Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Avatar utente
Plata
Messaggi: 532
Iscritto il: venerdì 10 dicembre 2010, 18:34

Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Plata »

Premessa: dico subito che il titolo che volevo dare era più romantico, ma lo spazio è troppo breve :P
Ad ogni modo sarebbe: "C’erano una volta gli attacchi da lontano... Riflessioni sull'influenza degli allenamenti sul modo di correre"



Ce li ricordiamo piegati su quelle bici così geometriche, il fiato a scandire ogni colpo di pedale, lo sguardo lanciato già oltre il tornante successivo. Un attimo a sedere, e poi di nuovo in piedi. La voglia di stupire portata in giro come una valigia leggera come il volo di un falco sopra le vette. La grinta nascosta in gola, e all’improvviso straripante fra i denti. Lucidi di sudore, grondanti di fatica, con quelle gocce silenziose a scrivere sull’asfalto la traettoria incerta dell’ennesima sfida alla gravità.
C’erano una volta gli attacchi da lontano. C’erano una volta gli scatti.

Facile cadere nelle provocazioni delle farmacie che han chiuso i battenti, delle fatiche faraoniche, dei riposi sempre più brevi e del livello sempre più alto. Facilissimo dire che il ciclismo non è più quello di una volta, anche se questo è vero.
Il Giro d’Italia è già alle spalle, e a malincuore siamo costretti ad ammettere che non ci mancherà molto. Stanchi del solito e noioso copione riproposto ogni giorno dagli stessi attori. Stesse frasi. Medesima mimica. Stessa paura di improvvisare. Di caratteristi neanche l’ombra. O forse si, in quell’ammiraglia così vistosa di giallo fluorescente, e così rumorosa per quell’animo tutto cuore di Luca Scinto?

Già, il cuore. Quel cuore a dare i tempi i dell’attacco, o le emozioni da convertire in fatiche, o a generare quella grinta che copre ogni paura, soprattutto quella di perdere. E là rimaneva solo la voglia di vincere, di sbancare la corsa, di stupire. Quel cuore sembra essersi perso per strada, forse insieme al sudore versato fra un tornante e l’altro. Eppure il cuore del ciclista c’è ancora, si è solo trasformato. Prima in un numero a tre cifre da leggere sul munubrio, per capire quanto ancora ne rimaneva. E poi ridimensionato, lasciando spazio alla forza della fisica applicata: benvenuti ai Watt.

Quanto siano cambiate le metodologie d’allenamento nel mondo del ciclismo lo sanno solo gli addetti ai lavori, ma è proprio verso questa nuova scienza che vorrei indirizzare per un attimo la riflessione. Se l’allenamento è alla base della prestazione, è sensato ipotizzare la diretta influenza delle metodologie d’allenamento sull’impostazione delle gare degli atleti di oggi. L’ingresso del Powermeter, il misuratore di potenza, nel mondo delle due ruote ha letteralmente rivoluzionato gran parte della letteratura sul tema. Accertati i limiti ed i punti deboli dell’allenamento mediante cardiofrequenzimetrio si è investito molto sulla ricerca di una metodologia più sicura e dai risultati migliori: la potenza. Non è stato difficile ottenere già da subito ottimi risultati sugli atleti su cui le nuove tecniche sono state testate.

La grande differenza fra il cardiofrequenzimetro e il misuratore di potenza è che il primo è quanto mai sensibile alla variabilità quotidiana della frequenza cardiaca, influenzata da un numero di variabili estremamente ampio (temperatura, umidità, condizioni di salute, stress, ecc). Inoltre, con il cuore è praticamente impossibile allenare empiricamente gli sforzi di brevi durata, vista la risposta non istantanea dell’organo alla fatica. Infatti, con il cardiofrequenzimetro non si fa altro che misurare la risposta del corpo alla fatica, mentre con il misuratore di potenza si misura direttamente la potenza impressa sui pedali dall’atleta. Un altro mondo, in pratica. E nuove frontiere.
Così, tutto si è trasformato in numeri, in grafici, in fisica e matematica. Ad ogni livello di potenza corrisponde un tempo limite in cui poterla applicare. Ogni sprint è un wattaggio sempre più alto da raggiungere. Con “CP20” ad esempio si indica la potenza critica (Critical Power) che si riesce ad erogare per 20 minuti. E poi una serie interminabile di dati e statistiche indicate con le sigle più svariate.

Attraverso tutto questo, si allenano i ciclisti di oggi. Ed è qui che la riflessione vuole arrivare, perché se, come già detto, l’allenamento è alla base della prestazione, si può ipotizzare la diretta influenza (negativa) di queste metodologie d’allenamento sul modo di correre dei top rider di oggi. Tutto è quantificato in minuti e Watt. Ogni allenamento è una ripetizione rigida di numeri impostata sui propri limiti. Non c’è più spazio per studiare le proprie sensazioni, di provare ad ascoltare il cuore al posto dei numeri. C’è la paura, o forse la frustrazione, sicuramente lo smarrimento di quella sfida necessaria a vincere se stessi prima degli altri. Tutto rimane confinato fra due muri alti come i limiti che i numeri ti impongono, e che il cuore vorrebbe abbattere. Ma del cuore, ancora, rimane soltanto una cifra più piccola sullo schermo al centro del manubrio.

Ed è allora così facile rivedere mentalmente le immagini di una qualsiasi tappa di montagna dell’ultimo Giro. Perfetti su quelle bici addolcite nelle forme. Il fiato sussurrato da nascondere all’avversario. Lo sguardo a far la spola tra la strada e il computerino con i Watt in bella vista sul manubrio. Sempre a sedere e raramente in piedi. La voglia di stupire come una pesante valigia affidata ai giornalisti prima di partire. La grinta celata in gola, e l’attesa diffusa negli occhi. Lucidi di sudore, grondanti di fatica e terrore di scoppiare, con quelle gocce silenziose a scrivere sull’asfalto la traettoria sbiadita dell’ennesima sfida alla gravità.
C’erano una volta gli attacchi da lontano. C’erano una volta gli scatti.


Avatar utente
lemond
Messaggi: 21631
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 13:52
Località: Firenze

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da lemond »

Bello. :clap:


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

"io non mi sento italiano, ma per la lingua ... lo sono." :)
Avatar utente
robby
Messaggi: 1219
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 12:58
Località: Mùlinet de Masà

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da robby »

letto solo ora...bellissimo davvero!

sinceramente l'ultimo corridore top rider che i numeri non li guardava mi pare fosse proprio Panta e sotto sotto secondo me anche il buon Gibo se ne fregava.

Ricordo una frase di Marco quando diceva che per preparere il Giro non aveva bisogno di andare a vedere le tappe o avere il cardiofrequenzimetro "Mi bastano il Carpegna e le mie sensazioni"....che roba, che roba!!!!

Io sposo completamente tutto quello che hai scritto perchè di cardio-watt e robe del genere non me n'è mai fregato nulla..sinceramente il discorso sarebbe anche da allargare al nostro amato "cicloturismo" ma si andrebbe OT


"Vai Marco, o salti tu, o salta lui...è saltato lui"
Marco Pantani, Montecampione 1998

Monsieur Kobram
Avatar utente
pacho
Messaggi: 2859
Iscritto il: giovedì 8 settembre 2011, 19:29

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da pacho »

...allora andiamo OT :D
bellissima discussione :cincin:
condivido al 1000%. Ho fatto più o meno la vostra stessa riflessione ieri sera durante l'allenamento (premessa: non uso nè cardio nè misuratori vari). Passavo a tutta su una salita , arrivando da 45 km vallonati fatti di buon ritmo con ancora 20 da percorrere, quando incontro un gruppetto di amatori seguiti da un noto 'preparatore' (!) che faceva ripetute sull'ultimo strappetto di 300 mt intenti a centellinare la potenza scrutando il computer sul manubrio. Altri erano fermi in cima allo strappetto a chiaccherare (recuperare?!). Inoltre, considera che la salita si trova a circa 10 km dalla città, il che vuol dire che questi stavano facendo un allenamento di 30 km!
Più o meno che significa che, proporzionalmente ai professionisti, non ci si 'allena' più (come detto da qualche parte da Prof.). Si perde l'abitudine al fuori soglia, alla sopportazione al dolore, al dover approcciare la salita quando si è già cotti (con tutto quel che ne consegue), al recupero in corsa. Il tutto, per guadagnare qualche watt di potenza in più, che poi molto spesso non si riesce nemmeno a srfuttare (a meno di non fare percorsi ridicoli come quello della tappa del Block House al Giro 2009).

approfondiremo poi, scappo!ciao! :)


Utenti ignorati: Strong, Salvatore77, beppesaronni
Avatar utente
Plata
Messaggi: 532
Iscritto il: venerdì 10 dicembre 2010, 18:34

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Plata »

Io credo che una preparazione scientifica, attraverso il misuratore di potenza, sia necessaria e indiscutile. Il problema è l'estensione dell'allenamento in gara, dove si stà attenti ai minimi dettagli di quanto rileva la tecnologia di turno... Ed è questo che è sbagliato secondo me, perchè la gara dovrebbe essere affrontata prestando poca attenzione ai numeri e tanta alle sensazioni, alla conoscenza di se stessi, ecc.. ma per far quello c'è da "studiare" parecchio. Senza mai finire di imparare...


Avatar utente
cauz.
Messaggi: 13848
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 12:53
Località: milano
Contatta:

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da cauz. »

Plata ha scritto:Con “CP20” ad esempio si indica la potenza critica (Critical Power) che si riesce ad erogare per 20 minuti. E poi una serie interminabile di dati e statistiche indicate con le sigle più svariate.
CP20?! mi verrebbe da dire: "magari!"
al giro il massimo che abbiamo visto e' stato il CP5...


"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
Avatar utente
pacho
Messaggi: 2859
Iscritto il: giovedì 8 settembre 2011, 19:29

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da pacho »

Plata ha scritto:Io credo che una preparazione scientifica, attraverso il misuratore di potenza, sia necessaria e indiscutile. Il problema è l'estensione dell'allenamento in gara, dove si stà attenti ai minimi dettagli di quanto rileva la tecnologia di turno... Ed è questo che è sbagliato secondo me, perchè la gara dovrebbe essere affrontata prestando poca attenzione ai numeri e tanta alle sensazioni, alla conoscenza di se stessi, ecc.. ma per far quello c'è da "studiare" parecchio. Senza mai finire di imparare...
Partiamo dal dato empirico, ossia che l’avvento massiccio della tecnologia nella preparazione atletica del ciclismo sia andato di pari passo con una crescente monotonia delle condotte di gara. I corridori (almeno quelli di punta) che esemplificano bene questo connubio sono Armstrong, Basso e Contador, gli anti-ciclismo per eccellenza.
La questione fondamentale a mio avviso è cosa si intende per preparazione scientifica: è preparazione scientifica quella che beneficia del misuratore di potenza e simili? Secondo me no, perché le tabelle che ruotano attorno al misuratore ecc derivano appunto da parametri impostati da preparatori atletici ‘umani’ che, come tali, agiscono in base alla loro visione del mondo (teoria).

A ma pare che molti atleti siano divenuti quasi un’appendice dello strumento tecnologico di turno, la cui preparazione e lo stato di forma ‘teorico’, i picchi di forma, ecc, siano stabiliti da qualche logaritmo o dalle rilevazioni compiute da questi aggeggi (salvo prendere sonore bastonate, come il caso di Basso l’anno scorso al Tour, quando secondo le varie rilevazioni avrebbe dovuto fare i buchi per terra e invece ha finito con lo staccarsi da 30 corridori).

Per essere ‘scientifica’, secondo me, non è sufficiente che una preparazione sia impostata sulla rilevazione e misurabilità delle prestazioni. Piuttosto, significa partire dal concreto, ossia conoscere perfettamente la macchina più perfetta al mondo che nessuno strumento è in grado interpretare compiutamente (il corpo umano). Questo stadio conoscitivo è compito esclusivo dell’atleta. Questo processo (“prestare poca attenzione ai numeri e tanta alle sensazioni, alla conoscenza di se stessi”) richiede parecchio ‘studio’ come ben rilevi - studio che non può essere compiuto esclusivamente durante le competizioni. Lo studio va esercitato quotidianamente, va allenato. Tuttavia, nella realtà ciò spesso tende ad essere evirato (si fa una salita ‘a tutta’ guardando i watt espressi, invece che in base alle proprie sensazioni), ormai fin dalle categorie giovanili. Inltre, se durante tutto l’anno l’atleta si allena in base ai watt espressi, come facciamo a pretendere che in gara ‘sgarri’? D’altra parte, probabilmente non sa nemmeno sgarrare perché andrà incontro a sensazioni nuove che lo mettono immediatamente sul ‘chi va la’, facendolo desistere immediatamente.

Esemplifichi perfettamente quel che vorrei dire quando scrivi:
Plata ha scritto:Non c’è più spazio per studiare le proprie sensazioni, di provare ad ascoltare il cuore al posto dei numeri. C’è la paura, o forse la frustrazione, sicuramente lo smarrimento di quella sfida necessaria a vincere se stessi prima degli altri. Tutto rimane confinato fra due muri alti come i limiti che i numeri ti impongono, e che il cuore vorrebbe abbattere. Ma del cuore, ancora, rimane soltanto una cifra più piccola sullo schermo al centro del manubrio.
In base a questo primo stadio dovrebbe intervenire il preparatore, la cui scientificità dei metodi prescritti non è data esclusivamente dall’utilizzo dei misuratori vari, quanto dal rapporto che riesce a stabilire tra condizione concreta di partenza (l’atleta, con tutte le sue peculiarità), il punto d’arrivo, e metodo razionale per raggiungere l’obiettivo (miglioramento della performance).Questo non significa minimamente che questi strumenti come i misuratori siano inutili, anzi! Ma sono utili nella misura in cui sono ausiliari alla preparazione dell’atleta, il centro cui deve ruotare tutto, e non il contrario (come purtroppo accade).

Secondo me non è un caso che gli atleti di fondo provengano per la maggior parte dalla vecchia scuola, mentre (non fatemi fare il bacucco che rimpiange i tempi andati, eh!) coloro che si allenano prestando massima attenzione alla ‘scienza’ (la chiamerei più feticismo tecnologico, a questo punto) possiedono più o meno le stesse caratteristiche. Terra terra: è un caso che Armtrong e Contador soffrissero, nel loro essere ‘fenomeni’, salite in sequenza? Mentre fossero fenomenali nello sforzo esplosivo/massimale da esprimersi sull’ultima salita (quando non addirittura gli ultimi chilometri) di giornata?

Salud

ps: vedere Hesjedal schiacciare il pulsantino del computer una volta passata la linea d'arrivo dello Stelvio mi ha fatto cascare le palle


Utenti ignorati: Strong, Salvatore77, beppesaronni
alfiso

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da alfiso »

pacho ha scritto:A ma pare che molti atleti siano divenuti quasi un’appendice dello strumento tecnologico di turno ...
... conoscere perfettamente la macchina più perfetta al mondo che nessuno strumento è in grado interpretare compiutamente (il corpo umano). Questo stadio conoscitivo è compito esclusivo dell’atleta. Questo processo (“prestare poca attenzione ai numeri e tanta alle sensazioni, alla conoscenza di se stessi”) richiede parecchio ‘studio’ ...
... Inoltre, se durante tutto l’anno l’atleta si allena in base ai watt espressi, come facciamo a pretendere che in gara ‘sgarri’? D’altra parte, probabilmente non sa nemmeno sgarrare perché andrà incontro a sensazioni nuove che lo mettono immediatamente sul ‘chi va la’, facendolo desistere immediatamente.
Questo mix di vissuto e maturità cognitiva sono illuminanti. Ma ti chiedo, tu questa maturità e consapevolezza sull'importanza dello studio empirico rispetto ai freddi dati di preparazioni troppo impersonali e spersonalizzanti l'avevi già quando correvi? Nel qual caso i miei complimenti.
Questo è il nocciolo del problema. Perchè pochi da atleti maturano queste convinzioni e questa autonomia; i più finiscono per essere marchingegni nelle mani dei preparatori, sebbene vada sempre ricordato che (ancora oggi per fortuna) il campione lo è anche nella personalità e nella autonomia.


Avatar utente
pacho
Messaggi: 2859
Iscritto il: giovedì 8 settembre 2011, 19:29

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da pacho »

Assolutamente no. L'ambiente del ciclismo, come il 99% degli ambienti sportivi e di lavoro, tende a plasmarti (alienarti?). Tanto più se inizi da piccolo. Quando sei atleta, anche medio come nel mio caso, e ti portano a fare i test, ti affidi completamente al preparatore e la tua diventa una sfida con la macchina (Conconi, ecc). Ti omologhi perchè a) non c'è tempo per fare domande; b) non hai gli strumenti adatti per porti e porre domande.
Si è in grado di razionalizzare e capire certe cose quando ci si distacca per un momento dal contesto. Poi se c'è un Cicloweb che ti da una mano, il compito non è nemmeno particolarmente difficile.

scusate Ot.

Negli ultimi hanni chi ha avuto la maturità di capire e rifiutare consapevolmente questo andazzo era stato Pantani (che aveva fatto in tempo ad accorgersi dei cambiamenti in atto) e pochi altri grandi artisti.


Utenti ignorati: Strong, Salvatore77, beppesaronni
alfiso

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da alfiso »

Tecnicamente era OT la mia domanda, purtroppo come tu hai ben (e sinceramente) ammesso non lo è sul piano sostanziale e sportivo per centinaia di ciclisti delle ns "scuole".
Gli artisti, i poeti, sono pochi. Però, è vero, c'è Cicloweb per fortuna (almeno per ora).


Avatar utente
Camoscio madonita
Messaggi: 3711
Iscritto il: sabato 11 dicembre 2010, 15:30

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Camoscio madonita »

pacho ha scritto:Assolutamente no. L'ambiente del ciclismo, come il 99% degli ambienti sportivi e di lavoro, tende a plasmarti (alienarti?). Tanto più se inizi da piccolo. Quando sei atleta, anche medio come nel mio caso, e ti portano a fare i test, ti affidi completamente al preparatore e la tua diventa una sfida con la macchina (Conconi, ecc). Ti omologhi perchè a) non c'è tempo per fare domande; b) non hai gli strumenti adatti per porti e porre domande.
Si è in grado di razionalizzare e capire certe cose quando ci si distacca per un momento dal contesto. Poi se c'è un Cicloweb che ti da una mano, il compito non è nemmeno particolarmente difficile.

scusate Ot.

Negli ultimi hanni chi ha avuto la maturità di capire e rifiutare consapevolmente questo andazzo era stato Pantani (che aveva fatto in tempo ad accorgersi dei cambiamenti in atto) e pochi altri grandi artisti.
Che amarezza :( ...non sono mai stato seguito da nessun preparatore perchè non ho mai fatto agonismo in bici , e quello che scrivi mi lascia tanto amaro in bocca!
Ho sempre avuto una visione molto romantica nel ciclismo, visione che dal post-Pantani è andata ad infrangersi contro un muro di certezze "odiose"...immagino la tua di amarezza, che sei stato "dentro" ad un certo tipo di modo di allenarsi e prepararsi.

"pacho ha scritto:
A ma pare che molti atleti siano divenuti quasi un’appendice dello strumento tecnologico di turno ...
... conoscere perfettamente la macchina più perfetta al mondo che nessuno strumento è in grado interpretare compiutamente (il corpo umano). Questo stadio conoscitivo è compito esclusivo dell’atleta. Questo processo (“prestare poca attenzione ai numeri e tanta alle sensazioni, alla conoscenza di se stessi”) richiede parecchio ‘studio’ ...
... Inoltre, se durante tutto l’anno l’atleta si allena in base ai watt espressi, come facciamo a pretendere che in gara ‘sgarri’? D’altra parte, probabilmente non sa nemmeno sgarrare perché andrà incontro a sensazioni nuove che lo mettono immediatamente sul ‘chi va la’, facendolo desistere immediatamente."

Mi unisco ai complimenti di Alfiso su questo estratto del tuo intervento!
Sacrosante parole in cui in parte mi rivedo: nelle attività agonistiche che ho svolto (sci di fondo, atletica) non ho mai seguito nessuna "macchina", a parte il cronometro, e dopo anni ed anni ho imparato a conoscere la "mia macchina", come gestirla ed i limiti a quali poterla portare...sarà un errore ma non ho mia usato un cardiofrequenzimetro.


Quando ero piccolo mi innamoravo di tutto, ma il primo vero amore non si scorda mai: Merano-Aprica, 5 giugno 1994.
Avatar utente
Plata
Messaggi: 532
Iscritto il: venerdì 10 dicembre 2010, 18:34

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Plata »

pacho ha scritto:
Plata ha scritto:Io credo che una preparazione scientifica, attraverso il misuratore di potenza, sia necessaria e indiscutile. Il problema è l'estensione dell'allenamento in gara, dove si stà attenti ai minimi dettagli di quanto rileva la tecnologia di turno... Ed è questo che è sbagliato secondo me, perchè la gara dovrebbe essere affrontata prestando poca attenzione ai numeri e tanta alle sensazioni, alla conoscenza di se stessi, ecc.. ma per far quello c'è da "studiare" parecchio. Senza mai finire di imparare...
Partiamo dal dato empirico, ossia che l’avvento massiccio della tecnologia nella preparazione atletica del ciclismo sia andato di pari passo con una crescente monotonia delle condotte di gara. I corridori (almeno quelli di punta) che esemplificano bene questo connubio sono Armstrong, Basso e Contador, gli anti-ciclismo per eccellenza.
La questione fondamentale a mio avviso è cosa si intende per preparazione scientifica: è preparazione scientifica quella che beneficia del misuratore di potenza e simili? Secondo me no, perché le tabelle che ruotano attorno al misuratore ecc derivano appunto da parametri impostati da preparatori atletici ‘umani’ che, come tali, agiscono in base alla loro visione del mondo (teoria).

A ma pare che molti atleti siano divenuti quasi un’appendice dello strumento tecnologico di turno, la cui preparazione e lo stato di forma ‘teorico’, i picchi di forma, ecc, siano stabiliti da qualche logaritmo o dalle rilevazioni compiute da questi aggeggi (salvo prendere sonore bastonate, come il caso di Basso l’anno scorso al Tour, quando secondo le varie rilevazioni avrebbe dovuto fare i buchi per terra e invece ha finito con lo staccarsi da 30 corridori).

Per essere ‘scientifica’, secondo me, non è sufficiente che una preparazione sia impostata sulla rilevazione e misurabilità delle prestazioni. Piuttosto, significa partire dal concreto, ossia conoscere perfettamente la macchina più perfetta al mondo che nessuno strumento è in grado interpretare compiutamente (il corpo umano). Questo stadio conoscitivo è compito esclusivo dell’atleta. Questo processo (“prestare poca attenzione ai numeri e tanta alle sensazioni, alla conoscenza di se stessi”) richiede parecchio ‘studio’ come ben rilevi - studio che non può essere compiuto esclusivamente durante le competizioni. Lo studio va esercitato quotidianamente, va allenato. Tuttavia, nella realtà ciò spesso tende ad essere evirato (si fa una salita ‘a tutta’ guardando i watt espressi, invece che in base alle proprie sensazioni), ormai fin dalle categorie giovanili. Inltre, se durante tutto l’anno l’atleta si allena in base ai watt espressi, come facciamo a pretendere che in gara ‘sgarri’? D’altra parte, probabilmente non sa nemmeno sgarrare perché andrà incontro a sensazioni nuove che lo mettono immediatamente sul ‘chi va la’, facendolo desistere immediatamente.

Esemplifichi perfettamente quel che vorrei dire quando scrivi:
Plata ha scritto:Non c’è più spazio per studiare le proprie sensazioni, di provare ad ascoltare il cuore al posto dei numeri. C’è la paura, o forse la frustrazione, sicuramente lo smarrimento di quella sfida necessaria a vincere se stessi prima degli altri. Tutto rimane confinato fra due muri alti come i limiti che i numeri ti impongono, e che il cuore vorrebbe abbattere. Ma del cuore, ancora, rimane soltanto una cifra più piccola sullo schermo al centro del manubrio.
In base a questo primo stadio dovrebbe intervenire il preparatore, la cui scientificità dei metodi prescritti non è data esclusivamente dall’utilizzo dei misuratori vari, quanto dal rapporto che riesce a stabilire tra condizione concreta di partenza (l’atleta, con tutte le sue peculiarità), il punto d’arrivo, e metodo razionale per raggiungere l’obiettivo (miglioramento della performance).Questo non significa minimamente che questi strumenti come i misuratori siano inutili, anzi! Ma sono utili nella misura in cui sono ausiliari alla preparazione dell’atleta, il centro cui deve ruotare tutto, e non il contrario (come purtroppo accade).

Secondo me non è un caso che gli atleti di fondo provengano per la maggior parte dalla vecchia scuola, mentre (non fatemi fare il bacucco che rimpiange i tempi andati, eh!) coloro che si allenano prestando massima attenzione alla ‘scienza’ (la chiamerei più feticismo tecnologico, a questo punto) possiedono più o meno le stesse caratteristiche. Terra terra: è un caso che Armtrong e Contador soffrissero, nel loro essere ‘fenomeni’, salite in sequenza? Mentre fossero fenomenali nello sforzo esplosivo/massimale da esprimersi sull’ultima salita (quando non addirittura gli ultimi chilometri) di giornata?

Salud

ps: vedere Hesjedal schiacciare il pulsantino del computer una volta passata la linea d'arrivo dello Stelvio mi ha fatto cascare le palle
Uno dei più fenomenali interpreti della prestazione secca è Vandevelde. A suo tempo lessi di dati incredibili su una salita unica, mentre poi il valore dell'atleta (buono ma non di più) credo sia conosciuto da tutti.
Scientifico è secondo me conoscere prima i punti deboli e di forza dell'atleta, capire gli obbiettivi, sapere le nozioni sui metodi di allenamento e quindi prepararsi! Fare "a orecchio" è veramente difficile, e per farlo si deve essere dei fuoriclasse nel conoscersi... Ma tutti dovrebbero essere perlomeno allenati a farlo. Il misuratore di potenza è a mio avviso essenziale per quanto riguarda gli esercizi specifici, ma durante l'uscita più lunga dell'allenamento (dove entrano in gioco le vere colonne portanti di questo sport) il suo utilizzo dovrebbe essere limitato a favore delle sensazioni e dell'apprendimento sulle risposte che il nostro corpo ci dà. Il fatto che poi, nonostante tutto, si confermi la regola che la gara è il miglior allenamento la dice tutta sui limiti di una preparazione a senso unico.


Avatar utente
robby
Messaggi: 1219
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 12:58
Località: Mùlinet de Masà

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da robby »

Camoscio,

io il cardio lo usavo quando correvo e lo odiavo clamorosamente....molti mie ex compagni di squadra e tanti altri da junior lo usavano in corsa per controllare le pulsazioni...io non ho mai fatto una corsa o anche una gran fondo col cardio, e sinceramente anche in allenamento, quando ho cominciato a capire bene me stesso, rendevo e mi allenavo meglio senza cardio


"Vai Marco, o salti tu, o salta lui...è saltato lui"
Marco Pantani, Montecampione 1998

Monsieur Kobram
Carlo1234
Messaggi: 20
Iscritto il: mercoledì 30 maggio 2012, 14:36

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Carlo1234 »

pacho ha scritto:Assolutamente no. L'ambiente del ciclismo, come il 99% degli ambienti sportivi e di lavoro, tende a plasmarti (alienarti?). Tanto più se inizi da piccolo. Quando sei atleta, anche medio come nel mio caso, e ti portano a fare i test, ti affidi completamente al preparatore e la tua diventa una sfida con la macchina (Conconi, ecc). Ti omologhi perchè a) non c'è tempo per fare domande; b) non hai gli strumenti adatti per porti e porre domande.
Si è in grado di razionalizzare e capire certe cose quando ci si distacca per un momento dal contesto. Poi se c'è un Cicloweb che ti da una mano, il compito non è nemmeno particolarmente difficile.

scusate Ot.

Negli ultimi hanni chi ha avuto la maturità di capire e rifiutare consapevolmente questo andazzo era stato Pantani (che aveva fatto in tempo ad accorgersi dei cambiamenti in atto) e pochi altri grandi artisti.
Qualora tu volessi distaccarti ulteriormente da questo contesto potresti provare a riflettere sul modo in cui la conoscenza dell'essere umano può manifestarsi in un ambiente (come lo sport) in cui la competizione egotica, la ricerca della ricchezza materiale e il piacere nello svolgere un'attività fisica sono le caratteristiche essenziali.

Che tipo di persone attrae l'ambiente dello sport? Che tipo di persone faranno gli allenatori, che tipo di persone faranno gli atleti? Che tipo di persone attrae la medicina occidentale? A cosa è dovuta sul piano storico e psicologico lo sviluppo della medicina e della scienza occidentale? Perché è nata la competizione sportiva? Perché l'uomo ricerca i beni materiali?

Le risposte a queste domande forniscono le chiavi per interpretare il comportamento (e quindi il modo di allenarsi) di chi pratica sport a livello professionistico.


Avatar utente
pacho
Messaggi: 2859
Iscritto il: giovedì 8 settembre 2011, 19:29

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da pacho »

Ciao Carlo. Su questo non solo d'accordo. Non credo si possa/debba spiegare un contesto istituzionale (nel nostro caso, lo sport, chi ci gira attorno e quindi le metodologie di allenmento, ecc) dalla psicologia umana (un po' come fa l'economia mainstream che giustifica il 'mercato' ricorrendo ad un supposto comportamento a-storico degli individui, votato al self-interest).
Indubbiamente c'è una componente biologica/psicologica, però secondo me i fattori culturali, istituzionali (intesi come constesto/interesse economico in cui lo sport attuale è calato), ecc, sono di gran lunga più illuminanti se si vuole capire come e perchè lo sport e il ciclimo ha preso una certa piega, qui e ora.
Secondo me ricorrendo esclusivamente a spiegazioni di ordine psicologico si può provare tutto e il contrario di tutto. Come facciamo a distinguere l'istinti naturale dai comportamenti indotti? Chi e cosa prova che 500 anni fa si provassero le stesse pulsioni?ecc ecc ecc :cincin:

ps per Robby. D'accordissimo su quanto scrivi. Probabilmente, l'ambiente sia familiare che sportivo in cui siamo cresciuti (io molto poco, a dir la verità :D ) è stato differente, nel senso che quello di alcuni ragazzi, potrebbe essere stato molto più sano di altri (da qui, minor omologazione. minor stress, maggiore autonomia, ecc)


Utenti ignorati: Strong, Salvatore77, beppesaronni
Avatar utente
Laura Grazioli
Messaggi: 1891
Iscritto il: mercoledì 1 dicembre 2010, 18:53
Località: Brescia

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Laura Grazioli »

A proposito di allenamenti e tecnologia ecco un'intervista che io ritengo estremamente interessante ad uno dei giovani più promettenti del panorama italiano: Paolo Simion

http://www.ciclismoweb.net/index.php?op ... Itemid=125


Un uomo comincerà a comportarsi in maniera ragionevole solo quando avrà esaurito ogni altra possibile soluzione
Carlo1234
Messaggi: 20
Iscritto il: mercoledì 30 maggio 2012, 14:36

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Carlo1234 »

Un saluto anche a te Pacho.
pacho ha scritto:Come facciamo a distinguere l'istinti naturale dai comportamenti indotti?
In qualche modo bisognerà fare se si vuole conoscere la parte più originale di sé stessi e liberarsi dei condizionamenti (che si potrebbero anche definire come alienazione da sé stessi).

Dire che non si può distinguere i condizionamenti (con il fine di eliminarli) è come dire che è impossibile conoscere sé stessi.


herbie
Messaggi: 8309
Iscritto il: sabato 26 febbraio 2011, 17:19

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da herbie »

"liberarsi dai condizionamenti" usato in questo contesto e anche in assoluto, per come la vedo io, non fa parte della natura dell'essere umano che vive nel mondo. L'uso stesso della parola porta con sè il suo tessuto culturale e il suo orizzonte di pensiero. L'uomo, nel momento in cui è al mondo, parla e sceglie è condizionato, molto più monte si qualunque sua intenzione. Ciò non toglie affatto spazio alla sua libertà, che è tutta una altra questione...comunque è un discorso molto molto lungo.
Con ciò, grazie a tutti gli interventi, mi sembra questa discussione prometta molto bene... :clap:


Avatar utente
Slegar
Messaggi: 8507
Iscritto il: venerdì 10 dicembre 2010, 16:49

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Slegar »

Interessanti, ma non condivisibili del tutto, osservazioni di Millar sulle prestazioni nelle corse a tappe del Team Sky quest'anno:
http://www.cyclingnews.com/blogs/robert ... -game-plan

Domanda per gli "esperti": ma come funziona realmente un misuratore di potenza? Per essere più precisi: cosa e dove misura? Da quello che ho trovato sul web (es. Polar Look Keo Power, SRM Powertrap) il "macchinario" dovrebbe misurare "solamente" la potenza trasmessa alle pedivelle: mi confermate che è così?

Se la risposta è affermativa mi viene da dire che basare la "misura delle prestazioni" sui dati del misuratore di potenza è la più grande cantonata presa dal ciclismo nella sua storia (vado riaprire un libro dei tempi universatiri per rispolverare una "formulina magica").


Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità

Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Admin
Messaggi: 14953
Iscritto il: domenica 21 giugno 2009, 22:48

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Admin »

Slegar ha scritto:Interessanti, ma non condivisibili del tutto, osservazioni di Millar sulle prestazioni nelle corse a tappe del Team Sky quest'anno:
http://www.cyclingnews.com/blogs/robert ... -game-plan
Dal mio punto di vista, PER NULLA condivisibili.
Dirò di più: Millar, tra i ciclisti in attività, mi sembra uno dei più pericolosi aspiranti a un ruolo dirigenziale in seno all'UCI. Mi fa paura, in prospettiva.


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
meriadoc
Messaggi: 4838
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 21:55

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da meriadoc »

eh si, sono i Millar e i Roche che fanno carriera al giorno d'oggi


Kruijswijk... il resto è noia

"Siamo in gennaio, siamo in Australia ma per me questo e' il successore di Froome nell'albo d'oro della grand boucle.."
21/01/2017 barrylyndon su Porte
alfiso

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da alfiso »

meriadoc ha scritto:eh si, sono i Millar e i Roche che fanno carriera al giorno d'oggi
Se la mettete così, mi fate temere sui possibili "candidati" in campo italiano. Orrore :muro:


Avatar utente
cauz.
Messaggi: 13848
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 12:53
Località: milano
Contatta:

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da cauz. »

Admin ha scritto:Dal mio punto di vista, PER NULLA condivisibili.
Dirò di più: Millar, tra i ciclisti in attività, mi sembra uno dei più pericolosi aspiranti a un ruolo dirigenziale in seno all'UCI. Mi fa paura, in prospettiva.
occhio alle omonimie, pero' :nonono:
l'articolo in questione e' di ROBERT millar, scalatore britannico degli anni '80... di cui ho vaghi ricordi d'infanzia.


"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
meriadoc
Messaggi: 4838
Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 21:55

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da meriadoc »

cauz. ha scritto:
Admin ha scritto:Dal mio punto di vista, PER NULLA condivisibili.
Dirò di più: Millar, tra i ciclisti in attività, mi sembra uno dei più pericolosi aspiranti a un ruolo dirigenziale in seno all'UCI. Mi fa paura, in prospettiva.
occhio alle omonimie, pero' :nonono:
l'articolo in questione e' di ROBERT millar, scalatore britannico degli anni '80... di cui ho vaghi ricordi d'infanzia.

ma non era il tipo che era diventato donna? boh


Kruijswijk... il resto è noia

"Siamo in gennaio, siamo in Australia ma per me questo e' il successore di Froome nell'albo d'oro della grand boucle.."
21/01/2017 barrylyndon su Porte
alfiso

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da alfiso »

cauz. ha scritto:l'articolo in questione e' di ROBERT millar, scalatore britannico degli anni '80... di cui ho vaghi ricordi d'infanzia.
Pure lei di sè stesso :diavoletto: :diavoletto: :diavoletto:


Admin
Messaggi: 14953
Iscritto il: domenica 21 giugno 2009, 22:48

Re: Riflessioni sul tema "Allenamenti/Modo di correre"

Messaggio da leggere da Admin »

Ops! Erroraccio mio! :pomodoro: :pomodoro: :pomodoro:

Ad ogni buon conto, resta la paura su D. Millar dirigente. :D


Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Rispondi