Bomby ha scritto: ↑sabato 4 giugno 2022, 19:17
Winter ha scritto: ↑sabato 4 giugno 2022, 14:27
Krisper ha scritto: ↑sabato 4 giugno 2022, 12:13
"Secondo Auditel l’intera Serie A ha perso il 30% degli ascolti. E, peggio, Dazn ha perso 70 milioni di telespettatori rispetto a Sky (-38%) nella stagione 2020/2021. D’altra parte gli abbonamenti non sono mai decollati".
La Stampa.
Il problema non riguarda il solo ciclismo.
Lo streaming va bene se ha una linea decente
Ma quella ce l avete a Milano o a Torino
Non nei paesini
In più parlo per esperienza personale
Tanti ci han rinunciato subito
Io abito in un paesello di meno di 5000 abitanti e la fibra ce l'ho. Certo non va a tuono come in città, ma consente lo streaming contemporaneo su più dispositivi, a qualità elevatissima. Paradossalmente, essendo in mezzo alla pianura padana, dopo la recente riconfigurazione delle frequenze non si vede più una ceppa.
Il calo di ascolti del Giro è dovuto a:
- Assenza di italiani competitivi;
- Corsa soporifera, con regia pessima e commento tecnico (sulla Rai) che non è quello di Martinello: Petacchi è competente, ma ha la stessa verve del mio comodino;
- Streaming: lo streaming negli ultimi anni è cresciuto molto (lo dice la rai nei listini). Che poi va fatta una precisazione: l'auditel è una stima statistica, basta che una certa quantità di appassionati di ciclismo con il meter passi dalla TV allo streaming e le cifre sballano... perchè il campione sarà ampio, scelto con cura, ma non credo che gli contino anche i buchi nel ***.
- Assenza di nomi stranieri di grido (Carapaz o Hindley non li conosce nessuno, forse Bernal che un Giro e un Tour li ha vinti sì)
- Diversi gusti del pubblico giovane;
- Il solito luogo comune ciclismo = doping, che non aiuta ad attirare interesse: molti genitori dei ragazzini che seguono oggi sono rimasti scottati dalla vicenda Pantani, verosimile che non seguano loro in primis il ciclismo;
- Pubblico che invecchia e decede.
La diretta integrale è il male assoluto? No. Ma va usata con cura, creando l'evento. Detto che fino a quando, pochi anni fa non c'era, tutti si lamentavano come e più di oggi che c'è.
I ciclocomputer sono il male assoluto? No. Ma bisogna usarli per creare spettacolo, non per addormentare la corsa.
Le radioline sono il male assoluto? No. Forse sono anche utili alla sicurezza. Ma non vanno usate per telecomandare i ciclisti.
Come si salva il ciclismo? Una ricetta a colpo sicuro non ce l'ho, ovviamente. Secondo me non c'è una sola linea di azione.
Prima cosa, bisogna puntare tutto sullo status di "evento", che oggi è l'unica cosa che funziona in TV. Ed è l'unica cosa a cui alcuni ragazzini si interessano. Vedi Sanremo, il festival, non la corsa: negli ultimi anni ha guadagnato pubblico (o meglio, non ne ha perso) nonostante non sia poi così diverso dal solito. Ha una durata infinita, come spettacolo TV è quello che è, le canzoni sono migliorate rispetto a certe annate (ma non sono certo tutte dei capolavori); oltretutto sono pure spariti gli ospitoni stranieri, che costano troppo. Però sui social, anche tra ragazzini, funziona. Perchè? Nelle serate ci sono momenti (più o meno trash) che vengono condivisi sui social. Certi cantanti, che chi ha più di 20 anni nessuno conosce, hanno un certo seguito sui social, e trascinano il loro pubblico (ma anche anni fa c'erano gli idoli dei ragazzini della mia generazione). L'evento si spinge oltre alle semplici serate TV, con intrecci laterali legati alle vicende dei singoli protagonisti.
Ora, è possibile fare in modo che il Giro venga visto come il festivàl? Difficile. Ma non impossibile, bisognerebbe provarci.
Per prima cosa, serve potenza mediatica. La Rai pompa Sanremo nelle settimane precedenti, e anche Mediaset sostanzialmente lo cavalca (perchè farsi male in due?). Nella settimana di Sanremo si parla solo di Sanremo, tutti intervistano tutti. Anche se non vuoi saperne nulla praticamente prima o poi qualcuno ti fa cenno di qualcosa che è successo.
E qui RCS si sabota da sola, la Gazzetta preferisce parlare del calciomercato. Ed è vero, il giornale non lo compra più nessuno, ma comunque ci sono i social (ottimo lavoro quest'anno), il sito. E' vero che ormai si parla di anni fa (più di 10, ormai), ma al bar della scuola io mi ricordo che la Gazzetta si faceva il giro dei tavolini prima delle lezioni, e già a metà mattina era bella ciancicata. Non dico che il ciclismo interessi a tutti, ma se non ne parli...
La Rai, poi, quest'anno non ha fatto promozione, io non ho visto un tubo. Un altro che si taglia le palle.
Poi c'è anche la questione calendario: cercare di sovrapporsi il meno possibile con il campionato di calcio sarebbe necessario per avere maggiori spazi sulle pagine sportive, anche concorrenti. E poi, intercettare la festa della Repubblica, con auspicabile ponte, potrebbe portare più gente in strada (che comunque è un bel vedere) e anche sui divani, specie se fa brutto.
Seconda cosa: l'evento in se. Secondo me per dare lo status di evento, devi far percepire i ciclisti come esseri leggendari. Per cui, per me ha ben poco senso proporre tappine del menga in cui comunque non succede un tubo. O fai delle tappe corte, ma assassine (stile Torino) oppure fai i tapponi massacranti in cui per forza di cose deve succedere qualcosa (e non li fai di martedì, per Diana). E non ne fai 1, ne fai 2 o 3 per tipo. Per quelle tappe poi organizzi la diretta integrale, per le altre risparmi i soldi e li investi in qualche invito decente, o magari per migliorare il look dell'evento (che qua e là è un po' trascurato).
Bisogna avere un sano rispetto per la tradizione: il ciclismo ha anni di storia, e certi nomi sono entrati nella memoria collettiva. Anche chi segue poco il ciclismo conosce Stelvio e Mortirolo, il Fedaia e il Pordoi, il Finestre e il Sestriere. Sono nomi che il grande pubblico ha già sentito, che riconosce, e che magari trova interessante. Una tappa su almeno uno di quei colli ci deve essere ogni anno.
Bisogna guardare in modo aperto all'innovazione (che non è in contrasto alla tradizione). Trovare nuove strade (anche in senso figurativo), nuove idee. Io ne ho proposte in passato, alcune (lo ammetto) copiate, altre di mio "genio". La crono finale a inseguimento, che ti fa palpitare anche per la lotta tra 15° e 16° in classifica, i bonus sulle salite calcolati in base al distacco (non la pagliacciata dei secondi bonus al tour, che andavano ai corridori in fuga), la tappa rievocativa storica (cosa succede se prendi Pogacar e lo fai correre sulla replica di una bici più vecchia di lui?).
Terza cosa, come si tratta l'evento. Sarà un caso, ma i giri meno seguiti degli ultimi anni avevano in telecronaca Bugno (atrocemente noioso) e Petacchi, che non è certo dinamico e allegro. Se già la corsa non è scoppiettante, avere in telecronaca uno che smorza i toni anche quando sta succedendo di tutto non è certo il massimo. E non dico che si debba avere toni da Bar Centrale (vedi Eurosport), ma occorre saper fare intrattenimento, facendo risaltare quello che avviene per quanto poco sia, oppure sapendo fare chiacchiere interessanti e coinvolgenti. Di base, la chimica in cabina di commento ci deve essere e deve essere percepibile. Di fatto i telecronisti accompagnano gli spettatori per diverse ore al giorno, devono diventare membri della famiglia. Per questo è quanto mai nocivo cambiarli ogni tre per due: il pubblico non fa in tempo ad abituarsi, ad affezionarsi. Perchè si ricorda De Zan? Perchè era il più bravo di tutti? No. Lo si ricorda perchè lui era sempre lì, passavano gli anni ma ritrovavi sempre la stessa voce amica.
Quarta cosa: come viene trattato l'evento al di fuori della corsa. E qui si apre un discorso lungo ma devo andare fuori a cena...