Special Musica: Rock e dintorni degli anni '90. Un'atmosfera
Inviato: mercoledì 5 giugno 2013, 23:33
INTRODUZIONE
Quando torno indietro con la mente agli anni '90, torno a quando ero bambino. Sono nato nell'88, quindi parliamo della fascia d'età che va dai 2 agli 11 anni. I primi ricordi affiorano nel 1993, quando facevo l'ultimo anno di asilo. Ricordo una nevicata notevole, 20 cm di neve nel mio paese di mare, tant è che riuscì a fare (e da allora è successo solo un'altra volta nel mio paese) un pupazzo di neve, con le mie sorelle e i loro amici. Non ne sono sicuro, ma forse stavamo ancora vivendo i rigurgiti dell'eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine del 1991, la più forte eruzione vulcanica del ventesimo secolo, atto in grado addirittura di condizionare il meteo globale. Fatto sta che gli anni '90 partirono sotto il segno del gelo e tutt'oggi, nonostante le memorabili estati da bambino, ricordo con più vividezza gli inverni di quegli anni '90, il cielo color ghisa che sembrava non perdonare nulla, le macchine in corsa su autostrade e statali, la frenesia di tutti i giorni. Ricordo come se fosse ieri l'alluvione del Po del '94, una cosa che mi impressionò tantissimo: vedere quelle case allagate fino al primo piano, in una zona, la mia, dove non c'erano neanche fiumi, mi trasmise una fobia della pioggia torrenziale che con gran fatica, qualche anno più tardi, sono riuscito a scrollarmi di dosso.
Quando son diventato grande, riascoltando la musica di quegli anni l'ho automaticamente associata a quei cieli, a quei colori, alle alluvioni nella pianura padana, ma anche alle atmosfere bucoliche delle gite fuori porta coi genitori quando spuntava un raggio di sole, la ricerca della serenità in mezzo a un marasma che sembrava ci avrebbe presto fagocitato.
UN RACCONTO A PUNTATE
Scrivo per percorrere a ritroso quello che furono gli anni '90 per la musica, e quello che sono adesso per me, cosa sono riusciti a trasmettermi, anche se non ho vissuto la loro esplosione nell'età giusta, quella dell'adolescenza. Sarà un racconto a puntate, per sottogeneri, 12 per l'esatezza, perchè gli anni '90 furono anche questo: l'inizio della diaspora della musica rock nei suoi sottogeneri più dsparati. La peculiarità di molti dei sottogeneri degli anni '90 è che rimarrano peculiari di quei 10 anni e non troveranno spazio altrove, altri (come il post-rock, o il rap e l' hip-hop, che pure a dire il vero sono figli della fine degli '80) sono tutt'oggi di riferimento o cmq ancora in evoluzione).
PUNTATA 1 - POST-ROCK
Ondarock si riferisce a Spiderland degli SLINT come uno dei più efferati omicidi della storia della musica, quello del rock. Io non approvo questo linguaggio, per me un genere non muore mai si trasforma, il rock è figlio del blues, ma il blues non è mai morto e anzi continua a vivere come parte del rock. È innegabile come però il rock'n'roll, già colpito duramente da Punk, Hardcore e soprattutto quell'infamaccia della New Wave negli '80, viva un completo rinnegamento di sè stesso nei '90.
Un genere nato come ribelle, tirafiga, esibizionista, da urlatori diventa con quel disco degli Slint una musica per working class, poco tecnica, con canzoni al più sussurrate e rallentate, e soprattutto la sagra della salciccia. Alle volte le alchimie si vengono a creare da sole, come se una longa manus fosse dietro a tutto questo. Guardate la copertina: Una foto in bianco e nero e pure sfocata, di ragazzi dentro a un lago. Niente nome della band, niente titolo, anonimato completo. Quanto stona con le colorate copertine dei Grateful Dead o di Jimi Hendrix?
I portacolori di quell'epoca resteranno e sono tutt'oggi nell'anonimato (a parte una band, che dopo verrà citata), ma col tempo riscuoteranno un crescente successo perchè una massa sempre crescente di gente comincerà a identificarsi nel loro suono grigio.
Gli Slint sono figli, nella loro composizione, di un gruppo Post-Hardcore, gli Squirrel Bait: musica violenta a più di 200 bpm, più veloce della luce, come in "Kid Dynamite", sembrava il tentativo di rincorrere qualcosa che viaggia ad un'altra velocità. Ma andare più veloce non è sempre la risposta più azzeccata. "Breadcrumb Trail" è un comune pezzo hardcore che viene preso e rallentato alla metà della sua velocità originaria. L'effetto è totalmente straniante, qualcosa di mai sentito prima. Porta dentro la rabbia del punk, ma la trasforma in rassegnazione. E poi il testo. Cantare non è più indispensabile: si può anche recitare, declamare, sussurrare. Nel declamare gli Slint verranno seguiti dai VAN PELT e soprattutto per quanto riguarda il nostro paese dai MASSIMO VOLUME, massima espressione italica del Post-Rock, amplificato da quello che era il polo di riferimento degli anni '90 per gli studenti, Bologna, dalle sue storie di fuorisede che scoprivano un mondo, gli aghi, lo spleen, e tutto ciò che non appartiene alla mia generazione.
Il post-rock venne fuori forte nel continente americano, (TORTOISE, GOODSPEED YOU BACK!EMPEROR) manifestando nuove venature, come la riscoperta di strumenti classici decisamente dimenticati o usati in modo improprio dalla musica rock (uno su tutti il violino, che ricorda fino ad allora pochi picchi, se non le violenze carnali subite dai Velvet Underground) ed il gusto per le accelerazioni, i cambi di tempo, le canzoni che per 8 minuti ripropongono in diverse salse lo stesso riff come una jam session con la propria anima. In Scozia, in particolare, un gruppo costruirà un impero sui feedback, costruendosi negli anni la nomea del gruppo numero 1 del Post-Rock, probabilmente l'unico giunto a un successo acclarato dai gruppi Post-Rock in senso stretto: stiamo parlando dei MOGWAI, e delle strumentali assassine di Young team, una su tutte la cavalcata finale di "Mogwai Fear Satan", quasi 20 minuti di musica fissi su 3 note (neanche accordi), in un crescendo spettacolare con persino l'intervento portante di un flauto. Tutt'oggi i Mogwai continuano a produrre grande musica del genere, incantando le folle con spettacoli di feedback che lasciano gli spettatori senza fiato.
Nell'ambito dei "gruppi dimenticati", due andrebbero citati: uno sono i BARK PSYCHOSIS, britannici, che meglio di tanti altri riuscirono a catturare nelle loro incisioni lo spleen di quell'epoca, come avviene in quell'elegia di malinconia che è "Absent Friend". Altro discorso meritano i JUNE OF '44, americani del Kentucky, che incorporano uno spirito più hardcore (più spinto di quello dello Splint) e lo accompagnano a contaminazioni di molti generi, dalla pura sperimentale con vene jazzy al desert rock. Una band non pienamente Post-Rock, ma che va ricordata per un pezzo spettacolare "Of information and Belief", pienamente inquadrabile nel genere.
Tanti gruppi meriterebbero di essere ricordati nel genere, non è il caso di ricordarli tutti. Una chicca però va ripresa: la svolta dei TALK TALK con Laughing Stock, album fuori dal loro percorso ma perfettamente azzeccato per l'anno nel quale uscì, 1992. Altro che "Such a shame".
ASCOLTI MERITEVOLI
http://www.youtube.com/watch?v=sGHwWwQw3tc TALK TALK - Ascension Day
http://www.youtube.com/watch?v=j4OSxc9XYRc BARK PSYCHOSIS - Absent Friend
http://www.youtube.com/watch?v=S9rSaRVvQRA JUNE OF '44 - Of Information and Belief
http://www.youtube.com/watch?v=FEwnhjItTSs MOGWAI - Mogwai Fear Satan
http://www.youtube.com/watch?v=pqfiDQ7FmVY MASSIMO VOLUME - Inverno '85
La prossima puntata abbraccerà l'altra faccia degli anni '90 nel segno del rock più duro e puro, ovvero il grunge. A presto.
Fine Puntata 1.
Quando torno indietro con la mente agli anni '90, torno a quando ero bambino. Sono nato nell'88, quindi parliamo della fascia d'età che va dai 2 agli 11 anni. I primi ricordi affiorano nel 1993, quando facevo l'ultimo anno di asilo. Ricordo una nevicata notevole, 20 cm di neve nel mio paese di mare, tant è che riuscì a fare (e da allora è successo solo un'altra volta nel mio paese) un pupazzo di neve, con le mie sorelle e i loro amici. Non ne sono sicuro, ma forse stavamo ancora vivendo i rigurgiti dell'eruzione del vulcano Pinatubo nelle Filippine del 1991, la più forte eruzione vulcanica del ventesimo secolo, atto in grado addirittura di condizionare il meteo globale. Fatto sta che gli anni '90 partirono sotto il segno del gelo e tutt'oggi, nonostante le memorabili estati da bambino, ricordo con più vividezza gli inverni di quegli anni '90, il cielo color ghisa che sembrava non perdonare nulla, le macchine in corsa su autostrade e statali, la frenesia di tutti i giorni. Ricordo come se fosse ieri l'alluvione del Po del '94, una cosa che mi impressionò tantissimo: vedere quelle case allagate fino al primo piano, in una zona, la mia, dove non c'erano neanche fiumi, mi trasmise una fobia della pioggia torrenziale che con gran fatica, qualche anno più tardi, sono riuscito a scrollarmi di dosso.
Quando son diventato grande, riascoltando la musica di quegli anni l'ho automaticamente associata a quei cieli, a quei colori, alle alluvioni nella pianura padana, ma anche alle atmosfere bucoliche delle gite fuori porta coi genitori quando spuntava un raggio di sole, la ricerca della serenità in mezzo a un marasma che sembrava ci avrebbe presto fagocitato.
UN RACCONTO A PUNTATE
Scrivo per percorrere a ritroso quello che furono gli anni '90 per la musica, e quello che sono adesso per me, cosa sono riusciti a trasmettermi, anche se non ho vissuto la loro esplosione nell'età giusta, quella dell'adolescenza. Sarà un racconto a puntate, per sottogeneri, 12 per l'esatezza, perchè gli anni '90 furono anche questo: l'inizio della diaspora della musica rock nei suoi sottogeneri più dsparati. La peculiarità di molti dei sottogeneri degli anni '90 è che rimarrano peculiari di quei 10 anni e non troveranno spazio altrove, altri (come il post-rock, o il rap e l' hip-hop, che pure a dire il vero sono figli della fine degli '80) sono tutt'oggi di riferimento o cmq ancora in evoluzione).
PUNTATA 1 - POST-ROCK
Ondarock si riferisce a Spiderland degli SLINT come uno dei più efferati omicidi della storia della musica, quello del rock. Io non approvo questo linguaggio, per me un genere non muore mai si trasforma, il rock è figlio del blues, ma il blues non è mai morto e anzi continua a vivere come parte del rock. È innegabile come però il rock'n'roll, già colpito duramente da Punk, Hardcore e soprattutto quell'infamaccia della New Wave negli '80, viva un completo rinnegamento di sè stesso nei '90.
Un genere nato come ribelle, tirafiga, esibizionista, da urlatori diventa con quel disco degli Slint una musica per working class, poco tecnica, con canzoni al più sussurrate e rallentate, e soprattutto la sagra della salciccia. Alle volte le alchimie si vengono a creare da sole, come se una longa manus fosse dietro a tutto questo. Guardate la copertina: Una foto in bianco e nero e pure sfocata, di ragazzi dentro a un lago. Niente nome della band, niente titolo, anonimato completo. Quanto stona con le colorate copertine dei Grateful Dead o di Jimi Hendrix?
I portacolori di quell'epoca resteranno e sono tutt'oggi nell'anonimato (a parte una band, che dopo verrà citata), ma col tempo riscuoteranno un crescente successo perchè una massa sempre crescente di gente comincerà a identificarsi nel loro suono grigio.
Gli Slint sono figli, nella loro composizione, di un gruppo Post-Hardcore, gli Squirrel Bait: musica violenta a più di 200 bpm, più veloce della luce, come in "Kid Dynamite", sembrava il tentativo di rincorrere qualcosa che viaggia ad un'altra velocità. Ma andare più veloce non è sempre la risposta più azzeccata. "Breadcrumb Trail" è un comune pezzo hardcore che viene preso e rallentato alla metà della sua velocità originaria. L'effetto è totalmente straniante, qualcosa di mai sentito prima. Porta dentro la rabbia del punk, ma la trasforma in rassegnazione. E poi il testo. Cantare non è più indispensabile: si può anche recitare, declamare, sussurrare. Nel declamare gli Slint verranno seguiti dai VAN PELT e soprattutto per quanto riguarda il nostro paese dai MASSIMO VOLUME, massima espressione italica del Post-Rock, amplificato da quello che era il polo di riferimento degli anni '90 per gli studenti, Bologna, dalle sue storie di fuorisede che scoprivano un mondo, gli aghi, lo spleen, e tutto ciò che non appartiene alla mia generazione.
Il post-rock venne fuori forte nel continente americano, (TORTOISE, GOODSPEED YOU BACK!EMPEROR) manifestando nuove venature, come la riscoperta di strumenti classici decisamente dimenticati o usati in modo improprio dalla musica rock (uno su tutti il violino, che ricorda fino ad allora pochi picchi, se non le violenze carnali subite dai Velvet Underground) ed il gusto per le accelerazioni, i cambi di tempo, le canzoni che per 8 minuti ripropongono in diverse salse lo stesso riff come una jam session con la propria anima. In Scozia, in particolare, un gruppo costruirà un impero sui feedback, costruendosi negli anni la nomea del gruppo numero 1 del Post-Rock, probabilmente l'unico giunto a un successo acclarato dai gruppi Post-Rock in senso stretto: stiamo parlando dei MOGWAI, e delle strumentali assassine di Young team, una su tutte la cavalcata finale di "Mogwai Fear Satan", quasi 20 minuti di musica fissi su 3 note (neanche accordi), in un crescendo spettacolare con persino l'intervento portante di un flauto. Tutt'oggi i Mogwai continuano a produrre grande musica del genere, incantando le folle con spettacoli di feedback che lasciano gli spettatori senza fiato.
Nell'ambito dei "gruppi dimenticati", due andrebbero citati: uno sono i BARK PSYCHOSIS, britannici, che meglio di tanti altri riuscirono a catturare nelle loro incisioni lo spleen di quell'epoca, come avviene in quell'elegia di malinconia che è "Absent Friend". Altro discorso meritano i JUNE OF '44, americani del Kentucky, che incorporano uno spirito più hardcore (più spinto di quello dello Splint) e lo accompagnano a contaminazioni di molti generi, dalla pura sperimentale con vene jazzy al desert rock. Una band non pienamente Post-Rock, ma che va ricordata per un pezzo spettacolare "Of information and Belief", pienamente inquadrabile nel genere.
Tanti gruppi meriterebbero di essere ricordati nel genere, non è il caso di ricordarli tutti. Una chicca però va ripresa: la svolta dei TALK TALK con Laughing Stock, album fuori dal loro percorso ma perfettamente azzeccato per l'anno nel quale uscì, 1992. Altro che "Such a shame".
ASCOLTI MERITEVOLI
http://www.youtube.com/watch?v=sGHwWwQw3tc TALK TALK - Ascension Day
http://www.youtube.com/watch?v=j4OSxc9XYRc BARK PSYCHOSIS - Absent Friend
http://www.youtube.com/watch?v=S9rSaRVvQRA JUNE OF '44 - Of Information and Belief
http://www.youtube.com/watch?v=FEwnhjItTSs MOGWAI - Mogwai Fear Satan
http://www.youtube.com/watch?v=pqfiDQ7FmVY MASSIMO VOLUME - Inverno '85
La prossima puntata abbraccerà l'altra faccia degli anni '90 nel segno del rock più duro e puro, ovvero il grunge. A presto.
Fine Puntata 1.