Religione e dintorni :)

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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LXIII

Ritornando all'argomento e come abbiamo già detto, il sacro è nato in origine per farci vincere la paura dell'ignoto e della morte. Ma credo proprio che non ci sia riuscito e in effetti, dovunque imperi quell'idea, è sempre collegata alla fobia e al terrore! Se è vero che la scienza non può spiegare tutto, è anche vero che sta facendo moltissimo in quella direzione, mentre l'altro ci lascia in balìa dei più neri fantasmi, che portano molti all'ossessione!
I sacerdoti che promettono la vita eterna non fanno altro che parlare della morte, del castigo e di un'eternità fatta di patimenti. Per alcune di queste chiese, niente ci appartiene, nemmeno la nostra vita (è un dono che non è tale!). Per non parlare poi del ruolo che è assegnato alla donna etc. In sostanza, posso anche tollerare la religiosità, ma rispettarla proprio no, tanto più che se si scava, ci si accorge che ogni forma poggia sullo zoccolo duro della fede animistica dei primitivi.


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LXIV

Un argomento molto risibile è il mistero, specie quando i ministri del culto ci dicono che, di fronte a esso, si deve tacere, perché deriva dal verno myo, che significa "mi chiudo, sono chiuso, detto di occhi e di labbra". :D
Per confronto vediamo invece che cosa ci dice il più grande linguista vivente, Noam Chomsky:
"Ciò che ignoriamo può essere suddiviso in problemi e misteri, quando affrontiamo quest'ultimo possiamo abbandonarci solo allo stupore e alla meraviglia..."
Le due risposte sono simili, ma anche molto diverse, perché la prima mostra compiacimento, mentre la seconda cercherà di trasformare ogni mistero in un problema da risolvere.
Nel nostro paese, in particolare, tutto sembra un mistero, in una trasmissione televisiva ho sentito che anche la povertà lo era! :muro:
La risposta giusta, s.m. è quella di rinunciare *momentaneamente* a fornire una spiegazione di ciò che non sappiamo, ma intanto continuiamo a indagare e non ci fermiamo invece a rendere grazie a dio per la nostra ignoranza. ;)
I. Kant affermò che l'illuminismo aveva rappresentato "l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità". Sostenere il contrario e far ritornare l'uomo ai "misteri eleusini" è un altro modo di dire che solo pochi possono conoscere, mentre la risposta più sensata e democratica è: là dove c'è un mistero, dobbiamo metterci il punto interrogativo e... poi si vedrà. ;)

Nel suo profondo vidi che s'interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l'universo si squaderna:

sustanze e accidenti e lor costume
quasi conflati insieme, per tal modo
che ciò ch'i' dico è un semplice lume.

La forma universal di questo nodo
credo ch'i' vidi, perché più di largo,
dicendo questo, mi sento ch'i' godo.

Dante Alighieri, Paradiso (XXXIII, 85-93)


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da Edoardo Boncinelli "Contro il sacro" LXV

In conclusione, penso di poter dire che il sacro, nato dall'evoluzione, come una maniera di agevolare una sollecita presa di decisione e quindi utile all'homo sapiens, è diventato un ostacolo insormontabile al dialogo fra e dentro le società.
Dove conta l'immediatezza e l'emotività, la natura aprioristica del sacro è benvenuta, ma è vero il contrario, quando acquistano valore la discussione e la razionalità. Certo non si può vivere di sola ragione e il punto non è quello di sopprimere l'irrazionalità (Vaste programme! avrebbe detto De Gaulle) :D Possiamo però evitare di ricorrere alla falsa razionalità, vale a dire quella proposta da tutte le religioni.
Ciascuno di noi *crede* in qualcosa, ma bisogna distinguere chi lo fa "a posteriori" e gli altri che ...
Wittgenstein non era un a priorista e sosteneva che tutto ciò che la filosofia può fare è *distruggere idoli* e anche se rinunciare a malintesi e idoli di lunga data costa e può farci apparire il mondo come arido e deserto, dobbiamo sopportarlo, perché mi sembra sempre meglio dell'altro.
Finisco con un caveat: potrei portare innumerevoli citazioni che corroborano il pensiero di Wittgenstein, ma forse anche le citazioni possono diventare un idolo e consiglio perciò a chiunque legga di pensare "in primis" da sé. Qualcuno potrà anche darci pareri più meditati, ma quelli non ci potranno mai appartenere nello stesso grado/modo. ;)
Fine


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Da Emmanuel Carrère "Il regno"I

La scena si svolge a Corinto, verso il 50 d.C. ove si vede arrivare un predicatore itinerante, che per sbarcare il lunario, apre una bottega di tessitore. Oltre che tessere, questo ometto calvo, barbuto e soprattutto sfiancato da una misteriosa malattia, racconta con voce suadente la storia di un profeta crocifisso in Giudea. Sostiene che quel tale è tornato dal regno dei morti e che quello è il segno premonitore di qualcosa di straordinario: una trasformazione allo stesso tempo radicale e invisibile dell'umanità. Il contagio si diffonde e i seguaci della strana fede, che si propaga intorno a tal Saulo/Paolo nei bassifondi di Corinto cominciano a vedersi come coloro che in un libro di fantascienza sarebbero considerati mutanti, mentre nel racconto paolino sono i primi fedeli di un movimento che, dai posteri, sarà chiamato cristianesimo. In entrambi i contesti i morti risorgeranno alla fine del mondo e avrà luogo il Giudizio Universale.
A pensarci un po' è curioso che persone normali possano credere a una storia tanto pazzesca come la religione cristiana, che fra l'altro è in tutto simile alla mitologia greca e alle favole: principesse che con un bacio trasformano il rospo nell'uomo dei tuoi sogni (avrebbe detto Woody) :D E invece da moltissimi degli altri non sono considerate pazze e addirittura viene loro concesso un ruolo sociale importante, anche se un po' meno di un tempo e addirittura molti capi di Stato rendono visita al papa, con un contegno deferente, anche quando si comporta da boy(a) e dice agli africani meglio il S.I.D.A. dei preservativi! È per lo meno strano, no? :dubbio: :grr:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" II

Eh sì, è davvero strano e Nietzsche manifesta a tal proposito lo stesso stupore di Patrick Blossier. Quando ogni mattina sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: ma è mai possibile! Ciò si fa per un ebreo crocifisso duemila anni fa, che diceva (o faceva intuire) di essere figlio di Dio! :crazy:
Ai nostri tempi il cristianesimo è (o meglio dovrebbe essere) un'antichità emergente da epoche remotissime e che qualcuno creda veramente, senza nessuna prova, a quella asserzione è forse il frammento più antico di quell'eredità.
Un Dio che genera figli con una donna mortale; un saggio che incita a non lavorare più, a non pronunciare più sentenze e a badare invece ai segni della prossima fine del mondo (badate bene si intendevano pochi anni, non secoli o millenni!); una giustizia che accetta l'innocente come vittima vicaria; qualcuno che comanda ai discepoli di bere il suo sangue e che spinge a pregare per interventi miracolosi, paura dell'aldi là con la prospettiva della pena eterna, etc.
Chi crederebbe che una cosa simile possa essere pensata verosimile nel XXI secolo? :dubbio: :dubbio: :dubbio:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" III

Eppure sono ancora in molti a crederci e a messa recitano il Credo, ogni frase del quale è un insulto al buonsenso e ai giorni nostri non c'è nemmeno più la scusa del latino, dove i più potevano non accorgersi delle scemenze che dicevano! (Nota mia, molto peggio dell'inno di Mameli in cui ci si stringe a coorte!) Molti fedeli si faranno semplicemente cullare dalle parole, senza preoccuparsi troppo del significato, ma di sicuro ci saranno anche quelli che le pronunciano convinti e quindi a domanda diretta, costoro risponderanno che duemila anni fa circa un ebreo è nato da una vergine, risorto tre giorni dopo essere stato crocifisso e che tornerà per giudicare i vivi e i morti e aggiungeranno che loro stessi fanno di questi eventi il centro delle loro vite.
Sì, non c'è dubbio, è strano! :crazy:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" IV

A forza di girare intorno a questo libro, alla ricerca di persone che volessero parlare della fede (e che quindi potessero rispondere alla domanda: "In che cosa crede di preciso?") mi son reso conto che un tale cristiano l'ò avuto a portata di mano per diversi anni, più vicino di chiunque altro, ero io. :D
In poche parole nell'autunno del 1990 "ero stato toccato dalla grazia". Sostenere che oggi provo imbarazzo a dire così è un eufemismo, ma per tre anni mi sono espresso in quel modo e in quel periodo mi sono anche sposato in chiesa, ho fatto battezzare i figli e sono "andato a messa" ogni giorno, mi comunicavo ed esortavo chi mi stava intorno a fare come me. :crazy:
Non ho un bellissimo ricordo di quel periodo e ho cercato di dimenticarlo, però ora è venuto il momento di riprendere quei quaderni che avevo scritto sul vangelo di Giovanni, anche se questo mi fa un po' paura. :)


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" V

Ma per prima cosa. quei quaderni li dovevo trovare e non sapevo dove li avessi infilati! :muro:
Mi venne in mente Casanova che, rinchiuso nella tetra e umida prigione dei piombi, aveva architettato un piano per evadere, ma per realizzarlo gli mancava una sola cosa: un po' di stoppa.
Trovarla in galera è impossibile, ma a un tratto si rammenta che, per assorbire il sudore delle ascelle, aveva chiesto al sarto di rinforzare la marsina con... indovinato? La stoppa. :D La giacca è lì, davanti a lui, appesa a un chiodo e Casanova la guarda con il cuore che batte all'impazzata, perché ha il dubbio che il sarto non abbia fatto quel che gli era stato comandato! :dubbio:
La posta in gioco è così importante che si inginocchia e comincia a pregare, poi si arresta, perché la ragione gli dice che ormai il fatto è fatto (non siamo di fronte al paradosso del gatto di Schrödinger) e le preghiere non potranno cambiare le cose! Ma l'intelligenza non gli impedisce di terminare la preghiera. :crazy:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" VI

Nel mio caso la posta non era così alta e, se anche ho dovuto penare, alla fine i quaderni li ho trovati e ho cominciato a rileggerli.
"Anne e io viviamo more uxorio da anni, dobbiamo invece sposarci in chiesa. In passato credevo che l'unione si fondasse soltanto su di noi, sulla libera scelta e buona volontà. Che dipendesse solo da noi, farla durare. Ora so che quello che costruiamo non lo facciamo da soli, ma Cristo è con noi; per questo voglio mettere l'amore nelle sue mani e chiedergli la grazia di farlo crescere. Considero il matrimonio il vero debutto alla vita sacramentale, dopo una prima comunione ricevuta, diciamo così, distrattamente. e a sposarci sarà il sacerdote che ho conosciuto al momento della conversione, assistendo alla messa, la prima, per me, dopo vent'anni, al Cairo."
Ora quelle righe mi appaiono false dalla prima all'ultima, ma non posso mettere in dubbio la sincerità di allora, perché il desiderio di impegnarsi in un amore duraturo è sempre lo stesso.
E tutta via, c'è una cosa che non dico e cioè che Anne e io eravamo molto infelici: ci amavamo male! Mi dicevo che avremmo dovuto separarci, ma, Cristo mi suggeriva di continuare a mettermi alla prova e che la nostra vita poteva funzionare se riuscivamo a tener duro in quella situazione, apparentemente senza uscita. (E poi il matrimonio era indissolubile! :diavoletto: )


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" VII

È arrivato il momento di parlare di Jacqueline, la mia madrina. Ha vissuto gli ultimi anni convinta che la fine del mondo fosse imminente e, secondo lei. la vita doveva terminare in un tripudio di luce, invece sprofondò nelle tenebre e la cosa mi ha fatto molto male!
Fino agli ottant'anni era stata una delle persone più eccezionali che avessi conosciuto; le poesie non mi dicevano granché, se però cercavo un essere umano che potessi considerare realizzato, questo era lei. I pochi registi o scrittori non reggevano il paragone, Jacqueline era più avanti e questo non faceva che rendere più inspiegabile quel cattolicesimo fervente!? :dubbio:
In casa, specialmente per mio padre, la religione era "l'oppio dei popoli" e se talvolta mi interessavo di teologia, era solo come (per citare Borges) un ramo della letteratura fantastica e quindi chi credeva nella resurrezione di Cristo, lo giudicavo come... (voi che direste?) :diavoletto:
Ma allora che rapporto avevo con la fede di Jaqueline? Nessuno.
Ma poi è arrivata la depressione! :grr:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" VIII

Quando mi sono mostrato in quello stato di profonda disperazione, Jaqueline non è rimasta sorpresa, anzi ci vedeva un progresso e mi sembra che abbia anche detto: "Finalmente!" :grr: Ora ero pronto per capire le parole rivolte dal vangelo a chi è piegato da un fardello troppo pesante e non ce la fa più ad andare avanti.
Poi mi ha fatto un altro regalo (e questo lo è stato nel senso vero del termine): conoscere un altro suo figlioccio, un ragazzo poco più grande di me (ormai ha sessant'anni). Abbiamo cominciato a parlare, o meglio parlai quasi soltanto io, anche se poi mi ha detto che aveva avuto diverse dosi di sventure e da piccolo aveva quasi tentato di uccidersi. Dopo poco diventammo amici e questo legame dura da ventitré anni e da allora ogni primavera e autunno vado a trovarlo in un paesino del Vallese (Le Levron) e per me quel posto è diventato la quiete, durante ogni tempesta. ;)
Insieme a Hervé e alle parole del vangelo che sono diventate vive con lui, c'era anche un vecchio prete melchita, che diceva messa la mattina presto accompagnato da un chierichetto mongoloide (allora si chiamavano così) ad aiutarmi e, quando ritornai a casa anche Madame C. un'analista pacata, rassicurante e piacevolmente distaccata. :)


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" IX

A Madame C. la prima cosa che dissi fu che "Avevo incontrato Cristo!"
Osservo e mi aspetto una grande reazione, ma lei rimane impassibile. E allora chiedo a che cosa può servirmi l'analisi se sono sicuro che Cristo è la verità e la vita? Se resto qui, lei cercherà, con le migliori intenzioni di guarirmi da quella che crede una malattia, ma non voglio questa "guarigione" e, anche se mi si dimostrasse che si tratta di una patologia mentale, preferirei restare con Cristo!
"E perché mai dovrebbe scegliere?"
Non mi aspettavo che rispondesse e ciò che ha detto mi ha molto sorpreso e mi sono sdraiato sul divano. :)
Cinque anni dopo, Madame C. dice che si è trattato di un caso da manuale, dove il nocciolo stava nella paura che l'analisi demolisse la fede e naturalmente lei ha visto tutta l'enorme resistenza che avevo fatto per tenerla al riparo! :x


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" X

Decido di sposarmi nella parrocchia di padre Xavier al Cairo e la lettura che ho scelto è la più classica in queste circostanze: l'inno all'amore della prima lettera di san Paolo ai Corinzi. Alla cerimonia non è presente nessuno di famiglia, la qualcosa ha avuto l'approvazione dell'analista. È una cerimonia triste, fatta quasi di nascosto, come se ci vergognassimo e la sera Anne piange.
Al sorgere del sole stiamo attraversando il deserto del Sinai, leggo l'Esodo e immagino il popolo d'Israele, uscito dall'Egitto, ma ancora lontano dalla terra promessa. Mi assomiglia se penso a quando (forse) saprò scrivere un altro libro, che magari parli di un vecchio hippy, travolto dalle droghe e dalla sfortuna, che un giorno ha un'illuminazione mistica e passa il resto della vita a chiedersi se ha incontrato Dio oppure ... è pazzo. :dubbio: :dubbio:
Ma soprattutto, se fra le due cose, c'è differenza. :uhm: :crazy:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XI

Poco dopo il ritorno dall'Egitto trovo un amico, propagandista anche lui religioso come Jacqueline, che mi rifila un volantino su quella che chiama la Rivelazione di Arès, paccottiglia da setta, che leggo con lo sdegno misto a compassione, tipico di chi frequenta (INVECE) i Padri della Chiesa. :diavoletto:
C'è una parte sottolineata "Se quest'uomo non fosse il profeta mandato agli uomini del ventesimo secolo, l'equivalente di Abramo, Mosè, Gesù e Maometto, allora tutto ciò che sostiene la Rivelazione di Arès sarebbe falso, il che è impossibile."
Alzo le spalle divertito da tanta sciocchezza, ma poi mi rendo conto che queste righe riprendono, parola per parola, un ragionamento di San Paolo: "Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti (ridondanza), come possono dire alcuni di voi che non è vi è resurrezione dei morti? Se non vi è resurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede."
Sono turbato; cerco di restare lucido: se crediamo, come io credo che Dio esiste, non c'è dubbio che un abisso separa ciò che diceva San Paolo da quel che sostiene la Rivelazione di Arès, oppure Philip K. Dick nel periodo in cui si era impantanato nel misticismo. Paolo era ispirato, gli altri due sono "fuori di testa". Il primo ha avuto a che fare con l'originale e non con penose contraffazioni!
Ma se non ci fosse nessun originale? :dubbio: :dubbio: :dubbio:
Tutto quello che possiamo dire con certezza è che l'iniziativa di Paolo ha avuto più successo di quella degli altri e ancora gode di maggior credito culturale e filosofico (un po' come Stalin fino al 1953), ma qualcuno potrebbe dire che, in fondo, è la stessa menata. :clap:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XII

I quaderni del 1991 ruotano intorno all'eucarestia, alla quale mi stavo preparando con fervore. Nella lettura del vangelo secondo Giovanni sono arrivato al racconto della moltiplicazione dei pani e al grande discorso di Gesù sul pane della vita e una frase mi pare molto scioccante: "Chi mangia me, vivrà in me... se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita." Che cosa voglia dire davvero non lo so, ma la vita è ciò cui aspiravo, quella lontana dal peccato. Da non molto sapevo che contro di esso c'era un rimedio efficace come l'aspirina per il mal di testa. Lo garantisce Cristo nel vangelo di Giovanni e Jacqueline non si stanca di ripetere! Anche se mi sembra strano che la gente non faccia a botte per averlo, decido di provarlo.
Un tempo si usava pane vero, ora qui da noi invece si adoperano dischetti bianchi, che hanno il nome di ostie; a un certo punto della messa, il sacerdote dichiara che quei dischetti sono diventati il corpo di Cristo e tante persone, che per il resto non sono pazze, dopo aver ingerito un dischetto, tornano al loro posto pensosi e si credono trasformati nell'intimo e difesi dal peccato. :diavoletto:
La cosa più strana (secondo me oggi) è che l'ostia è solo farina lievitata, sarebbe più rassicurante se fosse un fungo allucinogeno e invece no, è, al tempo stesso pane e ... Cristo. Il tutto ha anche un nome: Transustanziazione


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XIII

Da lettore di fantascienza, mi sovviene che anche Philip K. Dick (come me e quasi alla stessa età) abbracciò la fede cristiana in forma massimalista e pure lui aveva la compagna di nome Anne, che convinse a sposarsi con rito religioso, dipoi ha fatto battezzare le figlie e si è dedicato a tempo pieno a letture devote. Infine ha scritto e nel libro c'è una parte che mi piaceva molto, nella quale spiega che cos'è l'eucarestia. :diavoletto: :clap: :diavoletto:
Ma non solo lui, nella storia ce ne sono molti e io ne ho presi altri due.
Blaise Pascal "Odio gli stupidi che si fanno tanti problemi per credere nell'eucarestia! Se Gesù Cristo è proprio figlio di Dio, dov'è la difficoltà?"
Simone Weill "Le certezze di questa specie sono sperimentali. Ma se a tali certezze non si crede prima di averle esperite non si farà mai l'esperienza che permette di accedervi... La condizione indispensabile è la fede."
E nei quaderni leggo che l'unica ragione per accettare che Gesù sia la verità e la vita è che lo dice Lui e quindi bisogna credergli. Chi ha creduto, crederà. A chi ha molto dato, sarà dato di più. Un ateo crede che Dio non esista, un credente (nota mia, credino) sa che Dio esiste. Il primo ha un'opinione, il secondo un sapere. :clap:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XIV

Jacqueline martella me e l'altro figlioccio (Hervé) con Medjugorje, a quell'epoca una borgata della Jugoslavia, dove stavano succedendo fatti terribili, che a lei non interessavano! La cosa importante è invece che la Vergine è apparsa colà negli anni Settanta e, secondo i contadini che l'ànno vista, ha avvertito il mondo che sta andando verso la rovina! (nota mia, cosa molto nuova :diavoletto: ) Nel frattempo, ormai quei contadini sono diventati predicatori assai richiesti e molto ricchi e una delle conferenze è prevista a Parigi; Jacqueline vuole che noi due la accompagniamo.
Hervé è, per natura, curioso e mi dice: "Che ci costa passare un'ora a sentire?" Alla fine cedo alle insistenze di Jacqueline e alla domanda di Hervé e siamo andati a sentire il portavoce jugoslavo della Vergine. Quello che abbiamo sentito a noi due è sembrato minaccioso, ma soprattutto banale. :x
Intanto ormai sto facendo la comunione tutti i giorni, allo stesso modo in cui vado dall'analista due volte la settimana. :)


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XV

Un giorno, mentre vado dall'analista, leggo su un giornale la disgrazia (nota mia, enorme, che non riporto) accaduta a un bambino di quattro anni e penso che Gesù ha detto:" Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà." Nel caso in questione è accaduto il contrario e quasi sempre va così. Madame C mi dice "Per oggi basta."
Nella sessione successiva mi chiede per la prima volta se avessi mai considerato che il Padre celeste, che tutto può e fa, non potesse essere solo un jolly ingombrante di cui rifiutavo di sbarazzarmi, per paura?
L'idea mi mette a disagio, ma non riesco a respingerla con la stessa convinzione di prima; deve essersi fatta strada a mia insaputa, ma per il momento me la cavo con "un'alzata di spalle". :)
Mentre torno a casa penso che, se da una parte Dio può essere la risposta alle angosce, dall'altra possiamo supporre che questo sentimento terribile è (non sia) il mezzo che Dio usa per farsi conoscere, ovvero che Yahweh per convertirmi mi ha fatto la grazia della disperazione. L'illusione non è la fede, come crede Freud, ma ciò che fa dubitare di essa, come sanno i mistici! :clap:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XVI

Nei quaderni leggo che a Pasqua siamo da mia suocera e guardiamo in TV un documentario su Beatrix Bec, una scrittrice che mi piace molto e della quale ho curato l'adattamento cinematografico dell'autobiografia, dove si descrive la conversione al cattolicesimo.
Oggi è una donna molto anziana e le hanno spesso chiesto se crede ancora e lei ha risposto che è stata una fase della vita ormai terminata: ne parla come un ex comunista potrebbe descrivere la militanza di un tempo... che fu.
Trovo terribile che la fede possa sparire così, senza nessun lascito; ho sempre pensato che la grazia che ci lasciamo sfuggire distrugge la vita, allontanarsene dopo averla anche intravista, significa condannarsi a una vita d'inferno! :grr:

Ma forse no. :dubbio: :crazy:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XVII

La mattina cerchiamo, con i bambini, le uova nascoste in giardino e andremo a messa nella grande e bella abazia, dove si ritrovano tutte le prolifiche famiglie cattoliche del paese: un cristianesimo borghese, provinciale e sicuro di sé, che sto cominciando a guardare con un po' d'ironia. Ma mentre la funzione si trascina, mi ripeto come un mantra il versetto di un salmo: "Voglio abitare nella casa del Signore; tutti i giorni della mia vita".
Ma se in futuro giudicassi tutto questo una parte imbarazzante o forse comica della vita? Al momento penso che sarebbe spaventoso e quindi smetto di pensarci!
Parentesi attuale. Mentre leggo i quaderni di allora ho trovato nella casa di campagna in cui sto scrivendo una sceneggiatura, un libro del 1962 "Per un'iniziazione alla vita spirituale". L'autore è un gesuita, si chiama François Roustang, ovvero lo stesso nome di un famoso psicoanalista e poi scopro che è la stessa persona, anche se ormai di quel libro si vergogna un po'.
Scommetto che a volte, come coloro che a distanza di anni, sognano ancora nelle notti l'esame di maturità, quel vecchio maestro taoista sogna di essere ancora un gesuita e di parlare molto seriamente del peccato, Trinità e transustanziazione, , ma poi al risveglio pensa "per fortuna è solo un incubo!" :diavoletto:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XVIII

A partire da quella pasqua, penso che la fede sia messa in pericolo e allora cerco contromisure e vado in ritiro spirituale per una settimana in un'abbazia benedettina della Borgogna e da buon ossessivo, sono felicissimo di osservare tutte le regole, anche quando sono ritornato a Parigi, pur se la vita dei famigliari è messa a dura prova, ma mi dico che quel piccolo inferno che stanno passando è per il bene dell'anima.
Ripensando a quel periodo mi viene in mente quello che il bolscevico Pjatakov (nel suo periodo peggiore) sintetizzò in una frase, poi diventata celebre: "Se il partito (dio) lo richiede, un vero bolscevico (fedele) è disposto a credere che il nero sia bianco e il bianco nero!"
Ma intanto i quaderni di commento ai Vangeli diminuiscono: da quindici del primo anno, si sono ridotti a tre nel secondo e negli ultimi si vede che non c'è più entusiasmo e nel quotidiano, vado ancora a messa, ma non tutti i giorni e qualche volta mi assalgono il dubbio e gli scrupoli: non sono più sicuro che le Beatitudini corrispondano al vero!
Vado qualche giorno a Le-Levron e vent'anni dopo Hervé ed io camminiamo ancora insieme e i discorsi girano sempre intorno agli stessi argomenti, solo che quello che prima era preghiera, ora si chiama meditazione, ma la montagna a cui siamo diretti è sempre la stessa e mi sembra altrettanto lontana.


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XIX

Sono arrivato alla fine dei quaderni e mi scopro piuttosto depresso. Cerco di tornare al Vangelo, alla preghiera, ma mi accorgo di essere riluttante a evocare Dio e Cristo; sono nomi che non mi piacciono più così tanto, anche se vorrei continuare ad amare ciò che essi significano. È un desiderio che nasce dall'ansia di poter credere che, nonostante certe apparenze, tutto va misteriosamente per il meglio. Ma faccio sempre più fatica a pensarlo.
Do la colpa ai difetti innati, come dice Montaigne, quelli che non si possono correggere: non ho stoffa, non ho rdore, sono meschino, ignavo, povero di tutto e anche di povertà! Come risollevarsi quando si è fatti così?
Leggo l'ultima pagina nella pasqua 1993 "Che vuol dire perdere la fede? Forse non avere neanche più voglia di pregare per conservarla? Non vedere nel distacco che aumenta ogni giorno una prova da superare, ma al contrario un processo normale? La fine di un'illusione?
Secondo i mistici, è questo il momento in cui bisognerebbe pregare, così come è nella notte che occorre ricordarsi di aver intravisto la luce, ma è anche in questo momento che i mistici, con i loro consigli, sembrano manipolarti e il coraggio sembra stare nel rifiutarsi di seguirli e affrontare invece la realtà. E in essa, Cristo non è risorto!?
È il venerdì santo e domani andrò alla messa della Pasqua ortodossa, con Anne e i miei genitori. Li bacerò dicendo Christos Voskres (Cristo è risorto), ma non ci crederò più. :x


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XX

Sono diventato quello che temevo: uno scettico e la cosa peggiore è che mi ci trovo piuttosto bene. :D
Capitolo chiuso? Non proprio, se quindici anni dopo aver chiuso i quaderni mi è venuta voglia di girare di nuovo intorno all' argomento, anche se quel percorso, intrapreso da credente, ora lo compirò da romanziere, storico, investigatore? Poco importa l'etichetta. ;)

Nello studio mi sembra opportuno partire dagli atti degli apostoli, ovvero una sorta di biografia di Paolo, del quale sappiamo molte cose, nel bene e nel male e si deve a lui (non a Gesù) in molte parti lo sviluppo della storia occidentale.
Della figura di Gesù non sappiamo niente, anche se la BBC ha provato a farne una "identikit", invece di Paolo in molti hanno dato una descrizione, compreso lui stesso: brutto, tarchiato, goffo; forte come un toro, ma tormentato della malattia.
L'autore degli atti sembra sia lo stesso che ha scritto il vangelo di Luca e anche di costui (come di Gesù) sappiamo poco o niente; secondo la tradizione pare fosse un siriano di Antiochia e il suo vangelo, secondo i grecisti, è il più elegante. Forse era un medico di lingua e cultura greca, attratto dalla religione di alcuni ebrei e che per qualche ragione, è entrato in contato con Paolo e quest'ultimo gli ha spiegato il suo punto di vista.


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XXI

Che cosa significa che un greco sia attratto dalla religione degli ebrei? Bisogna rispondere in primis che capitava spesso di trovare gente di altre religioni che rispettavano anche quella, in particolare lo Shabbat. Si può dire che è un po' come il buddhismo qui da noi e si deve aggiungere che ormai i greci e i romani non credevano più in maggioranza ai loro dèi, quasi come in Francia ormai la maggior parte non pensa più che il cristianesimo sia ...
La celebre frase di Cicerone, secondo cui due aruspici non possono guardarsi, senza mettersi a ridere, non è la temeraria affermazione di un libero pensatore, esprime invece il comune sentire, simile al nostro, anche se quest'ultimo è più ipocrita e nessuno parlerebbe così di due vescovi!
Pertanto "in illo tempore" chi non era sodisfatto della vita, presumeva che quella degli ebrei fosse più piena e intensa, anche se poi non si convertivano, perché osservare la Legge scrupolosamente, ma soprattutto farsi circoncidere era un salto troppo lungo da fare.
Gli ebrei di quel tempo parlavano (come moltissimi) greco, o meglio la "koiné", che significa comune, nel duplice senso di condivisa e volgare ed è in questa lingua che, con ogni probabilità, Luca leggeva la Bibbia, o sentiva leggere quando andava in sinagoga. Lui conosceva soprattutto i primi cinque libri, i più sacri, che sono chiamati Torah e forse non era molto interessato a quelle interminabili genealogie, invece rifletteva sul significato filosofico che si può evincere da quelle storie esotiche, forse infantili, ma quasi sempre feroci!


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XXII

Chi ha conosciuto i dibattiti politici del dopo Sessantotto francese ricorderà la domanda di prammatica: "Da dove parli?" Sembra ancora un quesito pertinente, perché un pensiero mi comunica qualcosa se è espresso da un uomo che ha vissuto in coerenza. (Nota mia, se il papa mi dice viva gli omosessuali, è solo "flatus voci")
Paolo racconta se stesso e Luca non ha dovuto aspettare molto per stupirsi di quella vita, non meno sconcertante dei discorsi. :)
La parte più divertente (nel senso di ridicola) del racconto è stato quando ha sentito parlare di un tale che era stato, come molti defunti, messo in un sepolcro, ma poi era stato visto vivo, mentre mangiava e parlava. In altre parole sostenevano che *era risorto* e voleva che tutti lo adorassero come Messia!
Saulo, come tutti i correligionari aveva gridato alla blasfemia e, siccome era piuttosto fanatico, si dette subito da fare affinché i seguaci-peccatori andassero incontro al destino previsto: la lapidazione! Si ricordava di aver partecipato con sommo gaudio a quella di Stefano.
Un giorno, proseguendo nel racconto, mentre percorreva una strada sassosa sotto il sole di mezzogiorno, di colpo una luce abbagliante lo ha accecato e ha sentito anche una voce sussurrare all'orecchio.
Quando si è alzato era cieco e mezzo svenuto e qualcuno lo ha accompagnato in una casa, dove è rimasto per tre giorni, senza magiare, né bere. Dopo è entrato qualcuno a convertirlo. E Saulo, diventato Paolo, è tornato a Gerusalemme per proclamare a tutti che l'uomo crocefisso qualche anno prima era proprio il Cristo, il Messia atteso da Israele.


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Re: Religione e dintorni :)

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Carlo, nessun commento sull'uscita del Papa sulla frociaggine dei seminaristi?


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jerrydrake ha scritto: martedì 28 maggio 2024, 22:05 Carlo, nessun commento sull'uscita del Papa sulla frociaggine dei seminaristi?
:crazy: Non ti curar costui, ma guarda e passa. I papi sono solo burattini di una associazione a delinquere che purtroppo dura da 1700 anni.

P.S. A me gli anniversari interessano poco, però l'anno prossimo :diavoletto: :diavoletto:


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Re: Religione e dintorni :)

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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XXIII

Una menzogna di solito si collega a un'altra (come le ciliege ;) ) e Paolo sosteneva che la fine dei tempi era vicina, proprio perché Cristo era risorto e parole sue (riferite da Luca): "Nessuno di noi, che siamo qui ora, morirà senza aver visto il Salvatore occupare il cielo con la sua potenza e separare i buoni dai cattivi!"
Ernest Renan prova a spiegare chi era Paolo: viveva in un mondo popolato di segni e miracoli, convinto di essere guidato in qualsiasi circostanza dall'ispirazione divina; quando incontrò Luca comprese subito che gli era stato mandato dallo Spirito e se Luca in sogno gli ha detto di andare in Macedonia, lui va.
Va detto che la Chiesa ha scomunicato Renan e il suo "La vita di Gesù" ha provocato un enorme scandalo; in Francia è stato uno degli uomini più odiati del tempo e molti correvano perfino a confessarsi dopo aver visto il titolo di un volume nella vetrina di una libreria. Il tutto perché E.R. usava quel tanto di rigore e di ragione il minimo che si possa chiedere a chi scrive (anche nel genere fantasy). Renan vuole solo trovare la spiegazione naturale di eventi ritenuti non tali. Ha scelto di fare lo storico, non il sacerdote e quindi si rifiuta di credere ai miracoli e passa al setaccio ogni episodio del vangelo e tutto sommato presenta Gesù al meglio: un rivoluzionario della morale, un maestro di saggezza, come Buddha, ma non certo figlio di Dio, per la semplice ragione che Dio non esiste. :diavoletto:


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XXIV

La "Vita di Gesù" di Renan è ancora oggi la lettura più istruttiva e piacevole sull'argomento, però è invecchiata: quello che aveva di nuovo, non lo è più e lo stile elegante e scorrevole oggi appare piuttosto mellifluo. Per questo motivo, se qualcuno è interessato, consiglio i sei volumi successivi della Storia delle origini del cristianesimo, che raccontano una vicenda molto meno nota: sul come una piccola setta ebraica, fondata da pescatori incolti, cementata da una stramba fede, sulla quale nessuna persona di buon senso avrebbe scommesso un franco, abbia divorato dall'interno l'Impero romano in meno di tre secoli e soprattutto abbia retto fino a oggi!
Chi legge potrà rendersi conto dello scrupolo con cui si distingue il certo dal probabile (si fa per dire, ma sarebbe bene aggiungere "molto poco") e la calma con cui risponde ai critici più aggressivi: "Non pretendo di far cambiare opinione alle persone che, per difendere il proprio credo, devono convincersi che io sono ignorante, falso e in mala fede. Se per vivere serene non possono farne a meno, non mi proverò nemmeno a disingannarle." :D


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XXV

Ma più che la vita di Gesù, che i romani conoscevano solo di riflesso come un capo ribelle ancora in vita e per il quale l'imperatore Claudio aveva emanato un decreto contro una certa setta accusata di provocare disordini in nome di un leader, chiamato Chrestòs, ci interessa quello che ha scritto Paolo, ma ancora di più quel che ha fatto, perché togliendo la circoncisione e dicendo che la Legge si poteva interpretare è riuscito a moltiplicare le conversioni alle sue chiese in una zona periferica dell'impero qual era la Macedonia.
Alcuni di costoro erano ebrei ellenizzati, ma la maggior parte greci giudaizzanti, ma tutti, dopo l'incontro con Paolo, ci dice Luca, pensavano di aver aderito a una delle correnti più pure della religione d'Israele. Ciò era aiutato dal fatto che a Filippi non esisteva una sinagoga, ma quando invece Paolo andò a Tessalonica, gli ebrei del posto non presero per niente bene quella predicazione e infatti andarono subito a denunciarlo alle autorità romane, come fomentatore di disordini. (Buon per lui che aveva la cittadinanza romana, altrimenti, forse, il cristianesimo non sarebbe mai nato!)
I proseliti di Filippi erano pervasi da una religiosità grave e serena, dalla quiete, più che dall'esaltazione, ma una volta diventati discepoli di Paolo, tutto era diverso. La fine del mondo imminente cambiava ogni prospettiva e solo loro erano svegli in un mondo di dormienti e tutto questo generava un'apparente serenità e ci si può immaginare che quando quelli della sinagoga di Tessalonica li incontravano ne rimanessero impressionati e ciò dava loro quantomeno da pensare.


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Da Emmanuel Carrère "Il regno" XXVI

Negli Atti, la cronaca della vita di Paolo, dalla partenza da Filippi fino al ritorno, è piuttosto ingarbugliata per un buon motivo: Luca non c'era. Però abbiamo le lettere scritte proprio da Paolo, che rappresentano gli unici testi religiosi antichi di cui conosciamo l'autore. Gesù non ha scritto i vangeli, Mosè non il Pentateuco, e David non c'entra con i salmi, mentre molte lettere di Paolo sono state scritte proprio da lui.
Le epistole assomigliano a quelle che Lenin scriveva prima del 1917 alle diverse frazioni della Seconda Internazionale: un tentativo di dettare la linea, stante anche il fatto che i vangeli allora non esistevano.
Dai greci era considerato più o meno un ciarlatano e la dimostrazione si ha quando va all'Areopago di Atene, dove gli ascoltatori dopo un po' si mettono a ridere quando sentono parlare di "Giorno del giudizio" e "Resurrezione dai morti" e (quasi) tutti lasciano il tribunale sorridendo.
Quella divertita tolleranza è più offensiva per l'oratore di una reazione scandalizzata, seguita da una proposta di lapidazione!


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