Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

Il mondo dei professionisti tra gare e complessità, e più in generale l'approccio al ciclismo di ogni appassionato
Steven
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Il Mondiale corso ad Agrigento nel 1994 è quello dei grandi rimpianti italiani, giunti sul percorso di casa con una squadra di tutto rispetto.
Ma il transalpino Luc Leblanc, reduce da un buon Tour de France, con un'azione di forza stacca il sempre valido Ghirotto e va a vincere per distacco.
Al secondo posto si piazza Claudio Chiappucci in quello che resterà l'ultimo mondiale corso in estate prima della rimodulazione dei calendari internazionali.



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Slegar
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Una bella trilogia.

Parigi Roubaix 1978 .......



Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità

Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
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........ 1979 ........









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....... 1980

[/bbvideo]



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kraus
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Steven
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Ivan Basso inizia ad accreditarsi come possibile vincitore di un GT nel 2004. In quel Tour è l'unico a resistere in salita alle progressioni di Armstrong, vincendo la tappa di La Mongie.
Un successivo calo di forma ed un' idiosincrasia con le tappe a cronometro (almeno in quei primi anni) lo porteranno a scivolare al terzo posto in classifica dietro anche l'ottimo Andreas Kloden.



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Il Giro d' Italia 1987 rimane nella storia come quello della lotta fratricida tra Roberto Visentini e Stephen Roche.
Nella tappa di Sappada si consuma il "tradimento" (o presunto tale).
Roche in fuga riconquista definitivamente la maglia rosa a spese del compagno di squadra Visentini in crisi, non solo di gambe, ma anche di nervi.




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Alberto Contador mette le mani sul suo secondo Tour de France con un azione spettacolare sull'arrivo in salita a Verbier, nel 2009.
Una rasoiata che lascia sui pedali i suoi rivali.

Ultima modifica di Steven il giovedì 22 giugno 2023, 18:19, modificato 1 volta in totale.


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Il Tour de France del 2008 è uno dei più equilibrati degli ultimi anni. La corsa, con una classifica cortissima, si risolve sull'arrivo dell'Alpe D'Huez.
E' in quella circostanza che Carlos Sastre, piazza l'azione della vita.
La vittoria al Tour è sua.



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Dopo aver dominato la sesta tappa della Parigi-Nizza 2009 con arrivo sulla Montagne de Lure, Alberto Contador si presenta ai nastri di partenza della settima tappa da Manosque per Fayence con un discreto vantaggio su tutti i suoi avversari.
I quali però sono ben lungi dall'arrendersi in una tappa dal percorso di una classica del Nord.
A fare il diavolo a quattro sono soprattutto due connazionali del Pistolero: Antonio Colom ed il sempre tignoso Luis Leon Sanchez.
Contador si ritrova ben presto isolato e costretto a rincorrere tutti i suoi avversari ripetutamente finchè a 4 km dal traguardo si pianta letteralmente sui pedali subendo una della crisi più pesanti della sua carriera.
Luis Leon Sanchez va così a vincere la Parigi-Nizza 2009 resistendo agli attacchi di Contador nella tappa finale.

Purtroppo c'è solo il filmato con telecronaca in lingua originale, ma la tappa è da vedere. Il ciclismo d'attacco paga sempre.



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Chris Froome inizia ad apparire al grande pubblico già nel 2009. All'epoca non è che un onesto pedalatore del team Barloword che i più attenti ricordano ironicamente in difficoltà sulle rampe del San Luca nel Giro vinto da Denis Menchov.
La maturazione arriva col passaggio al team Sky col quale vincerà 4 Tour de France e non solo.
L'arrivo in salita al Mount Ventoux, nel Tour del 2013 è indicativo del modo di correre suo e del team Sky in salita. Trenino compatto e "frullata" micidiale in grado di incenerire le resistenze degli avversari. Lo stile non è perfetto, ma efficace.



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Inutile commentare la carriera di Eddy Merckx.
E' il palmares a parlare per lui.
Difficile fare classifiche sui corridori più forti di tutti i tempi perchè ognuno ha corso in epoche diverse.
Ma il "Cannibale" difficilmente può' uscire da una Top 3 "all-Time".



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Quando al Giro c'è una tappa che arriva all'Aprica il divertimento è sempre assicurato.
Questa del 2006 resterà alla storia come quella del "mancato accordo" tra Simoni e Basso.
Quest'ultimo vince l'ennesima tappa di un Giro dominato, Gibo è costretto al secondo posto ed al terzo in generale.
Al secondo posto della classifica generale del Giro si piazza Gutierrez Catalnuya.





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gampenpass ha scritto: mercoledì 21 giugno 2023, 16:47 Visto che il Tour de Suisse è appena finito vi propongo questo video. Fra l'altro è del 21 giugno di 28 anni fa! :D

Era la penultima tappa, Zulle non era riuscito a togliere tanti secondi a Tonkov, gliene restavano 11 da recuperare ma ricordo che il giorno dopo sulla Gazzetta (quando era ancora un giornale, c'era spazio addirittura per le dichiarazioni dei corridori al TdS!) riconosceva la vittoria di Pavel con la frase "Non si attacca un leader l'ultimo giorno"


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Steven ha scritto: venerdì 23 giugno 2023, 16:14 Quando al Giro c'è una tappa che arriva all'Aprica il divertimento è sempre assicurato.
Questa del 2006 resterà alla storia come quella del "mancato accordo" tra Simoni e Basso.
Quest'ultimo vince l'ennesima tappa di un Giro dominato, Gibo è costretto al secondo posto ed al terzo in generale.
Al secondo posto della classifica generale del Giro si piazza Gutierrez Catalnuya.



gibo per me rimane un grande
mi è sempre rimasto simpatico con la sua franchezza


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Maìno della Spinetta
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Steven ha scritto: venerdì 23 giugno 2023, 12:11 Chris Froome inizia ad apparire al grande pubblico già nel 2009. All'epoca non è che un onesto pedalatore del team Barloword che i più attenti ricordano ironicamente in difficoltà sulle rampe del San Luca nel Giro vinto da Denis Menchov.
La maturazione arriva col passaggio al team Sky col quale vincerà 4 Tour de France e non solo.
L'arrivo in salita al Mount Ventoux, nel Tour del 2013 è indicativo del modo di correre suo e del team Sky in salita. Trenino compatto e "frullata" micidiale in grado di incenerire le resistenze degli avversari. Lo stile non è perfetto, ma efficace.

Le froolate dopo il trenino in questi thread sono da ban. Accetterei solo LPSM


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Pena Cabarga del 2011 contro Cobo è stata una delle volate in salita più spettacolari che ricordi. Però in effetti anche per me tutto Froome a parte Bardonecchia è fuori dallo spirito di questo thread. Di sicuro ha segnato un'epoca con lo stile che lui e la Sky hanno imposto. Non bella, quasi mai spettacolare, ma pur sempre una piccola rivoluzione


Steven
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Maìno della Spinetta ha scritto: venerdì 23 giugno 2023, 18:32
Steven ha scritto: venerdì 23 giugno 2023, 12:11 Chris Froome inizia ad apparire al grande pubblico già nel 2009. All'epoca non è che un onesto pedalatore del team Barloword che i più attenti ricordano ironicamente in difficoltà sulle rampe del San Luca nel Giro vinto da Denis Menchov.
La maturazione arriva col passaggio al team Sky col quale vincerà 4 Tour de France e non solo.
L'arrivo in salita al Mount Ventoux, nel Tour del 2013 è indicativo del modo di correre suo e del team Sky in salita. Trenino compatto e "frullata" micidiale in grado di incenerire le resistenze degli avversari. Lo stile non è perfetto, ma efficace.

Le froolate dopo il trenino in questi thread sono da ban. Accetterei solo LPSM
Ok niente più frullate :D . Qualcuno ha parlato di Pena Cabarga almeno quella concedetemela però ;) Per il resto come ti sembrano le altre corse fin qui postate?? Qualche richiesta? Io ho già varie idee che posterò nei prossimi giorni


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Steven
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La Vuelta 2017 è l'ultimo GT corso da Alberto Contador. E' lui il protagonista della tappa con arrivo a Los Machucos. Prova a far saltare il banco scattando a circa 6 km dall'arrivo. "Superman" Lopez viene passato e staccato, dietro Nibali prova a reggere mentre Froome si salva solo grazie all'apporto dei gregari.
Ma alla fine la tappa sfugge di mano al "Pistolero". E' troppo tardi per raggiungere il fuggitivo Denifl.



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Il Giro d'Italia 2007 è stato uno degli ultimi dove gli italiani l'hanno fatta da padrone, soprattutto a livelli di classifica generale.
L'arrivo al Santuario della Guardia mette in chiaro una cosa: è l'anno buono per Di Luca anche se i vari Simoni, Cunego e Schleck gli daranno filo da torcere. Nelle tappe successive una caduta di Savoldelli farà cambiare gerarchie interne all'Astana con la promozione ai gradi di capitano di Eddy Mazzoleni.
La vittoria di tappa è appannaggio di Leonardo Piepoli.



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Il Giro d' Italia 2005 si risolve con un finale al cardiopalmo, ma di fatto una delle tappe decisive per la vittoria finale di Paolo Savoldelli è rappresentato dall'arrivo in salita ad Ortisei. Il "Falco" sfrutta le difficoltà di Basso e riesce a guadagnare sul sempre valido "Gibo" Simoni e su Di Luca, conquistando la maglia rosa. Nel frattempo scala posizioni in classifica a suon di fughe il semisconosciuto Josè Rujano che mostrerà il suo spessore nelle tappe successive.



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Bitossi
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gampenpass ha scritto: martedì 20 giugno 2023, 12:37 Non può mancare la celebre tappa Chiesa in Valmalenco-Bormio del Giro 1988
_https://www.youtube.com/watch?v=xqDr8DJIvg4_

Al min 1:01:55 si possono vedere le immagini registrate della bufera sul Gavia con i commenti di Giorgio Martino e Giacomo Santini (che era al seguito con la moto).
Torno un attimo sulla famigerata tappa del Gavia '88, dopo aver rivisto forse per la 50.ima volta le immagini più importanti.
Viste anche all'epoca ovviamente, in diretta e nei giorni seguenti, oltre che periodicamente negli anni, ma come succede per ogni esperienza interessante, si scopre ogni volta qualche particolare nuovo, anche e soprattutto alla luce di nuove sensibilità e del dovuto distacco, non solo temporale.
In generale, quelle immagini mi paiono la risposta più netta e realistica ai lamenti dopo gli annullamenti a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, compresi i fatti più recenti.
Dunque, qual è il motto più usato nella lamentatio populi diffusa e ahimé amplificata dai social?
"Non ci sono più i corridori di una volta; queste signorine di oggi non sanno cos'è il ciclismo", ecc. ecc.

Bene, andiamo a vedere, anche grazie a queste immagini, che cosa erano e soprattutto com'erano trattati "i corridori di una volta" (sono passati 35 anni, forse tanti, ma nemmeno 200; per certi versi alcune sensibilità non sono poi così diverse, basti ascoltare che cosa ne dicevano gli stessi corridori nelle interviste dei giorni seguenti... ;) )
- Lo stile giornalistico: poco empatico, se non per dichiarazioni di facciata? Impreparato all'analisi di alcuni risvolti umani, o forse semplicemente così abituato ai drammi della nostra storia, da far passare una certa "normalità" pure nelle situazioni incresciose? Cioè, con gente in preda alle convulsioni dopo aver tagliato il traguardo, la telecronaca continuava abbastanza normalmente, con attenzione ai distacchi, e pure con qualche sorrisetto e mezze battute (Van Der Velde sparito, chissà dov'è? :crazy: ). Stile che mi ha ricordato la freddezza di alcuni commenti in occasione di drammi nelle competizioni automobilistiche, anche con morti in diretta, tipica di quegli anni. Basta la mancanza di notizie, l'evidente improvvisazione di alcune riprese ed interviste, a giustificare almeno parzialmente tale atteggiamento? Solo "colpa" di Martino? (a prop, ma De Zan perché non c'era, quell'anno? :dubbio: )
- Le immagini registrate sul passo poi sono altamente illuminanti: nonnismo imperante ("pedalare!" - tanto io sono macchina... :diavoletto: ); spunti di machismo ("tu sì che sei un vero corridore!" - comunque io c'ho sempre la 128 parcheggiata... :aureola: ); accenni di furbettismo italiota (chi era l'eroe della Chateau d'Ax che rifiuta il "passaggio"? Allocchio, mi pare); presunta solidarietà soffocante e imbarazzante (bravo quello della Toshiba che manda solennemente a cacare la corte dei miracoli che lo attornia! :diavoletto:).

In definitiva, servi della gleba o quasi, sottoposti a scarsa organizzazione e relative decisioni improvvide (fermare la gara al passo, senza pensare all'incazzatura del Comune di Bormio, eddai Torriani!), che hanno come principale effetto poi semplicemente quello di falsare in maniera decisiva gli esiti sportivi.
In estrema sintesi, uno sport che faticava ancora a staccarsi dalle sue origini contadine, mentre la società cambiava a ritmi diversi.

Ultimamente forse si è un po' esagerato negli annullamenti, ma se l'obiettivo primo è quello di evitare sceneggiate simili (e drammi evitati per puro kiulo), allora sposo tali precauzioni.
Fermo restando che, nel bene o nel male, episodi come quello rimangono nella storia, e rivisti oggi portano, credo non solo a me, uno strano mix di sensazioni, compreso qualche sorriso stimolato dalle considerazioni sociologiche di cui sopra. Sorrisi amari, se vogliamo... ;)


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La Tirreno Adriatico 2013 presenta un parterre di tutto rispetto: tanti campioni a partire da Sagan, Froome, Contador ed il sempre grande Vincenzo Nibali.
La sesta tappa della corsa dei due mari è di quelle davvero toste: ci sono i "muri" di S. Elpidio.
Sotto una pioggia torrenziale, Nibali si inventa l'azione decisiva subito dopo l'erta finale: insieme a lui Peter Sagan ed il "garagista" per eccellenza, Joaquim "Purito" Rodriguez.
Sono loro tre a ribaltare la classifica finale, con lo slovacco che va a vincere la tappa e Nibali che va a conquistare la maglia di leader.



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Il Tour de France inizia a conoscere Marco Pantani nel 1994.
Il Pirata attaccherà praticamente in tutte le salite, senza riuscire nell'impresa di vincere una tappa.
Il tappone pirenaico con arrivo ad Hautacam segna una prova di forza indiscutibile di Miguel Indurain che si mette in testa al gruppo e come un trattore spiana la salita finale mandando per aria praticamente tutti gli avversari, tranne uno :Luc Leblanc.
Saranno loro due a raggiungere Pantani nel finale, con il francese (poi campione del mondo ad Agrigento) che riesce ad aggiudicarsi la tappa.



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kraus
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 9:58 Il Tour de France inizia a conoscere Marco Pantani nel 1994.
Il Pirata attaccherà praticamente in tutte le salite, senza riuscire nell'impresa di vincere una tappa.
Il tappone pirenaico con arrivo ad Hautacam segna una prova di forza indiscutibile di Miguel Indurain che si mette in testa al gruppo e come un trattore spiana la salita finale mandando per aria praticamente tutti gli avversari, tranne uno :Luc Leblanc.
Saranno loro due a raggiungere Pantani nel finale, con il francese (poi campione del mondo ad Agrigento) che riesce ad aggiudicarsi la tappa.

Hautacam era la bestia nera del Pirata, che pure era scattato per primo anche nel 2000 (e lì gli andò pure peggio, perché patì una delle crisi più gravi della sua carriera sul suo terreno). Se penso a entrambi quei tentativi e al loro sfortunato esito, ci resto male ancora adesso.

Ho un ricordo abbastanza nitido di quel primo attacco, con Pantani che scompare nella nebbia e viene ripreso dallo spagnolo (per cui provavo e ho sempre provato una fortissima antipatia, nun zo che fàcce, al punto da litigare a bestia con altri avventori del bar o addiritturamente in famiglia quando assistevo alle tappe in cui correva). Rammento pure con rabbia e dispetto che la Stampa del giorno dopo commentò il fatto con malcelata soddisfazione, o almeno mi parve che ne fosse sardonicamente contenta: "Miguel appare, il granatiere giallo si getta su Pantani cancellandolo. Questo è per il Mortirolo, grimpeur. " (le parole precise me le sono andate a cercare sull'archivio del giornale perché non le ricordavo, ma la sensazione e il disprezzo sibilato in quel "grimpeur" sì, ndr).

Insomma, sembrava quasi che quel giornale tifasse contro i nostri corridori (due anni dopo, in occasione della tappa di Lepanto, avrebbe canzonato Chiappucci e altri, fra cui Martinello, per essersi lamentati delle condizioni di corsa e delle numerose cadute):
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Steven
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Purtroppo non ho trovato la tappa di Hautacam 1994 in italiano. Ricordo che il compianto Adriano De Zan al primo scatto del Pirata ne confuse il cognome. Invece di chiamarlo Pantani lo chiamò "Piovani". :D
Comunque fu un gran bel Tour e ne posterò tante altre tappe in questo topic ;)


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Nella speranza di trovare presto un degno successore di Vincenzo Nibali, continuiamo a postarne le vittorie.
Il Giro di Lombardia 2017 è una delle sue ultime perle in una carriera ricca di successi.



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Dopo il successo di Zolder, l'Italia riconquista il Mondiale di Ciclismo nel 2006.
Paolo Bettini piazza la stoccata vincente ad un soffio dall'arrivo sorprendendo tutti gli avversari.
Riviviamone l'azione decisiva:



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La tappa con la fuga "bidone" con arrivo a L'Aquila sconvolge la classifica generale del Giro 2010, costringendo la Liquigas ad attaccare praticamente su tutte le salite per ribaltare le gerarchie.
La tappa con l'arrivo sullo Zoncolan è uno dei tasselli decisivi per la rimonta che Ivan Basso concretizzerà nelle tappe successive nei confronti di David Arroyo.



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ntun
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 15:10 Dopo il successo di Zolder, l'Italia riconquista il Mondiale di Ciclismo nel 2006.
Paolo Bettini piazza la stoccata vincente ad un soffio dall'arrivo sorprendendo tutti gli avversari.
Riviviamone l'azione decisiva:

molto meglio Stoccarda 2007 con la polemica sul protocollo UCI e Bettini persona non gradita


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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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ntun ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 15:44
Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 15:10 Dopo il successo di Zolder, l'Italia riconquista il Mondiale di Ciclismo nel 2006.
Paolo Bettini piazza la stoccata vincente ad un soffio dall'arrivo sorprendendo tutti gli avversari.
Riviviamone l'azione decisiva:

molto meglio Stoccarda 2007 con la polemica sul protocollo UCI e Bettini persona non gradita
Mamma mia, che acidità... no, bellissimo il 2006, con la gioia vera di quella celebrazione: oltre a Bulbarelli e Cassani, felici ben oltre la comprensibile e scontata soddisfazione per il successo di un connazionale, è sempre un'emozione vedere come anche Valverde e soprattutto Zabel partecipino alla festa per il Grillo, sollevandolo a braccia. E poi vabbè, quella maglia iridata di sei o sette taglie più larga... :D piccolo, grandissimo Bettini! :ponpon:


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In occasione della durissima 17 tappa del Tour de France 1994 con arrivo a Val Thorens, la Gewiss Ballan inizia a schierare l’artiglieria pesante per provare ad acciuffare il podio in classifica generale. L’attacco inizia da lontano, sul col de la Madeleine con Ugrumov che può avvalersi di un gregario d’eccezione, ovvero Bjarne Riis. I due non riescono però a scrollarsi di dosso un’altra vecchia volpe delle montagne: Nelson “Cacaito” Rodriguez che andrà a vincere la tappa. Il lettone si rifarà comunque nelle tappe successive.

Ma il protagonista assoluto della tappa è sempre lui, il solito Marco Pantani.
Ad inizio tappa sembra destinato al ritiro per una caduta, il ginocchio è dolorante e le immagini che arrivano dalla TV sembrano inequivocabili. Ma sull’ultima salita, il Pirata esalta i suoi tifosi piantando una rasoiata delle sue che lascia di stucco tutti i componenti del gruppo maglia gialla.
Anche chi prova a seguirlo è costretto ben presto a desistere.

Tappa memorabile, il ciclismo d’attacco al meglio delle sue possibilità.

Di seguito sia la versione lunga, che quelle più brevi con inserti in italiano.







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Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 17:46 In occasione della durissima 17 tappa del Tour de France 1994 con arrivo a Val Thorens, la Gewiss Ballan inizia a schierare l’artiglieria pesante per provare ad acciuffare il podio in classifica generale. L’attacco inizia da lontano, sul col de la Madeleine con Ugrumov che può avvalersi di un gregario d’eccezione, ovvero Bjarne Riis. I due non riescono però a scrollarsi di dosso un’altra vecchia volpe delle montagne: Nelson “Cacaito” Rodriguez che andrà a vincere la tappa. Il lettone si rifarà comunque nelle tappe successive.

Ma il protagonista assoluto della tappa è sempre lui, il solito Marco Pantani.
Ad inizio tappa sembra destinato al ritiro per una caduta, il ginocchio è dolorante e le immagini che arrivano dalla TV sembrano inequivocabili. Ma sull’ultima salita, il Pirata esalta i suoi tifosi piantando una rasoiata delle sue che lascia di stucco tutti i componenti del gruppo maglia gialla.
Anche chi prova a seguirlo è costretto ben presto a desistere.

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Di seguito sia la versione lunga, che quelle più brevi con inserti in italiano.





Passione infinita per il grande Marco... Spero un giorno di vedere, forse in un'altra dimensione e in un altro mondo, come avrebbe
corso la tappa del 5 giugno se solo... :(

Lotta, cade, si rialza, non sempre vincerà, ma proprio perché provava sempre a combattere e a mettere la ruota davanti a tutti impazzivo a vederlo correre.

Ah, l'attacco a 2:47 del terzo video è una delle cose per cui vale la pena di appassionarsi al ciclismo.


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Road Runner
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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kraus ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 11:25
Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 9:58 Il Tour de France inizia a conoscere Marco Pantani nel 1994.
Il Pirata attaccherà praticamente in tutte le salite, senza riuscire nell'impresa di vincere una tappa.
Il tappone pirenaico con arrivo ad Hautacam segna una prova di forza indiscutibile di Miguel Indurain che si mette in testa al gruppo e come un trattore spiana la salita finale mandando per aria praticamente tutti gli avversari, tranne uno :Luc Leblanc.
Saranno loro due a raggiungere Pantani nel finale, con il francese (poi campione del mondo ad Agrigento) che riesce ad aggiudicarsi la tappa.

Hautacam era la bestia nera del Pirata, che pure era scattato per primo anche nel 2000 (e lì gli andò pure peggio, perché patì una delle crisi più gravi della sua carriera sul suo terreno). Se penso a entrambi quei tentativi e al loro sfortunato esito, ci resto male ancora adesso.

Ho un ricordo abbastanza nitido di quel primo attacco, con Pantani che scompare nella nebbia e viene ripreso dallo spagnolo (per cui provavo e ho sempre provato una fortissima antipatia, nun zo che fàcce, al punto da litigare a bestia con altri avventori del bar o addiritturamente in famiglia quando assistevo alle tappe in cui correva). Rammento pure con rabbia e dispetto che la Stampa del giorno dopo commentò il fatto con malcelata soddisfazione, o almeno mi parve che ne fosse sardonicamente contenta: "Miguel appare, il granatiere giallo si getta su Pantani cancellandolo. Questo è per il Mortirolo, grimpeur. " (le parole precise me le sono andate a cercare sull'archivio del giornale perché non le ricordavo, ma la sensazione e il disprezzo sibilato in quel "grimpeur" sì, ndr).

Insomma, sembrava quasi che quel giornale tifasse contro i nostri corridori (due anni dopo, in occasione della tappa di Lepanto, avrebbe canzonato Chiappucci e altri, fra cui Martinello, per essersi lamentati delle condizioni di corsa e delle numerose cadute):
► Mostra testo
Sull'Hautacam 1994 la spiegazione è molto semplice.
Erano gli anni di Indurain e gli organizzatori avevano "il vizio" di spezzare le gambe agli scalatori con 15 giorni
di pianura in cui disimparavano ad andare in salita.
I grimpeur arrivavano alle salite con le ossa rotte tra crono, ventagli, cadute ecc...
E persino Marco la prima salita l'ha sempre sofferta...
Ma appena si rifaceva la gamba, dalla tappa in salita successiva, la musica cambiava...!!!!!!


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kraus
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Road Runner ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 20:53
kraus ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 11:25
Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 9:58 Il Tour de France inizia a conoscere Marco Pantani nel 1994.
Il Pirata attaccherà praticamente in tutte le salite, senza riuscire nell'impresa di vincere una tappa.
Il tappone pirenaico con arrivo ad Hautacam segna una prova di forza indiscutibile di Miguel Indurain che si mette in testa al gruppo e come un trattore spiana la salita finale mandando per aria praticamente tutti gli avversari, tranne uno :Luc Leblanc.
Saranno loro due a raggiungere Pantani nel finale, con il francese (poi campione del mondo ad Agrigento) che riesce ad aggiudicarsi la tappa.

Hautacam era la bestia nera del Pirata, che pure era scattato per primo anche nel 2000 (e lì gli andò pure peggio, perché patì una delle crisi più gravi della sua carriera sul suo terreno). Se penso a entrambi quei tentativi e al loro sfortunato esito, ci resto male ancora adesso.

Ho un ricordo abbastanza nitido di quel primo attacco, con Pantani che scompare nella nebbia e viene ripreso dallo spagnolo (per cui provavo e ho sempre provato una fortissima antipatia, nun zo che fàcce, al punto da litigare a bestia con altri avventori del bar o addiritturamente in famiglia quando assistevo alle tappe in cui correva). Rammento pure con rabbia e dispetto che la Stampa del giorno dopo commentò il fatto con malcelata soddisfazione, o almeno mi parve che ne fosse sardonicamente contenta: "Miguel appare, il granatiere giallo si getta su Pantani cancellandolo. Questo è per il Mortirolo, grimpeur. " (le parole precise me le sono andate a cercare sull'archivio del giornale perché non le ricordavo, ma la sensazione e il disprezzo sibilato in quel "grimpeur" sì, ndr).

Insomma, sembrava quasi che quel giornale tifasse contro i nostri corridori (due anni dopo, in occasione della tappa di Lepanto, avrebbe canzonato Chiappucci e altri, fra cui Martinello, per essersi lamentati delle condizioni di corsa e delle numerose cadute):
► Mostra testo
Sull'Hautacam 1994 la spiegazione è molto semplice.
Erano gli anni di Indurain e gli organizzatori avevano "il vizio" di spezzare le gambe agli scalatori con 15 giorni
di pianura in cui disimparavano ad andare in salita.
I grimpeur arrivavano alle salite con le ossa rotte tra crono, ventagli, cadute ecc...
E persino Marco la prima salita l'ha sempre sofferta...
Ma appena si rifaceva la gamba, dalla tappa in salita successiva, la musica cambiava...!!!!!!
Grazie per le precisazioni :) In effetti tutto torna.
Insomma, un monumento alla sfortuna anche in questo: tutte le altre volte gli organizzatori avevano cucito il Giro o il Tour su misura per i passisti e/o i cronometristi*; per una volta che avevano allestito il Giro per il Pirata, tacchete: fermato alla (pen)ultima tappa. 'Na jella che manco Paperino il venerdì 17 mentre gli attraversa la strada un gatto bigio (quello del Chiunzi, per intenderci).

* Vuoi Indurain, vuoi Zulle o Tonkov, vuoi Ullrich, vuoi Armstrong (no, non li voglio: forse giusto Ullrich, tra costoro, poteva essermi vagamente simpatico).


gampenpass
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Bitossi ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 9:17
gampenpass ha scritto: martedì 20 giugno 2023, 12:37 Non può mancare la celebre tappa Chiesa in Valmalenco-Bormio del Giro 1988
_https://www.youtube.com/watch?v=xqDr8DJIvg4_

Al min 1:01:55 si possono vedere le immagini registrate della bufera sul Gavia con i commenti di Giorgio Martino e Giacomo Santini (che era al seguito con la moto).
Torno un attimo sulla famigerata tappa del Gavia '88, dopo aver rivisto forse per la 50.ima volta le immagini più importanti.
Viste anche all'epoca ovviamente, in diretta e nei giorni seguenti, oltre che periodicamente negli anni, ma come succede per ogni esperienza interessante, si scopre ogni volta qualche particolare nuovo, anche e soprattutto alla luce di nuove sensibilità e del dovuto distacco, non solo temporale.
In generale, quelle immagini mi paiono la risposta più netta e realistica ai lamenti dopo gli annullamenti a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, compresi i fatti più recenti.
Dunque, qual è il motto più usato nella lamentatio populi diffusa e ahimé amplificata dai social?
"Non ci sono più i corridori di una volta; queste signorine di oggi non sanno cos'è il ciclismo", ecc. ecc.

Bene, andiamo a vedere, anche grazie a queste immagini, che cosa erano e soprattutto com'erano trattati "i corridori di una volta" (sono passati 35 anni, forse tanti, ma nemmeno 200; per certi versi alcune sensibilità non sono poi così diverse, basti ascoltare che cosa ne dicevano gli stessi corridori nelle interviste dei giorni seguenti... ;) )
- Lo stile giornalistico: poco empatico, se non per dichiarazioni di facciata? Impreparato all'analisi di alcuni risvolti umani, o forse semplicemente così abituato ai drammi della nostra storia, da far passare una certa "normalità" pure nelle situazioni incresciose? Cioè, con gente in preda alle convulsioni dopo aver tagliato il traguardo, la telecronaca continuava abbastanza normalmente, con attenzione ai distacchi, e pure con qualche sorrisetto e mezze battute (Van Der Velde sparito, chissà dov'è? :crazy: ).Stile che mi ha ricordato la freddezza di alcuni commenti in occasione di drammi nelle competizioni automobilistiche, anche con morti in diretta, tipica di quegli anni. Basta la mancanza di notizie, l'evidente improvvisazione di alcune riprese ed interviste, a giustificare almeno parzialmente tale atteggiamento? Solo "colpa" di Martino? (a prop, ma De Zan perché non c'era, quell'anno? :dubbio: )
- Le immagini registrate sul passo poi sono altamente illuminanti: nonnismo imperante ("pedalare!" - tanto io sono macchina... :diavoletto: ); spunti di machismo ("tu sì che sei un vero corridore!" - comunque io c'ho sempre la 128 parcheggiata... :aureola: ); accenni di furbettismo italiota (chi era l'eroe della Chateau d'Ax che rifiuta il "passaggio"? Allocchio, mi pare); presunta solidarietà soffocante e imbarazzante (bravo quello della Toshiba che manda solennemente a cacare la corte dei miracoli che lo attornia! :diavoletto:).

In definitiva, servi della gleba o quasi, sottoposti a scarsa organizzazione e relative decisioni improvvide (fermare la gara al passo, senza pensare all'incazzatura del Comune di Bormio, eddai Torriani!), che hanno come principale effetto poi semplicemente quello di falsare in maniera decisiva gli esiti sportivi.
In estrema sintesi, uno sport che faticava ancora a staccarsi dalle sue origini contadine, mentre la società cambiava a ritmi diversi.

Ultimamente forse si è un po' esagerato negli annullamenti, ma se l'obiettivo primo è quello di evitare sceneggiate simili (e drammi evitati per puro kiulo), allora sposo tali precauzioni.
Fermo restando che, nel bene o nel male, episodi come quello rimangono nella storia, e rivisti oggi portano, credo non solo a me, uno strano mix di sensazioni, compreso qualche sorriso stimolato dalle considerazioni sociologiche di cui sopra. Sorrisi amari, se vogliamo... ;)
Diciamo che c'è proprio una sensibilità diversa su tutto, guarda per esempio cos'è successo dopo la morte di Gino Mader al Tour de Suisse, c'era chi voleva sospendere la corsa definitivamente. In passato questo non si è mai verificato, senza tornare troppo indietro nel tempo penso al Giro 2011 e alla morte di Wouter Weylandt in una delle prime tappe.
Poi, giusto per rimarcare la differenza di mentalità tra ieri e oggi, mi è venuto in mente un episodio tragico legato a una tappa del Tour 2002, la Bazas-Pau vinta da Patrice Halgand. Durante il passaggio della carovana pubblicitaria un bimbo di 7 anni venne travolto da una macchina mentre stava raccogliendo delle caramelle lanciate lungo la strada; fu portato all'ospedale e morì poco dopo.
Al termine della tappa, la cerimonia di premiazione andò avanti come se nulla fosse successo. Jean Marie Leblanc, all'epoca organizzatore del Tour, stabilì che il giorno dopo si facesse un minuto di silenzio prima del via. Poi non se ne parlò più.
Oggi non credo che quella tappa si sarebbe conclusa e certamente non ci sarebbero state le premiazioni. E giustamente ci sarebbero state polemiche a non finire sulla sicurezza, mentre all'epoca mi pare di ricordare che in tv la notizia venne appena accennata da Bulbarelli durante la cronaca. Questo per evidenziare come in soli 20 anni la sensibilità su questo genere di notizie sia cambiata drasticamente.
Qui un link con la descrizione di quella giornata (si noti come anche il giornalista di Bikenews sia abbastanza "freddo" nel suo resoconto):
http://storico.bikenews.it/2002/tour/TAPPE/10.htm


Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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gampenpass ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 0:21
Bitossi ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 9:17
gampenpass ha scritto: martedì 20 giugno 2023, 12:37 Non può mancare la celebre tappa Chiesa in Valmalenco-Bormio del Giro 1988
_https://www.youtube.com/watch?v=xqDr8DJIvg4_

Al min 1:01:55 si possono vedere le immagini registrate della bufera sul Gavia con i commenti di Giorgio Martino e Giacomo Santini (che era al seguito con la moto).
Torno un attimo sulla famigerata tappa del Gavia '88, dopo aver rivisto forse per la 50.ima volta le immagini più importanti.
Viste anche all'epoca ovviamente, in diretta e nei giorni seguenti, oltre che periodicamente negli anni, ma come succede per ogni esperienza interessante, si scopre ogni volta qualche particolare nuovo, anche e soprattutto alla luce di nuove sensibilità e del dovuto distacco, non solo temporale.
In generale, quelle immagini mi paiono la risposta più netta e realistica ai lamenti dopo gli annullamenti a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, compresi i fatti più recenti.
Dunque, qual è il motto più usato nella lamentatio populi diffusa e ahimé amplificata dai social?
"Non ci sono più i corridori di una volta; queste signorine di oggi non sanno cos'è il ciclismo", ecc. ecc.

Bene, andiamo a vedere, anche grazie a queste immagini, che cosa erano e soprattutto com'erano trattati "i corridori di una volta" (sono passati 35 anni, forse tanti, ma nemmeno 200; per certi versi alcune sensibilità non sono poi così diverse, basti ascoltare che cosa ne dicevano gli stessi corridori nelle interviste dei giorni seguenti... ;) )
- Lo stile giornalistico: poco empatico, se non per dichiarazioni di facciata? Impreparato all'analisi di alcuni risvolti umani, o forse semplicemente così abituato ai drammi della nostra storia, da far passare una certa "normalità" pure nelle situazioni incresciose? Cioè, con gente in preda alle convulsioni dopo aver tagliato il traguardo, la telecronaca continuava abbastanza normalmente, con attenzione ai distacchi, e pure con qualche sorrisetto e mezze battute (Van Der Velde sparito, chissà dov'è? :crazy: ).Stile che mi ha ricordato la freddezza di alcuni commenti in occasione di drammi nelle competizioni automobilistiche, anche con morti in diretta, tipica di quegli anni. Basta la mancanza di notizie, l'evidente improvvisazione di alcune riprese ed interviste, a giustificare almeno parzialmente tale atteggiamento? Solo "colpa" di Martino? (a prop, ma De Zan perché non c'era, quell'anno? :dubbio: )
- Le immagini registrate sul passo poi sono altamente illuminanti: nonnismo imperante ("pedalare!" - tanto io sono macchina... :diavoletto: ); spunti di machismo ("tu sì che sei un vero corridore!" - comunque io c'ho sempre la 128 parcheggiata... :aureola: ); accenni di furbettismo italiota (chi era l'eroe della Chateau d'Ax che rifiuta il "passaggio"? Allocchio, mi pare); presunta solidarietà soffocante e imbarazzante (bravo quello della Toshiba che manda solennemente a cacare la corte dei miracoli che lo attornia! :diavoletto:).

In definitiva, servi della gleba o quasi, sottoposti a scarsa organizzazione e relative decisioni improvvide (fermare la gara al passo, senza pensare all'incazzatura del Comune di Bormio, eddai Torriani!), che hanno come principale effetto poi semplicemente quello di falsare in maniera decisiva gli esiti sportivi.
In estrema sintesi, uno sport che faticava ancora a staccarsi dalle sue origini contadine, mentre la società cambiava a ritmi diversi.

Ultimamente forse si è un po' esagerato negli annullamenti, ma se l'obiettivo primo è quello di evitare sceneggiate simili (e drammi evitati per puro kiulo), allora sposo tali precauzioni.
Fermo restando che, nel bene o nel male, episodi come quello rimangono nella storia, e rivisti oggi portano, credo non solo a me, uno strano mix di sensazioni, compreso qualche sorriso stimolato dalle considerazioni sociologiche di cui sopra. Sorrisi amari, se vogliamo... ;)
Diciamo che c'è proprio una sensibilità diversa su tutto, guarda per esempio cos'è successo dopo la morte di Gino Mader al Tour de Suisse, c'era chi voleva sospendere la corsa definitivamente. In passato questo non si è mai verificato, senza tornare troppo indietro nel tempo penso al Giro 2011 e alla morte di Wouter Weylandt in una delle prime tappe.
Poi, giusto per rimarcare la differenza di mentalità tra ieri e oggi, mi è venuto in mente un episodio tragico legato a una tappa del Tour 2002, la Bazas-Pau vinta da Patrice Halgand. Durante il passaggio della carovana pubblicitaria un bimbo di 7 anni venne travolto da una macchina mentre stava raccogliendo delle caramelle lanciate lungo la strada; fu portato all'ospedale e morì poco dopo.
Al termine della tappa, la cerimonia di premiazione andò avanti come se nulla fosse successo. Jean Marie Leblanc, all'epoca organizzatore del Tour, stabilì che il giorno dopo si facesse un minuto di silenzio prima del via. Poi non se ne parlò più.
Oggi non credo che quella tappa si sarebbe conclusa e certamente non ci sarebbero state le premiazioni. E giustamente ci sarebbero state polemiche a non finire sulla sicurezza, mentre all'epoca mi pare di ricordare che in tv la notizia venne appena accennata da Bulbarelli durante la cronaca. Questo per evidenziare come in soli 20 anni la sensibilità su questo genere di notizie sia cambiata drasticamente.
Qui un link con la descrizione di quella giornata (si noti come anche il giornalista di Bikenews sia abbastanza "freddo" nel suo resoconto):
http://storico.bikenews.it/2002/tour/TAPPE/10.htm
Dato che citate Jean Marie Leblanc, come dimenticare gli indegni festeggiamenti sul traguardo di Cauterets al Tour nel 1995 ,quando tutti già erano al corrente (corridori compresi) di quanto accaduto al povero Casartelli.
In assoluto credo che Leblanc abbia avuto sempre un senso di fastidio nei confronti degli italiani.
Come dimenticare i ripetuti mancati inviti a Pantani e Cipollini (quest'ultimo addirittura da campione del mondo) al Tour ?


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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Fabio Aru riesce a ribaltare la Vuelta 2015 grazie ad un' azione di squadra notevole.
Nulla da fare per Tom Dumoulin che perde le ruote del sardo.



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kraus
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Steven ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 9:24
gampenpass ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 0:21
Bitossi ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 9:17
Torno un attimo sulla famigerata tappa del Gavia '88, dopo aver rivisto forse per la 50.ima volta le immagini più importanti.
Viste anche all'epoca ovviamente, in diretta e nei giorni seguenti, oltre che periodicamente negli anni, ma come succede per ogni esperienza interessante, si scopre ogni volta qualche particolare nuovo, anche e soprattutto alla luce di nuove sensibilità e del dovuto distacco, non solo temporale.
In generale, quelle immagini mi paiono la risposta più netta e realistica ai lamenti dopo gli annullamenti a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, compresi i fatti più recenti.
Dunque, qual è il motto più usato nella lamentatio populi diffusa e ahimé amplificata dai social?
"Non ci sono più i corridori di una volta; queste signorine di oggi non sanno cos'è il ciclismo", ecc. ecc.

Bene, andiamo a vedere, anche grazie a queste immagini, che cosa erano e soprattutto com'erano trattati "i corridori di una volta" (sono passati 35 anni, forse tanti, ma nemmeno 200; per certi versi alcune sensibilità non sono poi così diverse, basti ascoltare che cosa ne dicevano gli stessi corridori nelle interviste dei giorni seguenti... ;) )
- Lo stile giornalistico: poco empatico, se non per dichiarazioni di facciata? Impreparato all'analisi di alcuni risvolti umani, o forse semplicemente così abituato ai drammi della nostra storia, da far passare una certa "normalità" pure nelle situazioni incresciose? Cioè, con gente in preda alle convulsioni dopo aver tagliato il traguardo, la telecronaca continuava abbastanza normalmente, con attenzione ai distacchi, e pure con qualche sorrisetto e mezze battute (Van Der Velde sparito, chissà dov'è? :crazy: ).Stile che mi ha ricordato la freddezza di alcuni commenti in occasione di drammi nelle competizioni automobilistiche, anche con morti in diretta, tipica di quegli anni. Basta la mancanza di notizie, l'evidente improvvisazione di alcune riprese ed interviste, a giustificare almeno parzialmente tale atteggiamento? Solo "colpa" di Martino? (a prop, ma De Zan perché non c'era, quell'anno? :dubbio: )
- Le immagini registrate sul passo poi sono altamente illuminanti: nonnismo imperante ("pedalare!" - tanto io sono macchina... :diavoletto: ); spunti di machismo ("tu sì che sei un vero corridore!" - comunque io c'ho sempre la 128 parcheggiata... :aureola: ); accenni di furbettismo italiota (chi era l'eroe della Chateau d'Ax che rifiuta il "passaggio"? Allocchio, mi pare); presunta solidarietà soffocante e imbarazzante (bravo quello della Toshiba che manda solennemente a cacare la corte dei miracoli che lo attornia! :diavoletto:).

In definitiva, servi della gleba o quasi, sottoposti a scarsa organizzazione e relative decisioni improvvide (fermare la gara al passo, senza pensare all'incazzatura del Comune di Bormio, eddai Torriani!), che hanno come principale effetto poi semplicemente quello di falsare in maniera decisiva gli esiti sportivi.
In estrema sintesi, uno sport che faticava ancora a staccarsi dalle sue origini contadine, mentre la società cambiava a ritmi diversi.

Ultimamente forse si è un po' esagerato negli annullamenti, ma se l'obiettivo primo è quello di evitare sceneggiate simili (e drammi evitati per puro kiulo), allora sposo tali precauzioni.
Fermo restando che, nel bene o nel male, episodi come quello rimangono nella storia, e rivisti oggi portano, credo non solo a me, uno strano mix di sensazioni, compreso qualche sorriso stimolato dalle considerazioni sociologiche di cui sopra. Sorrisi amari, se vogliamo... ;)
Diciamo che c'è proprio una sensibilità diversa su tutto, guarda per esempio cos'è successo dopo la morte di Gino Mader al Tour de Suisse, c'era chi voleva sospendere la corsa definitivamente. In passato questo non si è mai verificato, senza tornare troppo indietro nel tempo penso al Giro 2011 e alla morte di Wouter Weylandt in una delle prime tappe.
Poi, giusto per rimarcare la differenza di mentalità tra ieri e oggi, mi è venuto in mente un episodio tragico legato a una tappa del Tour 2002, la Bazas-Pau vinta da Patrice Halgand. Durante il passaggio della carovana pubblicitaria un bimbo di 7 anni venne travolto da una macchina mentre stava raccogliendo delle caramelle lanciate lungo la strada; fu portato all'ospedale e morì poco dopo.
Al termine della tappa, la cerimonia di premiazione andò avanti come se nulla fosse successo. Jean Marie Leblanc, all'epoca organizzatore del Tour, stabilì che il giorno dopo si facesse un minuto di silenzio prima del via. Poi non se ne parlò più.
Oggi non credo che quella tappa si sarebbe conclusa e certamente non ci sarebbero state le premiazioni. E giustamente ci sarebbero state polemiche a non finire sulla sicurezza, mentre all'epoca mi pare di ricordare che in tv la notizia venne appena accennata da Bulbarelli durante la cronaca. Questo per evidenziare come in soli 20 anni la sensibilità su questo genere di notizie sia cambiata drasticamente.
Qui un link con la descrizione di quella giornata (si noti come anche il giornalista di Bikenews sia abbastanza "freddo" nel suo resoconto):
http://storico.bikenews.it/2002/tour/TAPPE/10.htm
Dato che citate Jean Marie Leblanc, come dimenticare gli indegni festeggiamenti sul traguardo di Cauterets al Tour nel 1995 ,quando tutti già erano al corrente (corridori compresi) di quanto accaduto al povero Casartelli.
In assoluto credo che Leblanc abbia avuto sempre un senso di fastidio nei confronti degli italiani.
Come dimenticare i ripetuti mancati inviti a Pantani e Cipollini (quest'ultimo addirittura da campione del mondo) al Tour ?
A 28:01:



Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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kraus ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 9:43
Steven ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 9:24
gampenpass ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 0:21

Diciamo che c'è proprio una sensibilità diversa su tutto, guarda per esempio cos'è successo dopo la morte di Gino Mader al Tour de Suisse, c'era chi voleva sospendere la corsa definitivamente. In passato questo non si è mai verificato, senza tornare troppo indietro nel tempo penso al Giro 2011 e alla morte di Wouter Weylandt in una delle prime tappe.
Poi, giusto per rimarcare la differenza di mentalità tra ieri e oggi, mi è venuto in mente un episodio tragico legato a una tappa del Tour 2002, la Bazas-Pau vinta da Patrice Halgand. Durante il passaggio della carovana pubblicitaria un bimbo di 7 anni venne travolto da una macchina mentre stava raccogliendo delle caramelle lanciate lungo la strada; fu portato all'ospedale e morì poco dopo.
Al termine della tappa, la cerimonia di premiazione andò avanti come se nulla fosse successo. Jean Marie Leblanc, all'epoca organizzatore del Tour, stabilì che il giorno dopo si facesse un minuto di silenzio prima del via. Poi non se ne parlò più.
Oggi non credo che quella tappa si sarebbe conclusa e certamente non ci sarebbero state le premiazioni. E giustamente ci sarebbero state polemiche a non finire sulla sicurezza, mentre all'epoca mi pare di ricordare che in tv la notizia venne appena accennata da Bulbarelli durante la cronaca. Questo per evidenziare come in soli 20 anni la sensibilità su questo genere di notizie sia cambiata drasticamente.
Qui un link con la descrizione di quella giornata (si noti come anche il giornalista di Bikenews sia abbastanza "freddo" nel suo resoconto):
http://storico.bikenews.it/2002/tour/TAPPE/10.htm
Dato che citate Jean Marie Leblanc, come dimenticare gli indegni festeggiamenti sul traguardo di Cauterets al Tour nel 1995 ,quando tutti già erano al corrente (corridori compresi) di quanto accaduto al povero Casartelli.
In assoluto credo che Leblanc abbia avuto sempre un senso di fastidio nei confronti degli italiani.
Come dimenticare i ripetuti mancati inviti a Pantani e Cipollini (quest'ultimo addirittura da campione del mondo) al Tour ?
A 28:01:

L' intera tappa è on-line ma ovviamente non la posto. Ma credo sia inequivocabile che gli organizzatori sapessero quanto era accaduto a Casartelli. De Zan ad esempio da' l'annuncio della morte molte ore prima dell'arrivo.
La notizia "è arrivata dai nostri computer" riferì il telecronista RAI.
Ed anche qualcuno in gruppo lo sapeva. Se non erro Chiappucci riferì che era stato messo al corrente dell'incidente. Ma non era il solo.
Quello che è accaduto all'arrivo con festeggiamenti e quant'altro resta una delle pagine più vergognose nella storia del ciclismo mondiale.


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Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

Messaggio da leggere da Steven »

Alberto Contador tenta in tutti i modi di ribaltare il Tour 2011, nella tappa con arrivo all'Alpe d'Huez, tentando l'affondo già a 93 km dall'arrivo.
Ma l'impresa non riesce in una tappa che resta comunque spettacolare.
Tengono bene Andy Schleck e soprattutto Cadel Evans.
Vittoria di tappa a Rolland.



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gampenpass
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Steven ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 9:24
gampenpass ha scritto: mercoledì 28 giugno 2023, 0:21
Bitossi ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 9:17
Torno un attimo sulla famigerata tappa del Gavia '88, dopo aver rivisto forse per la 50.ima volta le immagini più importanti.
Viste anche all'epoca ovviamente, in diretta e nei giorni seguenti, oltre che periodicamente negli anni, ma come succede per ogni esperienza interessante, si scopre ogni volta qualche particolare nuovo, anche e soprattutto alla luce di nuove sensibilità e del dovuto distacco, non solo temporale.
In generale, quelle immagini mi paiono la risposta più netta e realistica ai lamenti dopo gli annullamenti a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi, compresi i fatti più recenti.
Dunque, qual è il motto più usato nella lamentatio populi diffusa e ahimé amplificata dai social?
"Non ci sono più i corridori di una volta; queste signorine di oggi non sanno cos'è il ciclismo", ecc. ecc.

Bene, andiamo a vedere, anche grazie a queste immagini, che cosa erano e soprattutto com'erano trattati "i corridori di una volta" (sono passati 35 anni, forse tanti, ma nemmeno 200; per certi versi alcune sensibilità non sono poi così diverse, basti ascoltare che cosa ne dicevano gli stessi corridori nelle interviste dei giorni seguenti... ;) )
- Lo stile giornalistico: poco empatico, se non per dichiarazioni di facciata? Impreparato all'analisi di alcuni risvolti umani, o forse semplicemente così abituato ai drammi della nostra storia, da far passare una certa "normalità" pure nelle situazioni incresciose? Cioè, con gente in preda alle convulsioni dopo aver tagliato il traguardo, la telecronaca continuava abbastanza normalmente, con attenzione ai distacchi, e pure con qualche sorrisetto e mezze battute (Van Der Velde sparito, chissà dov'è? :crazy: ).Stile che mi ha ricordato la freddezza di alcuni commenti in occasione di drammi nelle competizioni automobilistiche, anche con morti in diretta, tipica di quegli anni. Basta la mancanza di notizie, l'evidente improvvisazione di alcune riprese ed interviste, a giustificare almeno parzialmente tale atteggiamento? Solo "colpa" di Martino? (a prop, ma De Zan perché non c'era, quell'anno? :dubbio: )
- Le immagini registrate sul passo poi sono altamente illuminanti: nonnismo imperante ("pedalare!" - tanto io sono macchina... :diavoletto: ); spunti di machismo ("tu sì che sei un vero corridore!" - comunque io c'ho sempre la 128 parcheggiata... :aureola: ); accenni di furbettismo italiota (chi era l'eroe della Chateau d'Ax che rifiuta il "passaggio"? Allocchio, mi pare); presunta solidarietà soffocante e imbarazzante (bravo quello della Toshiba che manda solennemente a cacare la corte dei miracoli che lo attornia! :diavoletto:).

In definitiva, servi della gleba o quasi, sottoposti a scarsa organizzazione e relative decisioni improvvide (fermare la gara al passo, senza pensare all'incazzatura del Comune di Bormio, eddai Torriani!), che hanno come principale effetto poi semplicemente quello di falsare in maniera decisiva gli esiti sportivi.
In estrema sintesi, uno sport che faticava ancora a staccarsi dalle sue origini contadine, mentre la società cambiava a ritmi diversi.

Ultimamente forse si è un po' esagerato negli annullamenti, ma se l'obiettivo primo è quello di evitare sceneggiate simili (e drammi evitati per puro kiulo), allora sposo tali precauzioni.
Fermo restando che, nel bene o nel male, episodi come quello rimangono nella storia, e rivisti oggi portano, credo non solo a me, uno strano mix di sensazioni, compreso qualche sorriso stimolato dalle considerazioni sociologiche di cui sopra. Sorrisi amari, se vogliamo... ;)
Diciamo che c'è proprio una sensibilità diversa su tutto, guarda per esempio cos'è successo dopo la morte di Gino Mader al Tour de Suisse, c'era chi voleva sospendere la corsa definitivamente. In passato questo non si è mai verificato, senza tornare troppo indietro nel tempo penso al Giro 2011 e alla morte di Wouter Weylandt in una delle prime tappe.
Poi, giusto per rimarcare la differenza di mentalità tra ieri e oggi, mi è venuto in mente un episodio tragico legato a una tappa del Tour 2002, la Bazas-Pau vinta da Patrice Halgand. Durante il passaggio della carovana pubblicitaria un bimbo di 7 anni venne travolto da una macchina mentre stava raccogliendo delle caramelle lanciate lungo la strada; fu portato all'ospedale e morì poco dopo.
Al termine della tappa, la cerimonia di premiazione andò avanti come se nulla fosse successo. Jean Marie Leblanc, all'epoca organizzatore del Tour, stabilì che il giorno dopo si facesse un minuto di silenzio prima del via. Poi non se ne parlò più.
Oggi non credo che quella tappa si sarebbe conclusa e certamente non ci sarebbero state le premiazioni. E giustamente ci sarebbero state polemiche a non finire sulla sicurezza, mentre all'epoca mi pare di ricordare che in tv la notizia venne appena accennata da Bulbarelli durante la cronaca. Questo per evidenziare come in soli 20 anni la sensibilità su questo genere di notizie sia cambiata drasticamente.
Qui un link con la descrizione di quella giornata (si noti come anche il giornalista di Bikenews sia abbastanza "freddo" nel suo resoconto):
http://storico.bikenews.it/2002/tour/TAPPE/10.htm
Dato che citate Jean Marie Leblanc, come dimenticare gli indegni festeggiamenti sul traguardo di Cauterets al Tour nel 1995 ,quando tutti già erano al corrente (corridori compresi) di quanto accaduto al povero Casartelli.
In assoluto credo che Leblanc abbia avuto sempre un senso di fastidio nei confronti degli italiani.
Come dimenticare i ripetuti mancati inviti a Pantani e Cipollini (quest'ultimo addirittura da campione del mondo) al Tour ?
Certo, ma io non volevo tornare ancora più indietro su quell'episodio per criticare Leblanc, la mia intenzione era far capire che la sensibilità per questi eventi tragici è cambiata molto nel corso degli ultimi 20 anni (non c'entra il Tour). Oggi se muore qualcuno lungo il percorso si ferma tutto. Fino a 20 anni fa questo non succedeva o comunque non se ne avvertiva la necessità. Addirittura si portava avanti la cerimonia di premiazione.
Visto che si parlava del Giro 1988, solo 2 anni prima (1986) Emilio Ravasio entrò in coma dopo una caduta sbattendo la testa sul marciapiede e morì a Giro ancora in corso. Non venne preso nessun provvedimento e quel Giro d'Italia terminò regolarmente.
Mi chiedo se oggi sarebbe ancora così (credo proprio di no).


Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Ecco un'altra tappa simbolo della vittoria al Tour de France 2014 del nostro Nibali, protagonista di una grande prestazione sul pavè



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Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Abbasso il greggismo, viva il garagismo.
Purito Rodriguez forever



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Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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La dodicesima tappa del Tour de France 1994 vede come protagonista assoluto Richard Virenque. L'idolo dei tifosi francesi piazza un numero dei suoi con una fuga da lontano andando a vincere sul traguardo di Luz Ardiden in un tappone pirenaico di quelli davvero tosti.
Marco Pantani si muove tardivamente all'inseguimento e deve accontentarsi di un buon secondo posto che sarà il preludio ad una rimonta che si concretizzerà con il terzo posto finale nella classifica generale.



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Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Alberto Contador e Nairo Quintana danno spettacolo nella quindicesima tappa della Vuelta 2016 con arrivo ad Aramon Formigal.
Per Nairo è la tappa decisiva verso il meritato successo nella corsa a tappe spagnola. Froome busca 2'40 ed è praticamente costretto alla resa.



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Steven
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Gianni Bugno domina il Giro 1990, vestendo la maglia di leader sin dalla prima tappa. Qui è all'opera nella terza fatica di quel Giro per lui memorabile, con arrivo sul Vesuvio.



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Winter
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 17:46 In occasione della durissima 17 tappa del Tour de France 1994 con arrivo a Val Thorens, la Gewiss Ballan inizia a schierare l’artiglieria pesante per provare ad acciuffare il podio in classifica generale. L’attacco inizia da lontano, sul col de la Madeleine con Ugrumov che può avvalersi di un gregario d’eccezione, ovvero Bjarne Riis. I due non riescono però a scrollarsi di dosso un’altra vecchia volpe delle montagne: Nelson “Cacaito” Rodriguez che andrà a vincere la tappa. Il lettone si rifarà comunque nelle tappe successive.

Ma il protagonista assoluto della tappa è sempre lui, il solito Marco Pantani.
Ad inizio tappa sembra destinato al ritiro per una caduta, il ginocchio è dolorante e le immagini che arrivano dalla TV sembrano inequivocabili. Ma sull’ultima salita, il Pirata esalta i suoi tifosi piantando una rasoiata delle sue che lascia di stucco tutti i componenti del gruppo maglia gialla.
Anche chi prova a seguirlo è costretto ben presto a desistere.

Tappa memorabile, il ciclismo d’attacco al meglio delle sue possibilità.

Di seguito sia la versione lunga, che quelle più brevi con inserti in italiano.





È la mia prima tappa dal vivo al Tour
Ricordo delle belle discussioni con i tifosi di virenque
Adesso dopo la caduta..si sarebbero ritirati
Grande pirata


Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Winter ha scritto: giovedì 29 giugno 2023, 11:37
Steven ha scritto: martedì 27 giugno 2023, 17:46 In occasione della durissima 17 tappa del Tour de France 1994 con arrivo a Val Thorens, la Gewiss Ballan inizia a schierare l’artiglieria pesante per provare ad acciuffare il podio in classifica generale. L’attacco inizia da lontano, sul col de la Madeleine con Ugrumov che può avvalersi di un gregario d’eccezione, ovvero Bjarne Riis. I due non riescono però a scrollarsi di dosso un’altra vecchia volpe delle montagne: Nelson “Cacaito” Rodriguez che andrà a vincere la tappa. Il lettone si rifarà comunque nelle tappe successive.

Ma il protagonista assoluto della tappa è sempre lui, il solito Marco Pantani.
Ad inizio tappa sembra destinato al ritiro per una caduta, il ginocchio è dolorante e le immagini che arrivano dalla TV sembrano inequivocabili. Ma sull’ultima salita, il Pirata esalta i suoi tifosi piantando una rasoiata delle sue che lascia di stucco tutti i componenti del gruppo maglia gialla.
Anche chi prova a seguirlo è costretto ben presto a desistere.

Tappa memorabile, il ciclismo d’attacco al meglio delle sue possibilità.

Di seguito sia la versione lunga, che quelle più brevi con inserti in italiano.





È la mia prima tappa dal vivo al Tour
Ricordo delle belle discussioni con i tifosi di virenque
Adesso dopo la caduta..si sarebbero ritirati
Grande pirata
Se l'hai seguita dal vivo ti invidio. Hai visto di persona una delle più belle tappe nella storia del Tour de France.
Val Thorens 1994 è il mio antidepressivo contro il ciclismo moderno.
Su Virenque....beh anche io ai tempi non lo amavo, come non amavo gli antagonisti di Pantani per cui tifavo ovviamente.
Col passare degli anni l'ho rivalutato e come lui Ullrich e tanti altri.
Mi manca QUEL ciclismo, purtroppo.


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Steven
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Re: Facciamoci del male - oppure, usiamo meglio il nostro tempo

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Il percorso delle "Strade Bianche" è teatro di una delle tappe più spettacolari del Giro 2010.
A Montalcino, in un clima da tregenda, la spunta Cadel Evans.



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