RCS è riuscita a fare operazioni di marketing che secondo me ASO se le sogna(in cima c'è la grande partenza in Israele ed con i soldi di sylvain adams si è portato al 100° giro chris froome)poi anche adesso con la quarantena hanno cercato di promuovere gli esports con la poco appariscente garmin virtual ride ed la più convincente challenge of stars mentre i francesi si sono svegliati a scoppio ritardato con la partnership su zwift con un tour de france virtuale a luglio che non ha alcun senso dato che molti(o meglio dire quasi tutti)i ciclisti saranno(sono) già tornati sulle strade e si stanno preparando al TDF ma quello reale :diavoletto: .


Mr. MM
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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henny5 ha scritto: venerdì 5 giugno 2020, 22:34
Mr. MM ha scritto: venerdì 5 giugno 2020, 15:17
Guardiamo in faccia la realtà.
Anche uno degli sport più globalizzati del mondo, il calcio, conta una manciata di campionati nazionali, la CL, il campionato Europeo e il Mondiale.
Tutto il resto fa da contorno ed è di interesse quasi esclusivamente locale.
Non sono d'accordo per un semplice motivo. Questo è il punto di vista di una persona che vive in europa. magari In america latina danno più importanza ai loro campionati nazionali, alla copa america e libertadores rispetto che alla CL o gli europei
Infatti cosa ho scritto di diverso riguardo all'interesse? Basta leggere.
Resta il fatto che all'estero pagano un mucchio di soldi per vedere la Premier League o la CL e due briciole per la Copa Libertadores.
(per inciso, a me il calcio sudamericano piace molto, parlando del mio "punto di vista di una persona che vive in Europa"...)
Che piaccia o no, ogni sport ha il suo bacino geografico di riferimento (che coincide in buona parte con la tradizione storica) e con quello bisogna fare i conti.
Quindi seguendo la tua logica l'atletica leggera dovrebbe essere una partita tra USA, jamaica(+2 o 3 paesi dei caraibi), kenya ed etiopia :uhm:
Fai confusione tra corridori e luoghi in cui si corre.
Io parlavo di corse.
Fare accrocchi con corse cinesi/arabe/americane/australiane alla pari con la tradizione di questo sport è una stronzata colossale .
alcuni di questi "accrocchi" hanno un loro senso(in australia ed in USA) in relazione allo sviluppo del ciclismo agonistico avuto in quei paesi negli ultimi 20 anni. secondo me per organizzare corse WT non ci deve essere soltanto la tradizione a livello agonistico ma ci deve essere anche una correlazione con la tradizione nell'utilizzo della bici in quel determinato paese. Poi ovviamente viviamo in mondo in cui contano solo ed esclusivamente i :dollar: ed ASO ed RCS con le corse in medio oriente appesantiscono il loro conto corrente.
Il succo del discorso che hai mancato in pieno è che io non sono contrario a quelle corse, sono contrario a metterle in un calderone alla pari con le corse storiche.
TDU e Cadel Evans sono corse che fanno schifo. Non hanno storia. Non hanno neanche appeal come può averne la Strade Bianche (che non ha parimenti una storia). Sono snobbate. Sono lì a far numero come corse di preparazione (e se sono corse di preparazione snobbate e senza storia, tanto vale lasciarle HC o .1).
PS. So per certo che le corse in Medio Oriente spostano di poco i bilanci di RCS Sport. Il Giro è pur sempre l'80% del fatturato e dell'utile.
Questo tour-centrismo negli ultimi 10 anni, a mia opinione, si è ridotto perchè RCS è riuscita a fare operazioni di marketing che secondo me ASO se le sogna(in cima c'è la grande partenza in Israele ed con i soldi di sylvain adams si è portato al 100° giro chris froome)poi anche adesso con la quarantena hanno cercato di promuovere gli esports con la poco appariscente garmin virtual ride ed la più convincente challenge of stars mentre i francesi si sono svegliati a scoppio ritardato con la partnership su zwift con un tour de france virtuale a luglio che non ha alcun senso dato che molti(o meglio dire quasi tutti)i ciclisti saranno(sono) già tornati sulle strade e si stanno preparando al TDF ma quello reale :diavoletto: .
Ma infatti io non sono critico con RCS come molti qua dentro.


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

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Mr. MM ha scritto: martedì 9 giugno 2020, 23:56
TDU e Cadel Evans sono corse che fanno schifo. Non hanno storia. Non hanno neanche appeal come può averne la Strade Bianche (che non ha parimenti una storia). Sono snobbate. Sono lì a far numero come corse di preparazione (e se sono corse di preparazione snobbate e senza storia, tanto vale lasciarle HC o .1).
Coooosa???
Il TDU è una corsa bellissima! Una delle meglio organizzate al mondo, è cresciuta passo dopo passo per vent'anni, i suoi percorsi sono molto interessanti (e sempre più lo sono diventati nel tempo), e c'è un sacco di pubblico sulle strade.

Se si deve fare un discorso sulle storture del World Tour, il Down Under è proprio l'ultima corsa che dovrebbe essere presa in esame, perché è l'eccezione che conferma la regola delle gare giovani e di corto respiro. È una gara giovane, ma ha saputo capitalizzare in maniera eccellente l'approdo al WT ed è da tempo parte integrante del movimento ciclistico australiano, il quale mi pare abbastanza in salute (in parte anche grazie alle attenzioni che sul ciclismo ha richiamato appunto il TDU). Insomma proprio un progetto ben riuscito, e un simbolo degli aspetti positivi della globalizzazione del ciclismo. Una corsa che ora si permette anche di fare sistema (vedi appunto la nascita della Cadel Evans ecc., ma anche l'aggiunta della prova femminile che anticipa quella maschile, in entrambe le gare peraltro).

A dirla tutta, il vero momento della verità per il Down Under arriva ora, con il passaggio del timone dalle sapienti mani di Mike Turtur, direttore della corsa sin dalla prima edizione (nonché uno dei più validi esponenti del mondo del ciclismo, davvero tanto di cappello a lui), a quelle di Stuart O'Grady, che ne eredita il ruolo (quest'anno c'è stato un affiancamento, dal 2021 il vincitore della Roubaix 2007 sarà patron a tutti gli effetti).

W il Tour Down Under!!! :champion:

:cincin:


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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Mr. MM »

Admin ha scritto: giovedì 11 giugno 2020, 6:57
Mr. MM ha scritto: martedì 9 giugno 2020, 23:56
TDU e Cadel Evans sono corse che fanno schifo. Non hanno storia. Non hanno neanche appeal come può averne la Strade Bianche (che non ha parimenti una storia). Sono snobbate. Sono lì a far numero come corse di preparazione (e se sono corse di preparazione snobbate e senza storia, tanto vale lasciarle HC o .1).
Coooosa???
Il TDU è una corsa bellissima! Una delle meglio organizzate al mondo, è cresciuta passo dopo passo per vent'anni, i suoi percorsi sono molto interessanti (e sempre più lo sono diventati nel tempo), e c'è un sacco di pubblico sulle strade.

Se si deve fare un discorso sulle storture del World Tour, il Down Under è proprio l'ultima corsa che dovrebbe essere presa in esame, perché è l'eccezione che conferma la regola delle gare giovani e di corto respiro. È una gara giovane, ma ha saputo capitalizzare in maniera eccellente l'approdo al WT ed è da tempo parte integrante del movimento ciclistico australiano, il quale mi pare abbastanza in salute (in parte anche grazie alle attenzioni che sul ciclismo ha richiamato appunto il TDU). Insomma proprio un progetto ben riuscito, e un simbolo degli aspetti positivi della globalizzazione del ciclismo. Una corsa che ora si permette anche di fare sistema (vedi appunto la nascita della Cadel Evans ecc., ma anche l'aggiunta della prova femminile che anticipa quella maschile, in entrambe le gare peraltro).

A dirla tutta, il vero momento della verità per il Down Under arriva ora, con il passaggio del timone dalle sapienti mani di Mike Turtur, direttore della corsa sin dalla prima edizione (nonché uno dei più validi esponenti del mondo del ciclismo, davvero tanto di cappello a lui), a quelle di Stuart O'Grady, che ne eredita il ruolo (quest'anno c'è stato un affiancamento, dal 2021 il vincitore della Roubaix 2007 sarà patron a tutti gli effetti).

W il Tour Down Under!!! :champion:

:cincin:
Rispetto il tuo punto di vista e lo prendo in debita considerazione.
Il punto non è tanto il discorso del pubblico (abbiamo avuto degli splendidi reportage dal Rwanda, per esempio) o del traino per un movimento.
Il focus è sul mettere sullo stesso piano 50 corse tra cui il patrimonio storico di questo sport e altre che sono poco più di un riempitivo o un allenamento. Che facciano il percorso (nel senso di partire dalla gavetta e guadagnarsi i gradi "sul campo") della Strade Bianche. Se valgono, non avranno problemi a salire nella massima categoria (così come è stato per la corsa toscana). Altrimenti rimangono .HC o come :diavoletto: si chiama adesso la categoria, che non è mica un disonore.

Sarebbe un po' come ammettere ai gironi di CL la vincitrice del campionato indiano, cinese, neozelandese (o altro Paese a caso) perchè vuoi trainare il calcio là.
Non so se mi spiego.

Poi, posso capire che io sia un filino troppo intransigente, e posso anche "mal sopportare" una gara (una) in Australia, una (una) in USA e una (una) in un altro posto (anche se mi chiedo perchè il WT, che dovrebbe essere la massima espressione professionistica di questo spot abbia corse con tappe di lunghezza media di 120-130km), ma poi basta! Turchia, Cina, Cadel Evans, corse arabe... :angry: :old:


Winter
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Re: Tour-centrismo. Il male del ciclismo

Messaggio da leggere da Winter »

Ma il down under è nato prima delle strade bianche

1999 contro 2007..


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