pietro ha scritto: ↑sabato 13 giugno 2020, 10:13
Admin ha scritto: ↑sabato 13 giugno 2020, 8:05
Giorgio, me la ricordo diversa la Coppa del Mondo, nel senso che l'interesse c'era eccome (al punto che capitava che al Lombardia si corresse sull'avversario di challenge piuttosto che per vincere la corsa), e la sua soppressione nel 2004 è stata considerata un mezzo delitto. Ti dirò di più: quando scrivevo sul Tempo, chiamavo il caposervizio e gli dicevo "c'è questa tal corsa, ci faccio un pezzo?", e lui "è Coppa del Mondo?";
"no", "ci facciamo una breve";
"sì", "ti do l'apertura".
In merito alla denominazione di monumento, a me piace così come anche Tripla Corona, altro recente ingresso nella tassonomia ciclistica. Al di là del fatto che viviamo nel 2020 e non nel 1960, per cui ci sta che le cose siano cambiate e ci si rapporti a quelle e non ai rapporti di forza e agli equilibri di 60 anni fa... nel calcio tra le squadre più blasonate tutti citano Juve, Inter e Milan e nessuno, da almeno 70 anni, la Pro Vercelli, ci sarà un motivo, no?
Sminuire oggi il simbolo "monumento" (di simbolo si tratta) sarebbe un po' come se nel 1931 qualcuno avesse detto "questa novità della maglia rosa è una schifezza, forse che Ganna valesse meno di Guerra sol perché non la vestiva?"; e io gli avrei risposto "forse era più forte Ganna, forse è più forte Guerra, ma la maglia rosa oggi c'è e 20 anni fa no, per cui viva Guerra in rosa, il cui dirlo non inficia in nulla il mio massimo rispetto per il ciclismo d'altri tempi!".
Voglio dire, che senso ha dire oggi che 60 anni fa la Parigi-Bruxelles era più importante della Liegi? Forse il ciclismo degli ultimi 60 anni, che ha infine prodotto l'attuale rapporto tra le due corse, non vale nulla, e dobbiamo valutare le cose solo col metro del 1960?
Esatto, però quando appunto si guarda il palmares di gente che correva 60 anni fa dobbiamo considerare anche altre vittorie oltre a quelle nelle cosiddette classiche monumento.
Parlando di corse di 60 anni fa ed oltre secondo me bisognerebbe prendere in considerazione alcune cose.
Innanzitutto non era un mondo globalizzato come quello attuale, e non era certo facile sportarsi da un paese all'altro per disputare le varie corse come può esserlo al giorno d'oggi. Gente come Coppi, Bartali, lo stesso Magni, ecc. ecc. raramente andava a correre fuori nazione e la loro grandezza sta proprio nel fatto che quelle rare volte che sono andati a correrci hanno ottenuto grandi risultati vincendo o ottenendo comunque grandi risultati fin dalla prima partecipazione su tracciati che nemmeno conoscevano e che di certo non potevano preparare come gli specialisti di quelle corse che abitavano in quelle zone e che certe corse le correvano da una vita.
Se i campioni attuali hanno la possibilità di andare a correre una corsa adatta alle loro caratteristiche tutte le stagioni o quasi, pur vendendo da un'altra zona del mondo o d'europa, all'epoca poteva capitare che un Campione che aveva tutto per poter fare bene in una determinata corsa che si correva fuori nazione magari ci partecipasse pochissime volte in tutta la sua carriera oppure non ci partecipasse proprio.
Per dire un Bartali ha partecipato solo una volta alla Liegi Bastogne Liegi in carriera ed ha chiuso al sesto posto. Alla Sanremo ha partecipato ben 17 volte (con 4 vittorie) ed al Lombardia 13 (con tre vittorie ed altri 6 podi). Tutto lascia intuire che se avesse partecipato ad una Liegi in almeno 10 o più occasioni qualcuna l'avrebbe portata a casa.
Coppi ha partecipato 5 volte alla Roubaix con una vittoria, due secondi posti ed una in cui fece da gregario alla vittoria del fratello Serse (in cui lui giunse 12esimo). L'unica volta in cui non fece bene fu nell'ultimo anno di carriera (giungendo 44esimo al traguardo). Alla Liegi invece ha partecipato una sola volta non concludendo la corsa mentre partecipò a due edizioni della Freccia Vallone (vincendone una e facendo terzo in un'altra). Alla Sanremo invece partecipò 12 volte (3 vittorie) e al Lombardia 13 (5 vittorie e altri 3 podi).
Fiorenzo Magni ha partecipato 13 volte alla Sanremo (2 podi) ed 11 al Lombardia (2 podi) non vincendo mai. Al Giro delle Fiandre invece era il più forte di tutti, con 3 vittorie ed un ritiro in sole 4 partecipazioni. Alla Roubaix invece un podio in 5 partecipazioni. Avesse corso al giorno d'oggi probabilmente in bacheca avrebbe molte più classiche del nord di quanto dica il suo Palmares.
Gastone Nencini non ha nessuna grande classica nel Palmares, non era quello che si può considerare un corridore da corse da un giorno carriera alla mano. Tuttavia una sola volta partecipò al Giro delle Fiandre e chiuse al sesto posto. Alle classiche italiane ha partecipato più volte in carriera non avvicinandosi nemmeno ad una top ten invece. Fosse nato oggi magari qualche Fiandre in più lo avrebbe corso in carriera.
Poi è vero che alcune corse dell'epoca avevano molta più considerazione di quanta ne abbiano oggi. Pensiamo ad esempio all'ormai estinto Gran Premio delle Nazioni, corsa molto ambita in tempi antichi di cui oggi nemmeno si fa menzione a momenti nei vari Palmares dei grandi del passato. Ed è altrettanto vero che alcune corse che adesso sembrano aver raggiunto molta importanza prima degli anni 60/70 godevano di scarsa considerazione da parte dei Campioni dell'epoca (penso ad esempio alla Vuelta di Spagna, fenomeno abbastanza recente nel ciclismo internazionale). Ma l'aspetto sul quale marcherei di più la differenza col passato non è tanto nella diversa considerazione delle varie corse storiche in epoche differenti (alla fine tranne qualche piccola eccezione le grandi corse rimangono sempre più o meno quelle tutto sommato), bensì sulla capacità dei Grandi dell'epoca di lasciare il segno in quelle rare occasioni in cui andavano a correre fuori dal proprio orticello. Per dire adesso è facile andare a trovare corridori italiani che hanno partecipato allo stesso numero di classiche del nord in carriera rispetto alle corrispettive classiche nazionali. Per gente come Argentin, Tafi, Ballerini, Bettini, Bartoli, Ballan, ecc. ecc. è possibile vedere come il numero di partecipazioni tra le classiche italiane e quelle internazionali sia più o meno simile. Ai tempi di Coppi, Bartali, ecc. ecc. tutto ciò era impensabile.