Ciclismo in crisi
Ciclismo in crisi
La stagione ciclistica è terminata, le biciclette sono state messe in naftalina e ci siamo accorti che forse il "giocattolo" del ciclismo professionistico su strada sta per rompersi:
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/08 ... use-e-cons
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/08 ... e-una-clam
http://www.cicloweb.it/news/2011/09/09/ ... ckers.html
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/10 ... altro-disa
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/10 ... ini-bisogn
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/10 ... -per-via-d
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/10 ... a-piu-ciao
Cerco di dare il mio contributo iniziando l'analisi dalle squadre, le vere protagoniste del ciclismo.
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/08 ... use-e-cons
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http://www.cicloweb.it/articolo/2011/10 ... a-piu-ciao
Cerco di dare il mio contributo iniziando l'analisi dalle squadre, le vere protagoniste del ciclismo.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
Crisi ?
Dipende , nei paesi tradizionali sicuramente
Con le Eccezioni di Francia e Belgio
la Francia il prossimo avra' 6 squadre tra Wt e Pro Continental con budget che variano tra i 2 e gli 8 ml di euro
e 4 team continental (dove gli stipendi e i contributi vengono effettivamente versati) con budget vicino al ml di euro
Spagna e Italia il momento economico non è facile
In Spagna , le aziende private sono poche (e lo son sempre state) , in passato si salvavano grazie ai soldi pubblici (vedi le tante squadre o corse sponsorizzate da citta' o coste balneari ecc) , adesso i rubinetti son chiusi
Italia , aziende private ci sono ma piu' piccole di quelle francesi
Negli anni 80 - 90 , le squadre erano formate da 15-18 corridori i budget erano di 1-2 ml di lire (salvo rare eccezioni) , adesso se non hai 5 ml di euro il WT te lo sogni (e a volte anche con quei soldi lo vedi con il binocolo)
Uno sponsor stava 2-3 anni poi veniva sostituito dal cosponsor o da un altro (adesso le cifre son troppo elevate)
Per una Lampre con fatturato sotto i 100 ml di euro , investirne 5 nella squadra di ciclismo è una bella cifra
Per Sky investirne 15 , una piccola cifra del marketing
La mancanza di chiarezza sulle regole , la poca credibilita' dei risultati (chi ha vinto il Tour 2010? ) , la disaffezione dei tifosi (sia sulle strade che in TV) , la mancanza di sfide dirette tra i campioni (che corrono poche corse all'anno) non aiutano
Per l'interesse e l'attenzione che c'e' , girano troppi soldi nel ciclismo
Dipende , nei paesi tradizionali sicuramente
Con le Eccezioni di Francia e Belgio
la Francia il prossimo avra' 6 squadre tra Wt e Pro Continental con budget che variano tra i 2 e gli 8 ml di euro
e 4 team continental (dove gli stipendi e i contributi vengono effettivamente versati) con budget vicino al ml di euro
Spagna e Italia il momento economico non è facile
In Spagna , le aziende private sono poche (e lo son sempre state) , in passato si salvavano grazie ai soldi pubblici (vedi le tante squadre o corse sponsorizzate da citta' o coste balneari ecc) , adesso i rubinetti son chiusi
Italia , aziende private ci sono ma piu' piccole di quelle francesi
Negli anni 80 - 90 , le squadre erano formate da 15-18 corridori i budget erano di 1-2 ml di lire (salvo rare eccezioni) , adesso se non hai 5 ml di euro il WT te lo sogni (e a volte anche con quei soldi lo vedi con il binocolo)
Uno sponsor stava 2-3 anni poi veniva sostituito dal cosponsor o da un altro (adesso le cifre son troppo elevate)
Per una Lampre con fatturato sotto i 100 ml di euro , investirne 5 nella squadra di ciclismo è una bella cifra
Per Sky investirne 15 , una piccola cifra del marketing
La mancanza di chiarezza sulle regole , la poca credibilita' dei risultati (chi ha vinto il Tour 2010? ) , la disaffezione dei tifosi (sia sulle strade che in TV) , la mancanza di sfide dirette tra i campioni (che corrono poche corse all'anno) non aiutano
Per l'interesse e l'attenzione che c'e' , girano troppi soldi nel ciclismo
Re: Ciclismo in crisi
ma la bici al di fuori delle gare sta recuperando sempre più utilizzzatori , a dispetto di scandali doping e federazione gestita molto male .
italiani sempre più pedalatori per passione e magari anche per necessità.
italiani sempre più pedalatori per passione e magari anche per necessità.
Ciclismo in crisi: i numeri (1)
Mi sono chiesto quante e quali sono le squadre professionistiche di ciclismo giusto per capire i numeri del movimento internazionale e delle varie nazioni. Partendo a ritroso, attingendo i dati dai i siti web dell'UCI e di Mémoire du cyclisme, ho conteggiato anno per anno quante sono state le squadre professionistiche fino al 1991. Alcune precisazioni:
fino al 1995 non c'era distinzione di categorie tra le squadre
dal 1996 le squadre sono state divise nelle categorie GS1 e GS2
dal 1999 è stata introdotta la categoria GS3
dal 2005 è stata introdotta la divsione attuale delle categorie: ProTour/WorldTour, Professional e Continental
Le equivalenze sono le seguenti: GS1=PT/WT - GS2=Professional - GS3=Continetal
Ad una prima vista si può dire che il ciclismo è uno sport in espansione; in realtà, a mio parere, non è proprio così. Fino al 1995, come detto, non c'erano distinzioni di categoria tra le squadre. Si può notare una tendenza al ribasso fino al 1994, dovuta principalmente alla contrazione delle squadre in Spagna ed in Belgio, ed una rapida crescita nel biennio 1995-1996 dovuta all'ingresso nel professionismo delle nazioni dell'est, fino a quel momento esclusivamente nel mondo dei dilettanti. Come c'era stata una fiammata in quei due anni, nel biennio sucessivo si verifica una veloce contrazione dovuta principalmente al drastico calo delle squadre statunitensi, ad un primo ridimensionamento delle squadre dell'est Europa ed alla difficoltà di essere invitate alle competizioni per molte squadre "secondarie". I movimenti per singole nazioni saranno analizzati nei grafici successivi.
Bisogna ricordare che sia fino al 1995 (squadre indistinte) che al 1998 (suddivisione in due categorie) tutte le squadre professionistiche, anche le GS2, avevano la possibilità di partecipare alle "gare che contano" quindi ai GT, alle "classiche monumento" ed alle grandi classiche in generale del calendario internazionale: la Mercatone Uno nel 1997, per esempio, quale nuova squadra era classificata come GS2.
Con l'avvento della cat. GS3, da cui si è avuto un aumento esponenziale delle squadre professionistiche, molte realtà "al limite" sono entrate a far parte del professionismo; parecchie sono squadre di dilettanti che così possono partecipare alle gare internazionali all'estero ma molte sono delle squadre professionistiche in "piccolo".
Al di la dei numeri dal grafico sopra balzano all'occhio alcune valutazioni. La prima è che dal 2000 con l'avvento delle GS3/continental si è avuta una costante contrazione delle squadrte di prima fascia (GS1 + GS2) che con l'avvento del ProTour del 2005 è stata notevole: si è arrivati ad un numero plafonato di squadre di circa una quarantina.
La seconda è che la guerra dell'antidoping scatenata dall'UCI ha portato ad una diminuzione delle squadre, soprattutto nelle professional, che solamente quest'anno si è arrestata.
Al termine di questa prima esposizione, i grafici che ho preparato sono otto, sorge però una domanda: quanto influsce nel numero delle squadre la loro composizione numerica? Ai tempi della classificazione GS le squadre (sia di cat. 1 che 2) potevano avere in formazione al massimo 25 ciclisti mentre ora le WT possono arrivare fino a 30. La tabella che segue compara le squadre del 1998 con quelle del 2011:
Si nota subito che i ciclisti delle squadre "top" (GS1/WT) sono in un numero equivalente tra le due annate (+34 quest'anno) concentrati però in meno squadre; quello che varia è il numero dei ciclisti delle squadre GS2/Professional (-200 quest'anno) dovuto al dimezzamento delle squadre (45 nel 1998 / 23 quest'anno). Bisogna dire che nel 1998 tra le GS2 c'erano squadre che poi sono migrate nella categoria inferiore come Il Lokomotiv, il Team Norimberga, Mroz ma anche squadre che partecipavano da protagoniste a Giri e Tour e che avrebbero lasciato la propria impronta negli anni successivi come Gerolsteiner, Brescialat-Liquigas, Vini Caldirola. Euskaltel-Euskadi. La diminuzione delle squadre non è detto che automaticamente abbia portato ad un aumento della qualità media; nei grafici dei prossimi post si vedrà come in nazioni storiche si sia avuta una contrazione delle squadre in questi 20 anni.
(... segue ...)
EDIT: fatemi sapere se i grafici si vedono completamente, altrimenti li riduco
fino al 1995 non c'era distinzione di categorie tra le squadre
dal 1996 le squadre sono state divise nelle categorie GS1 e GS2
dal 1999 è stata introdotta la categoria GS3
dal 2005 è stata introdotta la divsione attuale delle categorie: ProTour/WorldTour, Professional e Continental
Le equivalenze sono le seguenti: GS1=PT/WT - GS2=Professional - GS3=Continetal
Ad una prima vista si può dire che il ciclismo è uno sport in espansione; in realtà, a mio parere, non è proprio così. Fino al 1995, come detto, non c'erano distinzioni di categoria tra le squadre. Si può notare una tendenza al ribasso fino al 1994, dovuta principalmente alla contrazione delle squadre in Spagna ed in Belgio, ed una rapida crescita nel biennio 1995-1996 dovuta all'ingresso nel professionismo delle nazioni dell'est, fino a quel momento esclusivamente nel mondo dei dilettanti. Come c'era stata una fiammata in quei due anni, nel biennio sucessivo si verifica una veloce contrazione dovuta principalmente al drastico calo delle squadre statunitensi, ad un primo ridimensionamento delle squadre dell'est Europa ed alla difficoltà di essere invitate alle competizioni per molte squadre "secondarie". I movimenti per singole nazioni saranno analizzati nei grafici successivi.
Bisogna ricordare che sia fino al 1995 (squadre indistinte) che al 1998 (suddivisione in due categorie) tutte le squadre professionistiche, anche le GS2, avevano la possibilità di partecipare alle "gare che contano" quindi ai GT, alle "classiche monumento" ed alle grandi classiche in generale del calendario internazionale: la Mercatone Uno nel 1997, per esempio, quale nuova squadra era classificata come GS2.
Con l'avvento della cat. GS3, da cui si è avuto un aumento esponenziale delle squadre professionistiche, molte realtà "al limite" sono entrate a far parte del professionismo; parecchie sono squadre di dilettanti che così possono partecipare alle gare internazionali all'estero ma molte sono delle squadre professionistiche in "piccolo".
Al di la dei numeri dal grafico sopra balzano all'occhio alcune valutazioni. La prima è che dal 2000 con l'avvento delle GS3/continental si è avuta una costante contrazione delle squadrte di prima fascia (GS1 + GS2) che con l'avvento del ProTour del 2005 è stata notevole: si è arrivati ad un numero plafonato di squadre di circa una quarantina.
La seconda è che la guerra dell'antidoping scatenata dall'UCI ha portato ad una diminuzione delle squadre, soprattutto nelle professional, che solamente quest'anno si è arrestata.
Al termine di questa prima esposizione, i grafici che ho preparato sono otto, sorge però una domanda: quanto influsce nel numero delle squadre la loro composizione numerica? Ai tempi della classificazione GS le squadre (sia di cat. 1 che 2) potevano avere in formazione al massimo 25 ciclisti mentre ora le WT possono arrivare fino a 30. La tabella che segue compara le squadre del 1998 con quelle del 2011:
Si nota subito che i ciclisti delle squadre "top" (GS1/WT) sono in un numero equivalente tra le due annate (+34 quest'anno) concentrati però in meno squadre; quello che varia è il numero dei ciclisti delle squadre GS2/Professional (-200 quest'anno) dovuto al dimezzamento delle squadre (45 nel 1998 / 23 quest'anno). Bisogna dire che nel 1998 tra le GS2 c'erano squadre che poi sono migrate nella categoria inferiore come Il Lokomotiv, il Team Norimberga, Mroz ma anche squadre che partecipavano da protagoniste a Giri e Tour e che avrebbero lasciato la propria impronta negli anni successivi come Gerolsteiner, Brescialat-Liquigas, Vini Caldirola. Euskaltel-Euskadi. La diminuzione delle squadre non è detto che automaticamente abbia portato ad un aumento della qualità media; nei grafici dei prossimi post si vedrà come in nazioni storiche si sia avuta una contrazione delle squadre in questi 20 anni.
(... segue ...)
EDIT: fatemi sapere se i grafici si vedono completamente, altrimenti li riduco
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi: i numeri (1)
a me risulta tagliato, ma di poco (al 2009).Slegar ha scritto:EDIT: fatemi sapere se i grafici si vedono completamente, altrimenti li riduco
basta pero' cliccare col tasto destro e dare "visualizza immagine" per vederlo per intero (consiglio per altri utenti).
non sto a farti i complimenti un'altra volta che gia' te li ho fatti troppo spesso nel posto sul WT... e pure per l'aneddoto di quest'oggi, ma suggerisco invece agli amministratori del sito di coinvolgere immediatamente slegar per presentare il suo lavoro tramite articoli in home page. sono una risorsa per tutti.
"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
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Re: Ciclismo in crisi
Vi dirò, avevamo in programma proprio un lavoro del genere, il buon Slegar ci ha bruciati sul tempo (grazie eh! ).
Credo anch'io che si possa pensare a una forma di pubblicazione come articoli, vediamo che ci dice il grande Slegar!
Credo anch'io che si possa pensare a una forma di pubblicazione come articoli, vediamo che ci dice il grande Slegar!
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Ciclismo in crisi
Riposto il grafico precedente ad una dimensione giusta (max. 700 pixel in larghezza)
Ieri nel post mi sono dimenticato di postare il secondo grafico che dava più continuità al discorso:
Il grafico mostra la variazione del numero di squadre d'elite (quelle che ora possono partecipare alle gare del WT) del ciclismo profesionistico dal 1996, anno in cui è iniziata una prima distinzione tra le squadre, fino a quest'anno. Si può notare il costante calo delle squadre professionistiche dovuto non soltanto all'aumento degli organici ma anche alla "espulsione" di fatto di interi movimenti ciclistico come quello sudamericano (colombiano in particolare) e dell'est Europa. Si nota soprattutto da questo grafico i danni provocati dall'UCI nella crociata dell'antidoping; solamente quest'anno si è avuta un'inversione di tendenza, però il 2012 ci dirà se la crisi economica le tarperà le ali. Questo grafico è importante anche per capire in parte il momento che vive il ciclismo italiano
EDIT: nonto solamente adesso un clamoroso errore nel grafico: ovviamente in color ciano sono le squadre di 1ª fascia ed in magenta quelle di 2ª fascia.
Ieri nel post mi sono dimenticato di postare il secondo grafico che dava più continuità al discorso:
Il grafico mostra la variazione del numero di squadre d'elite (quelle che ora possono partecipare alle gare del WT) del ciclismo profesionistico dal 1996, anno in cui è iniziata una prima distinzione tra le squadre, fino a quest'anno. Si può notare il costante calo delle squadre professionistiche dovuto non soltanto all'aumento degli organici ma anche alla "espulsione" di fatto di interi movimenti ciclistico come quello sudamericano (colombiano in particolare) e dell'est Europa. Si nota soprattutto da questo grafico i danni provocati dall'UCI nella crociata dell'antidoping; solamente quest'anno si è avuta un'inversione di tendenza, però il 2012 ci dirà se la crisi economica le tarperà le ali. Questo grafico è importante anche per capire in parte il momento che vive il ciclismo italiano
Tutto quello che si trova in rete per il sottoscritto deve essere disponibile a tutti per cui, visto che alla fine i grafici li pubblicavo comunque, passo tutto ad Admin (ci sentiamo via mp o mail).Admin ha scritto:Vi dirò, avevamo in programma proprio un lavoro del genere, il buon Slegar ci ha bruciati sul tempo (grazie eh! ).
Credo anch'io che si possa pensare a una forma di pubblicazione come articoli, vediamo che ci dice il grande Slegar!
EDIT: nonto solamente adesso un clamoroso errore nel grafico: ovviamente in color ciano sono le squadre di 1ª fascia ed in magenta quelle di 2ª fascia.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
Complimenti Slegar per il fantastico lavoro, sarebbe bello anche sapere il numero dei corridori degli ultimi anni nella categoria Continental, dato che l'UCI parla sempre del suo grande successo da quando ha istituito il PT poi WT..
Donne, Cavalli e Corridori non c'ha mai capito niente nessuno!
Re: Ciclismo in crisi
Ringrazio anchio Slegar per le sue statistiche. Aggiungo qualche modestissimo dato relativo alla Cina perché sono convinto, come Winter, che la crisi o meno dipenda dal punto di vista geografico che si adotta. Questo è il prospetto delle squadre cinesi negli ultimi quattro anni:
2008
1 continental
18 corridori di cui 5 cinesi
2009
3 continental
44 corridori di cui 29 cinesi
2010
4 continental
42 corridori di cui 32 cinesi
2011
7 continental
93 corridori di cui 74 cinesi
Nel 2011 è stata inoltre creata una continental di Hong Kong con 17 corridori.
2008
1 continental
18 corridori di cui 5 cinesi
2009
3 continental
44 corridori di cui 29 cinesi
2010
4 continental
42 corridori di cui 32 cinesi
2011
7 continental
93 corridori di cui 74 cinesi
Nel 2011 è stata inoltre creata una continental di Hong Kong con 17 corridori.
Re: Ciclismo in crisi
L'avrete già visto, ma in home è disponibile lo splendido lavoro del nostro Slegar sull'evoluzione della geografia delle squadre professionistiche.
http://www.cicloweb.it/
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/11 ... -geografic
http://www.cicloweb.it/
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/11 ... -geografic
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Ciclismo in crisi
Admin ha scritto:L'avrete già visto, ma in home è disponibile lo splendido lavoro del nostro Slegar sull'evoluzione della geografia delle squadre professionistiche.
http://www.cicloweb.it/
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/11 ... -geografic
Un a Slegar per il lavoro e un a Cicloweb per averlo pubblicato in Homepage!
Lavoro estremamente interessante, utile per leggere con elementi nuovi e certi alcuni cambiamenti nel ciclismo odierno.
"la mente è come il paracadute, funziona solo se si apre" A. Einstein
Re: Ciclismo in crisi
e di nuovo
Fanta cicloweb 2015:
Tour 2015 - 19a tappa - SJ M.nne - Toussuire (24 Luglio)
utenti ignorati:
Scostante_Girardengo
Tour 2015 - 19a tappa - SJ M.nne - Toussuire (24 Luglio)
utenti ignorati:
Scostante_Girardengo
Re: Ciclismo in crisi
Grande Slegar, come sempre!
La tua analisi, ineccepibile, evidenzia anche dall’osservatorio squadre, quanto la mondializzazione tanto decantata, sia non solo un fantoccio esibito da Aigle per propri scopi, ma un effetto dei più svariati impulsi (eccezionali, o letteralmente costruiti, come nel caso dell’impostore), destinati a spegnersi, in quanto privi di una base, sinceramente voluta e, soprattutto, congiungente filoni realmente antropologici. Il tutto comunque proiettato su un orizzonte di numeri più risicati. Meno eurocentrismo, ma più povertà complessiva sui movimenti reali.
La mondializzazione, non è stata aperta da Verbruggen e proseguita da Mc Quaid, con colpi di imperiosità ed interessi dubbi, sui quali, prima o poi, qualcuno dovrà mettere le mani, ma c’è sempre stata nella ricerca dell’UCI. Sono cambiati solo i metodi e le pubblicità conseguenti, spesso confondenti per business o interessi politici di qualcuno, a danno del ciclismo. È codesta la vera novità. Confrontare un Rodoni, un Puig, ad una Quaglia, è un insulto, perlomeno per chi ancora vuole vedere uno sport credibile, pur tenendo conto del cambio dei tempi, delle economie conseguenti e delle crisi più generali.
Alla luce di tutto questo, perché parlare di mondializzazione odierna, quando a fondare l’UCI, nell’aprile del 1900, ci fu la Federazione ciclistica degli Stati Uniti, al pari delle consorelle di Francia, Belgio, Italia e Svizzera?
Che senso ha mettere l’Australia nel ciclismo delle frontiere allargate, quando nel 1895, già si correva la Melbourne – Warrnambool con 50 partenti, su quegli avventurosi 250 chilometri?
E Nino Borsari, Olimpionico italiano nel 1932, modenese, rimasto a Melbourne dopo aver corso su quelle strade e su quelle piste, impiantandovi un supermercato della bicicletta di dimensioni anche superiori a quelli d’Europa, cos’era? Uno che amava fare le cattedrali nel deserto?
Che senso ha dimenticare che un Tour del Marocco o d’Algeria, destinava per lustri, ai vincitori, una notorietà tecnicamente superiore a quella solo d’effetto mediatico dell’odierno Qatar?
E il Giro d’Argentina di 18 giorni, col meglio del ciclismo mondiale di fine novembre, inizio dicembre, cos’era?
O le gare nell’odierna terra del Burkina Faso, dove un certo Coppi, trovò le zanzare di quella malaria che lo portò alla morte, cos’erano?
E quelle in Nuova Caledonia, dove Tommy Simpson subì un’avvisaglia naturale di quel naturale che lo portò a morire sul Ventoux (altro che doping!), facendo crepare di paura il numero uno del mondo Jacques Anquetil e il “Treno di Forlì” Ercole Baldini, cos’erano?
E le migliaia di professionisti del keirin, che il Giappone esibiva negli anni ’80, cos’erano?
Oppure ancora, e qui non concordo con Marco Grassi, cosa c’erano sulle strade degli States, prima dell’invenzione di chi sappiamo? Dove si consumarono le oltre centocinquanta vittorie di Roberto Giaggioli? Che gare erano queste? Incontri a rubamazzo, o corse in bicicletta con un centinaio di partenti cadauna? Certo, alcuni partenti erano davvero professionisti, mentre gli altri semplici carneadi eletti a rango di spessore, per la libera espressione e autonomia che una Federazione nazionale, sempre, deve avere sul proprio territorio. Eppure c’erano team, precedenti o contemporanei alla Motorola, come la Gianni Motta-Linea, la stessa Mengoni, la Xerox - Philadelphia Lasers, la 7-Eleven, l’Eurocar-Vetta-Galli, la Saturn, la Coors Light, la Guiltless Gourmet, la Chevrolet, la Mercury e tanti altri, certo di carattere quasi sempre nazionale, ma c’era un movimento notevole per quantità e soldi (questi sodalizi pagavano, eccome se pagavano, anche se duravano mediamente poco). Tutta roba precedente, ripeto, l’acuto dell’invenzione “trinitesca”, semmai erano frutti dell’effetto Lemond, ed in parte Hampsten, e dove l’Amgen operava eccome, ma solo in vendita e non in sponsorizzazione.
E quel Canada che oggi presenta, extra Europa, le gare tecnicamente migliori e col pubblico più folto ed attento, è forse una scoperta Quagliesca? Ci si dimentica del mondiale ’74 e di quel lavoro precedente che i successi dell’abruzzese Vincenzo Meco nella Classica del Quebec, nonché i buoni comportamenti del lombardo Giuseppe Marinoni, intensificarono. Guarda caso due che sono rimasti là, ed han fatto fortuna. Uno, Marinoni, addirittura come illuminato costruttore di biciclette. Da chi è nato Steve Bauer, il canadese per ora più forte del romanzo ciclistico, se non da loro? E Gordon Singleton è figlio della Quaglia?
Potrei scrivere ore e ore su tanti altri passaggi storici attraversanti tutti i continenti, quando ancora Verbruggen e McQuaid erano spermatozoi vivaci, o, addirittura, nei pensieri futuribili degli stessi spermatozoi, ma dei loro nonni. Su questa bugia chiamata mondializzazione, forse scriverò davvero presto. Quel che mi preme qui sottolineare, è che ogni paese, come è giusto sia, ha una sua via antropologica per giungere al ciclismo e viverlo compiutamente. Questo sport, potrebbe anche rimanere per sempre nel limbo del paese “x” o “y”, vivaddio! Non si esporta ed importa, o s’impone nulla, coi colpi di danaro, o spennando il danaroso autoctono di turno, o lo Stato di turno. S’è forse portato ad un certo rango il calcio negli States, dopo il ’94? S’è forse giganteggiato il rugby in Italia, dopo l’ingresso nel 6 Nazioni? L’avere oggi ciclisti norvegesi di grande spessore, è forse dovuto al mondiale di Oslo nel ’93? E Knut Knudsen cos’era, un belga?
E tutto l’ex impero sovietico, oggi frantumato in tante nazioni, ha scoperto il ciclismo per Verby e Quaglia, o perché, dopotutto, un tempo su quelle zone operava la FIAC che coinvolgeva 127 paesi? Chi ha portato i germogli di pedale in Astanà? Quaglia, o gli echi mondiali ed olimpici, di un Pikkuus, un Kopilov, un Logvin o un Soukhoroutchenkov?
Al ciclismo, il Qatar concederà soldi per un po’, perlomeno fino a quando qualche sceicco vorrà togliersi sfizio, ma non aggiungerà nulla. Perché là, la spinta del pubblico, della passione e della semplice curiosità, non c’è. E, tanto meno, è logico pensare ad una fata che trasforma con la bacchetta magica le lucertole ed i ragni, oggi unici reali spettatori delle pedalate monocordi di quelle gare, così fortemente intinte del falso messaggio “UCITrinity”.
La tua analisi, ineccepibile, evidenzia anche dall’osservatorio squadre, quanto la mondializzazione tanto decantata, sia non solo un fantoccio esibito da Aigle per propri scopi, ma un effetto dei più svariati impulsi (eccezionali, o letteralmente costruiti, come nel caso dell’impostore), destinati a spegnersi, in quanto privi di una base, sinceramente voluta e, soprattutto, congiungente filoni realmente antropologici. Il tutto comunque proiettato su un orizzonte di numeri più risicati. Meno eurocentrismo, ma più povertà complessiva sui movimenti reali.
La mondializzazione, non è stata aperta da Verbruggen e proseguita da Mc Quaid, con colpi di imperiosità ed interessi dubbi, sui quali, prima o poi, qualcuno dovrà mettere le mani, ma c’è sempre stata nella ricerca dell’UCI. Sono cambiati solo i metodi e le pubblicità conseguenti, spesso confondenti per business o interessi politici di qualcuno, a danno del ciclismo. È codesta la vera novità. Confrontare un Rodoni, un Puig, ad una Quaglia, è un insulto, perlomeno per chi ancora vuole vedere uno sport credibile, pur tenendo conto del cambio dei tempi, delle economie conseguenti e delle crisi più generali.
Alla luce di tutto questo, perché parlare di mondializzazione odierna, quando a fondare l’UCI, nell’aprile del 1900, ci fu la Federazione ciclistica degli Stati Uniti, al pari delle consorelle di Francia, Belgio, Italia e Svizzera?
Che senso ha mettere l’Australia nel ciclismo delle frontiere allargate, quando nel 1895, già si correva la Melbourne – Warrnambool con 50 partenti, su quegli avventurosi 250 chilometri?
E Nino Borsari, Olimpionico italiano nel 1932, modenese, rimasto a Melbourne dopo aver corso su quelle strade e su quelle piste, impiantandovi un supermercato della bicicletta di dimensioni anche superiori a quelli d’Europa, cos’era? Uno che amava fare le cattedrali nel deserto?
Che senso ha dimenticare che un Tour del Marocco o d’Algeria, destinava per lustri, ai vincitori, una notorietà tecnicamente superiore a quella solo d’effetto mediatico dell’odierno Qatar?
E il Giro d’Argentina di 18 giorni, col meglio del ciclismo mondiale di fine novembre, inizio dicembre, cos’era?
O le gare nell’odierna terra del Burkina Faso, dove un certo Coppi, trovò le zanzare di quella malaria che lo portò alla morte, cos’erano?
E quelle in Nuova Caledonia, dove Tommy Simpson subì un’avvisaglia naturale di quel naturale che lo portò a morire sul Ventoux (altro che doping!), facendo crepare di paura il numero uno del mondo Jacques Anquetil e il “Treno di Forlì” Ercole Baldini, cos’erano?
E le migliaia di professionisti del keirin, che il Giappone esibiva negli anni ’80, cos’erano?
Oppure ancora, e qui non concordo con Marco Grassi, cosa c’erano sulle strade degli States, prima dell’invenzione di chi sappiamo? Dove si consumarono le oltre centocinquanta vittorie di Roberto Giaggioli? Che gare erano queste? Incontri a rubamazzo, o corse in bicicletta con un centinaio di partenti cadauna? Certo, alcuni partenti erano davvero professionisti, mentre gli altri semplici carneadi eletti a rango di spessore, per la libera espressione e autonomia che una Federazione nazionale, sempre, deve avere sul proprio territorio. Eppure c’erano team, precedenti o contemporanei alla Motorola, come la Gianni Motta-Linea, la stessa Mengoni, la Xerox - Philadelphia Lasers, la 7-Eleven, l’Eurocar-Vetta-Galli, la Saturn, la Coors Light, la Guiltless Gourmet, la Chevrolet, la Mercury e tanti altri, certo di carattere quasi sempre nazionale, ma c’era un movimento notevole per quantità e soldi (questi sodalizi pagavano, eccome se pagavano, anche se duravano mediamente poco). Tutta roba precedente, ripeto, l’acuto dell’invenzione “trinitesca”, semmai erano frutti dell’effetto Lemond, ed in parte Hampsten, e dove l’Amgen operava eccome, ma solo in vendita e non in sponsorizzazione.
E quel Canada che oggi presenta, extra Europa, le gare tecnicamente migliori e col pubblico più folto ed attento, è forse una scoperta Quagliesca? Ci si dimentica del mondiale ’74 e di quel lavoro precedente che i successi dell’abruzzese Vincenzo Meco nella Classica del Quebec, nonché i buoni comportamenti del lombardo Giuseppe Marinoni, intensificarono. Guarda caso due che sono rimasti là, ed han fatto fortuna. Uno, Marinoni, addirittura come illuminato costruttore di biciclette. Da chi è nato Steve Bauer, il canadese per ora più forte del romanzo ciclistico, se non da loro? E Gordon Singleton è figlio della Quaglia?
Potrei scrivere ore e ore su tanti altri passaggi storici attraversanti tutti i continenti, quando ancora Verbruggen e McQuaid erano spermatozoi vivaci, o, addirittura, nei pensieri futuribili degli stessi spermatozoi, ma dei loro nonni. Su questa bugia chiamata mondializzazione, forse scriverò davvero presto. Quel che mi preme qui sottolineare, è che ogni paese, come è giusto sia, ha una sua via antropologica per giungere al ciclismo e viverlo compiutamente. Questo sport, potrebbe anche rimanere per sempre nel limbo del paese “x” o “y”, vivaddio! Non si esporta ed importa, o s’impone nulla, coi colpi di danaro, o spennando il danaroso autoctono di turno, o lo Stato di turno. S’è forse portato ad un certo rango il calcio negli States, dopo il ’94? S’è forse giganteggiato il rugby in Italia, dopo l’ingresso nel 6 Nazioni? L’avere oggi ciclisti norvegesi di grande spessore, è forse dovuto al mondiale di Oslo nel ’93? E Knut Knudsen cos’era, un belga?
E tutto l’ex impero sovietico, oggi frantumato in tante nazioni, ha scoperto il ciclismo per Verby e Quaglia, o perché, dopotutto, un tempo su quelle zone operava la FIAC che coinvolgeva 127 paesi? Chi ha portato i germogli di pedale in Astanà? Quaglia, o gli echi mondiali ed olimpici, di un Pikkuus, un Kopilov, un Logvin o un Soukhoroutchenkov?
Al ciclismo, il Qatar concederà soldi per un po’, perlomeno fino a quando qualche sceicco vorrà togliersi sfizio, ma non aggiungerà nulla. Perché là, la spinta del pubblico, della passione e della semplice curiosità, non c’è. E, tanto meno, è logico pensare ad una fata che trasforma con la bacchetta magica le lucertole ed i ragni, oggi unici reali spettatori delle pedalate monocordi di quelle gare, così fortemente intinte del falso messaggio “UCITrinity”.
Re: Ciclismo in crisi
Morris e Slegar cuori del forum.
La menzogna ha un termine, ha sempre un termine.
E grazie alla Vs memoria ed alle Vs analisi scrupolose il termine si avvicina.
Grazie per il Vs immenso lavoro.
La menzogna ha un termine, ha sempre un termine.
E grazie alla Vs memoria ed alle Vs analisi scrupolose il termine si avvicina.
Grazie per il Vs immenso lavoro.
Re: Ciclismo in crisi
Non vedo contrapposizione tra le mie tesi e le tue, Maurizio: non si può certo negare la presenza di UN ciclismo in Usa, prima d'oggi, ma che incidenza aveva sull'intero corpus del ciclismo? Era pur sempre una realtà marginale (seppur ricca), con un peso specifico lontano da quello che oggi a Aigle preconizzano, senza però che ci siano - forse - i presupposti per una simile presenza del ciclismo americano nella globalità di questo sport.Morris ha scritto:Oppure ancora, e qui non concordo con Marco Grassi, cosa c’erano sulle strade degli States, prima dell’invenzione di chi sappiamo? Dove si consumarono le oltre centocinquanta vittorie di Roberto Giaggioli? Che gare erano queste? Incontri a rubamazzo, o corse in bicicletta con un centinaio di partenti cadauna? Certo, alcuni partenti erano davvero professionisti, mentre gli altri semplici carneadi eletti a rango di spessore, per la libera espressione e autonomia che una Federazione nazionale, sempre, deve avere sul proprio territorio. Eppure c’erano team, precedenti o contemporanei alla Motorola, come la Gianni Motta-Linea, la stessa Mengoni, la Xerox - Philadelphia Lasers, la 7-Eleven, l’Eurocar-Vetta-Galli, la Saturn, la Coors Light, la Guiltless Gourmet, la Chevrolet, la Mercury e tanti altri, certo di carattere quasi sempre nazionale, ma c’era un movimento notevole per quantità e soldi (questi sodalizi pagavano, eccome se pagavano, anche se duravano mediamente poco). Tutta roba precedente, ripeto, l’acuto dell’invenzione “trinitesca”, semmai erano frutti dell’effetto Lemond, ed in parte Hampsten, e dove l’Amgen operava eccome, ma solo in vendita e non in sponsorizzazione.
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Ciclismo in crisi
Admin non hai colto la sottigliezza di Morris, ma solo per una ragione che ti invidio: l'età.Admin ha scritto:Non vedo contrapposizione tra le mie tesi e le tue, Maurizio: non si può certo negare la presenza di UN ciclismo in Usa, prima d'oggi, ma che incidenza aveva sull'intero corpus del ciclismo? Era pur sempre una realtà marginale (seppur ricca), con un peso specifico lontano da quello che oggi a Aigle preconizzano, senza però che ci siano - forse - i presupposti per una simile presenza del ciclismo americano nella globalità di questo sport.Morris ha scritto:Oppure ancora, e qui non concordo con Marco Grassi, cosa c’erano sulle strade degli States, prima dell’invenzione di chi sappiamo? Dove si consumarono le oltre centocinquanta vittorie di Roberto Giaggioli? Che gare erano queste? Incontri a rubamazzo, o corse in bicicletta con un centinaio di partenti cadauna? Certo, alcuni partenti erano davvero professionisti, mentre gli altri semplici carneadi eletti a rango di spessore, per la libera espressione e autonomia che una Federazione nazionale, sempre, deve avere sul proprio territorio. Eppure c’erano team, precedenti o contemporanei alla Motorola, come la Gianni Motta-Linea, la stessa Mengoni, la Xerox - Philadelphia Lasers, la 7-Eleven, l’Eurocar-Vetta-Galli, la Saturn, la Coors Light, la Guiltless Gourmet, la Chevrolet, la Mercury e tanti altri, certo di carattere quasi sempre nazionale, ma c’era un movimento notevole per quantità e soldi (questi sodalizi pagavano, eccome se pagavano, anche se duravano mediamente poco). Tutta roba precedente, ripeto, l’acuto dell’invenzione “trinitesca”, semmai erano frutti dell’effetto Lemond, ed in parte Hampsten, e dove l’Amgen operava eccome, ma solo in vendita e non in sponsorizzazione.
E' vero che i punti di vista non discostano però l'osservazione tua è ragionata, documentata mentre quella di Morris è "vissuta" ed emozionale.
Il ciclismo Usa degli anni 80 aveva un fascino incredibile per noi appassionati. Era un gusto pionieristico puro, alimentato da quei grandi ciclisti emergenti, lanciati dalle olimpiadi di Los Angeles, in piena guerra fredda, boicottate dai sovietici. Il ciclismo diventava lo sport dove vedere "combattere" i russi e gli americani oltre al basket ed all'atletica. La Coors Classic diede per la prima volta l'opportunità di vedere schierati in una gara a tappe fra le montagne del Colorado dei novelli americani e delle maglie rosse. E i protagonisti del Tour erano tutti là a misurarsi.
Ekimov, Konishev al fianco dei professionisti. Una emozione irripetibile, un mondo che si apriva. Bei tempi.
I tempi quaglia-trinity sono solo tristezza, mascherata con annunci futuristici degni del Banana (le corse nuove sono tante e diffuse in tutto il mondo, nascono continuamente nuovi team contrari al doping, il ciclismo ora è pulito e credibile, gli alberghi sono iperprenotati e i ristoranti pieni). Sic transit gloria Uci.
Rodoni e Puig come De Gasperi ed Einaudi. Poi vinse la mafia.
Però c'è gente con la memoria come Morris. E dove c'è memoria non c'è menzogna.
Ps. Anche il cinema diede il suo spazio con grandi film hollywoodiani come Il Vincitore (The winner) e All American Boys (Breaking Away). Di questo secondo ricordo lo stupido doppiaggio italiano dialettale per connaturarlo col personaggio "ciao mama" del ciclismo. Nella versione inglese invece il protagonista scimmiottava i ciclisti italiani, identificati come i migliori, vezzosi e come tali antipatici per forza. Ora siamo noi a scimmiottare quelli anglosassoni, ma questo è un altro film (horror).
Re: Ciclismo in crisi
L'unica mondializzazione portata avanti dall'UCI in questi anni è stata quella dei propri introiti e l'A.S.O. si è messa in scia e l'ultima frontiera sembra proprio l'Asia e la Cina in particolare.Morris ha scritto:La mondializzazione, non è stata aperta da Verbruggen e proseguita da Mc Quaid, con colpi di imperiosità ed interessi dubbi, sui quali, prima o poi, qualcuno dovrà mettere le mani, ma c’è sempre stata nella ricerca dell’UCI. Sono cambiati solo i metodi e le pubblicità conseguenti, spesso confondenti per business o interessi politici di qualcuno, a danno del ciclismo.
Il calendario asiatico per il 2012 è composto a 39 competizioni ed è distribuito nel seguente modo:peek ha scritto:Aggiungo qualche modestissimo dato relativo alla Cina perché sono convinto, come Winter, che la crisi o meno dipenda dal punto di vista geografico che si adotta. Questo è il prospetto delle squadre cinesi negli ultimi quattro anni:
2008
1 continental
18 corridori di cui 5 cinesi
2009
3 continental
44 corridori di cui 29 cinesi
2010
4 continental
42 corridori di cui 32 cinesi
2011
7 continental
93 corridori di cui 74 cinesi
Nel 2011 è stata inoltre creata una continental di Hong Kong con 17 corridori.
World Tour - 1 (Cina)
Campionati Continentali - 4 (Malesia)
Competizioni di cat. HC - 6 (2 Cina - 1 Giappone, Malesia, Oman e Qatar)
Competizioni di cat. 1 - 4 (2 India - 1 Cina e Taipei)
Competizioni di cat. 2 - 24 (4 Giappone, Indonesia e Iran - 3 Malesia - 2 Siria - 1 Brunei, Cina, Corea, Filippine, India, Pakistan e Tailandia)
La distribuzione delle affiliazioni delle squadre continental asiatiche nel 2011 è stata la seguente:
Cina - 7
Giappone - 5
Iran - 4
Corea e Taipei - 3
Malesia - 2
Hong Kong - 1
Vista così sembrerebbe che la Cina sia la nazione leader del movimento asiatico o che lo possa diventare in un breve futuro con Oman, Qatar ed India che fanno da traino. Se però andiamo a vedere le classifiche finali del circuito asiatico (ricordando che la Cina non ha ottenuto punti nel WT) quella per nazioni è la seguente, comprese le posizioni per ciclisti (360 classificati) e squadre (69 classificate). Da considerare anche la presenza di squadre e ciclisti di altri continenti:
Rank Name Nation Points (pos. primi 5 ciclisti) (pos. squadre)
1 (1) IRAN IRI 1,436 (1, 3, 9, 10, 15) (1, 2, 21, 23)
2 (2) JAPAN JPN 1,012 (7, 13, 16, 21, 25) (13, 16, 45, 51)
3 (6) UZBEKISTAN UZB 449 (2, 39, 69, 100, 104)
4 (4) MALAYSIA MAS 374 (38, 46, 54, 74, 84) (4, 7)
5 (3) KAZAKHSTAN KAZ 348 (14, 65, 98, 154, 188)
6 (5) KOREA KOR 287 (20, 62, 86, 116, 120) (37, 38, 42)
7 (13) SYRIA SYR 210 (57, 79, 138, 227)
8 (7) INDONESIA INA 206.34 (50, 68, 121, 131, 143)
9 (9) HONG KONG, CHINA HKG 200 (29, 51, 112, 144, 215) (25)
10 (8) KYRGYZSTAN KGZ 160 (44, 97, 136, 158, 180)
11 (11) THAILAND THA 146 (72, 99, 150, 166, 172)
12 (10) MONGOLIA MGL 140 (63, 93, 149, 164, 178)
13 (12) CHINA CHN 91 (101, 186, 209, 240, 240) (46, 57, 57, 59, 61, 66, 67)
14 (14) PHILIPPINES PHI 37 (173, 188, 283, 302, 316)
15 (15) VIETNAM VIE 14 (236, 301, 333)
16 (15) CHINESE TAIPEI TPE 14 (188, 333) (3, 53, 67)
17 (17) BAHRAIN BRN 11 (332)
Ho messo in evidenza che delle sette nazioni che organizzano competizioni tra WT, HC e cat. 1 solamente due (Giappone e Malesia) sono nelle prime posizioni della classifica asiatica, due sono in fondo (ma a Taipei e affiliato il Giant Cycling Team una specie di super-squadra asiatica) tre addirittura non compaiono. E' evidente che in Asia gran parte delle competizioni di vertice sono completamente scollegate con la realtà del ciclismo continentale e la Cina ne è l'emblema: 7 squadre affiliate (ma nessuna professional), una prova del WT, due HC, una di cat. 1 ed una di cat. 2 ma in fondo alle classifiche continentali e lontanissima dal ciclismo che conta senza nessuna possibilità, a breve, di partecipare a Mondiali ed Olimpiadi.
E nella kermesse di Pekino valida per il WT ed i criteri di qualificazione mondiale ed olimpica attraverso il WT ed i ranking continentali sta tutta la contraddizione nei rapporti tra mungitori (UCI e A.S.O.) e munti (in questo caso la Cina). La Cina non ha nessun ciclista che milita in formazioni WT per cui non potrà mai qualificarsi per questo canale (che è quello privilegiato dall'UCI). In Cina non è affiliata nessuna professional per cui alla kermesse di Pekino può partecipare solamente la nazionale cinese; tutta questa "mondializzazione" del WT in realtà investe solamente 8 ciclisti all'anno (che non possono acquisire eventuali punti WT) di una nazione che per far rimanere in tempo massimo i suoi atleti ha organizzato un evento accorciato, spianato e che è stato deciso da una cronometro di 11 km. E le altre prove HC (Hainan e Qinghai Lake) organizzate in Cina sono buone per rimpinguare i palmares di ciclisti di altre nazioni (tra cui il "cannibale di Vazzola") con i ciclisti locali che sono semplici spettatori.
Per la crescita del movimento asiatico vale infinitamente più un Tour de Langkawi (che sembrava aspirasse al WT ma intelligentemente ha rinunciato) in cui i ciclisti e le squadre malesi, con Anuar Manan ed il colombiano Libardo Nino in testa, cercano di giocarsela con buone formazioni europee.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
Sempre in relazione alla "mondializzazione degli introiti" targata UCI è eclatante quello che non ha fatto la federazione internazionale in nazioni dove aveva da spremere poco o nulla e che sono state abbandonate a se stesse. Nei grafici pubblicati nell'articolo in homepage contrassegnato in "Altri" è compresa la Colombia. La nazione sudamericana ha espresso squadre che hanno lasciato un segno indelebile nel ciclismo a cavallo tra gli anni '80 e '90 (la vecchia Cafè de Colombia di Luis "Lucho" Herrera, la Postobon di Pablo Wilches, la Pony Malta) ma, probabilmente anche a causa della stessa Federazione Colombiana, è stata lasciata scivolare in un "limbo gestionale" dall'UCI che ha privato il ciclismo mondiale di una sicura protagonista negli anni 2000, molto più di quello che ha espresso negli ultimi anni. Solo negli ultimi anni, grazie alla spinta dei giovani colombiani, le squadre colombiane iniziano nuovamente ad affacciarsi al professionismo mentre continua a latitare l'organizzazione delle gare.
Lo scandalo dell'UCI che non aiuta la Colombia ad emergere è dato dal fatto che nel calendario continentale americano l'unica competizione presente era la Vuelta Colombia e che per le edizioni 2010 e 2011, le uniche ho verificato, non ha mai assegnato i punti validi per i ranking continentali chissà per quale motivo.
Lo scandalo dell'UCI che non aiuta la Colombia ad emergere è dato dal fatto che nel calendario continentale americano l'unica competizione presente era la Vuelta Colombia e che per le edizioni 2010 e 2011, le uniche ho verificato, non ha mai assegnato i punti validi per i ranking continentali chissà per quale motivo.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
E' nata la nuova Lega Ciclismo sotto il segno del "nuovo che avanza":
http://www.federciclismo.it/notizie/ind ... dice=12977
Presidente l'ex ministro dell'interno On. Vincenzo Scotti, un ritorno in pompa magna (magna).
Parlando di sport e scommesse, fra le tante cariche del "sempreverde" ce n'è una che fa riflettere.
Scotti è presidente di Ascob, l'associazione dei concessionari per la raccolta di scommesse e giocate per conto dell'Aams.
Sì perchè, come evidenziato in una puntata di Report, il neo presidente è socio di Luciano Consoli (il dalemiano di red Tv) e di Roberto De Santis (Ikarus la barca di D'Alema) in Formula Bingo, società in joint venture con la spagnola Codere. Insomma una vecchia volpe democristiana, l'altro ieri berlusconiano del sud, responsabile in appoggio al Silvio, poi malpancista che chiede le dimissioni al Silvio per avere un governo di "garanzia" nazionale, in affari con il red D'Alema.
Per par condicio (ovvero stessa sostanza) alla vicepresidenza è andato Enzo Ghigo, attuale Senatore della Repubblica ed ex Presidente della Regione Piemonte ed ex capo di Publitalia in Piemonte.
http://www.federciclismo.it/notizie/ind ... dice=12977
Presidente l'ex ministro dell'interno On. Vincenzo Scotti, un ritorno in pompa magna (magna).
Parlando di sport e scommesse, fra le tante cariche del "sempreverde" ce n'è una che fa riflettere.
Scotti è presidente di Ascob, l'associazione dei concessionari per la raccolta di scommesse e giocate per conto dell'Aams.
Sì perchè, come evidenziato in una puntata di Report, il neo presidente è socio di Luciano Consoli (il dalemiano di red Tv) e di Roberto De Santis (Ikarus la barca di D'Alema) in Formula Bingo, società in joint venture con la spagnola Codere. Insomma una vecchia volpe democristiana, l'altro ieri berlusconiano del sud, responsabile in appoggio al Silvio, poi malpancista che chiede le dimissioni al Silvio per avere un governo di "garanzia" nazionale, in affari con il red D'Alema.
Per par condicio (ovvero stessa sostanza) alla vicepresidenza è andato Enzo Ghigo, attuale Senatore della Repubblica ed ex Presidente della Regione Piemonte ed ex capo di Publitalia in Piemonte.
Re: Ciclismo in crisi
Io ho una personale opinione sul momento che sta segnando il ciclismo italiano in relazione anche a quello che succede fuori dai nostri confini. Visto dall'esterno ho l'impressione che il movimento ciclistico internazionale, e quello italiano in particolare, sia troppo "atomizzato" a che ognuno cerchi di coltivare il proprio orticello finché tutto va bene. Ovviamente finché ognuno starà per conto suo ci sarà sempre un McQuaglia di turno che spadroneggerà; se contro l'UCI si dovrà scontrare sempre il singolo organizzatore, la singola squadra o il singolo ciclista è ovvio che Aigle l'avrà praticamente sempre vinta, unendosi i rapporti di forza possono cambiare.
E qui arrivo a come desidererei che si sviluppasse il movimento cilistico professionistico italiano, anche a livello internazionale, al motto di "Autonomi ma dentro le regole".
Partendo anche dagli articoli in homepage le magagne che affliggono il ciclismo italiano riguardano tutti gli ambiti: organizzatori, squadre e ciclisti. Gli organizzatori si lamentano che gli investimenti sono sempre minori, i costi maggiori e le sovrapposizioni con il calendario internazionale impoveriscono il parco partenti. Le squadre si lamentano che fuori dai confini nazionali, ma anche dentro, non riescono più a trovare spazio nelle competizioni che contano. I ciclisti si lamentano, anche se non apertamente, che sono stato massacrati dall'antidoping e che comunque nelle squadre italiane si corre poco nelle gare che contano.
Sarà che questo è un mio pallino ma se le tre componenti del ciclismo italiano (organizzatori, squadre e ciclisti) si organizzassero seriamente tra di loro, il pedale italico ritornerebbe ad avere il ruolo di leader del movimento internazionale forse più di prima e sarebbe da traino per un radicale spostamento degli equilibri del ciclismo mondiale.
Partiamo dagli organizzatori e dall'immenso patrimonio che sono le gare italiane. Per il 2012 il calendario europeo propone 34 gare in Italia di cat. HC e 1 di cui tre organizzate da RCS per un totale di 56 giorni di gara, pochi per un'attività solamente nazionale però questo per ora passa il convento. Quando gli organizzatori affermano che il calendario WT li penalizza però non è vero, se non in qualche caso con i ciclisti di prima fascia. La fase finale del ciclomercato è stata eclatante sotto questo punto di vista e la Movistar con lungimiranza si era assicurata Visconti con notevole anticipo: i risultati ottenuti nelle gare dei circuti continentali sono determinanti per l'ottenimento della licenza WT e la Vacansoleil lo scorso anno e la FDJ quest'anno ne sono la conferma, oltre agli ingaggi "fantasiosi" in squadre WT di ciclisti come Gazvoda, Sohrabi o Mizbani; inoltre in Europa si distribuiscono più punti che ovunque e l'Italia, assieme alla Francia, è la nazione che ne distribuisce di più nonstante la contrazione del calendario.
Con queste premesse si può dire che gli organizzatori hanno tra le mani un potente strumento per la gestione del ciclismo che influenza direttamente anche i destini del WT voluto dalla coppia Verbrugge-McBirra; ecco che se gli organizzatori iniziano a capire che "fare squadra", non solo a parole, è importante non solo per sopravvivere ma anche per crescere ed espandersi le propsettive per il ciclismo italiano, e non solo, possono essere notevoli.
(... segue ...)
E qui arrivo a come desidererei che si sviluppasse il movimento cilistico professionistico italiano, anche a livello internazionale, al motto di "Autonomi ma dentro le regole".
Partendo anche dagli articoli in homepage le magagne che affliggono il ciclismo italiano riguardano tutti gli ambiti: organizzatori, squadre e ciclisti. Gli organizzatori si lamentano che gli investimenti sono sempre minori, i costi maggiori e le sovrapposizioni con il calendario internazionale impoveriscono il parco partenti. Le squadre si lamentano che fuori dai confini nazionali, ma anche dentro, non riescono più a trovare spazio nelle competizioni che contano. I ciclisti si lamentano, anche se non apertamente, che sono stato massacrati dall'antidoping e che comunque nelle squadre italiane si corre poco nelle gare che contano.
Sarà che questo è un mio pallino ma se le tre componenti del ciclismo italiano (organizzatori, squadre e ciclisti) si organizzassero seriamente tra di loro, il pedale italico ritornerebbe ad avere il ruolo di leader del movimento internazionale forse più di prima e sarebbe da traino per un radicale spostamento degli equilibri del ciclismo mondiale.
Partiamo dagli organizzatori e dall'immenso patrimonio che sono le gare italiane. Per il 2012 il calendario europeo propone 34 gare in Italia di cat. HC e 1 di cui tre organizzate da RCS per un totale di 56 giorni di gara, pochi per un'attività solamente nazionale però questo per ora passa il convento. Quando gli organizzatori affermano che il calendario WT li penalizza però non è vero, se non in qualche caso con i ciclisti di prima fascia. La fase finale del ciclomercato è stata eclatante sotto questo punto di vista e la Movistar con lungimiranza si era assicurata Visconti con notevole anticipo: i risultati ottenuti nelle gare dei circuti continentali sono determinanti per l'ottenimento della licenza WT e la Vacansoleil lo scorso anno e la FDJ quest'anno ne sono la conferma, oltre agli ingaggi "fantasiosi" in squadre WT di ciclisti come Gazvoda, Sohrabi o Mizbani; inoltre in Europa si distribuiscono più punti che ovunque e l'Italia, assieme alla Francia, è la nazione che ne distribuisce di più nonstante la contrazione del calendario.
Con queste premesse si può dire che gli organizzatori hanno tra le mani un potente strumento per la gestione del ciclismo che influenza direttamente anche i destini del WT voluto dalla coppia Verbrugge-McBirra; ecco che se gli organizzatori iniziano a capire che "fare squadra", non solo a parole, è importante non solo per sopravvivere ma anche per crescere ed espandersi le propsettive per il ciclismo italiano, e non solo, possono essere notevoli.
(... segue ...)
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
Un anno è durata la ripresa del numero delle professional: da 23 per il 2011 sono scese a 22 per il 2012. Vediamo il bilancio tra la due annate:
Uscite (4 squadre):
CCC POLSAT POLKOWICE (Pol): ridimensionata in continental
COLOMBIA ES PASION - CAFE DE COLOMBIA (COL): ridimensionata in continental
GEOX-TMC (Spa): chiusa
FDJ (Fra): promossa nel WT
Entrate (3 squadre):
CHAMPION SYSTEM PRO CYCLING TEAM (Chn)
COLOMBIA – COLDEPORTES (Col)
RUSVELO (Rus)
Se Coldeportes e Rusvelo sono probabilmente più competitive di Colombia es pasion e CCC Polsat confrontare FDJ e Geox con la Champion System è come confrontare il Brunello di Montalcino con il Martellozzo (sottospecie di Tavernello con cui ho avuto a che fare ai tempi dell'università).
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
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Re: Ciclismo in crisi
Calo Slegal, ti sbagli pelchè dice provelbio cinese: non dile vino se non avele Blunello di MontalCina
Tavelnello fatto con uva di Vietnam (tanto tanto napalm).
Tavelnello fatto con uva di Vietnam (tanto tanto napalm).
Re: Ciclismo in crisi
Rivitalizzando il 3d, per stare in tema di ciclismo in crisi, nel 2012 non si disputerà la prima prestigiosa corsa a tappe dell'anno europeo (Etoile de Besseges quindi esclusa) ossia il Giro del Mediterraneo
E' la prima edizione che salta dalla creazione nel 1974
E' la prima edizione che salta dalla creazione nel 1974
11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
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- Iscritto il: giovedì 9 dicembre 2010, 15:53
Re: Ciclismo in crisi
Azz, siam alla frutta.Basso ha scritto:Rivitalizzando il 3d, per stare in tema di ciclismo in crisi, nel 2012 non si disputerà la prima prestigiosa corsa a tappe dell'anno europeo (Etoile de Besseges quindi esclusa) ossia il Giro del Mediterraneo
E' la prima edizione che salta dalla creazione nel 1974
Salta l'arrivo di Bartoli al Faron,
le prima adrenaline della stagione.
PS L'altro giorno pensavo ai vari gran piemonte, beghelli ex vignola, giro di romagna e del veneto:
praticamente messe una dietro l'altra sarebbero un Giro della PIANURA padana,
eppure così come sono un anno non si corrono, rischiano di chiudere, si fondono, si trasformano... e intanto nasce il giro di quelli che ce l'hanno duro (anche dopo l'ictus, ?).
“Our interest’s on the dangerous edge of things.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
The honest thief, the tender murderer, the superstitious atheist”.
Re: Ciclismo in crisi
Un po' di dati per chiudere (temporaneamente) il cerchio su quanto da tempo discutiamo: http://www.cicloweb.it/articolo/2011/12 ... me-cambia-
Seguiranno commenti
Seguiranno commenti
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Ciclismo in crisi
Rispetto all'anno scorso, 40 professionisti spagnoli sono ancora a spasso; su tutti Cobo e De la Fuente, ma anche corridori navigati come Blanco, Jufré, Bernabeu, Pasamontes, Zaballa, Pujol, D. Gutierrez, Grau.
fonte http://www.velo-club.net/article?sid=64778
fonte http://www.velo-club.net/article?sid=64778
11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
Re: Ciclismo in crisi
mi ha stupito soprattutto la non conferma alla movistar di pasamontes, che è uno dei gregari più considerati.Basso ha scritto:Rispetto all'anno scorso, 40 professionisti spagnoli sono ancora a spasso; su tutti Cobo e De la Fuente, ma anche corridori navigati come Blanco, Jufré, Bernabeu, Pasamontes, Zaballa, Pujol, D. Gutierrez, Grau.
fonte http://www.velo-club.net/article?sid=64778
Re: Ciclismo in crisi
uff, e' stata dura ma ce l'ho fatta.Admin ha scritto:Un po' di dati per chiudere (temporaneamente) il cerchio su quanto da tempo discutiamo: http://www.cicloweb.it/articolo/2011/12 ... me-cambia-
Seguiranno commenti
attendo i commenti dettagliati perche' sin qui mi e' venuto solo un gran mal di testa
"Il male trionfa sempre, perche' il bene e' stupido" [Lord Casco]
@cauz_ | bidonmagazine.org | confindustrial.noblogs.org
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Re: Ciclismo in crisi
Aspetto anche io commenti più dettagliati, nell'attesa mi sono ritrovato oggi a leggere questo articolo di qualche tempo fa: http://www.spaziociclismo.it/?action=re ... izia=15568
Sarei curioso di sentire il parere di più esperti di me su questa analisi di Di Silvestro
Comunque a me, personalmente, questo allargamento a nuovi confini del ciclismo non dispiace. Lo trovo abbastanza logico oltretutto. Certo, si può discutere sullo stress fisico e psicologico per i corridori, ma per il resto non so, non è che mi sciocchi sapere che ci sono meno squadre appartenenti ai paesi più tradizionali...
Sarei curioso di sentire il parere di più esperti di me su questa analisi di Di Silvestro
Comunque a me, personalmente, questo allargamento a nuovi confini del ciclismo non dispiace. Lo trovo abbastanza logico oltretutto. Certo, si può discutere sullo stress fisico e psicologico per i corridori, ma per il resto non so, non è che mi sciocchi sapere che ci sono meno squadre appartenenti ai paesi più tradizionali...
Re: Ciclismo in crisi
http://www.cicloweb.it/articolo/2011/12 ... -il-movime
Admin Analisi spietata e lucida come una sberla di un padre forte ma comprensivo.
Ps. Quanta tristezza! Riusciremo mai a trovare una soluzione e almeno a rallentare un poco questa discesa all'inferno?
Admin Analisi spietata e lucida come una sberla di un padre forte ma comprensivo.
Ps. Quanta tristezza! Riusciremo mai a trovare una soluzione e almeno a rallentare un poco questa discesa all'inferno?
- Deadnature
- Messaggi: 7187
- Iscritto il: martedì 22 febbraio 2011, 20:49
Re: Ciclismo in crisi
Complimenti per il lavoro statistico e di analisi. Mi permetto di porre un interrogativo: fermo restando che la tradizione è importante, a voi sembra davvero così stupido lo spostamento del Lombardia a ridosso del Mondiale? A me sembrava una buona mossa per migliorarne il campo-partenti e per depotenziare il Tour of Bejing (che sarà a questo punto un finale di stagione pochissimo interessante, eccettuato per chi avrà bisogno di punti WT).
http://www.spazidisimpatia.wordpress.com
Spazi di simpatia, nel nome dell'amore che regna nella nostra splendida Terra
Un blog consigliato da Basso, quello giusto.
Aderii alla campagna di garbata moral suasion per cacciare Di Rocco. E infatti...
Spazi di simpatia, nel nome dell'amore che regna nella nostra splendida Terra
Un blog consigliato da Basso, quello giusto.
Aderii alla campagna di garbata moral suasion per cacciare Di Rocco. E infatti...
Re: Ciclismo in crisi
Poni un quesito molto interessante, Deadnature, e in effetti in quella tramontante parte di calendario si gioca evidentemente una partita più grossa di quel che può sembrare.
Capiremo già dal 2012 se la scelta (obbligata, se vogliamo) di Acquarone sarà - almeno nel breve - positiva o meno.
I lati buoni di questo spostamento sono abbastanza evidenti, ma il problema è che c'è in gioco molto più che una questione di principio: a questo punto chi potrebbe vietare all'UCI di spostare, nel 2013, il Tour of Beijing a fine settembre, subito dopo il Mondiale, se ad Aigle si dovessero rendere conto che gli può tornare utile un discorso del genere? Né è detto che non siano capaci di inventarsi qualche altra diavoleria delle loro.
A quel punto il Lombardia continuerebbe a ballare? Il segnale che da RCS è passato all'UCI è di una grande disponibilità a trattare. Non è un bel segnale. Il Giro a 18 giorni potrebbe essere uno dei prossimi passi. Sicuramente il buon Acquarone troverebbe mille ragioni valide per accogliere una simile imposizione mascherata da consiglio, proveniente da McQ: ma a noi starebbe bene?
Io temo che lo spostamento del Lombardia possa essere il classico piede nella porta messo dall'UCI in casa RCS (ma in realtà la politica di contenimento nei confronti di RCS aveva secondo me visto i primi segnali già nel non accoglimento del Giro del Lazio nel Pro Tour).
Resta da vedere se l'ospite ingombrante verrà tenuto comunque fuori da casa nostra, o se gli sarà concesso di entrare e, successivamente, di fare i suoi comodi.
Ps: Alfiso, troppo buono!
Capiremo già dal 2012 se la scelta (obbligata, se vogliamo) di Acquarone sarà - almeno nel breve - positiva o meno.
I lati buoni di questo spostamento sono abbastanza evidenti, ma il problema è che c'è in gioco molto più che una questione di principio: a questo punto chi potrebbe vietare all'UCI di spostare, nel 2013, il Tour of Beijing a fine settembre, subito dopo il Mondiale, se ad Aigle si dovessero rendere conto che gli può tornare utile un discorso del genere? Né è detto che non siano capaci di inventarsi qualche altra diavoleria delle loro.
A quel punto il Lombardia continuerebbe a ballare? Il segnale che da RCS è passato all'UCI è di una grande disponibilità a trattare. Non è un bel segnale. Il Giro a 18 giorni potrebbe essere uno dei prossimi passi. Sicuramente il buon Acquarone troverebbe mille ragioni valide per accogliere una simile imposizione mascherata da consiglio, proveniente da McQ: ma a noi starebbe bene?
Io temo che lo spostamento del Lombardia possa essere il classico piede nella porta messo dall'UCI in casa RCS (ma in realtà la politica di contenimento nei confronti di RCS aveva secondo me visto i primi segnali già nel non accoglimento del Giro del Lazio nel Pro Tour).
Resta da vedere se l'ospite ingombrante verrà tenuto comunque fuori da casa nostra, o se gli sarà concesso di entrare e, successivamente, di fare i suoi comodi.
Ps: Alfiso, troppo buono!
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Ciclismo in crisi
Vero quello che dici ma qui si tratta di ciclismo "ciclismato" (definizione data da Zanarkelly mi sembra) e non di giocare a PCM; le competizioni acquistano "peso" con chi ci partecipa e come lo fa.Admin ha scritto:I lati buoni di questo spostamento sono abbastanza evidenti, ma il problema è che c'è in gioco molto più che una questione di principio: a questo punto chi potrebbe vietare all'UCI di spostare, nel 2013, il Tour of Beijing a fine settembre, subito dopo il Mondiale, se ad Aigle si dovessero rendere conto che gli può tornare utile un discorso del genere? Né è detto che non siano capaci di inventarsi qualche altra diavoleria delle loro.
Lo scambio di date fa bene a tutte e due le competizioni e questo lo sanno sia UCI, che ASO che RCS. Facciamo una trasposizione temporale a settembre 2013 dopo i Campionati Mondiali di Firenze dove con molte probabilità emergeranno i "classicisti" con Gilbert su tutti (ma mettiamoci anche Gesink, Scarponi, Evans, Sanchez, Rodriguez e magari qualche nome nuovo come Mattews o Battaglin). Con un riposizionamento della kermesse di Pekino a fine settembre ci ritroveremmo nella stessa situazione di quest'anno con i big che avranno ancora un po' di benzina nelle gambe che salteranno la trasferta asiatica (sempre che non siano obbligati) per salvarsi il finale di stagione e sotto la muraglia cinese se vorranno vedersi ad esempio Gilbert dovranno guardarsi in TV la Parigi-Tours.
Con una kermesse di Pekino ben piantata a metà ottobre anche un big "sfiatato" potrà sobbarcarsi la trasferta cinese a stagione conclusa e magari allunga fino alla Japan Cup o al Jayco Tour e così sono tutti felici e contenti.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
Si potrebbe cambiare anche il nome a questo 3D e chiamarlo: ciclismo impazzito. In realtà è una pazzia a senso unico, ovvero una pazzia controllata.
Un esempio: lo sapevate che GreenEdge (la lama verde) è una equipe WT ITALIANA?
Rocco Tarocco non ne sa nulla? E ciò avviene in barba ad ogni regolamento.
Dal regolamento Uci - Art. 2.15.051
The nationality of the UCI ProTeam is determined, at the UCI ProTeam’s choice, by:
1) The country of the registered office of the paying agent; or
2) The country of the registered office of the holder of the licence; or
3) A country where a product or service is marketed by the or a main sponsor under the name of the UCI ProTeam or of a component of this name.
Dopo la segnalazione di Inner Ring, la nazionalità è ritornata australiana
http://www.uciworldtour.com/templates/U ... E&LangId=1
Un esempio: lo sapevate che GreenEdge (la lama verde) è una equipe WT ITALIANA?
Rocco Tarocco non ne sa nulla? E ciò avviene in barba ad ogni regolamento.
Dal regolamento Uci - Art. 2.15.051
The nationality of the UCI ProTeam is determined, at the UCI ProTeam’s choice, by:
1) The country of the registered office of the paying agent; or
2) The country of the registered office of the holder of the licence; or
3) A country where a product or service is marketed by the or a main sponsor under the name of the UCI ProTeam or of a component of this name.
Dopo la segnalazione di Inner Ring, la nazionalità è ritornata australiana
http://www.uciworldtour.com/templates/U ... E&LangId=1
Re: Ciclismo in crisi
Difficile analizzare la salute di un movimento ciclistico
Vari parametri possono essere presi in considerazione
Il Numero di Tesserati della Federazione (però nel conto vengono messi accompagnatori , dirigenti , mtb ecc)
Il Numero di Corse (bisognerebbe calcolare il numero di partecipanti , corse di 10 corridori non son uguali a quelli di 150..)
Il Numero di Professionisti (Troppo Influenzato dal numero di squadre)
Il Numero di Dilettanti (difficile calcolare chi è effettivamente dilettante , chi è master ecc)
Il Numero di Juniores può darci una mano
Limitazione di Età a due sole stagioni (rende più facile il rapporto con la popolazione generale)
Nessun corridore è professionista
Salvo qualche eccezioni non si percepisce denaro , lo si fa per passione e con il sogno di passare pro
Germania
Premessa
La Germania storicamente non è una delle cinque nazioni guida del ciclismo (Francia , Italia , Belgio , Olanda e Spagna) , però assieme alla Svizzera ha svolto un ruolo di nazione non protagonista in tutto il secolo scorso
Parliamo di Germania Occidentale , diverso il discorso della Germania Orientale , Nazione Faro del Movimento Dilettantistico Mondiale , non si contano i titoli mondiali o le corse della Pace vinte dalle maglie grigie dell’Ex DDR
Con il crollo del muro , la Germania ha i soldi /TV (Ovest) e le strutture / corridori (Est) per esser una nazione Guida
E il Movimento vola , grazie agli Ullrich e co , si battono i record televisivi , nascon corse da tutte le parti , il ciclismo diventa uno sport popolarissimo
I problemi di Doping , l’abbandono da parte dei media e degli sponsor mettono in ginocchio il movimento
Anno Numero di Juniores
2005 477
2006 446
2007 514
2008 445
2009 397
2010 354
2011 334
Magari qualcuno rimarrà sorpreso da numeri cosi’ bassi , specie se rapportati ad una popolazione di 80 ml di persone (in teoria tra 600/800 mila ragazzi tedeschi tra i 17 e 18 anni..) , bisogna pero’ considerare che il ciclismo non è uno sport di squadra , è uno sport di grande fatica e impegno.
I numeri indicano anche un movimento in forte crisi di tesserati , dal 2007 a oggi si è perso un terzo degli juniores..
Dei 477 del 2005 , 112 (23,5%) eran juniores dei Land della Germania Orientale
Nel 2011 la quota si è ridotta a 63 (18,8%)
Professionisti
Anno Numero di Professionisti
2002 83
2003 62
2004 51
2005 53
2006 58
2007 60
2008 53
2009 39
2010 37
2011 36
L’andamento del numero dei pro stranamente segue quello del numero dei tesserati juniores
Il rapporto annuale tra pro e juniores varia tra 7 e 10. (bassissimo , per uno sport considerato importante , in Valle d’Aosta ci saran grosso modo lo stesso numero di juniores che giocano a calcio ma nessun passerà pro)
Dei 36 pro 19 (Martin , Kittel , Degenkolb , Voigt , Greipel , Kloeden ecc ) son della Germania Orientale (52,78%) , enorme differenza rispetto al numero di Juniores
Perché nonostante una base bassa , esistono strutture (eredità della DDR) ancora all’avanguardia
(SSV Gera , RSC Cottbus , RSC Turbine Erfurt ecc) che abbinano strada alla pista (stessa cosa che avviene in Australia). Certo se i numeri diminuiscono ancora.. SSV Gera quest’anno aveva 3 juniores.. difficile trovare il nuovo Ludwig
Nei Pro attualmente c’e’ una sola formazione tedesca il Team Netapp
Tra le Continental e le Dilettanti semiprofessionistiche ci son 13 club di livello , con discreti sponsor e buona storia (specie quelle dei Land Orientali)
L’attivita’ Juniores è discreta , buona se rapportata al numero di corridori. Esiste una Challenge Nazionale (RadBundesliga , c’e’ anche la versione Under 23) di 6 prove con 120 – 150 partecipanti divisi in squadre regionali , 6 piccole corse a tappe di 3-4 giorni (sempre con le stesse squadre regionali) , il Gp Francoforte e i campionati nazionali. La Nazionale è spesso in Trasferta all’estero
L’attività regionale è interessante , ogni gara juniores è associata ha gare Elite , Under 17 ecc il motivo è i numeri bassi di partecipanti per categoria (raramente oltre i 20..)
--------
Non son capace a far le tabelle , continua
Vari parametri possono essere presi in considerazione
Il Numero di Tesserati della Federazione (però nel conto vengono messi accompagnatori , dirigenti , mtb ecc)
Il Numero di Corse (bisognerebbe calcolare il numero di partecipanti , corse di 10 corridori non son uguali a quelli di 150..)
Il Numero di Professionisti (Troppo Influenzato dal numero di squadre)
Il Numero di Dilettanti (difficile calcolare chi è effettivamente dilettante , chi è master ecc)
Il Numero di Juniores può darci una mano
Limitazione di Età a due sole stagioni (rende più facile il rapporto con la popolazione generale)
Nessun corridore è professionista
Salvo qualche eccezioni non si percepisce denaro , lo si fa per passione e con il sogno di passare pro
Germania
Premessa
La Germania storicamente non è una delle cinque nazioni guida del ciclismo (Francia , Italia , Belgio , Olanda e Spagna) , però assieme alla Svizzera ha svolto un ruolo di nazione non protagonista in tutto il secolo scorso
Parliamo di Germania Occidentale , diverso il discorso della Germania Orientale , Nazione Faro del Movimento Dilettantistico Mondiale , non si contano i titoli mondiali o le corse della Pace vinte dalle maglie grigie dell’Ex DDR
Con il crollo del muro , la Germania ha i soldi /TV (Ovest) e le strutture / corridori (Est) per esser una nazione Guida
E il Movimento vola , grazie agli Ullrich e co , si battono i record televisivi , nascon corse da tutte le parti , il ciclismo diventa uno sport popolarissimo
I problemi di Doping , l’abbandono da parte dei media e degli sponsor mettono in ginocchio il movimento
Anno Numero di Juniores
2005 477
2006 446
2007 514
2008 445
2009 397
2010 354
2011 334
Magari qualcuno rimarrà sorpreso da numeri cosi’ bassi , specie se rapportati ad una popolazione di 80 ml di persone (in teoria tra 600/800 mila ragazzi tedeschi tra i 17 e 18 anni..) , bisogna pero’ considerare che il ciclismo non è uno sport di squadra , è uno sport di grande fatica e impegno.
I numeri indicano anche un movimento in forte crisi di tesserati , dal 2007 a oggi si è perso un terzo degli juniores..
Dei 477 del 2005 , 112 (23,5%) eran juniores dei Land della Germania Orientale
Nel 2011 la quota si è ridotta a 63 (18,8%)
Professionisti
Anno Numero di Professionisti
2002 83
2003 62
2004 51
2005 53
2006 58
2007 60
2008 53
2009 39
2010 37
2011 36
L’andamento del numero dei pro stranamente segue quello del numero dei tesserati juniores
Il rapporto annuale tra pro e juniores varia tra 7 e 10. (bassissimo , per uno sport considerato importante , in Valle d’Aosta ci saran grosso modo lo stesso numero di juniores che giocano a calcio ma nessun passerà pro)
Dei 36 pro 19 (Martin , Kittel , Degenkolb , Voigt , Greipel , Kloeden ecc ) son della Germania Orientale (52,78%) , enorme differenza rispetto al numero di Juniores
Perché nonostante una base bassa , esistono strutture (eredità della DDR) ancora all’avanguardia
(SSV Gera , RSC Cottbus , RSC Turbine Erfurt ecc) che abbinano strada alla pista (stessa cosa che avviene in Australia). Certo se i numeri diminuiscono ancora.. SSV Gera quest’anno aveva 3 juniores.. difficile trovare il nuovo Ludwig
Nei Pro attualmente c’e’ una sola formazione tedesca il Team Netapp
Tra le Continental e le Dilettanti semiprofessionistiche ci son 13 club di livello , con discreti sponsor e buona storia (specie quelle dei Land Orientali)
L’attivita’ Juniores è discreta , buona se rapportata al numero di corridori. Esiste una Challenge Nazionale (RadBundesliga , c’e’ anche la versione Under 23) di 6 prove con 120 – 150 partecipanti divisi in squadre regionali , 6 piccole corse a tappe di 3-4 giorni (sempre con le stesse squadre regionali) , il Gp Francoforte e i campionati nazionali. La Nazionale è spesso in Trasferta all’estero
L’attività regionale è interessante , ogni gara juniores è associata ha gare Elite , Under 17 ecc il motivo è i numeri bassi di partecipanti per categoria (raramente oltre i 20..)
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Non son capace a far le tabelle , continua
Re: Ciclismo in crisi
Mamma mia, gran lavoro e pure con dovizia di particolari. Slegar è preoccupato
Una volta che hai postato tutto, elaboriamo le tabelle.
Grazie mille Winter.
Una volta che hai postato tutto, elaboriamo le tabelle.
Grazie mille Winter.
Re: Ciclismo in crisi
Le bellissime corse basche rischiano di scomparire . Speriamo di no...:
La storia è trita e ritrita purtroppo. Una sponsorizzazione con proroga che viene revocata. Questo è accaduto alla Vuelta Ciclista al País Vasco ed alla Clasica Ciclista San Sebastián che non si sono viste prolungare la sponsorizzazione da parte del Governo basco. Governo che si è impegnato a cercare nuovi investitori, senza successo. La Vuelta e San Sebastián sono già pronti ad essere corsi ma senza finanziamento potrebbero scomparire. La riunione d'emergenza del Comitato organizzatore con Patxi Mutiloa, Consigliere dello Sport del Governo basco, ha fatto emergere una disponibilità del 60% da parte del Governo stesso nei confronti delle corse. Il Comitato organizzatore, nella persona di Arce Jaime Ugarte, Presidente e Coordinatore generale, fa però sapere che senza quel 40% mancante sia la Vuelta Ciclista al País Vasco che Clasica Ciclista San Sebastián non potranno essere disputati in quanto i contratti televisivi e tutto il resto da pagare. Dopo 51 edizioni della Vuelta Ciclista al País Vasco e 31 della Clasica Ciclista San Sebastián rischiano dunque seriamente di uscire dal World Tour e dal calendario ciclistico.
da: http://www.cicloweb.it/news/2012/02/24/ ... arire.html
"Il bene si fa ma non si dice e sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi"
Re: Ciclismo in crisi
Be qualcosa deve cambiare
La situazione finanziaria globale non è semplice , il budget degli organizzatori (tranne Aso e in piccola parte Gazzetta) vive al 60-70% di finanziamenti pubblici
L'UCI e le squadre devon cercare di venir incontro se no perderemo tantissime corse storiche (e ne abbiam gia' perse..)
La situazione finanziaria globale non è semplice , il budget degli organizzatori (tranne Aso e in piccola parte Gazzetta) vive al 60-70% di finanziamenti pubblici
L'UCI e le squadre devon cercare di venir incontro se no perderemo tantissime corse storiche (e ne abbiam gia' perse..)
Re: Ciclismo in crisi
Nonostante i proclami che arrivano da Aigle il "nuovo ciclismo" non riesce ad emergere. La Confederazione dell'Oceania chiede una modifica dei regolamenti per l'Oceania Tour altrimenti andrà a morire:
http://www.cyclingnews.com/news/oceania ... uci-reform
Per il 2013 il calendario dell'Oceania Tour, oltre ai Campionati Continentali, sarà composto solamente dal New Zealand Cycle Classic dopo l'uscita di scena del Jayco Herald Sun Tour, la più antica gara australiana che può contare su più edizioni di molte classiche europee, che è ritornata ad essere una gara nazionale. Il problema sta nel divieto di partecipazione di squadre miste alle competizioni del calendario internazionale combinato con gli elevati costi di trasferta che si devono sostenere nel continente australe.
Dopo un solo anno chiude il Real Cycling Team, una specie di nazionale brasiliana a pedali e vincitrice dell'America Tour 2012, per la perdita dello sponsor principale. Non sono bastate le 13 vittorie conseguite nel 2012 per poter proseguire l'attività. Dopo il fallimento della professional Scott - Marcondes Cesar nel 2010 il ciclismo brasiliano stenta a trovare un team di punta.
http://www.cyclingnews.com/news/oceania ... uci-reform
Per il 2013 il calendario dell'Oceania Tour, oltre ai Campionati Continentali, sarà composto solamente dal New Zealand Cycle Classic dopo l'uscita di scena del Jayco Herald Sun Tour, la più antica gara australiana che può contare su più edizioni di molte classiche europee, che è ritornata ad essere una gara nazionale. Il problema sta nel divieto di partecipazione di squadre miste alle competizioni del calendario internazionale combinato con gli elevati costi di trasferta che si devono sostenere nel continente australe.
Dopo un solo anno chiude il Real Cycling Team, una specie di nazionale brasiliana a pedali e vincitrice dell'America Tour 2012, per la perdita dello sponsor principale. Non sono bastate le 13 vittorie conseguite nel 2012 per poter proseguire l'attività. Dopo il fallimento della professional Scott - Marcondes Cesar nel 2010 il ciclismo brasiliano stenta a trovare un team di punta.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
http://www.mynbest.com/2/2/xt1/0/10/92
Crisi finanziaria e nuove tecnologie. La Vuelta a Andalucía - Ruta Ciclista del Sol 2013 tenta questa originale strada.
Interessanti anche le slide. Vada come vada, non è un buon segno.
Il 2013 si preannuncia come un nuovo annus horribilis per il ciclismo e le sue organizzazioni con Spagna ed Italia a pagare il salasso maggiore.
Sempre con la speranza che il web 2.0 (o 3.0) possano alleviare le sofferenze e fornire nuove vie di sviluppo (o almeno, per il momento, di sola sopravvivenza).
Ps. Ponferrada docet.
Crisi finanziaria e nuove tecnologie. La Vuelta a Andalucía - Ruta Ciclista del Sol 2013 tenta questa originale strada.
Interessanti anche le slide. Vada come vada, non è un buon segno.
Il 2013 si preannuncia come un nuovo annus horribilis per il ciclismo e le sue organizzazioni con Spagna ed Italia a pagare il salasso maggiore.
Sempre con la speranza che il web 2.0 (o 3.0) possano alleviare le sofferenze e fornire nuove vie di sviluppo (o almeno, per il momento, di sola sopravvivenza).
Ps. Ponferrada docet.
Re: Ciclismo in crisi
Soffrire, cadere, rialzarsi, vincere. Questo è il vocabolario del ciclismo e della vita
Re: Ciclismo in crisi
In Spagna, dove la crisi del ciclismo è molto forte, cercano di invertire il trend e la Lega del Ciclismo Professionistico Spagnolo pensa di far nascere la Liga de Ciclismo Cofidis, in cui saranno inserite tutte le corse del calendario internazionale iberico ad esclusione della Vuelta:
http://www.biciciclismo.com/cas/site/no ... p?id=57880
L'organizzazione della neonata Liga si accollerebbe tutte le spese dei controlli antidoping.
http://www.biciciclismo.com/cas/site/no ... p?id=57880
L'organizzazione della neonata Liga si accollerebbe tutte le spese dei controlli antidoping.
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
In controtendenza, ecco il bilancio dell'Ag2r La Mondiale 2012
http://www.ag2rlamondiale.fr/groupe/esp ... g-cycliste
Riassumendo:
- da Gennaio a Luglio un aumento dei contatti del 27% rispetto allo stesso periodo 2011, con 3.5 mln di contatti;
- da Gennaio a Luglio un equivalente di 58 mln di € di spazi pubblicitari, con aumento del 9% rispetto al 2011;
- dopo il Tour, il 30% degli intervistati ha riconosciuto Ag2r come sponsor ciclistico e il 28% degli interessati al Tour si è poi informato sull'azienda.
Ecco i dati dei social media:
25 689 fans su Facebook a Novembre 2012;
300 000 visite sul sito internet della squadra;
61 video visti da 80 000 utenti su Youtube;
8 200 follower su Twitter.
L'ad dell'azienda è felicissimo dell'investimento e ha promesso di continuare nella squadra anche oltre alla licenza quadriennale appena rinnovata.
Puntare sul ciclismo conviene. Ricordando il budget 2012 Ag2r: 9,5 mln di €.
Grandi aziende italiane, sperando che qualcuno di voi ci legga:
SVEGLIA,
capisco il momento ma voi big che fatturate vagonate di milioni euro immaginate il ritorno che potreste avere. Per informazioni, chiedete al vostro presidente Squinzi.
W il Ciclismo in Rai
http://www.ag2rlamondiale.fr/groupe/esp ... g-cycliste
Riassumendo:
- da Gennaio a Luglio un aumento dei contatti del 27% rispetto allo stesso periodo 2011, con 3.5 mln di contatti;
- da Gennaio a Luglio un equivalente di 58 mln di € di spazi pubblicitari, con aumento del 9% rispetto al 2011;
- dopo il Tour, il 30% degli intervistati ha riconosciuto Ag2r come sponsor ciclistico e il 28% degli interessati al Tour si è poi informato sull'azienda.
Ecco i dati dei social media:
25 689 fans su Facebook a Novembre 2012;
300 000 visite sul sito internet della squadra;
61 video visti da 80 000 utenti su Youtube;
8 200 follower su Twitter.
L'ad dell'azienda è felicissimo dell'investimento e ha promesso di continuare nella squadra anche oltre alla licenza quadriennale appena rinnovata.
Puntare sul ciclismo conviene. Ricordando il budget 2012 Ag2r: 9,5 mln di €.
Grandi aziende italiane, sperando che qualcuno di voi ci legga:
SVEGLIA,
capisco il momento ma voi big che fatturate vagonate di milioni euro immaginate il ritorno che potreste avere. Per informazioni, chiedete al vostro presidente Squinzi.
W il Ciclismo in Rai
11 Vuelta 7-Prato
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
12 Appennino-Japan
13 Giro 9-CN ITA-Vuelta 20-Sabatini
14 Vasco-Dauphiné-Tour 3-Tour 21-Pologne-Tre Valli
15 Laigueglia-Escaut-Giro 2-Giro 18-Giro GC-Tour 13-Fourmies
16 Nice-Vuelta 12
17 Frankfurt-Tour 11-Vuelta 16-Chrono
18 Bianche-DePanne-Romandie-Köln-Piemonte-Chrono
19 Nice-Turkey-Portugal-Vuelta 10
20 Plouay-Toscana
Re: Ciclismo in crisi
Grandissimo Basso!Basso ha scritto:Grandi aziende italiane, sperando che qualcuno di voi ci legga:
SVEGLIA,
capisco il momento ma voi big che fatturate vagonate di milioni euro immaginate il ritorno che potreste avere. Per informazioni, chiedete al vostro presidente Squinzi.
Pantani è una leggenda come Coppi e Bartali
Re: Ciclismo in crisi
Squinzi, come un abito di Armani.....Admin ha scritto:Grandissimo Basso!Basso ha scritto:Grandi aziende italiane, sperando che qualcuno di voi ci legga:
SVEGLIA,
capisco il momento ma voi big che fatturate vagonate di milioni euro immaginate il ritorno che potreste avere. Per informazioni, chiedete al vostro presidente Squinzi.
....vai di calci rotanti, Giorgio......
A volte il dito indica proprio il dito, non la luna.
Dopo Campiglio qualcuno ha abbandonato il ciclismo, qualcun altro ha ripreso a seguirlo.
I veri campioni erano quelli che dicevano no [Winter]
Dopo Campiglio qualcuno ha abbandonato il ciclismo, qualcun altro ha ripreso a seguirlo.
I veri campioni erano quelli che dicevano no [Winter]
Re: Ciclismo in crisi
Slegar ha scritto:In Spagna, dove la crisi del ciclismo è molto forte, cercano di invertire il trend e la Lega del Ciclismo Professionistico Spagnolo pensa di far nascere la Liga de Ciclismo Cofidis, in cui saranno inserite tutte le corse del calendario internazionale iberico ad esclusione della Vuelta:
http://www.biciciclismo.com/cas/site/no ... p?id=57880
L'organizzazione della neonata Liga si accollerebbe tutte le spese dei controlli antidoping.
Amo inventato il wreslin
A volte il dito indica proprio il dito, non la luna.
Dopo Campiglio qualcuno ha abbandonato il ciclismo, qualcun altro ha ripreso a seguirlo.
I veri campioni erano quelli che dicevano no [Winter]
Dopo Campiglio qualcuno ha abbandonato il ciclismo, qualcun altro ha ripreso a seguirlo.
I veri campioni erano quelli che dicevano no [Winter]
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Re: Ciclismo in crisi
Vaglielo a dire a chi a settembre denigrava e insultava la cronosquadre mondiale, gara istituita per dare un surplus di visibilità agli sponsor.Basso ha scritto:
SVEGLIA,
Re: Ciclismo in crisi
Non è solamente il ciclismo italiano che arranca:
http://www.cicloweb.it/articolo/2012/12 ... rusvelo-e-
In Spagna la situazione del ciclismo professionistico è ancora peggiore (anche se qui sul forum ce n'eravamo accorti già da un po'):
http://www.biciciclismo.com/cas/site/no ... p?id=58021
http://www.cicloweb.it/articolo/2012/12 ... rusvelo-e-
In Spagna la situazione del ciclismo professionistico è ancora peggiore (anche se qui sul forum ce n'eravamo accorti già da un po'):
http://www.biciciclismo.com/cas/site/no ... p?id=58021
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Re: Ciclismo in crisi
Nissan lascia la RadioShack, pare che rispetterà l'impegno economico ma non vuole più comparire sulle maglie
Re: Ciclismo in crisi
Continua la crisi profonda del ciclismo iberico; l'Andalucia non sarà più in gruppo nemmeno come squadra continental:
http://www.cicloweb.it/news/2013/02/07/ ... me-contine
http://www.cicloweb.it/news/2013/02/07/ ... me-contine
Preservare lo spirito di quel tempo, in cui credevamo nell'unità e allo stesso tempo nella diversità
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali
Nataša Pirc Musar, 8 febbraio 2024, presidente della Slovenia,
Frase pronunciata a Sarajevo durante la cerimonia per l'intitolazione della pista olimpica al goriziano Jure Franko, unico medagliato jugoslavo alle olimpiadi invernali