La gloria imprevista
Inviato: mercoledì 12 agosto 2015, 16:26
Domenica scorsa, seguendo l'ultimo pomeriggio di gare al mondiale di nuoto di Kazan.
Ben più dell'oro di Paltrinieri, che onestamente non vedendo Yang Sun mi preoccupava per l'eventuale reazione psicologica, mi ha entusiasmato la realizzazione della svedese Johansson nella finale dei 50 rana.
E ben più della vittoria, mi ha entusiasmato la reazione di sbigottimento, shock e persino disperazione nei suoi occhi di svedese brutta (che aggiunge un plus alla sua impresa) che ha compiuto il risultato della vita alla (probabilmente) ultima occasione possibile.
E, badate bene, non si parla di una Efimova o di una Hardy, o una Pellegrini o una Manadou: la simpatica 27enne in carriera risultati tali da far anche solo pensare ad un risultato di tale portata non li ha mai avuti: 3 volte consecutive vicecampionessa europea nei 100, un agento ed un bronzo continentali nei 50.
Insomma: bei risultati, ma nessun acuto. Gli stessi telecronisti, alla presentazione della finale, l'avevano presentata come un "miracolata": la sua vittoria era esser lì, in finale, ed il suo compotamento a bordo piscina lo dimostrava ampiamente.
Tutto questo festival dell'imprevisto che l'ha portata alla vittoria mondiale (davanti a gente ben più quotata: Efimova, Atkinson, Meilutyte, Hardy, la stessa olandese coetanea impronunciabile) mi ha ricordato la vittoria di Kim Collins a Parigi nel 2003, in una finale orfana di Greene che si risolse con una mischiona sul traguardo nel quale spuntò la spalla del nevisiano.
Entrambe queste vittorie, a parer mio, di seconde linee (e non giovani promesse, badate bene alla differenza abissale!) mi hanno portato a chiedermi se e quando ci siano stati altri exploit del genere, di sportivi bravi ma non campioni (mentre scrivo mi ritorna in mente Ivanisevic a Wimbledon, mi pare sia dalla sua vittoria che si è ispirato il film "Wimbledon" Paul Bettany e Kirsten Dunst) che hanno conseguito il risultato della carriera nella totale imprevisione.
Insomma, raccontatemi
Ben più dell'oro di Paltrinieri, che onestamente non vedendo Yang Sun mi preoccupava per l'eventuale reazione psicologica, mi ha entusiasmato la realizzazione della svedese Johansson nella finale dei 50 rana.
E ben più della vittoria, mi ha entusiasmato la reazione di sbigottimento, shock e persino disperazione nei suoi occhi di svedese brutta (che aggiunge un plus alla sua impresa) che ha compiuto il risultato della vita alla (probabilmente) ultima occasione possibile.
E, badate bene, non si parla di una Efimova o di una Hardy, o una Pellegrini o una Manadou: la simpatica 27enne in carriera risultati tali da far anche solo pensare ad un risultato di tale portata non li ha mai avuti: 3 volte consecutive vicecampionessa europea nei 100, un agento ed un bronzo continentali nei 50.
Insomma: bei risultati, ma nessun acuto. Gli stessi telecronisti, alla presentazione della finale, l'avevano presentata come un "miracolata": la sua vittoria era esser lì, in finale, ed il suo compotamento a bordo piscina lo dimostrava ampiamente.
Tutto questo festival dell'imprevisto che l'ha portata alla vittoria mondiale (davanti a gente ben più quotata: Efimova, Atkinson, Meilutyte, Hardy, la stessa olandese coetanea impronunciabile) mi ha ricordato la vittoria di Kim Collins a Parigi nel 2003, in una finale orfana di Greene che si risolse con una mischiona sul traguardo nel quale spuntò la spalla del nevisiano.
Entrambe queste vittorie, a parer mio, di seconde linee (e non giovani promesse, badate bene alla differenza abissale!) mi hanno portato a chiedermi se e quando ci siano stati altri exploit del genere, di sportivi bravi ma non campioni (mentre scrivo mi ritorna in mente Ivanisevic a Wimbledon, mi pare sia dalla sua vittoria che si è ispirato il film "Wimbledon" Paul Bettany e Kirsten Dunst) che hanno conseguito il risultato della carriera nella totale imprevisione.
Insomma, raccontatemi