Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XIII

Tuttavia la sinistra politica e culturale, insieme al mondo laicista più in generale, sottovalutò il fenomeno e fu piuttosto ossessionata dal "clerico-fascismo", in cui molti videro il trionfatore del 1948. A temerlo erano soprattutto comunisti, socialisti e azionisti, ma a sottolineare che non si trattava di paure infondate, c'erano anche i timori di De Gasperi che, negli anni Venti, aveva visto la Chiesa reprimere il cattolicesimo democratico per accordarsi col Duce e che ora scorgeva tentazioni integraliste non solo in Gedda, ma anche nel dossettismo! Dipoi nell'amministrazione c'erano pur sempre coloro che erano entrati a vele spiegate negli anni Trenta e che rimpiangevano la monarchia, la quale aveva concesso Loro grande potere.
La trasformazione economica e quei consumi, che molti deridevano e criticavano, riuscì invece quasi da sola a disgregare la minaccia clerico-fascista, che era vista in quegli anni di boom quasi come un nuovo/vecchio Savonarola: "Ricordati che devi morire!" :crazy:
Pertanto negli anni Sessanta si stava spazzando via la struttura portante di un autoritarismo da società tradizionale e poi nel decennio successivo si dette il colpo definitivo con l'Italia che sceglieva il divorzio e la legalizzazione dell'aborto. :clap: :clap: :clap:


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XIV

Una nuova via italiana alla modernità


L'idea di fare dello Stato lo strumento principale della modernizzazione innervava la storia europea e mondiale da quasi un secolo, avendo fatto un salto decisivo durante la prima grande guerra, quando gli Stati avevano inventato quel mix di intervento pubblico che segnò l'economia del secolo: le nazionalizzazioni, il welfare, i piani e così via. Esso aveva trovato poi la forma più pura nell'esperienza sovietica, che dell'economia di guerra fu l'erede diretta e che compresse il mercato al minimo possibile.
Questo nuovo modello ebbe un presupposto indispensabile nello sganciamento della cartamoneta dall'oro, con la possibilità per gli Stati di spendere in deficit, che aprì nuove grandi prospettive, ma pose allo stesso tempo le basi per crisi di tipo nuovo.
Ci furono molte forme di Stato che derivarono dal deficit-spending; nel caso italiano, il fascismo aveva posto l'accento sulla volontà di potenza, invece che sul benessere e la giustizia sociale; nel dopoguerra in Italia e nell'Occidente furono invece questi ultimi a prevalere.
Malgrado che simile ideologia avesse preso il via nell'America del "New Deal", da noi si preferì indicarla come alternativa al capitalismo americano, richiamandosi invece alle tradizioni socialiste, al laburismo inglese, all'esperienza sovietica o a un nuovo modello sociale combinato con elementi cristiani e socialdemocratici. In ogni modo in quegli anni nessuno pensava che si stava sfruttando il futuro, in nome del presente. :x


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XV

Fino al 1956 l'apporto della cultura socialcomunista all'avventura modernizzatrice fu modesto, a parte alcuni dirigenti socialisti, confluiti nel partito, dopo lo scioglimento del PdA, perché la forza di attrazione del modello più puro di modernizzazione e trasformazione sociale, quello sovietico, spingeva molti intellettuali a contestare quel che accadeva in Italia, per riproporre in modo quasi meccanico le posizioni staliniane: controllare i consumi e orientare le risorse alla produzione di beni strumentali, con conseguente forte sviluppo della formazione del capitale e conseguente maggiore occupazione operaia; opposizione invece decisa al mercato!
Come abbiamo detto i socialisti di matrice azionista erano i soli a sinistra che avevano le idee del governo, ma nel 1956 furono raggiunti da alcuni intellettuali del PCI dopo i fatti di Ungheria.
Nella DC intanto c'era stato lo scontro fra De Gasperi e Dossetti con la vittoria del primo, ma in ogni modo il sacerdote genovese ebbe l'incarico di vice segretario e con l'aiuto di Fanfani, Pasquale Saraceno e Mattei, mise in piedi un programma che prevedeva il raggiungimento della piena occupazione e la costruzione di uno Stato sociale, che sarebbe più o meno, durato fino al 1992, insieme ai suoi strumenti principali, come l'IRI e la Cassa del Mezzogiorno. Uno dei più noti fiancheggiatori di questo modo di modernizzare fu il fascistissimo ingegner Oscar Sinigaglia, che diresse la ristrutturazione della siderurgia italiana.
Le convinzioni e gli ideali nazionalisti giocarono un ruolo importante in quelli che sono stati definiti gli anni d'oro dell'industria pubblica, ma la politica e i partiti cominciarono a pensare che si poteva dare un ruolo diverso e più alto a tale industria, senza porsi però la domanda se avrebbe continuato a funzionare? Anche in URRS questo interrogativo aleggiava in quegli anni, ma le risposte non ci furono da nessuna parte.
Forse esse vennero di fatto nel 1952-53 in seguito a tre eventi:
a) l'operazione don Strurzo, diretta da Gedda e dal Vaticano contro De Gasperi;
b) le elezioni del 1953, caratterizzate nel Meridione, da una grande affermazione monarchica e missina;
c) la sconfitta della "legge truffa" che pose fine al periodo straordinario, che aveva permesso a De Gasperi di prevalere su Fanfani e sulla Chiesa e impedire che la DC si trasformasse, da partito d'opinione, in quello che fu poi e cioè il punto di riferimento politico di categorie economiche organizzate secondo la vecchia tendenza corporativa. In altre parole la modernizzazione del dopo De Gasperi produsse i partiti-Stato.


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XVI

La svolta formale avvenne al congresso DC di Napoli del 1954, cha approvò la necessità di una politica di sviluppo e programmazione, aprendo in qualche modo così, anche a un rapporto più costruttivo con il P.S.I.
All'apertura a sinistra giocavano anche le conseguenze in campo internazionale e teorico politico della morte di Stalin, che mettevano in crisi il modello totalitario e ad attenuare la dicotomia socialismo-reale/democrazia, che aveva fino allora dominato il quadro politico anche in Italia.
Uno dei più importanti terreni d'incontro fra le forze politiche riformiste fu il ruolo dello Stato in economia, ai cui compiti fu aggiunto lo sviluppo del Mezzogiorno.
La svolta ideologica e politica antiliberista, che identificava il progresso con l'intervento statale, aprì una stagione che sarebbe culminata, anche grazie al contributo dei socialisti, con la nazionalizzazione dell'energia elettrica al cui vertice ci furono sempre personaggi voluti dalla D.C.
La prima tappa di questa nuova stagione fu la nascita nel 1956 del Ministero delle Partecipazioni statali e quell'anno, secondo molti studiosi, cominciava una specie di invasione barbarica; con quell'industria di Stato che diventava sempre più politicizzata e quindi vedeva attenuati i vincoli di economicità, con un conseguente aumento poco tempo dopo di abusi, corruzione e arbitrii.
Anche se i costi per un certo tempo rimasero sostenibili, la degenerazione dell'insieme dell'industria di Stato, era un esito che non sarebbe stato difficile prevedere, se si fossero tenute presenti le maggiori esperienze internazionali e gli scritti dei principali studiosi della scienza economica versus i teorici del corporativismo fascista e gli economisti sovietici!


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XVII

La sinistra comunista, ancora saldamente ferma nell'analisi di un capitalismo in crisi irreversibile, aveva difficoltà a fare i conti con queste novità. Però in quegli anni Cinquanta stavano accadendo molte cose che la costringevano a fare i conti con le convinzioni fino allora ferree. Ad es, dalla sconfitta della FIOM alle elezioni per la rappresentanza sindacale alla FIAT, nacque una spinta al rinnovamento, soprattutto grazie a Di Vittorio, Foa e Trentin e non si parlò più del capitalismo in crisi; si aveva invece di fronte un "neocapitalismo" le cui grandi possibilità erano confermate da un innegabile e velocissimo sviluppo economico.
Il PCI invece criticò l'articolo di Foa su Mondo Operaio "Il neocapitalismo è una realtà." accusandolo di revisionismo di destra.
Decisivo fu, in questa temperie, il ruolo di Giolitti, fautore della programmazione, prima in Italia e poi a Bruxelles. Con lui si riuscì a superare l'impasse che vedeva l'Italia quasi assente nelle politiche di gestione, pur così importanti anche dal punto di vista economico.
Alla fine ci fu una sostanziale convergenza su questa scelta, con i comunisti buon ultimi ad accodarsi, in virtù della loro dichiarata e pregiudiziale preferenza per l'industria pubblica, per cui negli anni seguenti tutti i provvedimenti a favore dell'industria di Stato furono presi dal Parlamento all'unanimità, così come quelli a favore del Meridione.
Lo spazio politico conquistato in quegli anni dai fanfaniani, insieme ai sindacalisti della Cisl e agli amici di Pasquale Saraceno fu enorme, tanto più che godettero del sostegno statunitense, fattosi più forte con l'amministrazione Kennedy, per la quale quella sarebbe stata la strada maestra per debellare il pericolo comunista.
Nel 1961 i sindacati decisero di appoggiare il piano della Finmeccanica (poi Alfasud), perché era meglio avere una fabbrica sbagliata, piuttosto che nessuna fabbrica e soprattutto perché ogni fabbrica pubblica era un potenziale centro di forza politico-sindacale, oltre che occupazionale. Non si considerò molto allora che si producevano anche tessuti clientelari e quindi effetti distorsivi, particolarmente vistosi nel caso delle conseguenze della nazionalizzazione dell'energia elettrica e/o del sistema che si instaurò nel Meridione! :x


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XVIII

Il centrosinistra e il suo programma


Esso fu una scelta fondata su un riformismo che aveva obiettivi e strumenti ben definiti e aprì ampi spazi anche al P.C.I. nonostante che questo partito formalmente lo criticasse. L'implicita ammissione dell'ingiustizia della società italiana di quegli anni garantirono ai comunisti una straordinaria rendita di posizione morale, intellettuale, ideologica e politica, (Nota, infatti il mio amico Giorgio canta che: Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche: lo esigevano tutti :D ) che lo avrebbe portato nel giro di 15 anni a diventare il più grosso partito comunista del mondo. La tante volte citata esclusione del PCI fu solo teorica e contribuì invece a far pensare al mondo intellettuale italiano che l'alterità proclamata, anche se non vera, fosse la scelta giusta.
La dinamica della nascita del centrosinistra è nota e nasce dalla forte ripresa elettorale del 1958 di Fanfani e della D.C. unita alla sommossa sociale dopo il governo Tambroni. Il nuovo segretario della D.C. (Aldo Moro) spiegò che il centrosinistra era necessario per attenuare le stridenti sperequazioni sociali e la Chiesa, con il nuovo papa (Giovanni XXIII) si associò decisamente.
La veloce crescita della spesa pubblica fra il 1961 e 1965 dimostrava che i dirigenti democristiani e i loro nuovi alleati avevano intenzione di mantener fede alle promesse, con Moro e Fanfani che beneficiavano di tutto ciò, tant'è che già al congresso del partito nel 1962 ottennero il sostegno dell'ottanta per cento dei delegati e subito dopo poterono vare il nuovo governo a guida di Amintore che per prima cosa portò l'obbligo scolastico alla terza media, che avrebbe per la prima volta alfabetizzato la grande maggioranza della popolazione italiana.
La nazionalizzazione dell'energia elettrica rappresentava per il PSI il frutto più importante dell'accesso al governo e il simbolo della serietà delle intenzioni riformiste e in effetti riuscì a portare l'elettricità nel Meridione, che ne era largamente privo. Lombardi, allora capo della sinistra socialista, poteva vantare il suo riformismo diverso, in qualità, da quello di Saragat, che chiedeva semplicemente più case, scuole ospedali. L'obiettivo era il mutamento strutturale della società, e non aveva neppure il limite di non toccare la proprietà privata.


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XIX

I socialisti intendevano anche provare la loro determinazione alla sinistra, mostrando che era possibile ottenere mutamenti profondi anche senza rivoluzione. Con il senno di poi si potrebbe però dire che "non è oro tutto ciò che luccica!" La nazionalizzazione del 1962 rafforzò sì l'industria pubblica, ma anche, e molto, il legame con i partiti e le speranze di Guido Carli per un'evoluzione parallela dell'industria privata non si materializzò affatto.
I privati dilapidarono nella maggior parte i rimborsi ricevuti, avviando progetti avventati e privi di respiro strategico e nel 1977 lo stesso Carli avrebbe dichiarato che questo fallimento era stato uno dei più gravi nella storia della classe imprenditoriale italiana!
C'è però da chiedersi se si potesse ipotizzare un esito diverso? Quando nel 1965 Giorgio Valerio, presidente della Edison, decide di acquisire la Montecatini non stava contribuendo alla nascita di un grande polo chimico, ma alla tragica storia, culminata nel suicidio di Gardini e Cagliari, che ha indebolito il paese in un settore cruciale!
La scomparsa delle società elettriche fu un colpo terribile anche per la Borsa, dopo che, come altra riforma, ci fu l'imposta sugli utili delle attività finanziarie (la cedolare), che contribuì a impaurire la vecchia borghesia italiana, spingendola a quella "fuga di capitali" che provocò un notevole calo negli investimenti.
La crisi del '63-'64 è stata talvolta presentata come un punto di svolta, ma così non ci sembra, perché le radici sono già negli anni Cinquanta, nel '63-'64 ci fu invece una dimensione nuova in politica, rappresentata dal caso SIFAR e dai piani del generale De Lorenzo, incarnazione fisica di quell'Italia tradizionale e maschile, che il miracolo stava scardinando. Il clerico-fascismo si sentiva particolarmente minacciato e fu il perno di quelle tentazioni golpiste, che caratterizzarono l'Italia nei dieci anni che vanno dal piano Solo alla metà degli anni Settanta.


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XX

L'Italia del centro-sinistra era un paese bifronte: si andava aprendo al mondo e conquistava posizioni di punta in campo culturale grazie al cinema e alla letteratura, ma era anche segnato da un'arretratezza di fondo, in primis l'autoreferenzialità nazionale e l'antisemitismo ereditati dal fascismo a cui si era aggiunto l'antiamericanismo dei comunisti, per non parlare dell'anti-cultura ecclesiastico-cattolica, che aveva contribuito ad approfondire il nostro provincialismo endemico!
Il ritardo rispetto al grande respiro internazionale era impressionante da vedere nei circoli liceali del 1968: gli studenti *impegnati* leggevano le stesse opere dei coetanei dell'impero russo di inizio secolo, ma pensavano con quelle di capire il mondo moderno, mentre in realtà avevano quasi un secolo di ritardo!
In particolari i giovani si pascevano di ILLUSIONI, che l'aumento del reddito pro capite aveva fatto nascere, ma non si capiva che questo sviluppo non sarebbe stato eterno. E infatti nel prosieguo la prima cosa che accadde fu che saltò l'equilibrio nelle politiche di bilancio e del controllo creditizio!
Molti italiani volevano "tutto e subito" e quel che la Costituzione auspicava in materia di diritti sociali positivi, doveva essere tradotta al più presto in realtà.
Pertanto il governo si mise a riconoscere di fatto quei diritti economici costituzionali, senza preoccuparsi di trovare la necessaria copertura finanziaria e quindi si aprì la porta al bilancio in deficit sempre più ampio.


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXI

Illusioni e convulsioni, 1968-1978


Il "vogliamo tutto" del '68/'69 fu gridato in ogni dove, da masse di studenti e operai, che riflettevano l'immagine di un universo pubblico ancora dominato dai giovani maschi, anche se nei cortei le donne comparivano un po' più numerose di prima. Molte di queste richieste il governo provò a sodisfarle, senza preoccuparsi di aumentare nella misura necessaria le Entrate dello Stato, proprio nel momento in cui si stavano esaurendo i fattori oggettivi che avevano alimentato la crescita. Pertanto le spese furono fatte in deficit.
Gli anni Settanta non furono solo il decennio del debito, che pesa ancora sul paese, ma l'inizio di una nuova fase costituente. L'esempio più calzante è la riforma del sistema pensionistico, che per il governo Moro del 1968, prevedeva una erogazione post-lavorativa non inferiore al 65% della paga degli ultimi tre anni. I sindacati, che all'inizio si erano dichiarati d'accordo, furono sommersi dalle proteste della base e l'anno dopo il governo Rumor, con ministro del lavoro Brodolini, cancellò il sistema contributivo a favore di quello retributivo e la nuova pensione sociale per tutti gli ultra sessantacinquenni, sprovvisti di reddito. L'età pensionabile per le donne rimaneva a 55 anni.
Fu certo una conquista "di sinistra", ma aveva i piedi di argilla, tanto più se si teneva conto della denatalizzazione, che di lì a poco sarebbe apparsa evidente, ma già in quel contesto era chiaro che avrebbe scaricato i costi sulle generazioni future!
Guido Carli scriveva appunto che si era messo in piedi un sistema che creava disavanzi per forza inerziale!


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXII

A differenza del generale De Gaulle in Francia, buona parte del ceto politico italiano affrontò quegli anni simpatizzando per quegli ideali, che poi si sarebbero chiamati catto-comunisti, sforzandosi di introdurre una politica riformatrice, ancorché economicamente irrealistica!
In quegli anni cominciò anche la progressiva affermazione dei localismi e forse a questo proposito, decisiva fu la guerra del Vietnam, che spinse la sinistra a riscoprire i popoli e le minoranze di ogni tipo (tranne quelle in Unione Sovietica), sostenendo così la cultura e la lotta di irlandesi, occitani, palestinesi e baschi, con una confusione ideologica enorme, di cui si sarebbe ben nutrita la Lega!
E che dire della c.d. "Strage di Stato" del 1969? Certo è indubbio che certe frange dello Stato, prossime alle scomparsa ma ancora vigorose, cercassero di reagire in ogni modo a quanto stava avvenendo, ma proprio in quel dicembre il ministro degli esteri Aldo Moro era a Parigi a perorare la causa dell'espulsione della Grecia dei colonnelli dal consiglio di Europa. Restivo, il supposto ministro della strage, non riusciva nemmeno a capire quel che fosse successo e lo stesso si poteva dire dell'intiero gruppo dirigente del centrosinistra.
L'incapacità di vedere la realtà e di confrontarsi con essa e la tendenza a sostituirla con le proprie proiezioni e desideri è la sola eredità politica che il movimento del 68/69 ha lasciato ai posteri!
In termini di mutamenti culturali e comportamentali di massa, invece l'eredità fu piuttosto positiva, anche se non sempre riuscì a sostituire con principi più giusti la legalità e l'ordine che aveva mandato in frantumi. Una parte a sé va infatti concessa all'esaltazione dell'azione diretta e della violenza, che fu subito presente in larghe fasce dei movimenti, di cui il riferimento peggiore fu quello verso la Cina maoista e Che Guevara!


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Re: Fatti di politica 2023

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Sinceramente questo Andrea Graziosi mi sembra vagamente reazionario


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Re: Fatti di politica 2023

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Gimbatbu ha scritto: sabato 19 agosto 2023, 15:50 Sinceramente questo Andrea Graziosi mi sembra vagamente reazionario
:diavoletto: :diavoletto:


PALESTINA LIBERA !
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Re: Fatti di politica 2023

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UribeZubia ha scritto: sabato 19 agosto 2023, 23:28
Gimbatbu ha scritto: sabato 19 agosto 2023, 15:50 Sinceramente questo Andrea Graziosi mi sembra vagamente reazionario
:diavoletto: :diavoletto:
Assolutamente no, secondo me, ah poi devo dire che il Che Guevara l'ò messo io (e me ne scuso, per non averlo segnalato!) :muro: , perché per me è un personaggio fra i più sopravvalutati della storia, il Gobbonero della politica!


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXIII

Tra l'altro la scelta marxista e antiamericana compiuta allora da larga parte della gioventù italiana e spesso non la peggiore (confesso che c'ero anch'io fra questi e addirittura a Empoli in 4 fondammo la sezione dell'MPL, che si presentò alle elezioni del 1972 e fui candidato al Senato, perché ero l'unico che superava i 25 anni. :crazy: ) rafforzò l'isolamento di parte della cultura italiana dalle grandi correnti del mondo moderno.
E intanto l'alter ego di Zaccagnini l'onesto e solo tale Berlinguer (anche qui gli aggettivi e il paragone è roba mia) aveva potuto esaltare la "ricca lezione leniniana", aggiungendo che solo nel mondo capitalistico c'era la crisi, in quello del socialismo reale no ed era anzi, universalmente riconosciuto che in esso esisteva un clima morale superiore. ( :crazy: :diavoletto: ancor mio)
In Italia simili teorie contribuirono alla nascita di un nuovo meridionalismo radicale, che insisteva sul carattere dualistico dello sviluppo in Italia: Ci fu anche una grande ripercussione sulla scuola e sull'università, tant'è che la grande scienza italiana perse, con il declassamento del LIGB la posizione di punta in uno dei settori chiave per il futuro della ricerca.
Il vecchio sistema certo riproduceva le gerarchie sociali, ma permetteva, a chi era capace di frequentarla, di accedere a posizioni migliori e quindi affermava con chiarezza una logica che legava studio, impegno e risultati anche in termini di convenienza personale. Questa logica andò in larga parte perso con il "sei e il trenta" garantiti, anche se poi diplomi e lauree svalutate, sulle prima garantirono ancora redditi migliori e più facilità d'impiego.
Nei primi anni Settanta si posero altresì le basi per un decennio di asperrima conflittualità in fabbrica e sembrava che il mondo (almeno in Italia) si stesse sempre più dividendo fra Capitale e Lavoro e che siffatto dualismo non fosse soggetto ad alcun vincolo e il salario diventava così una variabile indipendente e si identificava il potere operaio con quello dell'intiera società.
Erano posizioni che nel breve periodo avevano anche elementi di verità, ma che nel lungo, come avrebbe compreso lo steso Lama, avrebbe portato all'indebolimento strutturale del sistema produttivo. In questo modo le posizioni ritenute progressiste si palesarono per quel che erano: conservatrici (termine usato senza nessuna connotazione valutativa) e prova per tutte ial "salvataggio" di quasi tutte le imprese in crisi (alias decotte).


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Re: Fatti di politica 2023

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Minchia, a una prima lettura (un tantinello sbrigativa...) avevo capito che la candidatura al Senato di Carlo avesse provocato l'isolamento della cultura italiana dalle grandi correnti del mondo moderno :lol:


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Re: Fatti di politica 2023

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Allabersagliera ha scritto: lunedì 21 agosto 2023, 12:09 Minchia, a una prima lettura (un tantinello sbrigativa...) avevo capito che la candidatura al Senato di Carlo avesse provocato l'isolamento della cultura italiana dalle grandi correnti del mondo moderno :lol:
il mio contributo non è stato granché. :crazy: :diavoletto: :D


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXIV

Gli addetti alla partecipazioni statali passarono da 460.000 a 600.000 in meno di dieci anni e dal 1974 al 1988 l'IRI e le altre conglomerate pubbliche, con la parziale eccezione dell'ENI, furono sempre in perdita, assorbendo fondi di dotazione sempre più ingenti. Ciò andava a tutto svantaggio del progresso tecnico e favoriva invece la crescita dell'inflazione, finché fu possibile non esagerare nello stampare moneta e sul lungo quella del debito pubblico. D'altra parte le conquiste sindacali, che erano cominciate con la richiesta giusta di mutamento sociale, stavano ora gonfiando il mondo del lavoro nero o marginale. Si stava producendo una segmentazione nel mercato del lavoro: da una parte un settore protetto e rappresentato e dall'altra uno più debole dove non valeva nemmeno lo Statuto del lavoratori (occorrevano più di 15 dipendenti). Si stava consumando quel sistema dei diritti differenziati, che avrebbe trionfato con le pensioni negli anni Novanta! Ma un diritto differenziato non è tale, anche se non si può dirlo.
L'aumento della spesa pubblica raggiunse quelle degli Stati europei occidentali, solo che negli altri la spesa era stata accompagnata dall'aumento del prelievo fiscale (Non si paga, non si paga! Fu il titolo significativo di uno spettacolo di Dario Fo del 1974), da noi invece le maggiori entrate fiscali furono opera del "fiscal drag" ovvero una patrimoniale sui risparmi monetari che non potevano essere collocati all'estero, che nel breve periodo l'Italia poteva permettersi grazie all'illusione finanziaria, ma si stavano ponendo le basi per difficoltà difficilmente affrontabili nel medio e nel lungo!
Le riforme di quel periodo erano state concepite ponendo al centro i diritti dei cittadini protetti, che così diventavano indipendenti dal ciclo economico e nonostante l'art. 81 della Costituzione vietasse l'approvazione di leggi in disavanzo, la spesa pubblica se ne andò per conto proprio e i governi successivi avrebbero avuto per compito primario di far fronte all'emergenza di falle sempre nuove nel bilancio dello Stato.
Negli anni Settanta la crescita per fortuna continuò, ma essa deve essere depurata da quella del debito pubblico che era passato dal 36,6 al 57% del PIL. Si trattava in altre parole di una crescita a spese del futuro, con grave ingiustizia verso i giovani, in una società che sembrava invece muovere verso un maggiore egualitarismo.


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXV

La disgregazione del vecchio ordine sociale stava continuando, sostituito dalle garanzie e i privilegi dell'impiego statale e parastatale. La famiglia monoreddito era ancora diffusa e c'era un percorso piuttosto chiaro per diventare adulti: scuola, lavoro, matrimonio, l'acquisto di una casa, i figli. (J. Brel avrebbe detto "Il nous fallut bien du talent pour être vieux sans être adultes". )
Il '68 stava però mettendo in dubbio tutte le certezze, compresa quella che durava da più tempo: la religione. La presa sulle masse era ancora forte, ma in calo e i matrimoni civili raddoppiarono di numero nei venti anni successivi.
Nel Nord si stava sviluppando un capitalismo di grande energia, ma di poca cultura, spesso diffidente verso lo Stato con cui aveva avuto rapporti difficili, ma al quale il paese doveva gran parte del benessere.
Silvio Berlusconi, un imprenditore che aveva partecipato al miracolo economico nel ruolo di costruttore edìle, si stava avviando a diventare una figura di riferimento, al momento solo economica, per buona parte di una borghesia che è illustrata benissimo dal film "Signore e signori" di Germi (Sembra proprio che il regista abbia potuto leggere nel futuro :clap: ).
Il Berluska diventò egemone presto in virtù dell'innata capacità di imbrogliare la gente, circuirla, farle credere che un eschimese poteva aver bisogno impellente di un frigorifero, etc.
Un suo grandioso progetto edilizio (Milano 2) era dotato di una propria televisione via cavo dal 1974, Telemilanocavo, fondata Da Giacomo Properzi, che divenne sindaco di Segrate e presidente della Provincia, prima di essere colpito dalla Magistratura nel 1992). Il Berluska la rilevò nel 1976 e ingaggiò MIke Bongiorno per lanciarla e nel 1980 le consorziò con altre TV locali, dando vita a Canale 5, che produsse grandi e nuove opportunità commerciali, grazie alla pubblicità televisiva e un'inattesa notorietà, ancorché, per il momento, solo locale. Fenomeni in parte simili alimentavano anche le confuse e contraddittorie radici del leghismo.
Un ruolo importante fu assunto dal Veneto (di Signore e Signori, appunto :D ): i nuovi piccoli imprenditori, molto spesso ex contadini, erano arrivati in ritardo al miracolo economico e avevano continuato a votare la D.C, ma di lì a poco si avviò una "rivoluzione", che ne fece una delle regioni più secolarizzate del paese e fu intaccato già alla fine del decennio, quello che era stato uno dei più importanti bacini elettorali democristi, che si diresse a quei settori autonomisti, che avrebbero prodotto la Lega. :x Nota: Berluska e democristi sono miei :)


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXVI

Esaurimento politico e accelerazione riformistica


Alla fine degli anni Settanta cominciarono a manifestarsi i sintomi di varie crisi, in primis quella del vecchio ordine internazionale, figlio della seconda guerra mondiale e dell'affermazione del potere di un Occidente guidato dagli S.U.A.
Il primo segnale arrivò da Nixon, che nel 1971 sganciò il dollaro dall'oro, ponendo fine agli accordi di Bretton Woods e ai cambi fissi, aprendo così le porte all'inflazione e naturalmente da noi la lira si allineò con il dollaro, non certo con il marco, e quindi scelse la linea inflattiva.
Nel 1973 ci fu la crisi petrolifera, seguita alla guerra del Kippur e nel 1974 Nixon fu costretto a dimettersi per lo scandalo Watergate e fra parentesi, c'era stata anche la fuga da Saigon.
Nonostante tutto ciò gli S.U.A. mantenevano gran parte della loro vitalità economica, scientifica e demografica, mentre in l'Europa le cose stavano andando di male in peggio e non si accettava un'immigrazione che, sola, poteva cercare di por freno al declino, causato in gran parte dall'invecchiamento della popolazione.
In particolare in Italia non si aveva coscienza di tutto questo, il paese era anzi tutto preso dal desiderio di consolidare ed estendere le conquiste dei decenni precedenti e incline a cercare nell'indebitamento pubblico lo strumento per superare quelli che sembravano ostacoli temporanei.
L'inflazione nel '74/'75 superò il 25% annuo ma la parte protetta degli italiani si mise al sicuro con l'accordo sulla scala mobile firmato da Gianni Agnelli (dal 1974 presidente della Confindustria), che permise ai salari, pensioni e liquidazioni di crescere più dell'inflazione.
Quella "vittoria" era stata ottenuta a spese degli occupati di "secondo rango" e dei giovani, che avrebbero pagato le conseguenze del ricorso al debito pubblico.
Il tasso di natalità si era dimezzato in meno di dieci anni, il che era piuttosto logico, data la velocità con la quale era stato acquisito quel benessere che, proprio per questo, sembrava a rischio e non si voleva perdere, garantendolo anche ai figli, che, per questa ragione, non potevano essere molti. (Vedasi Moretti e Caro Diario, nell'episodio del figlio unico).
Ma il danno causato dal crollo della natalità non era immediatamente visibile e le élite politiche italiane non esistevano, massime al governo e dintorni, e i potenti si adagiavano sulle posizioni acquisite e presto avrebbero cominciato a nutrire l'illusione dell'immortalità del presente, a scapito del ...


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXVII

A metà degli anni Settanta si era ormai creata la miscela delle illusioni e degli interessi, delle élite politiche e della popolazione che le esprimeva: debito pubblico crescente, bassa imposizione fiscale, alta inflazione, denatalità e rottura degli equilibri internazionali. I partiti di massa erano in qualche modo sopravvissuti ai loro progetti, cavalcando una modernizzazione che li aveva portati in territori sconosciuti, dovendo varare riforme ispirate da ideali elaborati in una e per una Italia che non c'era più. :x
Berlinguer e Rumor ne sono due buoni esempi: entrambi si sentivano a disagio in una società che non era più la loro e nemmeno quella che avevano immaginato per un futuro desiderabile.
Berlinguer difendeva pubblicamente "il vero leninismo" e aveva lanciato nel 1976 un eurocomunismo privo di contenuti intellettuali, ma comunque diversificando il PCI dagli altri partiti di sinistra (in particolare il PSI, senza dire dei radicali). Questa tattica incontrò il favore di vasti stati borghesi, anche piccolo-borghesi, piuttosto conservatori. Grazie anche al carisma (nota mia, chi gliel'abbia dato proprio non saprei) del leader, il PCI riuscì a rimandare le avversità e a far cmq presa sulla società, mentre alla DC questo riusciva molto meno e il referendum del 1974, seguito dalle amministrative del '75, segnarono una sconfitta epocale e per Rumor i risultati di una protratta incapacità di capire in che misura e in che modo era cambiata la società!
La novità fu la risposta politica che Moro e Zaccagnini diedero alla crisi del centrosinistra, aprendo quella tattica del confronto con il PCI, che schiuse le porte alla solidarietà nazionale, in altra parole Moro riprendeva lo slogan di Berlinguer sul c.d. "compromesso storico", che in latino si poteva tradurre "Pacem in terris". :D
L'accordo con il PCI poteva far entrare nello Stato, sempre a guida DC, ampi strati sociali, portando a conclusione quello che che i doro-morotei avevano sempre voluto: la nazionalizzazione delle masse.
Le elezioni del '76, con la polarizzazione dell'elettorato fra i due maggiori partiti, resero possibile l'abbraccio e, come scrissero all'estrema sinistra, si era alla rivincita, speriamo provvisoria, del capitale. Anche se, in effetti, sembrava proprio che fosse accaduto il contrario: con l'abbraccio, la stagione dei diritti raggiungeva il culmine del prestigio e dell'influenza e fu anche l'ultimo tentativo dei partiti tradizionali di rilanciare il modello di Italia, delineato dopo la guerra.


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXVIII

Un capitolo a parte merita il "welfare" italiano e su come era cresciuto, cioè come un accumulo irrazionale di privilegi da questa e quella categoria e poi estesi, ma sempre in modo particolaristico, ad altri gruppi capaci di mobilitazione. Questo minava l'idea dello Stato come garante per tutti, perché, come dichiarava da tempo Pannella, lasciava fuori gli "ultimi"!
Il processo si era accelerato dopo la riforma delle pensioni del 1969, basato sul diverso trattamento, vale a dire più favorevole, per alcune categorie di lavoratori. Alla metà dei Settanta si tentò di introdurre il welfare universalistico, ma esso esaltava il senso di appartenenza di un popolo chiamato a godere di diritti, dai quali, chi non faceva parte del popolo, ne era totalmente escluso. Allora non c'era un gran flusso migratorio e quindi si aveva poca contezza degli effetti futuri, ma di lì a poco essi si sarebbero manifestati. E allora ci si sarebbe accorti del provincialismo italico, che di fatto comporta sentimenti di ostilità verso il nuovo e il diverso e per chiunque fosse percepito come una minaccia, che metteva in pericolo le conquiste ottenute. Da lì a "prima gli italiani" il passo è breve! :x
Il limite di questo welfare fu di venti anni, fino cioè ai primi tagli del 1990 e si era riusciti a tanto solo perché il finanziamento era avvenuto in deficit. Si era innescato un modello di comportamento che si sarebbe ripetuto nei decenni successivi, dando luogo a crisi ricorrenti. Si cercava di rinviare il più possibile decisioni costose per la popolazione, come l'aumento delle tasse o la riduzione di certi benefici, salvo poi ritrovarsi anni dopo a dover sostenere maggiori costi e imporre sacrifici più gravosi rispetto a quelli necessari, se fatti a tempo debito.
Un caso a parte è quello del Servizio Sanitario Nazionale, istituito nel 1978. Esso fu un grande successo e il buon funzionamento in larga parte del paese, ritardò sul breve periodo gli effetti della crisi demografica, diminuendo l'incidenza delle malattie e aumentando l'efficienza generale della popolazione. Ma per converso, l'aumento della vita media in Italia e in Europa, provocò dopo alcuni anni una crescita molto elevata delle spese per cure mediche; si è calcolato che circa metà dei costi della salute per un singolo individuo è legata al suo ultimo anno di vita, se così vogliamo chiamarlo, invece che di agonia!
In Italia poi il S.S.N. fu anche l'occasione per un'estensione del potere dei partiti: le quasi settecento nuove unità sanitarie locali furono date in gestione a migliaia di ex dirigenti o di giovani funzionari di partito che poi spesso degenerò in reti clientelari!


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXIX

Anche i trasferimenti al Mezzogiorno provocarono effetti simili nel breve periodo: positivi per la riduzione della forbice dei redditi e consumi fra Nord e Sud, ma negativi per quel che Michele Salvati avrebbe chiamato il grande disegno industrialista della seconda Cassa del mezzogiorno e che invece alimentò la proliferazione delle c.d. macchine politico-clientelari, con proporzioni addirittura più vaste di quelle createsi intorno alla USL.
La situazione nel Meridione stava degenerando anche per un diverso fattore: la criminalità organizzata, e in particolare Cosa nostra, che aveva preso in buona parte il controllo mondiale dell'eroina e di conseguenza la D.C. (specie quella siciliana) si trovò a fare i conti con una creatura assai diversa con quella con cui aveva intrattenuto buoni rapporti già dalla fine della guerra.
Nel maggio 1978 la Brigate rosse assassinarono Aldo Moro, uccidendo, con lui, il progetto di solidarietà nazionale, anche se forse il destino della stessa sarebbe stato il solito, segnato sia dalla fragilità del progetto, che dall'esaurimento dei partiti che la sostenevano. Il terrorismo, secondo chi scrive, ha avuto minore importanza di quel che si crede, anche se nell'immediato di allora, portò tutta una serie di conseguenze, tutte negative: l'aumento di poteri di magistratura e polizia, ma soprattutto quella di sviare l'attenzione delle élites politiche e, in particolare, di quelle di sinistra, dalle crescenti e reali difficoltà di fondo del paese, costringendole invece a occuparsi di quello che, sul piano storico, è stato solo un fenomeno marginale!
Tutto ciò spinse la popolazione a disprezzare i partiti, specie quelli di governo, il che aprirà la porta alcuni anni dopo al fenomeno di "MANI PULITE". :x


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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXX

L'Italia in un nuovo mondo


Con quel che accadde alla fine dei Settanta: la crisi polacca, l'invasione russa dell'Afghanistan, era evidente che si stava riaprendo una piccola guerra fredda, ufficializzata dall'elezione di Reagan nel 1980. L'Europa cercò di non accorgersene, continuando nella politica di distensione verso l'Est, ma in Italia la DC al congresso decise di chiudere al PCI e di aprire a Craxi. Tale linea fu avversata dalla minoranza della sinistra di base, democrista.
Nel 1978 c'era stata l'elezione di S. Pertini alla presidenza della repubblica, il quale fu protagonista di alcuni dei primi attacchi al sistema politico e, forse proprio per questo, diventò subito popolare. (Nota mia, i demagoghi lo sono sempre! Piacciono molto alla maggioranza, peraltro silenziosa, perché in fin dei conti non ha niente da dire!)
Craxi seppe cogliere la nuova opportunità e spinse il PSI verso una politica nuova, ancorché ideologicamente confusa, che forse aveva poco o nulla di socialista.
Craxi e la nuova DC si trovarono subito di fronte una netta svolta nella politica economica internazionale, vale a dire antiinflazionistica: era la fine di un'era e i paesi avanzati entrarono in recessione; però la lotta contro l'inflazione ebbe un certo successo e all'inizio il debito pubblico fu mantenuto al 60% del PIL. I redditi reali aumentarono, fino a raggiungere nel 1990 un livello di 4,5 volte superiore a quello del 1951, il che riuscì a spostare la resa dei conti al decennio successivo.
Andreatta sancì il divorzio fra Banca d'Italia e Tesoro, il che costrinse la Stato ad andare sul mercato per finanziarsi.
Nel decennio le entrate dello Stato crebbero del 42%, ma le spese arrivarono al 54% (sempre del PIL), mentre le spese per interessi raddoppiarono e l'indebitamento totale, alla fine, raggiunse il 100%, il che preannunciava il fallimento del Paese! Per cui si può ben dire che la crisi dei Novanta era figlia della crescita precedente o almeno della parte artificiale, vale a dire legata all'indebitamento. I dati di crescita non depurati dall'indebitamento sono altrettanto fuorvianti di quelli sui prezzi, non depurati dall'inflazione!


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXI

Pur scontando la droga delle iniezioni pubbliche, l'Italia degli anni Ottanta appare un paese vitale e, malgrado il crollo della natalità, era ancora un paese giovane e forse, finite le convulsioni degli anni precedenti, sarebbe stato in grado di reagire. Gli italiani conobbero allora, per la prima volta a livello di massa, i c.d. consumi opulenti.
Grazie alle sue TV, il Berluska era diventato un leader naturale, ma aveva bisogno dell'appoggio del potere politico per acquistare e mantenere il monopolio dell'informazione via etere, attraverso il quale riusciva a influenzare il costume sociale, i comportamenti del mondo politico e di gran parte di quello imprenditoriale, oltre che di un modo nuovo di intendere e usare il sesso! Famosa è la telefonata del Berluska a Dell'Utri del 31/12/1986, dove si lamenta di un'assenza di ragazze a Drive In, che avrebbe fatto arrabbiare Craxi e reso impossibile festeggiare l'anno nuovo ... scopando.
La TV stava assumendo sempre più il ruolo di quella che è stata chiamata "audience democracy" vale a dire gli appelli diretti dei caporioni politici alle masse, al posto del dibattito tradizionale, con in più il fatto che c'era chi poteva andare in televisione quando e come voleva e altri che invece non ne avevano il diritto. Ovvio che i leaders adottano i tempi e il linguaggio del medium e lo stesso vale per le c.d. domande dei giornalisti; si può dire che il politico e il giornalaio (mio) è diventato un funzionario dei media! :grr:
Il Berluska rafforza la posizione egemonica diventando nel 1986 presidente del (B)ilan (mio, ma la b è in parte d'obbligo, perché la squadra passava dei momenti piuttosto burrascosi, culminati nella retrocessione del 1981/82 *com'erano belli quegli anni* :diavoletto: ) nella quale squadra investì gran parte del potere economico-politico, riuscendo così a porre le basi per la distruzione del calcio com'era stato fino allora.
Craxi e il partito socialista potevano essere ben attratti dal ciarlatano*-imprenditore, sedicente non assistito del Nord, anche se la sua storia (per Craxi) di militante socialista gli impedivano di trarne le conseguenze antipartitiche che il paese, Cossiga e Pertini, oltre al Berluska naturalmente, gli domandavano. (* mio)
Benché tentennante dal lato ideologico, Craxi raggiunse l'acme del riformismo con l'intervento sulla scala mobile del 1984, seguendo Ezio Tarantelli, che da tempo spiegava come l'accordo del 1974 costituisse per il paese e la sua industria un peso insostenibile. Il PCI più per la forma (non fu interpellato prima) che per la sostanza, promosse un referendum contro la legge, con slogan assurdi contro l'affamamento della classe operaia, in un paese dove i redditi reali erano, come sappiamo, ancora in crescita.
Questo fu l'ultimo (forse) passo falso di un presunto leader che, di fronte alla crisi polacca. aveva affermato che la rivoluzione del 1917 "aveva esaurito la sua spinta propulsiva", ma che continuava a straparlare sempre della crisi del capitalismo, al quale però non sapeva che cosa opporre, se non un vieto moralismo, tanto più che in quegli anni, fuori d'Europa, il capitalismo stava avviandosi verso il suo più grande periodo di sviluppo.


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Re: Fatti di politica 2023

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lemond ha scritto: martedì 29 agosto 2023, 12:41 Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXI

Pur scontando la droga delle iniezioni pubbliche, l'Italia degli anni Ottanta appare un paese vitale e, malgrado il crollo della natalità, era ancora un paese giovane e forse, finite le convulsioni degli anni precedenti, sarebbe stato in grado di reagire. Gli italiani conobbero allora, per la prima volta a livello di massa, i c.d. consumi opulenti.
Grazie alle sue TV, il Berluska era diventato un leader naturale, ma aveva bisogno dell'appoggio del potere politico per acquistare e mantenere il monopolio dell'informazione via etere, attraverso il quale riusciva a influenzare il costume sociale, i comportamenti del mondo politico e di gran parte di quello imprenditoriale, oltre che di un modo nuovo di intendere e usare il sesso! Famosa è la telefonata del Berluska a Dell'Utri del 31/12/1986, dove si lamenta di un'assenza di ragazze a Drive In, che avrebbe fatto arrabbiare Craxi e reso impossibile festeggiare l'anno nuovo ... scopando.
La TV stava assumendo sempre più il ruolo di quella che è stata chiamata "audience democracy" vale a dire gli appelli diretti dei caporioni politici alle masse, al posto del dibattito tradizionale, con in più il fatto che c'era chi poteva andare in televisione quando e come voleva e altri che invece non ne avevano il diritto. Ovvio che i leaders adottano i tempi e il linguaggio del medium e lo stesso vale per le c.d. domande dei giornalisti; si può dire che il politico e il giornalaio (mio) è diventato un funzionario dei media! :grr:
Il Berluska rafforza la posizione egemonica diventando nel 1986 presidente del (B)ilan (mio, ma la b è in parte d'obbligo, perché la squadra passava dei momenti piuttosto burrascosi, culminati nella retrocessione del 1981/82 *com'erano belli quegli anni* :diavoletto: ) nella quale squadra investì gran parte del potere economico-politico, riuscendo così a porre le basi per la distruzione del calcio com'era stato fino allora.
Craxi e il partito socialista potevano essere ben attratti dal ciarlatano*-imprenditore, sedicente non assistito del Nord, anche se la sua storia (per Craxi) di militante socialista gli impedivano di trarne le conseguenze antipartitiche che il paese, Cossiga e Pertini, oltre al Berluska naturalmente, gli domandavano. (* mio)
Benché tentennante dal lato ideologico, Craxi raggiunse l'acme del riformismo con l'intervento sulla scala mobile del 1984, seguendo Ezio Tarantelli, che da tempo spiegava come l'accordo del 1974 costituisse per il paese e la sua industria un peso insostenibile. Il PCI più per la forma (non fu interpellato prima) che per la sostanza, promosse un referendum contro la legge, con slogan assurdi contro l'affamamento della classe operaia, in un paese dove i redditi reali erano, come sappiamo, ancora in crescita.
Questo fu l'ultimo (forse) passo falso di un presunto leader che, di fronte alla crisi polacca. aveva affermato che la rivoluzione del 1917 "aveva esaurito la sua spinta propulsiva", ma che continuava a straparlare sempre della crisi del capitalismo, al quale però non sapeva che cosa opporre, se non un vieto moralismo, tanto più che in quegli anni, fuori d'Europa, il capitalismo stava avviandosi verso il suo più grande periodo di sviluppo.
C'è un errore : i salari reali iniziano a decrescere nel 1975, non nel 1984.
Poi, il capitalismo stava avviandosi verso il suo più grande periodo di sviluppo perchè la popolazione mondiale (e dunque la forza-lavoro disponibile a costo sempre minore) cresceva velocissimamente: meno paghi la forza-lavoro più ti arricchisci.
O no ?


Von Rock ? Nein, danke.
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Re: Fatti di politica 2023

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nino58 ha scritto: mercoledì 30 agosto 2023, 7:09 C'è un errore : i salari reali iniziano a decrescere nel 1975, non nel 1984.
Poi, il capitalismo stava avviandosi verso il suo più grande periodo di sviluppo perchè la popolazione mondiale (e dunque la forza-lavoro disponibile a costo sempre minore) cresceva velocissimamente: meno paghi la forza-lavoro più ti arricchisci.
O no ?
Ho provato a cercare i dati intorno all'andamento dei salari reali in quel periodo, ma al momento non sono riuscito a trovare gran che. Quando saprò qualcosa di nuovo te lo farò sapere, insieme alla domanda che fai, sulla quale devo studiare un po' perché le conoscenza di macroeconomia sono parecchio arrugginite! Per intanto continuo nel riassunto ragionato.

Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXII


Il moralismo di Berlinguer trovava eco nei sentimenti nella parte che si riteneva più civile della popolazione e che reagiva ai comportamenti di Craxi e di un pezzo di mondo che lo circondava, in cui in controluce cominciava ad apparire anche il Berluska; tutto ciò portava a combattere battaglie fuori della realtà come quella sulla scala mobile.
Nel giugno 1985 Craxi uscì vincitore dalla scontro, anche forse sull'onda dell'omicidio di Tarantelli. colpevole, per le B.R, del provvedimento a sostegno della riforma del lavoro.
In quell'anno il PSI raggiunse l'acme, ma perse anche la spinta riformistica, perché in quel periodo riformare significava più prendere che dare e quindi non sarebbe stato popolare.
Ciò non toglie che Craxi, grazie all'alleanza con la maggioranza democrista, fu primo ministro dall''83 all'87 e in quel lustro riuscì a stabilizzare il paese, dopo gli sbandamenti degli anni Settanta: seppe battere il terrorismo e in parte anche Cosa nostra.
Queste vittorie e i metodi che le resero possibili aiutano a comprendere la costruzione, nel decennio, dello straordinario potere e del prestigio conseguiti dalla magistratura, che avrebbe portato a ...


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Re: Fatti di politica 2023

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Re: Fatti di politica 2023

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Al Fantagolpe per ora mi sono giocato:
Tappa 1 in Mali: Ibrahim Boubacar Keïta
Tappa 2 in Guinea: Alpha Condé
Tappa 3 in Burkina Faso: Paul-Henri Sandaogo Damiba + Jolly Roch Marc Christian Kaboré
Tappa 4 in Sudan: Abdalla Hamdok
Tappa 5 in Niger: Mohamed Bazoum
Tappa 6 in Gabon: Ali Bongo
Per la prossima tappa sono tentato di giocarmi Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron .


castelli
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Re: Fatti di politica 2023

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sembra lercio.

ora il presidentissimo mattarella che nulla sapeva su ustica come si comporterà col presidente della corte costituzionale?

vi prego, vaccinatevi.
con pfizer.


Defensor Froomey. dal 28/5/19 FORZA ROGLIC

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mancò il coraggio per puntare 20 euro su landa dato a 66.
non credette alla tenuta di rogla fino a verona.
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Re: Fatti di politica 2023

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nino58 ha scritto: mercoledì 30 agosto 2023, 7:09 Poi, il capitalismo stava avviandosi verso il suo più grande periodo di sviluppo perchè la popolazione mondiale (e dunque la forza-lavoro disponibile a costo sempre minore) cresceva velocissimamente: meno paghi la forza-lavoro più ti arricchisci.
O no ?
Il tasso di profitto non funziona così, il livello dei salari conta poco e sempre meno, quel che è importante è la crescita della produttività e infatti anche nell'opera che ho visto ieri di Moretti: "Mia madre", il solito film nel film, l'imprenditore americano che acquista un'impresa, la prima cosa di cui si preoccupa è licenziare un terzo, inutile per lui, dei dipendenti e non abbassare i salari e già Giorgio diceva a quei tempi


Fanno festa i musulmani il venerdì
il sabato gli ebrei
la domenica i cristiani
i barbieri il lunedì :bll:

"Per principio rifiuto di sottopormi a questi controlli. Non sono ostile alla lotta al doping, che ritengo indispensabile tra i dilettanti, ma nel caso di professionisti è differente.

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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXIII

Accanto alle inchieste coraggiose e ai sacrifici vi fu il ricorso a forme di pressione fisica e psicologica su alcune migliaia di arrestati, per arrivare addirittura alla tortura. A parlarne sono stati gli stessi funzionari, che ne furono i protagonisti.
Prima questi metodi furono adottati contro i terroristi e poi proseguirono con Cosa nostra, in quel caso con l'aiuto anche dai magistrati statunitensi.
Probabilmente a seguito dei compiti eccezionali assegnatigli, parte della magistratura stava cambiando mentalità e orientamento politico, indirizzandosi verso il PCI, che sembrava il principale difensore dello Stato e il più conseguente sostenitore dei nuovi poteri speciali, da usare per colpire, senza compromessi. (Nota mia, insomma il più neofascista dei partiti!)


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Re: Fatti di politica 2023

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lemond ha scritto: martedì 5 settembre 2023, 9:15
nino58 ha scritto: mercoledì 30 agosto 2023, 7:09 Poi, il capitalismo stava avviandosi verso il suo più grande periodo di sviluppo perchè la popolazione mondiale (e dunque la forza-lavoro disponibile a costo sempre minore) cresceva velocissimamente: meno paghi la forza-lavoro più ti arricchisci.
O no ?
Il tasso di profitto non funziona così, il livello dei salari conta poco e sempre meno, quel che è importante è la crescita della produttività e infatti anche nell'opera che ho visto ieri di Moretti: "Mia madre", il solito film nel film, l'imprenditore americano che acquista un'impresa, la prima cosa di cui si preoccupa è licenziare un terzo, inutile per lui, dei dipendenti e non abbassare i salari e già Giorgio diceva a quei tempi
Licenziando un terzo dei dipendenti i salari calano, eccome se calano.
Vedrai come calano se aumentano i disoccupati.
E i profitti aumentano e ... le mamme imbiancano


Von Rock ? Nein, danke.
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Re: Fatti di politica 2023

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Vi è un equivoco di base.
Quando i due terzi della forza lavoro sono ridondanti, vanno estirpati.
A questa gente, inabile al lavoro per formazione culturale, va data assistenza ma non possono occupare ed intralciare la macchina pubblica.
Se non vuoi fare l'autista ATAC o il netturbino o l'infermiere non ti mettiamo in ufficio.
Raus, con una tessera per i viveri e per l'affitto.
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Re: Fatti di politica 2023

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nino58 ha scritto: martedì 5 settembre 2023, 19:27 Licenziando un terzo dei dipendenti i salari calano, eccome se calano.
Vedrai come calano se aumentano i disoccupati.
E i profitti aumentano e ... le mamme imbiancano
Ormai i disoccupati nell'industria non si contano più, la classe operaia sta sparendo e il capitalismo è lontano mille anni da quando andavamo in fabbrica tu e io (di vetrerie a Empoli non ce sono più!). L'importante poi nel nuovo capitalismo delle "holding" non è massimizzare il profitto, ma le vendite, affinché il marchio si imponga come quasi monopolio e assicuri enormi bonus ai dirigenti. P.S. Poi, da come rispondi, si vede che non hai ascoltato Giorgio. :)


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Re: Fatti di politica 2023

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lemond ha scritto: mercoledì 6 settembre 2023, 12:57
nino58 ha scritto: martedì 5 settembre 2023, 19:27 Licenziando un terzo dei dipendenti i salari calano, eccome se calano.
Vedrai come calano se aumentano i disoccupati.
E i profitti aumentano e ... le mamme imbiancano
Ormai i disoccupati nell'industria non si contano più, la classe operaia sta sparendo e il capitalismo è lontano mille anni da quando andavamo in fabbrica tu e io (di vetrerie a Empoli non ce sono più!). L'importante poi nel nuovo capitalismo delle "holding" non è massimizzare il profitto, ma le vendite, affinché il marchio si imponga come quasi monopolio e assicuri enormi bonus ai dirigenti. P.S. Poi, da come rispondi, si vede che non hai ascoltato Giorgio. :)
La classe operaia sarà sparita quando sparirà il ricavo sul lavoro altrui.
Temo si dovrà attendere un bel po'.


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Re: Fatti di politica 2023

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nino58 ha scritto: mercoledì 6 settembre 2023, 16:05 La classe operaia sarà sparita quando sparirà il ricavo sul lavoro altrui.
Temo si dovrà attendere un bel po'.
Tu vorresti farmi credere che i dipendenti di Amazon, Facebook etc. sono la classe operaia? Forse alla lettera un/a certo/a opus lo/a compiono, ma non hanno nessuna coscienza di classe, al massimo rientrerebbero nella categoria del sotto-proletariato, che non può mai essere rivoluzionario. :cincin:


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Re: Fatti di politica 2023

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così a naso il cambiamento climantico (qualsiasi cosa voglia dire, probabilmente non vuol dire un cazzo...) mi sembra una puttanata.

c'è il consenso di dudda la gomunidah sciendifigah.



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Re: Fatti di politica 2023

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Re: Fatti di politica 2023

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lemond ha scritto: giovedì 7 settembre 2023, 7:53
nino58 ha scritto: mercoledì 6 settembre 2023, 16:05 La classe operaia sarà sparita quando sparirà il ricavo sul lavoro altrui.
Temo si dovrà attendere un bel po'.
Tu vorresti farmi credere che i dipendenti di Amazon, Facebook etc. sono la classe operaia? Forse alla lettera un/a certo/a opus lo/a compiono, ma non hanno nessuna coscienza di classe, al massimo rientrerebbero nella categoria del sotto-proletariato, che non può mai essere rivoluzionario. :cincin:
Essere classe operaia è una condizione della realtà, non una percezione, la coscienza di esserlo un eventuale successivo passaggio. :cincin:


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXIV

La nuova realtà vedeva il deficit primario superare il 5% annuo già nella prima metà del decennio e a esso si sommava il crescente peso degli interessi, il che portò il divario complessivo ai ritmi del 15-20% all'anno, come se gli italiani avessero vissuto da satrapi, anche se così non era stato! Semplicemente si era cercato di dare a milioni di abitanti un minimo di equità sociale e redistributiva.
Dopo il 1985 il disavanzo primario si riduceva al 2,9%, ma il totale rimaneva inalterato, compensato dall'aumento dei tassi d'interesse. Per evitare la crisi si sarebbe dovuto ridurre le spese e aumentare le entrate e questo non fu mai fatto: in primis per la volontà di garantire il consenso alla nuova ipotesi politica DC - PSI, in secundis si approfittò della liberalizzazione del mercato creditizio.
In tal modo si scelse di conquistare l'appoggio di chi andava alle urne, scaricandone i costi sulle generazioni future che, per il momento, non votavano.
Il keynesismo di allora non aiutò di sicuro e si ebbe l'idea di poter fermare l'inflazione attraverso la *concertazione* fra le parti sociali, ma in tal modo si era soltanto differito il conto da pagare. :x


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXV

L'Italia era riuscita nel 1983 ad agganciarsi alla ripresa mondiale, il che contribuì all'effervescenza della prima parte del decennio, ma aveva una zavorra notevole nelle imprese pubbliche, che necessitavano di continue iniezioni nelle dotazioni e a esse si aggiunse anche la crisi delle piccole imprese, fino allora favorite dalla continua svalutazione della lira; cosa non più possibile, dopo l'adesione allo SME.
La grande impresa privata nella seconda metà degli Ottanta si era alquanto ridimensionata: Fiat, Olivetti e Pirelli avevano fallito i loro obiettivi espansionistici e la Montedison stava per precipitare in una crisi, causata in buona parte dai limiti culturali e morali del gruppo dirigente.
Tutto ciò determinò una grande collusione fra industria e politica, che produsse quel che sarebbe poi diventato famoso come il fenomeno delle "tangenti".
La politica italiana si era ridotta al triangolo DC-PSI-PCI con ognuno dei tre contendenti che "in primis" cercava di imporsi agli altri due. Questo tatticismo di corte vedute, fece sì che i partiti, o meglio i loro gruppi dirigenti, andassero incontro alla propria fine quasi senza accorgersene!
Nessun comprese la grandiosità dei fenomeni che attraversavano il mondo. come il mutare dei processi demografici, di quelli migratori, l'emergere della Cina o la crisi terminale del sistema sovietico. Tutto ciò è molto più importante della coloritura rappresentata dal comportamento del gruppo craxiano, da quello di buona parte del gruppo dirigente democristo o dagli accenti moralistici di Berlinguer! :x


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXVI

Come detto, i partiti dovevano trovare le risorse per ottenere la vittoria elettorale, ma non riuscirono a inventare nulla di nuovo: già il partito fascista aveva mostrato che un partito-Stato poteva vivere a spese della società e, sin dagli anni Cinquanta, Mattei aveva formalizzato il ruolo dell'industria pubblica come cassa dei partiti e delle loro correnti e ormai (ma forse da sempre) l'Italia presentava un livello di corruzione maggiore degli altri paesi europei (Nota, qui da noi il cattolicesimo si faceva sentire di più!).
Craxi, che guidava il tentativo più nuovo e aggressivo, riuscì a perfezionare il c.d. sistema delle tangenti. Spini ha correttamente parlato di "doppia leva fiscale dello Stato e dei partiti", aggiungendo che allora era considerata strutturale da tutti, perché anche il PCI cercava nuove fonti di finanziamento che potessero sostituire ... Mosca. Intanto, nonostante il tentativo dei governi di porre un freno al disavanzo, i frutti furono scarsi: nel 1988 l'inflazione era diminuita al 6,6%, ma era comunque sempre il doppio di quella francese e quattro volte quella tedesca.
Alle elezioni del 1987 il PSI crebbe, ma interpretò quel piccolo incremento come una sconfitta, specie li aveva delusi l'atteggiamento della Chiesa alla quale Craxi aveva donato un concordato quasi perfetto, ma sui vescovi aveva fatto presa maggiore l'anti-modernismo che le tasche piene!
Subito dopo Craxi si rese conto di non poter più controllare il partito e l'alleanza con Forlani e Andreotti contribuì all'esatto contrario delle intenzioni, vale a dire la disgregazione del PSI.


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Re: Fatti di politica 2023

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nemecsek. ha scritto: mercoledì 6 settembre 2023, 9:54 Vi è un equivoco di base.
Quando i due terzi della forza lavoro sono ridondanti, vanno estirpati.
A questa gente, inabile al lavoro per formazione culturale, va data assistenza ma non possono occupare ed intralciare la macchina pubblica.
Se non vuoi fare l'autista ATAC o il netturbino o l'infermiere non ti mettiamo in ufficio.
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Gli infermieri sono laureati e, sebbene abbiano tolto il numero chiuso in molti posti, non se ne iscrivono quanti ne servirebbero.
Poi magari ora scopro che anche l'op.ecologico e il tramviere ora fanno le scuole alte


Se il tuo modo di lavorare è questo qui, compragli un casco a Sgarbozza e fallo fare a lui il Giro, perché io non lo faccio più (P.S.)

'Idea del Forum' per me non vuol dire assolutamente niente. (H.F.)
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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXVII

Forse, addirittura più grave, era la crisi del PCI, che alle elezioni del 1987 perse diversi punti percentuali e arrivò al di sotto del risultato ottenuto nel 1968. D'Alema confessò che ormai le parole del partito apparivano logore e, senza il leader morto, vennero alla luce gli effetti perniciosi del moralismo berlingueriano, con il rifiuto di fondare una politica sulla ragione e cercare invece il richiamo populista all'austerità, diversità e a un futuro "altro", che non si sapeva bene quale fosse, anche se, nel breve periodo, era stato capace di attrarre voti e simpatie, ma che alla lunga ... mostrava la corda.
Paradossalmente nel 1985, con l'elezione di Gorbacev a segretario generale del PCUS e il lancio delle riforme, sembrò che l'eurocomunismo potesse diventare la bandiera del secondo grande blocco di potenze del mondo, con alla testa morale il PCI.
Ma purtroppo per i comunisti italiani, a Mosca compresero ben presto che le proposte del PCI non sarebbero servite a fra uscire l'Unione Sovietica dalla crisi, mentre gli italiani non se ne accorsero, furono ciechi e si illusero di fronte a ciò che stava avvenendo in Russia e dintorni.
Tutto questo determinò il peggioramento dei rapporti con i socialisti e fecero sì che il partito arrivasse alla resa dei conto del 1989-1991 molto più impreparato di quanto sarebbe stato possibile!


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXVIII

1989 - 1991


Il cambiamento di paradigma, preparato nei decenni precedenti, precipitò in quel periodo. La fine della guerra fredda, la riunificazione della Germania insieme al crollo pacifico della Unione Sovietica e quello sanguinoso della Jugoslavia segnavano il crollo definitivo dell'utopia socialista. In quello stesso periodo si accelerò il processo di "globalizzazione", aiutato anche dalla decisione dell'India di cambiare politica estera e abbandonare il regime di quasi autarchia voluto dalla dinastia Nehru-Gandhi e dalla CIna di Deng, che aveva ribadito a piazza Tienammen la volontà di combinare la repressione politica con lo sviluppo economico e che in tal modo continuava a crescere a ritmi impressionanti.
Lo sviluppo stava cominciando a emigrare dall'Europa e si spostava verso territori dove la doppia rivoluzione, demografica e urbana, era ancora in pieno svolgimento. È possibile che l'Occidente avrebbe potuto ritardare la crisi incipiente nei propri territori, ma al contrario, li accelerò favorendo la globalizzazione, visto che il sistema economico non era in grado di competere con le emergenti tigri asiatiche, stante la decisione presa venti anni prima di rimediare al declino imminente ricorrendo all'indebitamento invece che a misura capaci di dare nuove basi alla ormai vecchia supremazia.
La realtà di questa crisi contraddisse presto le grandi speranze suscitate dalla fine degli stati autoritari-socialisti e, tra i primi a soffrire di questa contraddizione furono la Chiesa di Roma e il suo papa (boy-a) ai cui occhi il tracollo di quei regimi tanto osteggiati, rivelò un panorama sociale e morale dominato non dall'agognata ripresa cristiana, ma dalla diffusione di una modernità altrettanto estranea ai valori del cattolicesimo. Il papa decise allora di cambiare rotta, rispetto al concilio Vaticano II, cercando di ripristinare il dominio della Chiesa, assumendo una posizione antagonistica nei confronti della secolarizzazione, divenuta ormai il nemico principale! In pochi anni la Chiesa conciliare fu messa da parte e i suoi vescovi sostituiti. In Italia questo processo fu accelerato dal nuovo Concordato di Craxi, che aveva messo a disposizione del Vaticano una fortissima liquidità con l'otto per mille, che permise di gestire dal centro quasi tutte le iniziative fino allora organizzate dall'Azione cattolica e dai singoli vescovi. :grr:


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Re: Fatti di politica 2023

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Da Andrea Graziosi "Ragionando sull'Italia" XXXIX

Il mutamento di rotta della Chiesa fu importante solo per l'Italia e la Polonia e, forse anche per questo, il nostro paese si trovò bruscamente relegato in una posizione di marginalità: appendice meridionale di un'Europa in difficoltà, alla ricerca di un nuovo ruolo non facile da trovare.
La fine del socialismo-sovietico provocò qualche aspettativa a sinistra di poter fare come dopo il 1956, ravvivare cioè le speranze che si potesse affermare il vero socialismo. Ma, a differenza del 1956 la crisi era di tutto il socialismo e questo non si poteva nascondere. Craxi ci provò e addirittura sperò nel 1990 di arrivare a una riunificazione socialista, che avrebbe chiuso il cerchio della scissione di Livorno. Ma fu un'ipotesi che durò poco: l'abisso scavato dai due partiti negli anni Ottanta era incolmabile!
Nel caso del PCI, poi la crisi assunse in Italia caratteristiche che non erano all'altezza morale e intellettuale della storia precedente e la riflessione sul significato di ciò che era successo e sull'insegnamento che si poteva trarre per il futuro era patrimonio di pochi, come Vittorio Foa che da sempre se li poneva e che nel 1993 scrisse: "C'erano una volta delle belle ideologie e ora sono sparite; che cosa facciamo? Se invece di piangere, come orfanelli, criticassimo sul serio quelle che non erano ideologie, ma semplici frivolezze, potremmo finalmente entrare nel futuro. E dare un senso anche al passato."
Forse non sarebbe bastato nemmeno seguire il consiglio, ma gli intellettuali di sinistra rinunciarono anche a quello, preferendo aggrapparsi all'immagine della propria coerenza, ovvero a una fedeltà basata sull'ideale di un mondo separato, rifiutandosi di guardare quel che era accaduto nel mondo vero. L'atteggiamento di Rifondazione comunista negli anni del primo governo Prodi, avrebbe fornito un'illustrazione esemplare! :muro:


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Re: Fatti di politica 2023

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Re: Fatti di politica 2023

Messaggio da leggere da Tranchée d'Arenberg »

A tutti i leghisi del meridione, questo signore da la migliore dimostrazione della reale idea che i leghisi veri, quelli della prima ora, hanno del sud italia.

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2 ... 16-P4-S2-F


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Re: Fatti di politica 2023

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Tranchée d'Arenberg ha scritto: lunedì 18 settembre 2023, 19:41 A tutti i leghisi del meridione, questo signore da la migliore dimostrazione della reale idea che i leghisi veri, quelli della prima ora, hanno del sud italia.

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2 ... 16-P4-S2-F
I leghisti meridionali non hanno le connoscenze tecniche per poter leggere la scritta di una maglietta.


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Re: Fatti di politica 2023

Messaggio da leggere da Slegar »

jerrydrake ha scritto: lunedì 18 settembre 2023, 22:31
Tranchée d'Arenberg ha scritto: lunedì 18 settembre 2023, 19:41 A tutti i leghisi del meridione, questo signore da la migliore dimostrazione della reale idea che i leghisi veri, quelli della prima ora, hanno del sud italia.

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2 ... 16-P4-S2-F
I leghisti meridionali non hanno le connoscenze tecniche per poter leggere la scritta di una maglietta.
I leghisti settentrionali non hanno invece le connoscenze storiche (tanto non cambia nulla), visto che la Dalmazia non è mai stata italiana (se non un piccola parte dal '41 all'8 settembre '43), bensì veneziana fino al 1797; però una cinquantina d'anni fa c'era chiedeva l'annessione della Lombardia alla Svizzera (gli anni dei miniassegni, per interderci).


Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità

Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
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