E ricordiamola questa storia. Nell’autunno del 2002 lo sport preferito dal maschio italico, mostrava tutti i segnali dello sfascio. Solamente Juventus, Bologna e qualche società di minor livello potevano dichiararsi “in salute”, tutte le altre erano in una situazione prefallimentare.
Si dovette addirittura scomodare il governo Berlusconi, incidentalmente proprietario del Milan, di tre televisioni che trasmettevano calcio, dell’agenzia pubblicitaria che si occupava della Nazionale italiana e “capo” di Adriano Galliani, sempre incidentalmente allora presidente di Lega, e fortemente amico di Franco Carraro, presidente di Federcalcio nonché di Mcc, ovvero la Banca d’affari del gruppo Capitalia, la quale ebbe “prestato” molti (molti) soldi ad alcune (tante) squadre di serie A. Con un gioco di prestigio chiamato "spalmadebiti" l’Inter, che prima dell’entrata in vigore della Salvacalcio sosteneva di avere un patrimonio calciatori di 357 milioni di euro, dopo si ritrova con un patrimonio di soli 38 milioni. Magia.
Non c'è trucco e non c'è inganno, come Nesta che passa al Milan dopo che il prestigiatore ha promesso (pubblicamente) che la Lazio non sarebbe finita in B.
Sinceramente, ma davvero pensate che il calcio fallisca? Cioè il calcio italiano? Certo non ci sono più i principi immacolati di cui sopra e continueranno a fallire i soliti straccioni. Qualche società sarà ridimensionata, tipo l'Inter che ha una situazione finanziaria che manco il miglior decreto Alitalia potrebbe risollevare, destinata a far parte delle nobili (si fa per dire) decadute del calcio italiano. Sul sito della figc figurano alcuni club tipo Napoli o Fiorentina con tutti i titoli vinti, cosi come negli almanacchi sportivi, nonostante queste società di fatto non esistano più. Società che hanno preferito chiudere piuttosto che pagare i loro debiti. Nel calcio anche quando fallisci non fallisci mai. Il calcio sa come fare a pagare il conto, tranquillo