Principe ha scritto:Le mie considerazioni sul caso Armstrong sono le seguenti:
1) Può volerci del tempo ma alla fine l’amore trionfa sempre sull’odio e sull’invidia. Chi non lo capisce è soltanto un ignorante.
2) La riscrittura delle classifiche è sempre benvenuta perché: (i) è un atto di giustizia nei confronti di quelli doping free; (ii) manda un messaggio positivo al pubblico che capisce che c’è la volontà di fare pulizia; e (iii) seppur a distanza di tempo, impedisce al dopato di conseguire il cd. “Prezzo del reato”. Tuttavia, la riscrittura deve essere fatta with a grain of salt (cum grano salis, per lemond…) e con molto coraggio, altrimenti si finisce per dare la vittoria non al primo dei puliti ma al secondo dei dopati. A ogni modo, credo che l’ipotesi di veder assegnati i Tour di Armstrong a soggetti come Ullrich o Birillo sia assolutamente irrealistica. Non credo che ASO ci tenga a fare l’ennesima figuraccia…
3) Quella di Armstrong e dei suoi avvocati non è una resa ma una mossa strategica. Se ritieni che un organo sia incompetente a giudicarti è coerente non difendersi di fronte ad esso. Inoltre, così ha ottenuto due risultati molto importanti in termini di strategia difensiva: (i) ha preso tempo per cercare di capire cosa ha in mano l’USADA (attraverso l’analisi della documentazione dei procedimenti collegati i suoi avvocati potranno capire esattamente quali sono le frecce nell’arco dell’accusa) e (ii) ha ritardato la propria discovery (non ha portato a conoscenza dell’accusa i propri elementi difensivi). Ora immagino che Armstrong proverà a ribaltare la sentenza di fronte al TAS o a qualche giudice ordinario a colpi di richieste di risarcimenti milionari (se trova una giuria o un giudice sensibile al tema del cancro…).
4) Fermo restando che il doping va sempre condannato nel caso di Armstrong c’è una giustificazione che rende la sua situazione unica e, in parte, attenua la sua posizione: la lotta al cancro. A differenza di tanti suoi colleghi che si sono dopati esclusivamente per guadagnare di più e avere più popolarità, nel caso dell’americano occorre aggiungere la motivazione di mandare un messaggio alla popolazione dei malati di cancro. Armstrong si è fatto portatore di un messaggio positivo che, dato l’accertato ricorso al doping dei suoi principali avversari, probabilmente non avrebbe potuto trasmettere senza ricorrere al doping. Ciò non giustifica il suo comportamento, certo, ma me lo fa apparire meno grave rispetto a quello dei Pantani, Ullrich, Basso etc etc che si sono dopati esclusivamente per il proprio tornaconto personale e che non si sono spesi come Armstrong per una causa nobile come quella della lotta al cancro. Anche eventuali coperture da parte degli organi preposti all’antidoping, per quanto gravissime, sarebbero in parte comprensibili (non giustificabili, comprensibili).
5) Una cosa che mi sorprende molto è il fatto che venga contestato ad Armstrong l’utilizzo di sostanze abbastanza comuni. Per anni su questo forum ci avete fatto credere che lui utilizzasse chissà quale benzina straordinaria e, invece, sembrerebbe che abbia preso esattamente quello che prendevano gli altri (EPO, ormoni, trasfusioni…). Ciò, paradossalmente, mi porta a rivalutare le sue prestazioni sportive e le sue doti di corridore.
6) La pena inflitta ad Armstrong è esemplare e dovrebbe essere replicata in tutti i casi di doping. Una pena del genere serve sia a scoraggiare gli altri corridori che a mandare un messaggio preciso all’esterno. Nel calcio si è fatto giustamente così (revoca degli scudetti rubati, radiazione a vita per Moggi, Juventus in serie B). Prendete il caso Basso: non c’è stata la revoca del Giro 2006 e, scontata la squalifica, è potuto tornare a correre. Insomma, gli è convenuto doparsi e vincere il Giro 2006 rispetto a correre onestamente e a vincere soltanto qualche tappa al Giro del Trentino…
Sul punto 1:
Mi sfugge se questa storia dell'amore e dell'odio sia una battuta oppure una questione seria. Se è una battuta, allora saltate a piè pari il resto del punto 1.
Non voglio sembrare pesante, ma se parliamo da "conoscitori" del diritto allora dobbiamo rifiutare in toto tali categorie. Amore ed Odio, Bene e Male sono categorie che fortunatamente non appartengono più al diritto e riproporle è un errore assoluto. Non si giudica sulla base di questi parametri. Inoltre nel caso di specie non so quanto Amore ci sia. Si tratta di categorie così aleatorie e così propense a creare le più grandi distorsioni concettuali che preferisco essere ignorante piuttosto che novello Robespierre.
Sul punto 2:
La riscrittura delle classifiche rischia di portare a risultati paradossali. Inoltre è assurdo come si vogliano riscrivere o comunque togliere i titoli ad Armstrong. Ci rendiamo conto che in qualsiasi processo normale la sanzione non deve essere finalizzata all'educazione dei consociati? L'Usada deve dimostrare che A. si è dopato e che i titoli vinti siano conseguenza del doping accertato. Se parliamo di prezzo del reato, allora dobbiamo accertare che effettivamente quel prezzo derivi da quel reato. Continuo a sostenere la strette necessità di accertare il nesso causale!! Non si può condannare e revocare sulla base di presunzioni!! (visto che a quanto mi pare di capire sei sia un berlusconiano sia un "esperto" di diritto ti invito a leggere la nota di Gazzoni alla sentenza sul Lodo Mondadori)
Al momento l'Usada sembra mettere sotto attacco l'intero sistema antidoping. Ora visto che A. comandava la quadriglia, ma non era nemmeno l'unico immune (considerando che Ullrich e Basso non sono stati pizzicati, benché li vogliamo considerare dopati anche in quelle edizioni), bisogna capire chi dei vari atleti potrebbe essere considerato davvero pulito. Se è messa in discussione l'intera procedura di accertamento del doping, non possiamo nemmeno pensare che la differenza tra A. e l'ultimo classificato possa dipendere solo dall'apertura di un'indagine. Mi spiego meglio. Visto che l'intero sistema di controlli è stato inefficiente, nulla depone a favore della pulizia degli altri atleti. In un'ottica garantista dovremmo dire che tutti gli altri erano puliti e solo il condannato, e non ancora quindi A. semplice indagato, sia da squalificare. A questo punto traiamo l'ovvia conseguenza e diciamo che Basso quel Tour l'abbia vinto. Diversamente estendiamo l'ombra del sospetto su tutti gli atleti, perché non possiamo usare come criterio selettivo semplicemente l'emersione ad oggi di informazioni su tizio e caio, considerando che le indagini e gli accertamenti sono frutto sempre e comunque di contingenze. Riscrivere le classifiche richiederebbe quanto meno un criterio e allo stato attuale questo criterio non c'è ed a mio avviso non potrà mai esserci, perché non esiste.
Sul punto 3: concordo
Sul punto 4:
Sinceramente mi sembra una grandissima arrampicata sugli specchi. Ogni corridore può avere le sue personalissime motivazioni. A. non ha fatto solo beneficenza, ma si è arricchito. Dal tuo discorso sembra quasi che lui si sia immolato per dare un esempio ai malati di cancro. Sembra quasi che dobbiamo ringraziarlo per essersi dopato ed averci illuso di una grande storia umana. Sinceramente credo che A. si sia dopato con le stesse ragioni comuni ed umane, tecnicamente la massimizzazione del profitto (profitto inteso anche in senso lato). Si è ritrovato, poi, a marciare su una situazione che lo coinvolgeva, ma non credo abbia continuato a doparsi per 7 edizioni solo per dire che chi vince il cancro può tutto. Sarebbe bastata la vittoria in una singola edizione, invece il texano ha voluto la gloria eterna e chi gli era dietro la conquista definitiva di un grande mercato. Non è giustificabile e nemmeno comprensibile. D'altra parte anche in questo caso mi sembra che confondi il piano strettamente personale con quello oggettivo.
Sul punto 5:
E questo è il motivo per cui non dovrebbe essergli revocato nulla. A. è stato il ciclista più forte di quegli anni. Non ha utilizzato niente di diverso da ciò che utilizzavano gli altri. Era palesemente il più forte.. era più forte di tutti tranne di uno.. e quell'uno non lo si poteva squalificare (benché gliene stessero combinando di tutti i colori), perciò non lo si invitava illudendolo che l'anno dopo sarebbe stato diverso. Alla fine ha vinto il più forte! Ripeto o tutti erano dopati e quindi a parità di condizioni vince chi è più forte (non si vincono 7 tour per caso), oppure non lo era nessuno o quanto meno non lo erano tutti quelli non soggetti a squalifica per quell'anno.
Sul punto 6:
Non dovrebbe MAI esistere pene esemplari e pene educative. Il sistema dovrebbe funzionare e basta! Il messaggio a cui ti riferisci dovrebbe essere dato dall'antidoping serio! Se ti dopi, ti squalifico perché ti scopro subito.
Diversamente se ne colpisce uno per educarne 100, ma il vero messaggio è quello di far aumentare solo la soglia di attenzione per imbrogliare. Ti invito a leggere Essere e valore del prof. Moccia per comprendere come un certo modo di intendere il diritto penale e le pene sia assolutamente inopportuno e controproducente. Nel caso di specie mi sembra semplicemente che all'esterno emerga un messaggio per i non appassionati: chi vince è sempre un dopato, quindi il ciclismo è uno sport di dopati. Per gli appassionati, invece, torna in auge il discorso dell'emenda continua a cui sottoporre periodicamente il mondo del ciclismo. A. era pulito contro Pantani il dopato, oggi, invece, abbiamo Wiggins che accomuna A. e P. dicendo che lui è l'emblema del ciclismo pulito. Insomma a me queste sembrano solo periodiche purghe staliniane.
Chiudo ricordando una frase di Nenni: a far la gara a chi è più puro, trovi quello più puro che ti epura