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TRENTOCoronavirus, oltre 500 cittadini trentini scrivono a Maurizio Fugatti: «Necessario abbandonare la cultura della paura»Pubblicato 17 ore fa- 15 Ottobre 2020By Redazione Trento
Sono oltre 500 i firmatari (con tanto di indirizzo email) di una lettera che viene indirizzata alla Giunta della provincia autonoma di Trento.
La riflessione pone 4 domande al governatore e all’assessore alla sanità Stefania Segnana ed è basata sull’eccesso di allarmismo per il coronavirus.
I dati che vengono riportati aggiornati a ieri presentano un altro scenario secondo Elisabetta Galli, medico chirurgo di San Michele a/Adige Marco Adami, tecnico di laboratorio di Sant’Orsola Terme, Roberto Cappelletti, medico chirurgo di Folgaria e Veronika Dallasega, i 4 autori della lettera
Attualmente in Trentino, – scrivono gli autori della missiva per la Giunta – alla data del 14 ottobre 2020, 675 persone risultano positive al tampone per il Covid-19. Di queste, solo 20 individui (il 3%) necessitano di cure mediche in ospedale, nessuno in rianimazione. Dunque il 97% di coloro che risultano positivi può essere curato a casa; la maggioranza sono asintomatici. I decessi sono sostanzialmente stabili dal maggio/giugno scorso.
I sei decessi nell’ultima settimana riguardano o grandi anziani o persone con condizioni morbose preesistenti gravi. Il 99,88% dei trentini (542.063 su 542.738) non ha il COVID 19. In altre parole abbiamo una probabilità su 833 di incontrare un “infetto” da SARS CoV 2.
Ma anziché essere fiduciosi, ancora oggi la paura del Coronavirus domina la nostra quotidianità. Traumatizzata dai costanti aggiornamenti sui numeri dei positivi, la classe politica sembra aver perso di vista il quadro generale.
Ci rivolgiamo pertanto alla Giunta della Provincia Autonoma di Trento con le seguenti domande:
1) Perché nelle scuole si applicano misure tanto drastiche? In aula è vietato prestarsi una gomma da cancellare, ma una volta usciti dalla scuola tocchiamo qualsiasi cosa senza nessun problema. In alcune scuole i bambini devono rimanere in classe durante la pausa e non possono uscire all’aria aperta: l’esatto opposto di ciò che ci vuole per rinforzare il sistema immunitario. Durante l’ora di educazione fisica, i bambini devono imballare i loro indumenti in sacchetti di plastica a chiusura ermetica: superfluo ricordare come si svolge la vita di tutti i giorni in bar, negozi e nel tempo libero. Gli insegnanti sono obbligati a seguire le linee guida come se i nostri figli fossero degli appestati. Oltre ad essere una cosa tristissima, sono misure decisamente sproporzionate. Queste norme non servono, se non ad alimentare paure o provocare sfiducia nelle istituzioni che le propongono.
2) Perché quest’anno si “nega di fatto” la frequenza scolastica ad una consistente fetta degli allievi delle scuole superiori? L’istruzione è importante, i giovani ne hanno diritto. L’insegnamento a distanza alternato può essere una soluzione di emergenza, ma non certo la “nuova normalità”.
3) Cosa si farà in autunno e in inverno quando i comuni raffreddori e le infezioni influenzali aumenteranno come è naturale che accada? Dovremo contattare il medico di famiglia al primo colpo di tosse fino a far collassare il sistema? Basterà un po’ di alterazione per essere messi in quarantena? A quanto ci sembra di capire un solo tampone naso faringeo (test RT PCR) positivo sarà un elemento dirimente per imporre la quarantena anche in assenza di sintomi clinici specifici e dati epidemiologici (presenza di altri casi in famiglia o in classe). Pertanto, in questi casi, ci chiediamo se non sarebbe più appropriato ad esempio ripetere il tampone almeno una seconda volta per escludere falsi positivi prima mettere in quarantena un’intera classe e vietare di fatto il diritto all’istruzione. Non vale la pena di cambiare strategia?
4) E questa “emergenza”, per quanto tempo deve ancora continuare? Prorogare questa condizione fino al 31 gennaio 2021 come si è deciso a livello nazionale significa portarla ad un anno esatto dalla prima dichiarazione dello stato di emergenza.
Un’emergenza, a nostro avviso, non può durare così a lungo, non può diventare la normalità anche e soprattutto perché le attuali condizioni sono ben diverse da quelle dei mesi di marzo/aprile, con meno malati a fronte di un alto numero di positivi, indice di una verosimile minor virulenza del SARS CoV 2.
La nostra impressione è che, fare più test significa sì trovare più “contagiati”, ma anche molti più falsi positivi. Infatti come è noto, la performance di un test (sensibilità e specificità) va valutata in rapporto alle probabilità pre-test della malattia.1 A titolo di esempio nel caso del COVID 19, calcolando una prevalenza nella popolazione italiana dello 0,5 % (esaminando i casi cumulativi fino ad oggi), con una specificità del test del 99%, abbiamo solo all’incirca il 30% di probabilità di che un individuo positivo al test sia effettivamente “infetto” con il SARS CoV 2.
Quello che è certo è che il virus non scomparirà presto, perciò dobbiamo trovare un modo diverso per affrontarlo, che sia sostenibile sul lungo periodo, senza limitazioni alle libertà che non si basino su solide evidenze scientifiche (ad esempio, l’uso della mascherina anche all’aperto, imposta dal governo, non è supportato da chiare evidenze scientifiche2). Resta il fatto che il livello di infezione ufficiale della popolazione si attesta nel range del per mille. Il sistema sanitario non è assolutamente in sovraccarico.
È ovvio che dobbiamo essere cauti, nessuno dice che nella situazione attuale si debba abbandonare la prudenza e non proteggere quelli che sono maggiormente a rischio, anziani e individui con condizioni morbose preesistenti. Ma gli eccessi vanno contenuti ed è anche giunto il momento di tornare a vivere senza paura e in maniera ragionevolmente normale. Se continueremo invece sulla strada attuale, ben presto i “danni collaterali” della lotta al virus saranno maggiori di quelli causati dal virus stesso e forse ci siamo già arrivati.
Ci auguriamo dunque che la Giunta della Provincia Autonoma di Trento, richiamandosi allo statuto speciale che attribuisce alle Province autonome di Trento e Bolzano competenze in materia sanitaria, abbia il coraggio di intraprendere una nuova strada, in piena autonomia, costruttiva e basata sulle reali e condivise evidenze scientifiche, che sia realmente all’insegna della ripartenza del Trentino, una strada che permetta a noi, e soprattutto ai nostri figli e ai nostri giovani, di tornare alla normalità, una strada con regole trasparenti, comprensibili, coerenti e proporzionate alla nostra Provincia.
Auspichiamo pertanto che venga abbandonata la cultura della paura per lasciare il posto ad una nuova strategia all’insegna della positività e della vita.
Referenze:
Watson J. Interpreting a COVID 19 test result. BMJ 2020;369:m1808 doi: 10.1136/bmj.m1808 (Published 12 May 2020)
Donzelli A. Mascherine chirurgiche in comunità/all’aperto: prove di efficacia e sicurezza inadeguate. E&P Repository
https://repo.epiprev.it/index.php/downl ... nadeguate/
Autori
Elisabetta Galli, medico chirurgo, San Michele a/Adige,
[email protected]
Marco Adami, tecnico di laboratorio, Sant’Orsola Terme,
[email protected]
Roberto Cappelletti, medico chirurgo, Folgaria,
[email protected]
Veronika Dallasega,, medico, Bressanone,
[email protected]
Sottoscrittori
Giampaolo Zampiccoli....